BastaBugie n�653 del 26 febbraio 2020

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1 PORTA A PORTA TENTA DI DISTRUGGERE LA CREDIBILITA' DELLA MADONNA DI CIVITAVECCHIA
Bruno Vespa manda in onda un falso scoop: un uomo ha detto di essere stato lui a sporcare di sangue la statuetta... ma non porta nessuna prova credibile (VIDEO: i protagonisti delle apparizioni a Civitavecchia)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 MI SONO INNAMORATO DI TUA MADRE A 18 ANNI
Un padre ricorda al figlio la sua storia d'amore per prepararlo alle fatiche e gioie del matrimonio... quel padre è Tolkien, lo scrittore del Signore degli Anelli
Autore: Alessandro D'Avenia - Fonte: Corsera
3 LA STRAORDINARIA VITA DEL BEATO CARLO ACUTIS
Storia dell'adolescente che amava tanto l'Eucaristia (DOPPIO VIDEO: Conferenza della mamma di Carlo Acutis e l'autostrada per il cielo)
Autore: Paolo Risso - Fonte: Santi e Beati
4 CORONAVIRUS, GLI ERRORI CLAMOROSI DEL GOVERNO ITALIANO
Il metodo più sicuro ed efficace era la sorveglianza sugli ingressi dalla Cina, ma non è stato fatto per la paura di essere considerati razzisti (o leghisti)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
5 CORONAVIRUS: SI ALLA PRUDENZA, NO AL DELIRIO
Strade semideserte, locali chiusi, supermercati presi d'assalto, incontri annullati: essere prudenti ed evitare rischi inutili è doveroso, ma il panico è segno di una fragilità personale diffusa
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 COME RISPOSE SAN GREGORIO MAGNO AL CORONAVIRUS DEL SUO TEMPO
Nel 590 il Papa ordinò una processione dell'intera popolazione verso la Basilica Vaticana passando dalla Mole Adriana (che per l'apparizione dell'angelo che riponeva la spada nel fodero sarà chiamata ''Castel Sant'Angelo'')
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
7 IL DECALOGO DEL BUON PARROCCHIANO
Partendo dal Vangelo del buon pastore, chiediamoci: ''Chi è la buona pecora?''
Autore: Don Yoannis Lahzi Gaid - Fonte: Sulla Tua Parola
8 OTTO LIBRI DA LEGGERE E REGALARE NEL 2020
Civitavecchia 25 anni con Maria, Cattolici nel mondo, Sacerdozio e monachesimo benedettino, Il tramonto del quinto sole, Una storia unica, Il chiostro e il focolare, Il sacerdote non si appartiene
Fonte: Redazione di BastaBugie
9 OMELIA I DOMENICA QUARESIMA - ANNO A (Mt 4,1-11)
Vàttene, satana!
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - PORTA A PORTA TENTA DI DISTRUGGERE LA CREDIBILITA' DELLA MADONNA DI CIVITAVECCHIA
Bruno Vespa manda in onda un falso scoop: un uomo ha detto di essere stato lui a sporcare di sangue la statuetta... ma non porta nessuna prova credibile (VIDEO: i protagonisti delle apparizioni a Civitavecchia)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22-02-2020

«Cari telespettatori, questa sera il programma sarà dedicato a un librettino scritto dal mio capo. Riguarda le presunte apparizioni della Madonna a Civitavecchia, che intende smontare: la tesi del libro fa acqua da tutte le parti, ma siccome è il mio capo ci ho costruito una trasmissione sopra per dargli almeno una parvenza di credibilità. Vi chiedo scusa per questa caduta, ma dovete capire che anch'io tengo famiglia». Se Bruno Vespa l'altra sera avesse aperto la trasmissione di Porta a Porta con queste parole, non lo avremmo certo applaudito ma almeno ne avremmo apprezzato la sincerità.
Invece Vespa ha presentato l'intervista a un signore che sostiene di essere stato lui a imbrattare di sangue la Madonnina di Civitavecchia, come fosse una cosa seria; e ha preteso di costruirci sopra un contraddittorio dando grande spazio alle autrici del libro-rivelazione. Già, le autrici: una, la più agguerrita, è Vittoriana Abate, da venti anni inviata di Porta a Porta; l'altra, più defilata, è Maria Teresa Fiore, vicedirettore di RaiUno, con delega per l'intrattenimento. Insomma è il diretto superiore di Vespa. Una cosina fatta in casa, insomma. Le due hanno realizzato un instant-book - "Il segreto delle lacrime" - centrato sull'intervista a un improbabile personaggio, Ivano Alfano, che dice che il 2 febbraio del 1995 è stato lui a sporcare causalmente di sangue la Madonnina, nell'atto di darle un bacio con il dito che, inavvertitamente, si era tagliato e che perdeva sangue.

CURIOSE COINCIDENZE
Curiosamente il volumetto è uscito ieri in libreria - guarda a volte le coincidenze - e quindi aveva bisogno di una operazione di lancio. Sempre per pura coincidenza Vittoriana Abate aveva filmato parte dell'intervista, così che è stato possibile mostrarla a Porta a Porta. Gran parte della trasmissione si è giocata attorno al tentativo di dare un minimo di credibilità, con l'aiuto e il mestiere di Vespa, a una tesi che non regge alla minima verifica.
Due esempi: il signor Alfano dice che è passato casualmente con la sua ragazza - anch'essa intervistata - davanti alla nicchia con la Madonnina, e come sua abitudine quando vede l'immagine sacra, si è fatto il segno della croce e ha mandato un bacetto alla Madonna trasportandolo con un dito al viso della Vergine. Con il che, il signor Alfano ha dimostrato che davanti alla casa della famiglia Gregori nella frazione di Pantano, non c'è neanche mai stato; né ha mai visto le immagini del luogo. Perché dalla strada è impossibile vedere la statua; essa è piazzata in una nicchia ben all'interno del giardino recintato e rivolta verso l'ingresso della casa e non verso la strada. È stata ovviamente la prima obiezione del giornalista Saverio Gaeta, presente anche lui nello studio di Porta a Porta.
Farfuglia la signora Fiore e prova a salvarsi in corner: ma 25 anni fa era diverso, era tutto aperto, dice. Come se lei avesse mai visto quella villetta nel lontano 1995. Ebbene, possiamo affermare tranquillamente che rispetto ad oggi l'unica differenza è che non c'era ancora la recinzione esterna, ma c'era comunque una siepe che proteggeva la casa e la nicchia che comunque era nella posizione attuale. Quindi, non era vicino alla strada né dalla strada si poteva vedere.
Secondo esempio: dice il signor Alfano di aver provocato lui quelle macchie di sangue che si vedono oggi sotto i due occhi della Madonna, strisciando con il dito ferito. Dapprima sotto l'occhio destro; poi quasi ad asciugarsi il dito una volta accortosi di quel che aveva fatto anche sotto l'occhio sinistro. La tesi delle due signore è che dalle autorità sarebbe stata documentata solo la prima presunta lacrimazione, di cui finalmente svelano il segreto con questa intervista. Con ciò dimostrando di non essersi neanche documentate, perché è abbastanza facile trovare anche con una semplice ricerca su Google la documentazione delle lacrimazioni in successione. Quella del 2 febbraio, la prima, mostra un rivolo di sangue lineare, senza sbavature (vedi foto a fianco), ben diversa dalla situazione dei giorni successivi e dallo stato attuale della Statua, su cui invece si basa la testimonianza del signor Alfano.

UNA VERSIONE CHE FA ACQUA DA TUTTE LE PARTI
Due verifiche immediate, semplicissime, che ognuno può fare con una semplice ricerca su internet. E questo senza neanche parlare dei tanti testimoni - carabinieri, poliziotti, avvocati - che nei giorni successivi al 2 febbraio hanno potuto vedere sgorgare le lacrime; e per non parlare di monsignor Girolamo Grillo, vescovo di Civitavecchia, ben contrario alle apparizioni fino a quando la Madonnina ha pianto mentre era tra le sue mani (provocandogli pure un grave malore).
E per non parlare neanche del fatto che le statue in questione sono due: perché posta sotto sequestro dai magistrati la prima, san Giovanni Paolo II ne fece recapitare un'altra uguale a casa dei Gregori; e subito questa si mise a essudare un liquido oleoso e profumato.
Eppure alle due giornaliste Rai, il signor Alfano è apparso credibile - o almeno è quello che hanno voluto far credere a Porta a Porta -; e addirittura Bruno Vespa le ha sostenute in questa opera di mistificazione, appoggiato discretamente anche da un patetico monsignor Rino Fisichella, sulla cui performance caliamo un velo pietoso.
Neanche a un praticante giornalista alle prime armi sfuggirebbe la totale incongruenza con i fatti di un racconto raffazzonato e mal costruito. E invece al trio di Porta a Porta è addirittura parso meritevole di un libro e di una trasmissione in tv. Ovvio che non si possa pensare alla buona fede: Bruno Vespa è diventato famoso per i "plastici", i modellini che ricostruiscono fin nei minimi dettagli le case e gli ambienti dove si sono consumate delle tragedie. E vogliamo credere che non fosse in grado di verificare l'ubicazione della nicchia con la Madonna nella casa dei Gregori? Vittoriana Abate ha ricostruito con meticolosità tutte le vicende riguardanti i casi di cronaca più clamorosi, da Cogne all'omicidio di Sarah Scazzi: e vogliamo credere che non sia in grado di paragonare le parole del signor Alfano con la documentazione certa ed acquisita riguardo alla vicenda di Civitavecchia?
Dunque, il libro e la trasmissione di Porta a Porta andata in onda la sera di giovedì 20 febbraio si configurano come un'operazione ideologica bella e buona; sono l'ennesimo episodio di una campagna contro le apparizioni di Civitavecchia che - lo ribadiamo - sono state riconosciute dalla Chiesa (vedi l'intervista a padre Flavio Ubodi), ma che danno molto fastidio fuori e dentro la Chiesa stessa. Non è un caso che Vespa abbia riproposto lo spezzone di un intervento del 2005, sempre a Porta a Porta, del cardinale Tarcisio Bertone, un nemico giurato di Civitavecchia, che cercava di screditare quanto era accaduto dieci anni prima.
È impressionante e inquietante allo stesso tempo vedere in che modo giornalisti di fama possano calpestare consapevolmente la verità, sacrificando la dignità delle persone coinvolte in una vicenda delicata sull'altare degli interessi personali o di gruppo, di qualsiasi tipo essi siano. Magari sono gli stessi che poi vengono a farci la morale sulle fake news, quando sono loro i primi a costruirne.
Da ultimo una piccola riflessione: colpisce il come questi personaggi vivano in una dimensione esclusivamente orizzontale. Dedicano tante energie per cancellare la presenza della Madonna, senza mai essere sfiorati dal dubbio che ci sia anche la possibilità che un giorno bisognerà davvero comparire davanti al Giudice eterno e a lui rendere conto di quel che facciamo, diciamo, pensiamo e omettiamo.

