BastaBugie n�662 del 29 aprile 2020

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1 LE FAVOLE DI GIANNI RODARI AL SERVIZIO DELL'IDEOLOGIA COMUNISTA
A cento anni dalla nascita dell'intellettuale di sinistra ricordiamo che lui stesso diceva di considerare il marxismo la corretta concezione del mondo... da inculcare nelle menti dei bambini
Autore: Andrea Bartelloni - Fonte: Il Corriere del Sud
2 BREVE STORIA DELLA CLESSIDRA
Le clessidre nacquero nei monasteri benedettini per scandire il tempo della preghiera e del lavoro dei monaci
Autore: Domenico Lalli - Fonte: Radici Cristiane
3 ONU RIDICOLA: LA CINA NEL CONSIGLIO DEI DIRITTI UMANI
In Italia nessuno l'ha detto, ma la Cina farà parte della principale agenzia ONU (UNHRC, con sede a Ginevra) che ha il compito di vigilare sulla salvaguardia dei diritti dell'uomo della Dichiarazione Universale del 1949
Autore: Luca Della Torre - Fonte: Corrispondenza Romana
4 LA CEI TRADITA DA CONTE: NIENTE MESSE NEMMENO NELLA (FINTA) FASE DUE
Ecco il testo integrale (commentato) del comunicato della CEI che finalmente si accorge che la libertà di culto è stata calpestata... eppure i vescovi potrebbero decidere in autonomia di riprendere le Messe con il popolo (VIDEO: L'appello di Mons. D'Ercole)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 LA LEZIONE DI DON LINO: RIPARARE AL SACRILEGO ABUSO DI POTERE
Il sacerdote che ha respinto i carabinieri che volevano interrompere la Messa ha fatto un atto di riparazione per il sacrilegio e ha chiesto un digiuno alla sua comunità (VIDEO INTEGRALE: l'atto di riparazione di don Lino)
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 IL CORONAVIRUS E' UNA PUNIZIONE DELLA MADRE TERRA?
Un clamoroso video ambientalista invoca misure coercitive per cambiare le nostre abitudini per sempre, ovviamente per il bene di tutti e sotto la guida sicura degli ''esperti'' (VIDEO: la prossima emergenza da combattere dopo il Covid-19)
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: Ricognizioni
7 CARI VESCOVI, RIDATECI SUBITO LA MESSA
I video appelli dei fedeli in italiano, francese, tedesco, spagnolo (VIDEO: Ridateci la Messa!)
Fonte: Sito del Timone
8 EFFETTO CORONAVIRUS SU ABORTI E FECONDAZIONE ARTIFICIALE
La cultura della morte tenta di preservare il diritto ad uccidere il figlio (ad esempio in Francia il Ministro della Salute definisce ''inquietante'' il calo degli aborti)
Autore: Alfredo De Matteo - Fonte: Corrispondenza Romana
9 OMELIA IV DOMENICA PASQUA - ANNO A (Gv 10,1-10)
Se uno entra attraverso di me, sarà salvato
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - LE FAVOLE DI GIANNI RODARI AL SERVIZIO DELL'IDEOLOGIA COMUNISTA
A cento anni dalla nascita dell'intellettuale di sinistra ricordiamo che lui stesso diceva di considerare il marxismo la corretta concezione del mondo... da inculcare nelle menti dei bambini
Autore: Andrea Bartelloni - Fonte: Il Corriere del Sud, 14 Aprile 2020

"Dovevo essere un pessimo maestro ma preparato nel suo lavoro e avevo in mente di tutto dalla linguistica indoeuropea al marxismo (...); avevo in mente di tutto fuorché la scuola. Forse, però, non sono stato un maestro noioso. Raccontavo ai bambini, un po' per simpatia un po' per voglia di giocare, storie senza il minimo riferimento alla realtà né al buon senso, che inventavo servendomi delle "tecniche" promosse e insieme deprecate da Breton".
Questo è quanto dice di se stesso Gianni Rodari nato cent'anni fa, nel 1920, autore famoso di filastrocche ben note a molti ragazzi che sono cresciuti negli anni 60, 70, 80, ma anche ai giorni nostri i suoi libri sono consigliati e presenti nelle librerie e nelle nostre case.
Scritti spesso caratterizzati da rovesciamenti di prospettiva come quando parlando della cicala e della formica quest'ultima è descritta come un essere avaro, mentre la cicala è quella generosa che regala il suo canto. Ribaltando la morale di Esopo.
Di formazione cattolica, Gianni Rodari, dal 1935 al 1937 milita nell'Azione Cattolica a Gavirate, in un paese del Varesotto dove comincia scrivere i primi racconti. Brillante, intelligente, si diploma a soli 17 anni e diventa un appassionato lettore che si avvicina a Nietzsche, Schopenhauer, Lenin, Stalin, Trotsky e si incuriosisce "sul marxismo come concezione del mondo".
Nel 1939 si iscrive all'Università Cattolica di Milano, facoltà di lingue, senza laurearsi. Nel 1941 è iscritto al partito fascista e dopo la fine del regime, nel 1944, si scrive a quello comunista e qui inizia la sua carriera di giornalista prima a "Ordine Nuovo" e poi a "l'Unità". Nel 1950 il partito lo chiama Roma a dirigere il "Pioniere".

IL SOL DELL'AVVENIRE
Dal 1952 cominciano i suoi viaggi in Unione sovietica, l'ultimo sarà nel 1979, un anno prima della sua morte. Dal 1956 al 1958 torna all'Unità per poi passare a Paese Sera. Scrittore per l'infanzia, pluripremiato, il suo primo lavoro è del 1959 e dal 1960 pubblica con Einaudi poi Mursia e Interlinea.
Nel 1970 lascia Paese Sera e ricomincia lavorare e pubblicare per Einaudi ed Editori Riuniti. Lo scopo del suo lavoro è sempre stato quello di tendere a immaginare un mondo diverso in tutto: la scuola, la famiglia, la democrazia, tenendo presente che il suo committente è "il movimento operaio e democratico più che il mio editore" diceva nel 1974.
Era molto critico verso la scuola, nel 1968 la definirà "un riformatorio ad ore". Nel suo Manuale del pioniere, scritto nel 1951, forse proprio per migliorare la scuola come la intendeva lui arriva a "sollecitare le organizzazioni democratiche (Partiti, Udi, associazione Italia-Urss, ecc.) perché organizzino spettacoli cinematografici per ragazzi, procurandosi anche qualcuna delle molto belle pellicole per ragazzi prodotte nell'Unione Sovietica e nelle democrazie popolari" (pag. 80).
In molte sue filastrocche traspare sempre il suo sfondo ideologico. Intellettuale comunista dall'inizio alla fine non ha mai nascosto questa sua militanza, vediamone una.

BANDIERE
Bella la bandiera tricolore
sboccia al sole come sboccia un fiore.
Ma le bandiere sono tutte belle,
fatte per sventolare insieme come sorelle...
L'italiana, l'inglese, la francese,
la russa, la cinese
e quella di Maometto:
mille più mille bandiere a braccetto!!

Credere che sia stata scritta da dei bambini è abbastanza improbabile. Erano anni in cui la bandiera russa e cinese grondavano il sangue di milioni di prigionieri e di dissidenti. I suoi viaggi in Unione sovietica erano i viaggi di un militante del PCI e al ritorno le sue testimonianze non davano resoconti di quella che era la situazione in quel martoriato paese.
Dopo trent'anni dalla caduta del muro di Berlino, dopo che il comunismo ha rivelato, a tutti, anche a chi non voleva vedere, il suo vero volto, celebrare questi personaggi è connivenza con chi volutamente per decenni ha spacciato moneta falsa sapendo cosa stava facendo.
L'epidemia del Covid-19, la conseguente chiusura delle scuole, hanno impedito una commemorazione che sarebbe stata quantomeno inopportuna e piena di falsità.

