BastaBugie n�548 del 28 febbraio 2018

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1 CREPA, PIANO PIANO: STRAORDINARIO VIDEO SULL'EUTANASIA
La stragegia della cultura della morte è fatta di piccoli passi ben sapendo che con una piccola crepa, piano piano la diga viene distrutta (VIDEO: Crepa, piano piano)
Fonte: Nelle Note
2 MESSORI SBUGIARDA SPIELBERG E LUI RINUNCIA AL FILM CONTRO LA CHIESA
Steven Spielberg lavorava a un film sul caso Mortara, ma l'uscita negli USA del libro di Messori svela la verità e il regista abbandona il progetto per non cadere nel ridicolo
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 SILVANA DE MARI: ''IL GENERE FANTASY FONDE IL POEMA EPICO E LA FIABA''
La migliore narrativa che i popoli hanno saputo creare nei secoli (VIDEO: conferenza di Silvana De Mari)
Fonte: Amici del Timone di Staggia Senese
4 LA LOBBY GAY STA SOFFOCANDO LA CHIESA
''Santità, ci vuole un intervento drastico per stroncare l'omosessualità praticata all'interno della Chiesa'' così scriveva mille anni fa san Pier Damiani a papa Leone IX
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 L'EDUCAZIONE SESSUALE APPROVATA DALL'UNESCO
Obiettivi di sviluppo sostenibile? In realtà si spinge per la diffusione planetaria di contraccezione e aborto
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano
6 LOURDES, LE APPARIZIONI MARIANE PIU' FAMOSE DELLA STORIA
La Vergine apparve a Bernadette per 18 volte parlando nel dialetto locale e le indicò dove scavare per trovare una sorgente d'acqua da cui sarebbero scaturiti molti miracoli (VIDEO: Lourdes)
Autore: Corrado Gnerre - Fonte: Santi e Beati
7 LA FAVOLA DELLA TREGUA OLIMPICA TRA LE COREE
Il 72% dei sudcoreani era contrario a spendere tre milioni di dollari per ospitare gratis i 400 delegati nordcoreani (ricordiamo inoltre i gulag della Corea del Nord)
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi
8 L'ISTAT RIVELA CHE IL FEMMINICIDIO NON ESISTE
Parlare di femminicidio in tv e sui giornali serve solo a svilire la figura maschile, dipingendola come violenta e pericolosa, con l'intento di andare a intaccare il legame uomo/donna e distruggere dall'interno la famiglia
Autore: Alba Mustela - Fonte: Notizie Provita
9 OMELIA III DOM. DI QUARESIMA - ANNO B (Gv 2,13-25)
Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - CREPA, PIANO PIANO: STRAORDINARIO VIDEO SULL'EUTANASIA
La stragegia della cultura della morte è fatta di piccoli passi ben sapendo che con una piccola crepa, piano piano la diga viene distrutta (VIDEO: Crepa, piano piano)
Fonte Nelle Note


https://www.youtube.com/watch?v=U8e_GIoP5kY

Nota di BastaBugie: ecco il testo del video "Crepa (piano piano)" tratto da un articolo del 20 aprile 2017 del blog di Berlicche.

Stiamo arrivando. Piano piano. Non ve ne accorgete? No, certo che no. Perché noi facciamo piano. Un passetto per volta. Un pezzettino per volta. Vi cambiamo. Cambiamo voi. Cambiamo te. Delicatamente. Profondamente. Cambiamo il modo con cui guardi agli altri. Cambiamo il modo con cui consideri quelli che ami. In maniera che non li ami più così. In maniera che non li ami più. Che li ami in modo diverso. Più rispettoso, diciamo. Allontanandoti. Lasciandoli andare. Tagliando i legami. Facendoti pensare che il loro bene sia non volere loro bene. Che sia il non volere il loro bene. In piccole cose. E poi nelle grandi cose. Ma non subito. Per gradi. Passando dall'amore al rispetto. Dal rispetto all'indifferenza. Dall'indifferenza a quello che c'è dopo, e dopo c'è tanto. Noi lo sappiamo. Ieri non potevate ammetterlo. Poi sono arrivati i casi speciali. I casi pietosi. Quasi mai veri. Mai veri del tutto. Ma erano un passo. Un piccolo passo. Per abituarvi. Piano piano. Per cambiarvi. Piano piano. La seconda volta che accade è già visto. La terza è noioso. La quarta si spinge più in là. Verso di noi. Piano piano. Dal caso pietoso a quello normale. Non ci si può tirare indietro. Non ci si può più tirare indietro. Chi si tira indietro sarà denunciato. Non è pietoso. Non ha pietà. La sua pietà vera sarà derisa. Sarà derisa perché vera. Sarà impedita perché vera. Sarà vietata perché vera. Quella falsa avrà vinto. Noi avremo vinto. Piano piano. Ti permetteremo di morire di sete. Ti faremo morire di sete. Per non morire di vita. Ma la sete è crudele. Saremo pietosi. Ti uccideremo con una pastiglia. Con una iniezione. Per pietà. La nostra pietà. Ti addormenteremo. Ti sederemo. Per non fartene accorgere. Non te ne accorgerai. Non te ne stai accorgendo. Ti abbiamo sedato. Ti abbiamo addormentato. Basta una volta. Mille no. Ma basta un sì. Ci sarà il cedimento. Ci sarà il crollo. Siamo abili. Piano piano, a strisciare. Nelle crepe. Allargarle. Piano piano. Finché non ci sarete più. Ci saremo solo più noi. E verremo da voi. Forti. Senza più bisogno di andare piano. Avremo vinto. Vi guarderete intorno. Non ci sarà più nessuno. Solo noi. A dire che non avete più libertà. Che adesso siamo noi a comandare. E che dovete sparire. Obiezioni? No, non le accettiamo ormai. Dovevate parlare prima. L'avete fatto? Peccato, non vi abbiamo sentiti. Avete parlato troppo piano.

Fonte: Nelle Note

2 - MESSORI SBUGIARDA SPIELBERG E LUI RINUNCIA AL FILM CONTRO LA CHIESA
Steven Spielberg lavorava a un film sul caso Mortara, ma l'uscita negli USA del libro di Messori svela la verità e il regista abbandona il progetto per non cadere nel ridicolo
Fonte La Nuova Bussola Quotidiana, 02-02-2018

Il celebre regista e produttore americano, ebreo praticante, Steven Spielberg, stava per iniziare le riprese di un film sul "caso Mortara".  Naturalmente, la pellicola (distribuita nel mondo intero) avrebbe seguito la vulgata, secondo la quale il piccolo Edgardo Mortara, su ordine di Pio IX, a sette anni sarebbe stato crudelmente strappato dalle braccia dei genitori, israeliti di Bologna, portato a Roma e allevato in collegi cattolici, imponendogli di diventare cristiano. E questo parchè, quando era neonato e rischiava di morire, una domestica cristiana lo aveva nascostamente battezzato.
Gli anticlericali laici e le comunità ebraiche ne fecero un caso clamoroso, a livello mondiale, per denunciare la disumanità della Chiesa. Ma, nel 2004 Vittorio Messori, lavorando negli archivi romani dei Chierici Regolari Lateranensi, fece una scoperta imprevista e anche, sul piano storico, clamorosa: scoprì l'autobiografia inedita che lo stesso Mortara, fattosi religioso fervoroso ed esemplare, scrisse nel 1888, quando aveva 37 anni. Stanco delle menzogne sul suo "caso", padre Mortara spiegò come erano andate davvero le cose.
La sua è una apologia commossa di quel papa diffamato che, in realtà, fu per lui un vero padre. Ma anche un'apologia della Chiesa cattolica, di cui volle a ogni costo divenire un monaco, instancabile nell'apostolato. Messori ha pubblicato il documento, presso la Mondadori, con il titolo: "Io, il bambino ebreo rapito da Pio IX" premettendo una introduzione di ben 70 pagine. Sul libro vi sono stati malumori ma nessuno ha potuto polemizzare, essendo inconfutabile l'autobiografia di mano dello stesso protagonista.  
Spielberg stava lavorando al progetto del suo film tenendo come base (come aveva detto egli stesso in una intervista) autori che danno versioni faziose e diffamatorie sul "caso" che viene ancora usato come arma contro i cattolici. Ora, finalmente, dopo vari tentativi di bloccare la traduzione americana, il volume curato da Messori è uscito col titolo "Kidnapped By The Vatican" e con l'introduzione di celebri storici statunitensi. Editrice è la Ignatius Press di San Francisco, la nota e stimata casa editrice dei gesuiti americani.
A questo punto, un colpo di scena: Spielberg ha annunciato di avere sospeso il lavoro per il film. Motivazione ufficiale: si era recato in Italia per trovare un ragazzino che potesse sostenere la parte del giovanissimo "rapito". Ha detto in una intervista: "Ho visto un migliaio di giovanissimi ma non ne ho trovato alcuno che mi soddisfacesse".  Singolare spiegazione per il blocco di un colossal per il quale tutto era preparato. Non è dunque a caso se molti, in America, sospettano che il dietrofront del celebre regista sia stato imposto dalla pubblicazione della autobiografia dello stesso Mortara che mostra la falsità di tante cose uscite in quasi un secolo e mezzo sul suo "caso".

