BastaBugie n�562 del 06 giugno 2018

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1 COSA DOVREBBE FARE IL NUOVO MINISTRO DELL'ISTRUZIONE
Il Corriere della Sera avanza dieci buone proposte (che il ministro Bussetti non accoglierà), ma che comunque non sono sufficienti per una vera inversione a U
Autore: Marco Lepore - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 IL CORAGGIO DI ANDARE CONTROCORRENTE (VIDEO IN ITALIANO DEL CARD. SARAH A CHARTRES)
A volte dovremo lottare contro il vento dominante, sopportare il disprezzo e le prese in giro del mondo, ma non siamo qui per compiacere il mondo
Fonte: Blog di Costanza Miriano
3 STUPRI IN ITALIA: L'INTOLLERABILE CENSURA SUGLI AUTORI STRANIERI
Stupro di gruppo a Roma, a Napoli gli islamici pregano in piazza del Plebiscito, apartheid delle donne sposate con musulmani... tutto questo avviene in Italia senza che nessuno dica nulla
Autore: Souad Sbai - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 LA FAVOLA DELL'USO RESPONSABILE DEL CELLULARE
Hanno inventato delle app contro la dipendenza da app... ma per non perderci troppo tempo non era meglio tenere spento il cellulare?
Autore: Caterina Giojelli - Fonte: Tempi
5 UNA CATECHISTA PUO' ANDARE A CONVIVERE?
Una lettrice ci chiede: ''Vorrei sposarmi, ma la mamma vuole che finisca l'università quindi, per non violare il 4° comandamento, scelgo la convivenza: faccio bene?''
Autore: Padre Angelo Bellon - Fonte: Amici Domenicani
6 IL CONTATORE MONDIALE DELL'ABORTO
Un sito registra gli aborti, ma chissà quante mamme hanno scelto all'ultimo momento di non abortire, come fecero quelle di Cristiano Ronaldo e Andrea Bocelli
Autore: Alba Mustela - Fonte: Notizie Provita
7 CROCIFISSO OBBLIGATORIO IN BAVIERA: TUTTI D'ACCORDO... ECCETTO IL CARDINAL MARX
Per i bavaresi è una doverosa affermazione dell'identità cristiana del Land, mentre per il cardinal Marx, presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, va tolto in nome del dialogo (VIDEO: Crocifisso in classe)
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi
8 IL FRIULI VENEZIA GIULIA DI FEDRIGA RECEDE DA RE.A.DY, LA RETE LGTB
Altre notizie dal mondo gay: Salvini non ha stoppato il ministro della famiglia Fontana, Avvenire sì alle veglie di preghiera contro l'omofobia e no a quelle di riparazione, campione di rugby chiama alla conversione i gay
Autore: Matteo Orlando - Fonte: Il Giornale
9 OMELIA X DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 3,20-35)
Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre
Fonte: Maranatha

1 - COSA DOVREBBE FARE IL NUOVO MINISTRO DELL'ISTRUZIONE
Il Corriere della Sera avanza dieci buone proposte (che il ministro Bussetti non accoglierà), ma che comunque non sono sufficienti per una vera inversione a U
Autore: Marco Lepore - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06-06-2018

Tra le mille emergenze che questo nuovo governo "di cambiamento" - il governo della "strana coppia" -  dovrà affrontare e, ci auguriamo, risolvere, ce n'è una che emerge più delle altre. Relativamente pochi se ne rendono conto, perché nella mentalità comune odierna le urgenze sembrano essere tutt'altro, ma si tratta di una questione davvero grave. Parliamo di scuola, o per essere più precisi, di educazione.
L'editoriale di Ernesto Galli della Loggia, pubblicato ieri sul Corriere della Sera, ne dà la misura esatta. È una lettera indirizzata con toni accorati al nuovo ministro Bussetti; una lettera che i più, soprattutto tra i progressisti e gli irriducibili novatori (quelli che parlano ogni due per tre di una scuola digitale 4.0 e "libera" da ogni dogma del passato) reputeranno retrograda, improntata ad un tradizionalismo becero che mal si concilia con "le magnifiche sorti e progressive" (internet, realtà virtuale, plurilinguismo, etc...) cui vogliamo che aspirino le nuove generazioni.

DIECI SEMPLICI PROPOSTE
Eppure, le dieci semplici proposte che Galli della Loggia propone di adottare, "perché esse darebbero subito l'idea che qualcosa sta veramente per cambiare nella scuola italiana", o quantomeno l'idea della "direzione verso cui la scuola italiana deve andare", sono a mio parere assolutamente condivisibili.
Ne citiamo alcune:
- reintroduzione in ogni aula scolastica della predella, in modo che la cattedra dove siede l'insegnante sia di poche decine di centimetri sopra il livello al quale siedono gli alunni;
- reintroduzione dell'obbligo per ogni classe di ogni ordine e grado di alzarsi in piedi in segno di rispetto (e di buona educazione) all'ingresso nell'aula del docente;
- divieto deciso nei confronti di tutte le «occupazioni» più o meno simboliche e delle relative autogestioni che ormai si celebrano da decenni come un tempo la «festa degli alberi»;
- divieto assoluto agli studenti (pena il sequestro) di portare non solo in classe ma pure all'interno della scuola lo smartphone;
e altre ancora, per le quali rimandiamo, per chi lo volesse, alla lettura integrale dell'articolo.
Appare evidente che si tratta di un ritorno al passato, a un pre-sessantotto, a quel tempo in cui la scuola era considerata ancora istituzione autorevole (talvolta quasi autoritaria) e gli insegnanti godevano di un certo prestigio sociale. Una scuola in cui, a giudicare dalle conoscenze acquisite e ancora vive nella memoria delle passate generazioni, si studiava davvero e si imparava davvero.
È realistico pensare di fare una inversione a U di tal fatta? Non lo so, ma a mio parere dobbiamo assolutamente provarci, perché la situazione della scuola sta sfuggendo di mano (disinteresse, assenteismo, bullismo, violenza verso i docenti, conflittualità generalizzata, etc...) e, se non ci si muove rapidamente, le conseguenze saranno danni incalcolabili per diverse generazioni.