Nota di BastaBugie: anziché la faziosa e falsa trasmissione di Porta a Porta descritta nell'articolo precedente, riproponiamo qui sotto il video (durata: 50 minuti) con il programma "La storia siamo noi" mandato in onda sulla Rai nel marzo 2013. La vicenda di Civitavecchia viene raccontata direttamente dai protagonisti.
La misteriosa lacrimazione interessò una statuina della vergine (dono del parroco alla famiglia Gregori di ritorno da un pellegrinaggio) dal 2 febbraio al 15 marzo 1995. Ben quattordici furono le lacrimazioni (una addirittura nelle mani dell'allora vescovo di Civitavecchia mons. Grillo, che da fiero oppositore divenne fedele devoto in seguito alla lacrimazione avvenuta con la statuetta tra le sue mani). La commissione d'inchiesta, costituita dallo stesso mons. Grillo, dette verdetto positivo sulla miracolosità dell'evento.
Nel seguente video si può vedere, tra l'altro, l'intervista televisiva (la prima in vent'anni) rilasciata alla Rai dalla bambina che ha visto il prodigio. In questa intervista Jessica, che ormai è una donna sposata, racconta dei particolari sorprendenti sulle apparizioni che dice di aver avuto in questi anni.
Ovviamente, essendo una trasmissione Rai, la Chiesa viene sempre presentata in modo negativo con l'ossessivo ritornello "Il Vaticano non si è pronunciato", "Il Vaticano tace", ecc. Come se la Chiesa fosse obbligata a riconoscere tutte le apparizioni, lacrimazioni, miracoli che accadono sulla Terra. Ovviamente la Chiesa riconosce solo quelli che ritiene opportuni per il bene delle anime. Ad esempio, tra le migliaia di miracoli accaduti a Lourdes, la chiesa ne ha riconosciuti solo qualche decina. Comunque per il resto la trasmissione propone fatti veri e interviste molto interessanti ai protagonisti.


https://www.youtube.com/watch?v=0HTHvgupDHs

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22-02-2020

2 - MI SONO INNAMORATO DI TUA MADRE A 18 ANNI
Un padre ricorda al figlio la sua storia d'amore per prepararlo alle fatiche e gioie del matrimonio... quel padre è Tolkien, lo scrittore del Signore degli Anelli
Autore: Alessandro D'Avenia - Fonte: Corsera, 10 febbraio 2020

«Mi sono innamorato di tua madre a 18 anni. Profondamente, come si è dimostrato. Pur essendo un codardo fisicamente, in due stagioni, da timido coniglio disprezzato passai a vestire i colori della squadra della scuola. L'amore mi fece fare questo tipo di cose». Così in una lettera un padre ricorda al figlio la sua storia d'amore per prepararlo alle fatiche e gioie del matrimonio (mamme e papà, raccontate più spesso ai figli come e perché vi siete scelti). Quel padre è J.R.R.Tolkien e lei Edith Brath: nel loro 55° anniversario (1916-1971), lui volle leggere alla moglie e ai figli il meraviglioso racconto Beren e Lúthien. Lo aveva scritto nel 1917 proprio per celebrare il loro amore, lo arricchì per tutta la vita, per poi nasconderlo - lo considerava il vero finale del suo capolavoro (Il Signore degli Anelli) - nella storia di Aragorn e Arwen (discendenti non a caso di Beren e Lúthien). Quel racconto - egli dice - è l'origine della sua creazione, perché l'amore lo è di ogni creazione. Come?
Orfano di padre a 4 anni e di madre a 12, cresciuto con un precettore, a 18 anni Tolkien si innamorò di Edith ma gli fu proibito di frequentarla fino alla maggiore età di allora: «Dovetti scegliere tra ingannare un tutore che per me era stato come un padre, più di un padre vero, o lasciar cadere quella relazione finché non avessi compiuto 21 anni. Per tre anni non vidi né scrissi al mio amore. Fu molto doloroso. Caddi nella pazzia e nella negligenza. Nella notte del mio ventunesimo compleanno scrissi di nuovo a tua madre, il 3 gennaio 1913». Lei declinò, era impegnata con un altro, ma John non si perse d'animo: «L'8 gennaio andai da lei e ci fidanzammo, informando la sua esterrefatta famiglia». Si sposarono nel 1916 e il loro primo figlio nacque nel 1917, mentre lui combatteva al fronte, dove vide morire gli amici con cui aveva creato «la Compagnia», un gruppo di adolescenti che voleva cambiare il mondo con la bellezza.

IL RACCONTO DI BEREN E LÚTHIEN
Ebbero altri tre figli, per i quali l'elegante professore di Oxford inventò le sue storie, proprio quelle che hanno conquistato il mondo. Leggeva loro, ogni sera, le pagine (dello Hobbit) che aveva scritto al mattino. Il talento creativo di Tolkien fiorì grazie all'amore familiare: un amore epico, cioè ordinario ed eroico al tempo stesso, come gli hobbit con cui si identificava. Il segreto di quest'amore è distillato proprio nel racconto di Lúthien e Beren. Quest'ultimo è un mortale che s'innamora dell'elfa Lúthien vedendola danzare nella foresta (John non dimenticò mai quando vide Edith danzare e cantare tra fiori bianchi in un bosco dello Yorkshire, durante un congedo dal vicino scenario bellico: un momento salvifico dall'orrore della guerra). Beren chiede la mano al padre della ragazza, il quale, per liberarsi di lui, promette che gliela concederà in sposa in cambio di una gemma della corona dell'Oscuro Signore. Beren, con l'aiuto di lei, riesce nell'impossibile impresa ma, a causa delle ferite riportate, muore. Lúthien, scesa negli inferi, lo riporta in vita, per poi rinunciare all'immortalità elfica per sposarlo. I due migrano in una regione che Tolkien chiama, in elfico, Terra dei morti che vivono di nuovo: i Rinati. Nome perfetto per lo spazio in cui, giorno per giorno, chi ama, fa morire un po' l'ego, scoprendo la misteriosa matematica per cui uno più uno fa «tutto»: il tempo non è nemico dell'amore, ma occasione per continue rinascite. Il contrario dell'amore romantico da cui Tolkien metteva in guardia il figlio: «Distoglie dalle donne così come sono veramente, compagne nelle sfide della vita e non stelle-guida; fa dimenticare i loro desideri, bisogni, fragilità; inculca l'illusione dell'amore vero come esaltazione permanente, che non contempla il passare degli anni, i figli che arrivano, la vita di tutti i giorni».

LA VERA ANIMA GEMELLA È QUELLA CHE HAI SPOSATO
Per San Valentino leggete Beren e Lúthien, coloro che rinascono dopo esser morti l'uno per l'altra. Scoprirete, come dice Tolkien al figlio, che «quasi tutti i matrimoni, anche quelli felici, sono errori: nel senso che quasi certamente entrambi avrebbero potuto trovare compagni più adatti. Ma la vera anima gemella è quella che hai sposato». Per lui gli amanti sono eroi di un'epica quotidiana, i quali rinascono scegliendosi ogni giorno, anche a costo di rinunce, affrontando le secche del sentimento come occasioni per scavare e ritrovarsi più in profondità. La tomba dell'amore non è il matrimonio ma l'egoismo, che per Tolkien si vince con l'anello che unisce l'uomo a Dio: «Ti propongo di amare i Sacramenti. Vi troverai avventura, gloria, fedeltà e la strada per tutto il tuo amore sulla terra», la Terra dei Rinati. A Wolvercote, cimitero di Oxford, cercate la tomba di John. Lo troverete con Edith e sulla lapide leggerete la verità che lui volle si scrivesse sotto i loro nomi: Lúthien e Beren.

Nota di BastaBugie
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TOLKIEN E IL SEGRETO PER UN MATRIMONIO FELICE
La vera gioia senza fine nel matrimonio è possibile, ma non la troveremo mai se siamo concentrati su noi stessi
di Sonia Ritondale
http://www.filmgarantiti.it/it/articoli.php?id=295

Fonte: Corsera, 10 febbraio 2020

3 - LA STRAORDINARIA VITA DEL BEATO CARLO ACUTIS
Storia dell'adolescente che amava tanto l'Eucaristia (DOPPIO VIDEO: Conferenza della mamma di Carlo Acutis e l'autostrada per il cielo)
Autore: Paolo Risso - Fonte: Santi e Beati

Il 3 maggio 1991, a Londra, dove i suoi illustri genitori, Andrea e Antonia, si trovano in quel momento per motivi di lavoro, nasce Carlo Acutis. Nel settembre dello stesso anno, rientrano tutti e tre a Milano, la loro città.
Molto presto, Carlo si rivela un bambino di straordinaria intelligenza, quindi di una geniale capacità di utilizzare i computer e i programmi informatici. È affettuoso, vuole molto bene ai suoi genitori, trascorre del tempo con i nonni. Frequenta le scuole elementari e medie presso le Suore Marcelline di Milano, poi passa al Liceo Classico Leone XIII retto dai Padri Gesuiti. Ama il mare, i viaggi, le conversazioni, fa amicizia con i domestici di casa, è aperto a tutti e a tutti rivolge saluto e parola. Ha un temperamento solare, senza alcuna difficoltà a parlare con i nobili o con i mendicanti che incontra per strada. Nessuno è mai escluso dal suo cuore davvero buono.