Nota di BastaBugie: Giuseppe Romano nell'articolo sottostante dal titolo "Io, il bambino ebreo rapito da Pio IX" parla del libro di Vittorio Messori uscito la prima volta in Italia nel 2005.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su L'Indipendente l'11 settembre 2005:
Tutte le questioni che riguardano gli ebrei sono difficili e impegnative. Basta leggersi la Bibbia per capirlo: millenni di andirivieni, di voltafaccia, di guardie e ladri, di buoni e cattivi, di tradimenti e riconciliazioni, di roveti in fiamme e piatti di lenticchie.
Millenni, però, anche di gelosa e indefettibile devozione divina.
Se non si hanno presenti queste categorie religiose della storia è difficile capire che senso possa avere il "caso Mortara". Che qui conviene riassumere freddamente in poche righe prima d'addentrarsi nei particolari, nei significati, nelle implicazioni, nelle reazioni. Edgardo Mortara è un bambino ebreo. È nato nel 1851 a Bologna, nello Stato Pontificio. Ha pochi anni quando s'ammala gravemente. Pare in punto di morte. Una domestica della famiglia Mortara, ragazzotta cattolica, ha l'impulso di battezzare quel bimbo che sta morendo.
Pensa a salvargli l'anima, ma non sa che - oltre la lodevole intenzione - sta per scatenare una diatriba virulenta e interminabile, su cui si spargeranno fiumi di fiele e d'inchiostro. Edgardo infatti si riprende imprevedibilmente e, tempo dopo, la domestica si lascia sfuggire ciò che ha fatto. E nel 1857, dopo che la voce è giunta all'autorità di polizia, s'innesca una procedura che porta prima i soldati pontifici agli usci di casa Mortara e, poi, il settenne Edoardo in Vaticano.
Da cui non uscirà più: non, almeno, da ebreo. Anche perché, crescendo, maturerà una convinta vocazione sacerdotale e religiosa che ne farà un missionario, a maggior rabbia di chi era persuaso che quell'atto fosse un sopruso ingiustificabile. La vicenda ha avuto echi mai sopiti. Al punto da tornare sulla bocca degli ebrei nel momento più clamoroso della loro storia di rapporti con il papato: Mortara venne infatti nominato come pietra d'inciampo davanti a Giovanni Paolo II che, primo papa di sempre, aveva appena varcato la soglia della sinagoga romana. E tornò a essere rievocato, Mortara - con instant book e articoli veementi -, quando si parlava di beatificare il papa rapitore di bambini: nientemeno che Pio IX, quel Giovanni Mastai Ferretti che in effetti il successore Wojtyla avrebbe elevato agli altari nel 2000, contando evidentemente su ragioni più inoppugnabili di quelle avanzate dai detrattori.
MORTARA AUTOBIOGRAFO PER RISCATTARE PIO IX
Su tutto questo e su altro ancora Vittorio Messori torna ora con un libro, Io, il bambino ebreo rapito da Pio IX.
Il Memoriale inedito del protagonista del "caso Mortara" (Mondadori, Milano 2005, pp.170, 17,00 euro) che è anche uno scoop: di quelli storici, che si basano sulla solidità delle fonti reperite. Qui la fonte è nientemeno che una autobiografia inedita, praticamente un memoriale, del medesimo Mortara, il quale nel 1888, da sacerdote e religioso trentasettenne che ormai vive ed evangelizza in Spagna, scrive la propria vicenda per edificare i suoi fedeli ma anche per rendere giustizia a Pio IX, che ama come un padre e venera come un santo. Messori ha ritrovato il memoriale e lo fa pubblicare premettendo una densa nota in cui - con fare cordiale ma non per questo meno meticoloso - riesce a dipanare più di un filo dell'intrico.
Quando storia, teologia, religioni, affetti familiari, gelosie, pettegolezzi, fraintendimenti e interessi di parte si mescolano, di norma la miscela è esplosiva. Maneggiando questa sorta di nitroglicerina fatta di parole, lo scrittore Messori - che come artificiere ha fama mondiale sia quando disinnesca sia quando attizza - ne individua e ne mostra alcuni componenti: in primo luogo quello, clamoroso, del giudizio che il Mortara adulto dà della propria vicenda, verso la quale mostra non soltanto comprensione ma anche gratitudine, mentre il dispiacere va ai propri familiari che nemmeno col senno di poi hanno voluto riappacificarsi col passato.
LA PROTEZIONE DEL BATTEZZATO COME DOVERE
Quanto alla liceità del "rapimento", nella prefazione si spiega che da una parte la protezione dei battezzati era (ed è tuttora) un dovere imperioso fra i cristiani, che devono a ogni costo preoccuparsi della salvezza eterna. Ciò, ai tempi di Pio IX e nello Stato pontificio, si traduceva anche in leggi civili che non era pensabile trasgredire.
E tuttavia «La Chiesa», scrive Messori, «Ha sempre impedito il battesimo di bambini ebrei senza il consenso dei genitori: se però esso è validamente amministrato, suoi effetti sono oggettivi (ex opere operato) e indelebili; dunque il nuovo cristiano deve essere educato da cristiano». Va aggiunto che appunto per evitare situazioni imbarazzanti e, ancor più, umanamente ingiuste, proprio i papi avevano vietato con apposita legge che nello Stato pontificio personale cattolico fosse assunto alle dipendenze di ebrei: perché non accadesse che, con malriposta buona volontà, qualcuno dovesse forzare la libertà religiosa e civile di chi non condivideva la fede. Unica eccezione consentita, il rischio immediato di vita di un bambino. Quello che appunto accadde nel caso Mortara. Che poi il bambino sopravvivesse e la cosa si risapesse fu un fatto imprevisto e mise in gioco altre fatalità, altre leggi, altri doveri.
Ma probabilmente nemmeno in quel caso la vicenda si sarebbe così radicalizzata se qualcuno - specie la stampa liberale, ansiosa di saltare sulla vicenda per sfruttarla in chiave antipapalina - non avesse avuto interesse ad amplificarla. Quest'ultimo giudizio non avrebbe forse il peso che ha se non fosse da attribuire, nientemeno, al responsabile della comunità ebraica romana di allora, Sabatino Scazzocchio, che in una lettera privata ai familiari Mortara (senza, quindi, alcun intento "politico") prendeva senz'altro le difese di Pio IX, nel quale esprime piena fiducia stante "l'indole benigna e caritatevole". Dunque tutt'altro che un tiranno, secondo la persona che rappresentava gli interessi ebraici in quel frangente e che, proprio per questo, aveva avuto contatti e colloqui col Pontefice.
C'è poi da considerare l'ambiente romano di quei tempi: un ambiente così protettivo e non ostile agli ebrei che nessuno di loro si sognava di lasciare gli Stati pontifici, come senz'altro avrebbero fatto se il clima fosse stato persecutorio.
Messori riflette su queste circostanze e suggerisce di rimettere alla storia stessa il giudizio su questioni che appaiono sempre più controverse man mano che ci si allontana dagli stessi protagonisti, che invece, per quanto stava in loro, tendevano almeno a comprendere, quando non a giustificare.
E dunque l'affaire Mortara va liberato dalle tinteggiature politiche e antireligiose che gli sono state sovrapposte, e restituito ai reali contorni, compresi quelli storici e ambientali: quando e dove altri governi, come quello inglese, erano arcinoti per inviare cannoniere a difendere l'onore e l'integrità, fisica e civile, dei cittadini britannici worldwide.
UNA FEDE SOLIDA, SENZA OMBRA DI RIMPIANTO
Per quanto stava a lui, Edgardo Mortara non ebbe mai modo di rimpiangere ciò che gli era accaduto. Stupisce, semmai, che in un contesto dove certo non mancavano cortigiani, opportunisti e carrieristi, come quello vaticano, la sua fede fosse così schietta e ardente da farne un vero e proprio apostolo nel giudizio di chi lo conobbe e beneficiò delle sue qualità interiori: al punto che forse sarebbe stato già da tempo anch'egli in pista per la beatificazione se il contorno che abbiamo descritto non avesse consigliato prudenza.
Ora, una volta conclamata la santità del suo mentore Pio IX, è possibile che anche la sua vita venga restituita a una luce migliore, tanto più che se ombre ci sono state non erano minimamente state da lui né provocate né avallate. E questo ci conduce a una più ampia considerazione conclusiva. Sta forse giungendo una stagione - e fatti diversamente eclatanti, in questo agosto, l'hanno suggerito, dalla visita di Benedetto XVI, papa tedesco, alla sinagoga tedesca devastata dai nazisti, all'abbandono delle colonie israeliane a Gaza - in cui sarà pian piano possibile riconsiderare con maggiore equanimità la storia dei rapporti intercorsi fra gli ebrei e gli altri popoli. Fra i quali ovviamente c'è quello cristiano: e in questa chiave, con acume e con perizia storica, occorre fare giustizia anche valendosi di personaggi-emblema finora deformati, se non silenziati, per convenienze polemiche.
Vittorio Messori in quest'opera vanta un merito che è difficile sopravvalutare. Prima ha aiutato a mettere in luce la figura di Eugenio Zolli, studioso insigne e rabbino capo di Roma convertito al cristianesimo anche grazie alla stima per Pio XII.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 02-02-2018

3 - SILVANA DE MARI: ''IL GENERE FANTASY FONDE IL POEMA EPICO E LA FIABA''
La migliore narrativa che i popoli hanno saputo creare nei secoli (VIDEO: conferenza di Silvana De Mari)
Fonte Amici del Timone di Staggia Senese, 26/01/2018

Il Centro Culturale Amici del Timone di Staggia Senese per la sua 87° conferenza è stato lieto di ospitare Silvana De Mari, scrittrice fantasy di fama internazionale. La sala stracolma di giovani e adulti dimostra quanto interessante fosse il tema trattato e quanto apprezzata ed amata la relatrice.
Specializzata in chirurgia generale ed endoscopia dell'apparato digerente e in psicologia cognitiva, la De Mari ha esercitato come chirurgo in Piemonte prima e poi anche in Etiopia.
Nel 2000 pubblica il suo primo libro per ragazzi, ma è nel 2004 che ottiene un grande successo con "L'ultimo elfo", tradotto in diciotto lingue.
Dopo altri racconti, pubblica anche alcuni saggi dedicati alla letteratura fantastica.
Nel 2015 avvia la saga di Hania. A novembre 2017 pubblica un prequel della saga de L'ultimo elfo, intitolato Arduin il Rinnegato.
Nella conferenza dal titolo "Fantasy e Fiabe" tenuta a Staggia il 26 gennaio la De Mari ha illustrato in modo davvero accattivante come gli orchi nelle fiabe classiche, poi ripresi dal fantasy, rappresentino le paure del bambino e gli eventi terrificanti che hanno caratterizzato le varie epoche. Non solo, ma vi sono illustrati anche altri tipi di significati e valori che rendono questo genere molto interessante per gli adulti oltre che terapeutico per i più piccoli.
Il genere fantasy fonde il poema epico e la fiaba per cui è necessario spiegare bene questi generi precedenti.

