BastaBugie n�672 del 08 luglio 2020

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1 ENNIO MORRICONE MUORE A 91 ANNI... QUANDO LA FEDE SI FA MUSICA
Compositore cattolico, noto per le sue colonne sonore, era anzitutto un uomo di fede che esprimeva nella musica la propria spiritualità
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 IL DISCORSO DELLA MERKEL PER L'INIZIO DEL SEMESTRE TEDESCO ALL'UE
Indro Montanelli aveva ragione quando diceva che con l'Europa unita, i francesi ci sarebbero stati da francesi, i tedeschi da tedeschi e gli italiani da europei (VIDEO IRONICO: Renzietto, il principe dei mostri)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
3 LA MANCANZA DI FEDE E IL BENESSERE PSICOFISICO DELLA PERSONA
Oggi l'annuncio del Vangelo si è ridotto a una terapia che serve a far star bene l'uomo nel suo mondo, invece che trasformarlo innalzandolo verso Dio
Autore: Aldo Maria Valli - Fonte: Radio Roma Libera
4 OMOTRANSFOBIA, UN PROGETTO DI LEGGE LIBERTICIDA E TOTALITARIO
La vaghezza dei concetti apre la possibilità a denunce continue... ed è proprio questo il progetto (vedi l'elenco delle piazze dove poter manifestare il dissenso)
Autore: Giacomo Rocchi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 IL CORONAVIRUS AVREBBE FATTO MENO DANNI SE LA FAMIGLIA FOSSE STATA QUELLA DI UN TEMPO
Una ricerca spagnola ha dimostrato quale sarebbe stato il vantaggio se la famiglia avesse conservato la sua struttura tradizionale (tanti figli, anziani tenuti in famiglia, matrimonio indissolubile, ecc.)
Autore: Julio Loredo - Fonte: Osservatorio Card. Van Thuân
6 IL SANTO FONDATORE DEL SANTUARIO DI POMPEI
Il Beato Bartolo Longo ci fa capire la potenza del rosario (testo integrale della celebre ''Supplica alla Madonna'')
Autore: Corrado Gnerre - Fonte: Il Settimanale di Padre Pio
7 LA DITTATURA DEL RELATIVISMO SCATENA IL SUO ODIO SUI MASCHI EUROPEI BIANCHI
L'intolleranza si scatena violentemente sui non allineati al nuovo comunismo dal volto umanitario, multiculturalista, politicamente corretto, pacifista, ambientalista, immigrazionista, ecc.
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
8 TIZIANO FERRO VUOLE UN FIGLIO TEMPORANEO... POI AL TERMINE POTRA' SCEGLIERE SE TENERLO O NO
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): la figlia di Michael Jackson interpreta una lesbica che si traveste da suora, bambino dimmi cos'è la pornografia transessuale, via la bandiera lgbt dal municipio di Cadice
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Provita & Famiglia
9 OMELIA XV DOM. TEMPO ORD. - ANNO A (Mt 13,1-23)
Il seminatore uscì a seminare
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - ENNIO MORRICONE MUORE A 91 ANNI... QUANDO LA FEDE SI FA MUSICA
Compositore cattolico, noto per le sue colonne sonore, era anzitutto un uomo di fede che esprimeva nella musica la propria spiritualità
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07-07-2020

In una nota della famiglia si legge che Ennio Morricone è morto «all'alba del 6 luglio in Roma con il conforto della fede». Questa è forse la notizia più rilevante dentro la notizia della scomparsa del compositore romano: Morricone ha lasciato questa terra con il conforto della fede, espressione che, così vogliamo sperare, voglia dire «con il conforto dei sacramenti».
E per parlare dell'autore delle musiche di Per un pugno di dollari e di C'era una volta in America iniziamo dal suo rapporto con Dio, perché tutto il resto è secondario, anche per gli uomini di grande talento come lui. In una intervista rilasciata nel 2015 a Famiglia Cristiana così Morricone parlava della educazione cattolica che aveva ricevuto: «Provengo da una famiglia cristiana. La mia fede è nata in famiglia. I miei nonni erano molto religiosi. Con mia madre e le mie sorelle abbiamo sempre pregato prima di andare a letto. Ricordo il periodo della guerra. Durante quei terribili anni pregavamo il rosario. Eravamo tutti molto impressionati. Mi rivedo assonnato che rispondo alle Ave Maria di mia madre. Siamo sempre stati religiosi. La Domenica andavamo a Messa e ci accostavamo al sacramento della Comunione». Una fede che, seppur con qualche riflesso di cristianesimo sociale, era viva anche in età matura: «Io prego un'ora al giorno, ma anche di più. È la prima cosa che faccio. Anche durante la giornata, per caso. La mattina mi fermo davanti a quel Cristo [ed indica un'immagine di Gesù presente nel soggiorno]. E anche la sera. Spero che le mie preghiere vegano ascoltate».

LA MUSICA AVVICINA A DIO
Poi una domanda sul rapporto tra musica e Dio: «La musica è sicuramente vicina a Dio - risponde il maestro - La musica è l'unica vera arte che ci avvicina veramente al Padre eterno e all'eternità». Se gli occhi sono specchio dell'anima, per Morricone anche la sua musica lo era e rivelava molto di lui: «Luciano Salce, regista di cui ho musicato diversi film, un giorno mi chiamò e mi disse: "Devo lasciarti". "Perché?". Eravamo amici e rimanemmo amici fino alla sua morte. "Perché io faccio film comici e tu fai una musica spirituale, sacrale. Devo lasciarti per forza". Questo episodio mi ha segnato molto. Grazie a lui ho cominciato a ragionarci su. Probabilmente a volte esprimo sacralità anche quando non la cerco o non ci penso». Se da una parte alcune sue musiche esprimono implicitamente una tensione verso il trascendente, altre sue composizioni si inseriscono volutamente nel repertorio sacro. Pensiamo ad esempio Amen, Missa Papae Francisci, Una Via crucis.
Se dici Morricone dici "colonne sonore per film", ma in realtà il compositore romano ha spaziato in moltissimi generi ed è stato arrangiatore di canzoni celeberrime come, tra le molte, Sapore di sale, Il mondo, Se telefonando. Tra questi generi quello che coltivava con più passione era la musica contemporanea, che lui chiamava "musica assoluta", forse perché, nelle sue intenzioni, aveva valore di per sé, senza bisogno di un film perché fosse ascoltata. Se per il due volte Premio Oscar la musica contemporanea che scriveva era il suo gioiello più prezioso, questa era sostanzialmente snobbata sia dalla critica, sia dai suoi colleghi compositori contemporanei sia dal pubblico. Quest'ultimo entra comprensibilmente in visibilio per Gabriel's oboe, pezzo celeberrimo che ritorna più volte nel film Mission e la cui melodia dà prova, insieme a moltissime altre colonne sonore, di come Morricone fosse uno degli eredi più degni di oggi del bel canto all'italiana. Di certo il grande pubblico non si avventura nell'ascoltare i suoi concerti per strumenti solisti e orchestra o pezzi come Frammenti di Erossu o le musiche per i balletti Requiem per un destino, composizioni di cui ignora molto probabilmente addirittura l'esistenza (sui YouTube il numero di ascoltatori arriva solo a qualche centinaio contro il milione e trecentomila di Gabriel's oboe).

SCRIVERE MUSICA PER FILM
Ora se il signor Rossi snobba il Morricone autore di musiche contemporanee perché non così orecchiabili come le sue colonne sonore, l'ambiente che gravita invece alla cosiddetta musica contemporanea lo ha sempre guardato con diffidenza per il motivo opposto: una musica solo apparentemente colta, ma in realtà troppo fruibile, troppo melodica, troppo "potabile" (se sei comprensibile non sei colto), priva di quelle dissonanze, inciampi, acciacchi e stridori che dovrebbero essere un marchio di garanzia per chi vuole scrivere oggi musica seria. Ed infatti il Nostro aveva studiato alla scuola di Goffredo Petrassi e sostanzialmente l'impianto dei suoi lavori - al netto di qualche sperimentazione - era tonale, quindi ascoltabile. Una vera bestemmia soprattutto pensando agli anni in cui Morricone si formò ed iniziò a scrivere, anni in cui imperversava la dodecafonia, lo strutturalismo, il minimalismo. Inoltre gli ambienti accademici non gli hanno mai perdonato il suo svendersi e involgarirsi con le musiche pop per i film. Una persona non gradita, un paria, in buona sostanza, negli ambienti che contano.
Di suo Morricone non ha mai nascosto che iniziò a scrivere musica per film per guadagnarsi il pane (Petrassi detestava questa sua scelta perché impura) e così essere in grado di scrivere musica colta. Ma la fama gli venne dalla produzione popolare e non sfondò mai come compositore contemporaneo. Un paradosso: un uomo che è stato osannato a livello mondiale dal pubblico e dalla quasi totalità dei registi, che ha vinto decine e decine di premi e che ha segnato per sempre la storia della produzione musicale per il grande schermo, non trovò quasi alcun riconoscimento per le opere che lui giudicava di maggior pregio.
Vien da chiedersi allora se è morto con questo rimpianto, con il rimpianto di essere passato alla storia per Il buono, il brutto e il cattivo e non per 4 Anamorfosi latine. Forse no a giudicare dal suo carattere umile che lo ha portato a chiedere esequie in forma privata, perché - così ha lasciato scritto nel testamento - «non voglio disturbare».