NON BASTA
Mi permetto, però, di suggerire altri due-tre questioni, tra cui si trovano anche le condizioni di fondo senza delle quali gli altri punti, oggi, sarebbero irrealizzabili.
Il primo punto è la ripulitura da tutte quelle pseudo-educazioni che non hanno nulla a che fare con la mission della scuola ma che l'hanno abbondantemente deteriorata negli ultimi decenni: educazione alla salute; educazione alla legalità; educazione sessuale; educazione all'ambiente; educazione finanziaria; educazione alla parità di genere (paravento per l'introduzione di quella devastante e ripugnante ideologia gender che rischia di rovinare intere generazioni di bambini e adolescenti), e chi più ne ha più ne metta.
La scuola deve tornare al suo compito "semplice" e originario: far crescere la persona attraverso lo studio delle discipline scolastiche, che sono il patrimonio di conoscenza e di scoperta della realtà che le passate generazioni ci hanno trasmesso. Se si fa davvero bene questo, se la persona cresce e si sviluppa integralmente –nella collaborazione con le altre agenzie educative, tra cui in primis la famiglia- tutto il resto verrà da sé. Basterebbe, per esempio, uno studio serio, approfondito e ben guidato della Divina Commedia per imparare cosa vuol dire il rispetto della persona, la cura della propria e altrui sessualità, la gestione dei beni terreni, l'attenzione al proprio e all'altrui destino...
Ci sono, inoltre, un paio di punti preliminari. Se è vero che la scuola ha bisogno di tornare "al passato", come propone Galli della Loggia, è anche vero che tutto questo non potrà realizzarsi se non si attuano quelle condizioni previe per cui gli insegnanti possano riappropriarsi del gusto e dell'autorevolezza che permette di essere testimoni credibili di fronte ai giovani, e alle famiglie di collaborare davvero con la scuola, non da controparte come accade oggi (fino allo scontro fisico...), ma come vero partner educativo.
Autonomia e parità: ecco cosa serve oggi, a monte delle proposte di Galli della Loggia. Non so perché se ne sia dimenticato, forse non fanno parte del suo patrimonio culturale, ma voglio dirgli che senza questo passo avanti non si potrà nemmeno tornare indietro.
Non lo si potrà fare perché la scuola continuerà ad essere territorio indifeso per le scorribande sindacali e per la burocrazia, che hanno demotivato gli insegnanti sino allo sfinimento, quando non li hanno trasformati in asettici e solerti funzionari dell'amministrazione periferica dello Stato, intoccabili qualsiasi cosa facciano (o non facciano...).
Non lo si potrà fare perché senza una vera libertà di scelta educativa, le famiglie continueranno a essere costrette a mandare i figli in scuole che non hanno scelto, senza condividerne idealità e metodi educativi, dovendo sottostare ai diktat di un ministero che organizza e gestisce dall'alto l'educazione delle giovani generazioni, cambiando rotta, tra l'altro, ad ogni cambio di governo (cosa che nel nostro paese accade frequentemente...). Oppure costrette a pagare due volte (con le tasse e con la retta) per la frequenza di scuole paritarie con le quali possono davvero condividere il cammino educativo dei propri figli.
Condividiamo allora, in conclusione, l'invito al Ministro Bussetti espresso nell'editoriale del Corriere: "Gentile signor ministro, lei si trova oggi alla testa di un dicastero importante nel quadro di un governo che ama definirsi del «cambiamento»... E allora coraggio, cambi! Cambi subito almeno qualche piccola cosa: che poi, dia retta, piccola non sarebbe proprio per nulla".
Soprattutto, se, aggiungiamo noi, si tratta di autonomia e parità. Buona fortuna, signor Ministro.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06-06-2018

2 - IL CORAGGIO DI ANDARE CONTROCORRENTE (VIDEO IN ITALIANO DEL CARD. SARAH A CHARTRES)
A volte dovremo lottare contro il vento dominante, sopportare il disprezzo e le prese in giro del mondo, ma non siamo qui per compiacere il mondo
Fonte Blog di Costanza Miriano, 28 maggio 2018

Si è concluso il 36° pellegrinaggio di Pentecoste organizzato dall'associazione laicale Notre-Dame de Chrétienté. Un appuntamento annuale che prevede tre giorni di cammino, un percorso di 100 km, dalla cattedrale Notre-Dame di Parigi a quella di Chartres. Più di 10mila pellegrini sono partiti alla Vigilia di Pentecoste per concludere il loro pellegrinaggio lunedì 21 maggio con un'Eucaristia celebrata nella Forma Straordinaria del Rito Romano.
Una partecipazione straordinaria secondo gli organizzatori che parlano di un incremento di 10% rispetto allo scorso anno e di una età media in continuo calo assestata attorno ai 21 anni.
La solenne celebrazione è stata presieduta dal cardinale guineano Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e ha visto la partecipazione straordinaria di circa 15mila pellegrini, provenienti da tutto il Paese e dall'estero, molti dei quali costretti ad accamparsi fuori dalla cattedrale. Numerosi i sacerdoti, i religiosi e le religiose. Moltissimi i giovani e intere famiglie con bambini. La processione è stata affidata alla protezione di San Giuseppe, "padre, sposo e servitore". In processione anche la teca con una straordinaria reliquia: il cuore di San Pio da Pietrelcina.

L'OMELIA DEL CARDINAL SARAH
L'omelia del cardinale ha preso le mosse dal Vangelo di Giovanni proclamato durante la liturgia (Gv. 3,16-21). A partire da questo testo, ed in particolare dal versetto 19 («La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce») il cardinale Sarah ha affrontato diversi temi come la scelta radicale per Dio e la secolarizzazione dell'Occidente che ha rifiutato la Luce.

AI SACERDOTI
Il card. Sarah si è rivolto ai sacerdoti parlando dell'importanza dell'Eucaristia - celebrata nel silenzio e nel raccoglimento - come fulcro del ministero presbiterale. Parlando del celibato e dell'idea di ammettere al sacerdozio uomini sposati, il cardinale ha denunciato la tentazione di creare «un sacerdozio a misura umana» promuovendo una pratica che violerebbe la tradizione apostolica.

AI GENITORI
Ai genitori ha ricordato il fondamentale ruolo di educare i propri figli alla Luce di Cristo, sapendo che sarà necessario «lottare contro il vento dominante»; a loro ha anche parlato del «ruolo profetico» affidatogli dall'enciclica Humanae Vitae di Paolo VI: quello di essere «guardiani intelligenti dell'ordine naturale».

AI GIOVANI
Il cardinale si è rivolto in modo particolare ai giovani - accorsi numerosi all'evento - invitandoli ad avere il coraggio di rinunciare al mondo, di andare controcorrente, senza paura scegliendo la Luce di Dio che non delude mai («Gesù vi darà tutto! [...] non perderete nulla, guadagnerete l'unica gioia che non delude mai»). Ai giovani ha chiesto di opporsi alle leggi "contro natura" e "contro la vita" e ha rivolto, infine, un particolare appello a rispondere alla chiamata di Dio, rinunciando a tutto per seguire radicalmente Lui, scegliendo la strada del sacerdozio o della vita consacrata.

Nota di BastaBugie: ecco il video doppiato in italiano della stupenda omelia del cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto Divino, pronunciata nella cattedrale di Chartres il 21 maggio 2018 (traduzione a cura di Miguel Cuartero Samperi).


https://www.youtube.com/watch?v=OhnfuK4gqOw

Fonte: Blog di Costanza Miriano, 28 maggio 2018

3 - STUPRI IN ITALIA: L'INTOLLERABILE CENSURA SUGLI AUTORI STRANIERI
Stupro di gruppo a Roma, a Napoli gli islamici pregano in piazza del Plebiscito, apartheid delle donne sposate con musulmani... tutto questo avviene in Italia senza che nessuno dica nulla
Autore: Souad Sbai - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22-05-2018

Commentare uno stupro di gruppo, cercare di capire i come e i perché di un crimine abominevole è ormai divenuto esercizio sterile. Si badi bene: non perché non ci sia più interesse nell'approfondire una dinamica di questo tipo, bensì perché a forza di tagliare via elementi indispensabili si finisce per farla diventare un qualcosa di asettico. Che è la peggiore giustificazione si possa porre dinnanzi a fatti come uno stupro di gruppo.
È di questi giorni la cronaca e il racconto della violenza perpetrata da quattro stranieri, pare di nazionalità bengalese, ai danni di una donna italo-eritrea, 'rea' solamente di aspettare un autobus di notte in una zona 'difficile' di Roma. Gettata con la forza, sotto la minaccia di un coltello, in un'auto da due balordi ubriachi, che l'hanno poi portata in una discarica sotto un cavalcavia nei pressi di Guidonia. E qui la brutale violenza, con le parole di questa donna che risuonano come una infinita sventagliata di mitragliatrice sulle indicazioni di non dire mai, nelle cronache, la nazionalità di chi compie atti delittuosi perché altrimenti si rischia di discriminare.

BUONISMO DI FACCIATA
Beh certo, perché in casi come questo - nel quale per fortuna i colleghi che hanno trattato da subito la vicenda hanno detto chiaramente trattarsi di quattro stranieri probabilmente bengalesi, la prima preoccupazione è quella di non discriminare: mentre una donna che viene brutalizzata, abusata, picchiata, minacciata, gettata in una discarica come se fosse un rifiuto dopo l'uso, non è una preoccupazione prioritaria. Ma del resto anche di questo si nutre un certo buonismo di facciata, quel salottiero lassez faire capace di far ingoiare qualsiasi cosa ad una società così lobotomizzata da non rendersene nemmeno conto. Di questo e di mille altre follie criminogene si nutre il modello di integrazione voluto e cresciuto da elite politico-economiche per le quali non importa se uno straniero delinque e viola il patto sociale sulla base del quale viene accolto: no, a questi signori basta che lavori per la metà della metà di un italiano e dunque finchè va bene che sia sfruttabile. Poi quel che combina di notte o quando è in casa non interessa.