IL POEMA EPICO
Il poema epico nato in epoca pre-cristiana, porta al suo interno valori maschili come la lealtà e il coraggio; la De Mari ha fatto notare come tali valori siano tipicamente maschili in quanto scaturiscono dalla presenza massiccia nell'uomo di testosterone che lo rende competitivo, soprattutto nell'ottenere il ruolo di capobranco. Nel poema epico pre-cristiano il vincitore di un duello rendeva schiava la moglie del perdente e ne uccideva il figlio, perché quella era la mentalità in cui era nato e cresciuto chi lo scriveva, pensiamo ad esempio ad Omero con l'Iliade. Invece, nel poema epico post-cristiano (Orlando, Re Artù) appare la cavalleria, secondo la quale la forza fisica è al servizio delle donne e dei bambini. La moglie e il figlio dello sconfitto per il cavaliere sono infatti sacri e intoccabili. Non si può uccidere il bambino, né fare schiava la moglie dello sconfitto (e quelli che lo facevano non se ne vantavano come invece avveniva nel mondo pre-cristiano).Il motivo di questo profondo rispetto per donne e bambini nasce dal fatto che il cristianesimo ha al centro una donna con un bambino in braccio: Maria e Gesù.
Il Cristianesimo ha fatto capire all'umanità che la vita femminile vale moltissimo in quanto la donna porta la gravidanza, ed è per questo che ha maggior bisogno di protezione. I gesti di cavalleria, come ad esempio aprire lo sportello della macchina o mostrare la propria abilità nei giochi in competizione con gli altri maschi, sono il modo con cui l'uomo simbolicamente dice alla donna: "Userò sempre la mia maggiore forza fisica per proteggere te e i nostri figli".

FIABE E FAVOLE
Passando alla fiaba, la De Mari ha fatto notare che, al contrario dell'epica, essa porta al suo interno valori tipicamente femminili, in particolare il desiderio di essere amata per sempre. Il finale con matrimonio e immancabile "e vissero felici e contenti" esprime bene lo scopo delle fiabe.
Le fiabe non vanno confuse con le favole perché vi sono delle differenze sostanziali: le fiabe nascono tra la gente, anonime, si tramandano di epoca in epoca finché qualcuno le raccoglie e le scrive; ecco perché ve ne sono in genere più versioni. Le favole invece nascono già scritte a tavolino, sono corte, con animali come protagonisti che hanno delle caratteristiche sempre uguali: la volpe rappresenta l'astuzia, il leone la forza e il lupo la cattiveria. Le favole contengono una morale e non contagiano emozioni, a nessuno è mai importato se la volpe non ha potuto mangiare l'uva. Invece le fiabe ci coinvolgono e ci fanno emozionare facendoci identificare con i personaggi: Biancaneve, Cenerentola, Pollicini, ecc...
Le grandi fiabe classiche contengono il dolore del bambino non amato: ecco perché vi sono, quasi sempre immancabili fra i protagonisti, l'orfano e la matrigna. Nel mondo vero a volte la mamma può fare un po' paura, perché arrabbiata, nervosa, oppure perché in competizione con la figlia. Oppure addirittura in alcuni casi può averci abbandonati o è venuta a mancare. Allora il bambino che ascolta la fiaba esorcizza la paura di queste mancanze d'amore e le tiene testa vedendola inserita in questo mondo immaginario. Il bambino che è mancante dell'amore materno, o che comunque si sente trascurato o non compreso, vi si riconosce e riesce a vincere queste paure. E' scientificamente provato, inoltre, che ascoltare le fiabe fa produrre ai bambini endorfine, che oltre a migliorare il loro sistema immunitario e cognitivo, li rilassa. Ecco il motivo per cui di solito vengono raccontate per farli addormentare.
La matrigna rappresenta anche i genocidi. Infatti le fiabe classiche sono state scritte nel secolo dei più grandi genocidi (Armeni, Ebrei, classe borghese cambogiana e Tutzi). La maggioranza uccide la minoranza che sta prevalendo per la sua intelligenza. In pratica chi detiene il potere è in preda ad un complesso di inferiorità; allo stesso modo di Grimilde, la matrigna di Biancaneve, che vuole essere la più bella del reame perché teme che Biancaneve possa superarla, così come alcune mamme sono invidiose della bellezza della propria figlia. Grimilde è in preda ad un disturbo narcisistico di personalità, con un "io" molto rattrappito; per questo chiede continuamente allo specchio, dato che, insicura, non si fida di se stessa e del proprio giudizio, ma sente di valere solo se il giudizio degli altri è positivo.
In altre fiabe si ritrovano altri mostri da nascondere, con le istruzioni per come fare a combatterli. Ad esempio Pelle d'Asino è una storia di un incesto, con un padre che vuole sposare la figlia; ai bimbi abusati questa fiaba spiega che l'unica cosa da fare è scappare lontano da colui che fa loro del male. Questa fiaba spiega anche che a volte le mamme coprono gli abusi del marito sulla figlia. Infatti può accadere che sia la mamma stessa a spingere il marito verso la figlia, per evitare che si invaghisca di un'altra donna più giovane, proprio come la mamma di Pelle d'Asino.
La fiaba di Barbablù racconta di un marito che uccide le proprie mogli, mentre Pollicino e Hansel e Gretel rappresentano i bambini che nelle grandi carestie e nella Guerra dei 30 anni sono stati mangiati per sopravvivere in quanto si mangiava la carne dei morti (e i bambini morivano per primi).
Nelle fiabe di Andersen si riscontra anche il dolore del diverso, si pensi a Il Brutto Anatroccolo e a La Sirenetta, causato dalla crisi d'identità in seguito all'avvento dell'Illuminismo e quindi della marginalizzazione del cristianesimo.
Due fiabe sconsigliate dalla De Mari perché piene di metafore di morte sono Alice nel Paese delle Meraviglie e Peter Pan. In Alice si descrive una bambina dissociata mentalmente, il che significa che quasi certamente è una bambina che ha subito qualcosa di molto grave. E poiché studiando la vita dell'autore si viene a conoscenza della sua fissazione per le bambine di nove anni, e che essendo anche fotografo ne aveva fotografate quattrocento senza veli o quasi, la De Mari ne ha dedotto che fosse un uomo con delle tendenze pedofile e che frequentasse addirittura bordelli; infatti, in epoca vittoriana, quattrocento bambine di esattamente nove anni le ha potute trovare soltanto nei bordelli o negli orfanotrofi; gli uomini pagavano in entrambi i casi per portarsele a casa; in più Alice era ispirata ad una bambina reale di una famiglia di epoca vittoriana verso la quale l'autore aveva un interesse morboso.
Peter Pan invece descrive un mondo in cui i bambini, che sono tutti perennemente in camicia da notte, non vogliono crescere; ma nella realtà nessun bambino vuole restare tale, anzi non vede l'ora di diventare grande; per questo motivo la De Mari sostiene che tali bambini, i "bambini perduti" siano tutti bambini morti. Con l'avvento dell'aborto la morte procurata del bambino è infatti tornata in auge. In epoca post-cristiana salta di nuovo la protezione e l'intoccabilità dei bambini, i quali non rappresentano più una ricchezza, come durante l'industrializzazione, bensì un peso da eliminare; il bambino malformato o malato, in particolare, non è più accettato, esattamente come in epoca pre-cristiana, in cui questi bambini venivano gettati giù dalla rupe.