TUTTO PER GESÙ
Ma che cosa distingue Carlo da tanti suoi coetanei? Nel corso della sua esistenza, molto presto ha scoperto una Persona singolare: Gesù Cristo, e di Lui, crescendo, si innamora perdutamente. Fin, da piccolo, l'incontro con Gesù sconvolge la sua vita. Carlo trova in Lui l'Amico, il Maestro, il Salvatore, la Ragione stessa della sua esistenza. Senza Gesù nel suo vivere quotidiano, non si comprende nulla della sua vita, in tutto simile a quella dei suoi amici, ma che custodisce in sé questo invincibile Segreto.
Cresce in un ambiente profondamente cristiano, in cui la fede è vissuta e testimoniata con le opere, ma è lui che sceglie liberamente di seguire Gesù con grande entusiasmo. In un mondo basato sull'effimero e sulla volgarità, testimonia Gesù e il suo Vangelo, che i più hanno smarrito o dimenticato, che molti combattono. Non ha paura di presentarsi come un'eccezione al mondo (ebbene, lo sia!) e di andare contro-corrente, contro la mentalità imperante oggi.
Sa che per seguire Gesù, occorrono una grande umiltà e un gran sacrificio. I suoi modelli sono i Pastorelli di Fatima, Giacinta e Francesco Marto, S. Domenico Savio e S. Luigi Gonzaga, e poi S. Tarcisio martire per l'Eucaristia. Carlo, con continua coerenza e non in modo passeggero, si inserisce in questo stuolo di piccoli che con la loro esistenza narrano la gloria di Gesù. Si impegna fino al sacrificio per vivere continuamente nell'amicizia e nella grazia con Gesù. Trova, assai presto per la sua vita, due colonne fondamentali: l'Eucaristia e la Madonna.

L'OSTIA LO TRASFORMA
La sua vita è interamente eucaristica: non solo ama e adora profondamente il Corpo e il Sangue di Gesù, ma ne accoglie in sé l'aspetto oblativo e sacrificale. Già innanzi la sua 1a Comunione, ricevuta a soli 7 anni nel monastero delle Romite di S. Ambrogio ad Nemus, di Perego, poi sempre di più, alimenta una grande devozione al SS. Sacramento dell'altare, in cui sa e crede che Gesù è realmente presente accanto alle sue creature, come Dio e l'Amico più grande che esista. Partecipa alla Messa e alla Comunione – incredibile, ma vero anche per un ragazzo d'oggi – tutti i giorni. Dedica molto tempo alla preghiera silenziosa di adorazione davanti al Tabernacolo, dove sembra rapito dall'amore. Proprio così: dal Mistero eucaristico, impara a comprendere l'infinito amore di Gesù per ogni uomo.
Tutto questo è una continua "scuola" di dedizione così che non gli basta essere onesto e buono, ma sente che deve donarsi a Dio e servire i fratelli: tendere alla santità, essere santo! Nasce di lì, il suo zelo per la salvezza delle anime. Non si limita a pregare, ciò che è già grande cosa, ma parla spesso di Gesù, della Madonna, dei Novissimi (=le ultime cose: morte, giudizio di Dio, inferno, paradiso) e del rischio di potersi perdere con il peccato mortale nella dannazione eterna.
Carlo cerca di aiutare soprattutto coloro che vivono lontani da Gesù immersi nell'indifferenza per Lui e nel peccato. Spesso si offre, prega e ripara i peccati e le offese compiute contro l'Amore divino, contro il Cuore di Gesù, che sente vivo e palpitante nell'Ostia consacrata. Come S. Margherita Maria Alacoque, anche lui alimenta dentro di sé il desiderio di condurre le anime al Cuore di Gesù, nel quale confida e si abbandona ogni giorno. In particolare, si comunica tutti i primi venerdì del mese per riparare i peccati e meritarsi il Paradiso, secondo la "grande promessa" di Gesù, nel 1675, a S. Margherita Maria. Tra i suoi scritti, le sue "note d'anima", forse l'affermazione più bella è proprio questa: "L'Eucaristia? È la mia autostrada per il Cielo!".
Questa sua assidua e quotidiana abitudine di accostarsi all'Eucaristia, vivifica e rinnova il suo ardore verso Gesù e fa di lui un suo intimo amico, come confermano i sacerdoti che lo hanno conosciuto da vicino e anche i suoi compagni. Gesù gli fa bruciare le tappe nel suo cammino di ascesa.
Ora ne conosciamo il perché: la sua esistenza sarebbe stata breve e la via della perfezione doveva essere percorsa da lui in poco tempo. Carlo non si sottrae e non si tira indietro e, pur sapendo di essere così diverso dalla società che lo circonda, sa anche che la santità è in realtà la norma della vita: si lascia condurre per mano, sicuro che Gesù ha scelto per lui "la parte migliore", che non gli verrà tolta. Prova dentro di sé la certezza di essere amato da Dio e tanto gli basta per essere a sua volta apostolo della Verità e dell'amore, che è Gesù stesso.

ANNUNCIATORE DI GESÙ
È apprezzato e stimato dai suoi compagni di scuola, che lui aiuta sempre, anche se talvolta viene canzonato per la sua fede vivissima. Non è mai un alieno, ma è solo consapevole di aver incontrato Gesù e, per essergli fedele, è pronto anche a sfidare la maggioranza, "che ha solo ragione quando è nella Verità, mai perché è maggioranza". Quindi non teme le critiche e le derisioni, ma sa che sono ineluttabili per conquistare alla causa di Gesù compagni e amici. Sì, Carlo intende conquistare anime e ci sono dei non-cristiani, uomini di altre religioni, che per averlo conosciuto e parlato con lui, hanno chiesto il Battesimo nella Chiesa Cattolica.
È un genio del computer, nonostante e suoi versi anni, e un campione dello spirito, per la sua fede salda e operosa. I suoi compagni lo cercano per farsi insegnare a usare al meglio il computer, e Carlo, mentre spiega programmi e comandi, dirige il discorso verso le Verità eterne, verso Dio. Mobilitato e posseduto da Gesù Eucaristico, non perde occasione per evangelizzare e catechizzare. Il suo esempio trascina, la sua parola suadente spiega i Misteri della salvezza. Emana un fascino singolare, ha un ascendente straordinario, diremmo, un'autorevolezza che non è della sua età anagrafica. I suoi compagni sono ora concordi nel dire che Carlo è stato un vero testimone di Gesù e annunciatore del suo Vangelo.
Ha capito che è indispensabile un grande sforzo missionario per annunciare il Vangelo a tutti. Apprezza l'intuizione del Beato Giacomo Alberione (1884-+1971) a usare i mass-media a servizio del Vangelo. Il suo obiettivo è quello dei missionari più veri: giungere a quante più persone possibili per far loro conoscere la bellezza e la gioia dell'amicizia con Gesù.
In questa visione della realtà, prende come modello S. Paolo, l'apostolo delle genti, che impegna tutto se stesso per portare il Vangelo a ogni creatura, fino al sacrificio della vita.
È un vero figlio della Chiesa, Carlo Acutis: per la Chiesa, prega e offre sacrifici. Il suo pensiero continuo è rivolto al Papa, nel quale, Giovanni Paolo II o Benedetto XVI che sia, crede e vede il Vicario di Cristo: per il Papa offre penitenze e preghiere. Si appassiona a ascoltare il Magistero del Papa e a seguirlo. Matura così una conoscenza della Fede, fuori dal comune, tanto più se si considera la sua età: comprende e illustra concetti di fede con parole semplici e comprensibili, che neppure un teologo potrebbe utilizzare meglio.
Meraviglia e incanta sia il suo parroco sia i religiosi e le persone che incontra e lo ascoltano. Chi lo avvicina, se ne va con una certezza di fondo: che Gesù è davvero l'unico Salvatore atteso dall'umanità anche oggi e il solo che sa riempire a pieno il cuore dell'uomo.

CONSACRATO ALLA MADONNA
L'altra colonna fondamentale su cui costruisce la sua vita è la Madonna: a Lei consacra più volte tutta la sua vita; a Lei ricorre nei momenti della necessità, certo che Maria SS.ma nulla rifiuta. È impossibile parlare di Carlo, senza considerare la sua forte devozione alla Madonna. È affascinato dalle sue apparizioni a Lourdes e a Fatima e ne vive il messaggio di conversione, penitenza e preghiera. Da Fatima, impara a amare il Cuore Immacolato di Maria, a pregare e a offrire sacrifici per riparare le offese che molti le arrecano.
Maria SS.ma è la sua Avvocata, la sua Mamma: è fedele, per amor suo, alla recita quotidiana del Rosario, diffonde la devozione mariana tra i conoscenti, visita i suoi santuari, Lourdes e Fatima compresi. Tra i "suoi" santi, predilige S. Bernardette Sobirous e i Beati Pastorelli di Fatima e parla di loro assai volentieri, per invitare molti a vivere i messaggi della Madonna. È impressionato dal racconto della visione dell'inferno, come riferito da suor Lucia di Fatima, e pertanto decide di aiutare più persone che può a salvarsi l'anima. Sembra impossibile per un ragazzo, eppure Carlo legge il Trattato del Purgatorio di S. Caterina Fieschi da Genova (1447-1510), in cui la santa descrive le pene delle anime in Puragatorio. Carlo offre preghiere, penitenze e Comunioni in loro suffragio.
In un mondo chiuso alla grande Verità della fede, Carlo scuote le coscienze e invita a guardare spesso all'"Aldilà", che non tramonta. In famiglia, nella scuola, in mezzo alla società, diventa testimone dell'Eternità. Vive puro come un angelo, affidando la sua purezza alla Madonna e chiedendo preghiere per la sua purezza alle monache di clausura che frequenta, interessatissimo alla loro vita di preghiera. Difende la santità della famiglia contro il divorzio, e la sacralità della vita contro aborto e eutanasia, nei dibattiti in cui si trova coinvolto.
Non conosce compromessi. È umile e ardente. Contagioso nella fede, come un fuoco che si appicca dovunque e incendia di Verità e di amore a Cristo.

