BastaBugie n�615 del 05 giugno 2019

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1 IPAZIA: VOGLIONO RISCRIVERE LA STORIA IN CHIAVE FEMMINISTA (E ANTICATTOLICA)
Napoli dedica una via a Ipazia, considerata vittima del cristianesimo oscurantista... ma in realtà la uccisero degli eretici (che il vescovo di Alessandria condannò)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 IL SINDACO DI NEW ORLEANS CHIEDE SCUSA PER IL LINCIAGGIO DEGLI ITALIANI DEL 1891
Migliaia di persone assaltarono la prigione massacrando 11 detenuti italiani immigrati (VIDEO: come sono stati trattati gli italiani all'estero)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 BOLSONARO HA CONSACRATO IL BRASILE AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA (COPIANDO SALVINI?)
Il Messaggero lo paragona al gesto di Salvini nel suo comizio quando ha consacrato alla Madonna di Fatima la sua vita e la vittoria leghista per salvare l'Europa e l'Italia
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 GLI EROI DELLA RESISTENZA ANTISOVIETICA NEI PAESI DELL'EST
Solo dopo l'implosione dell'impero sovietico questo pezzo di storia è venuto alla luce (grazie anche al recente libro delle edizioni Settimo Sigilli)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 CARI ''GRETINI'', LE IMPROVVISE GELATE PRIMAVERILI (SOPRATTUTTO IN MAGGIO) SONO SEMPRE ESISTITE
Nessun clima impazzito, i contadini lo sanno e infatti maggio è sotto la protezione dei 4 ''santi del ghiaccio'' (per favore ditelo a Greta e a tutti i suoi ''gretini'')
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 COME I MASS MEDIA PLAGIANO LE MENTI
Molte chicche nel libro di Giuliano Guzzo (ad es.: per far approvare l'aborto Pannella parlava di 20.000 donne morte per aborto clandestino, ma era una bufala enorme)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 SACCHI DI JUTA A MILANO PER SOSTENERE UN MONDO SENZA FRONTIERE E... SENZA SALVINI
Messaggio banale e politicamente corretto dell'ideologia immigrazionista (per essere più comprensibile sarebbe bastato piazzare un bersaglio con la faccia di Salvini)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 LA POLEMICA CONTRO I LIBRI ''FASCISTI'' AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO
Grazie al mito dell'antifascimo, la sinistra che pure ha perso tutto, elezioni comprese, continua ad autolegittimarsi sbraitando contro un pericolo di 70 anni fa
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
9 OMELIA PENTECOSTE - ANNO C (Gv 14,15-16.23-26)
Il Padre vi darà un altro paraclito
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - IPAZIA: VOGLIONO RISCRIVERE LA STORIA IN CHIAVE FEMMINISTA (E ANTICATTOLICA)
Napoli dedica una via a Ipazia, considerata vittima del cristianesimo oscurantista... ma in realtà la uccisero degli eretici (che il vescovo di Alessandria condannò)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 04/04/2019

«Stiamo scrivendo la storia di Napoli anche attraverso la toponomastica e in particolare la toponomastica femminile». Così ha dichiarato il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris dopo aver inaugurato una targa stradale dedicata a Ipazia d'Alessandria, filosofa del V secolo.
Che cosa c'entri la storia di Napoli con quella lì non è chiaro. Sulla targa c'è scritto solo «Via Ipazia d'Alessandria, 370-415 d. C., filosofa-matematica-astronoma. Già Traversa Cesare d'Engenio, Quartiere Montecalvario». In effetti, visto che il femminismo è di gran moda, l'unica donna dell'antichità menzionata nei documenti (un paio, non di più) meritava quel che, di questi tempi, non si nega a nessuno: una strada. Ne hanno, in Italia, anche Lutero (ma non, si badi, Almirante), oltre a Gramsci, Togliatti, Marx, Lenin, perfino Tito.
Apprendiamo che a Napoli esiste anche un Ass. (assessorato? associazione?) alla Toponomastica Femminile (cfr. vesuviolive.it del 21.3.19); forse si occupa delle nuove strade di una città in espansione? Non pare, visto che Ipazia ha usurpato la già Traversa Cesare d'Engenio. Hanno intenzione di rinominare vie e piazze in senso femminista? Boh. Certo, inizialmente otterranno solo di far ammattire i postini. E poi i giovani, i quali si chiederanno: Ipazia? E che è? Forse quella che ha inventato gli scherzi e i giochi?
Infatti, in napoletano i giocattoli si dicono «pazzielli» e scherzare è «pazziamme». Ora, qui la cosa ci interessa solo perché, come titola vesuvio.it, Ipazia fu «trucidata dai cristiani». Tranquilli, non ci lanceremo in una storia di Ipazia: abbiamo dedicato a suo tempo un'intera puntata de «Il Kattolico» sul mensile «Il Timone», al quale rimandiamo. Dovete sapere che per secoli e secoli nessuno seppe niente di Ipazia fino a quando gli Illuministi la riesumarono per usarla come clava contro la Chiesa.
Come, un secolo dopo, fu fatto per Giordano Bruno. Questo ha un monumento in Roma, quella deve accontentarsi di un ex traversa a Napoli. Infatti, l'unica cosa che ha interessato (indovinate chi) di questi personaggi è la fine tragica per mano di cristiani. Si contano sulle dita di una mano quelli che possono dire qualcosa dell'opera di Giordano Bruno. Su nessuna mano l'opera di Ipazia, che non lasciò niente di scritto. Passata la temperie dell'Illuminismo bisognò attendere il Femminismo perché Ipazia venisse riesumata una seconda volta. Fu dieci anni fa, col film Agorà del regista Alejandro Amenabar, che diede il ruolo di Ipazia all'attrice Rachel Weisz.
Bella donna, ma ingannevole: Ipazia aveva una sessantina d'anni quando fu uccisa, e nel V secolo un donna di tale età probabilmente non aveva più neanche i denti. Quelli che la uccisero erano, sì, cristiani, ma della setta dei Parabolani, che facevano politica tramite un cristianesimo solo ideologico. E in ciò erano in buona compagnia, in quanto ad Alessandria, in quel tempo, era costume darsele di santa ragione tra ebrei, cristiani e pagani.
E parliamo di massacri e pure di sacrifici umani. Ipazia aveva anche discepoli cristiani, uno dei quali, Sinesio, divenne addirittura vescovo, ed è a lui che dobbiamo l'informazione che nel V secolo esistette una filosofa femmina. Il cristiano Oreste, prefetto di Alessandria, ricorreva spesso ai suoi consigli. E i fanatici Parabolani (in odore di eresia, tra l'altro), non potendo prendersela (per motivi politici) col consigliato, diedero addosso alla consigliera, ritenuta suggeritrice delle posizioni politiche di Oreste.
Non erano lontani dal vero, dal momento che Ipazia, da buona filosofa antica, come Pitagora e Platone riteneva che i filosofi dovessero davvero essere i consiglieri dei governanti. Ma il linciaggio non era certamente nelle corde del cristianesimo, tant'è che il vescovo di Alessandria, san Cirillo, condannò gli assassini. Il clima, tuttavia, era talmente arroventato che Oreste lasciò la città e non tornò più. «In un periodo in cui dominavano fanatismo, ripudio della cultura e della scienza in nome della crescente religione cristiana», scrive vesuviolive.it. Oggi, invece, viviamo in un periodo in cui dominano fanatismo, ripudio della cultura e della scienza in nome dei crescenti politicamente corretto ed ecologismo.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 04/04/2019