Fonte: Il Corriere del Sud, 14 Aprile 2020

2 - BREVE STORIA DELLA CLESSIDRA
Le clessidre nacquero nei monasteri benedettini per scandire il tempo della preghiera e del lavoro dei monaci
Autore: Domenico Lalli - Fonte: Radici Cristiane, 20 Aprile 2020

«Cos'è il tempo? Lo so quando nessuno me lo chiede, ma se qualcuno me lo chiede non lo so più», affermava sant'Agostino. Per sant'Agostino, che ha affrontato la questione nel Libro XI delle Confessioni, esistono tre tempi: il presente del passato (la memoria), il presente del presente (quando intuiamo le cose) e il presente del futuro (l'attesa). Misura del tempo cronologico e del tempo aionico.
Da sant'Agostino in poi, nel pensiero cristiano il tempo è concepito in senso lineare-progressivo e non più circolare-ciclico come nel mondo pagano. Nel Medioevo l'idea dominante era quella proposta da Aristotele: il tempo è il numero del movimento secondo il prima e il poi, in una concezione "a spirale", dove il tempo non ritorna mai su se stesso. Aristotele usa il tempo come elemento che definisce ciò che è divino e ciò che è materiale.
A designare il tempo biblico concorrono essenzialmente due termini ambivalenti: in ebraico et (tempo misurato) e olam (tempo nella sua durata) con i corrispettivi termini greci Kronos e Kairos. Kronos è il tempo della storia, la successione arida degli eventi, il "profano" che annienta i vivi; Kairos è il tempo pieno, profondo, intenso, sacro, designato nella sua puntualità, la giusta misura, il momento dell'opportunità, il tempo della grazia nel quale si è inserito Dio per la salvezza dell'uomo.

L'ETERNITÀ ENTRA NEL TEMPO
Con il Cristianesimo, invece, l'eternità è entrata nel tempo. San Paolo elabora l'idea teologica dell'attesa "operosa" dei cristiani, mentre camminano verso il compimento dei tempi. Anche nella sepoltura dei defunti si può riscontrare il diverso concetto sussistente fra paganesimo e Cristianesimo: mentre le necropoli sono città dei morti, il cimitero (coemeterium) è il dormitorio, il luogo dove i defunti si addormentano per risvegliarsi nel Signore.
Insieme alla meridiana, la clessidra a sabbia è il più antico strumento creato dall'uomo per la misurazione del tempo, indipendentemente dalle osservazioni astronomiche. Racchiude in sé l'elemento tempo, la sua concezione, la sua durata, la sua scansione. Le clessidre non consentono di determinare l'ora, misurando tramite il flusso della polvere o sabbia. La sabbia fluisce silenziosa da una fiala all'altra. Si inarca a forma d'imbuto in quella superiore ed a cono in quella inferiore. Ha simboleggiato l'ineluttabile avanzamento della vita ed il suo inevitabile concludersi nella morte. Nel passato, invece, il tempo non veniva misurato, ma solo stimato con molta approssimazione.
È il sole ad imprimere al tempo medievale il suo ritmo: tempo breve, con l'alternarsi del giorno e della notte; tempo lungo, col ritmo ciclico delle stagioni e degli anni. Questa successione immutabile e perfetta, un frammento di eternità, appartiene a Dio, dunque alla Chiesa. Non vi era alcuna attività in cui i monaci non dessero prova di creatività e di uno spirito di ricerca fecondo. Insieme alla preghiera, nei monasteri erano coltivate la cultura con gli scriptorium e praticate le arti manuali.

LA REGOLA DI SAN BENEDETTO
Gli "orologi a sabbia" o clessidre nacquero nelle abbazie benedettine e cistercensi in quanto, organizzando la Regola di san Benedetto minuziosamente la giornata, serviva uno strumento per scandire il tempo della preghiera e della meditazione dei monaci. I monasteri sono stati a lungo non solo centri di spiritualità e di preghiera, ma anche di studio, di creatività operosa, di sperimentazione, sulla scia del motto «ora et labora».
La clessidra si diffuse nel XV e XVI sec. Oltre che nei monasteri se ne fece uso, ma solo successivamente, nei tribunali, durante gli esami e sulle navi, dove si scandivano le ore di guardia. Durante il viaggio di Ferdinando Magellano attorno al globo (1519-1522) su ogni nave della flotta erano utilizzate 18 clessidre. Si dice che la clessidra a polvere sia stata inventata nell'VIII sec. dal monaco francese Liuptrando della cattedrale di Chartres, ma la prima testimonianza storica e attendibile risale ad un affresco di Ambrogio Lorenzetti del 1338 [vedi immagine in alto, N.d.BB], che si trova a Siena, nella sala dei Nove del Palazzo Pubblico, nel ciclo di affreschi L'Allegoria ed Effetti del Buono e Cattivo Governo, che dovevano ispirare l'operato dei governatori cittadini che si riunivano in queste sale.
È spesso presente nei dipinti che rappresentano san Girolamo (331-420), anche se la sua prima raffigurazione a noi nota risale al 650 circa e non mostra alcun orologio a polvere. Inizialmente si produssero clessidre da tavolo composte da due o più ampolle di vetro riempite di sabbia o polvere di calcare (gusci di uovo o polvere di marmo polverizzato), strette in vita da in vita da un becco con una sottile cintura rinforzata con un pezzo di tela grezza, di canapa o di seta, ricoperta con fili colorati intrecciati "alla turca" e da un supporto che poteva essere in legno, in ferro, in cuoio, in cartone, in bronzo o in ottone.

DENTRO LA CLESSIDRA
Anche se il ripieno è spesso indicato come sabbia, raramente era sabbia di quarzo, dal momento che questa è troppo grossa per passare attraverso la stretta apertura fra le due ampolle in modo uniforme, senza intasarsi. La ricetta più antica per fabbricare la sabbia è stata scritta tra il 1392 e il 1394 da Managier de Paris per l'istruzione della sua giovane moglie. Inizialmente fu utilizzata segatura di marmo nero (sono rarissime le clessidre di questo tipo), successivamente sabbia rossa e poi quella bianca.
In Italia sono prevalenti le clessidre con l'incastellatura in ferro. È a partire dal XVI sec., quando divennero il compagno preferito degli eruditi, che le clessidre raggiunsero il massimo splendore e la massima diffusione, assumendo forme e decori sempre più preziosi ed elaborati. A Venezia nel XVIII sec. vengono prodotte clessidre in cartone ricoperto di carta decorata, la cui lavorazione, proprio in Europa, raggiunge l'acme della raffinatezza artistica.
Un criterio interessante per la datazione delle clessidre è il numero di colonne che sostengono le due basi. I primi modelli del XIV e XV sec. hanno sistematicamente sei colonnine, successivamente per le clessidre del XVI e XVII sec. questo numero scende a cinque, per poi arrivare a quattro tra il 1650 e il 1750 e a tre colonnine nella seconda metà del XVIII e XIX sec.
Nei Paesi del nord Europa e specialmente in Germania, in Svizzera e nei Paesi Scandinavi è frequente vedere nelle chiese clessidre multiple, dette in francese "en buffet d'orgues", nel periodo a cavallo fra il Seicento e il Settecento, realizzate in apparati architettonici raffinati, di legno policromo o di ottone dorato, dalla ricca e spesso ridondante decorazione.
Il tema della vanitas delle cose terrene, già presente nell'antichità classica, nel Medioevo e nel Rinascimento, si diffuse specialmente in Olanda nel XVII sec. come genere preciso di natura morta, e, fra gli oggetti maggiormente rappresentati nei dipinti, compare la clessidra. Il Libro dell'Ecclesiaste si apre con le parole «vanitas vanitatuum et omnia vanitas» (vanità delle vanità e tutto è vanità) per affermare la caducità dell'affannoso agitarsi dell'uomo per conseguire i beni terreni.

