BastaBugie n�690 del 11 novembre 2020

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1 ECCO L'ISLAMICO DELLA STRAGE A VIENNA DI 10 GIORNI FA... LE AUTORITA' LO LASCIARONO LIBERO
Il terrorista musulmano è stato arrestato mentre cercava di unirsi all'Isis, frequentava una moschea estremista ed ha provato ad acquistare munizioni... ma le autorità austriache hanno creduto alla sua buona fede
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi
2 HO PRESO IL CORONAVIRUS E SONO GUARITA
Mi è stata indicata la terapia da seguire, in un giorno un'équipe di radiologi è venuta a casa mia per osservare con l'ecografia il mio polmone: non c'era niente
Autore: Angela Pellicciari - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 FINALMENTE L'OSTACOLO TRUMP E' STATO RIMOSSO
Ma quali sono le cose che Donald Trump da presidente degli Stati Uniti ha realizzato in questi quattro anni?
Fonte: Società Domani
4 NON ESISTE FRATELLANZA AL DI FUORI DI CRISTO
Ben diverso da un umanitarismo senza consistenza e senz'autorità, il cristianesimo abbraccia tutti gli uomini per confortarli e tutti condurre alla stessa fede e alla stessa felicità celeste (Papa San Pio X)
Fonte: Radio Roma Libera
5 LA CACCIA A CHI NON RISPETTA LE NORME ANTI-CORONAVIRUS RICORDA IL NAZISMO
Cittadini modello che obbediscono solo allo Stato... come Otto Adolf Eichmann che, chiamato a rispondere del massacro degli ebrei, disse sorpreso: ''perché mi processate? Se ho seguito le leggi non ho fatto nulla di male''
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 QUANTO E' STUPIDO IL DIRITTO ALLA BLASFEMIA RIVENDICATO DA MACRON
L'arroganza del presidente francese e di Charlie Hebdo ha conseguenze catastrofiche per le libertà in Europa
Autore: Rodolfo Casadei - Fonte: Tempi
7 SAN JUNIPERO SERRA, L'APOSTOLO DELLA CALIFORNIA
Il movimento Black lives matter ha abbattuto la sua statua a San Francisco perché la sua eroica storia di evangelizzatore è di ostacolo a chi vuole distruggere la civiltà cristiana
Autore: Chiara Chiessi - Fonte: Radici Cristiane
8 OMELIA XXXIII DOM. T. ORD. - ANNO A (Mt 25,14-30)
Il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - ECCO L'ISLAMICO DELLA STRAGE A VIENNA DI 10 GIORNI FA... LE AUTORITA' LO LASCIARONO LIBERO
Il terrorista musulmano è stato arrestato mentre cercava di unirsi all'Isis, frequentava una moschea estremista ed ha provato ad acquistare munizioni... ma le autorità austriache hanno creduto alla sua buona fede
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi, 6 novembre 2020

Se l'Austria è rimasta sorpresa dalla strage compiuta a Vienna il 2 novembre dal terrorista islamico Kujtim Fejzulai non può che incolpare il proprio apparato di sicurezza. Il ventenne con doppio passaporto austriaco e macedone, armato di tutto punto, ha ucciso quattro persone nella capitale dopo aver aperto il fuoco sui passanti e i clienti di bar e ristoranti in diversi punti del centro, prima di essere ucciso dalla polizia.
Fejzulai, il cui attentato è stato rivendicato dallo Stato islamico, era infatti stato condannato a 22 mesi di carcere nell'aprile 2019 dopo aver cercato di viaggiare in Siria per unirsi all'Isis. Nel settembre 2018 si era recato in Turchia per attraverso il poroso confine con la Siria, ma era stato fermato e rimpatriato in Austria, dove fu arrestato nel gennaio 2019.
Ora la polizia austriaca ha arrestato 14 tra i suoi amici e conoscenti, ma nel luglio 2020 ignorò completamente l'allarme lanciato dalla Slovacchia. In estate il terrorista si era infatti recato nella confinante Slovacchia per acquistare una scorta di munizioni per un Ak-47. L'acquisto non andò a buon fine perché Fejzulai non era in possesso di un regolare porto d'armi. La polizia slovacca avvisò immediatamente l'Austria parlando del tentato acquisto da parte di un «sospetto austriaco». L'intelligence austriaca archiviò la segnalazione, senza fare nulla.
Il terrorista aveva frequentato in passato una nota moschea estremista nell'area di Ottakring, a Vienna, il cui imam era poi partito per la Siria, dove aveva creato una brigata jihadista di lingua tedesca. Quando nel dicembre 2019 Fejzulai è stato rilasciato, il ministro dell'Interno ha spiegato che aveva convinto le autorità di avere abbandonato le sue idee e i suoi propositi estremisti. In realtà, la Derad, associazione che si occupa di de-radicalizzare gli islamisti austriaci, ha affermato di non aver mai ottenuto alcun successo con lui.
La leggerezza con cui Vienna ha gestito il caso di Fejzulai è indicativo di quanta strada abbia ancora l'Europa da fare nella lotta al terrorismo islamico che, come dichiarato da Angela Merkel all'indomani dell'attentato, «è il nostro nemico comune».