IL GENERE FANTASY
Infine la De Mari ha parlato del genere fantasy, nel quale ritroviamo l'etica e i valori biblico-evangelici che non trovavano più posto nella società per cui era importante farli riemergere sotto forma di racconto realistico, ma fantastico: il fantasy, appunto. I valori cristiani infatti sono stati calpestati da quelle che la De Mari definisce religioni atee (nazismo e comunismo). Le chiama così perché sono stati movimenti religiosi con un proprio "messia" (Hitler e Lenin) che promettevano una salvezza terrena a costo di un sacrificio (olocausto). Ma vi ritroviamo anche avvertimenti e intuizioni universali per sfuggire a tutte le atrocità di questo mondo.
Per questo il fantasy reca un messaggio di speranza. Ad esempio ne Il Signore degli Anelli, si ritrova non solo l'orrore del XX secolo con la Seconda Guerra Mondiale, ma anche la potenza della Grazia Salvifica che interviene sempre nella storia per aiutare la cultura della vita a vincere nello scontro epocale con la cultura della morte. "Non abbiate paura", ha concluso infatti la De Mari, "essere uomini è straordinario, perché comporta avere il libero arbitrio con il quale è possibile scegliere il bene. Per questo, seguendo la legge di Dio, non c'è nulla da temere". Inoltre ha invitato gli uomini ad essere coraggiosi come il cacciatore incaricato dalla regina di uccidere Biancaneve. Lui si è rifiutato di farlo perché non si uccidono i bambini. Così facendo sarà ucciso lui, ma "è meglio morire per qualcosa che vivere per nulla".
Tra le fiabe moderne si possono annoverare anche Pinocchio e Harry Potter che pur non essendo scritte da autori cristiani come Tolkien, recano però al loro interno moltissimi valori cristiani come l'importanza della famiglia, del sacrificio e della scelta del bene. Anche questa presenza, sebbene inconscia, di valori cristiani nelle fiabe di oggi, rappresenta in fondo una piccola luce di speranza per questo mondo sconquassato.

Nota di BastaBugie: per vedere il video integrale della conferenza di Silvana De Mari di cui parla l'articolo, clicca qui sotto


https://www.youtube.com/watch?v=B0fTZYAMW48

Fonte: Amici del Timone di Staggia Senese, 26/01/2018

4 - LA LOBBY GAY STA SOFFOCANDO LA CHIESA
''Santità, ci vuole un intervento drastico per stroncare l'omosessualità praticata all'interno della Chiesa'' così scriveva mille anni fa san Pier Damiani a papa Leone IX
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21-02-2018

«Nelle nostre regioni, cresce un vizio assai scellerato e obbrobrioso. Se la mano della severa punizione non lo affronterà al più presto, certamente la spada del furore divino infierirà terribilmente, minacciando la sventura di molti. Ah, mi vergogno a dirlo! (...) La sozzura sodomitica si insinua come un cancro nell'ordine ecclesiastico, anzi, come una bestia assetata di sangue infuria nell'ovile di Cristo con libera audacia». Così san Pier Damiani, di cui oggi la Chiesa celebra la memoria, a metà dell'XI secolo scriveva il Liber Gomorrhianus (Libro di Gomorra). Il libro, sottotitolato "Omosessualità ecclesiastica e riforma della Chiesa", era indirizzato al papa Leone IX, in cui il monaco Pier Damiani riponeva molta fiducia per un intervento drastico al fine di stroncare l'omosessualità praticata da sacerdoti e prelati.
Come si capisce già da questi brevi accenni, le parole di Pier Damiani, che è anche dottore della Chiesa, sono di estrema attualità. Evidentemente anche intorno all'anno Mille la corruzione morale oltre che diffusa nel clero era arrivata molto in alto nella gerarchia ecclesiastica («O riprovevoli sodomiti, perché desiderate, vi chiedo, con tanto ambizioso ardore, l'alta carica ecclesiastica?»). Anche se allora non si era arrivati - come invece vediamo accadere oggi - a vescovi e cardinali che benedicono le coppie dello stesso sesso e pretendono di cambiare la dottrina in materia. Pier Damiani lega anche - altro esempio di estrema attualità - l'omosessualità agli abusi sui minori e senza neanche bisogno di indagini sociologiche.
Pier Damiani si richiama giustamente alle Scritture per giustificare le sue parole di fuoco sull'omosessualità: «Questa turpitudine viene giustamente considerata il peggiore fra i crimini - dice -, poiché sta scritto che l'onnipotente Iddio l'ebbe in odio sempre ed allo stesso modo, tanto che mentre per gli altri vizi stabilì dei freni mediante il precetto legale, questo vizio volle condannarlo, con la punizione della più rigorosa vendetta. Non si può nascondere infatti che Egli distrusse le due famigerate città di Sodoma e Gomorra, e tutte le zone confinanti, inviando dal cielo la pioggia di fuoco e zolfo».

L'OMOSESSUALITÀ SUPERA PER GRAVITÀ TUTTI GLI ALTRI VIZI
Pier Damiani ci vede un grande pericolo soprattutto per il clero, e il perché è facilmente spiegato: «Questo vizio non va affatto considerato come un vizio ordinario, perché supera per gravità tutti gli altri vizi. Esso infatti uccide il corpo, rovina l'anima, contamina la carne, estingue la luce dell'intelletto, scaccia lo Spirito Santo dal tempio dell'anima, vi introduce il demonio istigatore della lussuria, induce nell'errore, svelle in radice la verità dalla mente ingannata, prepara insidie al viatore, lo getta in un abisso, ve lo chiude per non farlo più uscire, gli apre l'Inferno, gli serra la porta del Paradiso, lo trasforma da cittadino della celeste Gerusalemme in erede dell'infernale Babilonia, da stella del cielo in paglia destinata al fuoco eterno, lo separa dalla comunione della Chiesa e lo getta nel vorace e ribollente fuoco infernale».
Sull'omosessualità peccato contro natura, ha le idee molto chiare e le sue parole non lasciano certo spazio a interpretazioni ambigue: «Questa pestilenziale tirannia di Sodoma rende gli uomini turpi e spinge all'odio verso Dio; trama turpi guerre contro Dio; schiaccia i suoi schiavi sotto il peso dello spirito d'iniquità, recide il loro legame con gli angeli, sottrae l'infelice anima alla sua nobiltà sottomettendola al giogo del proprio dominio. Essa priva i suoi schiavi delle armi della virtù e li espone ad essere trapassati dalle saette di tutti i vizi».
E ancora: «Questa peste scuote il fondamento della fede, snerva la forza della speranza, dissipa il vincolo della carità, elimina la giustizia, scalza la fortezza, sottrae la temperanza, smorza l'acume della prudenza; e una volta che ha espulso ogni cuneo delle virtù dalla curia del cuore umano, vi intromette ogni barbarie di vizi».  
Seppure san Pier Damiani chieda sanzioni molto severe nei confronti degli ecclesiastici che si macchiano di tale peccato, egli è mosso dal desiderio di riportare le anime a Dio, desidera il pentimento e la conversione: «Se infatti il diavolo è tanto potente da farti sprofondare in questo vizio, Cristo è molto più potente e ti può riportare alla cima da cui sei caduto».

PAROLE DURISSIME
Qualcuno sicuramente si scandalizzerà per queste parole durissime di san Pier Damiani, altri sicuramente sorrideranno sentendosi moderni e superiori a queste cose da Medioevo; ma seppure il linguaggio del nostro dottore della Chiesa oggi garantirebbe la galera immediata, la sua nettezza di giudizio non può non interrogarci: affonda le radici nella Scrittura e proclama una verità immutabile. In fondo, con altre parole più adatte ai tempi moderni, anche Benedetto XVI ha espresso analoghi concetti nell'ultimo discorso alla Curia Romana (21 dicembre 2012) quando ha parlato della sfida costituita dall'ideologia gender, che viene presentata come nuova filosofia della sessualità.  «Il sesso, secondo tale filosofia – diceva Benedetto XVI - non è più un dato originario della natura che l'uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi. La profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente è evidente. L'uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l'essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela. Secondo il racconto biblico della creazione, appartiene all'essenza della creatura umana di essere stata creata da Dio come maschio e come femmina. Questa dualità è essenziale per l'essere umano, così come Dio l'ha dato. Proprio questa dualità come dato di partenza viene contestata.  Non è più valido ciò che si legge nel racconto della creazione: "Maschio e femmina Egli li creò" (Gen 1,27) (...) Maschio e femmina come realtà della creazione, come natura della persona umana non esistono più. L'uomo contesta la propria natura. (...) Maschio e femmina vengono contestati nella loro esigenza creazionale di forme della persona umana che si integrano a vicenda. (...) Dove la libertà del fare diventa libertà di farsi da sé, si giunge necessariamente a negare il Creatore stesso e con ciò, infine, anche l'uomo quale creatura di Dio, quale immagine di Dio viene avvilito nell'essenza del suo essere».
Quello che mille anni fa era solo un vizio, per quanto diffuso nel clero, oggi appare come un attacco sistematico e consapevole contro il progetto creatore di Dio, di fronte al quale ci sono troppi silenzi complici nella gerarchia ecclesiastica. Anche di questi silenzi parla il Liber Gomorrhianus attaccando duramente quanti tacciono per evitare scandali o per quieto vivere. Bisogna svegliarsi, ci dice oggi più che mai san Pier Damiani, acquistare consapevolezza della posta in gioco (niente meno che la vita eterna, per noi e per quanti incontriamo) e liberare di conseguenza la Chiesa da quella lobby gay che la sta soffocando.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21-02-2018

5 - L'EDUCAZIONE SESSUALE APPROVATA DALL'UNESCO
Obiettivi di sviluppo sostenibile? In realtà si spinge per la diffusione planetaria di contraccezione e aborto
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 21 febbraio 2018