VOGLIO SUBITO IL PARADISO
Non possiamo scriverne di più, tanto è affascinante. [...]
Questo angelo in carne, all'inizio d'ottobre 2006, è colpito da una gravissima forma di leucemia, incurabile. È ricoverato in ospedale. Non si spaventa, ma dice: "Offro tutte le sofferenze che dovrò patire, al Signore, per il Papa e per la Chiesa, per non fare il Purgatorio e andare dritto in Paradiso". Si Confessa molto sovente, ma ora è Gesù che lo accoglie nel suo abbraccio. Riceve l'Unzione degli infermi, Gesù-Ostia come Viatico per la vita eterna. Sorride a tutti con uno sguardo bellissimo, con un coraggio senza pari. Alle 6,45 del 12 ottobre 2006, Carlo Acutis, di appena 15 anni, contempla per sempre Iddio. Piccolo grande meraviglioso intimo amico e apostolo di Gesù Cristo.
Solo il divino Redentore e la sua Chiesa possono formare ragazzi così, segno che "anche oggi, come scrisse Montalembert, Colui che pende dalla croce continua ad attirare a Sé la gioventù e l'amore.

Nota di BastaBugie: nei seguenti video si può approfondire la figura del beato Carlo Acutis. Nel primo (durata: 38 minuti) si può ascoltare un'intervista alla mamma di Carlo. Nel secondo video dal titolo "L'Eucarestia, la mia autostrada per il Cielo" (durata: 49 minuti) si può vedere il cartone animato nel quale si ripercorrono le più importanti verità di fede e testimonianze della storia narrate dal giovane Carlo Acutis, particolarmente devoto all'eucaristia.

LIBRO: ORIGINALI O FOTOCOPIE?
Sulla strada del beato Carlo Acutis

Carlo Acutis e Giorgio Maria Carbone - ESD-Edizioni Studio Domenicano - pagine 216 - € 12,35 (prezzo Amazon) - settembre 2021
«Tutti nasciamo come degli originali, ma molti di noi muoiono come fotocopie» è una delle massime coniate da Carlo Acutis. Come è anche sua la bellissima espressione: «L'Eucaristia è l'autostrada per il paradiso». Carlo ha lasciato brevissimi scritti, una sorta di appunti: qui sono tutti riprodotti. Le sue massime, le sue frasi, sono penetranti e incisive, molto efficaci. Le molte persone che hanno conosciuto di persona Carlo le hanno ricordate nel corso del processo della sua beatificazione. Si tratta di testimonianze univoche di persone ancora viventi. Sono massime tutte da meditare.
Per ordinare il libro, clicca qui!
Per il video con la presentazione del libro, clicca qui!

VIDEO 1: Conferenza della mamma di Carlo



https://www.youtube.com/watch?v=s_hftmmo27A

VIDEO 2: L'Eucaristia, la mia autostrada per il Cielo



https://www.youtube.com/watch?v=l6WTVTzxgRo

Fonte: Santi e Beati

4 - CORONAVIRUS, GLI ERRORI CLAMOROSI DEL GOVERNO ITALIANO
Il metodo più sicuro ed efficace era la sorveglianza sugli ingressi dalla Cina, ma non è stato fatto per la paura di essere considerati razzisti (o leghisti)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 23 febbraio 2020

Ma in che mani siamo? È doveroso chiederselo dal momento che ci dicevano di stare tranquilli, con sicumera, e invece di colpo siamo precipitati nell'incubo dell'epidemia, diventando in un giorno il paese d'Europa più contagiato. Possibile che nessuno spieghi il perché e nessuno sui giornali se lo chieda? È chiaro che qualcosa non ha funzionato.
Fino a giovedì scorso il governo ha versato fiumi di sonnifero sul Paese. Questo il messaggio costante (e testuale) del premier Giuseppe Conte: "I cittadini italiani devono stare sereni e tranquilli che noi stiamo affrontando con la massima responsabilità (il coronavirus). Vi posso assicurare che l'Italia ha adottato una linea di misure cautelative che è la più efficace, attualmente, sicuramente in Europa e addirittura forse a livello internazionale".
Detto fatto. Venerdì 21 febbraio, di colpo, è divampata l'epidemia e siamo diventati il paese più contagiato d'Europa, con decine di malati e già alcuni morti. Come minimo, dunque, abbiamo il diritto di pensare che non dovevamo stare tranquilli e non era vero che era tutto sotto controllo. Dobbiamo chiederci: il governo ha fatto tutto quello che doveva e poteva?
Se si analizzano bene i fatti e la sequenza degli avvenimenti, c'è da dubitarne. Le falle sono evidenti. Infatti tutto esplode attorno a venerdì 21 febbraio e il coronavirus ha un'incubazione di circa 14 giorni (qualcuno ipotizza fino a 24). Se andiamo 14-24 giorni a ritroso arriviamo ai primi giorni di febbraio o a fine gennaio, quando si ritiene sia iniziato il contagio.
Ebbene, quelle parole di Conte che ho appena citato ("state tranquilli... l'Italia ha adottato le misure più efficaci in Europa e a livello internazionale") sono del 30 gennaio.  Così - oggi - possiamo constatare quanto erano "efficaci" le misure prese dal governo in gennaio e quanto ci possiamo fidare delle sue rassicurazioni.

NON ERA INEVITABILE
Si dirà: è stata una fatalità, era inevitabile. Ma quei signori stanno al governo, pagati dagli italiani, precisamente per evitarci disastri del genere. Se fossero epidemie inevitabili e dovessimo solo rassegnarci a subirle, potremmo fare a meno di avere dei ministri preposti alla salute pubblica. No?
Se costoro non sono capaci di fare quello per cui sono pagati, se ne vadano. Oltretutto siamo - ripeto - il paese più contagiato d'Europa. Era "inevitabile" anche questo?
La Sinistra strilla che non si poteva fare di più. Ma è davvero così? No. Si poteva e si doveva fare di più: bastava ascoltare le indicazioni degli esperti invece di liquidarli con sufficienza.
Il famoso virologo Roberto Burioni, un'autorità riconosciuta da tutti, nel suo sito "Medical facts", già l'8 gennaio scorso faceva riferimento al comunicato delle autorità sanitarie di Wuhan del 3 gennaio e parlava di un coronavirus simile alla Sars: "e poi il 25 gennaio, sempre sul sito" ricorda Burioni "proposi la quarantena per tutte le persone che tornavano di là".
Lui stesso subì attacchi e critiche: "mi hanno dato dell'allarmista, addirittura del fascioleghista, perché dall'inizio ho sostenuto che l'isolamento delle persone provenienti dalla Cina fosse l'unico modo efficace per evitare il diffondersi del virus".
Perché il governo non ha ascoltato un'autorità come Burioni? Perché anche lui è stato trattato come un allarmista da snobbare con sufficienza?
Ancora di peggio - negli stessi giorni - toccò a Matteo Salvini che il 31 gennaio, dopo i primi due casi (i due turisti cinesi arrivati, proprio da Wuhan, a Malpensa il 23 gennaio) scriveva: "Fatemi capire... I primi due casi di Coronavirus in Italia sarebbero sbarcati tranquillamente a Malpensa il 23 gennaio e, senza alcun controllo, avrebbero girato per giorni per mezza Italia, fino ad arrivare in un albergo nel pieno centro di Roma.

È COSÌ CHE IL GOVERNO TUTELA LA SALUTE E LA SICUREZZA DEGLI ITALIANI?
La Lega da giorni chiedeva quarantena, controlli, blocchi e informazioni, ma per politici e giornalisti di sinistra eravamo 'speculatori' e sciacalli. Preghiamo Dio che non ci siano disastri, ma chi ha sbagliato deve pagare".
Poi un altro tweet di Salvini, sempre del 31 gennaio: "Verificare ogni singolo ingresso. Via mare, via aereo, via terra. Mentre altri Paesi si sono attivati immediatamente, in Italia si è avuta l'impressione che qualcuno abbia perso tempo. E con la salute dei cittadini non si scherza".
Al leader leghista sono toccate brutte parole e non è stato minimamente preso in considerazione dal governo, ma dobbiamo amaramente constatare che l'inizio del contagio a Codogno è proprio di quei giorni (secondo il "Corriere" è il 1° febbraio).
Anche i governatori leghisti delle tre regioni del Nord che il 3 febbraio - sulla scorta di quanto scritto da Burioni - chiesero al governo di non far rientrare a scuola i ragazzi che tornavano dalla Cina (se non dopo i 14 giorni di quarantena) ebbero brutte risposte.
Il premier Conte respinse la richiesta e quasi li irrise: "Invito i governatori del Nord a fidarsi di chi ha specifiche competenze. Dobbiamo fidarci delle autorità sanitarie" (Corriere della sera, 4 febbraio). Ma - chissà perché - lui e il governo non dettero nessun ascolto a esperti come il professor Burioni che è un'autorità sui virus.
Può anche darsi che se il governo avesse adottato le misure proposte da Burioni l'epidemia sarebbe comunque arrivata, ma probabilmente non così forte. E comunque si sarebbe potuto dire che era stato fatto tutto il possibile. Invece non è così.
Il tentativo del governo di minimizzare, per settimane, il pericolo incombente del coronavirus è evidentissimo nello spot del ministero della salute in cui a Michele Mirabella - in un ristorante cinese - fanno dire testualmente: "l'infezione da coronavirus colpisce le vie respiratorie, ma non è affatto facile il contagio".
Vadano a dirlo ad alcuni dei primi contagiati che pare abbiano preso il virus semplicemente andando al bar. Comprensibile che ci sia chi chieda il ritiro dello spot.
La minimizzazione da parte del governo e la sottovalutazione dei rischi (con le accuse di allarmismo nei confronti di chi chiedeva misure più serie) sono dovuti a incapacità o hanno una causa ideologica?