GUAI A DIRLO
Anzi, guai a dirlo perché se si viene a sapere e si sottolinea che chi entra in Italia dovrebbe rispettare due volte in più le regole perché ospite, chissà magari succede che qualcuno la prende male. E diventa populista, xenofobo e razzista. Del resto si permette che migliaia di persone si indottrinino in moschee fai da te realizzate nei garage o nelle palestre, per poi odiare l'Italia che li ha accolti. Si permette che fiumi di denaro incontrollati entrino nel nostro Paese ad andare a foraggiare i centri di violenza.
In nome del politicamente corretto, che si traduce poi in economicamente obbligatorio, va bene tutto, e anzi il silenzio è d'oro: perché per le vittime non si può dire che oltre dei loro aggressori sono vittime anche di chi li coccola. Non si può dire che la società italiana è a rischio sfaldamento perché se dici la verità su una donna violata in un modo così osceno diventi automaticamente un nemico di quelli 'buoni per definizione'. E le vittime diventano quasi scomode, quasi che non avrebbero dovuto raccontare. Quasi che non dovrebbero nemmeno esistere.

Nota di BastaBugie: Lorenza Formicola nell'articolo sottostante dal titolo "Islam, la segregazione degli occidentali a casa loro" rivela che a Napoli gli islamici pregano in piazza del Plebiscito, occupando tutti gli spazi e senza che nessuno dica nulla. Intanto emergono le drammatiche storie di ordinaria violenza sulle donne che mostrano un apartheid islamico: la segregazione degli occidentali a casa loro. In nome di Allah e della sharia'h vengono violati i diritti umani.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 21 maggio 2018:
A Napoli gli immigrati marcano il territorio. Venerdì, dopo aver marciato per le strade della città per chiedere "rispetto per i loro diritti, umani e civili", hanno deciso di occupare piazza Plebiscito per pregare. Si sono levati le scarpe e dando le spalle alla chiesa di san Francesco di Paola, hanno manifestato la loro presenza nella città di Napoli, e in Italia, per celebrare il primo venerdì di Ramadan. E hanno pensato bene di farlo nella piazza che è tra i luoghi storici per eccellenza della capitale del Regno delle Due Sicilie. Rinomata in tutto il mondo, meta di turismo di una delle città simbolo della cristianità, oggi anche teatro di preghiere islamiche.
Ma è un po' tutta l'Italia testimone ferita e inerte di "tempi che cambiano", come piace dire a quelli che piacciono. E lo è soprattutto nel fine settimana appena trascorso che ci ha lasciato piccoli segnali d'allarme.
A Padova, nel comune di Fontaniva, per esempio, accade che nel decennio della cultura del dialogo, dei ponti di comprensione e di amore, una donna sia vittima di violenza feroce per essersi rifiutata di convivere con la seconda moglie di lui. Lui è Mohamed Abla, cinquantacinquenne islamico d'Algeria, residente in Italia, e massacra di botte lei, la prima moglie che non vuole firmare quel contratto che la costringerebbe ad accettare il secondo matrimonio del coniuge e tutta la serie di imposizioni dell'islam.
La donna, riportata con la forza e la complicità della famiglia in Algeria, costretta a vivere in un garage, veniva picchiata fino a ricoveri in ospedale per questa ribellione. Mohamed doveva pur avere tutto il diritto di risposarsi ancora e ancora, e di tenerle tutte sotto lo stesso tetto. E' per questo che non poteva accettare tanta sfacciataggine nel sottrarsi, e quindi poteva anche capitare che urinasse addosso alla ribelle.
"Mohamed Abla era molto bravo a picchiarla in posti nascosti dagli abiti, in modo che la gente non vedesse", ha sostenuto il pubblico ministero in tribunale in questi giorni nel chiedere la condanna a due anni di reclusione.
Quasi contemporaneamente alla sentenza arriva la notizia di Farah, una diciottenne che vive a Verona e va al liceo. Quest'anno si è innamorata di un giovane italiano e nelle scorse settimane ha scoperto di essere incinta. Incinta di un italiano. E' allora che i genitori l'hanno portata in Pakistan e costretta ad abortire. Inammissibile che la ragazza dal ventre puro - il Pakistan è il "paese dei puri" - desse alla luce un bambino figlio di un "infedele".
Sono state le sue compagne di classe a denunciare la macabra storia di un multiculturalismo che non cerca integrazione. Farah, come Sana, è la figlia di una segregazione culturale fatta di sangue, botte, omicidi d'onore, matrimoni forzati, d'islam, di sottomissione.
Di chi è il corpo delle donne islamiche? Verrebbe da chiedere a qualche femminista che nel rispondere, però, dovrebbe piegarsi ad una strana contraddizione in termini.
Del resto non si è mai vista una marcia per le donne vittime degli stupri di massa musulmani. Chi ha lanciato un hashtag per la signora di quarantaquattro anni che nei giorni scorsi ha vissuto la sua notte d'inferno a Roma? "Tranquilla siamo Bangladesh, siamo bravi noi", le hanno detto dei loschi individui, a bordo di una Panda messa male, per cercare di farla salire a bordo, "con le buone", sotto un cavalcavia dell'autostrada del Sole.
Il rifiuto ovvio della donna, e poi in un amen, un calcio ed era dentro l'auto con un coltello alla gola. "Quella bestia mi mordeva le labbra, il volto, le braccia, dietro le spalle, sulle gambe, sembrava un leone famelico, puzzava di birra; io vomitavo, ma a lui non importava, bestemmiava, mi diceva: Vomita pure, tanto t'ammazzo. Mi metteva in mano un telefono per illuminare la scena, con un altro filmava lo stupro, lo metto su Facebook, rideva e io vomitavo ancora", ha raccontato alla stampa. Erano in quattro, tre la tenevano ferma mentre l'ultimo era la belva feroce sulla preda.
"Sai quante ne abbiamo ammazzate", le hanno detto quando ha provato a ribellarsi una volta fatta scendere dall'auto a Guidonia. "Gli stranieri" come piace definirli così, genericamente, alle agenzie, l'hanno seviziata e poi abbandonata nel buio. Ma almeno le hanno lasciato il cellulare.
Le storie drammatiche di questo fine settimana italiano sono le storie che quotidianamente si inseguono sulla stampa internazionale, e che adesso si stanno imponendo sempre di più nei nostri quartieri. Oggi, l'Italia sta imparando a conoscere sempre più da vicino l'islam grazie all'immigrazione incontrollata.
E l'islam ci sta insegnando che il multiculturalismo esiste, nel senso che sta nascendo, ed è la cronaca a dircelo, un apartheid islamico: la segregazione degli occidentali a casa loro.
In nome di Allah e della sharia'h vengono violati i diritti umani. E le accuse di razzismo che è costretto a subire chi osa denunciare, non sono che una manifestazione isterica rispetto alla realtà.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22-05-2018

4 - LA FAVOLA DELL'USO RESPONSABILE DEL CELLULARE
Hanno inventato delle app contro la dipendenza da app... ma per non perderci troppo tempo non era meglio tenere spento il cellulare?
Autore: Caterina Giojelli - Fonte: Tempi, 5 giugno 2018

Apple contro la dipendenza da iPhone. Un po' come la Philip Morris che vuole trasformare la Giornata mondiale senza tabacco in una Giornata mondiale senza fumo (leggi: promuovere i suoi nuovissimi prodotti a tabacco riscaldato come alternativa alla sigaretta tradizionale).
Ieri è iniziata la Worldwide Developers Conference di Apple a San Jose e stando a Bloomberg, ripreso dall'Ansa, una delle novità presentate sarà proprio questa: al prossimo aggiornamento del sistema operativo di iPhone e iPad, iOS 12, la compagnia di Cupertino renderà disponibili una serie di strumenti per monitorare ore e minuti passati a usare lo smartphone e le sue applicazioni.
Capirai la novità, i contatempo esistono già da tempo, ma questa volta c'è di più, c'è il gagliardetto dell'«uso responsabile» della tecnologia: anche Google ha annunciato che il suo prossimo sistema operativo per smartphone e tablet avrà uno strumento di gestione del tempo e Instagram introdurrà il suo cronometro.
Tutti tranquilli? Manco per niente.