Non sono riuscita a leggere per intero le nuove Linee Guida Tecniche internazionali all'educazione sessuale approvate dall'Unesco. Non perché siano in inglese - è quell'inglese piatto e con pretesa di scientificità che non è difficile da capire neppure per me - ma perché mi fanno venire il mal di pancia. A cominciare dal titolo: "un approccio basato sulle prove".
Altro che prove. Difficilmente ho letto qualcosa di così ideologicamente orientato, travestito però da scienza: una serie di giudizi apodittici sulla materia più intima e delicata che si possa immaginare. La sessualità riguarda la persona e il suo sviluppo integrale, ed è quanto di meno tecnico si possa immaginare. E' quanto di meno provabile scientificamente, è proprio una di quelle cose in cui non si può parlare di evidenza. Non si può insegnare una tecnica per vivere bene la sessualità. Si può cercare di contribuire a formare persone mature ed equilibrate, che sapranno donarsi a qualcun altro e riceverlo a loro volta in dono.
L'altra cosa che mi ha bloccato la lettura è quella scritta piccola, apparentemente asettica, un'intestazione lassù in alto a sinistra: "obiettivi di sviluppo sostenibile". Sappiamo che nella neolingua "sviluppo sostenibile" rimanda alla diffusione planetaria di contraccezione e aborto, non sia mai che si insegnino i metodi naturali per una paternità e maternità responsabile: la massa è considerata al pari delle bestie.
Non parliamo poi della foto di copertina: una fila di ragazzini poco più che bambini, che non dovrebbero neppure curarsi di questi argomenti, tanto meno di sviluppo sostenibile perché l'idea di avere figli non dovrebbe neanche sfiorarli, sono ancora bambini loro stessi. Ciliegina sulla torta: tra i finanziatori dell'opera di ingegno che vi trovate fra le mani c'è la multinazionale degli aborti, Planned Parenthood, beccata a vendere pezzi di bambini uccisi nel grembo materno. D'altra parte non c'è da stupirsi, visto che il consulente Unicef che ha messo mano alla Convenzione dei diritti del bambino, Peter Newell, compì abusi su minori, in compagnia di altri 3300 operatori del settore, che hanno stuprato sessantamila di quei bambini che in teoria avrebbero dovuto aiutare.

CHI CI STA DIETRO?
Comunque, senza far le pulci a ogni parola e sorvolando su finanziatori e autori (ovviamente con folta rappresentanza lgbt), diciamo subito che l'idea che il braccio armato dell'Onu ritiene insindacabilmente Giusta e Vera, da imporre a suon di ricatti - nei paesi africani per esempio chi non accetta i programmi Onu sulla contraccezione e l'aborto si vede sospendere i finanziamenti dal Fondo monetario internazionale - è questa, in soldoni: il piacere sessuale è un diritto per tutti, fin dalla più tenera età. Nessuno può mettere bocca sulla vita sessuale dei bambini, nemmeno i loro genitori. L'unica cosa da cui mettere in guardia l'umanità sono le gravidanze e le malattie sessualmente trasmissibili.
Ovviamente non con una condotta ordinata, ma grazie alla contraccezione, che è un diritto di base di ogni individuo, e su cui bisogna urgentemente informare i bambini prepuberi, in modo che quando poi sentiranno qualche prurito, invece che perdere tempo ad ascoltare se stessi, le proprie emozioni, a imparare il valore dell'attesa, dell'amore e del sacrificio, sappiano già come fare per soddisfare subito tutto, senza rischiare di pagarne nessuna conseguenza. Ovviamente nulla deve condizionare la condotta sessuale dei ragazzi, né la famiglia (non è fantascienza, in certi paesi cominciano a togliere la patria potestà se intralci), né il loro stesso essere sessuati, cioè maschio o femmina, perché tu sei chi ti senti, anche a seconda dei periodi, un essere fluido nella palude.
Io non sono brava a vedere i complotti, a scoprire chi c'è dietro: Soros, la massoneria, quei partiti mutati in radicali di massa che prima difendevano i lavoratori adesso questi pseudodiritti all'infelicità di massa (se la libertà portasse felicità, perché tutte quelle facce depresse in giro?).
Non so chi tenga le fila di questo gigantesco inganno. So che chi lo sostiene ha dalla sua grandi finanziamenti e appoggi che dire politici è riduttivo. So che parlano un loro codice, si mandano segnali di appartenenza (perché altrimenti Gentiloni sul punto di congedarsi ha citato come punto di onore far parte di un governo che ha realizzato le unioni civili e quell'altra follia delle DAT, che solo un paese massificatamente depresso può considerare un successo? Non c'era nessuna altra azione di governo da citare?).

CHE POSSIAMO FARE? AD ESEMPIO IL BUS DELLA LIBERTÀ
So che a forza di fare corsi nelle scuole, occupare tutta la comunicazione, alzare grida isteriche dal tono vittimistico - "siamo discriminati" - il costume e la percezione collettiva stanno cambiando. Esattamente come è successo con la 194, una terribile, pessima legge che però almeno permetteva l'aborto solo in caso di pericolo serissimo per la vita della donna, ed è diventata un mezzo di contraccezione di massa e di selezione eugenetica (tanto che anche nella Chiesa c'è persino chi non sa dire una parola sensata per impedire l'aborto a una donna spaventata che aspetta un bambino con sindrome di down): la legge viene massicciamente contravvenuta, ed è ormai un fatto di costume, ha cambiato la mentalità e  ha ucciso milioni di bambini, distrutto milioni di mamme.
Mentre il costume cambia, noi che armi abbiamo, a parte cercare di vivere meglio che possiamo testimoniando che c'è una bellezza e una convenienza (ma non basta a fermare una mamma che ha deciso di abortire, lo posso provare, non basta neanche dirle che adotterai tu suo figlio)? Che possiamo fare davanti all'Onu, all'Unesco, al Fondo Monetario, al Ministero della Pubblica istruzione, all'Unar che neanche distrutta dagli scandali hanno accettato di chiudere, anzi? Che possiamo fare davanti alla nuova offensiva lgbt nelle scuole che si sta preparando? [...]
In questa battaglia contro la colonizzazione ideologica che è peggio dei campi di rieducazione dei grandi totalitarismi del '900 - lo ha detto il Papa - noi chiediamo la libertà, anche se siamo certi che la libertà non sia fare ciò che vuoi, ma ciò che è vero. E chiediamo che su una sfera eticamente sensibile come quella della sessualità a nessuno venga imposta un'educazione che non sia condivisa dalla famiglia, e che non sia contro la verità sull'uomo. Eppure a nessun ragazzo il vero va versato nella testa come se fosse un recipiente vuoto. Andrebbero accese, solo accese le domande di verità che ogni ragazzo già ha da solo.
Come Davide con la fionda e i sassi, noi abbiamo solo un grande popolo pronto ad alzarsi in piedi. Abbiamo le Sentinelle in Piedi. Abbiamo le tante anime del popolo del Family day. In questi giorni abbiamo il Bus della Libertà partito ieri da Reggio Calabria e diretto a Roma il 27 febbraio.
Non abbiamo molto, e persino nella Chiesa c'è chi non sta al nostro fianco. Non abbiamo molto, ma sappiamo di essere dalla parte della Verità, ed è tutto quello che conta.

Fonte: Blog di Costanza Miriano, 21 febbraio 2018

6 - LOURDES, LE APPARIZIONI MARIANE PIU' FAMOSE DELLA STORIA
La Vergine apparve a Bernadette per 18 volte parlando nel dialetto locale e le indicò dove scavare per trovare una sorgente d'acqua da cui sarebbero scaturiti molti miracoli (VIDEO: Lourdes)
Autore: Corrado Gnerre - Fonte: Santi e Beati

Lourdes ricorda le apparizioni mariane più famose della storia. Esse avvennero nel 1858 ed ebbero come protagonista una ragazza di quattordici anni di nome Bernadette Soubirous. La Vergine le apparve per ben diciotto volte in una grotta, lungo il fiume Gave. Le parlò nel dialetto locale, le indicò il punto in cui scavare con le mani per trovare quella che si rivelerà una sorgente d'acqua, al contatto con la quale sarebbero scaturiti molti miracoli.
Un momento importante fu quando, in un'apparizione avvenuta il 25 marzo, festa dell'Annunciazione, alla ripetuta richiesta di Bernadette, la Vergine disse di essere l'Immacolata Concezione, venendo così a confermare il dogma del concepimento immacolato di Maria promulgato da papa Pio IX l'8 dicembre 1854 (quattro anni prima).
Ma chi era Bernadette Soubirous? Una ragazza gentile, delicata, cagionevole di salute, cresciuta in una famiglia poverissima, la quale, al tempo delle apparizioni, abitava in un luogo molto umido e malsano. Talmente malsano che, essendo stato già una prigione, si era pensato di abbandonarlo perché troppo inospitale perfino per i detenuti.
Ciò che avvenne a Lourdes lo conosciamo dalle dettagliate deposizioni che Bernadette dovette fare dinanzi alla Commissione Diocesana incaricata di esaminare i fatti.
Tutto ebbe inizio giovedì 11 febbraio 1858, quando Bernadette si recò a raccogliere legna secca nel greto del fiume Gave, insieme ad una sorella e ad una loro amica. Il gruppetto, costeggiando la riva del fiume, giunse dinanzi ad una grotta, ma li separava da essa un piccolo canale. Le compagne di Bernadette lo attraversarono senza esitazione; ella invece non poté mettere i piedi nell'acqua gelata a causa della sua gracilissima salute. Ad un tratto la sua attenzione fu richiamata da un rumore simile a un colpo di vento. Istintivamente si giro versò gli alberi pensando che il rumore fosse venuto da quella parte e invece notò che gli alberi erano completamente immobili. Seguì un secondo rumore, capì che proveniva dal cespuglio che si trovava nella grotta. Fu allora che la ragazza vide una figura bianchissima che aveva l'aspetto di una signora. Questa le fece cenno di avvicinarsi, ma la fanciulla non ebbe il coraggio di farlo. Sorpresa e turbata, non sapeva cosa fare. Bernadette si stropicciò ripetutamente gli occhi pensando che si trattasse di un'allucinazione, ma la Signora era sempre lì, dinanzi alla sua vista. Un'ispirazione le fece tirare dal tascone la sua corona di Rosario e iniziò a recitarlo... e la Signora si unì alla preghiera. Al termine del Rosario l'apparizione scomparve.