Nota di BastaBugie: Mauro Faverzani nell'articolo seguente dal titolo "L'ignavia dell'Occidente e la violenza dell'islam" parla da una parte della cieca inerzia dell'Occidente e dall'altra dell'aggressiva intraprendenza del mondo islamico. Vediamo nel dettaglio a che punto siamo.
Ecco l'articolo completo pubblicato su Radio Roma Libera il 26 ottobre 2020:
Da una parte, la colpevole e cieca ignavia dell'Occidente; dall'altra, l'aggressiva intraprendenza del mondo islamico: potrebbe essere questa una fotografia realistica della situazione geopolitica e religiosa contemporanea.
Sull'Occidente molto si è già detto, senza tuttavia che, per questo, la situazione sia mutata, come provano le cronache. Vediamo gli ultimi fatti. Secondo quanto riferito nei giorni scorsi dal ministro dell'Interno francese Gérald Darmanin, Oltralpe ben 851 immigrati clandestini sono accusati di «radicalizzazione di natura terroristica». Ma, di questi, solo per 231 è prevista l'espulsione e solo 180 si trovano attualmente in carcere. Ciò significa che gli altri 620 possono per ora andarsene più o meno indisturbati a zonzo per le strade francesi e non solo.
L'avv. Thibault de Montbrial, fondatore del Centro di Riflessione sulla Sicurezza Interna, nel suo recente saggio Osiamo l'autorità, ha offerto un'analisi pessimistica, benché realistica della situazione in Francia in particolare ed in Europa in generale: «Ci rendiamo conto delle cifre sbalorditive, quando guardiamo l'aumento della criminalità legata all'immigrazione in Italia, Svezia e Germania dal 2015 - ha dichiarato - Queste cifre vengono nascoste, perché la gente si sente estremamente a disagio a parlarne. Molti, anche tra le forze dell'ordine e nei palazzi di giustizia, ritengono che verosimilmente non si sfuggirà ad un periodo di grande violenza. Nessuno sa quando esploderà, né quale possa esserne l'ampiezza, né come possa andare a finire. Ma è alquanto minoritaria l'ipotesi di un miglioramento della situazione senza traumi».
In Danimarca, il primo ministro Mette Frederiksen ha avuto il coraggio di denunciare l'origine «non occidentale» della crescente criminalità, dilagante ormai nel Paese nordico: «Senza generalizzare, dobbiamo comunque riferirci ai fatti - ha dichiarato due settimane fa - Le ragazze vengono insultate o molestate semplicemente perché danesi. Oppure minacciate e sottoposte a tutela sociale, perché diventate troppo danesi. Un carretto di salsicce a Brønshøj è stato attaccato, perché vendeva carne di maiale. Un giovane su cinque di origine non occidentale è stato condannato al carcere prima dei 21 anni. Non è una novità ed è questo il problema. Va avanti da troppi anni». Una denuncia forte, chiara, circostanziata. Però rimasta sostanzialmente inascoltata. La misura più significativa assunta ha riguardato il bando per due anni da bar e locali notturni per i membri delle baby-gang. Quando è evidente, dalle parole dello stesso premier danese, come il problema non sia tanto la microcriminalità quanto l'intero sistema delle politiche migratorie, ben più impegnativo e tale da richiedere provvedimenti ben più complessi e drastici di un semplice maquillage sociale.
Non serve a nulla, anzi è gravemente controproducente assecondare l'andazzo, come hanno fatto viceversa i giudici del tribunale amministrativo di Münster, in Germania, permettendo ad un muezzin, dopo cinque anni di silenzio, di ricominciare pure a chiamare la comunità islamica turca di Oer-Erkenschwick in moschea, diffondendo l'adhan, cioè il richiamo, con l'altoparlante per un massimo di 15 minuti tra mezzogiorno e le 14 di ogni venerdì. È stata così respinta la richiesta di silenziarlo, avanzata cinque anni fa da una coppia di coniugi tedeschi, Hans-Joachim e Lieselotte Lehmann, residenti nei pressi ed infastiditi dal rumoroso strumento. In primo grado, nel 2018, fu data loro ragione, ma quella sentenza è stata ora ribaltata e ciò si configura oltre tutto come un pericoloso precedente, perché altri possano decidere di fare altrettanto sull'intero territorio nazionale. Giungendo al paradosso di scatenare gli altoparlanti islamici proprio quando vengono imbavagliate le campane delle chiese cattoliche da giudici non altrettanto tolleranti verso la nostra religione...