PROBABILMENTE SONO VERE ENTRAMBE LE SPIEGAZIONI
Tutti gli sforzi del governo e della sinistra che lo sostiene, in quei giorni, si sono concentrati nel dare addosso a Salvini e alla Lega, che chiedevano misure più decise, e nel denunciare a gran voce il rischio di razzismo nei confronti dei cinesi, dando ad intendere che la semplice e umanissima paura del contagio - da parte degli italiani - fosse un sintomo di pericolosa xenofobia.
Così si sono viste iniziative come "abbraccia un cinese" lanciata dal sindaco di Firenze Nardella "contro terrorismo psicologico, sciacallaggio e odio". E poi tutti a mangiare involtini primavera.
Questa deformazione ideologica è stata ben colta da Toni Capuozzo - bravissimo inviato di guerra - che in un post su facebook ha fotografato la mediocrità di questa classe politica, già fallimentare su problemi come Libia, Europa, tasse o economia: sul coronavirus "hanno fatto di peggio, pensando che la correttezza politica (visita scuole multietniche, ristoranti cinesi ecc.) fosse la cosa più importante, che il nemico fosse il razzismo. Sordi agli appelli di Burioni, tante Alici nel paese delle meraviglie, convinti che la loro solo esibita bontà salverà il mondo. Come se ne fottono di chi dorme all'aperto o raccoglie pomodori da schiavo, una volta esaurita l'accoglienza, così se ne sono fregati delle reali possibilità di contagio. Il razzismo è un male da tenere a bada, l'allarmismo è un pericolo, certo. Le malattie, anche".
Un male, per l'Italia, è anche dover subire un governo così. Dovrebbero dimettersi oggi stesso di fronte ai tanti fallimenti (ultimo il coronavirus), ma siccome non si schioderanno mai dalle poltrone di loro spontanea volontà, che almeno chiedano scusa agli italiani.

Nota di BastaBugie
: Paolo Gulisano nell'articolo dal titolo "Virus, si è detto di tutto ma si è fatto poco... ora paghiamo" pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 22 febbraio 2020 ha fatto notare alcune cose interessanti. Ecco un estratto dell'articolo:
Ciò che sta accadendo in Lombardia è spiegabile con quelle falle evidenti nel sistema di protezione dei cittadini del nostro Paese. Dovrebbe essere evidente a chiunque che essendo questa malattia trasmissibile solo ed esclusivamente attraverso soggetti contagiati in Cina e portatori del virus, il metodo più sicuro ed efficace per evitare l'insorgere di casi in Italia era e resta la sorveglianza sugli ingressi dalla Cina, sia che si tratti di persone cinesi o italiane o di qualunque altra nazionalità.
Per sorveglianza sanitaria si intende un insieme di accertamenti sanitari svolti dalle autorità competenti finalizzati alla tutela dello stato di salute e alla sicurezza della comunità. Niente di eccezionale: semplici visite di controllo, e possibilmente un isolamento di un paio di settimane dei soggetti in questione.
Alla luce di quanto sta accadendo, si può dire che ciò non è avvenuto con la dovuta attenzione. Vanno dunque individuate le responsabilità, e i motivi di queste falle nel sistema di sorveglianza. Il soggetto da cui è partito il contagio nel lodigiano, sembra che non fosse stato sottoposto ad alcuna vigilanza dopo il suo arrivo in Italia.
Nei giorni scorsi aveva fatto molto discutere la decisione della Regione Toscana di non sottoporre ad alcuna quarantena le 2.500 persone - un numero davvero significativo - rientrate dal Capodanno cinese. Duemilacinquecento persone potenzialmente infette, come peraltro dovrebbero essere tutte le persone in arrivo dalla Cina.
Per un mese sul Coronavirus si è letto di tutto, si sono fatte speculazioni di fantapolitica o fantamedicina, e probabilmente non si è fatto al meglio l'unica cosa che andava realmente fatta: attuare una attenta, scrupolosa, capillare sorveglianza. Il motivo? Probabilmente la paura di essere politicamente scorretti, di prendere misure interpretabili dai media come "razziste" (una lettura infondata perché, ripetiamo, la sorveglianza andrebbe attuata verso tutti coloro che provengono dalla Cina, indipendentemente dall'etnia).

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Fonte: Libero, 23 febbraio 2020

5 - CORONAVIRUS: SI ALLA PRUDENZA, NO AL DELIRIO
Strade semideserte, locali chiusi, supermercati presi d'assalto, incontri annullati: essere prudenti ed evitare rischi inutili è doveroso, ma il panico è segno di una fragilità personale diffusa
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25-02-2020

Mentre si moltiplicano le notizie allarmanti sulla diffusione del Coronavirus e ancora più rapidamente si moltiplicano i provvedimenti restrittivi nei confronti della popolazione del Nord Italia, è doveroso chiedersi se sia giustificato il panico che ormai ha investito tutta la popolazione. Strade semideserte, supermercati presi d'assalto come non ci fosse un domani, annullato qualsiasi tipo di incontro anche lavorativo tra poche persone. Lo scenario è da The Day after e promette di peggiorare ulteriormente.
Ma torniamo alla domanda: è giustificato tutto questo? La risposta è decisamente no. C'è una grande differenza tra il prendere sul serio una questione, come in questo caso la diffusione di un virus, e diventare isterici; c'è un abisso tra una giusta prudenza e il panico. Alla fine l'isteria e il panico conducono a comportamenti irrazionali che provocano danni peggiori del problema a cui si reagisce. Basti pensare che mentre si vietano assembramenti di persone, nel fine settimana tantissimi cittadini spaventati si sono concentrati nei supermercati per l'accaparramento di generi alimentari, creando assembramenti peggiori di quelli che ci sarebbero stati normalmente.
Oppure bastano i sintomi di una normale influenza stagionale per fare cadere le persone in stato di angoscia, con il risultato che ci sono ormai migliaia di cittadini che chiedono di fare il tampone: così i tamponi cominciano a scarseggiare e magari rischiano di mancare per quanti ne avranno effettivamente bisogno. Senza contare i laboratori di analisi intasati da un super lavoro in parte inutile.

MA GUARDIAMO AI FATTI COSÌ COME CI SI PRESENTANO OGGI
Anzitutto i numeri: l'infezione a ieri sera aveva colpito in Italia 229 persone, 172 nella sola Lombardia. Ripeto: 172 infetti - concentrati soprattutto in una zona specifica - su una popolazione (quella lombarda) di oltre 10 milioni di persone (meno dello 0,002%). Stiamo cioè parlando di un focolaio molto circoscritto. Certo, il numero è destinato a crescere, il rischio di una diffusione vasta esiste per quanto poco probabile con le misure prese, ma è pur sempre una dimensione molto ridotta.
Altra questione la pericolosità: è vero che il tasso di mortalità è superiore a quello della semplice influenza stagionale, anche se le percentuali differiscono a seconda della fonte e delle stime. Ma la differenza vera sta nei contagi: ogni anno in Italia si ammalano di influenza circa sei milioni di persone, e all'influenza e alle sue complicanze vengono attribuite mediamente 8mila morti, malgrado ci sia anche un'ampia copertura vaccinale. Ciò non vuol dire che vada presa sottogamba l'infezione da coronavirus, ma anche per questa infezione è ovvio che le persone maggiormente a rischio sono quelle anziane e con malattie cardiovascolari, respiratorie o immunodepresse. Come del resto le cronache italiane di questi giorni confermano.
Come ormai accade puntualmente in questi casi, c'è chi ha evocato la Spagnola, come il virologo onnipresente Roberto Burioni, secondo cui l'attuale infezione da coronavirus ha lo stesso tasso di mortalità. Fare queste affermazioni è semplicemente da irresponsabili. Ricordiamo che la Spagnola tra il 1918 e il 1920 provocò in tutto il mondo circa 40 milioni di morti (anche se alcune stime parlano addirittura di 100 milioni). Questa cifra significa che il tasso di mortalità fu sì del 4% (il 10 se prendiamo per buone le altre stime, in ogni caso superiore a quella attuale) ma quell'influenza colpì un miliardo di persone, vale a dire metà della popolazione mondiale di allora. E si propagò in quelle dimensioni per le condizioni politiche, sociali e igieniche legate alla Prima guerra mondiale. Condizioni che oggi non è neanche lontanamente possibile immaginare.

PANICO INGIUSTIFICATO
Quello che sicuramente crea più apprensione è il fatto che si tratta di un virus nuovo, per cui non si è trovata ancora una terapia specifica, ma è anche vero che basta osservare delle semplici precauzioni - che vengono ripetute da quando la vicenda è cominciata - per ridurre notevolmente i rischi di contagio. Tanto è vero che negli altri paesi europei - che non si pongono problemi di razzismo per il fatto di esercitare un controllo su quanti arrivano dalla Cina - non si assiste a misure drastiche come quelle prese in questi giorni in Italia, dove evidentemente c'è stata una falla nel sistema di sorveglianza. Basti pensare che a Londra, tanto per fare un esempio - quasi dieci milioni di abitanti e 150mila cinesi - la vita scorre assolutamente normale.
Dunque, prudenti si deve esserlo, evitare rischi inutili è più che giusto, anche sopportare qualche sacrificio per il bene di tutti. Ma il panico di questi giorni è assolutamente ingiustificato. Sicuramente indotto anche dai media con angoscianti bollettini minuto per minuto che sembra servano più ad accalappiare lettori che non a dare informazioni responsabili e proporzionate alla serietà. Sicuramente aumentato dalla sfiducia che generano politici la cui incompetenza è direttamente proporzionale alla capacità di strumentalizzare tutto a fini elettorali.
Però tale panico rivela anche una fragilità personale diffusa, tipica di chi si culla in false sicurezze; e all'improvviso, davanti a una minaccia ignota, si vede crollare tutto. Ci si illude di poter controllare ogni aspetto della vita, delirio accentuato dalle possibilità offerte dalla tecnoscienza, e invece all'improvviso basta un invisibile virus per mettere a nudo la nostra miseria e impotenza. Il nostro vero problema è l'aver smarrito quella certezza e convinzione che, fatto tutto quello che è giusto e doveroso fare, la nostra vita è nelle mani di Dio.