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07-07-2020

2 - IL DISCORSO DELLA MERKEL PER L'INIZIO DEL SEMESTRE TEDESCO ALL'UE
Indro Montanelli aveva ragione quando diceva che con l'Europa unita, i francesi ci sarebbero stati da francesi, i tedeschi da tedeschi e gli italiani da europei (VIDEO IRONICO: Renzietto, il principe dei mostri)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 1° luglio 2020

Indro Montanelli diceva che, quando si sarebbe fatta l'Europa unita, i francesi ci sarebbero stati da francesi, i tedeschi da tedeschi e gli italiani da europei.
E' andata proprio così, infatti è stata per noi una colossale fregatura. Solo la nostra mediocre classe di governo sembra credere (ancora) alla retorica melensa dell'europeismo ed è pronta a ogni cessione di sovranità e ad ogni resa sulle questioni concrete, mentre tutti gli altri governi si battono per i loro interessi nazionali.
L'euro è il simbolo perfetto di questo assurdo suicidio nazionale. Se vi chiedete perché in questi venti anni la nostra economia è andata in coma e quella tedesca ha volato, trovate qui la risposta.
Solo da noi, in Italia, chi chiede di difendere il nostro interesse nazionale (ricordando che non dobbiamo prendere ordini dall'estero) viene guardato con orrore come se prospettasse qualcosa di deplorevole.
Eppure il tanto bistrattato (da noi) "sovranismo" è semplicemente quello che sta scritto nella nostra Costituzione repubblicana, come ha spiegato l'insospettabile professor Carlo Galli nel suo libro "Sovranità".
In pratica tutti i paesi della Ue e tutti i loro governi sono sovranisti, cioè sono europeisti solo in ciò che a loro conviene. Tutti meno noi. Noi ci facciamo comandare dall'estero e paghiamo per essere europeisti. Gli altri riscuotono per esserlo.
I Paesi dell'Est per esempio hanno usufruito di cospicui fondi europei per lo sviluppo. Da dove venivano quei soldi? Venivano anche dall'Italia che da anni è un contribuente netto (cioè paga molto di più di quanto riceve): per quei paesi "l'europeismo" è sinonimo di "guadagno", mentre per noi è sinonimo di perdita. Quando l'europeismo confligge con il loro interesse (per esempio nella ricollocazione dei migranti) il loro sovranismo prevale sull'europeismo.
Ancora di più questo vale per i paesi più forti della Ue, Francia e Germania, che non sono soltanto sovranisti, ma sono pure vigorosamente nazionalisti e talora con tentazioni egemoniche e imperialistiche. Per questo motivo la Gran Bretagna, non volendo prendere ordini da Berlino, se n'è andata.

ADORABILI EUROPEISTI???
Ma l'aspetto tragicomico di questa situazione è che, nella narrazione ufficiale dell'establishment politico italiano, ripetuto in coro dal sistema mediatico, tutti costoro vengono presentati come adorabili "europeisti" (in primis la Merkel e Macron), mentre l'opposizione italiana di centrodestra - che chiede di difendere i nostri interessi nazionali - viene squalificata come una retrograda banda di buzzurri sovranisti.
In questi giorni va in scena la stessa commedia. La cancelliera tedesca Merkel il 1° luglio inizia la sua presidenza semestrale dell'Unione europea. Mentre un'altra tedesca, Ursula von der Leyen, è presidente della Commissione europea. Così il dominio tedesco sulla Ue è alla luce del sole (mentre di solito è esercitato per interposta persona).
È ovvio ed evidente che questi mesi saranno usati dalla Merkel per spingere la Ue nella direzione che conviene alla Germania, soprattutto per affrontare la fortissima controversia commerciale e politica che contrappone Berlino e Washington (e in riferimento all'analogo conflitto Usa/Cina).
Ma sui media italiani invece è tutto un osanna europeista. Le voci dell'europeismo italiano esultano: "una grande aspettativa si  è creata su questa presidenza... Nel programma di presidenza semestrale, la cancelliera ha messo in gioco il peso del suo governo per promuovere alcune priorità dell'agenda strategica europea".
Ma quale agenda europea? Verrebbe quasi da ridere. In realtà l'intervista programmatica della Merkel ha un ritornello fatto di due temi, le sole due cose che interessano a Berlino: "dobbiamo fare tutto il possibile per non cadere nel protezionismo"  e bisogna consolidare ad ogni costo "un mercato unico europeo".
È questo e solo questo che interessa alla Germania adesso che - con la guerra dei dazi scatenata da Trump contro Germania e Cina e con la vicenda Cina/Covid - l'Europa, da terzista della sua industria, torna ad essere un mercato di sbocco delle merci tedesche.
Tutte le trovate di questi giorni (Mes, Recovery fund eccetera) sono strategie per tenere legati paesi come l'Italia e renderli funzionali a questi obiettivi: "È nell'interesse della Germania che il mercato unico sia forte e che l'Unione europea cresca insieme, anziché disgregarsi".

EVVIVA LA SINCERITÀ
Nel discorso della Merkel non c'è traccia della risibile melassa retorica europeista che da noi riempie le pagine dei giornali e i discorsi dell'establishment. Anzi, c'è un passaggio cruciale dell'intervista che - non a caso - i nostri media hanno snobbato e che - in buona sostanza - seppellisce proprio l'eurofanatismo sentimentale.
Se qualcuno - come i nostri romantici - pensa ad avere "più Europa", a diventare tutti e solo europei, ad andare oltre i Trattati verso un assetto statuale della Ue, se lo scordi.
In pratica la Merkel ribadisce che si resta dentro i Trattati di Maastricht e poi addirittura "sposa" la nota sentenza della Corte costituzionale tedesca contro la Bce arrivando a dire: "uno Stato nazionale sarà sempre in grado di rivendicare particolari competenze, a meno che tutti i poteri non siano trasferiti alle istituzioni europee, il che sicuramente non accadrà".
Con tanti saluti ai nostri europeisti che da anni cantano il "requiem" allo stato nazionale. Se volevate un inno al sovranismo, eccovelo servito dalla Merkel.
Del resto solo da noi è diventato egemone un pensiero secondo cui sarebbe esecrabile dirsi italiani perché oggi si dovrebbe dirsi solo e semplicemente "europei".
La Germania, nella sua storia, ha talora manifestato la tentazione di sottomettere altri paesi, ma non si è ancora trovato qualcuno che abbia convinto i tedeschi a non essere più tedeschi. Giustamente si tengono stretta la Germania. Casomai imperiale, ma sempre Germania.
Se volete una conferma storica e filosofica potete cercarla nella "Lettura", l'inserto culturale del "Corriere della sera", che, nell'ultimo numero, volendo celebrare i 250 anni dalla nascita di Hegel, ha intervistato lo studioso tedesco Sebastian Ostritsch.
Hanno titolato questa intervista "Hegel l'europeo", ma in realtà quando hanno chiesto se a Hegel "sarebbe piaciuta l'Unione europea" si sono sentiti rispondere così: "Sì e no. Nella 'Filosofia del diritto' scrive che gli Stati europei potrebbero formare una famiglia per via dei loro legami spirituali. È convinto che abbiano una comprensione simile della libertà. In questo senso sarebbe stato assolutamente favorevole al progetto di un'Europa pacifica e cooperativa. Ma penso che avrebbe visto in modo molto critico l'ipotesi di un'Unione Europea nella quale gli Stati nazionali si dissolvano. In un altro punto della 'Filosofia del diritto' scrive che, per una comunità che si considera portatrice di un'identità politica, è irrazionale dissolversi in un gruppo più ampio. Coloro che richiedono una tale dissoluzione non comprendono nulla della consapevolezza di sé che un popolo libero raggiunge nel proprio Stato nazionale".

Nota di BastaBugie: nel seguente video ironico di Fabio Lucentini (durata: 2 minuti) dal titolo "Renzietto, il principe dei mostri", parodiando la sigla di un famoso cartone animato  anni '80, si mettono in luce le contraddizioni dell'attuale governo PD - Cinquestelle - Renzi.
Per favore le persone molto serie e chi non ha senso ironico non guardi il video e soprattutto... non ci scrivano dicendo che non gli è piaciuto.
Per vedere altri video ironici della stessa serie (Mazinga Salvini, Devilman Mattarella, Lady Oscar Meloni), clicca qui!


https://www.youtube.com/watch?v=LBkepPnE_5E

TESTO DI "RENZIETTO, IL PRINCIPE DEI MOSTRI"
Sono Zingaretti del PD. Io Conte Giuseppi e faccio il bis. Io mi chiamo Gigi e sono il più patetico. Siamo dei disastri, ma al voto non si va. Addio discontinuità. Io sussurro alla Merkel. Col mandato zero più a lungo resterò. L'inciucio di palazzo si può fare, perché no? Ci teniamo le poltrone e le auto blu. Ma L'impiastro di Renzietto dov'è? Furbo, falso sorrisetto, con Renzietto a 90 si è. Ciaoneeee! Che corretto Renzietto, quasi quasi lo voto. Con Italia Viva sono guai. Porti aperti con l'UE perché lo dice lei. Io sbaglio i nomi e i congiuntivi. Stiamo al governo insieme e sai perché? Con la colla Vinavil non ci stacchi più. La gente onesta ci detesta e tra loro ci sei pure tu. Mai con il PD. Allora che ci fai tu qui. Fate come me un po' di qua e un po' di là. Ma il maldestro di Renzietto dov'è? Bolso, losco stai attento con Renzietto a 90 si è. Sereni mostriciattoliiiiiii. L'inciucio di palazzo si può fare perché no? Se lo dice Mattarella anche io ci sto. Dai Renzietto tanto decidi tu. Furbo, falso, sorrisetto con Renzietto sereni non si è. Bolso, losco è Renzietto, dopo Letta sì tocca a te. Che tocca a te.

