BastaBugie n�585 del 14 novembre 2018

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1 FINANZIATO CON SOLDI PUBBLICI IL FILM DELLA RAI SU MARIO MIELI, LA CHECCA RIVOLUZIONARIA
Ben 150mila euro dal Ministero dei beni culturali e altri 105mila dalla Regione Emilia Romagna e dalla Puglia per un film sul paladino di omosessualità, pedofilia, coprofagia, ecc. (VIDEO: Mario Mieli)
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Notizie Provita
2 ALLE ULTIME ELEZIONI USA SI RINFORZA IL VOTO RELIGIOSO PER TRUMP
Dopo anni di gender, abortismo, immigrazione selvaggia, statalismo, con Trump la libertà di chi crede, difende la vita e la famiglia è più protetta... per questo i cristiani votano per lui
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 QUATTRO PASSI PER RICONQUISTARE IL MARITO
L'amore che la moglie desidera dal marito può essere ottenuto dandogli il rispetto dovuto (e di cui ha bisogno)
Autore: Rossana - Fonte: M&M
4 INTERVISTA A COSTANZA MIRIANO E VLADIMIRO GUADAGNO (IN ''ARTE'' LUXURIA) SUI MANIFESTI RIMOSSI DALLA RAGGI... E MULTATI DI 20.000 EURO!
La sindachessa di Roma si è fatta braccio esecutivo della lobby gay perseguitando chi difende il diritto naturale di un bambino ad avere un babbo e una mamma
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Notizie Provita
5 HO FATTO SESSO DI OGNI TIPO PER DIVERTIMENTO, ADESSO SONO CAMBIATO.. COSA POSSO FARE?
Il peccato inquina e rende incapaci di spiccare il volo verso le realtà più alte e più belle della vita, per questo occorre convertirsi
Autore: Padre Angelo Bellon - Fonte: Amici Domenicani
6 IO MI CHIAMO JOSEPH: IL NUOVO LIBRO DI SILVANA DE MARI
Una storia di straordinaria normalità, in cui la banalità del male che ormai dilaga trova un ostacolo nell'ostinata volontà di bene che sopravvive in persone semplici
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 OMELIA XXXIII DOMENICA T.O. - ANNO B (Mc 13,24-32)
Vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - FINANZIATO CON SOLDI PUBBLICI IL FILM DELLA RAI SU MARIO MIELI, LA CHECCA RIVOLUZIONARIA
Ben 150mila euro dal Ministero dei beni culturali e altri 105mila dalla Regione Emilia Romagna e dalla Puglia per un film sul paladino di omosessualità, pedofilia, coprofagia, ecc. (VIDEO: Mario Mieli)
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Notizie Provita, 25/09/2018

La Rai ha dedicato un film a quello che potremmo definire il "padre" del movimento omosessualista italiano, Mario Mieli, fondatore del collettivo F.U.O.R.I. (Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano), che nel 1974 divenne un'appendice del Partito Radicale, e la cui vita fu a dir poco controversa.
Tra le sue esperienze meno "originali" la detenzione e il ricovero in una clinica psichiatrica.
Le riprese del film Gli anni amari, che ne racconta le vicende alquanto "singolari", sono cominciate in agosto.
Ancora più "singolare" è la motivazione per cui la produzione Rai ha ricevuto fiumi di finanziamenti pubblici, ovvero la "particolare qualità artistica" della pellicola. Deve trattarsi di un capolavoro come mai ne sono comparsi né sul grande né sul piccolo schermo, se ha meritato ben 150.000 euro dal Ministero dei beni culturali e altri 105.000 dalla Regione Emilia Romagna.

CHI ERA DAVVERO MARIO MIELI?
Una profusione di fondi notevole, degno della celebrazione di un eroe nazionale. Ma chi era davvero Mario Mieli?
La sua vita e le sue opere parlano per lui: per approfonfire si può cliccare qui, qui, qui.
Nato nel 1952 a Milano, respirò a pieni polmoni il clima culturale degli anni Sessanta, pregno di marxismo, orientalismo e omosessualismo.
Sin dai tempi del liceo condusse una vita tutt'altro che "ordinaria", passando ogni notte a prostituirsi sotto il ponte della "Fossa" di Milano, come ricorda nella sua autobiografia Il risveglio dei Faraoni, in cui ammette anche di essere arrivato a tentare di uccidere suo padre. La sua fragile esistenza, caratterizzata, secondo il quotidiano La Repubblica, dalla «gioia di vivere», terminò tragicamente con il gesto estremo del suicidio, prima ancora di compiere 31 anni.
Tuttavia ci ha lasciato in eredità il meglio del suo pensiero raccolto in Elementi di critica omosessuale, una rielaborazione della sua tesi di laurea, pubblicata nel 1977.
Lì si scaglia con forza contro la famiglia, accusata di "castrare" più che di educare i bambini indirizzando e mortificando, con l'educazione, le loro pulsioni sessuali. Mentre la "liberazione sessuale" dei bambini verrebbe dalle cosiddette "checche rivoluzionarie", tra le quali rientrerebbe lui stesso, come afferma nell'opera in questione. E quale sarebbe il compito di tali "checche rivoluzionarie"? Ci risponde Mieli: «Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino [...] l'essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l'amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica. [...]. La pederastia [...] è una freccia di libido scagliata contro il feto».

INNO ALLA PEDOFILIA
Insomma, siamo di fronte ad un vero e proprio inno alla pedofilia, che Mieli esaltò insieme alla coprofagia e ad altre pratiche che potremmo definire piuttosto "sopra le righe" (non vorremmo essere accusati di diffamazione, come Silvana De Mari, che anche lo scorso lunedì 17 settembre è stata zittita da Lilli Gruber durante il programma Otto e Mezzo semplicemente perché ha affermato le cose che stiamo ora riportando in questo articolo. Ad ogni modo, per ora la De Mari è stata rinviata a giudizio per avere detto ciò che diceva e scriveva Mieli: il circolo intitolato al suo nome si è mai dissociato dalle posizioni ideologiche del padre fondatore? Non ci risulta. Ci risulta invece che riceva finanziamenti pubblici e che sia accreditato per entrare nelle scuole per insegnare ai nostri ragazzi...).
Dunque, per quali qualità artistiche, morali, etiche, pedagogiche si sarebbe distinto quello che è diventato il protagonista di un film Rai stra-finanziato? Cosa della sua tormentata vita giustificherebbe l'impiego di tante forze e mezzi? E in che cosa consisterebbe la "qualità artistica" di questa pellicola?
Verrebbe da chiederlo anche all'Apulia commission che ne ha sostenuto a tal punto i costi di produzione da attingere, per l'occasione, al Fondo Europeo per lo sviluppo regionale. L'Apulia, come si legge sul loro sito, è una fondazione che «finanzia progetti trasversali realizzati grazie alle politiche culturali della Regione Puglia» e annovera tra i suoi soci 33 Province e Comuni pugliesi, tra cui il Comune di Bari e la Regione Puglia, appunto, che non certo per la prima volta hanno profuso denaro pubblico per finanziare iniziative di stampo LGBTI.