Nota di BastaBugie: nel precedente articolo si parla del tempo e dell'importanza della sua misurazione, mentre nel seguente si spiega una celeberrima frase del Signore degli Anelli (Libro I, Capitolo II) sulla concezione del tempo che ne aveva il suo autore, Tolkien.
Ecco l'articolo completo pubblicato sul sito I Tre Sentieri il 23 aprile 2020:
Dice Gandalf: "Tutto ciò che possiamo decidere è come disporre del tempo che ci è dato".
Anche coloro che non avessero letto Il Signore degli Anelli sanno di cosa si tratta: il più grande romanzo del genere fantasy e - possiamo dire - anche uno dei più grandi romanzi del '900.
Lasciamo perdere - anche perché non ne siamo capaci - tutte le possibili interpretazioni di questa bellissima storia. Si tratta certamente di un'opera "cattolica" nel senso che, pur non essendo esplicitamente tale, esprime dei valori e una lettura della realtà in cui ogni uomo di buon senso può e deve ritrovarsi.
Che poi Tolkien fosse anche convintamente cattolico questo non fa che essere un valore aggiunto per la sua poetica.
Detto questo, soffermiamoci sulle parole di uno dei personaggi più importanti, Gandalf, che ha il compito di ricordare a Frodo ciò che solo questi può fare: distruggere l'anello che avrebbe dato troppo potere all'Oscuro Signore, permettendogli di stravolgere tutto ciò che di bello vi era (la Terra di Mezzo).
Il Tempo svolge un duplice compito relativamente all'uomo. Da una parte limita l'uomo e in un certo qual modo lo asserve. Chi può fermare il Tempo? Nessuno. Dall'altra, però, fa sì che l'uomo possa vincere i suoi limiti, spingendolo a gestire la sua vita, i suoi progetti, le sue azioni.
Ma c'è qualcosa che è ancora di più: il Tempo, con il suo inarrestabile divenire, fa capire all'uomo che c'è l'Eternità. Anzi, offre le occasioni affinché l'uomo, gestendole, possa prepararsi e costruirsi un destino eterno.
E' il Tempo che rende l'uomo artefice del suo futuro: "Tutto ciò che noi possiamo decidere è come disporre il tempo che ci è dato".
Qui sta il Senso il Tempo.
Qui si capisce perché il Tempo è un Dono.
E qui si capisce quanto dobbiamo a Chi ce lo mette a disposizione.

Fonte: Radici Cristiane, 20 Aprile 2020

3 - ONU RIDICOLA: LA CINA NEL CONSIGLIO DEI DIRITTI UMANI
In Italia nessuno l'ha detto, ma la Cina farà parte della principale agenzia ONU (UNHRC, con sede a Ginevra) che ha il compito di vigilare sulla salvaguardia dei diritti dell'uomo della Dichiarazione Universale del 1949
Autore: Luca Della Torre - Fonte: Corrispondenza Romana, 22 Aprile 2020

In Italia la stampa di sinistra liberal o radicale, si attarda, con gretto livore ad innescare in prima pagina processi mediatici nei confronti dei governi regionali di centrodestra presunti responsabili della grave crisi sanitaria seguita alla pandemia del Covid-19, con l'evidente fine di puntellare l'agenda dell'inetto governo Conte. Se invece puntiamo l'attenzione sui principali massmedia ed organi di informazione esteri, sia conservatori che liberal - New York Times, Daily Mail, The Guardian - ci rendiamo conto che ben altre sono le preoccupanti questioni di politica internazionale al centro dell'agenda delle cancellerie dei principali Stati del pianeta. La complessa crisi politico-economica internazionale generatasi come in un effetto domino a seguito della pandemia del Coronavirus - di cui è responsabile la Repubblica popolare cinese - ha scoperchiato il vaso di Pandora sulle gravi responsabilità dell'ONU nella mancata tutela dei diritti dell'uomo a livello planetario.
In questi giorni le Nazioni Unite si sono rese responsabili di un gravissimo attacco ai diritti fondamentali dell'uomo, sanciti a livello declaratorio proprio nella Dichiarazione Universale del 1949 e resi oggetto di tutela giurisdizionale nei Patti internazionali del 1966, due tra i più vincolanti trattati dell'ONU. La settimana scorsa infatti le Nazioni Unite hanno deliberato di inserire la Repubblica popolare cinese nel Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNHRC, con sede a Ginevra) la principale agenzia ONU che ha il compito di vigilare ed intervenire sulla promozione e salvaguardia dei diritti dell'uomo sanciti nella Dichiarazione Universale del 1949. Si tratta di una deliberazione che ha immediatamente sollevato scandalizzate proteste da parte della comunità civile internazionale in quanto il criminale regime totalitario comunista cinese attraverso la nomina del proprio delegato Jiang Duan, sarà in grado di deliberare le nomine degli osservatori esperti dell'ONU - giuristi, avvocati, magistrati, diplomatici - che hanno l'incarico di vagliare le denunce di violazioni ai diritti civili, politici, di libertà religiosa, di pensiero, di stampa ed associazione politica. Così come sarà in grado di deliberare sull'invio delle missioni speciali in caso di violazioni dei diritti dell'uomo.

UNA STRATEGIA MIRATA
In realtà si tratta di una nomina solo apparentemente inspiegabile: la Cina comunista da anni si prodiga in ambito diplomatico attraverso una strategia a tela di ragno che - attraverso l'elargizione di enormi risorse finanziarie - mira ad avvolgere e inglobare, le istituzioni internazionali. Il fatto paradossale è che proprio secondo i report annuali delle stesse agenzie del'ONU. Il Partito Comunista Cinese è ritenuto uno dei maggiori responsabili nella violazione dei diritti umani e della libertà religiosa nel mondo intero. Il Partito Comunista Cinese attraverso le strutture di governo perseguita tutti i gruppi religiosi in quanto potenziali movimenti di pensiero non omologabili alla dittatura del pensiero unico marxista. Tra questi in primis i cattolici che manifestano obbedienza alla Santa Sede di Roma e non intendono essere sottoposti al processo di "sinizzazione della fede", ma anche i buddisti, i tibetani e i musulmani uiguri, i membri del Falung Gong; perseguita, incarcera e sopprime fisicamente centinaia di migliaia di cittadini cinesi, studenti, intellettuali che criticano il dettato politico arbitrario del Partito; sopprime sistematicamente la libertà di informazione attraverso la censura sui mass-media; schiaccia la libertà di pensiero a Hong Kong violando gli accordi internazionali a suo tempo sottoscritti con il Regno Unito all'atto della cessione dell'ex colonia a Pechino; coordina ed eterodirige il potere giudiziario, privando i propri cittadini del diritto ad un equo e giusto processo secondo lo stato di diritto, mantiene in funzione i terribili campi di concentramento noti come Laogai ove sfrutta milioni di dissidenti politici ridotti come manodopera in stato di schiavitù. Tutto ciò in linea con la logica criminale dei totalitarismi del XX secolo.

COME UN PIROMANE A CAPO DEI VIGILI DEL FUOCO
Hillel Neuer, direttore esecutivo dell'U.N. Watch, una associazione di difesa dei diritti umani con sede a Ginevra, ha dichiarato che «permettere al regime oppressivo e disumano della Cina di scegliere gli investigatori del mondo sulla libertà di parola, la detenzione arbitraria e le sparizioni forzate, è come fare di un piromane il capo dei vigili del fuoco della città». In questi giorni le diplomazie di alcuni tra i più importanti Stati del pianeta, membri del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, hanno ufficialmente stigmatizzato le gravi responsabilità del governo cinese in ordine alla tragica gestione della pandemia da Covid-19, puntando il dito sulle reiterate, odiose e strumentali violazioni dei diritti umani perpetrate dal governo di Pechino per insabbiare, sottacere le proprie responsabilità. È opportuno considerare che non solo l'Amministrazione Trump negli USA, ma anche importanti governi il cui orientamento politico non è assolutamente in linea con le posizioni USA - è il caso dell'esecutivo populista di sinistra del Presidente francese Macron, del governo laburista australiano, oltre al governo britannico del Premier Boris Johnson - hanno esplicitamente denunziato la disinvolta negligenza e le brutali inadempienze di Pechino in materia sanitaria, ambientale, e nel campo dei diritti della persona.
Sempre il direttore di U.N. Watch Neuer si chiede al riguardo: «Mentre il mondo soffre per la mortale pandemia da coronavirus, prima diffusasi a macchia d'olio a Wuhan, mentre la Cina zittiva medici, giornalisti e altri cittadini che ne davano l'allarme, con quale logica il regime di Pechino può essere coinvolto nella scelta del prossimo monitor globale dell'Onu sul diritto alla salute?».