Fonte: Libero, 1° luglio 2020

3 - LA MANCANZA DI FEDE E IL BENESSERE PSICOFISICO DELLA PERSONA
Oggi l'annuncio del Vangelo si è ridotto a una terapia che serve a far star bene l'uomo nel suo mondo, invece che trasformarlo innalzandolo verso Dio
Autore: Aldo Maria Valli - Fonte: Radio Roma Libera, 27 Giugno 2020

Ritengo sia il caso di tornare sulla bella intervista che Giulio Meiattini, monaco dell'Abbazia Madonna della Scala a Noci (Bari) e docente alla Facoltà teologica pugliese e al Pontificio ateneo Sant'Anselmo di Roma, ha concesso al Die Tagespost e durante la quale il teologo ha detto fra l'altro: «Sembra, ormai, che l'annuncio del Vangelo si riduca a una terapia che serve a far star bene l'uomo nel suo mondo, invece che trasformare l'umano dall'interno sospingendolo verso il Deus semper maior, nel movimento della glorificazione».
Da tempo numerosi fedeli cattolici si sono accorti che la Chiesa ormai si occupa quasi esclusivamente del benessere psicofisico della persona, entro un orizzonte tutto terreno, e ha smesso di parlare della legge divina e dei Novissimi. Il tentativo è quello, non certo nuovo, di mettere l'uomo al posto di Dio e di delineare un dio a propria immagine e somiglianza.
Nell'intervista dom Meiattini parla dei monaci che san Benedetto definisce «sarabaiti» (i quali «chiamano santo tutto ciò che torna loro comodo e respingono come illecito quello che non gradiscono») e dei monaci «girovaghi», che vagano di luogo in luogo, «mai stabili», e finiscono vittime dei loro mutevoli desideri. Ebbene, spiega il teologo benedettino, «direi che qui vengono descritte non solo alcune deviazioni della vita monastica, ma delle tentazioni costanti dell'animo umano. Esse potrebbero essere comprese, in generale, come la tendenza a riportare tutto alla propria misura soggettiva e al bisogno del momento, giustificando e razionalizzando, se necessario, anche l'errore o la ricerca esclusiva del proprio tornaconto, pur di non mettere in discussione se stessi».
Secondo Meiattini, «anche una buona parte della teologia odierna soffre di questa tendenza a ridurre il mistero di Dio e di Gesù Cristo alla misura umana». Certo, la fede va sempre tradotta nel linguaggio del tempo, così da consentirle di diventare cultura, «tuttavia - rileva il monaco - mi sembra che questo necessario tentativo abbia preso spesso una cattiva piega. La cosiddetta "svolta antropologica", che ha segnato profondamente gli ultimi cinquant'anni di riflessione teologica, all'origine è affetta proprio da questo limite di fondo: riportare Dio all'interno di ciò che è umanamente comprensibile. Concretamente questo si è tradotto in una prevalenza del criterio "pastorale", che funziona sempre più spesso come letto di Procuste entro cui ricondurre l'eccedenza e la trascendenza del mistero divino. Si è così sbilanciato il rapporto fra antropologia e teologia. Sembra, ormai, che l'annuncio del Vangelo si riduca a una terapia che serve a far star bene l'uomo nel suo mondo, invece che trasformare l'umano dall'interno» innalzandolo verso Dio.

DEMITIZZARE LA FEDE
Significativo, dice Meiattini, è che dopo il Vaticano II sia il diavolo sia gli angeli siano scomparsi rapidamente dalla teologia e dalla predicazione. «Tutto ciò era sentito come un retaggio ingombrante del passato, davanti alle esigenze del dialogo con le scienze naturali e con il pensiero di ispirazione marxista, che metteva al centro la dimensione sociale. Il cielo impallidiva davanti ai vivaci colori della terra.  Il cristianesimo si è sentito improvvisamente quasi in colpa per aver trascurato il mondo e i suoi bisogni, e tutta la dimensione dell'invisibile (non solo l'inferno, ma anche il paradiso) è apparsa anacronistica. Il male, da questione metafisica, è stato ridotto a problema sociologico o psicologico».
La scelta di «demitizzare» la fede è avvenuta, fra l'altro, proprio mentre dal mondo saliva una richiesta opposta. «La figura dell'angelo, infatti, è ritornata prepotentemente dopo poco tempo con le nuove religiosità e con la New Age (sotto il nome di "spiriti guida"). A ciò si è aggiunta una produzione letteraria, cinematografica e poi musicale, che ha riportato il diavolo e il satanico all'attenzione delle folle, con straordinario successo. La Chiesa, che era stata custode per secoli di questo aspetto della religiosità, è rimasta completamente tagliata fuori e le persone si sono trovate a fronteggiare da sole il fascino di una realtà ambigua e insidiosa, che il Nuovo Testamento indica con l'espressione "le potenze di questo mondo". Il mondo cattolico si è risvegliato con ritardo».
A questo punto all'intervistatore, che chiede come parlare del diavolo senza mettere paura alle persone, Meiattini risponde: «Ma siamo proprio sicuri che eliminare il linguaggio della paura sia una scelta saggia, anche dal punto di vista antropologico? Provi a pensare al grande proliferare del genere horror, popolato da spiriti malefici di tutti i tipi. Perché milioni di persone guardano questi film spaventosi? Perché hanno bisogno di riti sostitutivi in cui sperimentare una paura "controllata" per pervenire al suo superamento, magari con un finale in qualche modo liberatorio. Al silenzio della Chiesa sulle forze diaboliche, e sulla paura che esse inevitabilmente ispirano, corrisponde il riaffiorare di queste realtà in altri ambiti. Se la Chiesa elimina le simboliche del male e della paura, di cui il diavolo è il rappresentante per eccellenza, dimostra di non conoscere l'uomo e dimentica che per aderire a Cristo c'è da sostenere una battaglia con le forze del male, non solo con i loro epifenomeni sociali e psicologici. Alla fine queste simboliche verranno ricercate altrove, ma in modo distorto, con gravi pericoli e con effetti spesso dannosi. Le riflessioni di un grande studioso come Walter Burckert sul posto dell'ansia nella vita umana e sul ruolo della religione nel controllo di quest'ansia, attraverso i miti e i riti che la intensificano proprio per controllarla meglio, dovrebbero insegnarci qualcosa».

LA PERDITA DEL SENSO DEL PECCATO (E DELLE VIRTÙ OPPOSTE)
Il discorso si sposta sui peccati e sulla loro percezione, profondamente cambiata rispetto al passato, e dom Meiattini spiega: «I peccati, come le virtù, sono in fondo sempre gli stessi. E poiché ciascuno di essi è la negazione della virtù corrispettiva, quando non si parla più di certi peccati, significa che si è smesso anche di apprezzare e amare certe virtù che ad essi si oppongono. Detto questo, la mia impressione è che il peccato principale, che oggi non viene più considerato davvero tale e che non viene più chiamato per nome, è l'incredulità, la mancanza di fede, che il Nuovo Testamento chiama apistia. Essa oggi si presenta nella forma dell'ateismo, dell'indifferenza religiosa o anche del sincretismo religioso. Quando al posto della fede cristiana si affermano altre divinità o credenze, o ancor di più il semplice vuoto religioso, è Gesù Cristo che viene estromesso, posto "fuori della città", come dice la lettera agli Ebrei. E edificare la propria esistenza o la città degli uomini escludendo la Parola di Dio è il vero "peccato del mondo", di cui parla il vangelo di Giovanni. Nel vangelo giovanneo il peccato vero continuamente richiamato è la resistenza a credere in Gesù come il Figlio di Dio».
«Ora io ritengo - afferma Meiattini - che la progressiva scomparsa della fede cristiana e la sua sostituzione con l'ateismo, l'indifferenza religiosa o vaghe forme di religiosità sincretistiche, sia ormai una componente strutturale nella nostra cultura occidentale, soprattutto europea, che si pensa e si edifica sistematicamente a prescindere da Gesù Cristo e resistendo profondamente al Vangelo. A me sembra che anche i cristiani si siano assuefatti a questo fenomeno dilagante, accettando in pratica di considerare Gesù Cristo una "opzione" fra le tante. La crisi dello slancio missionario della Chiesa è un segno preoccupante di questa relativizzazione di Gesù, che dimostra come il peccato contro la fede sia anche penetrato in profondità fra i cristiani, senza che se ne sia effettivamente consapevoli».
Anche il tentativo di legittimare l'omosessualità, afferma il monaco benedettino, fa parte di questo quadro. «La Chiesa, anche se in misura diversa, è sempre tentata di piegarsi allo Zeitgeist [lo Spirito del tempo, ndr]. Questa non è una novità. Questa tentazione è riconducibile alla mancanza di fede di cui già dicevo. È un segno di debolezza e di raffreddamento della fede». Nel capitolo primo della lettera ai Romani la legittimazione della pratica omosessuale viene considerata in stretta relazione col rifiuto di credere in Dio. «Poiché gli uomini non hanno riconosciuto Dio e non hanno creduto in lui, scrive san Paolo, Dio li ha abbandonati alle loro passioni, fino a cambiare i rapporti naturali in rapporti contro natura. La questione, dunque, non riguarda solo o immediatamente la morale o la morale sessuale: si tratta, alla radice, di una mancanza di vita teologale, di fede nell'unico Dio».