Anche in Italia episodi quali la rivolta degli immigrati presso il centro rimpatri di Milano o le ripetute aggressioni con tanto di coltello presso la stazione di Barletta sono solo segnali, offerti dalla cronaca nera, di un disagio molto più ampio, preoccupante e soprattutto, al momento, senza reali argini. Persino il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, lo scorso luglio ha dato la sveglia al governo «nella sua interezza», richiamandolo ad agire, sulla questione migranti, «con una politica adeguata». Segno evidente di come, ad oggi, adeguata non sia.
Il problema non è congiunturale, ma strutturale. Il che significa che, anche al netto della jihad, cioè anche senza considerare le espressioni di puro terrorismo, è la concezione della persona e della società, ad esser radicalmente ed inconciliabilmente diversa tra l'Occidente con i suoi valori, quando accolti e non rinnegati, e l'islam con prassi, ad esser benevoli, sin troppo "disinvolte"...
Il report stilato dal Carnegie Endowment for International Peace, ad esempio, evidenzia il ruolo giocato da Dubai nell'agevolare corruzione, criminalità e flussi di soldi illeciti, provenienti da Europa, Afghanistan, Russia, Iran ed Africa orientale, aggravando così i conflitti e la malavita internazionale, a tutti i livelli. In particolare, nell'emirato, il mercato immobiliare rappresenterebbe una fonte attrattiva di denaro sporco, complici anche regole minimali e sin troppo tolleranti.
La Cbs ha denunciato la presenza, nelle carceri egiziane, di ben 60 mila prigionieri politici ancora in attesa o in assenza di processo. Tra di essi, figurerebbero molti attivisti ed accademici. Ma l'impermeabilità ai diritti umani riguarderebbe anche il ricorso alla tortura nei commissariati ed i fermi arbitrari, documentati ormai da diverse organizzazioni e da più fonti.
Non solo. Già in passato il governo egiziano si è distinto per aver bloccato 21 siti web ritenuti «mendaci» ed accusati di sostenere «terrorismo ed estremismo». Tra i media colpiti figurano anche nomi "eccellenti" come Al-Jazeera, Asharq, Masr al Arabia, Al Shaab, Arabi 21, Rassd ed altri. Mada Masr, editato in arabo ed in inglese, non aveva alcuna contiguità con la Fratellanza Musulmana, ma era "reo" d'aver espresso posizioni critiche nei confronti dell'amministrazione alla guida del Paese.
Sempre sul fronte mediatico, la Tunisia ha invece il problema opposto: un'autentica campagna d'odio viene promossa, qui, inquinando così la «formazione della coscienza collettiva - ha scritto Anwar al-Jamawi, docente universitario, sull'agenzia Al-arabi al-Jadid - Gli incitamenti dei media alla violenza ed alla ribellione non fanno altro che minacciare la stabilità e la pace sociale. Secondo un rapporto pubblicato da due associazioni tunisine, il Consiglio nazionale delle libertà e la rete dell'Alleanza per le donne tunisine, il 90% delle testate giornalistiche contiene discorsi di esortazione all'odio. Il 13% dei mass-media invita in maniera esplicita a fare ricorso alla violenza ed il 58% delle piattaforme mediatiche trasmette discorsi provocatori o di parte. Il sindacato dell'Associazione dei giornalisti ha osservato più volte le centinaia di violazioni attuate da parte dei mass-media tunisini attraverso insulti, espiazione, discriminazione ed una difesa basata sulla violenza; per questo motivo, la Suprema Commissione per la Comunicazione audiovisiva ha emesso dozzine di atti punitivi nei loro confronti, a causa delle violazioni della dignità umana». Insomma, il quadro è chiaro, la diagnosi è infausta e la prognosi è assente.
Anche senza considerare il - pur gravemente presente - problema legato alla jihad internazionale, questi fatti mostrano dunque nel mondo islamico una mentalità ed una visione di persona, società e diritti umani assolutamente incompatibili ed inconciliabili col sistema occidentale, figlio del diritto romano, della filosofia greca e dell'impianto cristiano, che per millenni ha forgiato, formato ed informato la nostra gente, i nostri popoli, la nostra terra.