L'INARRESTABILE DECADENZA DELL'ONU
Se nel corso della Guerra Fredda l'ONU ha avuto un innegabile ruolo centrale nel contenimento dell'aggressività espansionistica militare dei regimi totalitari comunisti - si pensi alla Risoluzione nr.83/1950 dell'ONU che dispose la risposta militare internazionale contro l'aggressione nordcoreana e cinese alla Corea del Sud nel 1950; si pensi al mancato riconoscimento legale nel consesso internazionale del brutale regime comunista cinese di Mao Zedong fino al 1971 - dalla caduta del Muro di Berlino l'ONU è divenuto sempre più preda e strumento di leadership ideologiche politiche totalitarie e anticristiane.
È necessario rammentare ad esempio le deleterie conseguenze a livello internazionale delle Risoluzioni ONU che hanno de facto qualificato l'aborto come un "diritto" piuttosto che un crimine contro l'uomo; è importante rammentare che è stata l'ONU, nella Conferenza di Yojakarta, a sdoganare come legittima la teoria del Gender, un complesso culturale raffazzonato di impronta relativista del tutto privo di ogni dignità scientifica acclarata. Insomma, un ruolo di "moral suasion" quello dell'ONU, nel segno di una globalizzazione antitetica ai valori morali cristiani alla base del diritto. È bene evidenziare come già gli Stati Uniti si siano ritirati dal Consiglio ONU dei Diritti Umani nel 2018, criticando con veemenza le contraddizioni del Consiglio dei Diritti Umani, definito dal Segretario di Stato USA Mike Pompeo «un esercizio di spudorata ipocrisia, con molti dei peggiori abusi dei diritti umani al mondo che vengono ignorati e alcuni dei più gravi trasgressori del mondo che siedono nel Consiglio stesso». Oggi a questo stesso Consiglio dell'ONU siedono la Repubblica popolare cinese, l'Arabia Saudita, Cuba: che credibilità e che fiducia può ancora assicurare l'ONU nella difesa dei diritti della persona umana?

Fonte: Corrispondenza Romana, 22 Aprile 2020

4 - LA CEI TRADITA DA CONTE: NIENTE MESSE NEMMENO NELLA (FINTA) FASE DUE
Ecco il testo integrale (commentato) del comunicato della CEI che finalmente si accorge che la libertà di culto è stata calpestata... eppure i vescovi potrebbero decidere in autonomia di riprendere le Messe con il popolo (VIDEO: L'appello di Mons. D'Ercole)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27-04-2020

Uno schiaffone così, duro, condito da una sottile presa in giro, da parte del "devoto" presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il cardinale Gualtiero Bassetti non se lo sarebbe mai aspettato. Il "no alle Messe" tra i provvedimenti della cosiddetta fase 2 è stata una doccia gelata per il presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), dopo che lo stesso Bassetti, non più di tre giorni fa, aveva annunciato trionfante «È ora di tornare a Messa»: era sicuro che il 10 maggio avrebbe visto, seppur con forti limitazioni, la ripresa delle Messe con popolo.
Negli ultimi giorni, i segnali in tal senso si erano moltiplicati: nell'intervista pubblicata da Avvenire il 23 aprile, il ministro dell'Interno Lamorgese esprimeva tutta la sua attenzione per il «tema dell'esercizio della libertà di culto» e assicurava che «in considerazione di un quadro sanitario in parziale miglioramento, sono allo studio del governo nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto». E ieri il vice-presidente della CEI, monsignor Mario Meini, sempre ad Avvenire si mostrava fiducioso pur avvertendo che ci sarebbero state molte restrizioni per garantire la massima sicurezza dal punto di vista sanitario. Vale a dire che la CEI aveva concesso moltissimo al governo in cambio della possibilità di dire che si riaprivano le Messe al popolo (in realtà a una sua rappresentanza).
E invece ieri nel tardo pomeriggio, mentre veniva annunciata la conferenza stampa di Conte per presentare il nuovo decreto che regola la fase 2, trapelava l'indiscrezione del no alle Messe, confermato poi dallo stesso presidente del Consiglio. Funerali solo con i parenti stretti fino a un massimo di 15 persone, «preferibilmente tenuti all'aperto», e per il momento niente Messe. La valutazione sulla possibilità di riprendere le «cerimonie religiose» (questa l'espressione usata da Conte) verrà fatta più avanti senza una scadenza precisa. Con i beffardi ringraziamenti di Conte alla CEI per la fattiva collaborazione prestata in questo periodo, a dare l'impressione che il «no alle Messe» fosse frutto di un accordo.

LA REAZIONE DELLA CEI
E invece no: neanche mezz'ora dalla fine della conferenza stampa e con una tempestività senza precedenti, la CEI rendeva noto un comunicato dai toni inusualmente forti, da amante tradita. Ma come? Abbiamo «accettato con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative per fare fronte all'emergenza sanitaria»; «abbiamo avviato una interlocuzione continua e disponibile» con il ministro dell'Interno e con il presidente del Consiglio, a cui però abbiamo detto «in maniera esplicita che la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale»; abbiamo presentato «Orientamenti e Protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie»; e voi ci trattate così?
Eh no, dice la CEI: «I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l'esercizio della libertà di culto».
Finalmente un sussulto di dignità, verrebbe da dire. L'avessero detto due mesi fa non saremmo a questo punto, anche perché le condizioni di sicurezza che si potrebbero applicare nella fase 2 si potevano tranquillamente applicare fin dall'inizio senza arrivare alla sospensione delle Messe. Peraltro le condizioni veramente necessarie per la celebrazione delle Messe mantenendo la sicurezza, non sono così complicate, come dimostrano le indicazioni presentate all'arcivescovado di Milano dal nostro epidemiologo Paolo Gulisano, sulla base delle conoscenze sul Covid-19 fin qui acquisite.

LE NUOVE (FINTE) PROMESSE DI CONTE
Conte ha subito replicato al comunicato della CEI, affermando in una nota che «prende atto» della protesta e promette che «già nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza». Un modo per prendere tempo, anche perché dalla conferenza stampa di ieri sera è parso evidente che a decidere veramente sulle misure da prendere non sono i ministri o il presidente del Consiglio, ma il Comitato tecnico-scientifico. E qui si evidenzia un errore clamoroso fatto dalla CEI: ovvero non avere insistito per avere un suo rappresentante in seno a questo Comitato e aver privilegiato la via politica pensando di poter contare sull'amicizia con il presidente del Consiglio. Calcolo evidentemente sbagliato. Ma la cosa peggiore è stato l'atteggiamento avuto fin dall'inizio nei confronti del governo: sottomesso e con lo zucchetto in mano a mendicare qualche concessione. Da servi si sono comportati, da servi vengono ora trattati.
La CEI sente anche il fiato sul collo della base: laici, preti e anche vescovi, già insoddisfatti per la resa senza condizioni nella fase 1, adesso sono già sul piede di guerra nei confronti di una presidenza della Conferenza Episcopale che agisce in modo verticistico e completamente staccata dal popolo che dovrebbe rappresentare (altro che sinodalità!).
Per questo deve anche provare a fare la voce grossa con il governo. La prima strada è un sottile ricatto. «Dovrebbe essere chiaro a tutti - conclude il comunicato CEI - che l'impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale». Come a dire: se volete che continuiamo ad aiutarvi nell'assistenza ai poveri, ridateci le Messe, anche perché senza popolo in chiesa non arrivano neanche i soldi.

E SE IL COMITATO TECNICO-SCIENTIFICO NON SI LASCIA COMMUOVERE?
Nel comunicato viene finalmente affermato un principio importante, che la Bussola ha sempre sostenuto fin dal principio, ma che finora la CEI aveva sempre ignorato: «Alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità - dare indicazioni precise di carattere sanitario - e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia». In altre parole: il governo deve dirci la distanza da tenere tra le persone e che condizioni sono necessarie, poi all'interno della chiesa, con le persone che sono dentro, decidiamo noi cosa fare. È ciò che in fondo prevede la Costituzione.
Se la CEI vuole essere credibile deve dunque dare seguito a queste parole. Le Messe sono possibili fin da subito, nel rispetto delle condizioni di distanziamento sociale poste dal governo. Basta seguire le disposizioni cui abbiamo già fatto riferimento. Vuol dire chiamare alla rivolta? No. Sarebbe semplicemente una riaffermazione della propria libertà e della propria sovranità, che il governo tecnocratico sta calpestando insieme alla Costituzione. E il popolo certamente seguirebbe.
Avranno i vescovi il coraggio di andare fino in fondo? Speriamo di sì, ma temiamo di no; temiamo cioè che alla fine nella CEI prevalga il solito mercanteggiamento politico alla ricerca di un compromesso. L'unica possibilità è un forte movimento dal basso, laici e preti che facciano pressione sui rispettivi vescovi per difendere la libertà religiosa, mai così a rischio prima in Italia.