DARE LA VITA PER CRISTO È LA GRAZIA PIÙ GRANDE
«Di fatto, il tentativo di legittimare l'omosessualità fa parte di un movimento molto più ampio, che tende a considerare l'essere umano svincolato da ogni "natura", pura costruzione culturale, plasmabile in ogni direzione. Dal punto di vista cristiano, questo significa in sostanza sostituirsi a Dio, considerarsi artefici di sé stessi, creatori invece che creature. L'ideologia omosessualista è solo uno dei volti dell'incredulità o dell'ateismo idolatra. Se vogliamo una corretta antropologia, è dal primo comandamento che bisogna ricominciare: "Non avrai altro Dio al di fuori di me". E a Dio si giunge attraverso Gesù. Dunque, il silenzio complice o pauroso dei vertici ecclesiastici sull'omosessualità è l'altro volto di una crisi della fede che è penetrata anche nel clero».
La questione più urgente, ma anche più dimenticata oggi, è "formare cristiani che comprendano che dare la vita per Cristo è la grazia più grande. E che a questo siamo chiamati tutti, ogni giorno e in modi diversi, perché è il nucleo della fede. Ecco cosa significa "formare la coscienza dei credenti": renderli consapevoli che la chiamata alla santità richiede necessariamente una qualche forma di morte, che non si può essere sempre "capiti" dal mondo, ma anche rifiutati. Questo è lo skandalon contro cui ogni generazione di credenti urterà sempre. Purtroppo, il Vaticano II non ci ha aiutato in questo. Nei suoi documenti non ci ha dato una teologia del martirio. Le parole "martire" o "martirio" ricorrono pochissime volte e in modo del tutto marginale nei documenti conciliari. Così, mentre milioni di credenti in tutto il mondo erano perseguitati e soffrivano a causa della loro fede, o non potevano esprimerla liberamente, l'assise conciliare si è preoccupata soltanto del dialogo con il mondo liberal-democratico occidentale».
«Ritengo - prosegue Meiattini - che questa omissione sia stato un grave errore di valutazione e di prospettiva, un inganno ottico, che ha influito sulla storia successiva della Chiesa. Oggi ci accorgiamo che su molti temi non è più possibile "dialogare" col cosiddetto mondo laico. La parola di Gesù è chiara: "Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia". Possiamo vedere oggi che l'approdo post-moderno produce, attraverso il metodo dolce della seduzione, lo stesso deserto spirituale e la stessa ostilità al Vangelo dell'ateismo di stato dei totalitarismi novecenteschi. Dimenticando lo skandalon della Croce, siamo caduti negli "scandali" di altro genere».
In certi periodi della storia, spiega il teologo, il «senso della fede» può anche oscurarsi in gran parte dei cristiani, compresi i vescovi. Il sensus fidelium non può dunque essere richiamato come una forma di democrazia della maggioranza. «Ritengo che oggi il senso della fede si sia offuscato gravemente in gran parte del popolo cristiano e anche in molti dei suoi pastori. Per questo diffido dei questionari distribuiti prima dei sinodi».
L'intervista a dom Giulio (così come il suo colloquio con Gianfranco Amato) è veramente tutta da leggere e da gustare: in questo momento di confusione e smarrimento è un'autentica perla, in grado di fare da bussola. [...]

Fonte: Radio Roma Libera, 27 Giugno 2020

4 - OMOTRANSFOBIA, UN PROGETTO DI LEGGE LIBERTICIDA E TOTALITARIO
La vaghezza dei concetti apre la possibilità a denunce continue... ed è proprio questo il progetto (vedi l'elenco delle piazze dove poter manifestare il dissenso)
Autore: Giacomo Rocchi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01-07-2020

Quali sono le discriminazioni che sono vietate? Tutte quelle che possiamo immaginare! In effetti, la norma non si limita a sanzionare differenze di trattamento già vietate da altre norme, ma stabilisce che qualsiasi differenza di trattamento è vietata e punita con il carcere! Ma noi sappiamo che non tutte le differenze di trattamento costituiscono discriminazione: ad esempio, come ha affermato la Corte Costituzionale, non costituisce discriminazione il divieto per le coppie omosessuali di ricorrere alle tecniche di fecondazione artificiale. Le differenze di trattamento possono essere giustificate per motivi educativi (scelta della baby-sitter: posso sapere se è affiliato al Circolo Mario Mieli? Insegnante di scuola cattolica da scegliere), di riservatezza (accesso dei transgender agli spogliatoi femminili oppure camerate di collegi separate per ragazze e ragazzi), di coscienza (il pasticcere o il fotografo che non vogliono prestare la loro opera in unioni civili omosessuali), di equità (atleti maschi che si sentono donne e che gareggiano in competizioni femminili), di fede religiosa (accesso ai seminari).
Da oggi, tutto ciò sarebbe vietato e punito con il carcere: un colpo di spugna a problematiche discusse in tutto il mondo (penso ad esempio alle gare sportive e alle regole che sono state via via adottate).

QUANDO SONO PUNITE QUESTE DISCRIMINAZIONI?
Andiamo avanti: quando sono punite queste discriminazioni? Qui emerge la vera novità del disegno di legge: in effetti, non sono punite soltanto le discriminazioni fondate sul genere, sull'identità di genere o sull'orientamento sessuale, ma anche quelle fondate "sul sesso".
Abbiamo, quindi, quattro categorie che vengono poste una accanto all'altra: sesso, genere, identità di genere e orientamento sessuale. Quando il Pubblico Ministero vorrà contestare il reato al "discriminatore" dovrà specificare i motivi che lo hanno indotto alla condotta vietata.
Scopriamo, intanto, che, accanto al sesso (suppongo che l'alternativa sia maschio/femmina) esiste il genere: quindi - pare di comprendere - ciascuno di noi è maschio o femmina, ma anche di genere differente. Sia chiaro (sic!): il genere cui noi apparteniamo non corrisponde all'identità di genere, che è una cosa differente; sostanzialmente, nella nostra carta di identità dovrebbero scrivere almeno tre caratteristiche che contraddistinguono una persona.
Il fatto è che - come si comprende dalle diverse proposte di legge che sono state unificate in questo "testo base" - la portata di questi concetti non è affatto pacifica (tranne quella di sesso) e tanto meno è diffusa nella popolazione (provate a chiedere a un vostro amico: di che genere sei? e che identità di genere hai?). In effetti, alcune proposte tentavano di darne una definizione ma introducendone altri: la proposta Boldrini e Speranza faceva riferimento al concetto di "identità sessuale" e a quello di "ruolo di genere", mentre la proposta Scalfarotto e altri parlava di motivi "fondati sull'omofobia o sulla transfobia". Il fatto che i concetti siano di significato incerto rende la norma penale illegittima: uno dei principi fondamentali del diritto penale di uno Stato democratico è che la condotta vietata deve essere descritta con precisione, perché il cittadino deve essere messo in grado di prevedere la possibilità di una sua punizione.  
Il testo unificato rinuncia a definizioni, dà per scontato che esista un "genere" distinto dal sesso della persona e, soprattutto, introduce le discriminazioni per motivi fondati "sul sesso". Questa ultima novità sarebbe diretta a contrastare la misoginia, come si affanna a spiegare Zan nell'intervista a Repubblica. Ora: chiunque può vedere che non si parla affatto di discriminazione nei confronti delle donne, ma di discriminazione per motivi fondati "sul sesso": è chiaro, infatti, che - a parte le chiacchiere ai giornali - i proponenti non potevano compiere - loro per primi! - una clamorosa discriminazione, punendo la misoginia e non punendo i "crimini d'odio" nei confronti dei maschi. In realtà, pare chiaro che si tratti di un'esca lanciata perché abbocchino i movimenti femministi: ma l'operazione è spregiudicata. Pensate, infatti, che si "butta sul penale" tutta la tematica dei contrasti uomo/donna che, purtroppo, è così diffusa nella nostra società. Se fossi un padre separato che non riesce a vedere i figli quanto vuole, valuterei se denunciare per discriminazione l'assistente sociale, il Consulente del giudice che ha suggerito di far vivere i figli presso la moglie, forse lo stesso giudice; e i problemi di carriera all'interno delle aziende? Perché hanno promosso lui/lei e non me, che sono molto più bravo/a? Lo hanno fatto per motivi di sesso?
Più in generale, questa proposta, punendo la discriminazione per motivi indicati in modo del tutto generico, è una miccia che chiunque può accendere: c'è sempre qualche motivo per denunciare una discriminazione, per chiedere la chiusura di una radio o di un giornale o di una pagina Facebook!
È esattamente questo il risultato che i proponenti vogliono: essi progettano un'aggressione continua basata sulla discriminazione e sui discorsi d'odio.

NEGATA LA LIBERTÀ DI OPINIONE
Veniamo allora alla repressione della libertà di opinione, di manifestazione del pensiero, di associazione e di riunione. Abbiamo visto che la norma punisce colui che "incita" a tali discriminazioni. Contrariamente all'esempio che faceva Io Donna, per essere perseguito penalmente non è affatto necessario sollecitare il linciaggio di un omosessuale, è sufficiente chiedere ai Responsabili dell'Associazione cattolica degli scout di sostituire dei capi dichiaratamente omosessuali per il ruolo educativo che hanno nei confronti dei ragazzi; è sufficiente chiedere al giudice che mi ha tolto un figlio per le difficoltà familiari o per altri motivi di non affidarlo ad una coppia omosessuale, o scrivere al Vescovo perché faccia ordine in un seminario. "Istigare" significa "stimolare, indurre con consigli e incitamenti ad un'azione" (la norma utilizza il verbo come sinonimo di "incitare", che usa per le associazioni vietate), nient'altro. In effetti, è una norma diversa quella che prevede una punizione più severa per l'incitamento alla violenza: come si è detto, non sono necessari né odio né violenza per sbattere in galera coloro che, quando è necessario, diranno la verità e solleciteranno le persone a seguirla.
Ciascuno di noi può intuire in quante occasioni potranno accusarci di avere incitato qualcuno (non necessariamente di persona, anche con lo scritto, con un articolo di giornale, con un post su Facebook) a discriminare "per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull'identità di genere o sull'orientamento sessuale".
Non basta: se venisse approvata questa legge, sarebbero vietati "ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere": lo scopo - si noti bene! - non deve essere l'unico dell'associazione. Sono previste pene altissime (fino a sei anni di reclusione!), che potrebbero avere senso per associazioni neonaziste o razziste, ma che rischiano di essere inflitte a partecipanti a gruppi o movimenti del tutto pacifici. Non è un caso: ogni resistenza organizzata al dilagare dell'ideologia gender nella società deve essere stroncata; guai ad opporsi a certi corsi o a certe lezioni nelle scuole!