GUARDA QUANTO SEI PIRLA
Non c'è fine alla noiosissima morale della favola dell'uso responsabile, né all'approvvigionamento di risorse utili ai professionisti del controllo, la prima, la più preziosa, la più fruttuosa, ricordiamolo, è sempre l'entusiastica partecipazione e collaborazione degli stessi controllati.
Massima trasparenza, minimo sforzo: del resto, ora che c'è un app per tutto - anche per calcolare il rimbambimento di un popolo di utenti che ha già detto tutto di sé contando like, passi, calorie, battiti, dibattiti, ovulazione, stelle Michelin, e per scoprire quanto tempo ha sprecato per farlo -, ci sono già anche le misure per il rehab. Basta solo volerlo. Se non fosse tragico, ci sarebbe da ridere: dopo la privacy, la coscienza scientifica punta a colonizzare quel che resta dell'esperienza umana - il tempo, anche quello perso - per disciplinarlo e renderlo sempre più perfettamente "contenuto tecnologico", misurabile e quindi controllabile, ma non potremmo limitarci a riassumere il tutto in un alert "guarda quanto sei pirla"?

LE APP PER DISINTOSSICARCI DALLE APP
E invece no, invece esistono app per disintossicarci dalle app, il Corriere ne ha proposta una carrellata qualche giorno fa e così scopriamo che oltre ai classici silenziatori di notifiche temporanei, esiste anche Forest, gratuita per iOS e Android: "Pianta un albero e torna a lavorare", perché ogni minuto trascorso in astensione dal cellulare contribuisce alla crescita di una "foresta virtuale" (sic!).
Esiste BlackOut, la punti come una sveglia e per 4 ore il cellulare sta in stato vegetativo, ed esiste Digital Detox Challenge: dal livello easy al livello gran master, gli atleti della disintossicazione dovranno pagare fio (qualche centesimo di euro) ogni volta che sgarrano e cedono al collegamento.
E poi c'è Social Fever, un persuasore di azioni reali per contrastare quelle virtuali: «Possiamo scegliere tra una camminata, l'ascolto di musica, la lettura o altre attività. Questi momenti vengono monitorati e a fine giornata l'app ci dice quanto tempo abbiamo speso "bene" e quanto sui vari social o sulle mail di lavoro».
O Space, che con una ambientazione extraterrestre dovrebbe distrarci dalle notifiche dei social e che permette di creare "una famiglia spaziale" per condividere i propri risultati di astinenza con amici e parenti.
E c'è Noisli, che seleziona motivetti colorati, sonori e rilassanti che dovrebbero farci dimenticare di avere lo smartphone che riproduce gli stessi motivetti a portata di mano.
E così anche il tempo dei perditempo ottimizzato e domato dalla coscienza scientifica svapora al sole della tecnologia come tabacco in una sigaretta elettronica.

DOSSIER "CELLULARE? NO, GRAZIE!"
L'illusione di essere connessi

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Fonte: Tempi, 5 giugno 2018

5 - UNA CATECHISTA PUO' ANDARE A CONVIVERE?
Una lettrice ci chiede: ''Vorrei sposarmi, ma la mamma vuole che finisca l'università quindi, per non violare il 4° comandamento, scelgo la convivenza: faccio bene?''
Autore: Padre Angelo Bellon - Fonte: Amici Domenicani, 22.10.2017

Caro Padre Angelo,
le scrivo perché ho un grande dubbio, ho trovato per caso la sua pagina e mi è sembrato un modo per trovare una risposta.
A dicembre andrò a convivere con il mio fidanzato, ci amiamo da due anni e vorremmo tanto poterci sposare ma purtroppo per problemi economici e perché mia madre vuole prima che io termini l'università non possiamo. Cosa implicherebbe ciò? Io sono una catechista presso la mia parrocchia da diversi anni, vivo questo ruolo come un dono perché credo fermamente ma nonostante ciò ora mi trovo in questa situazione di incertezza. Potrò continuare ad essere catechista? Non infrangerei comunque il quarto comandamento andando contro il volere di mia mamma? Grazie.

RISPOSTA DEL SACERDOTE
Carissima,
ti esorto a non compiere il passo che hai intenzione di fare: quello di andare a convivere.
È vero che per te è come se fosse un matrimonio perché per ora non ti sposi solo perché non sei ancora laureata.
Ma intanto la convivenza non è matrimonio.
Il matrimonio è donazione totale e irrevocabile, sancita da Dio stesso e accompagnata con la sua benedizione, che è un'effusione straordinaria di doni.
Ci sono circostanze che ti chiedono di attendere il momento del matrimonio: la richiesta di tua madre di finire gli studi e di laurearti. Mi pare una richiesta ragionevole.
Ma di fronte a questa richiesta ragionevole perché non mostrare altrettanta ragionevolezza nell'imparare ad attendere?
Il fidanzamento è fatto anche per questo: per imparare ad attendere.
Nella vita matrimoniale tante volte dovrai mettere in atto questa capacità, che non si improvvisa, ma va edificata con tante rinunce a se stessi, all'amor proprio e anche al peccato.
Ma adesso entriamo direttamente nella realtà della convivenza che non è semplicemente lo stare insieme. Quanti studenti sono coinquilini ma non sono conviventi. La convivenza è basata sull'esperienza sessuale.
Ora l'esperienza sessuale prima del matrimonio è sbagliata per un duplice motivo.
Primo, perché quel gesto di per sé manifesta una donazione totale e irrevocabile.
Ma i due sanno di non essersi ancora donati totalmente e irrevocabilmente. Sanno di essere liberi di tornare indietro, come vogliono e quando vogliono.
Secondo, perché in genere l'esperienza sessuale viene fatta mediante contraccezione. E questo manifesta ulteriormente la falsità del gesto perché proprio là dove si dice che ci si dona totalmente, di fatto ci si rifiuta di donarsi in totalità.
Infatti si rifiuta di donare la propria capacità diventare padre e madre proprio mentre la si suscita.
Per questo in termini più corretti la convivenza non è solo sbagliata, ma è peccato, e cioè è offensiva di Dio perché rifiuta di conformarsi al suo disegno santo sulla sessualità e sull'amore umano.
Leggendo la tua mail sono rimasto colpito dalla domanda che ti fai: "Non infrangerei comunque il quarto comandamento andando contro il volere di mia mamma?".
Mentre non ti fai scrupolo alcuno di andare contro il volere di Dio, che in questo caso di fatto viene estromesso dalla tua vita affettiva.
Dio non è il punto di partenza dell'amore per il tuo ragazzo, non è il respiro santo e puro del tuo affetto, non è il punto di arrivo, e cioè non approda ad un'unione sempre più forte con Lui, causa, respiro e fine della tua vita e del tuo affetto.
Ma c'è dell'altro in questa tua decisione di andare a convivere.
Senza dubbio se la verginità e la castità fossero stati la caratteristica del tuo fidanzamento non decideresti di andare a convivere. Si tratta di valori troppo preziosi per disperderli. Da te stessa sentiresti che non puoi rinunciarvi.
Sicché come è stato detto da qualcuno, quando due giovani decidono di andare a convivere è ormai troppo tardi per raccomandare loro verginità e la castità.
Allora la mia indicazione è questa: non andare in nessun modo a convivere, ma decidi di vivere in maniera casta cercando di ricuperare moralmente quello che finora hai perso.
Solo così prepari fondamenta solide al tuo matrimonio.
A questo proposito ricordo un giovane che si è sposato qualche anno fa.
Prima del fidanzamento e nel fidanzamento - sebbene non convivesse - è vissuto con impurità di vario genere anche con la sua ragazza. Ma da quando ha cominciato a confessarsi ha iniziato un periodo di castità.
Ebbene, nella confessione fatta prima del matrimonio mi ha detto che il tempo vissuto in castità è stato il più bello di tutto il suo fidanzamento.
C'è un'ultima cosa che voglio dire: sei catechista. Ad un catechista, prima ancora di quello che insegna, si richiede la testimonianza di vita cristiana.
Ora con la convivenza tutto quello che hai insegnato viene contraddetto dal tuo comportamento, soprattutto se avessi preparato i ragazzi alla Cresima.
Puoi dire, insieme con san Paolo "siate miei imitatori come io lo sono di Cristo" (1 Cor 11,1)?
Ma prima ancora della convivenza, c'è il tuo fidanzamento che non è ben vissuto né è stato caratterizzato dalla confessione frequente.
Perché se ti fossi confessata regolarmente la convivenza non ti sarebbe neanche passata per la mente.
Anzi, il vivere cristianamente e castamente sarebbe stato uno degli obiettivi principali di questo tuo periodo di vita.
Adesso con la convivenza viene svelata una contraddizione della tua vita cristiana.
Tanti si domanderanno: ma come faceva a fare la catechista se viveva così, se programmava così il suo futuro, se faceva la Santa Comunione in quella condizione, se non si confessava...
Perché - ripeto - se ti fossi confessata in maniera regolare e frequente senza dubbio sarebbe venuto fuori il problema di come si possa essere catechisti e non ci si confessi, di come essere catechisti e non si viva castamente. Anzi, di programmare la convivenza.
Mi metto per un attimo nelle mani del parroco. Si domanderà: ma chi ho messo a insegnare la vita cristiana ai bambini e ai ragazzi!
Altro che pensare a farti continuare l'esperienza di catechista!
In conclusione, secondo me questo è il momento in cui devi raddrizzare dalle fondamenta la tua vita cristiana con la castità, con la confessione regolare e frequente, con la Santa Comunione fatta in grazia di Dio, con la preghiera...
Non solo, ma è anche il momento in cui sei chiamata a raddrizzare dalle fondamenta il tuo fidanzamento se vuoi dargli solidità e se vuoi dare solidità al tuo matrimonio.
Perché rimane sempre vero quanto attesta la sacra Scrittura quando dice: "Se il Signore non costruisce la casa invano si affatica il costruttore" (Sal 127,1).
Se metti da parte il Signore e la sua legge di santità, costruisci invano.
Ti accompagno con la mia preghiera per scongiurare il passo che hai deciso di fare e ti benedico.