Nota di BastaBugie: nel sito della Cei, a poca distanza dalla conferenza stampa di Conte che negava il diritto di andare alla Messa, compariva il seguente comunicato dal titolo "DPCM, la posizione della CEI" nel quale si afferma che i Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l'esercizio della libertà di culto. In sintesi la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale con la possibilità di celebrare la Messa con il popolo.
Ecco il comunicato completo pubblicato il 26 aprile 2020:
"Sono allo studio del Governo nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto". Le parole del ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, nell'intervista rilasciata lo scorso giovedì 23 aprile ad Avvenire arrivavano dopo un'interlocuzione continua e disponibile tra la Segreteria Generale della CEI, il Ministero e la stessa Presidenza del Consiglio.
Un'interlocuzione nella quale la Chiesa ha accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all'emergenza sanitaria. Un'interlocuzione nel corso della quale più volte si è sottolineato in maniera esplicita che - nel momento in cui vengano ridotte le limitazioni assunte per far fronte alla pandemia - la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale.
Ora, dopo queste settimane di negoziato che hanno visto la CEI presentare Orientamenti e Protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie, il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri varato questa sera esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo.
Alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità - dare indicazioni precise di carattere sanitario - e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia.
I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l'esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l'impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale.



https://www.youtube.com/watch?v=d2YRw4A4cM4

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27-04-2020

5 - LA LEZIONE DI DON LINO: RIPARARE AL SACRILEGO ABUSO DI POTERE
Il sacerdote che ha respinto i carabinieri che volevano interrompere la Messa ha fatto un atto di riparazione per il sacrilegio e ha chiesto un digiuno alla sua comunità (VIDEO INTEGRALE: l'atto di riparazione di don Lino)
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27-04-2020

Ginocchia piegate e schiena dritta: è l'immagine RX di don Lino Viola, l'ormai famosissimo parroco di Gallignano. La schiena dritta l'ha mostrata a tutto il mondo, di fronte ad uno sceriffo improvvisato, pieno di boria (e di ignoranza), che voleva fargli interrompere la Messa. E anche di fronte ad un sindaco che non si era reso conto che Gallignano non è paese della Repubblica Popolare Cinese, per quanto ci si stia dando da fare per assumerne le modalità "disciplinari".
Le ginocchia piegate le vediamo in questo video [clicca qui!], che lo riprende mentre sabato 25 aprile, accompagnato da due parrocchiani, prega davanti al Signore per riparare al sacrilegio di domenica 19 aprile.
Un atto di riparazione bellissimo, come non lo si udiva più da tempo: «In questo momento prima di celebrare sull'Altare il Sacrificio del Tuo Figlio voglio a nome della comunità presente e di quella che vive nelle nostre case riparare l'irruzione immotivata e sacrilega delle forze dell'ordine». Insieme al divino Sacrificio, don Lino offre «l'espiazione della Vergine Tua Madre di Villavetere - un piccolo santuario mariano nelle campagne di Gallignano - dei nostri Santi Patroni San Pietro e Sant'Imerio», espiazione offerta per «riparare al tuo onore divino conculcato».
Sacrilegio, espiazione, offerta del Sacrificio: robe dell'altro mondo!

MA NON È FINITA
Don Lino ci ricorda che è Lui, il Signore, il primo ad essere stato offeso dalla sacrilega azione dello sceriffo, incurante di essere entrato nella casa di un Altro, degna progenie di quelle guardie del tempio richiamate proprio nell'atto di riparazione: «Siete usciti come contro un brigante con spade e bastoni per catturarmi» (Lc. 22, 52), una delle frasi pronunciate da Gesù più strabordanti di mestizia e dolore. E poi ancora il richiamo al tradimento di Giuda ed una richiesta che, da sola, ristabilisce l'ordine dell'obbedienza: «Padre amatissimo [...] conservaci fedelissimi nella Tua obbedienza e nel Tuo servizio fino alla morte quando potremo entrare nella Tua Casa dove Tu vivi col Figlio e lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen».
Il 25 aprile, don Lino ha mostrato una libertà sconosciuta a quelli che vanno in giro per il carnevale comunista, quella libertà di offrire se stessi per espiare il male presente nel mondo; a questa vera libertà ha richiamato la sua comunità, chiedendole di unirsi all'atto di riparazione con un digiuno indetto per giovedì 30 aprile.
A questo digiuno ci uniremo in molti, perché quello che è accaduto il 19 aprile non riguarda soltanto la piccola comunità di Gallignano, ma la Chiesa universale. E tutti i veri cristiani, veri nonostante le proprie miserie, sentono come proprio l'oltraggio lì perpetrato. Lo dimostrano i tanti messaggi di sostegno inviati a don Lino e le numerose telefonate di solidarietà fatte da persone che hanno riconosciuto nella sua ferma e mansueta resistenza un atto di vera libertà, ma soprattutto un atto veramente degno di un ministro di Dio.
«Mi hanno chiamato pure tutti i Vescovi francesi», spiega don Lino. «Il mio rammarico è stato di non avere avuto la solidarietà del mio vescovo». Un dolore grande per un sacerdote che all'obbedienza, quella vera, ci tiene. E la lealtà con monsignor Antonio Napolioni è stata totale, perché don Lino non ha ricusato un confronto aperto e sincero con lui: «Ci siamo parlati a lungo, io gli ho spiegato che ho solo fatto il mio dovere, ma lui mi ha risposto col silenzio».

UN SILENZIO COLPEVOLE
Da quanto abbiamo appreso, sono stati diversi i sacerdoti che hanno provato a scuotere il proprio Vescovo, a fargli capire che forse era il caso di prendere una posizione un po' più comprensiva nei confronti della presa di posizione di don Lino. Nessuno pretende che mons. Napolioni diventi improvvisamente un vescovo battagliero, ma almeno che faccia presente che, forse, entrare armati in una chiesa con atteggiamento pretenzioso non si addice propriamente al bon ton, questo sì. Invece niente. Silenzio.
Un silenzio colpevole, che rivela molte cose, come un brano di quindici secoli fa spiega: «Non si può conoscere con sicurezza se uno è un vero pastore o un mercenario, se le circostanze non impongono delle urgenti necessità. Quando tutto è in pace, generalmente, sta alla custodia del gregge tanto il pastore quanto il mercenario, ma quando il lupo assale, si comprende con quale animo ciascuno custodiva il gregge». Così San Gregorio Magno, nell'omelia tenuta proprio la domenica del Buon Pastore.
«Questo assalto del lupo - continua con un'attualità impressionante - si verifica quando qualcuno, ingiusto e ladro, si mette a opprimere i fedeli e gli umili. Allora colui che sembrava pastore, ma non lo era affatto, abbandona le pecore e fugge, timoroso del pericolo che gli potrebbe sopraggiungere e per nulla disposto a resistere all'ingiustizia. La sua fuga non consiste nel portarsi in un altro luogo, ma nel sottrarre l'aiuto, nel vedere l'ingiustizia ed accettarla, protetto dal proprio silenzio».
Al mercenario, Gregorio applica le parole con cui Dio, attraverso il profeta Ezechiele, rimproverava i molti, troppi falsi profeti: «Voi non siete saliti sulle brecce e non avete costruito alcun baluardo in difesa degli Israeliti» (Ez. 13, 5). Che cosa vuol dire "stare sulla breccia"? «Battersi sulla breccia significa - conclude San Gregorio - opporsi con la libera voce della ragione ad ogni potere che tenta di imporsi con l'ingiustizia».
Meditate, vescovi, meditate.