CONCLUSIONE: TUTTI A MANIFESTARE L'11 LUGLIO
Ci sarebbero molte altre annotazioni da fare. Mi sembra evidente che sono in pericolo i fondamenti della democrazia che conosciamo: davvero è sorprendente - lo dico da giurista - che queste proposte siano sostenute, tra gli altri, da un partito che ha la democrazia nel suo nome. Le norme penali sono palesemente illegittime, sono lance scagliate contro la libertà di pensiero, di associazione e di riunione. Non si può che resistere.

Nota di BastaBugie: da Nord a Sud un popolo si alzerà in piedi per dire "No" al liberticida ddl Zan sull'omotransfobia, ora in discussione in Parlamento.
Con la nostra presenza di piazza vogliamo dire no all'istituzione di un nuovo reato, quello di omotransfobia, appunto, che non viene definito dal legislatore, lasciando così enormi spazi a interpretazioni e derive liberticide che colpiranno tutti coloro che si esprimeranno pubblicamente in modo non allineato al mainstream.
In caso di approvazione del testo, sarà possibile per chi gestisce una palestra vietare ai maschi transgender (che si "sentono" donne) l'ingresso nello spogliatoio delle donne? Sarà possibile per un genitore chiedere che il figlio non partecipi ad attività scolastiche inerenti temi sensibili sulla sessualità e la famiglia? Sarà ancora possibile per un sacerdote spiegare la visione cristiana del matrimonio? Sarà possibile dire pubblicamente che la pratica dell'utero in affitto è un abominio o dirsi contrari alla legge sulle unioni civili? Per tutte queste domande il ddl sull'omofobia ha una sola risposta, NO.
Ecco perché scendiamo in piazza. Per la libertà di espressione, per la libertà di educazione, per la libertà di stampa, per la libertà di associazione, per la libertà religiosa.
Cerca la piazza a te più vicina, clicca qui!


https://www.youtube.com/watch?v=Xk783pUvLWA

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01-07-2020

5 - IL CORONAVIRUS AVREBBE FATTO MENO DANNI SE LA FAMIGLIA FOSSE STATA QUELLA DI UN TEMPO
Una ricerca spagnola ha dimostrato quale sarebbe stato il vantaggio se la famiglia avesse conservato la sua struttura tradizionale (tanti figli, anziani tenuti in famiglia, matrimonio indissolubile, ecc.)
Autore: Julio Loredo - Fonte: Osservatorio Card. Van Thuân, 3 luglio 2020

Se la famiglia avesse conservato la sua struttura naturale e tradizionale, invece di essere sconquassata dalle tendenze moderne, la pandemia da Covid-19 non sarebbe stata così nociva, sia in termini assoluti sia in percentuali di infezione e di mortalità. È questa la conclusione di uno studio scientifico - "Coronavirus y Demografía en España" - reso pubblico dall'Osservatorio Demografico CEU dell'Università San Pablo, di Madrid, guidato dal prof. Joaquín Leguina.
"Si tratta di un'analisi di proiezione su cosa sarebbe successo se avessimo mantenuto il numero di figli per donna del 1976, che era 2,8, ossia sopra il livello di riproduzione, cosa che permetteva una crescita positiva della popolazione; se avessimo mantenuto la struttura famigliare di allora, quando quasi tutti erano regolarmente sposati, e quasi non c'erano separazioni né divorzi; e se la maggior parte delle persone anziane fosse vissuta a casa con figli e nipoti, come si faceva allora", spiega il prof. Alejandro Macarrón Herrán, coordinatore del progetto.

VENTI MILIONI DI GIOVANI IN PIÙ
Se in Spagna si fossero conservati i tassi di fecondità, di nuzialità e di stabilità matrimoniale del 1976, oggi il Paese avrebbe avuto venti milioni in più di cittadini sotto i quaranta anni. Ciò avrebbe cambiato sostanzialmente il corso della pandemia: "Una popolazione più giovane avrebbe avuto tassi di infezione e di mortalità molto più bassi, e non avrebbe gravato tanto sul sistema sanitario nazionale, evitando così il collasso degli ospedali. Per non parlare del fatto che il numero dei ricoverati nelle RSA - dove si è verificato il 70% dei morti - sarebbe stato molto più ridotto. Avremmo avuto più PIL, più ospedali e più giovani".
Un altro punto interessante dello studio riguarda la situazione psicologica delle persone. Con una struttura famigliare come quella del 1976, un numero ridotto di spagnoli avrebbe trascorso la quarantena in solitudine. Nel 1976 solo il 2% viveva da solo. Oggi quella percentuale è schizzata all'11%. Quasi cinque milioni di spagnoli hanno trascorso la quarantena in solitudine, una vera bomba a tempo di problemi psicologici che adesso cominciano a venire a galla.
D'altronde, è scientificamente dimostrato che una famiglia numerosa e ben strutturata regge molto meglio questo tipo di situazione. Lo studio dell'Università CEU San Pablo conclude: "Se le famiglie spagnole fossero state quelle del 1976, la società come tale avrebbe retto molto meglio l'urto della pandemia: dal lavoro a distanza, all'appoggio fra i membri all'educazione dei figli".

UNA DEMOGRAFIA SANA È IL FONDAMENTO DI UNA SOCIETÀ SANA
In dichiarazioni al margine dello studio accademico, il prof. Macarrón ha ricordato come "una demografia sana è il fondamento di una società sana. La società spagnola deve prendere coscienza di questo problema. Una delle nostre principali preoccupazioni dovrebbe essere la natalità. Dobbiamo studiare che cosa fare per motivare le famiglie ad avere più figli: sgravi fiscali, misure economiche di appoggio alla maternità e alla famiglia, aiuti alle impresse per favorire la maternità e via dicendo. D'altronde, dobbiamo ripensare la politica dell'aborto e degli anticoncezionali gratuiti, oltre a studiare perché la gente ha paura del matrimonio e della genitorialità".
Dal 1976, la Spagna - e non appena sotto governi socialisti - ha varato leggi che favoriscono le coppie di fatto, anziché quelle regolarmente sposate, e facilitato la separazione e il divorzio. L'esatto contrario di ciò che avrebbe dovuto fare. Questo è visibile, per esempio, nel mercato del lavoro. Secondo il prof. Macarrón, "lo Stato castiga le donne che scelgono di avere figli. Gli incentivi fiscali funzionano solo per le donne che lavorano. Ciò è discriminatorio. Lo Stato dovrebbe essere quantomeno neutrale".
"Il suicidio demografico sta accelerando", avverte il docente di demografia, "Negli ultimi anni sono diminuiti il numero dei figli per ogni donna e il numero di donne che hanno figli. Se non facciamo qualcosa, saremmo vittime di una spirale di morte che ci porterà al suicidio demografico. A differenza dell'economia, questo deterioramento non è esplosivo, e perciò non lo percepiamo facilmente e non adottiamo misure per contenerlo. È un cancro che poco a poco sta divorando la nostra società".
Parole sensate che, proprio per questo, dubito troveranno spazio nei giornali italiani.

DOSSIER "CORONAVIRUS"
Sì alla prudenza, no al panico

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Fonte: Osservatorio Card. Van Thuân, 3 luglio 2020

6 - IL SANTO FONDATORE DEL SANTUARIO DI POMPEI
Il Beato Bartolo Longo ci fa capire la potenza del rosario (testo integrale della celebre ''Supplica alla Madonna'')
Autore: Corrado Gnerre - Fonte: Il Settimanale di Padre Pio, 30 marzo 2014

Può sembrare strano che in una rubrica di apologetica possa essere inserito un articolo che riguarda la vita di un beato qual è Bartolo Longo, colui che è conosciuto come l'apostolo del Rosario. In realtà, la spiegazione è molto semplice: non c'è migliore difesa della Verità cattolica che la testimonianza dei santi; ma - diciamocelo francamente - una risposta di questo tipo può sembrare troppo scontata. È pur vero però che la vita di tutti i santi è legata a qualche grande particolare che è a sua volta legato alla conferma della Verità cattolica. Nel caso di Bartolo Longo ovviamente alla preghiera del Santo Rosario, la preghiera con cui "marianizzare" la vita. Ora - questo va detto a chiare lettere - non c'è migliore garanzia per ancorarsi alla Verità che stringersi e affidarsi all'Immacolata, Colei che ha generato la Verità incarnata, che ha dato il suo sangue e il suo Grembo alla Verità, Colei che ci ha donato la Verità. Non è un caso (chi non ne fosse convinto, andasse a verificare) che quando ci si allontana dalla devozione mariana, s'inizia a "scantonare" pericolosamente dal vero: è Lei che debella ogni eresia!
Detto questo, passiamo al beato Bartolo Longo. Come dicevo, è stato il grande apostolo del Rosario, ma prima di diventarlo passò attraverso prove molto dure che gli permisero di capire ancor meglio quanto fosse indispensabile l'affidamento alla Madonna e la recita della preghiera mariana per eccellenza: il Rosario.
Bartolo Longo nacque a Latiano, in Puglia, nel febbraio del 1841, in una famiglia agiata e rinomata. In gioventù ricevette una solida formazione cristiana. Studiò presso le Scuole Pie, nel Collegio di Francavilla Fontana. Terminò gli studi scolastici nel 1858 con il massimo dei voti; e fu proprio nel periodo scolastico che, grazie soprattutto ad un suo maestro, iniziò a praticare una forte devozione mariana.
Ma dopo la scuola lo attendeva un periodo assai triste. Andò a studiare giurisprudenza prima a Lecce e poi a Napoli; e fu proprio nella città campana che iniziò a frequentare cattive compagnie, soprattutto coetanei di idee massoniche ed anticlericali. Si appassionò poi agli insegnamenti di intellettuali di formazione idealistica come Bertrando Spaventa e Luigi Settembrini... e finì per scagliarsi contro la Chiesa, in particolar modo contro i Domenicani, da sempre cultori della Scolastica e del sublime pensiero di san Tommaso d'Aquino.