LA NOTIZIA SI DIFFONDE
Le compagne non avevano visto nulla, né tantomeno sospettarono di qualcosa. Bernadette chiese loro se avessero visto; ovviamente la risposta fu negativa. Sulla strada del ritorno, Bernadette accennò qualcosa alla sorella. Lo stesso fece alla sera con la madre, la quale, però, cercò di convincere la fanciulla ch'era stata solo vittima di un'allucinazione e le ordinò di non tornare più alla grotta. Intanto la sorella non tenne il segreto e riferì alle sue compagne: in breve tempo molte persone vennero a conoscenza di quello che Bernadette aveva visto. Infatti, domenica 14 febbraio, diverse ragazze della sua stessa età chiesero a Bernadette di tornare alla grotta insieme a lei. Ella si rifiutò per non disobbedire alla mamma; ma le ragazze parlarono con la donna e ne ottennero il permesso. Intanto in Bernadette cresceva la paura: e se si trattava di spiriti malefici? Corse subito in chiesa per procurarsi dell'acqua benedetta. Giunse poi alla grotta e avvenne una nuova apparizione. Per tre volte asperse la grotta con l'acqua benedetta: la Signora non si mosse e sorrise. La ragazza allora estrasse la corona e iniziò a recitare il Rosario.
Il 18 febbraio l'apparizione chiese a Bernadette di tornare alla grotta per quindici giorni consecutivi, le raccomandò di andare a dire ai sacerdoti di costruire una chiesa sul luogo delle apparizioni. La ragazza fu fedele all'appuntamento.
Il 24 e 25 febbraio la Signora invitò Bernadette a mangiare dell'erba, a fare dei gesti di penitenza e le ordinò di scavare con le mani sul lato sinistro della grotta. La fanciulla trovò dell'acqua, la Signora le disse di bere ed ella obbedì: portò l'acqua torbida alla bocca, si lavò e poi la bevve.
Il 25 marzo la Signora disse finalmente il suo nome. L'apparizione restò immobile, mostrandosi nell'atteggiamento della Vergine raffigurata nella famosa medaglia miracolosa rivelata a santa Caterina Labourè. La Signora sollevò le mani, le congiunse all'altezza del petto, levò gli occhi al cielo e disse: «Io sono l'Immacolata Concezione».
La Madonna promise a Bernadette la felicità, ma non in questo mondo. A Nevers la veggente visse da religiosa il messaggio di penitenza e di preghiera che aveva ricevuto alla grotta. Morì santamente il 16 aprile 1878, all'età di trentatré anni; età significativa visto le enormi sofferenze che contrassegnarono la sua vita. Fu beatificata nel 1925 e canonizzata nel 1933.
Le apparizioni di Lourdes vennero ufficialmente riconosciute dal vescovo di Tarbes il 18 febbraio del 1862. Ben presto fu eretta una grande chiesa così come la Vergine aveva richiesto.
Lourdes divenne subito il più celebre dei luoghi mariani. Un ufficio speciale (le Bureau médical) fu incaricato di vagliare scientificamente le guarigioni che iniziarono a verificarsi immediatamente. Di miracoli finora ne sono stati riconosciuti una settantina, ma di fatto sono molti di più. Ancora più numerose sono le conversioni.     

LA RISPOSTA A QUALSIASI UTOPIA
Pio IX nella Bolla Ineffabilis Deus con cui promulgò il dogma dell'Immacolata Concezione dice chiaramente che la Vergine con i suoi privilegi è l'antidoto a tutti gli errori e a tutte le eresie. Così scrive: «La nostra bocca è piena di gioia e le Nostre labbra di esultanza, e rendiamo e renderemo sempre i più umili e i più vivi ringraziamenti a nostro Signore Gesù Cristo, per averci concesso la grazia singolare di potere, sebbene immeritevoli, offrire e decretare questo onore, questa gloria e questa lode alla sua santissima Madre. E poi riaffermiamo la Nostra più fiduciosa speranza nella beatissima Vergine, che, tutta bella e immacolata, ha schiacciato il capo velenoso del crudelissimo serpente, e ha portato la salvezza al mondo; in colei che è gloria dei profeti e degli apostoli, onore dei martiri, letizia e corona di tutti i santi; sicurissimo rifugio e fedelissimo aiuto di tutti coloro che sono in pericolo; potentissima mediatrice e riconciliatrice di tutto il mondo presso il suo Figlio unigenito; fulgidissima bellezza e ornamento della Chiesa e della sua saldissima difesa. Riaffermiamo la Nostra speranza in colei che ha sempre distrutto tutte le eresie, ha salvato i popoli fedeli da gravissimi mali di ogni genere, e ha liberato Noi stessi da tanti pericoli, che ci sovrastano. Noi confidiamo che ella voglia, con la sua validissima protezione, fare sì che la nostra santa madre, la Chiesa cattolica, superate tutte le difficoltà e sconfitti tutti gli errori, prosperi e fiorisca ogni giorno più presso tutti i popoli e in tutti i luoghi, dal mare al mare, e dal fiume sino ai confini della terra, e abbia pace, tranquillità e libertà completa (...)».
Dunque, la Vergine è colei che distrugge tutte le eresie, perché è colei che ci ha donato il Salvatore permettendo la Redenzione della più grande catastrofe di tutti i tempi: il peccato originale.

LA VERITÀ DEL PECCATO ORIGINALE
Ritorniamo a Lourdes. La Provvidenza non sceglie a caso i luoghi delle apparizioni. In quei tempi la Francia era la patria del positivismo filosofico. Tale corrente affermava che solo la conoscenza sensibile potesse permettere la conoscenza della verità, se mai la verità potesse essere davvero conosciuta. Dunque un materialismo ed un sensismo radicali, che ebbero ripercussioni anche sulla concezione dell'uomo e della sua libertà. Il positivismo, infatti, portò a ritenere che l'uomo fosse totalmente determinato dalla società: una società buona renderebbe l'uomo buono, una società cattiva renderebbe l'uomo cattivo. Invece a Lourdes la Vergine, confermando il dogma dell'Immacolata Concezione, venne a ricordare al mondo la verità del peccato originale, ovvero la verità della libertà e della responsabilità umane. Quale società può essere migliore del paradiso terrestre? Eppure l'uomo, anche nel paradiso terrestre, è stato capace di peccare. Questo perché l'uomo è libero. Certamente la società può influenzarlo ma non determinarlo.  Dunque, prima di agire sulle società, bisogna agire sul cuore dell'uomo, per una continua conversione dell'uomo stesso.
Pio IX, spiegando ai cardinali il valore dell'Immacolata Concezione il giorno dopo la promulgazione del dogma, così disse: «La grandezza di questo privilegio varrà moltissimo anche a confutare coloro, i quali negano che la natura umana si sia corrotta per la prima colpa ed amplificano le forze della ragione al fine di negare o di sminuire il beneficio della rivelazione. Faccia, infine, la Vergine Beatissima, la quale sconfisse e distrusse tutte le eresie, che si svella dalle radici e si distrugga anche codesto perniciosissimo errore del razionalismo, il quale, in questi tempi infelicissimi, tanto affligge e tormenta non solo la civile società, ma anche la Chiesa» (Singulari quadam, Allocuzione al Concistoro del 9 dicembre 1854).
Il celebre pensatore spagnolo Donoso Cortes afferma che dalla negazione del peccato originale nascono tutti gli errori, perché dalla negazione del peccato originale nascono tutte le utopie. Così scrive in una sua lettera: «La negazione del peccato originale è uno dei dogmi fondamentali della Rivoluzione. Supporre che l'uomo non sia caduto nel peccato originale significa negare, e si nega, il mistero della Redenzione e della Incarnazione, il dogma della personalità esteriore del Verbo e il Verbo stesso. Supporre l'integrità naturale della volontà umana, da una parte, e non riconoscere, dall'altra, l'esistenza di altro male e di altro peccato che il male ed il peccato filosofico, significa negare, e si nega, l'azione santificante di Dio sull'uomo e con essa il dogma della personalità dello Spirito Santo. Da tutte queste negazioni deriva la negazione del dogma sovrano della Santissima Trinità, pietra angolare della nostra fede e fondamento di tutti i dogmi cattolici».