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 6 minuti) dal titolo "Atto di riparazione per il gesto sacrilego del carabiniere durante la Santa Messa del 19 aprile 2020" si vede don Lino, il sacerdote che ha respinto i carabinieri che volevano interrompere la Messa, fare una preghiera di riparazione per il sacrilegio. Inoltre il parroco ha chiesto alla sua comunità un digiuno riparatore.


https://www.youtube.com/watch?v=gle3xQCoYlY

GRAZIE DON LINO
Una nostra lettrice ha scritto di getto un ringraziamento a don Lino per il coraggio avuto e per la sua testimonianza di fede semplice, ma forte. Ecco la sua mail.
Vorrei far arrivare a Don Lino Viola, UN GRAZIE, senza se e senza ma, perché ha testimoniato la mia vera anima, ma soprattutto ha messo in risalto di quanto la Curia, certi vescovi o certi sacerdoti che hanno preso le distanze da lui, poi non possano lamentare le grandi e piccole chiese sempre più vuote o sempre più annoiate! Forse perfino il Papa farebbe un gesto di straordinario valore spirituale a ringraziarlo, pur sottolineando il rispetto che ciascun cittadino deve mantenere nei confronti delle istituzioni.
Don Lino ha difeso, ha rappresentato Cristo, che con grande desiderio, con tante fatiche, con tante incredulità o momenti di distrazione, proviamo anche noi a riconoscere presente nel miracolo della Consacrazione. Noi (io per prima) abbiamo bisogno di testimonianze contro corrente per afferrare ogni giorno l'invisibile agli occhi e farlo desiderare in queste giornate italiane, o europee e mondiali, piene di sicurezza, di igiene, di carità, di confusione, di rabbia pronta ad esplodere, di professori e virologi, di montagne di esperti, di numeri, di DPCM, di trattative sommerse, di giornaloni a voce unica, ma giornate del tutto vuote di mistero della Fede o profuse di un mistero tiepido, che arriva ultimo, mentre noi abbiamo pensato che le messe in streaming non solo siano state uguali, ma anzi molto molto più partecipate!
Con un gioco di fantasia, in un lampo, avevo associato quel ragazzo in maglia rossa che correva sulla spiaggia deserta, a un'anima moderna, sofferente, confusa, anestetizzata dalla laicità nuda e cruda, ma con un fragile bagliore di rinascita alla ricerca disarmata del suo Dio.
Giusi Forlati


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6 - IL CORONAVIRUS E' UNA PUNIZIONE DELLA MADRE TERRA?
Un clamoroso video ambientalista invoca misure coercitive per cambiare le nostre abitudini per sempre, ovviamente per il bene di tutti e sotto la guida sicura degli ''esperti'' (VIDEO: la prossima emergenza da combattere dopo il Covid-19)
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: Ricognizioni, 17 Aprile 2020

C'è una narrazione abbastanza diffusa rispetto all'attuale epidemia del virus Covid-19: sarebbe una sorta di "monito", se non addirittura di "castigo" o di vendetta, della Terra nei confronti degli esseri umani che troppo a lungo l'hanno maltrattata, violata, abusata.
Qualcuno potrebbe osservare: stai parlando della Terra, di un pianeta, di una massa di elementi geologici, biologici e quant'altro come se fosse un essere vivente. Questa è esattamente l'idea che fu elaborata 40 anni fa, nel 1979, da uno scienziato inglese, James Lovelock, cui spetta la paternità della teoria di Gaia, ovvero la Terra intesa come un unico organismo vivente, una materia che non rimane passiva di fronte a ciò che minaccia la sua esistenza.

UN LIBRO RIVOLUZIONARIO
Il libro rivoluzionò l'ecologia e gli studi sull'ambiente, fino ad allora una branca delle scienze naturali, che da allora diventò piuttosto una ideologia. Nel suo saggio lo scienziato britannico così introduceva la sua teoria: "Nella mente degli uomini dell'antichità la Terra è sempre stata la generatrice e la nutrice per eccellenza (la Gaia dei Greci) e il concetto di Madre Terra è una categoria dello spirito che permane ancora nelle grandi religioni".
"Nel mondo moderno peraltro l'accumularsi di conoscenze sull'ambiente naturale e lo sviluppo dell'ecologia hanno fatto sì che gli scienziati abbiano ipotizzato la possibilità che la biosfera possa essere qualcosa di più di un insieme di esseri viventi all'interno dei loro habitat naturali, il suolo, il mare e l'aria. La fede antica e la moderna conoscenza si sono fuse emotivamente nell'ansioso stupore con cui gli astronauti, e noi di riflesso, abbiamo guardato alla Terra rivelata in tutta la sua splendente bellezza contro il buio profondo dello spazio. La nostra emozione però non prova che questa nostra Terra, che è sempre stata detta Madre, sia vivente" (James Lovelock, Gaia. Nuove idee sull'ecologia. pagina 7).
Indubbiamente l'eloquio del professore è affascinante, suggestivo, ma anche ingannevole. In particolare là dove dice che il concetto di Madre Terra è una categoria dello spirito presente nelle grandi religioni. Quali?
Non se ne parla minimamente nell'Ebraismo, non è presente da nessuna parte nei Vangeli né in tutta la storia del pensiero cristiano e non ce né nemmeno l'ombra nell'Islam. Dunque, di quali "grandi religioni" parliamo? Semmai, è presente in culti tribali molto antichi, in forme di animismo.

LA DITTATURA AMBIENTALISTA AVANZA LE SUE PRETESE
Tuttavia le tesi espresse quarant'anni fa da Lovelock si sono progressivamente fatte strada, e in occasione di questa epidemia sembrano riemergere con forza le tesi che espresse in un altro saggio, dal titolo inequivocabile: La vendetta di Gaia. Gaia dunque ci ha mandato il Coronavirus per punirci dei nostri errori, della nostra superbia, del modo con cui la trattiamo.
Corrado Augias ha parlato di lei come di un "gigante che si vuole scrollare di dosso un po' di quei sette miliardi di esseri umani che la infastidiscono". Insomma, la povera Gaia avrebbe agito per legittima difesa e si è comportata come gli altri suoi fratelli - divinità minori - che hanno sempre scagliato fulmini dall'Olimpo o dal Valhalla.
In realtà, queste teorie rappresentano un fenomeno di regressione religiosa, quello che un tempo studiosi laici avrebbero definito uno stadio infantile dell'umanità, con divinità capricciose che abbattevano sugli umani la loro rabbia.
L'unica ira che tuttavia non è lecita è quella del Dio biblico, e in particolare del Dio cristiano, che non può punire perché è pieno di misericordia. Allora al suo posto prendono provvedimenti le divinità pagane. [...]
Di fronte a tutto questo c'è davvero da augurarsi che si formi una resistenza che prenda le parti di Dio, ma anche quelle dell'umanità. Qualcuno che ricordi che c'è un Dio che ha fatto il Creato come cosa buona, ma dove è presente e agisce il male, dove ci sono predatori e virus assassini che uccidono povera gente debole e fragile. Che dire della Madre Terra che può diventare matrigna crudele? Meglio allora il Padre Buono di cui ci parla quel libro dimenticato che si chiama Vangelo.

Nota di BastaBugie
: nel seguente video (durata: 4 minuti) dal titolo "Earth Day, effetto lockdown: così la Terra è tornata a respirare" si chiarisce bene e con linguaggio suadente che quando sarà passata l'emergenza virus che ci ha costretti agli arresti domiciliari, una nuova emergenza, quella ambientale, sarà invocata per giustificare misure drastiche e coercitive per cambiare le nostre abitudini permanentemente, ovviamente per il bene di tutti e sotto la guida sicura degli "esperti". E poi forse l'emergenza omofobia giustificherà modifiche al codice penale? E infine di emergenza in emergenza sarà proibito anche l'uso della parola "libertà"?


https://www.youtube.com/watch?v=Uea7FHjUBys

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Fonte: Ricognizioni, 17 Aprile 2020

7 - CARI VESCOVI, RIDATECI SUBITO LA MESSA
I video appelli dei fedeli in italiano, francese, tedesco, spagnolo (VIDEO: Ridateci la Messa!)
Fonte Sito del Timone, 26 aprile 2020

Si rivolgono soprattutto ai vescovi chiedendo di poter tornare a messa nel rispetto delle regole per l'emergenza sanitaria da Covid-19. Lo fanno dalla Francia, dalla Germania, dall'Austria e dalla Spagna affidando il loro appello a un video.