Nota di BastaBugie: ecco il link a due precedenti articoli con le risposte di Padre Angelo da noi pubblicati. Entrambi hanno riscosso particolare interesse da parte dei nostri lettori.

CHE FARE SE IL MIO RAGAZZO MI PROPONE LA CONVIVENZA?
Lui dice che è per rendere più sicuro il nostro amore, ma...
di Padre Angelo
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4469

I BAMBINI A MESSA? SOLO SE SANNO STARE IN SILENZIO
Prima dell'età del catechismo, spesso è inutile portare i bambini alla Messa: a loro non serve e distrae sia i genitori che gli altri (un conto è venire in chiesa, un altro è partecipare alla Messa)
di Padre Angelo
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4206

Fonte: Amici Domenicani, 22.10.2017

6 - IL CONTATORE MONDIALE DELL'ABORTO
Un sito registra gli aborti, ma chissà quante mamme hanno scelto all'ultimo momento di non abortire, come fecero quelle di Cristiano Ronaldo e Andrea Bocelli
Autore: Alba Mustela - Fonte: Notizie Provita, 13/01/2018

Lo screenshot che vedete qui sopra è stato scattato il 12 gennaio alle 8:20 circa. Indicava il numero di bambini uccisi dall'aborto nel mondo dal 1 gennaio, a mezzanotte, fino a quel momento.
Linkatevi, ora che leggete, al sito Worldometers e guardate a che numero siamo arrivati. E guardate con che velocità il contatore continua a girare: una vita spezzata per ogni numero che passa sul vostro schermo. [guarda il contatore di Worldometers, clicca qui, N.d.BB]
I dati sull'aborto visualizzati sul contatore Worldometers - dice il testo inglese - si basano sulle ultime statistiche mondiali sull'aborto pubblicate dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS).

40-50 MILIONI DI ABORTI OGNI ANNO
Secondo l'OMS, ogni anno nel mondo ci sono circa 40-50 milioni di aborti. Ciò corrisponde a circa 125.000 al giorno.
L'aborto rimane la causa numero 1 di morte negli Stati Uniti, specialmente nella comunità nera. A livello internazionale, Cina e India hanno i più alti numeri di morti per aborto nel mondo. Lì spesso l'aborto è anche un abuso nei confronti delle donne che sono spesso costrette ad abortire soprattutto se incinte di bambine, femmine.
Ma non importa quali siano le circostanze che causano questi morti: si tratta di bambini, esseri umani unici, irripetibili, preziosi, che meritavano di vivere. Sono bambini a cui è stata negata la possibilità di crescere e vivere, di sognare, frequentare la scuola, trovare l'amore della propria vita e di lasciare il loro ricordo nel mondo. Sono bambini che potevano diventare Cristiano Ronaldo, o Simone Biles, o Andrea Bocelli [leggi: CONSIGLIARONO ALLA MAMMA DI BOCELLI DI ABORTIRE PERCHE' SAREBBE NATO DISABILE MA LEI NON LO FECE, clicca qui, N.d.BB], o anche solo persone "qualsiasi", che però a loro volta potevano mettere al mondo figli e nipoti e pronipoti...

ITALIA: 232 ABORTI AL GIORNO
In Italia, secondo gli ultimi dati ISTAT e la relazione del ministero della salute (presentata a dicembre con 10 mesi di ritardo) c'è chi esulta perché "solo" 60.000 figli di mamme italiane sono morti per l'aborto (i figli degli stranieri - evidentemente -  non contano. Allora perché tutta questa ansia per concedere loro lo ius soli?) .
Il numero totale di aborti eseguiti nel 2016 (dati più recenti) è stato di 84.874, in calo rispetto agli anni precedenti. Comunque si tratta di 232 bambini morti al giorno, in media. Quasi 10 bambini ogni ora, circa un bambino ogni 5 minuti.
Ma in realtà - purtroppo - nessuno sa esattamente quanti bambini rimangono vittime dell'aborto ogni anno in Italia e in tutto il mondo: quel contatore indica dati OMS che coincidono sostanzialmente con quelli del Guttmacher Institute, l'ente per la ricerca affiliato alla Planned Parenthood, che secondo alcuni sono dati del tutto inaffidabili.
E sono dati che non tengono conto dei criptoaborti (aborti causati dalla cosiddetta contraccezione d'emergenza e dai metodi contraccettivi abortivi. Pensate che la vendita di ellaOne è aumentata del 763%, secondo i dati presenti nella Relazione) e non tengono conto degli aborti in pillole (col Cytotec) che non vengono riportati (come tutti gli altri aborti clandestini). Lo spiega anche Ognibene su Avvenire che sottolinea come - oltretutto - gli aborti in meno, rispetto ai dati precedenti non sono coincisi con dei nati in più: la questione demografica resta gravissima.
A dirla tutta, poi, anche i bambini allo stato embrionale che muoiono per la fecondazione artificiale andrebbero ricordati nel conteggio triste di questa strage di innocenti...
In ogni caso, anche così com'è, il contatore Worldometer è inquietante da guardare: ci fa sentire impotenti? Non lo possiamo fermare? Forse, a livello mondiale, davvero non abbiamo neanche il potere di rallentarlo. Ma non possiamo far finta di niente. E allora mi chiedo: "E io cosa ho fatto, che cosa faccio, per contrastare questa ecatombe di innocenti?"