DA SACERDOTE DI SATANA AD APOSTOLO DEL ROSARIO
L'anticlericalismo lo fece scivolare - come solitamente avviene - non nell'ateismo ma nell'irrazionalismo. In quegli anni lo spiritismo mieteva successo un po' dappertutto. Bartolo Longo, avvertendosi insoddisfatto e infelice, iniziò a frequentare alcuni circoli dediti a questa pericolosissima pratica. Egli stesso racconterà poi che ne fu talmente invischiato da divenire un vero e proprio "sacerdote di satana".
Le conseguenze non tardarono a manifestarsi: Bartolo Longo si trovò distrutto fisicamente, ma soprattutto psichicamente, cadde in una fortissima depressione (patologia molto frequente in chi frequenta ambienti del genere) e fu più volte sull'orlo del suicidio.
Ma la Vergine che lui aveva tanto amato, soprattutto nel periodo scolastico, lo salvò. Ella gli fece incontrare un santo sacerdote, proprio tra i Domenicani contro i quali aveva tanto combattuto, padre Alberto Radente. Questi lo confessò e da quel giorno la sua vita subì una svolta. Capì che doveva al più presto cambiare vita. La disperazione opprimeva ancora la sua mente, ma stava ad attenderlo un'esperienza straordinaria.
Un giorno si sentiva particolarmente disperato e stava vagando per la Valle di Pompei, possedimento della Contessa De Fusco, dei cui beni era divenuto amministratore, quando... Egli stesso racconta quei momenti: «L'anima mia cercava violentemente Iddio [...]. Un giorno la procella dell'animo mi bruciava il cuore più che ogni altra volta, e mi infondeva una tristezza cupa e poco men che disperata. Uscii dalla casa De Fusco, e mi posi con passo frettoloso a camminare per la Valle senza saper dove [...]. Sentivami scoppiare il cuore. In cotanta tenebra, una voce amica pareva mi sussurrasse all'orecchio quelle parole che io stesso avevo letto, e che di frequente mi ripeteva il santo amico dell'anima mia [il padre Radente]: "Se cerchi salvezza, propaga il Rosario. È promessa di Maria". Chi propaga il Rosario è salvo! Questo pensiero fu come un baleno che rompe il buio di una notte tempestosa [...]. Coll'audacia della disperazione sollevai le braccia e le mani al cielo, e volto alla Vergine celeste: "Se è vero - gridai - che Tu hai promesso a San Domenico che chi propaga il Rosario si salva, io mi salverò perché non uscirò da questa terra di Pompei senza aver qui propagato il tuo Rosario!". Nessuno rispose: silenzio di tomba mi avvolgeva intorno. Ma, da una calma che repentinamente successe alla tempesta nell'animo mio, compresi che quel grido sarebbe stato un giorno esaudito [...]. La risposta del cielo non fu tarda».

IL SANTUARIO DI POMPEI
In accordo con la Contessa De Fusco, che divenne sua grande collaboratrice nonché sua moglie (anche se i due coniugi vollero vivere un matrimonio in completa castità), Bartolo Longo decise di trasformare quella Valle, povera e dimenticata da tutti, nella Valle da cui lanciare in tutto il mondo la grande devozione al Santo Rosario.
Occorreva un quadro che potesse adornare una vecchia chiesa parrocchiale che era nella Valle. Si rivolse al padre Radente per acquistare qualcosa a poco prezzo. Il Padre lo indirizzò da una certa suor Maria Concetta, a cui lui stesso aveva consegnato anni prima un vecchio quadro del Rosario. Inizialmente Bartolo Longo rimase sconcertato; il quadro gli sembrava troppo vecchio, ma accettò ugualmente il dono. Non sapeva come farlo giungere a Pompei per cui si fece aiutare da un carrettiere che stava trasportando del letame. Era il 13 novembre del 1875, sabato, giorno mariano per eccellenza.
Dunque, il Rosario segnò la salvezza personale di Bartolo Longo; ma segnò anche la salvezza di poveri bimbi, figli di carcerati e orfani, strappati così alla vita di strada, per i quali il Longo fece costruire dei grandi collegi, proprio ai piedi del Santuario.
C'è però qualcos'altro che dobbiamo aggiungere, qualcos'altro di molto importante. Bartolo Longo volle indicare il Rosario anche come salvezza della Civiltà cattolica. Nel 1883 cadeva il centenario della nascita di Lutero (1483), colui che aveva spaccato la cristianità; e ricorreva anche il centenario della vittoria cristiana sui Turchi a Vienna (1683). Fu proprio nel 1883 che decise di scrivere la celebre "Supplica", diffusa in tutto il mondo a difesa del Papato e della Civiltà cattolica. Questa fu letta per la prima volta il 14 ottobre del 1883 e da allora viene letta due volte l'anno: l'8 maggio e la prima domenica di ottobre.  
Bartolo Longo fu sempre devotamente sottomesso al Papa e dai Papi fu sempre incoraggiato. Lo sostennero prima Leone XIII e poi san Pio X.
Morì il 5 ottobre del 1927, mese del Santo Rosario.

Nota di BastaBugie: ecco il testo della Supplica alla Vergine del Santo Rosario di Pompei composta dal beato Bartolo Longo. Si recita l'8 maggio e la prima domenica di ottobre.

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
O Augusta Regina delle Vittorie, o Sovrana del Cielo e della Terra, al cui nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi, o Regina gloriosa del Rosario, noi fedeli tuoi figli, devoti del tuo Tempio di Pompei, in questo giorno solenne effondiamo gli affetti del nostro cuore e con confidenza di figli ti esprimiamo le nostre miserie.
Dal Trono di clemenza, dove siedi Regina, volgi, o Maria, il tuo sguardo pietoso su di noi, sulle nostre famiglie, sull'Italia, sull'Europa, sul mondo. Ti prenda compassione degli affanni e dei travagli che amareggiano la nostra vita. Vedi, o Madre, quanti pericoli nell'anima e nel corpo, quante calamità ed afflizioni ci costringono.
O Madre, implora per noi misericordia dal tuo Figlio divino e vinci con la clemenza il cuore dei peccatori. Sono nostri fratelli e figli tuoi che costano sangue al dolce Gesù e contristano il tuo sensibilissimo cuore. Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono.

Ave, o Maria

È vero che noi, per primi, benché tuoi figli, con i peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù e trafiggiamo nuovamente il tuo cuore.
Lo confessiamo: siamo meritevoli dei più aspri castighi, ma Tu ricordati che, sul Golgota, raccogliesti, col Sangue divino, il testamento del Redentore moribondo, che ti dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori. Tu dunque, come Madre nostra, sei la nostra Avvocata, la nostra speranza. E noi, gementi, stendiamo a te le mani supplichevoli, gridando: Misericordia!
O Madre buona, abbi pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri defunti, soprattutto dei nostri nemici e di tanti che si dicono cristiani, eppur offendono il Cuore amabile del tuo Figliuolo. Pietà oggi imploriamo per le Nazioni traviate, per tutta l'Europa, per tutto il mondo, perché pentito ritorni al tuo Cuore.
Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia!

Ave, o Maria

Degnati benevolmente, o Maria, di esaudirci! Gesù ha riposto nelle tue mani tutti i tesori delle Sue grazie e delle Sue misericordie.
Tu siedi, coronata Regina, alla destra del tuo Figlio, splendente di gloria immortale su tutti i Cori degli Angeli. Tu distendi il tuo dominio per quanto sono distesi i cieli, e a te la terra e le creature tutte sono soggette.
Tu sei l'onnipotente per grazia, Tu dunque puoi aiutarci. Se Tu non volessi aiutarci, perché figli ingrati ed immeritevoli della tua protezione, non sapremmo a chi rivolgerci. Il tuo cuore di Madre, non permetterà di vedere noi, tuoi figli, perduti. Il Bambino che vediamo sulle tue ginocchia e la mistica Corona che miriamo nella tua mano, ci ispirano fiducia che saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in te, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, e, oggi stesso, da te aspettiamo le sospirate grazie.

Ave, o Maria

Un'ultima grazia noi ora ti chiediamo, o Regina, che non puoi negarci in questo giorno solennissimo. Concedi a tutti noi l'amore tuo costante e in modo speciale la materna benedizione.
Non ci staccheremo da te finché non ci avrai benedetti. Benedici, o Maria, in questo momento il Sommo Pontefice. Agli antichi splendori della tua Corona, ai trionfi del tuo Rosario, onde sei chiamata Regina delle Vittorie, aggiungi ancor questo, o Madre: concedi il trionfo alla Religione e la pace alla umana Società. Benedici i nostri Vescovi, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l'onore del tuo Santuario. Benedici infine tutti gli associati al tuo Tempio di Pompei e quanti coltivano e promuovono la devozione al Santo Rosario.
O Rosario benedetto di Maria, Catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell'inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più.
Tu ci sarai conforto nell'ora di agonia, a te l'ultimo bacio della vita che si spegne.
E l'ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti.
Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Amen.