1) FRANCIA
In Francia Emmanuel Macron, pur avendo annunciato di allentare le misure di emergenza il prossimo 11 maggio, ha detto che per le messe bisognerà attendere metà giugno. In questo appello i giovani cattolici francesi si chiedono ragionevolmente: «Perché al supermercato sì e a messa no?». Il punto, ovviamente, è quello che se ci si impegna a rispettare le regole di distanziamento sociale e precauzione sui treni e sugli aerei, ci si può impegnare a farlo anche a messa.


https://www.youtube.com/watch?v=MIBdzKGXhZQ

2) AUSTRIA E GERMANIA
Sulla stessa lunghezza d'onda in Austria e Germania. «Cari vescovi austriaci, sappiamo che questo è un tempo difficile, ma abbiamo una richiesta: ridateci la santa Messa. Questa settimana potranno riaprire i piccoli negozi, mentre i negozi essenziali sono rimasti aperti in tutto questo tempo. Cosa c'è di più essenziale per noi della santa Messa? Papa Francesco dice che la Chiesa è concreta e non può rimanere virtuale».


https://www.youtube.com/watch?v=KiX-obUkSTc

3)SPAGNA
Ci sono anche gli spagnoli: «Cari vescovi chiediamo la Messa. La dice il Santo Padre Francesco la Chiesa è concreta non può darsi una Chiesa virtuale».


https://www.youtube.com/watch?v=HZRLDqGvzcs

4) ITALIA
Infine per l'Italia riportiamo le parole del presidente dei vescovi, cardinale Gualtiero Bassetti, che finalmente ha espresso un pensiero chiaro sulla fase 2 che si prospetta nel Belpaese a proposito delle celebrazioni liturgiche [clicca qui!]. [...]

Nota di BastaBugie: grazie al Timone proprio ieri è uscito il video in italiano. Eccolo.


https://www.youtube.com/watch?v=gyK3U5pIyRY

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Fonte: Sito del Timone, 26 aprile 2020

8 - EFFETTO CORONAVIRUS SU ABORTI E FECONDAZIONE ARTIFICIALE
La cultura della morte tenta di preservare il diritto ad uccidere il figlio (ad esempio in Francia il Ministro della Salute definisce ''inquietante'' il calo degli aborti)
Autore: Alfredo De Matteo - Fonte: Corrispondenza Romana, 15 Aprile 2020

A causa del coronavirus quasi metà della popolazione mondiale è reclusa in casa e molti governi hanno sospeso tutte le attività non essenziali, almeno fino a quando l'emergenza sanitaria non sarà passata. Addirittura, il nostro Ministero della Salute ha emanato una circolare in cui raccomanda di limitare gli interventi chirurgici ai soli casi non rinviabili; tra gli interventi indifferibili è però incluso l'aborto, cioè l'omicidio dell'innocente nel grembo materno.
Tuttavia, come recita un bel detto popolare, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi: succede che in Italia abortire è diventato quasi impossibile visto che la crisi del Covid-19 ha mandato in tilt la rodata macchina degli aborti di stato. Secondo Silvana Agatone, ginecologa e presidente della Laiga si tratta di una tragedia nella tragedia: «So di ragazze che si sono dovute spostare da Torino a Caserta per poter abortire. Donne ormai vicine alla scadenza delle dodici settimane che vengono respinte da tutti i centri. Ci sono consultori che non rilasciano più i certificati, nonostante il Ministero della Salute abbia specificato che l'interruzione di gravidanza rientri negli interventi indifferibili, molte strutture hanno invece equiparato gli aborti agli interventi di routine e fermato gli accessi».
Le testimonianze sono drammatiche, continua la presidente dell'associazione nata a difesa della sciagurata legge 194, secondo la quale sono tante le donne costrette a viaggiare di notte e a violare le ordinanze per recarsi ad abortire in uno dei pochi ospedali disposti ad accettarle.

ABORTI IN LARGA PARTE BLOCCATI
In effetti, malgrado l'aborto volontario venga considerato un diritto inalienabile della donna e si cerchi in tutti i modi di difenderlo e finanche di incentivarlo, "solamente" il 64 percento degli ospedali italiani ha reparti dedicati all'applicazione della legge 194, con un'obiezione di coscienza che supera il 70 percento di medici, anestesisti e paramedici. Cosicché, è stato sufficiente che alcune strutture chiudessero le porte alle "pazienti" per mandare al collasso un sistema che non è così solido come appare.
Anche gli aborti farmacologici sono in larga parte bloccati perché richiedono tre giorni di ricovero ospedaliero e dunque l'occupazione di letti. Non a caso, i ben noti Roberto Saviano e Laura Boldrini, con una lettera aperta al ministro Speranza, al presidente Conte e all'Aifa, missiva sottoscritta tra gli altri da Marco Cappato e l'ex ministro Livia Turco, hanno chiesto misure urgenti per garantire le cosiddette interruzioni volontarie della gravidanza, privilegiando la procedura farmacologica per non occupare i posti letto negli ospedali.
Nello specifico, i nostri chiedono di allungare i tempi per l'aborto con la Ru486 fino a nove settimane e prevedere una procedura di aborto da remoto con la telemedicina (sic!). Insomma, la situazione è talmente grave che secondo il direttore sanitario della clinica Sant'Anna di Caserta, dove si sta assistendo ad una migrazione straordinaria di donne provenienti da altre regioni per poter effettuare l'aborto, «il sistema che assicura l'applicazione della legge 194 è ormai così depauperato che basta poco per mettere in crisi tutto e lasciare le donne sempre più sole».

UN PROVVIDENZIALE DISSERVIZIO
Ovviamente, si tratta di un provvidenziale disservizio visto che permette di non perdere vite umane innocenti, di evitare che molte donne si trasformino in assassine dei propri figli e di non sprecare risorse importanti.
Ma le buone notizie non finiscono qui: anche l'odiosa pratica della fecondazione assistita subisce l'effetto Covid-19. Infatti, un documento congiunto del Centro nazionale trapianti e del registro PMA dell'Istituto superiore di sanità raccomanda ai centri che effettuano la procreazione artificiale di sospendere tutti i trattamenti non urgenti, dal momento che l'aumento esponenziale dei casi di positività al virus accresce il rischio di contaminazione dei pazienti infertili e del personale dei centri di medicina della riproduzione. Inoltre, i trattamenti comportano la necessità di occupare posti letto, sale chirurgiche e/o terapie intensive che vanno invece utilizzati per affrontare l'emergenza sanitaria in atto. Lo stop alla PMA potrebbe protrarsi fino a maggio e ciò significa che 30/35 mila cicli riproduttivi non verrebbero eseguiti, secondo le stime del presidente della Società Italiana della Riproduzione Umana (Siru). Ciò significa che a causa del coronavirus non verranno prodotti in laboratorio decine e decine di migliaia di embrioni umani, la maggior parte dei quali è destinata a morte certa o, ancora peggio, ad essere sottoposti alle abominevoli procedure di crioconservazione.
C'è da augurarsi che l'emergenza coronavirus cessi in fretta, visti gli enormi danni che sta causando al tessuto sociale italiano, europeo e mondiale, sotto tutti i punti di vista. C'è al contempo da augurarsi che il lock-down su aborto e fecondazione assistita prosegua il più possibile e che soprattutto riesca a mettere in crisi, speriamo irreversibile, le pseudo libertà rivendicate dai gruppi più oltranzisti, i quali non hanno nemmeno la dignità di fermarsi di fronte ad una emergenza come quella a cui stiamo assistendo.