2 - IL SINDACO DI NEW ORLEANS CHIEDE SCUSA PER IL LINCIAGGIO DEGLI ITALIANI DEL 1891
Migliaia di persone assaltarono la prigione massacrando 11 detenuti italiani immigrati (VIDEO: come sono stati trattati gli italiani all'estero)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08/04/2019

Il sindaco di New Orleans il 12 aprile prossimo chiederà ufficialmente scusa alla comunità italo-americana per quel che accadde quasi centotrent'anni fa, il 17 marzo 1891. Quel giorno una folla di migliaia di persone, capeggiate da alcuni dei maggiorenti cittadini, assaltò la prigione e massacrò undici detenuti. Questi ultimi erano tutti italiani, siciliani per la precisione, immigrati negli Usa.
La vicenda destò molta impressione soprattutto all'estero. Fu uno dei più estesi linciaggi di massa della storia. Era accaduto che il 15 ottobre dell'anno precedente, David Hennessy, sovrintendente di polizia, di origine irlandese e molto stimato in città, era stato abbattuto proditoriamente a colpi di pistola. Pare che prima di spirare abbia detto ai soccorritori che erano stati i dagoes, come venivano spregiativamente definiti gli immigrati italiani. Pare. Ma tutta la vicenda, più che altro, era legata al mercato delle merci al porto, un affare che faceva gola a parecchi e nel quale gli italiani avevano gran parte.

PROCESSATI A FUROR DI POPOLO
Nel 1999 il regista Nicholas Meyer ne trasse un film, Vendetta, con Christopher Walken. Il film sposa la versione del complotto: Hennessy, molto apprezzato a New Orleans e difficilmente corruttibile, sarebbe stato eliminato da sicari al soldo di chi voleva mettere le mani su quei traffici; con la sua uccisione si sarebbero presi due piccioni con una fava, togliendo di mezzo un ostacolo e scaricando la colpa sulla concorrenza. Sia come sia, il risentimento popolare fu abilmente dirottato sugli italiani, che lo stesso sindaco di allora, Joseph Shakespeare, definì pubblicamente «peggiori dei negri».
Così, le indagini si diressero immediatamente verso la comunità italiana, senza neanche provare a indagare a tutto raggio. Un arresto di massa portò alla sbarra una ventina di poveracci che vennero processati a furor di popolo nel marzo 1891. Ma il giudice, sia pure a malincuore, non poté fare altro che assolverli, perché gli alibi erano troppo plateali. Tuttavia, la pressione popolare era così forte e quelli che soffiavano sul fuoco aizzavano talmente gli americani, che gli imputati, contro ogni regola, vennero tenuti in prigione in attesa di un nuovo processo. Fu allora che migliaia di americani, armi in pugno, assaltarono la prigione e si impadronirono dei siciliani. Due li impiccarono a lampioni, gli altri nove li finirono a colpi di fucile.