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25-02-2020

6 - COME RISPOSE SAN GREGORIO MAGNO AL CORONAVIRUS DEL SUO TEMPO
Nel 590 il Papa ordinò una processione dell'intera popolazione verso la Basilica Vaticana passando dalla Mole Adriana (che per l'apparizione dell'angelo che riponeva la spada nel fodero sarà chiamata ''Castel Sant'Angelo'')
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 19 Febbraio 2020

Un alone di mistero avvolge il Coronavirus, o Covid-19, di cui non conosciamo né l'origine, né i reali dati di diffusione, né le possibili conseguenze. Ciò che però sappiamo è che le pandemie sono sempre state considerate nella storia come flagelli divini e che l'unico rimedio che la Chiesa ha opposto ad esse è stata la preghiera e la penitenza. Così accadde a Roma nell'anno 590, quando Gregorio della famiglia senatoriale della gens Anicia, fu eletto Papa con il nome di Gregorio I (540-604).
L'Italia era sconvolta da malattie, carestie, disordini sociali e dall'onda devastatrice dei Longobardi. Tra il 589 e il 590, una violenta epidemia di peste, la terribile luesinguinaria, dopo aver devastato il territorio bizantino ad Oriente e quello dei Franchi ad Occidente, aveva seminato morte e terrore nella penisola e si era abbattuta sulla città di Roma. I cittadini romani interpretarono questa epidemia come un castigo divino per la corruzione della città. La prima vittima mietuta a Roma dalla peste fu papa Pelagio II, che morì il 5 febbraio 590 e fu sepolto in San Pietro. Il clero e il senato romano elessero come suo successore Gregorio che, dopo essere stato praefectus urbis, viveva nella sua cella monacale sul monte Celio. Dopo essere stato consacrato il 3 ottobre 590, il nuovo Papa affrontò subito il flagello della peste. Gregorio di Tours (538-594), che fu contemporaneo e cronista di quegli eventi, racconta che in un memorabile sermone pronunciato nella chiesa di Santa Sabina, Gregorio invitò i romani a seguire, contriti e penitenti, l'esempio degli abitanti di Ninive: «Guardatevi intorno: ecco la spada dell'ira di Dio brandita sopra l'intero popolo. La morte improvvisa ci strappa dal mondo, senza quasi darci un minuto di tempo. In questo stesso momento, oh quanti son presi dal male, qui intorno a noi, senza neppure potere pensare alla penitenza».

SOLLEVARE LO SGUARDO A DIO PER PLACARE LA COLLERA DIVINA
Il Papa esortò quindi a sollevare lo sguardo a Dio, il quale permette tali tremendi castighi al fine di correggere i suoi figliuoli e, per placare la collera divina, ordinò una «litania settiforme», cioè una processione dell'intera popolazione romana, divisa in sette cortei, secondo il sesso, l'età e la condizione. La processione mosse dalle varie chiese di Roma verso la Basilica Vaticana, accompagnando il cammino con il canto delle litanie. È questa l'origine delle cosiddette Litanie maggiori della Chiesa, o rogazioni, con cui preghiamo Dio di difenderci dalle avversità. I sette cortei muovevano attraverso gli edifici dell'antica Roma, a piedi nudi, a passo lento, il capo coperto di cenere. Mentre la moltitudine percorreva la città, immersa in un silenzio sepolcrale, la pestilenza arrivò al punto tale di furore che, nel breve spazio di un'ora, ottanta persone caddero a terra morte. Ma Gregorio non cessò un attimo di esortare il popolo perché continuasse a pregare e volle che dinanzi al corteo fosse portato il quadro della Vergine conservata in Santa Maria Maggiore e dipinta dall'evangelista san Luca (Gregorio di Tours, Historiae Francorum, liber X, 1, in Opera omnia, a cura di J.P. Migne, Parigi 1849 p. 528).
La Leggenda aurea, di Jacopo da Varazze, che è un compendio delle tradizioni trasmesse dai primi secoli dell'era cristiana, racconta che man mano che la sacra immagine avanzava, l'aria diventava più sana e limpida ed i miasmi della peste si dissolvevano, come se non potessero sopportarne la presenza. Si era giunti al ponte che unisce la città al Mausoleo di Adriano, conosciuto nel Medioevo come Castellum Crescentii, quando improvvisamente si udì un coro di angeli che cantavano: «Regina Coeli, laetare, Alleluja - Quia quemmeruisti portare, Alleluja - Resurrexit sicut dixit, Alleluja!». Gregorio rispose ad alta voce: «Ora pro nobis rogamus, Alleluja!». Nacque così il Regina Coeli, l'antifona con cui nel tempo pasquale la Chiesa saluta Maria Regina per la risurrezione del Salvatore. Dopo il canto, gli Angeli si disposero in cerchio intorno al quadro della Madonna e Gregorio, alzando gli occhi, vide sulla sommità del Castello un Angelo che, dopo avere asciugato la spada grondante di sangue, la riponeva nel fodero, in segno del cessato castigo. «Tunc Gregorius vidi super Castrum Crescentii angelum Domini qui glaudium cruentatum detergens in vagina revocabat: intellexit que Gregorius quod pestisilla cessasset et sic factum est. Unde et castrum illud castrum Angeli deinceps vocatum est». Comprese Gregorio che la peste era finita e così avvenne: e quel castello fu d'allora in poi chiamato il Castello dell'Angelo (Iacopo da Varazze, Legenda aurea, Edizione critica a cura di Giovanni Paolo Maggioni, Sismel-Edizioni del Galluzzo, Firenze 1998, p. 90).

LA FINE DELLA PESTE
Papa Gregorio I fu canonizzato e proclamato Dottore della Chiesa, ed entrò nella storia con l'appellativo di "Magno". Dopo la sua morte i romani cominciarono a chiamare la Mole Adriana "Castel Sant'Angelo" e, a ricordo del prodigio, posero in cima al castello la statua di san Michele, capo delle milizie celesti, in atto di rinfoderare la spada. Ancora oggi nel Museo Capitolino è conservata una pietra circolare con le impronte dei piedi che, secondo la tradizione, sarebbero state lasciate dall'Arcangelo quando si fermò per annunciare la fine della peste. Anche il cardinale Cesare Baronio (1538-1697), considerato per il rigore della sua ricerca uno dei più grandi storici della Chiesa, conferma l'apparizione dell'Angelo alla sommità del castello (Odorico Ranaldi, Annali ecclesiastici tratti da quelli del cardinal Baronio, anno 590, Appresso Vitale Mascardi, Roma 1643, pp. 175-176).
Osserviamo solo che se l'Angelo, grazie all'appello di san Gregorio, rinfoderò la spada, vuol dire che essa era stata prima sguainata per punire i peccati del popolo romano. Gli Angeli sono infatti gli esecutori dei castighi divini dei popoli, come ci ricorda la drammatica visione del Terzo segreto di Fatima, esortandoci al pentimento: «un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva grandi fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo intero; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo, indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza!».

L'APPELLO ALLA PENITENZA
La diffusione del Coronavirus ha un qualche rapporto con la visione del Terzo Segreto? Il futuro ce lo dirà. Ma l'appello alla penitenza resta la prima urgenza della nostra epoca e il primo rimedio per assicurarci la nostra salvezza, nel tempo e nell'eternità. Le parole di san Gregorio Magno devono risuonare ancora nei nostri cuori: «Cosa diremo degli avvenimenti terribili di cui siamo testimoni se non che sono preannunci dell'ira futura? Pensate dunque fratelli carissimi, con estrema attenzione a quel giorno, correggete la vostra vita, mutate i vostri costumi, sconfiggete con tutta la vostra forza le tentazioni del male, punite con le lacrime i peccati compiuti» (Omelia prima sui Vangeli, in Il Tempo di Natale nella Roma di Gregorio Magno, Acqua Pia Antica Marcia, Roma 2008, pp. 176-177).
È di queste parole [...] che avrebbe oggi bisogno la Chiesa, che appare oggi come la descriveva san Gregorio ai suoi tempi: «Nave vetusta e terribilmente squarciata; dappertutto infatti entrano i flutti e le tavole marcite; squassate dalla violenta e quotidiana tempesta, fanno presagire il naufragio (Registrum I, 4 ad Ioann. episcop. Constantinop.)». Ma allora la Divina Provvidenza suscitò un nocchiero che, come afferma san Pio X, «tra l'imperversare dei marosi seppe non solo toccare il porto, ma anche mettere al sicuro la nave dalle tempeste future» (Enciclica Jucunda sane del 12 marzo 1904).

Nota di BastaBugie: riportiamo un estratto dell'esperienza di domenica scorsa di Maurizio Blondet come l'ha riportata sinteticamente su Una Vox del 23 febbraio 2020.
Non ho voglia di scrivere a lungo: sono rimasto senza Messa domenicale. Stremato dal viaggio della notte precedente (da Rimini incredibili ore di treno fermo “per ordine dell'autorità giudiziaria” [...]), vado nella mia parrocchia prima delle 18 e sento per radio che l'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, ha cancellato tutte le Messe con la scusa del coronavirus.
Così, come niente fosse, in tutta la diocesi, non solo i paesi attorno a Codogno; la diocesi più grande del mondo, dove mai fu sospeso il rito nemmeno durante la peste del Manzoni; anzi, al centro del lazzaretto c'era una chiesetta aperta da tutti i lati per consentire ai malati sotto il porticato di vedere la Presenza Reale. Adesso per almeno due settimane lascia il popolo senza Messa alcuna.
Ho provato a dire a uno dei sacerdoti: voi la celebrate, per voi, la Messa? Lasciateci essere presenti, a distanza... Dobbiamo obbedire, altrimenti ci andiamo di mezzo noi.
Evidentemente si fa temere, il nuovo vescovo. E la sua comunicazione della sua decisione spiritualmente gravissima, non sente nemmeno il bisogno di giustificarla: bisogna togliere le occasioni di assembramento, quindi va da sé: come fosse un prefetto o un ufficiale sanitario, senza dolore e senza suggerire modi e per adempiere all'onore che si deve a Cristo col precetto.
Le sue quattro parole sono tutte una benedizione agli uomini delle istituzioni e a "scienziati e ricreatori" che cercano il vaccino; sentendo il bisogno di avvertire che "la benedizione di Dio non è una assicurazione sulla vita, una parola magica che mette al riparo dei problemi e dai pericoli".
La sua cura insomma è di toglierci ogni superstizione.