IL PUGLIA PRIDE PATROCINATO DALLA REGIONE
Tanto per incominciare, da quando il Comune di Bari e la Regione Puglia sono entrate nella Rete Ready (2012 e 2015), si sono moltiplicate a livello esponenziale le iniziative finalizzate a veicolare il pensiero e le politiche LGBTI, attingendo a fondi pubblici. A cominciare dall'istituzione di un tavolo LGBTI all'interno del Comune stesso. L'elenco delle iniziative sarebbe lunghissimo, ma è il caso di citare solo le più eclatanti per rendere l'idea del clima da "colonizzazione ideologica" in cui da un po' di tempo è immersa la Puglia co-finanziatrice della pellicola in questione. Innanzitutto va ricordata la somministrazione, nel 2014, di un questionario tra i dipendenti di diversi uffici comunali del capoluogo pugliese per verificare il loro "livello di omofobia"; non si contano, dal 2012 in poi, i "corsi" obbligatori, rivolti agli insegnanti per introdurli alle "teorie di genere", con lezioni pomeridiane frontali a frequenza obbligatoria. Ricordiamo l'iniziativa dello scorso anno appena: ben 4 giorni di "formazione" a tappeto, da 6 ore ognuna, sulla tematica del gender, che hanno riguardato insegnanti di asili nido e scuole dell'infanzia, addetti dell'Ufficio pubbliche relazioni, assistenti sociali e persino il comando della polizia municipale di Bari. Un progetto realizzato, manco a dirlo, col tavolo LGBTI del Comune di Bari e l'Università e che è stato finanziato con ben 80.000 euro di fondi forniti dal Comune. Impossibile elencare tutti gli altri numerosi progetti ispirati al gender, in questa sede. Concludiamo ricordando il Puglia Pride, che ogni anno è patrocinato dalla Regione e che l'anno scorso ha toccato l'apice della discutibilità con l'episodio, avvenuto a Bari, della profanazione della statua di san Nicola, nel piazzale antistante la Basilica, travestito da... attivista LGBTI. Gesto dal quale né il sindaco Decaro, né il presidente della Regione Emiliano si sono dissociati, preoccupati solo di apparire tra le prime fila del corteo "colorato".
Insomma, anche alla luce dei denari spesi dalla Rai e dalla Puglia per il finanziamento del film su Mieli, è possibile capire che il supporto non simbolico fornito alla produzione della pellicola in questione, non è che l'esito "coerente" di una serie di politiche e "azioni culturali" da cui siamo travolti oggi, che si preoccupano ben poco di diffondere il "profumo delle virtù" perché, probabilmente, al contrario, "pecunia non olet".

Nota di BastaBugie: il seguente video (durata: 9 minuti) con filmati dell'epoca trasmessi dalla Rai spiega il pensiero di uno dei più grandi interpreti dell'ideologia gender in Italia, emblema dell'omosessualismo e dell'antropologia rivoluzionaria e distruttiva che oggi si va diffondendo in Occidente e si vuole insinuare nel progetto educativo delle scuole italiane.


https://www.youtube.com/watch?v=q_BX8OMJQ90

Se non bastasse, testuale, ecco un estratto dal sito a lui dedicato:

"Mario Mieli si esibì più volte gustando merda e bevendo il proprio piscio pubblicamente come a fornire un supporto umano e pensante ai prodotti più nascosti e più inumani dell'uomo; come a farsi forte di quella merda con cui una società bigotta, borghese e clericale aveva tentato di coprirlo. Mario Mieli rintracciò il nocciolo della questione che gli omosessuali si trovavano ad affrontare in quegli anni non nello scioglimento dell'opposizione eterosessuale-omosessuale, ma nella denuncia della inconsistenza e del vizio ideologico dietro al principio di "mono-sessualità". A questa prospettiva unilaterale, incapace di cogliere la natura ambivalente e dinamica della dimensione sessuale, oppose un principio di eros libero, molteplice e polimorfo. Nel corso di questa operazione Mieli denunciò con assoluta chiarezza quanto tragicamente ridicola fosse "la stragrande maggioranza delle persone, nelle loro divise mostruose da maschio o da "donna". [...] Se il travestito appare ridicolo a chi lo incontra, tristemente ridicolissima è per il travestito la nudità di chi gli rida in faccia". Queste osservazioni anticipano con impressionante lungimiranza la moda oggi già dismessa del movimento transgender e delle sue profetesse. [...] Mario Mieli chiamava il proprio martirio personale un "gaio compito di reinterpretare tutto" allo scopo di arricchire e trasformare la concezione rivoluzionaria della storia. Mario Mieli si uccise a 31 anni nella sua casa milanese (12 marzo del 1983) senza spiegare il proprio gesto".

Fonte: Notizie Provita, 25/09/2018

2 - ALLE ULTIME ELEZIONI USA SI RINFORZA IL VOTO RELIGIOSO PER TRUMP
Dopo anni di gender, abortismo, immigrazione selvaggia, statalismo, con Trump la libertà di chi crede, difende la vita e la famiglia è più protetta... per questo i cristiani votano per lui
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 09-11-2018

C'è un immagine che spiega bene il voto religioso per Trump, cresciuto ancora di più nelle elezioni di midterm. Il 5 novembre, il giorno prima del voto, il presidente degli Stati Uniti tiene un comizio di fronte ad una folla di elettori in Missouri, ma una donna si sente male e lui si ferma, smette di parlare e chiede di far spazio ad un dottore affinché la soccorra. Mentre attende l'arrivo dei soccorsi, Trump chiede a ciascuno di pregare per lei. Qualcuno intona "Amazing Grace" portando l'intero palazzetto a cantare: «Attraverso molti pericoli, fatiche e trappole sono già passata. Questa grazia mi ha condotta sana fino a qui. E la grazia mi guiderà a casa». Il presidente annuisce serio, accogliendo il canto a braccia aperte. La donna viene portata via su una barella e il presidente ringrazia «del vostro comportamento. Delle vostre preghiere».

FEDELI PROTETTI
C'è chi non crede nella reale riconversione di Trump che sarebbe avvenuta negli scorsi anni, mentre altri sostengono con forza che la sua fede è genuina, ma non è questo che importa agli elettori che si sentono finalmente protetti, dopo anni in cui il radicalismo dei democratici ha fatto di tutto per cancellare il cristianesimo dalla piazza pubblica, punendo i fedeli per le loro opinioni private su matrimonio, vita, fede e famiglia.
Non a caso, secondo i sondaggi della Abc News gli evangelici, nelle proiezioni il 27 per cento degli elettori Usa, hanno votato alla Camera per i repubblicani in maggioranza schiacciante (75 per cento contro 22). Ma a sostenere il presidente sono sempre più donne cristiane di cui il 57 per cento circa ha spiegato di approvare con forza l'operato di Trump, il 17 a sufficienza, mentre solo il 26 per cento lo disapprova. Come a dire che la campagna femminista contro il presidente e contro il giudice della Corte Suprema Kavanaugh è stata talmente esasperante da sortire l'effetto opposto su queste elettrici repubblicane.
Per quanto riguarda i cattolici, ormai da anni divisi a metà, il voto è oscillato come accade da tempo nelle elezioni di midterm, il che significa che l'elettorato che nel 2016 votò Trump non si è fatto influenzare dalla campagna mediatica che ha usato l'arma dell'accoglienza degli immigrati, dipingendo il presidente come un razzista, per imbarazzare e dissuadere i cattolici repubblicani. Secondo il Pew Research Center il 6 novembre scorso il 50 per cento dei cattolici ha votato democratico contro il 49 che ha sostenuto il Gop. Al contrario, durante la presidenza democratica (2014 e 2010) il voto propendeva per i repubblicani, mentre sotto Bush, nel 2006, la grande maggioranza dell'elettorato cattolico (55 contro 44) votò democratico.

VOTO NEGLI STATI
Passando al voto nei diversi Stati, colpisce che là dove l'appoggio al Gop è tradizionalmente normale (Red State) il voto repubblicano è perfino raddoppiato, come in Missouri, dove Josh Hawley ha ottenuto il 51 per cento dei voti contro il 45 di Claire McCaskill, che nel 2012 vinse al Senato grazie ad un supporto del 35 per cento di evangelici calato al 27. Anche in Texas, in Florida (dove il voto rosso non era così certo) e in Georgia (dove al Senato hanno vinto i repubblicani) sono avvenuti incrementi simili.
A spiegare il perché, sono alcuni degli emendamenti approvati negli Stati repubblicani per limitare l'aborto e riconoscere il valore della vita, seguiti alla battaglia pro life di Trump e contro il finanziamento del colosso americano degli aborti Planned Parenthood. In Alabama, ad esempio, sia l'emendamento costituzionale numero 1 che il numero 2 sono passati. Il primo riconosce il diritto costituzionale di «una persona di essere libera di praticare la fede in Dio come lui o lei desiderino e che il credo religioso non avrà effetti sui suoi diritti civili o politici». Un emendamento seguito ai continui licenziamenti, multe, denunce contro i cristiani per le loro opinioni in materia morale. E siccome sia la setta Satanic Temple, sia le associazioni di atei laicisti hanno chiesto in molti Stati e Comuni la rimozione della tavola dei 10 comandamenti dai tribunali (che non fanno che riportare le norme del diritto naturale), l'emendamento aggiunge che la tavola può essere esposta perché «soddisfa i requisiti costituzionali, come la messa in mostra di oggetti storici o educativi».