L'INDIGNAZIONE ITALIANA FU NOTEVOLE
Il capo del governo, Antonio Starabba di Rudinì, subito ritirò l'ambasciatore, Francesco Saverio Fava, e protestò ufficialmente contro gli Stati Uniti. Il presidente Benjamin Harrison, stretto tra due fuochi (uno era la sua opinione pubblica), stanziò un risarcimento per le famiglie delle vittime, provvedimento che sollevò un'ondata di proteste negli Usa. Il disprezzo nei confronti degli immigrati italiani, quasi tutti del Sud, paradossalmente era stato cagionato dagli italiani stessi, cioè quegli "scienziati" lombrosiani che, misurando crani e fisiognomiche, avevano decretato che gli abitanti dell'ex Borbonia erano «inferiori», dunque incivili, sporchi, abietti e delinquenti nati. La propaganda «piemontese» seguì perciò quei disgraziati anche in America (oltre ad averli costretti a emigrare per fame), dove aveva larga popolarità il mito di Garibaldi «liberatore» e «redentore» dell'Italia del Sud. Oggi, finalmente, la sindaca di New Orleans, LaToya Cantrell (non a caso una nera), rende giustizia, sia pure tardiva, a quei nostri poveri connazionali di tanti anni fa.

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 10 minuti) si parla dei vari linciaggi di italiani e propaganda antitaliana che i nostri emigrati hanno subito. Appare evidente come sia quanto meno irrispettoso confrontare gli italiani all'estero con gli attuali immigrati in Italia dicendo "Anche noi siamo stati immigrati". Viene da rispondere "Sì, ma siamo andati a lavorare adattandoci alle dure condizioni del luogo ed abbiamo resistito a tutte le angherie subite".


https://www.youtube.com/watch?v=jJOp88qMZGM

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08/04/2019

3 - BOLSONARO HA CONSACRATO IL BRASILE AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA (COPIANDO SALVINI?)
Il Messaggero lo paragona al gesto di Salvini nel suo comizio quando ha consacrato alla Madonna di Fatima la sua vita e la vittoria leghista per salvare l'Europa e l'Italia
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27/05/2019

Il nuovo presidente dell'immenso Brasile, Jair Bolsonaro, ha partecipato lo scorso 23 maggio a un'imponente manifestazione pubblica dove, davanti alla statua della Madonna di Fatima, ha consacrato il suo Paese al Cuore Immacolato di Maria. Twitta il Messaggero così: «Copiando praticamente il gesto fatto da Matteo Salvini al termine del suo comizio elettorale quando ha consacrato la sua vita e la vittoria leghista per salvare l'Europa e l'Italia alla Vergine di Fatima». Bontà sua, il quotidiano romano precisa: «Nel caso di Jair Bolsonaro non si trattava di una iniziativa elettorale, ma di un evento organizzato da un gruppo di deputati con la partecipazione di gruppi di preghiera e del vescovo locale, monsignor Fernando Rifam».
Be', verrebbe da dire che almeno lui è fortunato, in quanto i prelati e i cattolici "adulti" brasiliani non si sono affrettati a prendere, schifati, le distanze da chi, come il nostro Salvini osa entrare a gamba tesa in quel che considerano il loro esclusivo orticello. Giù le mani dalla religione cattolica, è cosa nostra.
Noi, che siamo cultori di cose storiche e nostalgici dei tempi in cui «la religione di Gesù Cristo era tenuta in grado sommo» (cfr. enciclica Immortale Dei, 1885, Leone XIII), ricordiamo che in Sudamerica c'è un precedente significativo, l'Ecuador. Quando, esattamente cent'anni dopo l'Immortale Dei, san Giovanni Paolo II visitò quel Paese, rinnovò la consacrazione dell'Ecuador al Sacro Cuore di Gesù. E, non a caso, ripeté pari pari la formula usata il 25 marzo 1874, festa dell'Annunciazione. Quella volta l'atto di consacrazione fu pronunciato dall'arcivescovo della capitale Quito, José Ignacio Pacheco. Ma l'iniziativa era partita dal presidente della repubblica, Gabriel García Moreno, che aveva addirittura inserito quella consacrazione nel Preambolo della Costituzione. Solo che a quel tempo non c'erano i grandi media e la loro pervasività, non c'era Internet e le sue news sia fake che non, non c'era l'Onu e non c'erano le Ong. Così, quelli che non erano d'accordo dovevano risolvere la cose a mano.
Infatti, il presidente "bigotto" e "reazionario" (figurarsi che aveva inviato al papa Pio IX una somma di denaro per in qualche modo ristorarlo dello scippo di Roma da parte dei piemontesi) venne assassinato nel 1875 mentre usciva dalla cattedrale di Quito, dove era uso sentir Messa tutte le mattine. All'arcivescovo toccò due anni dopo, il Venerdì Santo: qualcuno aveva avvelenato l'Ostia con cui si era comunicato. Eh, mischiare religione e politica è, almeno da un certo momento storico in poi, pericoloso.
Per tornare all'oggi, non sappiamo quante minacce di morte abbia ricevuto fin qui Bolsonaro, forse nessuna, ma è noto che i carioca hanno el sangre caliente, anche se parlano portoghese. Sappiamo quante ne ha ricevute l'italiano Salvini, che le ha contate: centotrentacinque finora. Ma, ripetiamo, i tempi sono mutati e chi di dovere si è reso conto che ne uccide più la lingua che la spada (eh, Gesù ci aveva avvertito anche di questo...). Perciò, per chi brandisce rosari e madonne sotto elezioni (anche se in Brasile di elezioni non ce ne sono), una vibrata presa di distanze da parte del clero adulto e qualificato può bastare. Se poi l'incauto le elezioni dovesse vincerle davvero, si astenga da pellegrinaggi di ringraziamento, perché è noto che la Madonna di Fatima non si occupa di politica. Ha smesso dopo il 1948, per l'esattezza dopo il 18 aprile.