Salve, Regina

Fonte: Il Settimanale di Padre Pio, 30 marzo 2014

7 - LA DITTATURA DEL RELATIVISMO SCATENA IL SUO ODIO SUI MASCHI EUROPEI BIANCHI
L'intolleranza si scatena violentemente sui non allineati al nuovo comunismo dal volto umanitario, multiculturalista, politicamente corretto, pacifista, ambientalista, immigrazionista, ecc.
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 5 luglio 2020

In un drammatico documento di Benedetto XVI si legge: "A volte si ha l'impressione che la nostra società abbia bisogno di un gruppo almeno, al quale non riservare alcuna tolleranza; contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio. E se qualcuno osa avvicinarglisi (...) perde anche lui il diritto alla tolleranza e può pure lui essere trattato con odio senza timore e riserbo".
Il dibattito politico, la lettura dei giornali, i social confermano ogni giorno che ci sono persone contro cui ormai è tranquillamente ammesso esprimere disprezzo e odio, anzi è addirittura doveroso.
Guardiamo il trattamento riservato a Matteo Salvini e Giorgia Meloni (che non scandalizza nessuno) o, oltreconfine, a Donald Trump, sommerso da un odio e disprezzo mai visti, tanto più sorprendenti se paragonati all'atteggiamento di riguardo che si riserva a certi tiranni, come il cinese Xi Jinping.
Ma, oltre alle persone fisiche, ci sono intere categorie bersagliate dal disprezzo dell'ideologia dominante, dei media e di un sistema che unisce tutti coloro che hanno potere, dalle piazze dei dimostranti alle multinazionali.
Prendiamo il caso più recente: [...] la terribile uccisione del povero George Floyd (i responsabili devono risponderne). Ma poi ci sono state manifestazioni violente che hanno preso il caso a pretesto per mettere sul banco degli accusati l'uomo bianco e occidentale in quanto tale da sottoporre al rito espiatorio dell'inginocchiamento e dell'abbattimento delle statue, cioè la cancellazione della sua storia.
Si è arrivati a considerare il "bianco" stesso come sinonimo di male, fino al ridicolo di mettere sotto accusa il gioco degli scacchi perché "il bianco muove per primo" (il gruppo L'Oreal ha addirittura cancellato le parole bianco/sbiancante e chiaro dalla descrizione dei suoi prodotti).

ITALIANO, SOVRANISTA E CATTOLICO
Questo andazzo è cominciato nelle università americane negli anni '80, quando il marxismo, diventato impresentabile, si è riciclato nel "politicamente corretto" e i Multiculturalisti hanno conquistato l'egemonia contestando il Canone culturale dell'Occidente fatto perlopiù di "Maschi Europei Bianchi Defunti", pretendendo "un'adeguata rappresentazione di tutte le possibili minoranze: etniche, religiose e ovviamente di genere" (Andrea Cortellessa).
A questa ideologia si ribellò un grande critico letterario, Harold Bloom, che scrisse la sua opera memorabile, "Il canone occidentale", appunto per difendere la "qualità" di Shakespeare, Dante, Omero e di tutti coloro che sono i pilastri della nostra civiltà. Scriveva desolatamente: "oggi mi ritrovo circondato da professori di hip hop, da cloni della teoria gallico-germanica, dagli ideologi del genere e di vari credi sessuali, da innumerevoli multiculturalisti, e mi rendo conto che la balcanizzazione degli studi letterari è irreversibile".
Infatti è arrivata anche la balcanizzazione della politica e dei media, dilagata grazie a internet e ai social. Oggi è autorizzato il disprezzo verso il maschio, bianco, eterosessuale e in Europa aumenta se è "italiano". Ancora di più, da noi, se ha idee di centrodestra, se è contro l'Ue, l'euro e se avversa l'immigrazionismo. Allora non può stare neanche nel consorzio civile. Se poi esprime simpatia per Trump e critica il coro celebrativo verso Greta diventa addirittura un nemico dell'umanità. Se infine è pure cattolico (ortodosso e non progressista), si pensa perfino al bavaglio o alla "rieducazione". Il Ddl sull'omofobia (ora presentato in parlamento) viene percepito così.

DITTATURA DEL RELATIVISMO
In un dibattito con il card. Camillo Ruini, il sen. Gaetano Quagliariello ha detto: "Non si ha il coraggio, da parte dello stesso estensore, di ammettere ciò che quel disegno di legge contiene. Non si tratta di colpire chi fa uso di violenza, sia pure violenza verbale. Quel disegno di legge prevede un reato di opinione. Determinate opinioni possono essere punite penalmente. Sotto questo aspetto alcuni contenuti di quel disegno di legge avrebbero potuto essere ospitate dal Codice Rocco, espressione di regimi autoritari, se non totalitari, passati ai raggi X del politicamente corretto. Ma sempre reati di opinione rimangono".
Il senatore, dopo aver parlato di "sdegno", ha concluso: "Quello che è veramente grave è che chi esprime un'opinione senza usare violenza e offendere può essere incriminato. E avere anche in teoria una condanna a molti anni".
Il card. Ruini ha aggiunto: "Questo è un tipico esempio di dittatura del relativismo. Cioè, in nome di alcune idee si ritiene non solo di poterle affermare, ma di criminalizzare idee diverse. E quindi un relativismo che diventa in realtà un assolutismo. E qui noi dobbiamo difendere la libertà di espressione, guai se cediamo su questo".
Ruini ha aggiunto una critica ai "giornali cattolici" come Avvenire che "continuano a essere piuttosto ambigui... E non si dice invece che, se concediamo questa possibilità di censurare giuridicamente, penalmente non delle offese, non delle istigazioni a colpire, ma semplicemente delle valutazioni di ordine antropologico e morale, allora veramente la libertà è in pericolo... è ridicolo che la differenza fra uomo e donna possa venire alla fine criminalizzata".
In effetti che si nasce maschi e femmine, che ognuno nasce dall'unione di un uomo e di una donna e che ha bisogno del padre e della madre sta diventando una verità proibita. Ma così si finisce col mettere al bando il buon senso (e gran parte del popolo italiano).
Sempre Benedetto XVI, di recente, ha affermato: "la vera minaccia" (anche per la Chiesa) "risiede nella dittatura mondiale di ideologie apparentemente umanitarie, opporsi alle quali significa l'esclusione dal consenso fondamentale".
Ancora alcuni anni fa, prosegue Ratzinger, "chiunque avrebbe considerato assurdo parlare di matrimonio omosessuale. Oggi chi vi si oppone viene scomunicato socialmente. Lo stesso vale per l'aborto e la produzione di esseri umani in laboratorio. La società moderna sta formulando un credo anticristico, opporsi al quale verrà punito con la scomunica sociale".

Fonte: Libero, 5 luglio 2020

8 - TIZIANO FERRO VUOLE UN FIGLIO TEMPORANEO... POI AL TERMINE POTRA' SCEGLIERE SE TENERLO O NO
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): la figlia di Michael Jackson interpreta una lesbica che si traveste da suora, bambino dimmi cos'è la pornografia transessuale, via la bandiera lgbt dal municipio di Cadice
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Provita & Famiglia, 23 giugno 2020

Il cantante Tiziano Ferro non ha mai nascosto il desiderio di avere un figlio e recentemente ha dichiarato di volerlo a tutti i costi, spinto soprattutto da Victor Allen suo compagno da tempo e con cui ha contratto un'unione civile.
«In questo momento Victor lo vuole ancora di più un figlio, forse perché sta per compiere 55 anni», ha detto a Repubblica. I due si sono trasferiti da un anno a Los Angeles e proprio lì potranno realizzare tutto questo. Il motivo è presto detto: «Qui in America la situazione è relativamente più facile, o meglio ci sono diverse soluzioni, come il cosiddetto "fostering", ovvero la possibilità di occuparti per un certo tempo di un bimbo, anche senza una vera e propria adozione».
Ma che cos'è esattamente il "fostering"? È una sorta di sinonimo di affidamento, diffuso soprattutto in Gran Bretagna e Stati Uniti. Nel programma Child Welfare Information Gateway, gestito dall'agenzia federale statunitense del Children's Bureau viene spiegato in cosa consiste questa sorta di pratica di affido. In sostanza la famiglia affidataria è una sorta di famiglia "momentanea" che dovrebbe preparare il bambino all'affido definitivo. Ma a conti fatti, ci chiediamo, è davvero un'esperienza positiva per il bambino stesso? E sì perché anche nel ragionamento fatto da Tiziano Ferro, al centro, più che il reale interesse per il bene del bambino, come al solito c'è il desiderio di felicità di due adulti che, evidentemente, fanno i conti senza l'oste.
Ciò che fa più rabbrividire, infatti, è l'idea di un figlio temporaneo, "per prova", ovvero per provare l'esperienza della paternità e vedere se piace. In questo modo se va bene, si ha la possibilità di restituire il bambino, come se fosse il tester di un profumo e scegliere un figlio "permanente", un po' come si fa quando si provano i vestiti e le scarpe: si capisce qual è il modello giusto e si punta su quello.
Peccato che i bambini appartengano al genere umano e non al mondo degli oggetti inanimati e dunque possano subire anche conseguenze devastanti, a livello emotivo, di queste scelte così egoistiche. Ma tant'è: tutto questo nei paesi anglosassoni è tranquillamente permesso, come se fosse un bene assoluto e inalienabile e, se provi ad alzare la voce in difesa dei più deboli, sei anche intollerante, violento e persino "senza cuore".

Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay (sempre meno gaio).

LA FIGLIA DI MICHAEL JACKSON INTERPRETA UNA LESBICA CHE SI TRAVESTE DA SUORA
Le firme sono già arrivate a 260mila, ma saliranno ancora perché l'oggetto del contendere è di quelli esplosivi. [...] Una donna, lesbica, che ha una relazione con una prostituta che si traveste da suora per scappare da un non meglio precisato guaio legato alla droga. Bel film, verrebbe da dire, ma stavolta la regista Janell Shirtcliff, non ha badato a spese e per impersonare il protagonista ha scelto un'attrice poco conosciuta, ma dal nome impegnativo: Paris Jackson. Proprio così. È la figlia del mitico re del pop Michael che ha avviato una carriera da attrice.
Il film si chiama Habit ed è destinato a suscitare un vespaio di polemiche perché la blasfemia in esso contenuto va oltre la sensibilità religiosa. Infatti, in poche settimane dal lancio della campagna attraverso la piattaforma CitizenGo, le firme raccolte per chiedere il fermo del film sono state oltre 260mila e sono destinate a crescere. La protesta è promossa dalla  Christian Film and Television Commission ed  è rivolta al produttore e ai distributori della pellicola affinché non mandino in onda il film.
La campagna sottolinea che la pellicola, che sta per uscire, «ha un contenuto altamente offensivo e blasfemo per i 2 miliardi di cristiani nel mondo che considerano Gesù Cristo figlio di Dio e Salvatore», ma non solo. «Si tratta - hanno ribadito - di una mancanza di rispetto verso tutti coloro che anche se non riconoscono Gesù come Figlio di Dio lo considerano una figura storica rilevante, come ad esempio i musulmani».
L'obiettivo è fare si che nessun distributore distribuisca il film. Un desiderio e poco più dato il giro di miliardi che ruota attorno al business di Hollywood. Le motivazioni illustrate dalla campagna, la mancanza di rispetto, però, non sono sufficienti. Almeno altre due andrebbero spiegate ai signori pieni di dollari dell'industria cinematografica americana.
Anzitutto, l'offesa non è solo al sentimento religioso, ma anche all'intelligenza: provocare fino a questo punto, con allusioni puramente gratuite e antistoriche è un insulto alla storia e quindi all'intelligenza delle persone, ad esempio gli spettatori che pagheranno il biglietto - speriamo pochi - nel mondo dato che il film verrà sicuramente tradotto.
Ma bisogna essere chiari anche su un altro punto: la blasfemia esplicita contenuta nel film è già essa stessa l'offesa, un'offesa che non si fa solo all'uomo e al fede, ma che si fa prima di tutto a Dio. È ristabilire il diritto di Dio ad essere adorato e non vilipeso da un'attrice nota solo per il suo cognome la prima azione da fare perché queste offese creano delle ferite tra l'uomo e il suo Creatore, non passano in cavalleria con un colpo di spugna.
Bene dunque chiedere il boicottagio della pellicola, ma anche promuove qualche azione riparatrice perché il Protagonista ha anche Lui i suoi diritti.
(Andrea Zambrano, Sito del Timone, 2 luglio 2020)

BAMBINO, DIMMI COS'È LA PORNOGRAFIA TRANSESSUALE
I docenti della Archbishop Sentamu Academy, scuola della Chiesa anglicana del Regno Unito, hanno chiesto a bambini tra gli 11 e i 14 anni di definire espressioni come «pornografia, pornografia soft, pornografia hardcore e pornografia transessuale, nonché mutilazioni genitali femminili, sogni bagnati, circoncisione maschile».  Una madre ha raccontato al Daily Mail che sua figlia 11enne, dopo aver cercato queste espressioni nel web, è rimasta profondamente turbata. Il preside si è scusato e ha dichiarato che simili compiti saranno d'ora in poi vietati.
Una vicenda sintomatica per comprendere dove tira il vento: nella direzione della pansessualità, anche omosessuale e transessuale, che investe pure l'educazione dei minori.
(Gender Watch News, 26 giugno 2020)

VIA LA BANDIERA LGBT DAL MUNICIPIO DI CADICE
Sulla facciata del municipio di Cadice in Spagna sventolava la bandiera arcobaleno. Avvocati Cristiani e  AcTÚa FAMILIA hanno fatto ricorso al giudice e hanno vinto: la bandiera è stata tolta.
Il giudice ha spiegato che, secondo la legge, gli unici drappi ammessi sono quelli istituzionali, così come aveva già ricordato la Corte Suprema.
Una piccola grande prova che mobilitarsi a volte funziona.
(Gender Watch News, 3 luglio 2020)

Fonte: Provita & Famiglia, 23 giugno 2020

9 - OMELIA XV DOM. TEMPO ORD. - ANNO A (Mt 13,1-23)
Il seminatore uscì a seminare
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Per far comprendere il suo insegnamento, Gesù si servì spesso di parabole, ovvero di racconti semplici, che contengono un profondo significato spirituale. La parabola di oggi è quella del seminatore, il quale fa cadere la buona semente: parte cade sulla strada, parte tra i sassi, parte tra le spine e altra ancora sulla terra buona.
Il significato spirituale è molto chiaro. Gesù è il seminatore, la Parola di Dio da Lui annunciata è la buona semente, e noi siamo il terreno che accoglie questa semina. Questo terreno può essere più o meno buono. Alcune volte è paragonabile a una strada, sulla quale il seme non può mettere le radici. Gesù dice che «ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada» (Mt 13,19). Anche noi rischiamo tante volte di essere come questa strada. Con la nostra distrazione e la dissipazione noi non accogliamo la Parola di Dio e, per tale motivo, questa non riesce a produrre frutto in noi: il maligno ruba questa buona semente e ci lascia nella nostra pochezza. Per meglio dire, tante volte noi siamo sordi alla Parola di Dio e non riusciamo proprio a comprenderla. Siamo sordi proprio perché siamo distratti e presi dal frastuono di questo mondo.
Quando Dio parla, l'uomo deve ascoltare e fare suo l'atteggiamento di Samuele, il quale diceva: «Parla Signore, che il tuo servo ti ascolta» (1Sam 3,10). L'ascolto deve essere il primo atteggiamento dell'uomo dinanzi a Dio che parla. Ascoltare la Parola di Dio non significa solamente udirla passivamente, ma vuole dire prima di tutto meditarla nel cuore e metterla in pratica. In poche parole, la Parola di Dio deve scendere dalla mente nel nostro cuore, e poi deve passare dal cuore alla vita pratica di ogni giorno. È questo il procedimento della meditazione che deve mirare a far calare la Parola di Dio nella nostra condotta. La meditazione non deve rimanere un vuoto intellettualismo e nemmeno uno sterile sentimentalismo, ma deve portare i frutti di miglioramento che Gesù desidera da noi.
Altro seme cadde sul terreno sassoso. Gesù spiega che questo terreno sassoso rappresenta tutti quelli che ascoltano la parola e l'accolgono con gioia, ma, al sopraggiungere di qualche difficoltà o persecuzione, abbandonano ogni buon proposito. Quanti cristiani iniziano con entusiasmo un cammino di preghiera, ma poi, non avendo radici in loro stessi, tornano indietro scoraggiati dalle difficoltà! Facile è iniziare, difficile perseverare. In questo caso, l'ascoltatore della Parola di Dio dimostra di essere stato animato solo dal sentimentalismo: finché tutto va bene costui dice di voler servire il Signore; ma, quando la strada si fa in salita, abbandona ogni impegno e torna alla vita di prima.
Del seme cadde invece sui rovi, i rovi crebbero e soffocarono il buon grano. Questo terreno spinoso simboleggia tutti quelli che ascoltano la Parola di Dio, ma poi sono presi «dalle preoccupazioni del mondo e dalle seduzioni della ricchezza» (Mt 13,22). Queste spine impediscono al cristiano di produrre gli auspicati frutti di santità. Le ricchezze di questo mondo spesso rischiano di compromettere la nostra Vita eterna. Dobbiamo usare di questi beni senza farsi dominare da essi, pensando che l'autentica ricchezza, la sola che porteremo in Paradiso, è l'amor di Dio. Per questo motivo san Francesco volle vivere povero, per non essere intralciato da nulla, e per essere il buon terreno di cui parla il Vangelo.
Saremo anche noi buon terreno, che produce il cento per uno, se ascolteremo docilmente la Parola di Dio, liberando la nostra mente e il nostro cuore dalle pietre della nostra incostanza e dalle spine delle preoccupazioni mondane. Allora si realizzeranno nella nostra vita le parole che abbiamo ascoltato nella prima lettura di oggi: «Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia; così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata» (Is 55,10-11). L'effetto che la Parola di Dio opererà in noi sarà la maturazione di abbondanti frutti di santità. Dimostreremo di aver realmente ascoltato la Parola di Dio se si noterà questa trasformazione.
Per liberare il terreno del nostro cuore da questi sassi e da queste spine è indispensabile una assidua meditazione. Per fare una buona meditazione, possiamo indicare i seguenti punti:
- lettura attenta della Parola di Dio, o di qualche altro libro spirituale;
- riflessione su qualche passo che ci colpisce in modo particolare, pensando a cosa mi vuole dire il Signore con quella frase e come posso metterla in pratica;
- colloquio con Dio, alla luce di quanto si è meditato;
- proposito pratico di miglioramento.
Facendo così ogni giorno, anche solo per un quarto d'ora, noi bonificheremo sempre meglio il nostro cuore, e la Parola produrrà in noi il cento per uno.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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