Nota di BastaBugie: nell'articolo seguente dal titolo "Francia: Covid-19, il ministro rende più facile abortire" rende nota la dichiarazione del ministro della Salute francese che ha definito «inquietante» il calo nel numero degli aborti. Noi pensiamo che invece sia inquietante la dichiarazione di questo ministro della salute... E poi che ministro della salute? Certo non della salute dei bambini.
Ecco l'articolo completo pubblicato su Corrispondenza Romana il 2 Aprile 2020:
«Nulla da eccepire in linea di principio sul prolungare di due settimane il termine per l'esecuzione di un'interruzione volontaria di gravidanza farmacologica a casa, a causa dell'epidemia da Covid-19»: lo ha dichiarato il ministro della Salute francese Olivier Véran al deputato socialista Laurence Rossignol, che gli ha posto la questione con una petizione, in cui è stato chiesto espressamente un'analoga estensione di due settimane non solo per gli aborti farmacologici, bensì anche per quelli chirurgici, detti anche crudamente «per aspirazione».
Il ministro ha anzi definito «inquietante» il calo nel numero degli aborti effettuati nelle scorse settimane, pertanto, visibilmente preoccupato e pur precisando di dover risolvere prima alcune «questioni tecniche», ha aggiunto «assolutamente fuori questione che l'epidemia da Covid-19 limiti il diritto all'aborto», non solo dunque da confermare, ma altresì da incoraggiare.
Incredibile come, anche in tempi di Coronavirus e ben altro cui pensare, la cultura di morte riesca comunque ad avanzare inesorabile in Europa: i politici di molti Paesi membri dell'Unione, ormai, considerano prioritario ammazzare vite umane nel grembo materno. Accade nel Regno Unito, accade in Belgio, accade in Italia, ora accade anche in Francia, dove non solo i politici, purtroppo, ma anche i ginecologi in particolare e la classe medica più in generale hanno chiesto espressamente al governo con un proprio appello di garantire l'accesso all'aborto, benchéin piena crisi sanitaria. Anzi, soprattutto in piena crisi sanitaria, come precisa la petizione ricorrendo alla solita antilingua: «Durante l'epidemia, le interruzioni volontarie di gravidanza farmacologiche devono essere incoraggiate e facilitate, in tutto garantendo la libera scelta delle donne».
Per questo il ministro Véran ha dichiarato di aver chiesto ai suoi servizi di incentivare il ricorso al teleconsulto, così da render possibile celermente un parere medico prima e dopo l'assunzione della pillola abortiva alle donne in dolce attesa. Le si è sempre definite così, almeno, ma oggi quell'aggettivo, «dolce» suona sinistro in coloro che, in realtà, stanno per trasformare quell'attesa in un incubo, anzi in una tragedia.


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Fonte: Corrispondenza Romana, 15 Aprile 2020

9 - OMELIA IV DOMENICA PASQUA - ANNO A (Gv 10,1-10)
Se uno entra attraverso di me, sarà salvato
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Nelle ultime domeniche abbiamo meditato sulla bontà di Gesù, sulla sua immensa misericordia che ci ha dimostrato donandoci la salvezza. Oggi la Chiesa ci presenta la figura del Buon Pastore. Questa immagine ci fa comprendere bene la cura e la sollecitudine che Gesù prodiga per il suo gregge che siamo noi. Dove c'è il pastore, il gregge pascola al sicuro e vi regna sicurezza e abbondanza. Il Salmo di oggi diceva: «Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Rinfranca l'anima mia» (Sal 22,1-3). Il Signore ci conduce ai pascoli della Vita eterna, ci «guida per il giusto cammino» (v. 3) e ci difende da ogni pericolo. Spetta a noi ascoltare la sua voce e seguirlo docilmente.
Gesù è il Pastore e la Chiesa è l'ovile dove le pecore sono al sicuro. Nella Terra Santa, ai tempi di Gesù, l'ovile era uno spazio a cielo aperto, cinto da muri di pietre, con un'unica porta che di notte veniva chiusa. Alla sera, i pastori conducevano le pecore all'ovile che era custodito da un guardiano. Quando si faceva giorno, i pastori tornavano, entravano nell'ovile, e chiamavano le pecore ad alta voce. Le pecore, riconoscendo la voce del loro pastore, si riunivano attorno a lui e, quando il gregge era al completo, il pastore, al suono del flauto, conduceva le pecore al pascolo.
I pericoli non mancavano. Vi erano animali feroci che tentavano di assalire il gregge, vi erano anche ladri che cercavano di rubare le pecore. Non sempre il pastore riusciva a salvare il suo gregge e, spesso, per mettere al sicuro la sua incolumità fuggiva di fronte ai briganti. Al contrario, Gesù, il Buon Pastore, non ha esitato a dare la sua vita per noi, morendo sul legno della croce. Nel Salmo di oggi abbiamo ascoltato: «Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza» (Sal 22,4). Finché siamo con Gesù non avremo nulla da temere.
Per i pastori della Terra Santa la sorveglianza doveva essere continua. A volte capitava che i ladri entravano di notte nell'ovile, scavalcando il muro. Ecco Gesù che dice allora: «Chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce» (Gv 10,1-3). Solo il legittimo pastore entra per la porta, e solo la sua voce è riconosciuta dalle pecore. Gli altri sono solo dei briganti.
Nel Vangelo di oggi, Gesù dice chiaramente: «Io sono la porta delle pecore [...] se uno entra attraverso me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo» (Gv 10,7.9). Con questa similitudine, Gesù ci vuole far comprendere che solo in Lui noi possiamo trovare la salvezza. Gesù è il Pastore e Gesù è anche la porta dell'ovile. Nessuno entra nell'ovile di Cristo, che è la Chiesa, senza credere in Lui e senza ricevere il Battesimo che ci schiude questa porta della vita.
Per questo motivo, san Pietro, nella prima lettura, disse a tutti quelli che gli domandavano cosa dovessero fare per ottenere la salvezza: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei peccati» (At 2,38). Quel giorno, era il giorno della Pentecoste, furono battezzate circa tremila persone (cf v. 41). Inoltre, nella seconda lettura, san Pietro aggiunge che prima di ottenere la salvezza noi eravamo come pecore erranti, ma ora siamo stati ricondotti al pastore e custode delle nostre anime (cf 1Pt 2,25).
Gesù è il Pastore che non solo ci salva dal nemico, ma che anche ci dona la sua vita. Egli dice: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). Gesù ci dona la sua vita in abbondanza. Ce la dona in modo particolare con l'Eucaristia che è il suo Corpo e il suo Sangue. Nutriamoci spesso di questo celeste alimento, il più spesso possibile. Gesù vuole donarci questo Cibo ogni giorno, non perdiamo per pigrizia un dono così grande, e badiamo bene che il non potere non sia il non volere.
Ascendendo al Cielo, Gesù ha affidato agli Apostoli il compito e la responsabilità di pascere il gregge dei fedeli. A loro volta, gli Apostoli hanno scelto i loro collaboratori e successori, fino ad arrivare ad oggi e fino ad arrivare alla fine dei tempi. I Vescovi sono i successori degli Apostoli e il Papa è il successore di Pietro, il primo degli Apostoli. Gesù vuole che noi ascoltiamo docilmente la voce dei Pastori della Chiesa, consapevoli che chi ascolta loro, ascolta Lui. Sono loro, il Papa e i Vescovi in comunione con il Papa, ad essere i maestri della fede.
Nel corso della storia della Chiesa falsi pastori hanno sempre cercato di penetrare all'interno della Chiesa con i loro insegnamenti sbagliati. Sotto la veste di pastori non mancano neppure ai giorni d'oggi dei predoni che turbano la Chiesa con le loro false teorie. Abbiamo un criterio infallibile per riconoscerli e per rifiutarli: se ciò che insegnano va contro il Magistero della Chiesa non dobbiamo ascoltarli! Ascoltiamo invece la voce del Papa. Egli è l'unico Pastore infallibile per tutto quello che riguarda la fede e la morale.
Infine, non dobbiamo mai dimenticare la preghiera per le vocazioni. Vogliamo elevare anche la nostra supplica, affinché il Signore, il Buon Pastore, non privi mai la sua Chiesa del dono di vocazioni sacerdotali e religiose. I sacerdoti ci donano Gesù, con la celebrazione della Messa, e i religiosi, con la loro preghiera e testimonianza, sono un segno luminoso della vita futura che ci attende. L'esperienza insegna che dove mancano vocazioni, la vita cristiana illanguidisce. Preghiamo con fervore che il Signore, oggi stesso, faccia sentire la sua voce a tanti giovani generosi e faccia loro comprendere la bellezza di una vita tutta spesa per la gloria di Dio e per il bene dei fratelli.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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