BastaBugie n�518 del 09 agosto 2017

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1 UN'ESTATE AL MARE, STILE BALNEARE
Il Codacons vorrebbe vietare la spiaggia ai fumatori, mentre restano benvenuti i ragazzi (e gli adulti) che giocano a pallone, i vu' cumpra' insistenti, i cani, ecc.
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 LA BOLDRINI E LO STABILIMENTO BALNEARE ''FASCISTA''
Un bagnino scrive: ''Il benvenuto ve lo do quando andate via! Se lo meritate! Regole, ordine, pulizia, disciplina'', ma la PresidentA della Camera si arrabbia
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 IL RAVE PARTY ABUSIVO SI CONCLUDE CON LA DECAPITAZIONE DI UNA STATUA DELLA MADONNA
I giornali minimizzano dicendo che è una bravata, ma è molto di più: un atto blasfemo in sfregio a Maria perché è pura e casta, ed è per questo che la odiano
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 L'ARCHEOLOGIA CONFERMA I SACRIFICI UMANI MAIA ED AZTECHI DEL FILM APOCALYPTO DI MEL GIBSON
Recenti scoperte in Messico testimoniano la pratica dei sacrifici umani anche di donne e bambini da parte delle popolazioni precolombiane (VIDEO: i sacrifici umani)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 A SIENA UN IMMIGRATO, POVERINO, ACCOLTELLA IL CONDUCENTE DEL BUS PERCHE' GLI CHIEDE IL BIGLIETTO
Invece a Milano accoltellato un uomo che viene dal Gambia, un richiedente asilo (richiesta peraltro negata) che passava tutte le notti in discoteca (a nostre spese): poniamoci almeno qualche domanda
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 IN AUMENTO I CATTOLICI CHE NON DANNO PIU' L'8XMILLE ALLA CEI
Pensiero comprensibile, ma pericoloso: il denaro non è tutto, ad esempio in Germania la Chiesa è ricchissima ma ci sono diocesi senza neanche un seminarista
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 DIO E' MERITOCRATICO E AMA CHI LOTTA PER LA FEDE
Il nuovo libro di Ettore Gotti Tedeschi (economista, già direttore dello Ior) dice che Dio premierà chi si oppone all'eresia gnostica, il nemico storico della Chiesa
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 IL VERSETTO DI GIOVANNI 3,16 IN AMERICA E' USATO DAGLI SPORTIVI PER RIMARCARE LA LORO FEDE
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
9 OMELIA XIX DOMENICA DEL TEMPO ORD. - ANNO A (Mt 14,22-33)
Coraggio, sono io, non abbiate paura!
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
10 OMELIA SOLENNITA' DELL'ASSUNZIONE - ANNO A (Lc 1,39-56)
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - UN'ESTATE AL MARE, STILE BALNEARE
Il Codacons vorrebbe vietare la spiaggia ai fumatori, mentre restano benvenuti i ragazzi (e gli adulti) che giocano a pallone, i vu' cumpra' insistenti, i cani, ecc.
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24-07-2017

Non appena l'Istituto nazionale dei tumori ha pubblicato uno studio in cui sta scritto che due sigarette fumate sottovento a meno di cinque metri di distanza producono una (modestissima) nube tossica, il Codacons ha chiesto agli italiani che cosa ne pensano. Nel sondaggio, il salutismo nazionale si è scatenato e ben nove su dieci si sono dichiarati d'accordo a estendere il divieto di fumo alle spiagge. C'è da credere che, prima o poi, la norma sarà varata a furor di antitabagista.
Per il momento tutto è affidato, come sempre, alla buona educazione di chi, uscito dall'acqua, si accende una sigaretta e, se vede che il vento porta gli sbuffi dove non dovrebbe, chiede al vicino d'ombrellone se la cosa dà fastidio. Talvolta accade, sul mare, che il vento cambi all'improvviso, e allora il fumatore deve allontanarsi. Tuttavia, che si sappia, non risultano risse tra ombrelloni per fumo passivo. Infatti, i veri fastidi on the beach sono altri. I ragazzini che, individuato uno spazio di pochi metri, si mettono a giocare a pallone. Talvolta non sono nemmeno ragazzini, ma adulti. E ci sta che, per quanto accorti possano essere, qualche pallonata ti finisca addosso, magari mentre ti rilassi a occhi chiusi. E che dire di racchette, racchettine e racchettoni che costringono a fare un largo giro per evitare i contendenti? I quali non hanno limiti di spazio, potendo scambiarsi colpi anche in acqua; o, meglio, sul bagnasciuga, così che piedi nudi non insistano sulla sabbia scottante.
Quando introdurranno il permesso di ingresso agli arenili dei cani, il contenzioso non potrà che impennarsi e assisteremo a vere e proprie colluttazioni con strascichi giudiziari. Il miglior amico dell'uomo (almeno, finché non ti sbrana) non è animale atto a star seduto e bravo come in chiesa. No, si aggira, annusa, talvolta zampetta sollevando nugoli di sabbia che fa schizzare dietro di sé (e il problema passa a chi sta disteso, dietro appunto, sull'asciugamano). Magari, mentre ti rilassi, apri gli occhi e trovi un enorme muso di grossa taglia a due centimetri dal tuo naso, I bastoni degli ombrelloni, poi, sono un richiamo irresistibile per «marcare il territorio».
Non era più acconcio vietare, che so, di far pipì in acqua a pochi metri dalla riva, abitudine diffusissima? Niente mi toglie alla testa che, tra i salutisti del sondaggio Codacons, spesseggino quegli anziani incartapecoriti o quelle anziane di forma quadrata che si avviano allo stabilimento balneare in bicicletta, pedalando a mezzo chilometro all'ora con gravissimo pericolo per sé e per gli automobilisti. Hanno imparato a star sulla bici quando il traffico su strada era quello postbellico e non si rendono conto di quanto sia aumentato. Nella ridente (si fa per dire) cittadina di mare che frequento l'estate, costoro disdegnano ben due piste ciclabili ai lati della strada: preferiscono l'asfalto e, se ti azzardi a clacsonarli, ti ricoprono di improperi urlati.
Non hanno idea della loro fragilità; così, auguri loro l'incontro con qualche energumeno meno paziente. Per tornare alle sigarette, in finale, mi chiedo: come faranno a vietarle sulle spiagge libere? Già non si riesce ad almeno disciplinare il fenomeno - questo sì, veramente fastidioso - dei vu' cumpra', che imperversano con la frequenza di uno ogni cinque minuti. Già, ma questi sono politicamente corretti, le sigarette no. Poveri fumatori. Alla fine non resterà loro che andare a fumare in chiesa, l'ultimo ridotto. In fondo, non è mai stato vietato fumarvi e qualche prete sensibile all' «accoglienza» lo si trova sempre. Ma che dico? I preti «accoglienti» sono tutti politicamente corretti: i cani sì, il fumo no [leggi: IL COMUNE DI MILANO VIETA DI OPPORSI ALL'INGRESSO DEI CANI IN CHIESA, clicca qui, N.d.BB].