Nota di BastaBugie: nell'articolo sottostante dal titolo "La mamma di Cristiano Ronaldo ammette che ha tentato di abortire" parla della mamma del Pallone d'Oro.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su Notizie Provita il 20/07/2014:
"All'epoca avevo già 30 anni e tre figli, non mi sembrava il caso di affrontare un nuovo parto e di allargare la famiglia così mi rivolsi a un dottore, che però mi rifiutò l'intervento." Questo quanto dichiarato dalla madre di Cristiano Ronaldo nel suo libro "Madre coraggio".
La donna ha deciso di inserire questo passaggio molto delicato della sua vita spiegando come, avendo altri tre figli ed un marito disoccupato per i suoi problemi dovuti all'alcool, decise di recarsi in una clinica per abortire.
Quando il medico le negò l'intervento, cercò di porre fine alla vita del piccolo Cristiano Ronaldo seguendo un consiglio di un'amica: iniziò a bere birra scura calda. Cosa che, com'è ovvio, non sortì alcun effetto.
"Se la volontà di Dio è che questo bimbo nasca, così sia" alla fine si arrese la donna ed il 5 febbraio del 1985 nacque il Pallone d'Oro.
Cristiano Ronaldo cerca di affrontare la notizia senza far pesare alla madre il doloroso ricordo: "Visto mamma, tu volevi abortire e adesso sono io che tengo i cordoni della borsa in casa", le avrebbe risposto.

Fonte: Notizie Provita, 13/01/2018

7 - CROCIFISSO OBBLIGATORIO IN BAVIERA: TUTTI D'ACCORDO... ECCETTO IL CARDINAL MARX
Per i bavaresi è una doverosa affermazione dell'identità cristiana del Land, mentre per il cardinal Marx, presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, va tolto in nome del dialogo (VIDEO: Crocifisso in classe)
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi, 31 maggio 2018

«La separazione tra Stato e Chiesa in Germania è un fatto, ma il crocifisso riguarda più la cultura che la religione». Il sindaco di Deggendorf non ha avuto problemi a mettersi in regola con il provvedimento approvato di recente dal presidente della Baviera, Markus Söder, che rende obbligatoria da giugno l'esposizione del crocifisso in tutti gli uffici pubblici del Land. E anche se la decisione è stata molto criticata dai giornali tedeschi e internazionali come un attacco alla laicità dello Stato, nessuno in Baviera sembra sentirsi sotto attacco.
Söder, protestante, è accusato di avere come obiettivo quello di rubare voti al partito di destra AfD, che minaccia la leadership dell'Unione sociale cristiana (Csu) alle elezioni di ottobre. La Baviera, che ha dato i natali al papa emerito Benedetto XVI, è da sempre una terra orgogliosamente cristiana e il presidente del Land ha giustificato il provvedimento con la volontà di rimarcare l'identità della sua regione: «La croce è parte fondamentale dello stile di vita bavarese».
Dal punto di vista strettamente legale il provvedimento è inoppugnabile, visto che nel 2011 anche la Corte europea dei diritti umani ha stabilito che il crocifisso è «un simbolo passivo», non una «forma di indottrinamento», e che quindi i paesi europei, in accordo con la loro storia e tradizione, possono liberamente scegliere se esporlo o meno. E la Baviera ha deciso di esporlo.
Come dimostrato dai sondaggi, il 56% della popolazione regionale è favorevole all'iniziativa e secondo Hans Reichart, segretario di Stato bavarese, il motivo è semplice: «La croce ci dà forza e sicurezza. La gente è turbata dalla globalizzazione ed è alla ricerca di punti fermi: il crocifisso è uno di questi», dichiara al New York Times. Il quotidiano americano ricorda anche come perfino i nazisti, che cercarono nel 1941 di togliere i crocifissi dalle scuole bavaresi, dovettero rinunciare dopo l'insurrezione della popolazione locale.

Nota di BastaBugie: Rino Cammilleri nell'articolo sottostante dal titolo "Crocifisso in Baviera, se la Chiesa sceglie la non identità" spiega perché è sbagliato che oggi nella Chiesa vada di moda la «tolleranza» e non l'«identità». Infatti la «tolleranza» è un lusso dei tempi tranquilli, mentre l'«identità» fa comodo in tempi turbolenti.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 4 giugno 2018:
Dall'1 giugno in tutti gli uffici pubblici della Baviera è obbligatorio esporre il crocifisso: «Un chiaro impegno per la nostra identità bavarese e per i valori cristiani». Indovinate chi ha storto il naso. I soliti laicisti? Sbagliato. La Chiesa. L'arcivescovo di Monaco (di Baviera), cardinale Reinhard Marx, che è pure capo della conferenza episcopale tedesca, «ha detto no all'uso politico del crocifisso». Con lui si sono schierate le associazioni dei giovani cattolici (Bdjk) e dei giovani protestanti (Ebj) bavaresi, «che al governatore hanno ricordato che per loro la croce è simbolo di tolleranza e non di identità».
La Germania è pur sempre uno stato federale e ogni Land in certe materie fa quel che vuole. Così, può accadere che nelle scuole sia vietato portare la croce al collo in omaggio alla neutralità religiosa, ma sui muri degli uffici pubblici no, se un decreto apposito, nel Land, lo prevede. In Baviera comanda il Csu, il partito cristiano-sociale, e il Cdu, il cristiano-democratico di Angela Merkel, è praticamente assente tanto è forte l'identificazione dei bavaresi col loro partito. Quest'ultimo è praticamente presente solo in Baviera, solo che questa è la regione più popolosa e più ricca dell'intera Germania, quantunque ne costituisca, geograficamente, il meridione. A fine aprile il governatore Markus Söder si era fatto ritrarre mentre appendeva un'antica e artistica croce di legno alla parete del suo ufficio alla cancelleria, poi l'annuncio su Twitter e infine il decreto.
Ora, la presa di posizione, critica e tutto sommato negativa, del cardinale Marx ricorda quella che prese il suo collega Mario Delpini quando il leader della Lega, Salvini, si presentò a un comizio elettorale con in mano un rosario e un Vangelo. Anche allora il no episcopale fu all'«uso politico» della religione. C'è, comunque, qualche differenza: Delpini non è cardinale, anche se la sua sede, Milano, è cardinalizia per antica tradizione; Salvini brandì i simboli religiosi in un comizio, che non è una sede istituzionale. La similitudine è nella motivazione, sia di Salvini che di Söder: il richiamo all'identità nazionale.
I giovani bavaresi, cattolici e luterani, non ci stanno, come si è visto: oggi va di moda la «tolleranza», mica l'«identità». Si potrebbe osservare che la «tolleranza» è un lusso dei tempi tranquilli, mentre l'«identità» fa comodo in tempi turbolenti. Ne sa qualcosa la Polonia, che, nella sua lunga storia di vaso di coccio tra vasi di ferro, per non farsi stritolare da Prussia protestante e Russia ortodossa si è sempre aggrappata al suo cattolicesimo, appunto per non perdere la sua identità.
Che non è solo simbolica o ideologica, ma implica tutto un modo di vita e di pensare, fin nei minimi dettagli: il sociologo delle religioni Léo Moulin constatava che pure la cucina polacca era diversa, più buona, di quelle dei vicini, pur alle stesse latitudini e con gli stessi prodotti; e connetteva ciò alla ostinata cattolicità polacca. I popoli cattolici hanno, a parità di condizioni, un'arte culinaria superiore, sosteneva Moulin, perché portatori di una diversa concezione della famiglia. E famiglia vuol dire desco comune. Il cattolico, poi, grazie al periodico «scarico» nel confessionale, è meno cupo, ha maggior joie de vivre rispetto al protestante, il quale è più individualista e porta intero il carico delle sue colpe verso Dio.
Certo, oggi lo scenario è cambiato e, per esempio, i popoli cattolici non hanno più il primato del numero dei figli. Ma proprio per questo è da incoraggiare almeno un ritorno al simbolo identitario, laddove le altre etnie alla loro identità ci tengono eccome. Mussolini cominciò la sua carriera come anticlericale e mangiapreti, ma in politica era scaltro (entrata in guerra a parte) e non esitò a rimangiarsi il suo ateismo socialista per firmare il Concordato con la Santa Sede. Una clausola del quale prevedeva il ripristino dei crocifissi in tutte le scuole, l'ora di religione (cattolica, ça va sans dire) obbligatoria nelle stesse, il cattolicesimo quale religione ufficiale dello Stato, eccetera. Insomma, la Chiesa un tempo all'«identità» ci teneva. Sono cambiati i «segni dei tempi»?