IL DIRITTO ALLA VITA
L'emendamento 2 riguarda invece il diritto alla vita, riconoscendo «la santità della vita non nata e i diritti dei bambini non nati... e prevede che la Costituzione di questo Stato non protegga il diritto all'aborto o la richiesta di finanziamenti all'aborto». Anche se la prima parte della legge potrà entrare in vigore solo nel caso in cui la Corte Suprema renda la norma abortista materia disciplinabile dagli Stati, dal punto di vista simbolico la scelta degli elettori dell'Alabama è senza precedenti. Ma la questione aborto, dopo anni di militanza dei pro life, dopo gli scandali che hanno coinvolto Kermit Gosnell e la Planned Parenthood, e dopo un appoggio presidenziale senza precedenti a chi difende la vita, ha riguardato anche altri Stati come il West Virginia dove si è passato un emendamento simile o come l'Indiana, dove Joe Donnelly ha perso il seggio contro lo sfidante repubblicano Mike Braun, che ha corso parlando continuamente delle politiche abortiste del democratico. In Nord Dakota Kevin Cramer ha rubato il seggio a Heidi Heitkamp, fra le paladine preferite dell'industria abortista.
Tutto questo, insieme all'incremento dei seggi repubblicani al senato, come accaduto nelle elezioni di midterm solo 5 volte in 150 anni, alla perdita fisiologica di 33 seggi (in media 30) del partito in carica, alla possibilità del Senato di eleggere prima del 2020 un altro giudice alla Corte Suprema, non significa che la partita sia chiusa e che Trump potrà procedere senza difficoltà. Anzi, l'uso spregiudicato di ogni mezzo da parte dei democratici (che si aspettavano un'ondata blu di disapprovazione) per demolire il presidente con tentativi di impeachment e di campagne denigratorie probabilmente aumenterà. Il che potrebbe anche servire all'elettorato religioso a non accomodarsi e a supplicare, come raccomanda san Paolo in modo "religiosamente scorretto", «che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio», perché «questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità».

Nota di BastaBugie: nell'articolo seguente dal titolo "Mai così arcobaleno il Congresso USA" racconta alcune note dolenti delle ultime elezioni USA, giusto per far capire che quando si dice qualcosa di bene sull'America, si deve anche ricordare che esiste il male e viceversa quando si dice qualcosa negativo, si deve anche ricordare il positivo. L'America è grande e bene e male si fronteggiano come dappertutto.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su Gender Watch News il 9 novembre 2018:
Le elezioni Usa di Midterm hanno portato al Senato, Camera e come Governatori, un numero inaspettato di candidati gay. Un vero record. Qualche nome: Jared Polis, democratico, eletto governatore dello Stato del Colorado; Kate Brown, governatore per l'Oregon; Sharice Davids del Kansas, prima donna nativa americana eletta in Congresso; Angie Craig, Chris Pappas, deputati anche loro al Congresso; Gerri Cannon e Lisa Bunker, entrambi transessuali uomini eletti alla Camera.
Tenuto conto che la percentuale di persone omosessuali negli States si aggira intorno al 2%, c'è da concludere che i gay sono sovrarappresentati negli organi politici USA. Ma questo non impedirà alle lobby gay di lagnarsi del fatto che omosessuali e transessuali sono discriminati.


DOSSIER "DONALD TRUMP"
Il presidente nemico del politicamente corretto

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 09-11-2018

3 - QUATTRO PASSI PER RICONQUISTARE IL MARITO
L'amore che la moglie desidera dal marito può essere ottenuto dandogli il rispetto dovuto (e di cui ha bisogno)
Autore: Rossana - Fonte: M&M, 13/08/2015

Certo è molto difficile apprezzare un uomo quando magari non ci si sente amate, perché l'amore chiede di essere nutrito reciprocamente.
Alcune di noi vivono con tanta fatica un'atmosfera famigliare in cui si sentono non amate dal proprio sposo.
Ma da questa situazione è possibile uscire, basta fare il primo passo.
Certo, qualcuna di noi potrebbe pensare: ma mio marito non merita tutto questo apprezzamento, questo rispetto. Come posso comunicare il mio rispetto, se in realtà non lo sento? Non sarò ipocrita?
Il fatto è che, in realtà, non si tratta di "sentire", perché l'amore non è semplicemente un sentimento. L'amore è una scelta, un impegno.
Inoltre, considerate l'alternativa: possiamo decidere di trattare nostro marito con rispetto, oppure possiamo continuare con il nostro atteggiamento critico, acido e negativo. Ma di sicuro, la risposta di nostro marito non potrà che essere negativa a sua volta [ricordate il circolo vizioso descritto nel primo capitolo? "Con meno amore, lei reagisce con meno rispetto. Con meno rispetto, lui reagisce con meno amore. E così via - fino alla nausea"], e noi non potremmo certo stupirci di questo!
Quindi, pensiamo che noi non siamo chiamate a cambiare tutto o a rendere a tutti i costo migliore l'altra persona, l'unica cosa che ci chiede Dio è di essere rispettose. Non sarà semplice, e richiederà un'enorme fede, coraggio e fortezza. Ma questi sforzi saranno ripagati.
L'importante è fare il primo passo!
Decidere di rivestire il ruolo della persona matura e fare il primo passo può essere rischioso, ma è davvero potente!
Quando rispondiamo al bisogno più profondo del nostro sposo, qualcosa di buono accadrà di sicuro!
 
1) PROVA PRATICA
Questa tecnica è utile proprio a quello mogli un po' titubanti nei confronti del concetto di rispetto incondizionato, e che non sono sicure che questo possa portare qualche beneficio nella coppia.
Ma attraverso questo semplice test, ogni donna può rendersi conto che, davvero, l'uomo sente il desiderio e l'esigenza di essere apprezzato e rispettato.
Ecco in cosa consiste questa prova: fermatevi per un attimo e pensate ad alcuni motivi per i quali ritenete vostro marito una persona degna di rispetto.
Fatto? Bene, quando vedrete vostro marito provate a dirgli: "Oggi stavo pensando a te, e mi sono venute in mente molte cose di te che apprezzo, e volevo solo dirti che ti rispetto".
Dopo aver detto questa frase, non aspettate alcuna risposta, dite che avete qualcosa da fare e lasciate la stanza.
So che può sembrare una frase strana da dire, perché quelle due paroline "ti rispetto", ci sembrano quasi in una lingua straniera, e ci sentiamo un po' strampalate a pronunciarle. Se lo preferite, quindi, potete scrivergli un biglietto, invece di parlargli a voce.
Questa frase avrà effetto, su vostro marito, anche se vi sembra impossibile! Potrebbe fermarvi subito e chiedervi quali sono le cose per cui lo apprezzate, o potrebbe chiedervelo qualche ora o giorno dopo. Potrebbe chiedervi perché avete pensato di dirgli una cosa del genere... Insomma, in un modo o nell'altro vi dimostrerà di essere rimasto colpito da queste parole.
Inoltre, quando si sentono rispettati e apprezzati nelle loro qualità, spesso gli uomini reagiscono con un atteggiamento di servizio: noterete che inizierà a fare qualcosa per voi, qualcosa che magari non aveva mai fatto prima.
E tutto questo solo per una frase... immaginate quanto può crescere il rapporto di coppia se sappiamo davvero mettere in pratica il rispetto verso nostro marito!
Come è possibile, concretamente, dimostrare rispetto a nostro marito? Quali sono le aree della sua vita in cui lui ha più bisogno del nostro rispetto?
 