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24-07-2017

2 - LA BOLDRINI E LO STABILIMENTO BALNEARE ''FASCISTA''
Un bagnino scrive: ''Il benvenuto ve lo do quando andate via! Se lo meritate! Regole, ordine, pulizia, disciplina'', ma la PresidentA della Camera si arrabbia
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13/07/2017

Prima dell'avvento del fascismo, al mare ci andavano solo i malati che avevano bisogno - così si credeva - di respirare aria fortemente iodata. I sani si tenevano lontani dalle spiagge per via del sole. L'abbronzatura era roba da contadini, e indicava appunto il ceto proletario. I signori e le signore portavano cappelli e guanti proprio per conservare una carnagione pallida, vistoso segno del loro ceto di appartenenza. La pelle, più diafana era e meglio era [leggi: A... A... BBRONZATISSIMI di Vittorio Messori, clicca qui, N.d.BB]. Sotto una pelle d'alabastro le vene apparivano di color bluastro: da qui il «sangue blu» dei nobili.
I barbieri, con le loro insegne rosse e blu, segnalavano che nel loro «salone» si servivano clienti d'ogni classe. Ma anche la medicina va a mode: si pensi, per esempio, alla mania di togliere le tonsille a tutti i bambini, mania che imperversò fino a tutti gli anni Sessanta; o a quella odierna del gluten free. Ebbene, proprio negli anni del fascismo scoppiò, tra i medici, la moda della talassoterapia e dell'elioterapia. E ai fascisti non parve vero. Infatti, la prima loro ondata era romagnola.
Come si vede nel film felliniano Amarcord, le spiagge senza fine della costiera avevano segnato la loro infanzia, ma erano stati, fin lì, luoghi pochissimo frequentati. Da qui l'idea. Bisognava creare un popolo sano e forte, un milione di baionette, bambini sani, robusti e ben nutriti. Nulla di meglio che un soggiorno all'aria aperta, a fare esercizi ginnici inquadrati e coperti. E fu tutto un fervore edilizio di colonie balneari, nelle quali la maschia gioventù italica potesse ritemprarsi nel corpo e nello spirito.
Data la condizione, nutritiva e abitativa, del proletariato di allora, fu davvero una benedizione per migliaia di famiglie. Il mare, di cui l'Italia abbondava, fu convertito in risorsa e l'Italia divenne la «portaerei» annunciata dal Duce, con l'industria aeronautica (una delle prime al mondo) che sfornava idrovolanti ch'era un piacere. La faccenda delle colonie balneari aprì al turismo località che prima pochi erano in grado di indicare sulla carta. Basti un nome per tutti: Rimini, le cui strade ancora oggi portano nomi evocanti il regime.
Ma colonie marittime di creazione fascista ce ne sono dappertutto, anche in Toscana, dove una intera città venne appositamente fondata, Tirrenia. Quella di portare d'estate i figli dei dipendenti pubblici in colonia fu un'abitudine che rimase anche nella Repubblica, a memoria di chi scrive (che vi prese parte da bambino) per tutti gli anni Cinquanta. Perciò, un bagnino nostalgico (meglio: gestore di arenile) di Chioggia che tempesta di cartelli in stile «romano» la sua proprietà non desta in noi alcuno stupore [ad esempio in un cartello c'è la seguente scritta "Il benvenuto ve lo do quando andate via! Se lo meritate! Regole, ordine, pulizia, disciplina", N.d.BB].
La Presidenta della Camera, in un'intervista, ha detto che certuni provano «disagio» al passare accanto a edifici o creazioni in muratura del Ventennio. Affranti per la sorte di tali disagiati, poverini, una buona soluzione potrebbe essere l'abbattimento delle strutture apportatrici di disagio. Peccato che si dovrebbe demolire, tanto per dirne una, la stazione ferroviaria di Milano. E che dire della «Madonna del Fascio», pregevole mosaico sito in quel di Forlì se non andiamo errati? Ma i lavori di abbattimento dovrebbero riguardare mezza Italia, data la frenesia edilizia degli anni di regime.
E non solo. A Pisa, per esempio, la Chiesa dei Cavalieri reca una grande scritta, «A fascibus restituta», che ricorda, grata, il restauro avvenuto in quegli anni. In un'altra chiesa uno degli altari laterali è decorato con drappeggi trompe l'oeil rappresentanti miriadi di fasci littori. E in una vetrata c'è lui, il Duce, abbigliato da guerriero medievale. E poi si dovrebbero cambiare i nomi di intere città, da Sabaudia a Carbonia. No, meglio lasciare che i morti seppelliscano i loro morti. Che, dopo settantadue anni, sono stramorti.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13/07/2017

3 - IL RAVE PARTY ABUSIVO SI CONCLUDE CON LA DECAPITAZIONE DI UNA STATUA DELLA MADONNA
I giornali minimizzano dicendo che è una bravata, ma è molto di più: un atto blasfemo in sfregio a Maria perché è pura e casta, ed è per questo che la odiano
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23/06/2017