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Fonte: Corrispondenza Romana, 19 Febbraio 2020

7 - IL DECALOGO DEL BUON PARROCCHIANO
Partendo dal Vangelo del buon pastore, chiediamoci: ''Chi è la buona pecora?''
Autore: Don Yoannis Lahzi Gaid - Fonte: Sulla Tua Parola, ottobre 2016

Partendo dal Vangelo del "buon pastore" (Gv 10), spesso si elencano i caratteri e le doti che un pastore dovrebbe avere per essere chiamato "buon pastore", ossia: non abbandonare mai le pecore e non fuggire di fronte al lupo o ai pericoli; preoccuparsi delle pecore a differenza del mercenario a cui non interessa di loro; conoscere personalmente il proprio gregge; guidare le pecore ai pascoli erbosi; accompagnare anche le altre pecore, che non appartengono al recinto, per formare un solo gregge con un solo pastore e, infine, amare le proprie pecore sino al punto di offrire liberamente la propria vita per la loro.
Sono le doti, anzi gli obiettivi, che ogni pastore deve avere dinanzi ai propri occhi per cercare quotidianamente di raggiungere e misurare la propria fedeltà all'esempio dell'unico perfetto "buon Pastore", Gesù Cristo.
Però si trascura, quasi sempre, di elencare le doti che una pecora o un fedele dovrebbe avere per essere chiamato o chiamata "buon fedele". Partendo dall'immagine del pastore e delle pecore, guardiamoci nello specchio della verità e facciamoci questa domanda: chi è la "buona pecora"?
A questa domanda possono venirci in aiuto questi "dieci comandamenti del buon parrocchiano".

1. CONOSCERE IL PASTORE
Gesù stesso nel Vangelo di Giovanni disse: "lo sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me" (Gv 10,14). Una conoscenza reciproca e interpersonale che supera il rapporto superficiale e burocratico tra un "funzionario" e un "cliente". Trattare il pastore da persona di famiglia e non da estraneo - perfino sospettato - invitarlo e lasciarsi invitare da lui anche per una sana chiacchierata! Superare reciprocamente la timidezza che congela la conoscenza e valicare ogni tipo di pregiudizio che ostacola l'incontro.

2. FIDARSI DEL PASTORE
Avere fiducia nei nostri pastori, pur conoscendo i loro difetti e pregi. Una fiducia riconoscente del fatto che sono stati scelti dal "buon Pastore" e che hanno consacrato la loro vita a Dio e al servizio delle nostre anime. Fidarci di loro, non perché sono perfetti, ma perché la mancanza di fiducia è il virus che rovina qualsiasi rapporto e semina sospetto e smarrimento!

3. ASCOLTARE LA VOCE DEL PASTORE
In mezzo a una moltitudine di voci urlanti, il "buon parrocchiano" deve saper distinguere tra la voce del pastore e le altre, ossia non lasciarsi ingannare dalle voci che spesso si presentano come quella dei pastori, ma che in realtà sono voci di lupi rapaci. Si tratta di ascoltare (cfr. Dt 6,4-13: Ascolta Israele), cioè concentrarsi totalmente, abbandonando tutte le altre cose che ci distraggono. Ascoltare richiede di imparare la lingua di Dio: il silenzio della preghiera e l'apertura verso le persone che ci guidano a lui! Una pecora che non ascolta la voce del pastore è una pecora smarrita!

4. OBBEDIRE AL PASTORE
L'obbedienza è il frutto dell`ascolto attento e della fiducia, della conoscenza e soprattutto dell'amore! Gesù ha obbedito alla volontà del Padre persino di fronte alla croce. La disobbedienza al comandamento divino portò l'uomo e la donna fuori dal Paradiso e dalla grazia con Dio! Non si tratta mai di una sottomissione di schiavitù, ma di un filiale e fiducioso atto di sequela.

5. NON DIMENTICARE IL PASTORE
Spesso le pecore sazie scordano facilmente il pastore che le ha guidate faticosamente ai pascoli erbosi. Il peccato della dimenticanza è il peccato delle persone irriconoscenti e immemori.

6. NON MORMORARE
La mormorazione è il cancro che distrugge l'armonia in qualsiasi comunità, è il peccato che inizia come una piccola fiamma per trasformarsi poi in un incendio. Evitiamo perciò il "terrorismo delle mormorazioni" come l'ha chiamato papa Francesco! Evitiamolo non partecipando né attivamente né passivamente. Evitiamolo imparando la virtù del parlare faccia a faccia con le persone e mai dietro le spalle.

7. NON ANDARE DIETRO AD ALTRI PASTORI
Amare il buon Pastore significa accettare fiduciosamente i pastori che Egli ci mette sul nostro cammino e non andare sempre da un gregge all'altro, in una insaziabile ricerca di altri pastori che parlano meno o che ci piacciono di più... Ricordiamo che la parrocchia è una famiglia e una comunità e non è un supermercato!

8. NON CRITICARE CONTINUAMENTE IL PASTORE
non essere tra le persone che criticano solo per il gusto di criticare, le persone scontente eternamente (Lc 7,32: "Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!").

9. INCORAGGIARE IL PASTORE
Guai al pastore che vive solo per essere lodato dalla gente, ma altrettanto guai alla gente irriconoscente che non sa dire "grazie", che non sa apprezzare gli sforzi e le fatiche dei propri pastori!

10. PREGARE PER IL PASTORE
Ricordare una persona nella preghiera è un gesto incredibilmente semplice, efficace e amorevole. "Pregate per me!" è la richiesta costante di papa Francesco: si tratta di pregare per lui e per le persone che pregano sempre per noi. "Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!" (Mt 9,38), affinché susciti nei cuori di tanti giovani il desiderio di seguirlo.

Fonte: Sulla Tua Parola, ottobre 2016

8 - OTTO LIBRI DA LEGGERE E REGALARE NEL 2020
Civitavecchia 25 anni con Maria, Cattolici nel mondo, Sacerdozio e monachesimo benedettino, Il tramonto del quinto sole, Una storia unica, Il chiostro e il focolare, Il sacerdote non si appartiene
Fonte Redazione di BastaBugie, 26 febbraio 2020

CIVITAVECCHIA 25 ANNI CON MARIA
Le apparizioni, i segni, il messaggio

Flavio Ubodi - Ares - pagine 312 - € 11,90 (prezzo Amazon) - febbraio 2020
Dal 2 al 6 febbraio del 1995, a Pantano di Civitavecchia, una statuina della Madonna raffigurante la regina della Pace lacrimò sangue per tredici volte nel giardino della famiglia Gregori. Pianse ancora sangue il 15 marzo nelle mani del vescovo Girolamo Grillo. Da quel giorno altri eventi soprannaturali si sono succeduti: una seconda Madonnina, identica alla precedente, dono di un cardinale a nome del Papa, ha incominciato a effondere un olio profumato durante alcune feste religiose o di fronte a persone riunite in preghiera; la Vergine stessa è apparsa e ha dato i suoi messaggi. Prima destinataria e strumento di queste manifestazioni è la famiglia Gregori: padre, madre e tre figli, tutti resi partecipi di tante grazie e segni straordinari. Ma anche il vescovo è stato reso testimone di tutto.
Questo volume, agile come una guida del pellegrino, espone tutti i fatti salienti della vicenda; i documenti sulle analisi scientifiche, che hanno escluso truffe e manipolazioni; i documenti che rivelano la devozione di san Giovanni Paolo II verso la Madonnina; i riconoscimenti pubblici dell'autorità della Chiesa; le testimonianze dei Gregori. Solo qui compaiono i testi dei messaggi della Madonna delle Rose dal Cuore Immacolato e Regina delle Famiglie - così Maria si è presentata a Civitavecchia -, nei quali mette in connessione queste sue visite con le apparizioni di Fatima. È in atto una battaglia contro la Chiesa e contro la famiglia - rivela nei messaggi -, ma il trionfo del suo Cuore Immacolato, promesso già nel 1917, si compirà, e ciò avverrà mediante la fedeltà delle famiglie nell'unità della Chiesa.
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CATTOLICI NEL MONDO
Uso e manutenzione

Il Timone Editore - pagine 100 - € 7,90 - gennaio 2020
Abbiamo un manuale d'istruzioni per tutto ormai, ci mancava proprio quello per vivere nel mondo senza essere del mondo. Le regole da sole non bastano, ma come diceva San Bendetto da Norcia, aiutano a dirigere «la vita di quelli che obbediscono».
Quando e come pregare, come si sta a tavola, il lavoro, l'importanza dell'essere stanziali, il bel dormire, il silenzio, l'esercizio dell'autorità, questi sono alcuni elementi da non trascurare per fare funzionare al meglio un cattolico nel mondo,
Quindi per mangiare, riposare, pregare, educare, lavorare, divertirsi… ci vogliono le istruzioni!
Ecco il necessario libretto di 100 pagine da tenere sempre a portata di mano, seguendo la Regola di San Benedetto
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SACERDOZIO E MONACHESIMO BENEDETTINO
Come San Benedetto può essere un esempio per il prete diocesano

Sergio Paganelli - Fede & Cultura - pagine 96 - € 14,00 - novembre 2019
Nell'attuale sbandamento e disorientamento dottrinale e pastorale, la spiritualità monastica benedettina è un esempio che può tornare a dare sostanza al ministero sacerdotale, specie nel caso del prete diocesano che vive immerso nel mondo, in un contesto difficile. L'autore di questo libro, in una lettera a un immaginario sacerdote novello, spiega come tornare a vivere l'essenziale con lo sguardo rivolto al cielo e a Dio pur nella complessa quotidianità di questo secolo (prefazione di Aldo Maria Valli).
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IL TRAMONTO DEL QUINTO SOLE
Un romanzo storico che narra un viaggio avventuroso nel mondo azteco

Matteo Soldi - Ares - pagine 272- € 15,30 (prezzo Amazon) - ottobre 2019
Quando il 22 aprile 1519 Cortés sbarca sulle coste del Messico l'impero azteco è al culmine della sua potenza. Domina da mare a mare, è Cem Anahuac, l'Unico Mondo. Eppure sinistri presagi annunciano un'inesorabile rovina: il tramonto del Quinto Sole, cioè del quinto ciclo cosmico di creazione e distruzione.
Cuauhtlatoatzin, Aquila Parlante, ha già cinquant'anni quando assiste tra la folla all'arrivo in Tenochtitlan dell'armata spagnola, accolta con tutti gli onori dall'Imperatore Montezuma II. È un suddito esemplare, nato contadino, elevato al rango di «venerabile» per meriti civili e poi di cacicco di una fiorente tenuta agricola. Credeva di aver già visto tutto nella vita, ma all'improvviso il destino gli spalanca una porta sull'infinito: il suo, non era l'Unico Mondo? E allora da dove vengono questi guerrieri di ferro, alti e pallidi, dalle chiome rosse, che cavalcano misteriosi animali, e possiedono armi capaci di distruggere con fragore tutto ciò che colpiscono? E che cosa resterà del grande popolo Azteco abbandonato dai suoi dèi? Prima di conoscere le risposte, Aquila Parlante dovrà assistere al sanguinoso calvario del suo popolo, fino all'estremo sacrificio.
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UNA STORIA UNICA
Da Saragozza a Guadalupe