Nota di BastaBugie: per capire come mai Cammilleri ha concluso l'articolo con la battuta che la Madonna non si occupa più di politica in Italia dal 18 aprile 1948 è utile leggere la vita di Guareschi cliccando sul seguente link.

GIOVANNINO GUARESCHI: IL PADRE DI DON CAMILLO
La straordinaria vita del reazionario inventore delle storie di Mondo Piccolo
http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=4

DOSSIER "IL BRASILE DI BOLSONARO"
Il presidente odiato dalla sinistra

Per vedere articoli e video, clicca qui!

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27/05/2019

4 - GLI EROI DELLA RESISTENZA ANTISOVIETICA NEI PAESI DELL'EST
Solo dopo l'implosione dell'impero sovietico questo pezzo di storia è venuto alla luce (grazie anche al recente libro delle edizioni Settimo Sigilli)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28/05/2019

Il 22 maggio 1945 il generale tedesco Reinhard Gehlen (1926-1979) si consegnò ai vincitori americani. Era stato responsabile delle Armate Straniere Est, cioè di quei volontari baltici, ucraini e russi che avevano collaborato con i tedeschi in funzione antisovietica sia in gruppi autonomi, sia entrando a far parte della Wehrmacht o addirittura delle SS combattenti. Gehlen portava in dote ben 52 casse di documenti riguardanti le formazioni ucraine, lituane, lettoni ed estoni che ancora resistevano al regime sovietico (e che in alcune zone avrebbero continuato a farlo fino al 1956).
Il 6 marzo 1946 Winston Churchill pronunciò il famoso discorso sulla «cortina di ferro» e da allora sia Londra che gli Usa (ma gli americani ci misero un po' per capire che avevano un nuovo nemico, dal momento che la loro opinione pubblica era piuttosto indifferente a quel che succedeva dall'altra parte dell'oceano) si attivarono. Il generale Gehlen, portato subito a Washington, fu creato responsabile della sezione affari sovietici dell'Oss, il servizio segreto americano poi diventato Cia. Il 12 luglio 1946 fu rimandato in Europa, a creare una struttura di intelligence alle dirette dipendenze degli Usa, l'«Organizzazione Gehlen». Questa struttura nel 1956 passò sotto il governo della Germania Ovest, contribuendo poi alla nascita dei servizi d'informazione federali (Bnd).
Gehlen, ri-promosso generale, ne fu al comando. Americani e inglesi paracadutarono nelle zone di influenza sovietica, a favore dei partigiani, armi e rifornimenti, anche uomini talvolta. Ma sempre servendosi di personale polacco o cecoslovacco, piloti che avevano affiancato la Raf durante la guerra contro la Germania. Oggettivamente, non si poteva fare di più per non causare una grave crisi diplomatica. Era la «guerra fredda», mai dichiarata e combattuta per interposta persona con mezzi non convenzionali. Per esempio, l'abbattimento di un aereo C47 sorvolante l'Ucraina nel 1952 provocò una furiosa protesta all'Onu da parte di Andreij Vysinskij, succeduto come ministro degli esteri al silurato Molotov, e il conseguente imbarazzo occidentale.
Purtroppo i sovietici sapevano già tutto grazie a spie infiltrate nei servizi inglesi e americani. Un nome per tutti: Kim Philby. Ma è tutta questa storia ad essere poco conosciuta, quella della resistenza armata contro l'occupante sovietico o i regimi comunisti nei Paesi satelliti. In certe zone operavano addirittura interi reparti con tanto di uniformi e gerarchia militare. Nei Paesi baltici è nota come «guerra nei boschi», perché fu proprio tra gli alberi che si combatté in gran parte. La popolazione era con i partigiani, e subiva perciò terribili rappresaglie (con interi villaggi rasi al suolo o deportati in Siberia). Per risparmiarle alle popolazioni, nei Paesi baltici i partigiani ricorsero al trucco di scambiarsi gli obiettivi. Cioè, partigiani lettoni, per esempio, conducevano azioni in territorio lituano.
E viceversa. Così, se presi, non avevano apparentemente nulla a che fare con i civili locali. E' un editore minore, Edizioni Settimo Sigillo, e uno storico non accademico, Alberto Rosselli, a raccontare questa straordinaria epopea ne La resistenza antisovietica e anticomunista in Europa orientale. 1944-1956 (pp. 160, €. 16). Il libro è corredato da foto d'epoca, alcune curiose (le lunghe chiome dei partigiani lituani), alcune agghiaccianti. E' uscito qualche anno fa e ne ho saputo da poco, ma vale la pena leggerlo. Solo dopo l'implosione dell'impero sovietico questo pezzo di storia è venuto alla luce. E c'è ancora tanto da scavare.