A Morano sul Po, in provincia di Alessandria, la notte del 9 giugno si è svolto un rave party. Di solito questi happenings non sono autorizzati perché gli organizzatori si guardano bene dal chiedere il permesso alle autorità. Infatti, la normativa – almeno quella sulla sicurezza - è tale da consigliare agli amministratori una gestione pirata dell'evento: si passa la voce sui social et voilà, chi c'è c'è. E, ovviamente, c'è sempre di tutto e di più.
Tanto, l'indomani chi s'è visto s'è visto e andiamo a sballare da qualche altra parte. In fondo, è la vecchia teoria anarchica delle Taz («zone temporaneamente autonome»), svincolate da ogni norma. Musica a uragano (gli amplificatori, allineati, formano una enorme parete di puro fracasso), bevande di ogni tipo, magari anche generi di conforto «alternativi». Nel caso del rave di Morano, scrive Il Monferrato.it dell'11 giugno (segnalatomi dal Centro Studi Federici) che si è svolto dalle parti del locale autodromo.
Ora, l'Autodromo di Morano sul Po era benedetto da una statua della Vergine col Bambino. Ebbene, la testa decapitata del Bambino è stata ritrovata, all'indomani del rave, appesa a un albero. I residenti deplorano la «bravata». Secondo quanto riporta il foglio online, avrebbero detto che «distruggere un simbolo religioso solo per fare una bravata è una cosa stupida, oltre che blasfema. Un gesto che colpisce la sensibilità di tutta la comunità, impotente davanti a tanta vigliaccheria».
Ma è davvero una «bravata»? Gli okkupanti che a Milano hanno esposto sul balcone una statua della Madonna bendata di nero accanto a uno striscione con una scritta che nessun giornale ha voluto riportare, tanto doveva essere ripugnante, non hanno fatto una semplice bravata, bensì se la sono presa col simbolo di tutto quel che detestano: una vergine, una madre, l'immacolata (cioè, la senza peccato; e il «peccato» è esattamente tutto quel che gli okkupanti, i rave-isti, gli squatter, gli antagonisti&disobbedienti adorano). La purezza, l'autodisciplina, il sacrificio, l'obbedienza e la docilità sono racchiusi nell'immagine della Madonna, immagine di ordine e dominio delle passioni in vista di un fine più alto.
La rinuncia al piacere fisico e ai vizi, la temperanza e il silenzio riflessivo, la dimenticanza di sé e la fede (fiducia, affidamento, fedeltà). Tutto questo viene ricordato da una statuetta della Madonna. Ed è esattamente quel che i frequentatori di certi ambienti aborrono. Non è dunque una bravata, quella del rave party di Morano. Come non lo è quella degli okkupanti milanesi o la scritta inneggiante all'aborto («...e di Maria») sul muro di una chiesa.
Né lo sono i ripetuti assalti alle chiese delle Femen, o quelli reiterati di torme di femministe alle cattedrali sudamericane. Quando la Madonna disse a Bernadette di pregare per i peccatori, i prelati che interrogavano la veggente chiesero se sapesse chi fossero, i «peccatori». E lei rispose, acutamente: «Coloro che amano il peccato». Si badi: non quelli che peccano (pecchiamo tutti), ma quelli che il peccato lo amano. Profondità teologica di una ragazzina semianalfabeta.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23/06/2017

4 - L'ARCHEOLOGIA CONFERMA I SACRIFICI UMANI MAIA ED AZTECHI DEL FILM APOCALYPTO DI MEL GIBSON
Recenti scoperte in Messico testimoniano la pratica dei sacrifici umani anche di donne e bambini da parte delle popolazioni precolombiane (VIDEO: i sacrifici umani)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11/07/2017

Un boxino su Il Giornale del 7 luglio 2017 così recitava: «Nel cuore archeologico di Città del Messico è stata scoperta una 'piramide' composta da centinaia di teschi (più di seicento), anche di donne e bambini. La struttura si trova vicino al sito noto come Templo Mayor, in un angolo della cappella dedicata a Huitzilopochtli, ovvero il dio azteco del sole, della guerra e dei sacrifici umani. Forma parte di quello che è stato chiamato Huey Tzompantli: un massiccio accumulo di teschi la cui base non è stata ancora raggiunta. L'esistenza di depositi di teschi era nota da secoli, aveva terrorizzato i conquistadores di Cortés.
La novità riscontrata dagli archeologi (...) è la presenza anche di teschi di donne e bambini. Si pensava che in queste cerimonie dedicate al dio della guerra venissero sacrificati solo i guerrieri nemici catturati». In questa notizia ci sono due cose da notare. La prima è che, malgrado gli scavi, la base dello Huey Tzompantli non è stata ancora aggiunta. Quando lo sarà, vedremo quale sarà il numero dei teschi che compongono quest'altra piramide.
Non si fa fatica a immaginarlo spaventoso. Vien quasi da chiedersi che cosa facessero dalla mattina alla sera gli aztechi oltre a squartare e decapitare gente. La seconda cosa: quando nel 2006 presentò il suo film Apocalypto, Mel Gibson venne subissato dagli indigenisti politicamente corretti, per i quali la conquista spagnola era stata pura e ignobile sopraffazione. Invece, il regista aveva correttamente mostrato che a salire sugli altari dei sacrifici non erano solo «guerrieri nemici catturati», bensì gente inerme che, di solito a primavera (perciò gli aztechi chiamavano le loro spedizioni «guerre fiorite»), veniva assalita e trascinata su per gli scalini delle piramidi sacrificali, scalini da cui poi rotolava giù senza testa e dopo che le era stato asportato il cuore [leggi: I MAYA ERANO ANCORA PIU' FEROCI di Rino Cammilleri, clicca qui, N.d.BB].
Gli spagnoli non erano «terrorizzati», bensì inorriditi da quel che vedevano. Fin dallo loro sbarco: erano stati accolti dagli emissari di Montezuma, che avevano offerto loro vivande condite con sangue umano. Sangue umano è stato rinvenuto perfino nella composizione degli stucchi che adornavano gli edifici. Per forza: le piramidi di teschi stanno a testimoniare che di sangue umano gli aztechi abbondavano talmente da non sapere che farne. Al loro primo ingresso in Tenochtitlan (la capitale azteca, oggi Città del Messico) gli spagnoli si ritrovarono a camminare su un acciottolato formato da teschi umani. La loro conquista (erano pochissimi) fu favorita proprio dall'alleanza con i popoli confinanti, stufi di fare da carne da macello agli aztechi.
Carne da macello, sì, perché il corpo del sacrificato, precipitato giù dalla scalinata, veniva conteso dagli astanti: chi se lo assicurava ne usava la carne per banchettare con gli amici. E non si trattava solo di un'abitudine «culturale» azteca. Anche gli incas conquistati da Pizarro praticavano sacrifici umani in scala industriale. Gli archeologi del Templo Mayor messicano dovrebbero sapere che nel 2000 alcuni loro colleghi scoprirono nei ghiacciai delle Ande una mummia perfettamente conservata e che, per l'espressione beata, fu chiamata «viso d'angelo».
Era una bambina cui i genitori aveva fatto bere una pozione soporifera. Per ordine del sacerdote officiante, la piccola era stata seppellita ancora viva e a testa in giù ai piedi dell'altare sacrificale. Erano stati i genitori stessi a offrirla e a eseguire la «cerimonia». Non era la prima volta che mummie del genere venivano ritrovate. Secondo l'antropologo Johan Reinhard, autore due anni prima di una scoperta analoga, «le famiglie delle baby vittime provenienti da ogni angolo dell'impero ricevevano, in cambio dei figli uccisi durante le cerimonie religiose, posizioni di potere o beni in natura». Non si capisce perciò la meraviglia per avere trovato piramidi di teschi di, anche, donne e bambini.

Nota di BastaBugie: il film Apocalypto di Mel Gibson di cui parla l'articolo qui sopra narra i migliaia di sacrifici umani offerte per placare l'ira degli (inesistenti) dei pagani.