VIDEO: CROCIFISSO IN CLASSE e INFERNO VUOTO


https://www.youtube.com/watch?v=mfKfqAshZaU

Fonte: Tempi, 31 maggio 2018

8 - IL FRIULI VENEZIA GIULIA DI FEDRIGA RECEDE DA RE.A.DY, LA RETE LGTB
Altre notizie dal mondo gay: Salvini non ha stoppato il ministro della famiglia Fontana, Avvenire sì alle veglie di preghiera contro l'omofobia e no a quelle di riparazione, campione di rugby chiama alla conversione i gay
Autore: Matteo Orlando - Fonte: Il Giornale, 31/05/2018

La Regione Friuli Venezia Giulia, guidata da Massimiliano Fedriga e da una coalizione di centrodestra, ha deciso di recedere dalla rete nazionale delle Pubbliche amministrazioni anti discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere (Re.a.dy).
"Le istituzioni scolastiche e le famiglie hanno strumenti sufficienti per insegnare e trasmettere i valori del rispetto e della diversità. Ogni altra iniziativa sul tema rischia di essere solo un indebito indottrinamento", ha dichiarato l'assessore regionale a Lavoro, Formazione, Istruzione, Famiglia, Ricerca e Università, Alessia Rosolen, in merito alla scelta. Si tratta di una posizione assunta il 30 maggio dal neo Presidente della Regione Massimiliano Fedriga su proposta della stessa Rosolen, "nel quadro di un complessivo riesame delle politiche regionali relative ai temi dell'inclusione sociale, delle pari opportunità e della non discriminazione".

I BAMBINI NON SI INDOTTRINANO COL GENDER
Il provvedimento è stato preso in considerazione del fatto che la rete Re.a.dy, fondata nel 2006 su iniziativa dei Comuni di Torino e Roma, aveva approvato lo scorso anno un documento - dichiarato vincolante per i partner - che prevede una serie di attività, anche amministrative, aventi ad oggetto esclusivamente le tematiche attinenti agli LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender).
La Giunta del Friuli Venezia Giulia ritiene, invece, che "le categorie da tutelare attraverso l'azione delle strutture regionali siano molteplici e che debba avviarsi una riflessione in merito al bilanciamento delle azioni a beneficio delle categorie più svantaggiate verso il conseguimento delle pari opportunità". [...]
La regione Friuli Venezia Giulia sembra preoccupata da alcune iniziative di RE.A.DY, come è possibile leggere sulla Carta di Intenti della rete, come quello di diffondere "i propri obiettivi e le esperienze realizzate nel territorio nazionale attraverso idonee campagne di comunicazione sociale".
Proprio per l'attività di promozione delle tematiche lesbiche, gay, bisessuali e transgender, il senatore cattolico della Lega, Simone Pillon, uno dei leader nazionali del Family Day, ha definito la rete Re.a.dy come "stramaledettissima", sostenendo che "i bambini non si indottrinano col Gender".

LA RABBIA DI DEBORA SERRACCHIANI (PD), EX PRESIDENTE DELLA REGIONE
Di tenore opposto le considerazioni della deputata del Pd Debora Serracchiani, ex presidente della regione. "Prima giunta e primo passo del presidente leghista Fedriga verso l'intolleranza: ci si può nascondere dietro una cortina di parole ma questo è il segnale che da oggi in Friuli Venezia Giulia le minoranze di qualsiasi genere saranno meno garantite. Questo per chi non avesse chiaro cosa significa esattamente 'prima gli italiani': non-italiani sono tutti quelli che lui considera diversi".
Filippo Savarese, portavoce di Generazione Famiglia e direttore della piattaforma CitizenGo Italia, l'associazione che ha sensibilizzato gli italiani sull'aborto attraverso dei manifesti affissi a Roma, tirato in ballo dalla Serracchiani come colui che attraverso un tweet ha sensibilizzato sul tema il Presidente Fedriga, ha dichiarato al Giornale.it: "Siamo grati a Fedriga per aver mantenuto la parola data liberando il FVG dalla Rete Ready, un vero e proprio braccio armato con cui la Lobby Lgbt influenza o indirizza le scelte degli enti pubblici in Italia. Negli ultimi anni sempre più amministrazioni hanno fatto la stessa scelta, e come associazioni del Family Day rivendichiamo di aver dato inizio a questa vera e propria controrivoluzione politica e culturale che rimette al centro la famiglia e la libertà educativa dei genitori contro il Gender nelle scuole".

Nota di BastaBugie
: ecco altre notizie dal gaio mondo gay (sempre meno gaio).

SALVINI NON HA STOPPATO IL MINISTRO DELLA FAMIGLIA FONTANA
Dopo che Lorenzo Fontana, neoministro della famiglia, aveva detto al Corriere che le "famiglie" arcobaleno non esistono, Salvini lo ha difeso, ma misteriosamente i media hanno stravolto completamente le parole di Salvini. Ecco ciò che ha detto il leader leghista.
Domanda dell'intervistatore di Fanpage: "Fontana è contro le famiglie omosessuali. Lei prende le distanze?"
Salvini: "Non è contro, io l'ho letta [l'intervista]. Difende il concetto di mamma e papà, senza togliere niente e nessuno. Un bambino ha bisogno di una mamma e un papà."
Poi l'intervistatore chiede un commento sulle opinioni di Fontana sull'aborto. E Salvini così risponde: "Non sono leggi in discussione. Ha le sue idee ed è libero di avere le sue idee, ci mancherebbe altro, ma non è nel contratto di governo".
Sui media è invece uscito che Fontana ha le sue idee sulla famiglia omosessuale e queste idee non sono nel contratto di governo.
Al netto dei giudizi di Salvini che non vuole toccare né la legge sulle unioni civili né quella sull'aborto, di certo Salvini non si è dissociato dalle parole di Fontana.
Ecco il link del video originale: https://youmedia.fanpage.it/video/al/WxJ20eSwPZkBrfhv
(Gender Watch News, 4 giugno 2018)