2) RISPETTARE IL SUO DESIDERIO DI GUADAGNARE E CONQUISTARE
L'uomo ha un innato desiderio di uscire a "conquistare" il mondo, di superare sfide, di lavorare "sul campo" e di guadagnare.
Per molte donne è difficile immaginare quanto sia vitale, agli occhi del marito, il lavoro. D'altra parte, se noi pensiamo a quanto ci rivela la Bibbia, vediamo che è proprio al primo uomo (e non alla donna!), che Dio affida il compito di prendersi cura del giardino, di lavorare in esso (Gen 2,15): fin da principio l'uomo è chiamato a lavorare e provvedere alla sua famiglia.
Noi mogli spesso sottovalutiamo l'importanza che un uomo dà al suo lavoro, ma sappiate che se una donna, anche solo implicitamente e inconsciamente, fa capire all'uomo che ritiene il suo lavoro poco importante, gli sta dando del perdente.
Facciamo un esempio: un uomo perde il lavoro, torna a casa distrutto e sconfitto, lo racconta alla moglie e lei, per confortarlo dice: "Non fa niente. Tutto quello che conta è che ci amiamo". La moglie ha sinceramente tentato di confortarlo, ma lui si è sentito offeso da quel "non fa niente".
Per capire, immaginiamo un'altra scena in cui la moglie ha un aborto spontaneo e il marito le dica: "non fa niente, tutto quello che conta è che ci amiamo".
È ovvio che perdere un bambino e perdere il lavoro non stanno sullo stesso piano, però questo esempio ci aiuta a capire quanto valore dà un uomo al proprio lavoro.
Cosa possiamo fare per comunicare rispetto a nostro marito in questo primo àmbito?
1) Apprezza il suo desiderio di lavorare e guadagnare
2) Ringrazialo per il suo lavoro. A voce oppure scrivigli un biglietto con scritto: "grazie amore, perché ogni giorno ti alzi e vai a lavorare. Lo apprezzo e ti ringrazio per questo."
3) Fagli sapere che lo ammiri e lo sostieni
4) Esprimi la tua fiducia in lui, per quanto riguarda il suo lavoro
5) Chiedigli com'è andato il suo lavoro e ascoltalo sinceramente, guardandolo negli occhi, esprimendo attenzione e vicinanza

3) PERDONARE IL PROPRIO MARITO
Il nostro rispetto è un gesto potente! Può "conquistare" un uomo e portarlo a cambiare la sua condotta, molto più dei nostri rimproveri, delle nostre critiche, delle nostre lune... Ma com'è possibile fare questo?
Iniziamo con i piccoli passi che ci insegneranno a rispettare nostro marito e a farlo sentire apprezzato, e poi la magia accadrà, perché: 1) rispettato, lui reagisce amando di più; 2) amata, lei reagisce rispettando di più. Un vero e proprio circolo virtuoso!
Un uomo che si sente rispettato, reagisce istintivamente amando di più sua moglie! Ed è vero anche il contrario: proviamo a pensare a quei periodi positivi in cui ci sentiamo particolarmente amate da lui: ci risulta più semplice apprezzarlo, lodarlo, rispettarlo. Quindi, è vero, fare il primo passo può non essere semplice, ma il premio (magari nel tempo) arriverà.
Per molte di noi il primo passo sarà quello di dover perdonare il proprio marito, per le ferite che magari ha inflitto loro.
È una croce gravosa, ma non impossibile da portare, e che se la viviamo con fede ci porterà alla Resurrezione, alla gioia vera!
Ricordiamo ancora una volta quanto dice san Pietro: "Voi, mogli, state sottomesse ai vostri mariti perché, anche se alcuni si rifiutano di credere alla parola, vengano dalla condotta delle mogli, senza bisogno di parole, conquistati, considerando la vostra condotta casta e rispettosa" (1Pt 3,1-2)
Ciò significa che anche un marito peccatore ("che si rifiuta di credere alla parola"), verrà "conquistato dalla condotta rispettosa" della moglie!

4) STARE SOTTOMESSA... CIOÈ PROTETTA
Per capire questo punto bisogna capire che esiste una scala gerarchica. Facile da capire (altra cosa è il farlo) quando ci rapportiamo con i figli, un po' più difficile quando pensiamo al rapporto marito-moglie.
E parlando di scala gerarchica dobbiamo capire il nostro posto, che è quello della sottomissione al marito.
A pensarci, ci sembra che la nostra sottomissione dal punto di vista del marito sia il suo dominio su di noi. Quindi se permettiamo all'uomo di stare più in alto nella scala gerarchica, lui ci sottometterà alla sua volontà.
In realtà la nostra sottomissione dal punto di vista del marito vuol dire protezione.
L'uomo ha un naturale desiderio di proteggere la donna e provvedere a lei e alla famiglia, e questo desiderio è così forte in lui che sarebbe disposto anche a morire, per il bene della sua famiglia!
Come donne siamo chiamate a sottometterci non alla sua volontà, ma alla sua protezione! Come se lui fosse un ombrello!
È questa la definizione biblica di "gerarchia": l'uomo non è superiore alla donna, ha invece la responsabilità di mettersi al di sopra di lei, per proteggerla.
Spesso, ad esempio, i mariti ci danno consigli che a noi, lì per lì, sembrano scontati oppure fastidiosi: come guidare, come rispondere alle telefonate che propongono prodotti in vendita, come rispondere o come comportarsi in determinate situazioni. Il loro intento è proprio quello di proteggerci!
Cosa possiamo fare per comunicare rispetto a nostro marito in questo ambito?
- Apprezza il suo desiderio di proteggerti e provvedere a te
- Verbalizza (o, ancora una volta, scrivi) la tua ammirazione per lui, perché ti protegge e sarebbe disposto anche a morire per te.
- Ringrazialo per i suoi consigli e comunicagli che comprendi il suo intento di proteggerti

Nota di BastaBugie: per leggere i precedenti articoli su questo importante argomento si possono cliccare i seguenti link:

AMORE E RISPETTO SONO INDISPENSABILI PER UN RAPPORTO DI COPPIA SOLIDO E SODDISFACENTE
Il principale bisogno di una moglie è sentirsi amata, mentre quello di un marito è sentirsi rispettato: ecco come fare il primo passo per ristabilire la pace perduta
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5031

RISPETTARE IL MARITO SEMPRE E COMUNQUE
Noi donne crediamo che il rispetto debba essere guadagnato, quindi quando nostro marito non lo merita, lo dimostriamo con il modo di fare, il tono di voce e gli sguardi... ma stiamo sbagliando!
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5389

Fonte: M&M, 13/08/2015

4 - INTERVISTA A COSTANZA MIRIANO E VLADIMIRO GUADAGNO (IN ''ARTE'' LUXURIA) SUI MANIFESTI RIMOSSI DALLA RAGGI... E MULTATI DI 20.000 EURO!
La sindachessa di Roma si è fatta braccio esecutivo della lobby gay perseguitando chi difende il diritto naturale di un bambino ad avere un babbo e una mamma
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Notizie Provita, 01/11/2018