Nota di BastaBugie: non ci stancheremo mai di consigliare le visione del seguente video che mette bene in luce le origini e caratteristiche comuni di Nazismo e Comunismo. Infatti entrambe provenienti dal ceppo socialista, sono ideologie gemelle. Da vedere e far vedere.
Per approfondimenti, clicca nel seguente link:
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=39


https://www.youtube.com/watch?v=fe5HsMEZzCU

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28/05/2019

5 - CARI ''GRETINI'', LE IMPROVVISE GELATE PRIMAVERILI (SOPRATTUTTO IN MAGGIO) SONO SEMPRE ESISTITE
Nessun clima impazzito, i contadini lo sanno e infatti maggio è sotto la protezione dei 4 ''santi del ghiaccio'' (per favore ditelo a Greta e a tutti i suoi ''gretini'')
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13/05/2019

In questi giorni abbiamo assistito a un abbassamento delle temperature notevole e «fuori stagione». Non ci sono più le mezze stagioni, signora mia? Cambiamenti climatici? Riscaldamento globale (anche se fa freddo, si sa, è colpa del global warming)? Impatto antropico? Inquinamento atmosferico prodotto dalle esalazioni industriali dei Paesi capitalisti e perciò consumisti? Eccesso di flatulenze bovine, ovine e suine (chissà perché non canine e feline, dato lo spropositato numero di pets esistente nei Paesi ricchi) per via dello smodato consumo di carne? Macché, gretini.
Sappiate che il fenomeno delle improvvise gelate primaverili fuori programma (soprattutto in maggio) è sempre esistito. Temutissimo dai contadini, specialmente in epoche in cui l'agricoltura era tutto, era posto sotto il patrocinio di quattro Santi, detti appunto «Santi del ghiaccio», le cui feste ricorrevano in maggio: san Mamerto (vescovo di Vienna, 11 maggio), san Pancrazio (martire romano, 12 maggio), san Servazio (vescovo di Tongeren, 13 maggio), san Bonifacio (martire di Tarso, 14 maggio) e santa Sofia (martire romana, 15 maggio). Cosa possa accadere in maggio i coltivatori lo sanno benissimo, tant'è che abbiamo visto ai tg le centinaia e centinaia di «torce» accese dai vignaioli del Norditalia in mezzo ai filari per non far scendere la temperatura sotto lo zero.
Analogo rimedio si vede impiegato nel film Il profumo del mosto selvatico (1995) con Keanu Reeves, Anthony Quinn e il nostro Giancarlo Giannini. La tradizione dei Santi del Ghiaccio risale a ben prima della riforma gregoriana del calendario, perciò i giorni «del gelo» non sempre coincidono alla perfezione con le feste di quei quattro Santi. Ma soprattutto nell'Europa del Centro-Nord, maggiormente a rischio, questi Santi hanno dato origine a proverbi tutt'ora di uso comune, anche se i più non ne conoscono l'origine.
La Kalte Sophie (la «gelida Sofia») dei tedeschi è ormai un modo di dire che nessun tedesco comprende. Ma questi Santi, e i loro giorni, hanno la loro versione inglese (Ice Saints), croata (Ledeni Sveci), olandese (Ijsheiligen), svedese (Järnnätter, «notti di ferro»), ungherese (Fagyosszentek), tedesco (Eismänner ), francese (Saints de Glace) e nelle diverse lingue svizzere. E anche i polacchi e gli austriaci li conoscono bene, questi Santi, e il motivo della loro particolare venerazione. E guardate questo proverbio dello Yorkshire riportato anche da Wikipedia: «Chi tosa la sua pecora prima del giorno di San Servazio, ama la lana più della sua pecora» (He who shears his sheep before St Servatius' Day loves his wool more than his sheep). Eggià, pure l'allevatore deve stare attento ai giorni dei Santi del Ghiaccio. Da prima della rivoluzione protestante e da prima dell'ecologismo.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13/05/2019

6 - COME I MASS MEDIA PLAGIANO LE MENTI
Molte chicche nel libro di Giuliano Guzzo (ad es.: per far approvare l'aborto Pannella parlava di 20.000 donne morte per aborto clandestino, ma era una bufala enorme)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06/05/2019