TUTTO SU APOCALYPTO DI MEL GIBSON
Per informazioni sul film, vai al seguente link:
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=17

SACRIFICI UMANI (SCENA TRATTA DA APOCALYPTO)
Nella seguente scena tratta dal film Apocalypto si possono capire meglio le conseguenze drammatiche (per le tribù oppresse) della ricerca incessante di vittime per i sacrifici umani e il motivo dell'enorme successo della predicazione dei missionari cristiani che dichiararono terminato il tempo dei sacrifici in quanto l'unico sacrificio umano permesso da Dio è stato quello di Gesù, suo figlio, che ha così salvato gli uomini dal peccato e dalla morte. Chi di noi non avrebbe esultato di fronte a tale annuncio di Salvezza?
Ecco qui la scena dei sacrifici umani (ATTENZIONE: la scena è molto cruda e non adatta a bambini e persone sensibili):


https://www.youtube.com/watch?v=aG8WqEyXIyc

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11/07/2017

5 - A SIENA UN IMMIGRATO, POVERINO, ACCOLTELLA IL CONDUCENTE DEL BUS PERCHE' GLI CHIEDE IL BIGLIETTO
Invece a Milano accoltellato un uomo che viene dal Gambia, un richiedente asilo (richiesta peraltro negata) che passava tutte le notti in discoteca (a nostre spese): poniamoci almeno qualche domanda
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24/04/2017

Niente, un normale accoltellamento all'uscita da una discoteca. Il fatto, in sintesi: a Milano, nella notte del 20 aprile, fuori da una discoteca un americano ubriaco ha sferrato una coltellata alla gola a un nero gambiano. Si tratta di due giovanotti. L'americano, sbronzo fradicio, era stato allontanato più volte dai buttafuori, ma non c'era modo di farlo ragionare. I buttafuori si sono allora rivolti al gambiano, un habitué del locale che frequentava, a quando si dice, praticamente tutte le sere.
Il gambiano, che conosce inglese, ha provato a parlare all'americano ma a un certo punto la discussione deve essere trascesa e il nero si è beccato una coltellata alla gola. Niente di grave, per fortuna. Polizia, processo per direttissima e il resto è cronaca spicciola di una qualsiasi serata milanese di movida. Il punto interessante, però, è la vittima, l'africano. Scrive Luca Fazzo del Giornale che «anche lui è un protagonista a suo modo delle notti milanesi». Infatti, «è in Italia dal 2014, ha chiesto asilo e gliel'hanno respinto». Già: in Gambia non c'è alcuna guerra né una situazione politica particolarmente avversa ai diritti umani. Però, «poi gli hanno concesso la protezione umanitaria».
Sarebbe interessante sapere a che titolo. Perché un cittadino del Gambia avrebbe diritto alla «protezione umanitaria» dell'Italia? Forse il Gambia ha una legislazione afflittiva nei confronti delle persone Lgbt? Da cui discende la seconda domanda: se sì (e non pare), forse il Nostro è gay? Dalla cronaca non risulta. E dato il clima attuale, se così fosse, la cronaca l'avrebbe riportato con enfasi. Perciò, pare sia proprio da escludere. Insomma, una «protezione umanitaria» che Dio sa che cosa voglia dire. Il sospetto si appunta sulla solita manica larga pro immigrati.
Poverini, i «disperati» hanno affrontato i disagi dell'attraversamento del Sahara, il duro trattamento degli scafisti libici, i pericoli del mare... e vuoi non concedere loro la «protezione» (umanitaria)? Così, il Nostro, al sicuro in Italia, terra del bengodi, qui da noi, adesso, che fa? «Non lavora, vive in una comunità di accoglienza». Tetto sicuro, pasti garantiti, che vuoi di più dalla vita? Lavorare? Eh, a Milano non ci sono i caporali pugliesi, non ci sono nemmeno olive e pomodori da raccogliere. Non c'è lavoro, perciò non si lavora e basta.
Esperienza personale: a Milano c'è un mendicante nero davanti a ogni spaccio di alimentari, bar, panetterie o supermercati che siano. Ne ho visto uno che stazionava, cappello in mano, davanti a un negozio la cui vetrina inalberava un cartello: «Cercasi ragazzo tuttofare». Evidentemente, col cappello si fa di più e - cosa più importante - non si fatica. Ma torniamo al gambiano: «E i soldi che prende dallo Stato italiano li spende per andare in discoteca. Sempre gli stessi locali, l'Old Fashion e il Just Cavalli, dove è talmente di casa che» i buttafuori hanno trovato del tutto naturale rivolgersi a lui per l'inglese.
Ora, le domande si affollano. In discoteca è inutile andare prima di mezzanotte. L'ospite del «centro di accoglienza» ha le chiavi del «centro»? Può uscire tardi e tornare all'alba tutte le notti? Boh. Altra domanda: quanto gli dà, al giorno, lo Stato italiano come argent de poche? L'ingresso in discoteca ha un prezzo, e poi ci sono le consumazioni. Tutte le notti. Altro boh. Anziché mettere da parte, giudiziosamente, un gruzzoletto per farsi una nuova vita in Italia - non dico per radicarsi, mettere in piedi un'attività, pensare alla vecchiaia - questo immigrato spende ogni giorno tutto quel che lo Stato-mamma gli dà, tanto, l'indomani gliene dà dell'altro. Ma dico, non ci sono progetti educativi per tutti questi immigrati? Vengono qui, attratti dalla cuccagna, e l'Italia gliela fornisce, mantenendoli in perenne condizione infantile?
Ma c'è un progetto o si naviga a vista? Intanto, gli italiani pagano. Pagano la loro sostituzione come popolo, visto che aborti e eutanasie sono facilitati al massimo. E quando avremo svuotato l'Italia degli italiani e l'avremo riempita di africani, i nostri capi saranno contenti? Non credo. Ma la triste verità è che il loro orizzonte è limitato alla prossima elezione. Per il resto, aprés moi le deluge (dopo di me il diluvio).