Angela Pellicciari - Cantagalli Edizioni - pagine 148 - € 14,45 (prezzo Amazon) - ottobre 2019
Solo una nazione, solo la Spagna, è riuscita a liberarsi dal dominio musulmano e a difendere con eroismo il patrimonio di fede, di cultura e di civiltà ereditate dall'epoca romana. Nel 1492 una coppia di re d'eccezione, Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona, porta a termine la riconquista, annette Granada, trasforma la Spagna in una nazione moderna, crea scuole e università di eccellenza, forma un'amministrazione efficiente, attua una capillare riforma della chiesa che anticipa di mezzo secolo il concilio di Trento e che genera uno stuolo di santi. Con la scoperta dell'America i Re Cattolici - e gli spagnoli tutti - proiettato nel Nuovo Mondo la fede, l'eroismo e la forza della loro tradizione. In nome della fede e della cultura, che sempre la segue, la cattolica Spagna studia e documenta tutte le lingue e le usanze delle tante popolazioni amerinde che incontra e costruisce in America una rete di università e conventi che inseriscono nell'alveo della civiltà greco-romana un intero continente. America Latina si dirà. La Spagna che realizza con pochi uomini e in poco tempo un'impresa epica, deve molto all'intervento del cielo. Maria e Giacomo accompagnano la storia della penisola dai tempi della prima evangelizzazione. Da quando Maria, la Virgen del Pilar, appare a Giacomo a Saragozza, a quando la Morenita, la Vergine di Guadalupe, appare all'indio Juan Diego per riversare un fiume di grazie sui suoi figli americani. Una storia unica.
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IL CHIOSTRO E IL FOCOLARE
La Regola di San Benedetto: una traccia di vita familiare

Isacco Tacconi - Fede & Cultura - pagine 304 - € 22,00 - settembre 2019
Esiste una relazione fondamentale tra l'organizzazione della vita monastica e la struttura intima della famiglia cristiana: la Regola di San Benedetto è un tale tesoro di sapienza, prudenza e santità che può essere riproposta come modello di riferimento applicato anche ad altri stati di vita, laicale o clericale, celibataria o coniugale. L'insegnamento del Vangelo richiama infatti tutti gli uomini a rinunciare a se stessi, a diventare cristiani e a essere santi nel contesto storico-sociale contemporaneo nel quale sono inseriti. Solo così la vita della famiglia potrà essere rivitalizzata sulla base della Regola di San Benedetto e l'insegnamento perenne della Chiesa cattolica.
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IL SACERDOTE NON SI APPARTIENE
L'unione al Sacrificio di Cristo per la salvezza del mondo

Fulton J. Sheen - Fede & Cultura - pagine 272 - € 18,00 - febbraio 2016
Il sacerdote non appartiene a se stesso perché è tutto di Cristo, sommo Sacerdote e Vittima. Con parole appassionate, il Venerabile Fulton J. Sheen conduce il lettore alla scoperta del mistero sacerdotale, da vivere in pienezza e abbandono fiducioso alla Grazia divina. Una meditazione profonda, saldamente ancorata alla Sacra Scrittura, ma nello stesso tempo aperta al rapporto con il mondo, nel quale il sacerdote è chiamato a vivere con fedeltà la sua missione. Oltre il tempo, le parole del predicatore americano conservano una sorprendente attualità e una forza evangelizzatrice che stupiranno non solo i sacerdoti, ma anche i lettori comuni e ogni fedele infiammato dall'amore di Cristo. Da tenere in considerazione per fare un regalo al proprio sacerdote (prefazione del Card. Raymond Leo Burke).
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TOLKIEN E LA FILOSOFIA
R. Arduini (a cura di) - Marietti editore - pagine 160 - € 15,30 (prezzo Amazon) - gennaio 2011
In che relazione si trova l'autore del Signore degli Anelli con il pensiero filosofico occidentale? In questo volume i più affermati studiosi di Tolkien, sia a livello internazionale (Tom Shippey, Verlyn Flieger, Christopher Garbowski) sia italiano (Franco Manni, Andrea Monda, Wu Ming 4), si ritrovano assieme proprio per discutere su questa tematica, che fino ad oggi è stata poco studiata anche da parte della critica più autorevole. I contributi, pur nell'indiscusso spessore dei contenuti, sono tuttavia scritti in un linguaggio non tecnico ed estremamente divulgativo, proprio perché le relazioni sono state tenute durante un convegno internazionale (che si è svolto a Modena il 22 maggio 2010) il cui pubblico era formato perlopiù da appassionati della Terra-di-mezzo. In una preziosa appendice si potranno infine leggere alcuni documenti inediti relativi alla formazione culturale che Tolkien ha ricevuto nella King Edward's School durante il suo periodo liceale. Ne risulta così un testo che, seppur di facile e accattivante lettura, ha una decisiva importanza per gli studiosi tolkieniani anche di livello internazionale.
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Fonte: Redazione di BastaBugie, 26 febbraio 2020

9 - OMELIA I DOMENICA QUARESIMA - ANNO A (Mt 4,1-11)
Vàttene, satana!
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Oggi è la prima Domenica di Quaresima e il Vangelo ci ricorda una realtà tante volte dimenticata, la verità che riguarda l'esistenza del diavolo e del fatto che il diavolo fa di tutto per rovinarci e, per questo, ci tenta in tanti modi.
Nel corso di questi ultimi decenni, molti sono stati quelli che hanno messo in dubbio l'esistenza del demonio, pensando che essa fosse solo un modo per esprimere la presenza del male. Il diavolo esiste, eccome, e il Vangelo ne parla in diverse occasioni. Il diavolo era stato creato buono da Dio ed era l'angelo più perfetto. Il suo nome era lucifero, che tradotto, significa "portatore di luce". Per orgoglio, si ribellò a Dio e trascinò in questa caduta una moltitudine di angeli che sono detti "demoni".
Per invidia contro l'uomo, il diavolo e tutti gli altri spiriti decaduti non cessano di tentare l'uomo per trascinarlo nella stessa caduta. Per tentarci, il diavolo studia quello che è il nostro lato debole e fa leva su quello per condurci alla perdizione. Dio permette queste tentazioni perché, superata la prova, noi possiamo avere un merito maggiore e una corona di gloria più bella. Santo non è colui che non ha tentazioni – cosa impossibile – ma chi riesce a superarle.
Il demonio ha tentato persino Gesù. Parlando di queste tentazioni, bisogna dire subito che ci sono due tipi di tentazioni. Ci sono quelle che provengono dall'esterno di noi (come quelle che vengono direttamente dal demonio) e quelle che vengono da dentro di noi (quelle che vengono dalla nostra concupiscenza, ovvero dalla nostra inclinazione al male). Quelle di Gesù, chiaramente, erano solo del primo tipo, per il fatto che Lui è la santità stessa e non può avere nessuna inclinazione al male. Il demonio tentò Gesù, e Gesù riuscì facilmente ad opporsi a tali tentazioni. Gesù continua a vincere sul demonio tentatore; e noi, se rimarremo uniti a Gesù, riporteremo vittoria su tutte le tentazioni.
Nella prima tentazione, il demonio disse a Gesù: «Se tu sei il figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane» (Mt 4,3). Gesù rispose: «Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4). Anche noi veniamo tentati molte volte di preoccuparci per le cose materiali. Gesù ci insegna a cercare innanzitutto il Regno di Dio e tutto il resto, ovvero tutto ciò che ci serve, ci sarà dato in sovrappiù. Il segreto per sperimentare la Provvidenza di Dio è quello di mettere le esigenze di Dio al primo posto. Se noi penseremo a Lui, Lui penserà a noi.
Nella seconda tentazione, il demonio disse al Signore di buttarsi giù dal punto più alto del tempio; gli angeli certamente lo avrebbero soccorso (cf Mt 4,5-6). Gesù rispose: «Non metterai alla prova il Signore Dio tuo» (Mt 4,7). È questa la tentazione di avere Dio a nostro capriccio che faccia sempre la nostra volontà. Quando preghiamo il "Padre nostro", diciamo: «Sia fatta la tua volontà» e non viceversa. Purtroppo, tante volte, scambiamo per Volontà di Dio ciò che passa per la nostra testa, e ci scandalizziamo poi se non veniamo esauditi. Questa tentazione è diffusa più di quanto possiamo immaginare, anche tra cristiani che si dicono ferventi.
Con la terza tentazione, il demonio sarebbe stato disposto a dare tutto a Gesù, tutti i regni del mondo e la loro gloria, se Gesù lo avesse adorato (cf Mt 4,8-9). Gesù rispose: «Vattene, satana! Sta scritto infatti: "Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto"» (Mt 4,10). È questa la tentazione di idolatria, la tentazione di mettere qualcosa al di sopra o anche alla pari di Dio. Tante volte cadiamo in questo peccato, quando idolatriamo il piacere, il benessere, il denaro e li mettiamo al primo posto nella nostra vita. Chiaramente, è un peccato contro il primo Comandamento.
Dobbiamo dunque difenderci. Ci difenderemo con il lavoro e la preghiera. Il lavoro ci consentirà di fuggire l'ozio che è il padre di tutti i vizi. E la preghiera ci inonderà di grazia. Proponiamoci dei piccoli impegni: quello di trascorrere maggiore tempo davanti al Tabernacolo e quello di recitare con fervore il Rosario. Cresciamo in queste forme di preghiera, allora riusciremo a mettere sempre in fuga il demonio tentatore. Si racconta che San Pio da Pietrelcina chiamava "arma" la Corona del Rosario e insegnava che il demonio teme questa preghiera più di tutte le altre.
Il Rosario è una autentica arma contro le tentazioni. "Adoperiamolo" ogni giorno.

DOSSIER "QUARESIMA"
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Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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