LA NEGAZIONE DEL PECCATO ORIGINALE
La negazione del peccato originale vuol dire la possibilità che l'uomo sia per natura buono e che ciò che lo contamini siano solo le strutture sociali, per cui sarebbe possibile, qualora si creasse una sorta di "società perfetta", il trionfo totale del bene e della completa bontà dell'uomo stesso. Insomma: l'essenza di ogni utopia, ma anche la convinzione, tipicamente moderna, secondo cui l'uomo possa, con il suo agire (in questo caso con il suo agire politico e sociale), essere "salvatore" di se stesso.
La Vergine a Lourdes indica invece due prospettive:
1) quella del Cielo come unico fine dell'uomo;
2) quella dell'eliminazione del peccato come principale scopo dell'agire umano.
Quella del Cielo come unico fine dell'uomo. A Bernadette l'Immacolata disse: «Non ti prometto la felicità quaggiù, ma in Paradiso». Il che significava ricordare all'uomo che la legittima speranza di migliorare la vita terrena non poteva essere sostituita con la pretesa di eliminare totalmente il male da questa stessa vita. Sappiamo che il positivismo filosofico alimentò l'utopia di un possibile mondo senza malattia e senza morte, utopia che poi naufragò tragicamente soprattutto a causa della catastrofe della Grande Guerra.
Quella dell'eliminazione del peccato come principale compito dell'agire umano. L'uomo può diventare buono principalmente con la conversione; le strutture sociali e il progresso medico scientifico hanno senz'altro un valore importante ma certamente relativo: ciò che conta è la santità. Ed ecco perché Lourdes è diventata anche la vera oasi della sofferenza fisica, che, nella tenerezza della Vergine Immacolata, può trovare straordinariamente la guarigione (i miracoli), ma ordinariamente trova di certo la forza per andare avanti e la luce per capire la relatività della vita terrena in comparazione alla pienezza della vita del Paradiso.

Nota di BastaBugie: qui sotto si può vedere il video di 35 minuti sulla bellissima storia di Bernadette a Lourdes. Il video è adatto ai bambini, ma sarà utile anche agli adulti. Anche loro impareranno qualcosa di nuovo.


https://www.youtube.com/watch?v=63dnJ7wEFoI

Fonte: Santi e Beati

7 - LA FAVOLA DELLA TREGUA OLIMPICA TRA LE COREE
Il 72% dei sudcoreani era contrario a spendere tre milioni di dollari per ospitare gratis i 400 delegati nordcoreani (ricordiamo inoltre i gulag della Corea del Nord)
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi, 20 febbraio 2018

La favola della "tregua olimpica" è bellissima. Ma trattasi, appunto, di una favola. Ai Giochi invernali di PyeongChang Nord e Sud hanno sfilato insieme sotto un'unica bandiera e alle gare di hockey femminile hanno presentato un'unica squadra (con pessimi risultati). Il regime di Kim Jong-un ha inviato 400 persone tra atleti, tifosi e artisti, oltre alla sorella Kim Yo-jong, ambasciatrice di pace, con un codazzo di funzionari e guardie del corpo al seguito. Per l'occasione Pyongyang ha invitato ufficialmente nel Nord il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in, per approfondire il dialogo tra i due paesi, colloqui che potrebbero estendersi in qualche modo perfino agli Stati Uniti. Moon spera infatti che tutto questo porterà a «un miglioramento nei rapporti tra le Coree e, spero, anche con gli Usa». Fantastico. Ma chi paga?
La domanda è importante, soprattutto per i sudcoreani. Secondo un sondaggio di Gallup Korea, il 90% di loro è convinto che Kim non rinuncerà mai alle armi nucleari. Un altro sondaggio riportato dal New York Times ha poi certificato che il 72% dei sudcoreani «non è entusiasta» all'idea di una squadra unica ai Giochi. Ad opporsi sono soprattutto i giovani 20-30enni e il primo motivo di un simile atteggiamento è storico. I trentenni sono nati una generazione intera dopo la fine della guerra e non si sentono più legati a chi vive a nord del 38° parallelo. La riunificazione non è più una priorità.

TREMILA MILIARDI DI RAGIONI
La seconda ragione della freddezza dei giovani nei confronti della "tregua olimpica", che tutto il mondo si augura preludio a una futura riunificazione della Penisola, è economica. Secondo alcune stime, la riunificazione costerebbe almeno tremila miliardi di dollari (mille miliardi in più di quella della Germania) ed è chiaro che la maggior parte di questa cifra dovrebbe pagarla Seul, vista la povertà diffusa della popolazione sotto il regime comunista. Il tema economico però è molto sentito nel Paese, se è vero che come certifica Gallup Korea il 62% dei giovani ritiene addirittura che il Sud non dovrebbe più dare aiuti umanitari al Nord, fino a quando questo non smetterà di minacciare attacchi nucleari. I giovani poi ritengono in maggioranza che il Governo, invece che pensare a come blandire il dittatore Kim, dovrebbe piuttosto risolvere il problema della disoccupazione giovanile, che per la prima volta ha superato nel paese il 10%.

PAGA SEUL
La domanda "chi paga" dunque è molto importante e la risposta non piacerà ai sudcoreani. Seul infatti ha dovuto sborsare tre milioni di dollari per ospitare 22 atleti (solo due di loro gareggiavano per meriti sportivi e non per convenienza politica), 21 giornalisti, l'esercito delle 229 cheerleader, un'orchestra da 140 elementi, un team dimostrativo di taekwondo e tutto il personale a sostegno. Il costo è dovuto soprattutto al vitto e all'alloggio di circa 400 persone in costosissimi hotel a cinque stelle. Ma nella cifra non rientra la spesa per ospitare la sorella del Brillante leader, accompagnata da una nutrita delegazione politica e da un corposo team che ne garantisce la sicurezza. Milioni che, senza dubbio, i giovani avrebbero preferito spesi in altro modo. Non è un caso se nell'ultimo mese il gradimento del presidente cattolico Moon, finora sempre sopra il 77%, è sceso rapidamente al 64%. La "tregua olimpica", come ribadito da Moon, è una favola bellissima, ma ai sudcoreani non piace per niente.

Nota di BastaBugie: Leone Grotti nell'articolo sottostante dal titolo "Io, nato in un gulag in Corea del Nord, vi racconto l'orrore delle esecuzioni pubbliche" rivela la testimonianza di Park Ju-yong, scappato in Corea del Sud dopo 23 anni in un lager.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su Tempi il 19 gennaio 2018:
«Sono fortunato, ho assistito alla mia prima esecuzione pubblica quando ero già abbastanza cresciuto. Prima mia mamma è sempre riuscita a nascondermi. Avevo già nove anni quando le guardie mi hanno obbligato per la prima volta a lanciare pietre contro un uomo condannato a morte per avere disobbedito al Leader supremo. Ci obbligavano a picchiarlo selvaggiamente e solo dopo gli sparavano un colpo alla testa». Park Ju-yong ha 29 anni e vive in Corea del Sud, ma ha passato la stragrande maggioranza della sua vita, 23 anni, nel campo per prigionieri politici di Pukchang, in Corea del Nord. Prima di scappare, ha assistito a centinaia, forse migliaia, di esecuzioni pubbliche. Non riesce a ricordare bene il numero esatto.
GULAG DI PUKCHANG
Il gulag di Pukchang, conosciuto anche come Campo 18, è diverso dagli altri. È il primo campo di concentramento mai costruito in Corea del Nord. Gestito direttamente dal ministero degli Interni, è stato edificato nel 1958 ed è aperto ancora oggi. Si pensa che vi siano rinchiuse ancora circa 50 mila persone. Nel paese potrebbero essere rinchiuse oltre 200 mila persone. Spesso i prigionieri politici, tutte le persone cioè accusate di essersi opposte in qualunque modo al dittatore, anche solo per aver guardato un film americano o letto una Bibbia, vengono inviati in altri gulag, mentre tutta la famiglia, arrestata di conseguenza, viene portata a Pukchang.
 Park, la cui storia assomiglia molto a quella di Shin Dong-hyuk, non sa perché è stato portato in campo di concentramento, era troppo piccolo. Nato nel Campo 21, è stato trasferito nel Campo 18 all'età di un anno. «Credo che il motivo fosse un crimine commesso da mio zio, ma non ne sono sicuro», racconta in un'intervista esclusiva a Daily Nk, che aiuta l'ufficio preposto del governo sudcoreano a raccogliere testimonianze sugli orrori che vengono perpetrati dal regime comunista di Pyongyang. «Sono riuscito a scappare poco prima di compiere 23 anni e ricordo bene come funzionavano le esecuzioni pubbliche».
NASCOSTO IN UN BUCO
Prima di ogni esecuzione, le guardie del gulag appendevano alla porta della baracche un cartello con indicato il nome, l'età, l'altezza del prigioniero insieme alla data e all'ora dell'esecuzione. «Tutti dovevano partecipare, compresi i bambini a partire dall'età scolare. Gli insegnanti venivano informati e radunavano tutta gli alunni», continua. «Solo chi doveva compiere lavori particolari, poteva mancare. Mia madre, per proteggermi dal vedere simili orrori, cercava di nascondermi in un buco sotto le fondamenta della nostra baracca. All'inizio non capivo perché dovevo nascondermi, lo facevo e basta».
Il rito si ripeteva sempre uguale. Il condannato veniva portato sopra un palco di legno con le mani legate dietro la schiena. Una guardia spiegava perché doveva morire. «Ricordo il caso di un uomo che aveva cercato di scappare dal gulag. Era quindi accusato di avere disobbedito alla parola del Leader supremo, che fin da piccoli ci avevano insegnato a chiamare "nostro padre"», spiega Park. «Ogni esecuzione era partecipata da almeno mille persone. Le guardie facevano avanzare nei primi posti i più piccoli, perché guardassero e imparassero fin da giovani».
PRIMA I FAMILIARI
Prima che venisse fucilato dalle guardie, il condannato veniva lapidato dagli altri prigionieri. Ognuno doveva prendere in mano una pietra e scagliarla. «Le prime, però, dovevano essere lanciate dai suoi familiari. E quella era forse la parte peggiore dell'orrendo spettacolo. Dopo i familiari, toccava ai bambini e poi via via a tutti gli altri. Quando ormai il condannato era già prossimo alla morte, solo allora una guardia si avvicinava e gli sparava. Così ci facevano capire, senza neanche bisogno di dircelo a voce, che chi va contro il volere del leader non è più un essere umano».
Park non ricorda con precisione a quante esecuzioni ha assistito nella sua vita. Centinaia, forse migliaia. Poco prima di compiere 23 anni è riuscito a scappare e ora vive nel Sud. «Non so dire se cose simili accadono ancora oggi sotto Kim Jong-un. Non sono più in contatto con nessuno nel Nord, ma chi ha ancora amici sotto il regime mi assicura di sì. Si tratta di crimini inimmaginabili anche se dopo un po' di tempo ho cominciato a non farci più caso. Non provavo più alcun sentimento od emozione nel vedere la gente morire così. Ne avevo viste troppi».