Nota di BastaBugie: Cristiano Pellegrini nell'articolo sottostante dal titolo "Accoltella l'autista di un pullman, i carabinieri gli sparano per fermarlo" parla di una gravissima aggressione su un pullman di linea avvenuta un paio di settimane fa a Monteriggioni, in provincia di Siena. L'accoltellatore, un immigrato di 19 anni era in attesa di espulsione. E comunque in attesa di questa espulsione, ha colpito con tre coltellate al torace il conducente che è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico. L'immigrato era già stato arrestato per aggressione Il 18 luglio scorso dalla polizia alla stazione di Poggibonsi (Siena) perché aveva sferrato un pugno a un controllore che gli chiedeva di mostrare il biglietto del treno. Anche questa volta il diciannovenne ha litigato con l'autista dell'autobus perché sorpreso a viaggiare senza il biglietto. Del resto non si capisce perché si ostinino a chiedere il biglietto a lui che, poverino, non ce l'ha... Ah questi italiani razzisti e senza cuore.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su il Tirreno il 29 luglio 2017:
Tre coltellate sferrate al torace dell'autista del bus, con tutta probabilità a causa di una discussione per il biglietto non pagato. Ora quel conducente del mezzo pubblico è grave in ospedale, a Siena, mentre il migrante che ha tirato i fendenti è stato bloccato dai carabinieri solo sparando: prima alcuni colpi in aria, poi, visto che non si fermava, uno a una gamba. L'episodio è avvenuto oggi al capolinea di Santa Colomba, vicino a Monteriggioni (Siena) e poteva avere conseguenze peggiori.
L'aggressore è un migrante 19enne della Costa d'Avorio in attesa di espulsione dall'Italia dopo che gli hanno revocato lo status di "richiedente asilo". Risulta essere un migrante problematico, con difficoltà legate all'alcol e già noto ai gestori dei programmi di accoglienza e alle forze dell'ordine per le sue intemperanze.
Solo l'intervento di alcuni passanti prima, che hanno sottratto l'autista dalla serie di fendenti portandolo al riparo, e dei carabinieri dopo, hanno evitato il peggio. Dalle ricostruzioni, a bordo del bus, a quell'ora, c'erano il passeggero, in stato di ebbrezza, e l'autista. Erano soli. Il bus stava concludendo la corsa al capolinea. Sceso a terra l'ivoriano sarebbe andato a prendere il coltello in una casa vicina dove in passato era stato ospitato come richiedente asilo ma da cui la Caritas lo ha allontanato proprio per la sua aggressività.
Una volta tornato indietro si è scagliato contro l'autista, accoltellandolo. Dopo i primi tre colpi l'autista, cinquantenne, è stato sbalzato fuori dal posto di guida, a terra. L'ivoriano avrebbe continuato a colpire il conducente se l'intervento di alcuni passanti che hanno fatto da scudo non avessero sottratto l'autista alla sua furia.
All'arrivo dei carabinieri, l'africano non si è fermato. Ha aggredito i militari tirando una damigiana sulla loro auto, poi anche con il coltello. Così ci sono stati gli spari in aria e poi uno a una gamba. L'ivoriano ha tentato la fuga in un bosco, dove è stato fermato. Il coltello è stato recuperato.
Per l'africano è scattato il fermo. Ora è piantonato in ospedale. In tasca gli hanno trovato una multa proprio di ieri, venerdì 28, per non aver pagato il biglietto dell'autobus. Non è escluso che sia questo anche il motivo della lite col conducente. Anche il 18 luglio aveva colpito un capotreno a Poggibonsi perché non aveva il biglietto del treno. Tuttavia, i carabinieri aspettano di avere la versione dell'autista, ma servirà ancora tempo. Il conducente nel pomeriggio è stato operato per ridurre i danni delle ferite da taglio. Ha perso molto sangue. Non sarebbe in pericolo di vita, ma la prognosi dei medici dell'ospedale Le Scotte resta riservata.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24/04/2017

6 - IN AUMENTO I CATTOLICI CHE NON DANNO PIU' L'8XMILLE ALLA CEI
Pensiero comprensibile, ma pericoloso: il denaro non è tutto, ad esempio in Germania la Chiesa è ricchissima ma ci sono diocesi senza neanche un seminarista
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 18/04/2017

Da quel che leggo e sento sta crescendo una specie di voglia di sciopero dell'8xmille, nel senso che aumentano i cattolici che, insoddisfatti dalla deriva attuale della Chiesa, hanno deciso di non devolverle più l'8xmille della dichiarazione dei loro redditi. Certo, niente di percentualmente rilevante, almeno per il momento, ma è significativo che se ne parli. Antonio Socci, per esempio, ha fatto il suo reciso outing di recente sul quotidiano Libero. Camillo Langone ha chiesto, a me e ad altri intellettuali cattolici, cosa penso sull'argomento (inchiesta che comparirà sul «Foglio»). Costanza Miriano, nel suo frequentatissimo blog, ha dovuto occuparsene. Insomma, il disagio c'è e sta montando.
Molto probabilmente i più, pur disagiati, lasceranno le cose come stanno, sia pensando a qualche sperduto missionario che abbisogna di tutto, sia perché questo 8xmille non saprebbe a chi altri darlo. Qualche prelato ha, sì, accusato il colpo ma l'ha giustificato con gli «scandali», tipo Ior o pedofilia. In realtà, chi minaccia lo sciopero è scandalizzato da ben altro. Come dice la Miriano, se sento un alto prelato che elogia la «spiritualità» di Marco Pannella, a quel punto l'8xmille lo dò al partito radicale, direttamente, così faccio prima [leggi: HA ANCORA SENSO DARE L'8XMILLE ALLA CEI?, clicca qui, N.d.BB].
Lo stesso dicasi per quel che di sconcertante dice un generale (generale!) dei gesuiti sull'impossibilità di sapere quel che ha veramente detto Gesù Cristo. E non parliamo di quegli altri esponenti ecclesiastici d'alto rango che «gettano ponti» verso il mondo Lgbt e bacchettano la Chiesa che si è permessa di definirlo «disordinato».
C'è da dire che la pubblicità, che a ogni approssimarsi di dichiarazione dei redditi compare su tutte le televisioni, è quanto meno ingannevole. Innanzitutto per la presenza di preti che l'abito non se lo mettono mai ma quando c'è da bussare a denari sì. Poi, per il contenuto stesso dell'8xmille. Il quale non va, come la pubblicità lascerebbe supporre, alle opere di carità, bensì al sostentamento del clero e del culto. In questa percentuale: 75%.
Solo il resto va in opere di carità. Ora, con tutta evidenza quel 75% (che è già una somma enorme) non basta al clero e al culto, altrimenti non si capirebbe perché non c'è parrocchia che, implacabile come il destino, non faccio appello, a intervalli quasi regolari, alle tasche dei parrocchiani per il restauro del tetto della chiesa, del campanile, degli affreschi, della pavimentazione. O per iniziative del parroco sull'«accoglienza».
O il campetto giochi o l'impianto di riscaldamento, d'illuminazione, i microfoni (ormai dilagati anche in chiese antiche, la cui acustica era stata appositamente studiata dagli architetti dell'epoca). E non consideriamo le «raccolte», sia periodiche (per l'università cattolica, per le missioni, per il seminario...) che straordinarie (per il terremoto in Bangladesh, per lo tsunami in India...). E' vero, i soldi non bastano mai. Però ci sono anche i cattolici che, per esempio, sull'immigrazione selvaggia e indiscriminata hanno, per dire il meno, qualche dubbio, e sanno che in questa «accoglienza» la Caritas ha gran parte.
Certo, il pensiero di uno sciopero è pericoloso. Qualunque «fazione» all'interno della Chiesa potrebbe appellarvisi quando la Chiesa non marcia nella direzione voluta. Ma è anche vero che il denaro non è tutto, basta vedere la Germania: una Chiesa ricchissima ma depopolata, con diocesi senza neanche un seminarista e la necessità - per ora solo ventilata, ma è sintomatico che venga discussa - di ricorrere a «viri probati» laici per coprire le troppe parrocchie senza prete. Così, anche obtorto collo, diamolo questo 8xmille, prima o poi anche la Cei si ricorderà che la Chiesa esiste in primis per la salvezza delle anime, e solo in secundis per il benessere dei corpi.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 18/04/2017