Man mano che leggevo Propagande. Segreti e peccati dei mass media di Giuliano Guzzo (La Vela, pp. 204, € 15), che è anche firma della Nuova Bussola, mi veniva in mente, chissà perché, un frame televisivo dei giorni del famigerato Congresso internazionale di Verona sulla famiglia. Che in Italia, e chissà perché solo in Italia, tanto scalpore suscitò. Guardavo il talk su Rete 4, condotto da Barbara Palombelli. Di solito pacata e sempre sorridente, d'improvviso la sua faccia divenne cupa (ed era la prima volta che la vedevo così) quando si collegò coi rappresentanti italiani di quel convegno. Appena il volto del difensore della «famiglia naturale» si affacciò sullo schermo in studio, la ex bonaria e sorridente gli sibilò di brutto: «Siete contro l'autodeterminazione della donna?».
Astuto sistema per costringere l'interlocutore alla difensiva e indirizzare fin da subito il piano dell'intervista sul terreno a lui sfavorevole. Che è quello degli slogan p.c. (politicamente corretti): «interruzione della gravidanza», «autodeterminazione della donna», etc. Si noti la finezza: se a uno domandi se è contrario a pagare l'aborto altrui con le sue tasse cambia tutto, e l'emotività di chi ascolta si sposta subito a suo favore. Ma la conduttrice del talk su Rete 4 è giornalista troppo scafata per non sapere come vanno adoperate le parole.
Una sua collega, come lei d'alto livello, quando il popolo americano elesse Trump si lagnò in diretta da New York: «Ma allora, noi giornalisti che ci stiamo a fare?». Eggià, la crème dei media di tutto il mondo aveva predicato contro quel burino parvenu, così come oggi spara su Salvini. La scoperta che la gente è meno stupida e istupidita dalle loro chiacchiere di quel che pensavano li aveva gettati nello sconforto. Così che a quel punto la mano dovette essere passata ad altri mezzi. Per esempio, i magistrati, come Trump e Salvini hanno scoperto. Tutte le toghe, allora, sono «rosse»? Naturalmente no. Così come non tutti i musulmani sono jihadisti. Il fatto è che basta un solo jihadista a fare notevole danno.
Tornando all'ivg (interruzione volontaria della gravidanza), Guzzo nel suo libro comincia col ricostruire la «nube tossica» di Seveso, davvero tossica per le menti e le coscienze, tant'è che subito dopo il popolo italiano votò l'introduzione dell'aborto (pardon, ivg). Feti malformati dalla diossina? Nessuno. Ma su questo i riflettori vennero subito spenti. Ho l'età per ricordare, al tempo della campagna sul referendum, le truppe pannellate gridare a tutti i venti delle 20.000 donne morte ogni anno in Italia per aborto clandestino. Come facessero a saperlo, visto che era clandestino, a nessuno venne in mente di chiederlo. In quei giorni preparavo l'esame di demografia all'università e lessi i dati Istat sulle donne morte in Italia, quell'anno: 11.500. Per qualsiasi causa, dall'infarto all'incidente domestico. Ma ero uno studente e non avevo i mezzi per farlo sapere a tutti.
Anche questi fatti Guzzo rammenta. Il suo libro è pieno di chicche di questo tipo, di cui le più gustose sono quelle meno conosciute. Ma restiamo sull'attualità. Le fake news. Ebbene, ci sono sempre state, fin da quando gli egizi scolpirono sulle loro stele la vittoria del faraone sugli hittiti, vittoria che non ci fu mai. Ma eccole diventate un problema planetario da quando è stato eletto Trump. Le «influenze russe» sulle elezioni americane (e magari italiane) sono da allora un «pericolo per la democrazia» perché Trump, in campagna elettorale, aveva detto di considerare chiusa la guerra fredda e di volere andare d'accordo con Putin. Così, una volta eletto, ha dovuto cambiare radicalmente idea, sennò «confermerebbe» che sono state le «influenze russe» a farlo eleggere. Eh, la propaganda politica l'hanno inventata i giacobini. Impossibile batterli nell'arte, maligna, di plagiare le menti.

Nota di BastaBugie: per leggere un'altra recensione al libro di Giuliano Guzzo si può cliccare nel seguente link

GIORNALI E TELEVISIONI NON INFORMANO, MA FANNO PROPAGANDA
Le nostre menti vengono modellate, i nostri gusti formati, le nostre idee ispirate da uomini che regolano i meccanismi nascosti della società (VIDEO: chi sono e come manipolano le notizie gli Spin Doctor)
di Fabio Piemonte
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5658

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06/05/2019

7 - SACCHI DI JUTA A MILANO PER SOSTENERE UN MONDO SENZA FRONTIERE E... SENZA SALVINI
Messaggio banale e politicamente corretto dell'ideologia immigrazionista (per essere più comprensibile sarebbe bastato piazzare un bersaglio con la faccia di Salvini)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 05/04/2019

Quando li ho visti la prima volta, una settimana fa, mi hanno fatto venire in mente, d'acchito, i celebri versi di Lucio Dalla: «...e c'è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra...». La canzone L'anno che verrà che li contiene non è una ballata allegra, anzi, evoca paura e disperato sarcasmo per un radioso futuro che non venne mai ma si è convertito in ansia e apprensione. Parlo dei sacchi di juta con cui tal Ibrahim Mahama, presentato come artista ghanese, ha «incartato» i Caselli di Porta Venezia a Milano.
Opere d'arte del genere si chiamano «installazioni» e il più famoso incartatore di monumenti è Christo (da non confondersi con Gesù, perché di cognome fa Yavachev), celebrato «fra i maggiori rappresentanti della Land Art» (Wikipedia). Evidentemente ha fatto scuola. Ora, Christo incartava i monumenti con stoffe o carta vera e propria. Mahama usa sacchi di juta, e non a caso. Secondo lui, la vista di quei sacchi dovrebbe far riflettere su «temi come la migrazione, la globalizzazione e la circolazione delle merci e delle persone». Infatti, «i sacchi sono elementi fondamentali della sua ricerca: simbolo dei mercati del Ghana, sono fabbricati in Asia e importati in Africa per il trasporto su scala internazionale di merci» (Rainews).
Credo che il tema «migrazione» sarebbe stato sufficiente, da solo, per convincere le autorità competenti a concedere con entusiasmo i Caselli di Porta Venezia all'artista extracomunitario. Ma c'è di più. Tale Porta era proprio una porta delle antiche mura milanesi, e l'artista «vuole innescare una riflessione sul concetto stesso di soglia». E, per chi non avesse ancora capito, il capolavoro si intitola «A Friend», «un amico». Insomma, abbiamo capito: siamo tutti amici, basta con le frontiere e via libera all'immigrazione. Certo, ci vorrebbe un gran cartello di spiegazioni accanto, perché da un monumento foderato di sacchi di juta a questo po' po' di significato non è che il collegamento concettuale sia facile, tutt'altro. Sì, la location è ben scelta, quelli erano caselli del dazio, e noi tutti dobbiamo sognare - dobbiamo, sennò son legnate - un mondo sans frontières; quei sacchi, infatti, sono «garze che tamponano le ferite della storia», Imagine all the people eccetera. Ma non è finita. Infatti, c'è un'ulteriore chiave di lettura:
«I sacchi di Mahama racchiudono allo stesso tempo un significato più nascosto che riguarda la forza lavoro che si cela dietro la circolazione internazionale delle merci». Eggià, Porgy and Bess e Banana Boat, il lungo cammino dell'emancipazione delle periferie del mondo. Il proletariato non finisce mai. «Per assemblare i sacchi, spesso Mahama collabora con migranti provenienti da zone urbane e rurali in cerca di lavoro, senza documenti né diritti, vittime di un'esistenza nomade e incerta che ricorda le condizioni subite dagli oggetti utilizzati nelle proprie opere». Insomma, un vero e proprio manifesto pro-migranti che però, ahimè, il passante incolto farà fatica a decifrare. Più comprensibile, magari, sarebbe stato un bersaglio con la faccia di Salvini sopra... Una domanda, così, per curiosità: dove li metteranno quei sacchi di juta quando l'esposizione sarà finita? Saranno almeno una tonnellata. O verranno usati per un'installazione sul tema ecologico? Anche questo, infatti, fa parte della panoplia politicamente corretta.