«La Raggi si è fatta braccio esecutivo di una sensibilità che riguarda una minoranza, come minimo non percepita come una priorità»: parole che non lasciano spazio a dubbi, quelle che la giornalista e scrittrice Costanza Miriano usa per descrivere quanto deciso e disposto dal sindaco di Roma. Si riferisce ovviamente alla campagna contro l'utero in affitto promossa da Pro Vita e Generazione Famiglia: manifesti e camion vela su cui campeggia sempre un bambino col codice a barre, per ribadire che i bambini non si vendono e non si comprano e le donne non si affittano perché l'essere umano non è una merce di scambio. Manifesti, neanche a dirlo, puntualmente censurati dal Comune di Roma. Atto gravissimo che ha meritato, a sua volta, la denuncia del presidente di Pro Vita, Toni Brandi e del presidente di Generazione Famiglia, Jacopo Coghe, contro l'amministrazione capitolina, per il reato di abuso d'ufficio.
Ecco cosa ne pensa Costanza Miriano.
Come valuta la campagna di Generazione Famiglia e Pro Vita contro l'utero in affitto, lanciata su Roma, davvero offende la dignità della persona, in questo caso il bambino nella foto, come è stato sottolineato dall'Istituto di autodisciplina pubblicitaria (IAP) dopo la memoria di Giunta del Comune di Roma?
«I sostenitori dell'utero in affitto sostengono che comprare un bambino è un atto d'amore, quindi dal loro punto di vista l'immagine di quel bambino non dovrebbe essere un'offesa, e chi valuta pessimo quel manifesto valuta pessimo l'utero in affitto, dunque inviterei questi censori a far pace con le loro posizioni. O l'utero in affitto è un atto di amore e un gesto di civiltà quindi quel bambino è molto fortunato oppure è un atto offensivo ma prima di prendersela con i manifesti bisognerebbe prendersela con i sindaci e le amministrazioni locali che lo stanno ratificando. Di conseguenza è evidentemente offensiva la pratica e non la pubblicità».
Costanza Miriano darebbe mai l'utero in affitto e perché?
«Ovviamente no: pensare di mettere in vendita la propria capacità di maternità e il proprio figlio, mi sembra offensivo dire che non lo farei per tutto l'oro del mondo. È semplicemente inconcepibile. Non lo farei per nessun motivo mai, perché sono un essere umano e non c'è bisogno nemmeno di far ricorso a motivazioni di fede. Sono un essere umano, una madre, una donna dotata di viscere, ma basterebbe essere anche dei semplici animali per non farlo: pensiamo all'ordinanza della Cirinnà che vietò di separare i gattini dalla propria madre».
I manifesti denunciano una pratica vietata e sono stati censurati sono di Pro Vita e di Generazione Famiglia. Vorrebbe dire qualcosa al sindaco di Roma, in proposito?
«Al sindaco di Roma vorrei dire che si tratta di un reato. In Italia ci sono agenzie che forniscono servizi per l'utero in affitto e ci sono pubblicità che istigano a questo reato e questi sono appunto manifesti che condannano un reato, credo che sia la prova, esattamente come la vicenda delle DAT, che conferma che il diritto sia morto. Nel momento in cui si tolgono i punti fermi anche il diritto diventa un terreno soggettivo, dove la percezione del sentire comune diventa di fatto più forte del diritto. Voglio dire al sindaco di Roma che ci sono così tanti problemi in questa città che è ormai allo sfacelo che cose più urgenti di cui occuparsi ce ne sono davvero tante. Se proprio ci si volesse occupare della questione dei manifesti, ce ne sono alcuni ai limiti della pornografia che vengono puntualmente affissi che sono molto più offensivi per la mia sensibilità di donna e di madre. La verità è questa: oggi il faro del pensiero comune non è la difesa della persona né del diritto ma l'autodeterminazione in campo sessuale e quindi tutto ciò che contrasta questa autodeterminazione e l'impero del desiderio eletto a legge, viene percepito come dittatoriale, offensivo. Non vengono presi seriamente in considerazione altri diritti: al lavoro, all'igiene, ai trasporti dignitosi, a non girare per strada con una salvietta profumata per non vomitare. Roma è una città davvero allo sbando, ma quelli dei cittadini romani non sono riconosciuti come diritti. E poi quanto offende le pupille dei nostri bambini, andare a scuola su marciapiedi invasi da rifiuti, topi, dai divani lasciati per strada e tra cassonetti rovesciati per strada? Questo vuol dire che viviamo in un mondo dove lo spazio comune non è rispettato e l'igiene non è considerata un valore e ciò offende molto di più di un manifesto che dice che i bambini non si comprano, ciò che offende quel bambino è la realtà stessa, non quella foto».
Cosa ne pensa del fatto che una minoranza come la lobby gay riesca in 24 ore a ingiungere a un sindaco la rimozione di questi manifesti ottenendola immediatamente dopo, com'è stato ammesso dal presidente del Circolo Mario Mieli durante una trasmissione radiofonica?
«Mi sembra la conferma di quanto sia appunto una lobby, capace di arrivare ai vertici del potere più alto anche perché c'è gente che si è bevuta la balla della persecuzione omofobica. Si vive con un ridicolo e ingiustificato senso di colpa nei confronti delle persone con tendenza omosessuale perché accogliere, non giudicare, non significa permettere certe carnevalate e la compravendita di bambini. Io penso che persone con tendenza omosessuale che siano oneste e leali ce ne sono tantissime, persone che vivono anche con sofferenza la propria condizione e che vengono accolte come tutti. Io credo che loro non siano d'accordo né con le pagliacciate dei gay pride né con l'utero in affitto che, bisogna sottolineare, non riguarda solo le coppie omosessuali ma anche quelle eterosessuali, anche se il bambino comprato da un uomo e da una donna almeno avrà una figura maschile e una femminile di riferimento».
Infine, cosa pensa della denuncia contro l'amministrazione capitolina, per il reato di abuso d'ufficio, presentata da Jacopo Coghe e Toni Brandi, i quali sottolineano come la censura dei loro manifesti non abbia alcun fondamento giuridico?
«Il buonsenso mi dice che c'è una scelta ideologica alla base del gesto del sindaco e non si tratta della punizione per un reato compiuto, siamo di fronte all'esposizione di un'opinione che peraltro, come hanno dimostrato i Family Day e le recenti elezioni, è un'idea ampiamente condivisa. Insomma la bocciatura avuta dal governo che ha fatto delle unioni civili la propria bandiera è stata molto sonora e significativa, sicuramente non è stata dovuta solo a una disapprovazione delle unioni civili ma alla percezione diffusa tra le persone che quella che è stata vissuta dal governo come una priorità era, come minimo, una cosa che non interessava a nessuno, la maggior parte della gente non la sente come una battaglia di civiltà ma come una cosa quantomeno irrilevante, contraria al sentire comune. Sono certa che le mamme che frequentano le scuole dei miei figli se potessero scegliere se togliere il manifesto con una donna seminuda e quello con il bambino nel carrello, sceglierebbero il primo. La Raggi, insomma, si è fatta braccio esecutivo di una sensibilità che riguarda una minoranza, come minimo non percepita come una priorità».

Nota di BastaBugie: nel seguente video si può vedere su YouTube una "intervista doppia" a Pro Vita e a Vladimiro Guadagno, in arte Luxuria.
Poiché chi ha pubblicato il video ha ritenuto di dover tagliare parte delle dichiarazioni rilasciate da Francesca Romana Poleggi (presentata come fondatrice di Pro Vita, in realtà co-fondatrice, insieme al Presidente Toni Brandi e ad altre persone) ed ha lasciato l'ultima parola a Guadagno, vogliamo offrire nell'articolo sotto il video la possibilità di completare i discorsi che risultano appena accennati, e con l'occasione replicare alle affermazioni del suo interlocutore.


https://www.youtube.com/watch?v=YrNAhsaFtyM

UTERO IN AFFITTO, PRO VITA RISPONDE A VLADIMIR LUXURIA
di Francesca Romana Poleggi (Notizie Provita, 01/11/2018)

1- LA DECISIONE DELLA RAGGI DI CENSURARE E MULTARE I MANIFESTI CONTRO L'UTERO IN AFFITTO
Non solo, come ho detto, è discriminatoria nei confronti di chi esprime liberamente un'opinione e quindi lede l'art.21 Cost. La censura di quei manifesti compie una sorta di apologia di reato in quanto il messaggio palese di Pro Vita è la condanna di coloro che violano l'art.12, comma 6, l. 40/2004, che vieta - appunto - l'utero in affitto.
Da un lato, in quei manifesti non c'è alcun giudizio di valore sulle persone con tendenze omosessuali di per sé; dall'altro non esiste nella legge positiva e men che meno nella legge naturale, né per loro né per altri, il "diritto a un figlio". Perciò il manifesto non lede alcun diritto. Piuttosto esiste in natura il diritto dei bambini ad avere un padre e una madre.

2- L'UTERO IN AFFITTO È UNA PRATICA VIOLENTA
Guadagno parla di «linguaggio violento che istiga all'odio»: ma non è il linguaggio del manifesto a essere violento. È l'utero in affitto una pratica violenta nei confronti di donne e bambini e quindi odiosa.
Quanto all'immagine "sconvolgente" del bambino che piange: ha mai protestato qualcuno per le fotografie pubblicate dall'Unicef che ritraggono i bambini africani scheletrici e con gli occhi pieni di mosche?