7 - DIO E' MERITOCRATICO E AMA CHI LOTTA PER LA FEDE
Il nuovo libro di Ettore Gotti Tedeschi (economista, già direttore dello Ior) dice che Dio premierà chi si oppone all'eresia gnostica, il nemico storico della Chiesa
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 05/06/2017

Francesco Giubilei, classe 1992, è un giovane editore che, con l'imprenditore Giorgio Regnani, ha fondato la casa editrice Giubilei Regnani, di taglio conservative. Ad essa Ettore Gotti Tedeschi ha affidato la sua ultima fatica letteraria, Dio è meritocratico (pp. 380, € 17).
Gotti Tedeschi, firma de La Nuova Bussola Quotidiana, non è nuovo a titoli provocatori. In questo caso - ma è possibile si tratti solo di una coincidenza - la mente corre a quanto ha detto papa Francesco ai lavoratori di Genova: «La tanto osannata meritocrazia, una parola bella perché usa il merito, sta diventando una legittimazione etica della diseguaglianza». Affermazione condivisibile, appunto perché generica. Ma se ci sposta di piano, ecco l'ex presidente dello Ior ricordarci che se c'è un posto in cui non c'è eguaglianza che tenga è il Cielo. Nel cui Regno si va solo ed esclusivamente per merito. Naturalmente, questo Leitmotiv non è il solo nelle quasi quattrocento pagine del libro di Gotti Tedeschi. Che consta di tre parti.
Nella prima l'autore analizza in modo approfondito il triplice attacco portato alla Chiesa attuale dalla gnosi, l'antichissima eresia che, come la fenice, continuamente risorge dalle sue ceneri per presentarsi con maschera sempre nuova, ma dietro a cui sta un volto sempre uguale. Nel secolo appena trascorso assunse l'aspetto del nazismo (brevemente) e del comunismo (lungamente), che Augusto Del Noce definiva non a caso «movimenti gnostici di massa». Lo schema è il solito: un gruppo di autoelettisi «illuminati» pretende di condurre - per amore o per forza - l'umanità al suo «vero» bene. Oggi i grandi burattinai, seminascosti dietro le quinte, programmano e impongono il relativismo, filosofico e morale, ma anche una precisa agenda sessuale e biblici movimenti di popoli, allo scopo di creare l'«uomo nuovo» secondo lo schema anticipato da Huxley nel suo romanzo utopico (ma non troppo, a quanto pare) Brave New World. Questo apocalittico programma ha un ostacolo ben preciso: la Chiesa cattolica. Perciò - dice Gotti Tedeschi - occorre ridurla a ragione.
Il primo attacco viene dall'interno: la teologia progressista che, mettendo in discussione dogmi e dottrina, smussa gli angoli e rende la Chiesa "liquida" e, perciò, più disponibile all'addomesticamento. Il secondo attacco è esterno: il laicismo virulento e corrosivo che non dorme mai. Il terzo viene dalla complicità inconsapevole di ciascuno: la coscienza mal formata che disorienta e impedisce una giusta reazione. Nella seconda parte del libro l'autore si sofferma sul «mistero» della rinuncia di Benedetto XVI, rinuncia singolare, che ha portato all'inedita coesistenza di due papi, uno «emerito» e uno «in carica», con tutto quel che di ambiguo ne è conseguito e ne consegue. Ed è sotto gli occhi di tutti: due pontificati consecutivi, uno la cui strategia è opposta a quella dell'altro. Nella terza parte si affronta di petto il sottile andazzo di disgiungere la dottrina dalla prassi, il riferimento a una pretesa «realtà» da anteporre a tutto, un primato della pastorale sulla dottrina che nasconde, in verità, la rinuncia all'evangelizzazione.
Perché un economista si occupa di tutto questo? Perché è convinto che è vero economista «chi conosce i veri bisogni dell'uomo, creatura di Dio». Così, propone, con questo libro, «una specie di manuale per salvare e valorizzare la fede cattolica nel mondo globale». Il Dio «meritocratico» apprezzerà «i meriti di chi sa lottare per conquistare, mantenere e diffondere la fede in momenti in cui chi ha fede è dileggiato e perseguitato, a volte persino all'interno della Chiesa stessa».

Nota di BastaBugie: per leggere gli articoli di Ettore Gotti Tedeschi pubblicati sul nostro sito, clicca nel link qui sotto
https://www.bastabugie.it/it/ricerca.php?autore_ricerca=Ettore%20Gotti%20Tedeschi

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 05/06/2017

8 - IL VERSETTO DI GIOVANNI 3,16 IN AMERICA E' USATO DAGLI SPORTIVI PER RIMARCARE LA LORO FEDE
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30/04/2017

La citazione di John 3:16 è popolarissima negli Usa, addirittura la si può trovare scritta sulle confezioni di prodotti di larghissimo uso. Ma è tra i giocatori di football che spopola.
Cominciò negli anni Settanta a comparire negli stadi, su cartelli che il pubblico esibiva. Bisogna ricordare che in ambiente protestante il ruolo del clero è decisamente secondario. Lutero proclamò il libero esame delle Scritture e da allora è normale che ognuno si senta autorizzato a dire la sua. Certo, oggi con moderazione, ma negli Usa è consueto imbattersi in cittadini improvvisatisi predicatori di strada o di qualunque altro posto pubblico.