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 05/04/2019

8 - LA POLEMICA CONTRO I LIBRI ''FASCISTI'' AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO
Grazie al mito dell'antifascimo, la sinistra che pure ha perso tutto, elezioni comprese, continua ad autolegittimarsi sbraitando contro un pericolo di 70 anni fa
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08/05/2019

L'attuale polemica sul Salone del Libro di Torino, polemica innescata dalla scelta del comitato (di salute pubblica) presiedente lo stesso di non ammettere libri ed editori «fascisti», può stupire forse i giovani e i non addetti ai lavori, ma non gli scafati di lungo corso. Alla fine (ingloriosa) dell'ultima guerra l'Italia ebbe la ventura di ritrovarsi con due politici, due soli, con la levatura di statisti, De Gasperi e Togliatti.
Togliatti, che sapeva bene come erano state decise le cose a Yalta, volle per sé l'apparentemente secondario ministero della Giustizia. Intanto riesumava la dottrina gramsciana della conquista del potere tramite la cultura. Dottrina di lungo, lunghissimo respiro, ma il comunismo era (è) una religione secolarizzata, e le religioni fanno i loro calcoli avendo come misura l'eternità.
Non così i democristiani, che preferirono mettere le mani sui ministeri che gestivano, qui e adesso, i soldi. Forse non potevano fare diversamente, visto che i soldi erano americani (Piano Marshall) e c'era un Paese da ricostruire. Il guaio è che continuarono così anche dopo, lasciando la voce «cultura» praticamente nelle mani del Pci. Fu così che, quando la prima generazione che non aveva visto la guerra si affacciò sulle scene, fu il Sessantotto.
Attraverso i circoli Arci che coprivano tutto, dalla musica pop al cinema, e grazie a veri e propri «agenti di influenza» piazzati nei posti chiave dei gangli culturali, poterono plagiare un intero popolo e seminare le uova di drago per ulteriori «conquiste di civiltà». La «gioiosa macchina da guerra» del partito-chiesa fu inceppata in extremis prima da Craxi e poi da Berlusconi. Per i quali si ricorse ad altri mezzi.
Nel romanzo del dissidente sovietico Vladimir Volkoff, Il montaggio, il protagonista viene fatto assumere da un'importante casa editrice francese alla sezione saggistica. Che cosa deve fare? Quando si presenta qualche opera che documenta i misfatti del comunismo lui suggerisce all'autore di dire «stalinismo», assicurandolo che così avrà un maggiore pubblico. Tutto qui. In tal modo, però, i misfatti non sono più intrinseci alla filosofia marx-leninista, ma solo deviazioni di un tiranno asiatico.
Al tempo del primo governo Berlusconi, l'allora senatore Dell'Utri convocò a Firenze cinquecento intellettuali di orientamento conservatore. Tra cui io. Quando toccò a me prendere la parola feci presente che se non si contrastava la sinistra sul piano culturale sarebbe stata solo questione di tempo prima di soccombere. Macché. Il «partito di plastica» berlusconiano era composto di ex democristiani ed ex socialisti, abituati da sempre al corto respiro. Si è visto come è andata a finire.
Oggi, dal Salone del Libro vengono emarginati anche editori come Giubilei Regnani, attento al mondo conservatore anglosassone: «Fascista». O una biografia di Salvini («fascista» per definizione) di un editore vicino a Casa Pound. L'antifascismo è un mito che viene tenuto artificialmente in vita per giustificare l'esistenza di chi ha perso tutti i treni della storia. Ed è essenziale, vitale per gli interessati mantenerlo sempre vivo, buttando via via ramoscelli nella brace affinché mai si estingua. La sinistra ex marxista ha perso tutto, e perde pure le elezioni. Deve perciò continuamente legittimarsi agli occhi della gente come sempre vigile guardiana di un «pericolo» vecchio di settant'anni e sempre a rischio di cadere nel dimenticatoio. In attesa che anche in Italia prenda piede nelle teste la filosofia liberalamericana, che da noi stenta ad attecchire e che gli orfani di Marx sono stati costretti ad adottare.
I partigiani sono tutti morti di vecchiaia, ma la loro Associazione è sempre egemone come guardiana della memoria, e coi soldi di tutti. Così, come le decine di istituti di storia della Resistenza, denunciati a suo tempo da Romolo Gobbi nel suo Il mito della Resistenza. L'autore, che pure era di sinistra, è da allora sparito dalla carta stampata.
I Saloni del Libro e le altre kermesse «culturali» servono a questo. Il bello è che le descritte strategie sono sotto gli occhi di tutti e si svolgono en plein air. Ma nemmeno i preti lo hanno mai capito. Anzi, nelle loro librerie ed editrici fanno lo stesso.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 08/05/2019