Fonte: Tempi, 20 febbraio 2018

8 - L'ISTAT RIVELA CHE IL FEMMINICIDIO NON ESISTE
Parlare di femminicidio in tv e sui giornali serve solo a svilire la figura maschile, dipingendola come violenta e pericolosa, con l'intento di andare a intaccare il legame uomo/donna e distruggere dall'interno la famiglia
Autore: Alba Mustela - Fonte: Notizie Provita, 07/07/2017

Il problema del femminicidio, così come ce lo hanno dipinto, non esiste. Esiste l'omicidio, che è un'azione gravissima a prescindere dal fatto che porti alla morte di un uomo oppure di una donna.
Il cosiddetto "femminicidio", che ha meritato pure l'introduzione di un neologismo coniato da Maria Marcela Lagarde, è un fenomeno massmediatico creato ad hoc: si parla con insistenza di un argomento, al fine di far credere alla gente che sia un'urgenza nazionale. E solitamente la gente ci crede. È lo stesso stratagemma utilizzato con le vaccinazioni: bisogna convincere li italiani dell'urgenza di introdurre i vaccini obbligatori? Parliamo a più riprese di persone che contraggono il morbillo o simili...

I REALI CONFINI DEL FENOMENO
Sulle colonne di ProVita abbiamo parlato molto del femminicidio, chiarendo i reali (... numerici!) confini del fenomeno e specificando come il numero degli omicidi riguardasse per circa i due terzi uomini - talvolta anche uccisi da donne, ma il "maschicidio" pare non abbia appeal mediatico... - e come, al tempo stesso, non tutti gli omicidi compiuti nei confronti di donne potessero rientrare nella fattispecie del "femminicidio" compiuto per mano violenta di un partner o ex partner che lo fa per motivi legati al sesso di appartenenza.
Forse per molti, nel fare questo, eravamo degli insensibili visionari, poco inclini alle quote rosa. Eppure in questi giorni sono stati pubblicati i numeri dell'Istat e, ohibò!, avevamo ragione.
Già l'UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime), nell'ambito del Global Study on Omicide, nel 2005 le donne uccide erano state "solo" il 22,3% del totale e, nel complesso, l'Italia è tra le nazioni più sicure per il gentil sesso.
I dati Istat ci dicono che nel 2012 le donne vittime di omicidio erano state il 30,3%; nel 2013 il 35,7%; nel 2014 il 31,1% e nel 2015 il 30,1%. La percentuale, comunque sempre attorno a un terzo del totale, è dunque in calo. Entrando ancora più nel dettaglio, nel 2015 le donne uccise sono state 156.

LE MOTIVAZIONI
Se poi si va a vedere le motivazioni alla base dell'omicidio e chi ne è stato l'autore, si scopre che a poter rientrare nella categoria del femminicidio sono 74 casi. Sono tanti, non dovrebbero assolutamente esserci, ma sono un numero pari al 15% del totale degli omicidi compiuti in Italia nel corso dell'anno 2015. Quindi perché parlare con così tanta insistenza del fenomeno femminicidio?
Quel che si vede è un continuo tentativo di svilire la figura maschile, dipingendola come violenta e pericolosa, con l'intento di andare a intaccare il legame uomo/donna. Divide et impera, come ci insegna la storia da qualche secolo a questa parte. Si crea una società di persone sole, isolate, che non si fidano l'una dell'altra. Una persona singola è maggiormente "manovrabile", consuma di più, ma soprattutto è innocua, non può fare nulla di incisivo.
Di fronte a questo occorre tornare a puntare sulla famiglia, prima e vera comunità educante che aiuta e sostiene i cittadini del domani a diventare veri uomini e vere donne.

Nota di BastaBugie: per approfondire il tema del femminicidio clicca qui.

Fonte: Notizie Provita, 07/07/2017

9 - OMELIA III DOM. DI QUARESIMA - ANNO B (Gv 2,13-25)
Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Siamo ormai giunti alla terza domenica di Quaresima e, nel Vangelo di oggi, abbiamo un chiaro annuncio della morte e risurrezione di Gesù. Ai Giudei che lo interrogavano, Gesù disse: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» (Gv 2,19). Gesù intendeva parlare del tempio del suo Corpo, che è il vero tempio della divinità, di cui la costruzione di pietra era solo una immagine.
Gesù parla della sua prossima passione e morte, ma i farisei non comprendono questo linguaggio. Anche noi tante volte non comprendiamo il linguaggio della croce e cerchiamo di allontanare quanto più è possibile questo mistero dalla nostra vita. San Paolo, invece, nella seconda lettura ci vuole far comprendere che la Croce «è potenza di Dio e sapienza di Dio» (1Cor 1,24).
Anche noi, come i Giudei, chiediamo dei segni, o, come i pagani, cerchiamo solo una sapienza umana; ma Gesù ci offre un solo segno: la sua Croce; e ci insegna una sola sapienza: quella che lo condusse a offrire la sua vita in sacrificio per noi. Il cristiano deve comprendere bene questa lezione e saper riconoscere nella croce che porta un dono che lo rende ancora più simile al nostro Maestro Divino.
Il brano del Vangelo di oggi deve essere compreso bene. Il gesto di Gesù non deve essere inteso come un atto di impazienza di fronte ai venditori di animali e ai cambiavalute. Dobbiamo infatti ricordare che il Tempio di Gerusalemme aveva dei locali che si utilizzavano appositamente per la vendita degli animali destinati al sacrificio, e per il cambio delle monete. Infatti, questi animali dovevano essere comprati con una moneta speciale, di qui la necessità dei cambiavalute.
Gesù non era contrario a questo culto esterno: Egli stesso si recava al Tempio per adempiere queste prescrizioni. Il vero significato del suo gesto è un richiamo all'interiorità. Se questa mancasse, la cerimonia esterna diverrebbe un gesto inutile, buono solo ad ingannare la coscienza, facendo credere di essere a posto con Dio, quando invece non lo si è.
La Quaresima è il tempo adatto per penetrare anche noi in questa interiorità, per scrollarci di dosso la nostra superficialità nel culto divino. Il nostro culto esteriore, le nostre preghiere, la penitenza e i digiuni devono essere un'espressione d'amore, altrimenti varranno ben poco. Queste pratiche dovranno essere accompagnate dalla misericordia verso il nostro prossimo. Se con la preghiera chiediamo, sarà sempre con la misericordia che otterremo. Le più grandi penitenze non serviranno a nulla se saremo dominati dalla durezza del cuore.
Comunque, il gesto di Gesù è di grande insegnamento anche per il rispetto esteriore che dobbiamo avere per la Casa di Dio. Per questo motivo valgono le severe parole di Gesù: «Non fate della casa del Padre mio un mercato!» (Gv 2,16). Anche noi rischiamo di rendere la chiesa non solo un mercato, ma addirittura un teatro e un luogo di divertimento, profanato spesso da mode indecenti e scandalose.
Gesù stesso, un giorno, si lamentò con santa Gemma Galgani in questo modo: «Il mio Cuore è sempre contristato, me ne rimango quasi sempre solo nelle chiese e se molti si radunano hanno ben altri motivi e devo soffrire di vedere la mia chiesa, la mia casa ridotta in un teatro di divertimento...». E, a santa Margherita Maria, così diceva: «Io ho una sete ardente d'essere onorato dagli uomini nel Santissimo Sacramento e non trovo quasi nessuno che, secondo il mio desiderio, si sforzi di dissetarmi, usando verso di me qualche contraccambio».
In questa Quaresima dobbiamo fare un proposito molto importante: quello di venire spesso in chiesa, non soltanto per la Messa domenicale, ma anche per delle brevi visite a Gesù Sacramentato. Il pensiero che Gesù rimane notte e giorno nelle nostre chiese, nei nostri tabernacoli, non ci deve lasciare indifferenti. Dobbiamo sentire il dovere di venire ad adorare Gesù, di metterci ai suoi piedi e di donargli un po' del nostro tempo. Sarà il tempo meglio speso, e il Signore ci ricolmerà delle sue benedizioni.
La prima lettura di oggi ci richiama, invece, alla fedeltà alla Legge di Dio, ovvero ai dieci Comandamenti. I dieci Comandamenti tracciano quello che deve essere il nostro cammino, il cammino di ogni uomo che vuole raggiungere la felicità non solo su questa terra, ma, soprattutto, in Paradiso. Solo dall'osservanza di questa legge potrà scaturire la vera gioia, una gioia che nessuno potrà toglierci. Ad un certo punto della sua vita, san Leonardo da Porto Maurizio così diceva: «Ho settantadue anni e non sono stato neppure un giorno triste». Questo lo poteva dire perché egli visse sempre nell'amicizia con Dio, nell'osservanza dei suoi Comandamenti. Così potremo dire anche noi se faremo di questa legge di vita la luce per il nostro cammino.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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