LA MODA LANCIATA DA ROLLEN STEWART
Il versetto Gv 3,16 è effettivamente centrale nel cristianesimo ("Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna"): da qui il suo utilizzo di preferenza. E ormai basta la sigla, perché tutti sanno che cosa vuol dire. Il lancio sistematico si deve a un tale Rollen Stewart, uno stravagante personaggio che all'inizio degli anni Ottanta cominciò a farsi notare per l'abbigliamento eccentrico e per la capacità di attirare su di sé l'attenzione. Si presentava agli eventi sportivi più affollati eseguendo dei veri e propri numeri di spettacolo estemporaneo. Ma, soprattutto, indossando una maglietta con su scritto John 3:16. Si piazzava a vista di telecamera e si esibiva. Divenne così famoso che noti attori televisivi ne facevano l'imitazione.
La sua carriera ebbe uno stop alle Olimpiadi di Mosca: la polizia russa non gradiva. Il suo percorso umano finì in galera nel 1992, quando sequestrò un paio di persone in una stanza di hotel che aveva tappezzato di cartelli con la solita scritta: John 3:16. Ma la moda che aveva lanciato negli stadi rimase e da allora è consueto vedere tra il pubblico cartelli del genere.

IL MATCH DEL 3:16
Nel 2009 il famoso giocatore di football Tim Tebow si dipinse la scritta sotto agli occhi, sulla striscia nera che i giocatori si spalmano in faccia per attutire il riflesso del sole. Tebow, religiosissimo, era solito inginocchiarsi in campo e pregare. I vertici della Lega americana, però, vietarono ai giocatori le scritte sulla faccia. Ma ormai la moda era dilagata. Grazie a Tebow, milioni di internauti ignari assediarono Google per sapere che cosa significasse quella sigla sulla faccia del campione.
Il quale ebbe la sua rivincita morale tre anni dopo, durante una importantissima partita rimasta famosa per le prodezze di Tebow legate ai numeri 3, 1, 6: «Tebow lanciò la palla per 316 yard, per una media di 31,6 yard a passaggio (...). Anche altri dati fatti registrare da Tebow in quella partita contenevano il 3, l'1 o il 6». La partita, tra i Denver Broncos e i Pittsburgh Stelers, passò negli annali e nella memoria dei tifosi come «il match del 3:16».

Nota di BastaBugie: cliccando sul seguente link si può vedere il servizio sportivo di una televisione americana che parla dell'impresa di Tim Tebow di cui parlava l'articolo qui sopra. Il video è in inglese e dura un minuto.
https://www.youtube.com/watch?v=xD8JEqDHDE0

LE REGOLE DEL FOOTBALL AMERICANO (IN 5 MINUTI)
Per conoscere il football americano (di cui anche in Italia si gioca un campionato) si può vedere il seguente video che in cinque minuti spiega molto bene le regole di questo affascinante gioco in italiano


https://www.youtube.com/watch?v=Zg2av8PnIjg

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30/04/2017

9 - OMELIA XIX DOMENICA DEL TEMPO ORD. - ANNO A (Mt 14,22-33)
Coraggio, sono io, non abbiate paura!
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 13 agosto 2017)

Il Vangelo di questa domenica ci dà due preziosi insegnamenti: il primo è quello della preghiera, il secondo quello della fiducia. Dopo aver compiuto il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù congeda la folla e, di sera, sale su un monte per pregare. Vi rimane fino all'alba. Gesù sente la necessità di appartarsi per dialogare con il Padre, e, per far questo, Egli sceglie il silenzio della notte. Sul suo esempio, anche noi dobbiamo avvertire l'esigenza della preghiera e ricercare nel raccoglimento la presenza di Dio.
Nella prima lettura abbiamo ascoltato l'episodio del profeta Elia, al quale fu rivolta questa parola: «Fermati sul monte alla presenza del Signore» (1Re 19,11). Elia non trovò il Signore nel vento impetuoso, nemmeno nel terremoto o nel fuoco, ma nel «sussurro di una brezza leggera» (1Re 19,12). Questo ci fa comprendere che Dio si trova nel silenzio e non nel frastuono di una vita frenetica. Gesù ce lo fa intendere appartandosi nella solitudine di un monte.
Cerchiamo di penetrare nel segreto della preghiera. La preghiera è stata definita come il dialogo con Dio: si parla a Dio, ma soprattutto lo si ascolta. Noi parliamo a Dio rivolgendo a Lui le nostre suppliche; e Dio parla a noi, ispirandoci buoni propositi ogni volta che meditiamo, e facendoci avvertire i salutari rimorsi di coscienza. Questa voce è tenue come il sussurro di una brezza leggera e la si percepisce solo nel silenzio e nel raccoglimento. L'uomo d'oggi spesso ha perso questa dimensione verticale della vita e non riesce più ad apprezzare la bellezza di questi momenti di intimità con il Signore.
La preghiera è stata anche definita come l'elevazione della mente e del cuore a Dio. Se manca questa elevazione è impossibile entrare in questo dialogo vitale con il nostro Creatore. Il Cristiano deve sentire fortemente questo invito che viene dall'alto e deve fare della preghiera il respiro della propria anima. La preghiera è l'attività più nobile che l'uomo possa svolgere su questa terra e, certamente, la più necessaria. è la preghiera che apre i cieli e fa scendere la grazia fino a noi. Gesù, nel Vangelo di oggi, ci dà questa importante lezione. Il suo esempio vale più di ogni discorso che si possa fare. Imitiamo il nostro Maestro e ricerchiamo anche noi dei momenti della nostra giornata da dedicare all'orazione.
Il secondo insegnamento di questo Vangelo riguarda la fiducia. Il mare era in tempesta e la barca dove erano gli Apostoli era agitata dalle onde. Le acque agitate simboleggiano questo mondo così spesso sconvolto dall'infuriare di grandi disordini. Sopra queste acque dobbiamo navigare anche noi, e, come agli Apostoli, anche a noi Gesù viene incontro per aiutarci. Anche a noi Gesù dice: «Coraggio, sono io, non abbiate paura» (Mt 14,27), e rivolge l'invito a camminare sulle acque, ovvero a passare indenni attraverso tante difficoltà; ma, purtroppo, come Pietro, anche noi non abbiamo sufficiente fede e veniamo sommersi dalle onde.
Come Pietro, tante volte noi imploriamo l'aiuto divino e gridiamo: «Signore, salvami!» (Mt 14,30). Ma, in questa accorata preghiera, tante volte manca la vera fiducia, per cui Gesù amabilmente ci rimprovera: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?» (Mt 14,31). Se non avesse dubitato, Pietro sarebbe riuscito a camminare sulle acque; così, se anche noi non dubitassimo, riusciremmo a superare tutte le difficoltà di questa vita, senza esserne sommersi.
Come è difficile donare al Signore un cuore pieno di fiducia! È più facile magari fare grandi penitenze, ma come è raro trovare un'anima che sappia fidarsi pienamente di Dio! La preghiera è la chiave della fede: quanto più la nostra preghiera sarà nutrita, tanto più la nostra fede aumenterà e ci permetterà di "camminare" sulle onde di questo mondo in tempesta. Quando Gesù salì sulla barca ove erano gli Apostoli, il vento cessò (cf Mt 14,32); così, se noi riusciremo ad accogliere Gesù nella nostra vita con viva fede, ogni ostacolo sarà superato.
Il segreto per giungere a una tale fiducia in Dio è quello di guardare alla Madonna e di invocarla con perseveranza. San Bernardo paragona Maria a una stella lucente che guida la rotta delle navi nel buio della notte. Egli esorta ciascuno di noi a guardare a questa stella, così da giungere felicemente al porto sospirato della Vita eterna. Così egli scrive: «O tu che nelle vicissitudini della vita, più che di camminare per terra hai l'impressione di essere sballottato tra tempeste e uragani, se non vuoi finire travolto dall'infuriare dei flutti, non distogliere lo sguardo dal chiarore di questa stella! Se insorgono i venti delle tentazioni, se ti imbatti negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria... Nei pericoli, nelle difficoltà e nei momenti di incertezza: pensa a Maria, invoca Maria. Abbila sempre sulla bocca, abbila sempre nel cuore... Seguendo Lei non andrai fuori strada, pregandola non dispererai, pensando a Lei non sbaglierai. Se Ella ti sostiene non cadrai, se Ella ti protegge non avrai nulla da temere, se Ella ti guida non ti affaticherai, se ti sarà favorevole giungerai alla meta».
Guardiamo anche noi questa stella e invochiamo con fiducia Maria!