3 - È VERO, I BAMBINI NON SONO SUGLI SCAFFALI: VENGONO ASSEMBLATI SU ORDINAZIONE
Dice Guadagno che non esiste un «supermercato con i bambini sugli scaffali»: vero! Esistono i cataloghi dei venditori di ovuli e spermatozoi, con tanto di foto e caratteristiche genetiche. Lì i compratori scelgono "gli ingredienti". Se vogliono e se possono aggiungono del loro (se offrono loro stessi parte dei gameti) e poi il bambino viene assemblato su un vetrino. Ha quindi ragione, Guadagno: il bambino non sta sugli scaffali, viene fatto su misura, a richiesta. E - come ormai si usa in tutte le cliniche che fanno fecondazione artificiale - si producono un certo numero di bambini a livello embrionale, si scartano eugeneticamente quelli non graditi, se ne congelano alcuni "di riserva" e se ne impiantano due o tre, sperando che attecchiscano. Difficilmente si annideranno tutti. Anzi. La fecondazione artificiale riesce 1 o 2 volte su 10 tentativi (e di tutti quei morticini a nessuno importa). Ma nel caso poi se ne impiantassero troppi si procederebbe ad aborto selettivo (e la donna che ha dato l'utero in affitto non si può rifiutare).

4 - LA FALSA DISTINZIONE TRA UTERO IN AFFITTO E MATERNITÀ SURROGATA
Guadagno sostiene di essere contrario all'utero in affitto, ma favorevole alla maternità surrogata offerta da donne che, economicamente indipendenti, volontariamente, in Paesi dove venga garantito il rispetto delle regole, forniscano il loro utero per custodire e partorire un figlio a coppie sterili o omosessuali.
Mostra di essere molto poco informato:
- Donne che danno l'utero gratis non esistono: c'è sempre un più che congruo rimborso spese, in cambio: e "quei soldi servono per...", cioè c'è un bisogno, una necessità che le costringe. Se certi diritti sono "indisponibili" è proprio per tutelare i soggetti più deboli e fragili: perché, ad esempio, il diritto alle ferie del lavoratore è irrinunciabile?
- In qualche caso è capitato che, davvero gratis, qualche parente (madre , sorella) abbia offerto il grembo per la figlia o il fratello. Una volta nato il bambino si sono scatenate controversie aspre, anche legali: se già le nonne a volte discutono con i figli a proposito dell'educazione dei nipoti, immaginiamo in casi come questi cosa accade. E a quel bambino chi glielo spiega che lui è "figlio della nonna" e "fratello della mamma"?
- Guadagno dovrebbe andare a leggere i contratti che firmano "volontariamente" le madri surrogate nei Paesi "civili" dove l'utero in affitto è "regolato dalla legge": contratti capestro, che rendono la madre surrogata schiava dei committenti per tutta la durata della gravidanza.
E comunque i bambini non si comprano e neanche si regalano: non sono oggetti.
Infine, la Redazione di Blitz Quotidiano non ha tenuto conto delle gravi questioni neuro - biologiche che sorgono con l'utero in affitto, cui ho accennato durante l'intervista:
- La madre surrogata è bombardata di ormoni per poter favorire l'impianto di un embrione che non ha geneticamente niente che le appartiene.
- Lo stress e le elevate dosi di cortisolo rilasciate dalla madre surrogata (che fa del tutto per non affezionarsi al bambino che ha in grembo)  vanno a danneggiare la psiche della madre stessa e l'apparato neurovegetativo del feto. Stress che si accentua al momento del distacco dopo la nascita, e per il piccolo nel momento in cui  gli viene a mancare il contatto con la mamma e il suo latte.
Il bambino venduto (o regalato)  a seguito di utero in affitto contrae vere e proprie patologie psichiatriche.
E tutto questo, se anche non ci fosse la psichiatria perinatale a spiegare certe patologie psichiatriche che insorgono nei bambini che subiscono alla nascita certi traumi, basterebbe il buon senso per capirlo.
Per tutti questi motivi, anche intellettuali omosessuali di rilievo hanno condannato l'utero in affitto. In Francia Jean-Mathias Sargologos, Sébastien de Crèvecoeur e Jacques Duffourg-Müller; in Usa, militanti gay di fama internazionale come Gary Powell e femministe storiche come July Bindel, hanno pubblicamente invitato la comunità LGBT a fare un passo indietro rispetto all'utero in affitto e a condannare questa turpe pratica senza se e senza ma.
Dovrebbero rendersi conto - e qualcuno magari lo potrebbe spiegare a Guadagno - che gli omosessuali sono strumentalizzati da chi ha vero interesse alla diffusione di questo ignobile mercimonio: l'industria della fertilità, che fa miliardi sulla pelle di donne e bambini e che manda avanti i gay - con la loro potenza mediatica per la rivendicazione dei "nuovi diritti" - per sdoganare l'utero in affitto, della cui legalizzazione beneficeranno anche tante coppie etero super ricche che garantiranno così per sempre ingentissimi profitti ai suddetti intermediari.
5 - UNA FAMIGLIA, GIURIDICAMENTE, NON È UN "NUCLEO AFFETTIVO", COME  INVECE DICE GUADAGNO
Infine, un'ultima nota sul concetto di famiglia illustrato da Guadagno.
Nessuna norma italiana definisce la famiglia come un nucleo affettivo. Anzi, alla legge dell'affetto e dei sentimenti non importa proprio niente. Alla legge interessa solo il legame stabile di un uomo e una donna che decidono di procreare e allevare bambini (per motivi sociali e di ordine pubblico).
I "nuclei affettivi" sono comunità di vario genere che hanno la tutela giuridica riservata agli enti di fatto, ma che non sono famiglie.
Su una cosa ha ragione Guadagno: è vero che tutti possono dare affetto, medicine, libri e cantare ninne nanne ai bambini. Sono bravissimi a farlo anche gli assistenti sociali che operano negli orfanotrofi.

Fonte: Notizie Provita, 01/11/2018

5 - HO FATTO SESSO DI OGNI TIPO PER DIVERTIMENTO, ADESSO SONO CAMBIATO.. COSA POSSO FARE?
Il peccato inquina e rende incapaci di spiccare il volo verso le realtà più alte e più belle della vita, per questo occorre convertirsi
Autore: Padre Angelo Bellon - Fonte: Amici Domenicani, 27 ottobre 2018