9 - OMELIA PENTECOSTE - ANNO C (Gv 14,15-16.23-26)
Il Padre vi darà un altro paraclito
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Oggi è il giorno della Pentecoste, il giorno della discesa dello Spirito Santo. Cinquanta giorni dopo la Pasqua, gli Apostoli erano riuniti nel Cenacolo con Maria, la Madre di Gesù, e improvvisamente discese su di loro, sotto forma di lingue di fuoco, lo Spirito Santo, la terza Persona della Santissima Trinità. Gesù aveva promesso ai suoi Apostoli che non li avrebbe lasciati orfani e aveva detto loro: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre» (Gv 14,16). Questa promessa si è realizzata proprio nel giorno della Pentecoste.
La prima lettura di oggi, tratta dagli Atti degli Apostoli, descrive quel giorno, nel quale fu formata la Chiesa. A Nazareth, lo Spirito Santo era disceso sulla Vergine Maria per formare il corpo di Cristo; nel Cenacolo a Gerusalemme il Paràclito discese per formare il Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa. Prima della discesa dello Spirito Santo, gli Apostoli erano timidi e timorosi, non osavano predicare al popolo; mentre, dopo aver ricevuto il dono dello Spirito Santo, essi iniziarono a predicare con coraggio, e così fecero fino alla suprema testimonianza del martirio.
Nel giorno di Pentecoste, che era già una festività giudaica, erano riuniti a Gerusalemme ebrei giunti da diverse parti del mondo allora conosciuto. Alcuni venivano dalla Mesopotamia, altri dalla Cappadocia, dall'Egitto e dall'Arabia. La cosa più sorprendente fu che ciascuno di loro sentì predicare gli Apostoli nella propria lingua. Fu chiaramente un miracolo che indicava come il Vangelo doveva essere predicato in tutto il mondo, fino a raggiungere gli estremi confini della terra. Nella loro predicazione, gli Apostoli erano istruiti interiormente dallo Spirito Santo. Gesù lo aveva detto chiaramente: «Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26).
Lo Spirito Santo lo abbiamo ricevuto in dono anche noi. Lo abbiamo ricevuto già con il Battesimo, ma è soprattutto con la Cresima che il Paràclito è disceso su di noi e ci ha arricchiti con i suoi Sette Doni. Lo Spirito Santo è il nostro Santificatore. Lo dobbiamo pregare frequentemente, affinché, come dice san Paolo nella seconda lettura, non ci facciamo dominare dalle opere della carne (cf Rm 8,8), ovvero dal peccato che continuamente ci minaccia. Sarà una cosa molto bella ripetere ogni giorno, magari al mattino, la bella Sequenza allo Spirito Santo che abbiamo recitato prima della lettura del Vangelo. Con questa stupenda preghiera abbiamo domandato al Paràclito che ci invada nell'intimo del nostro spirito, che lavi la nostra anima, che la irrighi se arida, che la sani se piagata, che la scaldi se gelida. Recitiamo questa Sequenza con amore e attenzione.
La parola Paràclito, con cui è chiamato lo Spirito Santo, significa Consolatore. Egli ci consola nelle nostre miserie e guida la nostra preghiera, ispirandoci ciò che è bene domandare al Padre. Lo Spirito Santo arricchisce la nostra anima con i suoi Sette Doni, che ci fanno essere dei santi cristiani. Essi sono come dei piccoli semi che devono essere irrigati dalla nostra preghiera per giungere a maturazione. Nella vita dei Santi possiamo vedere il loro pieno sviluppo.
Il primo dono è la Sapienza, che ci permette di ragionare non secondo il mondo, ma secondo la profondità di Dio, e ci dona il gusto inesprimibile di Dio e delle realtà divine; poi abbiamo il dono dell'Intelletto, che ci consente di approfondire le verità della nostra Fede e di aderire ad esse quasi per un istinto soprannaturale; segue poi il dono della Scienza, che ci dà la capacità di risalire al Creatore partendo dalle creature e di vedere in ciascuna delle creature un riflesso di Dio; poi abbiamo il dono del Consiglio, che, nei momenti più importanti, ci suggerisce la decisione giusta da prendere secondo la Volontà di Dio, e, innanzitutto, ci suggerisce di ascoltare con docilità il consiglio di una saggia guida spirituale; vi è inoltre il dono della Fortezza che ci dà l'energia per resistere al male che c'è intorno a noi e, tante volte, anche dentro di noi; in seguito, c'è il dono della Pietà che perfeziona il nostro amore e lo dilata oltre l'umana ristrettezza, per poter così amare Dio e il prossimo nostro fino all'eroismo; infine, abbiamo il dono del Timor di Dio, che ci consente di evitare il peccato, non tanto per paura dei castighi, ma per puro amor di Dio.
Preghiamo con fiducia lo Spirito Santo che questi piccoli semi, nella nostra vita, giungano a perfetta maturazione.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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