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 13 agosto 2017)

10 - OMELIA SOLENNITA' DELL'ASSUNZIONE - ANNO A (Lc 1,39-56)
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 15 agosto 2017)

Oggi la Chiesa celebra l'Assunzione della Beata Vergine Maria. È una delle feste mariane più importanti e più antiche. Dopo aver vissuto su questa terra, la Madonna è stata assunta in anima e corpo alla gloria del Cielo. Era ben giusto che la Madonna raggiungesse la pienezza della gloria senza aspettare la fine dei tempi. La fede ci insegna che al termine della nostra vita l'anima riceve immediatamente la giusta retribuzione, mentre il corpo si dissolve nella tomba e solo alla fine dei tempi risorgerà per riunirsi all'anima. Per la Madonna non fu così: il suo corpo immacolato entrò subito nella gloria insieme all'anima. Pertanto, nella Vergine Maria assunta in Cielo noi contempliamo quella che sarà la sorte futura di tutti i redenti.
Era ben giusto che la Madonna fosse assunta in Cielo in anima e corpo, e questo per diversi motivi. Prima di tutto la Madonna è l'Immacolata, Colei che è stata concepita senza il peccato originale. Si sa che la corruzione del corpo che avviene dopo la morte è una conseguenza del peccato d'origine che ha lasciato delle conseguenze in ciascuno di noi. Gli unici ad essere esenti da questo peccato dei Progenitori furono Gesù, ovviamente, perché è il Figlio di Dio, la seconda Persona della Santissima Trinità, ed è quindi la stessa Santità; e Maria Santissima, l'Immacolata, la quale fu preservata dal peccato originale in vista della Redenzione operata dal Figlio.
Essendo immacolata, la Madonna non sarebbe dovuta nemmeno morire, dato che anche la morte è una conseguenza del peccato originale. Tuttavia, la Vergine Maria assomigliò in tutto al Figlio Gesù, il quale volle morire in croce per noi. Così anche Lei passò per la morte, ma la sua fu una morte unica, del tutto particolare, fu una morte d'amore. Era talmente grande l'amore che portava a Dio, amore che cresceva di giorno in giorno, che la sua anima benedetta non riusciva più a contenerne la piena, così che si staccò dal corpo e raggiunse il suo Gesù. Il suo corpo immacolato, secondo un'antica tradizione, fu posto in un sepolcro ma non conobbe la corruzione e, dopo pochi giorni, risorse glorioso ad immagine del corpo del Risorto Redentore, così da riunirsi all'anima ed entrare nella gloria eterna.
Vi sono altri motivi che resero sommamente conveniente l'Assunzione della Beata Vergine Maria in anima e corpo. Un motivo è quello della Maternità divina. Era ben giusto che Colei che diede alla luce Gesù nella povera grotta di Betlemme; che lo nutrì e allevò con tanto amore; che lo seguì fedelmente durante tutto il tempo della sua predicazione; che fu la sua più fedele discepola; e che stette intrepida ai piedi della croce, condividesse in corpo e anima la gloria del Figlio suo risorto.
Un altro motivo riguarda la sua radiosa Verginità. Per essere piena e profonda, la verginità della "Tutta Santa" non doveva conoscere il disfacimento del sepolcro. Il giglio purissimo della purezza di Maria non ha mai cessato di esalare il suo profumo ed anche ora, in Paradiso, è la gioia degl'Angeli e dei Santi.
La solennità di oggi è ricca di insegnamenti anche per la nostra vita cristiana. Innanzitutto, l'Assunzione di Maria al Cielo ci insegna l'altissima dignità che ha il nostro corpo: anch'esso è chiamato alla gloria del Paradiso. Il nostro corpo risorgerà solamente alla fine dei tempi, quando ci sarà il Giudizio universale, e si unirà all'anima per condividerne la sorte eterna: se l'anima è dannata, il corpo seguirà quella condanna; se l'anima è beata, esso risorgerà glorioso.
Impariamo fin da adesso a rispettare il nostro corpo e a non degradarlo con il peccato. L'uomo d'oggi esalta il corpo e i piaceri della carne. In realtà egli rende il proprio corpo schiavo delle passioni che lo abbruttiscono sempre di più. Contemplando l'Immacolata Assunta in Cielo, noi possiamo vedere la grande dignità dell'uomo e della donna. Se vogliamo raggiungere la gloria che già da ora risplende in Maria, dobbiamo amare e praticare la bella virtù della purezza.
Questa virtù forse è "fuori moda", ma rimane l'unica via per giungere alla comunione eterna con Dio. Quando a san Domenico Savio, giovane discepolo di Don Bosco, dicevano che non occorreva essere così mortificato negli occhi e che poteva anche vedere i divertimenti delle giostre, egli rispondeva che voleva mantenere puri gli occhi per poter vedere Gesù e Maria in Paradiso.
Un tempo si arrossiva anche per la più piccola immodestia, ora l'indecenza imperversa e a molti sembra quasi una cosa normalissima. Si è perso il senso del pudore e i mezzi di comunicazione (televisione, stampa, internet) propongono molto spesso "immondizia a basso costo". Per recuperare il senso cristiano della vita guardiamo con gli occhi del cuore la gloria della "Tutta Santa" Assunta in Cielo. Chiediamo a Lei un grande amore alla virtù della purezza e la grazia di rimanere fedeli in mezzo alle tante insidie di questa odierna società.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 15 agosto 2017)

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