Gentile Padre Angelo,
avrei da rivolgerle alcune domande su questioni che mi creano forti dubbi ed angosce.
Io sono un trentenne che lavora, vive con la propria famiglia di origine, e che vorrebbe farsene una sua ma che fino ad oggi non ha avuto questa gioia.
Questo mi crea una sorta di tristezza che cerco di superare con la preghiera.
Quello che però mi crea maggiori difficoltà, è il percorso che sto facendo da un passato (che spero sia davvero passato, ma non posso oggi dire di avere la certezza di non ricaderci) che ha visto sesso per divertimento, rapporti con donne a pagamento, esperienze omosessuali, utilizzo di pornografia, masturbazione quotidiana, all'esercizio della continenza in vista di un bene che per me potrebbe essere la creazione di una famiglia fondata sull'amore.
Non sono in grado di dire perché provo attrazione sia per le ragazze che per i ragazzi, non so se dipende da mie situazioni famigliari molto complesse e che non mi dilungo a descrivere, o da utilizzo di pornografia, o se dalle due cose insieme. Posso dire che oggi ho sviluppato una maggiore capacità di razionalizzare e di non cedere a ciò che è sbagliato, ossia di non agire. Ma non posso eliminare l'attrazione, non ci riesco, è una cosa spontanea. E questo vorrei capire se è peccato e quanto sia grave.
La seconda questione è che sto cercando di "aiutare" chi ha fatto esperienze simili alle mie facendo comprendere con grande tatto che tutto quello non da gioia, è sbagliato, e che piano piano se ne può venire fuori. Il problema che quando queste persone mi raccontano ciò che è accaduto o accade, e io cerco di far comprendere che lì non c'è la vera felicità, questi racconti mi causano pensieri impuri, perché immagino le situazioni che conosco bene. E' un peccato tutto ciò?
La terza è l'esercizio della continenza. E' molto difficile passare dal sesso vissuto in tutte le sue forme, allo zero assoluto. Sto facendo grandi sforzi. E devo dire che gioisco quando ci sono dei progressi, grazie alla preghiera. Però mi sono capitate delle cose strane che mi causano ansia e angoscia (io ne soffro), e che temo di risolvere dal punto di vista medico in quanto il consiglio che di norma viene dato in questi casi è di "non reprimersi" e di lasciarsi andare. Mi spiego, anche se è imbarazzante. Da quando cerco di vivere in continenza, ho avuto degli episodi (rari per fortuna) di polluzione spontanea durante il giorno, in situazioni di vita normale, senza alcun riferimento a situazioni di lussuria. Senza alcuna azione volontaria. Purtroppo la cosa non è così controllabile perché è come se il corpo agisse da solo. Questo è molto imbarazzante e soprattutto mi chiedo se sia peccato e in che termini.
Inoltre, se la continenza se da un lato mi da un senso di privazione, di "sofferenza", dall'altro mi provoca gioia. Ma a volte questa gioia assume anche i connotati del piacere fisico, come se fosse piacevole trattenersi e non lasciarsi andare ai propri impulsi... Quando quindi accade questo, si commette peccato?
Mi scusi se le faccio domande così strane, e se sono un pò ansioso, ma non riesco a parlare di queste cose con i confessori, comunque confessando atti e pensieri impuri. A tal proposito, avendo ricordato che in passato, quando ancora non avevo intrapreso un percorso di ritorno alla Chiesa, ho fatto la Comunione pentendomi dei miei peccati impuri, ma senza confessarli, ora devo confessarli?
Grazie
Simone

RISPOSTA DEL SACERDOTE

Caro Simone,
come prima cosa mi piace sottolineare che la purezza o castità non sono realtà impossibili per una persona. Non sono impossibili neanche per una persona che ha avuto un passato così senza regole e senza freni come il tuo.
È chiaro che un vissuto del genere non può rimanere senza strascichi e che talvolta la continenza ti faccia soffrire. Ma senza dubbio è immensamente più grande e più gratificante la gioia per quello che essa ti concede: la presenza personale di Dio nel tuo cuore mediante la grazia.
Ma adesso passo alle tue domande, la prima delle quali riguarda l'attrazione e mi chiedi se in essa vi sia peccato.
Ebbene l'attrazione è un fatto istintuale. Non dipende dalle nostre decisioni, sebbene i percorsi della vita passata possano avere una forte incidenza sul loro farsi sentire. Talvolta le attrazioni sono sbagliate o, per meglio dire, sono disordinate.
Ma non ogni disordine è peccato. È peccato solo il disordine voluto perché in questo caso non ci si comporta come alleati della divina Sapienza e al posto delle sapientissime leggi del Creatore si mette volutamente il nostro pensiero.
Un grande autore di teologia morale, forse il più grande della prima metà del secolo scorso, il domenicano tedesco Dominik Prümmer, scriveva: "I vecchi teologi a proposito del piacere venereo ottimamente distinsero tra piacere e compiacimento.
Il piacere (placentia) infatti è la stessa dilettazione venerea fisica che può sorgere per molte cause fisiologiche e psichiche e che di per sé non è né buona né cattiva.
Il compiacimento (complacentia) invece è il consenso in questa dilettazione illecita; ed esso, se è perfetto, è gravemente peccaminoso; quando invece è semideliberato, è solo peccato veniale.
Di qui il corretto assioma: 'non nuoce il senso se non vi è consenso (non nocet sensus, ubi non est consensus)'" (D. M. PRÜMMER, Manuale theologiae moralis, II, n. 682).
Pertanto per il primo quesito che mi hai posto la risposta è questa: l'attrazione può essere disordinata, va tenuta a bado, ma in quanto tale non è ancora peccato personale.
Per la seconda questione: mi dici che tanti ti raccontano le loro vicende.
Non mi stupisco di questo fatto perché il tuo cambiamento li ha colpiti e me ne compiaccio.
Se ti vengono a raccontare i loro peccati è perché infine ne provano disagio.
Avvertono che il peccato inquina e rende incapaci di spiccare il volo verso le realtà più alte e più belle della vita. Soprattutto - almeno alcuni - avvertono la servitù del demonio, il quale rimane sempre un tiranno crudele.
Ma questi loro racconti non ti lasciano insensibile. Per questo san Tommaso diceva che se le altre tentazioni talvolta ci lasciano indenni quelle contro la carne lasciano sempre qualche segno: "La tentazione che proviene dal nemico può essere senza peccato, poiché di per sé consiste in una pura suggestione esteriore.
Invece la tentazione della carne non può essere senza peccato, poiché deriva dal piacere e dalla concupiscenza; e al dire di S. Agostino «c'è sempre qualcosa di peccaminoso quando la carne ha voglie contrarie a quelle dello spirito» (De civitate Dei 19,4). Così dunque Cristo volle essere tentato dal nemico, ma non dalla carne" (Somma teologica, III, 41, 1, ad 3).
In genere si tratta di imperfezioni o al massimo di peccati veniali che vengono rimediati anche con una sola preghiera che oltre a giovare a coloro per cui viene fatta aiuta sollevare lo sguardo verso l'alto.
Se invece ci si accorge che lascia conseguenze più forti bisognerà reagire in maniera più energica e mettersi in stato di combattimento fino a quando non ci si sente interiormente liberati.
Per la terza questione, trattandosi di eventi del tutto involontari devi stare tranquillo, nonostante il disagio.
Mi dice infine che all'inizio della tua conversione hai fatto la Santa Comunione senza la debita confessione. Probabilmente nelle successive confessioni avrai fatto accenno anche alla vita passata.
Ma credo che sia buona cosa cogliere l'occasione per fare una confessione generale della tua vita, dicendo al confessore che desideri fare questo tipo di confessione perché all'inizio della tua conversione non hai fatto le cose in maniera ordinata.
In questa confessione generale cerca di essere il più breve possibile. Non è necessario entrare nei dettagli.
Quello che hai scritto all'inizio della tua mail ripetilo tale e quale al confessore.
Vedrai che non ci metti più di due minuti, compresi altri peccati (omissione della santificazione delle feste, forse bestemmie, litigi...).
Questa mattina nella celebrazione della Messa ti ho ricordato al Signore e lo farò ancora.
Ti benedico.

Fonte: Amici Domenicani, 27 ottobre 2018

6 - IO MI CHIAMO JOSEPH: IL NUOVO LIBRO DI SILVANA DE MARI
Una storia di straordinaria normalità, in cui la banalità del male che ormai dilaga trova un ostacolo nell'ostinata volontà di bene che sopravvive in persone semplici
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07-11-2018

Nel corso degli anni abbiamo imparato a conoscere Silvana De Mari come maestra della Fantasia, come grande autrice di romanzi dell'immaginario, dalla saga degli Ultimi a quella di Hania. Oggi, con questo suo ultimo romanzo, Io mi chiamo Joseph, edito da Ares, la scopriamo grande maestra di umanità.
In realtà, niente di nuovo: chi ben conosce i suoi capolavori, come L'Ultimo Elfo, sa bene che la Fantasy di Silvana non appartiene certo al genere dei vari giochi di troni che oggi vanno per la maggiore, pieni di orrori e vuoti di speranza e persino di sentimento. La scrittrice torinese ha sempre intinto la sua penna nei valori profondi umani e cristiani, anche per parlare di orchi ed elfi. Ora lo fa per parlarci della realtà in cui siamo immersi nella quotidianità.