AVVENIRE DICE SÌ ALLE VEGLIE DI PREGHIERA CONTRO L'OMOFOBIA E NO A QUELLE DI RIPARAZIONE
In un articolo di Avvenire di ieri il giornalista Luciano Moia stila un lungo elenco di località dove parrocchie e diocesi hanno promosso le cosiddette "veglie di preghiera contro l'omofobia" in occasione della Giornata mondiale contro l'omofobia voluta dalle lobby gay a livello mondiale.
Qualche breve riflessione. Bene pregare per chi è stato ingiustamente discriminato e questo può avvenire anche a danno di persone omosessuali. Ma quello che fa problema in queste veglie sta nel fatto che si fa passare l'idea che la persona omosessuale non debba mai venire discriminata per la sua omosessualità perché l'omosessualità è una condizione buona.
Ma a volte la discriminazione è doverosa. La Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1992 ha emanato il documento "Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali", in cui si legge: «Vi sono ambiti nei quali non è ingiusta discriminazione tener conto della tendenza sessuale: per esempio nella collocazione di bambini per adozione o affido, nell'assunzione di insegnanti o allenatori di atletica, e nel servizio militare» (11).
Inoltre dato che l'omosessualità per il Catechismo della Chiesa Cattolica è una condizione intrinsecamente disordinata, criticare nei giusti modi le condotte omosessuali di una persona oppure consigliarle di abbandonare questa sua condizione non è discriminare, ma rappresentano atti di carità.
Tutte queste riflessioni sono assenti nelle veglie di preghiera di cui sopra che invece diffondono l'idea che le condotte omosessuali siano compatibili con la dottrina cattolica. E proprio per questo motivo il giornale dei vescovi critica le preghiere di riparazione volute da alcune realtà associative appunto per riparare ai danni morali provocati dai Gay Pride. Avvenire infatti riporta le parole di mons. Camisasca promotore di una di queste veglie di preghiere che così commenta le preghiere di riparazione: «Una proposta del genere serve all'unità della Chiesa?». Gli risponde Giovanni Paolo II: «Il cammino verso la piena unità non può farsi se non nella verità» (Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n. 44).
Infine non si comprende il doppiopesismo di tutte queste parrocchie e diocesi così pronte a pregare per le persone omosessuali discriminate, ma così restie a fare lo stesso per quei nascituri talmente discriminati che vengono uccisi a decine di milioni nel mondo ogni anno nel ventre delle loro madri.
(Gender Watch News, 15 maggio 2018)

CAMPIONE DI RUGBY CHIAMA ALLA CONVERSIONE I GAY
Il 29enne australiano Israeal Folau è l'estremo e stella della nazionale australiana di rugby. Sui social aveva postato un video di un predicatore cristiano, David Wilkerson, che in merito ai "matrimoni" gay aveva detto: "Viviamo in un'epoca di vizio senza precedenti, di illegalità galoppante, di perversioni sessuali indescrivibili". Folau spiega di averlo voluto postare "per amore, nella speranza che la gente possa ascoltare e riflettere".
Di fronte alla valanga di critiche il campione ha così risposto: "Non si tratta di giudicare, ma di evitare che le persone continuino a peccare rischiando la punizione eterna. Si chiama amore, non mi scuserò per aver ubbidito alla voce di Dio. Gesù tornerà presto e vuole che ci rivolgiamo a lui attraverso il pentimento e il battesimo nel suo nome, per favore non indurire il tuo cuore".
La Federazione nazionale così come il suo club lo ha ripreso solo verbalmente, ma ha evitato la squalifica perché Folau è uno dei loro migliori giocatori. Storce il naso invece lo sponsor Qantas, compagnia aerea di bandiera, da sempre schierata a favore delle rivendicazioni LGBT.
Come si dice, bella testimonianza quella di Folau: dentro e fuori dal campo.
(Gender Watch News, 11 maggio 2018)

Fonte: Il Giornale, 31/05/2018

9 - OMELIA X DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 3,20-35)
Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre
Fonte Maranatha

Secondo la testimonianza biblica (prima lettura) il primo uomo, ricco di doni così grandi, non si sarebbe deciso da solo ad ergersi contro Dio. Questi gli appariva come una realtà talmente dominatrice e perfezionante che non avrebbe mai osato trasgredirne il precetto e tentare di innalzarsi fino a lui, se la tentazione non gli fosse giunta dall’esterno. Certo sonnecchiavano nell’uomo le possibilità di opporsi all'autorità divina, ma se non fossero state destate dal di fuori, l’autorità divina e la intangibilità del suo comando sarebbero rimaste indiscusse.
Una potenza esteriore agì nell'uomo perché si attuassero le possibilità di male che erano in lui. Così la presenza misteriosa, ma reale del tentatore, di Satana, si fa sentire fin dalle prime pagine della Bibbia.
Col nome di Satana (ebr. satan = l'avversario) o di Diavolo (gr. diábolos = colui che divide), la Bibbia designa un essere personale, per sé invisibile, ma la cui azione od influsso si manifesta, sia nell'attività di altri esseri, sia nella tentazione. Fin dal primo episodio della sua storia, l’umanità vinta intravede, tuttavia, che un giorno trionferà del suo avversario.
 
PIÙ FORTE DI SATANA
La vittoria dell’uomo su Satana sarà Cristo che ha la missione di «ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo» (Eb 2,14); di «distruggere le sue opere» (1 Gv 3,8); in altre parole, di sostituire il regno del Padre suo a quello di Satana (1 Cor 15,24-28; Col 1,13s.).
I vangeli presentano, quindi, la vita pubblica di Gesù come una lotta contro Satana. Essa incomincia con l’episodio della tentazione in cui per la prima volta dopo la scena del paradiso, un uomo, rappresentante l’umanità, un «figlio di Adamo» (Lc 3,38), viene a trovarsi a faccia a faccia col diavolo. Questa lotta si inasprisce con le liberazioni degli indemoniati. Esse provano che il regno di Dio è giunto (Mc 3,22ss.) e che quello di Satana ha avuto termine.
E nel preciso momento in cui il Diavolo sembra avere il sopravvento (la passione e la morte di Gesù) il «principe di questo mondo» è «gettato fuori» (cf Gv 12,31).
Gesù è l'uomo forte che incatena Satana e le potenze del male e custodisce la casa. Egli ha vinto una volta per tutte passando attraverso il mistero della sua morte-risurrezione. Ma la sua vittoria è donata e partecipata ad ogni fedele nella Chiesa.
 
LOTTA DRAMMATICA TRA IL BENE E IL MALE
«Tutta intera la storia umana è infatti pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta cominciata fin dall'origine del mondo, che durerà, come dice il Signore (cf Mt 24, 13; 13,24-30 e 36-43), fino all’ultimo giorno. Inserito in questa battaglia, l'uomo deve combattere senza soste per poter restare unito al bene, né può conseguire la sua interiore unità se non a prezzo di grandi fatiche, con l'aiuto della grazia di Dio» (GS 37b). L'esistenza cristiana comincia con la vittoria radicale sul male e su Satana nel battesimo (cf, nel Rito del battesimo, l'esorcismo e la rinuncia a Satana). Viene estesa e continuamente attualizzata nella partecipazione agli altri «segni della vittoria di Cristo», i sacramenti. Tutta la vita del cristiano diventa, come quella di Cristo, una lotta, un duello col male e le potenze del maligno.
 
UN NEMICO DA NON IGNORARE NÉ SOTTOVALUTARE
Sono molti i cristiani che oggi non credono più all'esistenza di Satana. L'esperienza che fanno della tentazione non sembra loro che debba postulare l'esistenza di potenze demoniache. La personificazione del male appartiene, si dice, all’epoca, ormai tramontata, in cui l'uomo si riteneva zimbello di forze cosmiche. La mitologia popolare di ieri, oggi è respinta, e ciò che si chiamava possessione diabolica è uno dei tanti traumi che la psicologia del profondo cerca di spiegare.
È sempre più evidente l'imbarazzo e il disagio con il quale esegeti e teologi moderni parlano di Satana e delle potenze del male. Ma le pericopi evangeliche in cui se ne parla con tanta esplicita convinzione, invitano a riflettere.
Il mistero del male infatti, non è una fantasia, ma una realtà. La sua potenza lucida che organizza distruzione e morte si accampa in mezzo agli uomini, e tuttora ne avvertiamo la presenza: «Il male non è soltanto una deficienza, ma una efficienza di un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore» (Paolo VI, Discorso del 15 nov. 1972). II demonio assume, di tempo in tempo, un volto diverso. Occorre perciò individuarlo. La più fine astuzia del diavolo, secondo il famoso detto di Beaudelaire, sta proprio nel persuadere la gente, oggi più che ieri, che lui non esiste (cf CdA, pag. 511).

Fonte: Maranatha

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