UNA STORIA DI STRAORDINARIA NORMALITÀ
Io mi chiamo Joseph è una storia di straordinaria normalità, una storia in cui la banalità del male che ormai dilaga inarrestabile trova un ostacolo nell'ostinata volontà di bene che sopravvive in figure semplici, che di epico hanno ben poco, ma che sanno compiere piccoli gesti che possono salvare una vita, che possono tenere accesa la fiammella della speranza.
Joseph è un africano quattordicenne, arrivato in Italia coi traffici clandestini. L'immigrazione di massa e incontrollata ha portato anche lui nel nostro Paese. E alla faccia delle ideologie immigrazioniste per le quali ci sono "i migranti", utili alla sostituzione etnica degli abitanti della Penisola, Joseph è una persona, un volto, una storia precisa, un nome, Joseph, appunto.
In mano agli sfruttatori dei minori - una piaga mai sufficientemente denunciata e combattuta -, Joseph diventa solo uno schiavo, un'anonima pedina nelle mani di belve umane, peggiori degli stessi orchi di cui Silvana De Mari ci ha raccontato. Poi un giorno accade qualcosa. L'ennesimo piccolo furto, l'ennesimo episodio della vita squallida che il ragazzino africano conduce, sempre più abbruttito, costretto a vivere come un animale in quei luoghi che recenti episodi di cronaca nera ci hanno rivelato esistere accanto a noi, alle nostre case. Joseph emerge dal degrado dei tuguri, dei materassi lerci sui pavimenti, dai cumuli delle bottiglie di birra, per incontrare - e non per caso - un frammento di umanità autentica. Niente di speciale, intendiamoci. Niente eroi o cavalieri.

UN EROISMO INASPETTATO
Un appuntato dei Carabinieri che forse non è Sherlock Holmes ma sa fiutare sia la presenza del crimine che la sopravvivenza del bene in un piccolo delinquente come Joseph, oppure un veterinario che al ragazzo ricorda un Panda grosso e buono. Gente comune, ma capace di tirare fuori un eroismo inaspettato, alla buona, stile Sam Gamgee.
E Joseph? I lettori del romanzo non si aspettino stucchevoli letture sociologiche, interpretazioni delle difficoltà di inserimento in una società che si riempie la bocca di parole come "accoglienza" o "inclusione". Joseph è un escluso, e non sono certo i patetici tentativi buonisti di alcuni personaggi a potergli cambiare la vita. Joseph viene dall'inferno, un inferno che nessun buonista può comprendere: è un sopravvissuto alle stragi di Cristiani avvenute in Nigeria. Il ragazzo ha visto e udito quello che il Male può produrre nell'uomo, rendendolo la belva più spietata. Ma anche in lui può albergare il male: anche lui - una vittima - è segnato come tutti dal peccato originale. Anche lui, come tutti, è chiamato a scegliere. Una scelta che non si può certo fare da soli.

UN PERCORSO DI RESISTENZA UMANA
Il romanzo ci mostra Joseph inserito nel "gruppo dei pari", ovvero i preadolescenti e gli adolescenti di oggi, una generazione abbandonata dagli adulti, sempre più irresponsabili, fragili, inconsistenti o dannosi per sé e gli altri. Joseph, che si è trovato con i genitori assassinati, vede i suoi coetanei con i genitori divorziati, cresciuti soli nelle "famiglie allargate", vede ragazze avviate verso una autodistruttiva anoressia, vede un'Italia rimbambita e priva di valori. Ma incontra anche chi è capace di insegnargli qualcosa, di mostrargli una via d'uscita, trova una possibilità di uscita dal tunnel.
La trama quindi si snoda tra le varie tappe di questo percorso di resistenza umana, raccontato dall'Autrice col suo consueto linguaggio che ci regala tocchi di umorismo e tanta epicità, una epicità consapevole che la vita è una cosa seria e bella, che è un dono che non va sprecato.
In uno scenario decisamente post cristiano come quello della città italiana in cui Joseph vive - una delle tante dove Cristo è stato dimenticato -, si fa strada la presenza del Soprannaturale, di una Provvidenza che non lascia solo nessuno dei suoi figli, nemmeno un piccolo sconosciuto relitto umano come Joseph, destinato al fallimento. Il finale lo lasciamo tutto al lettore, che arriverà in fondo al libro in un fiato, sicuramente colpito e commosso.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07-11-2018

7 - OMELIA XXXIII DOMENICA T.O. - ANNO B (Mc 13,24-32)
Vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi
Fonte Il settimanale di Padre Pio

L'Anno liturgico volge ormai al termine e le letture della Messa ci portano a riflettere sulle ultime realtà della vita, su quello che ci aspetta al termine della nostra esistenza e alla fine dei tempi. Il brano del Vangelo, innanzitutto, ci vuole far comprendere una cosa di fondamentale importanza: questo mondo finirà, e le realtà terrene, che oggi sono per molti l'unica cosa che conta, sono destinate a perire. Il denaro, il potere, il possesso dei vari beni non possono garantire alcuna stabilità e, comunque, li dobbiamo lasciare al termine della nostra vita. Questa convinzione si deve radicare in noi e deve sottrarci al fascino dei beni terreni. Inoltre, il pensiero che un giorno saremo giudicati deve spronarci a usare saggiamente dei beni di questo mondo per fare il bene e non per alimentare il nostro egoismo.
Il Vangelo afferma: «Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria» (Mc 13,26). Il Figlio dell'uomo è Lui, è Gesù, che per nostro amore ha voluto assumere la nostra natura umana. Sarà Lui il nostro Giudice, a cui il Padre ha affidato il compito di decidere la nostra sorte finale. Le uniche due cose sicure della nostra vita sono la morte e il Giudizio, tutto il resto è incerto. Un giorno moriremo e saremo subito giudicati da Gesù Cristo. Molto probabilmente, queste sono le cose a cui meno si pensa. Chi è saggio vi pensa spesso e cerca ogni giorno di prepararsi nel modo migliore a quel momento che sarà decisivo per la nostra eternità.
Il modo migliore per prepararsi al Giudizio è quello di amare con tutto il cuore Colui che un giorno sarà nostro Giudice. Se vivremo nell'amicizia con Lui, se riceveremo frequentemente i sacramenti della Confessione e della Comunione, se allontaneremo il peccato dalla nostra vita, se ameremo Dio e il prossimo, non avremo nulla da temere da quel giudizio che sarà un giudizio di misericordia per tutti quelli che avranno usato misericordia. Il segreto per assicurarci un giudizio favorevole è appunto questo.
Il Vangelo di oggi, inoltre, ci insegna a non dare retta alle previsioni allarmistiche di tutti quelli che ritengono imminente la fine del mondo. Questa fine può avvenire tra un giorno come tra milioni di anni, a noi non spetta saperlo. Gesù lo dice chiaramente: «Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre» (Mc 13,32). Quello che sappiamo con certezza è che un giorno moriremo, e quella sarà la nostra fine. Gesù vuole ammonirci perché quello che conta di più non è il giorno e l'ora, ma il modo con cui giungeremo all'incontro con Dio. L'uomo equilibrato e sereno sa che la sua vita deve finire, e sa anche che essa è destinata a una eternità più o meno beata a seconda del suo comportamento.
Vi sono due Giudizi: il Giudizio particolare, al quale saremo sottoposti subito dopo la nostra morte, e il Giudizio universale che vi sarà alla fine dei tempi. Dopo il Giudizio particolare, l'anima riceverà subito la giusta retribuzione: o il Paradiso, molto spesso preceduto dalle sofferenze purificatrici del Purgatorio; oppure l'inferno, se al momento della morte l'anima si trova in peccato mortale.
Alla fine dei tempi ci sarà il Giudizio universale. Con questo Giudizio avremo la definitiva vittoria del bene sul male. Il male non potrà mai avere il definitivo sopravvento sul bene e solo Dio avrà il suo pieno trionfo. In ogni epoca sono sorti errori di ogni genere, eppure anche i più potenti nemici di Dio sono tramontati. Nulla rimane in eterno su questa terra e tutti dovranno rendere conto a Dio.
Come hanno fatto tutti i buoni cristiani, pensiamo anche noi a quelle due uniche cose certe della nostra vita: la morte e il Giudizio: da questa riflessione nascerà un miglioramento di tutta la nostra vita.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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