Fonte: Tempi, 6 novembre 2020

2 - HO PRESO IL CORONAVIRUS E SONO GUARITA
Mi è stata indicata la terapia da seguire, in un giorno un'équipe di radiologi è venuta a casa mia per osservare con l'ecografia il mio polmone: non c'era niente
Autore: Angela Pellicciari - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07-11-2020

Volando alto, le aquile hanno la possibilità di abbracciare in un attimo la situazione del loro territorio di caccia e di regolarsi di conseguenza.
Se provassimo anche noi a fare la stessa cosa? Se provassimo ad osservare il panorama che ci si presenta dall'alto, guardando giù, verso terra, per osservare in una visione d'insieme cosa succede all'epoca del coronavirus in Italia?

LA CHIESA
Dall'inizio della pandemia la chiesa ha avuto uno sbandamento vistoso che ha portato perfino alla decisione di chiudere le chiese, a Roma, anche se per un giorno. Le chiese sono rimaste senza funzioni religiose per mesi, per non parlare del ridicolo in cui i tentativi di non infettarsi hanno sprofondato sacerdoti e fedeli durante le liturgie.
È stato dimenticato il diritto del sacerdozio di regolare le questioni liturgiche in completa autonomia dal potere temporale.
È stato scordato il canone 213 del diritto canonico che sancisce il diritto dei fedeli a ricevere i sacramenti.
Che io sappia, per la prima volta nella sua storia, la chiesa non ha mostrato con coraggio al mondo che, la morte essendo vinta, le persone ammalate possono e debbono essere amorosamente curate sia dai laici che dal clero esercitando a livello eroico la virtù della carità cristiana. Mi limito a fare alcuni esempi che riguardano da vicino l'Italia: Francesco e Caterina, i nostri santi protettori, hanno instancabilmente curato lebbrosi e appestati (non malati di corona virus...). Così ha fatto il patrono della mia parrocchia, il principe Luigi Gonzaga, così san Rocco, così Bellarmino, così don Bosco coi suoi ragazzi cui ha garantito che, se fossero rimasti in santità di vita, il colera non li avrebbe raggiunti.

GLI ERRORI DEL GOVERNO
Per quanto riguarda il governo, ha ripetutamente scordato le garanzie costituzionali e ignorato la funzione centrale del parlamento.
Ha messo un'enorme enfasi - durata mesi - nel mostrare quotidianamente il numero dei morti, dei ricoverati, delle persone finite in terapia intensiva.
Ha suscitato terrore con la sua maniacale informazione monotematica.
Ha considerato i tabaccai luoghi privilegiati rispetto alle chiese.
Ha dato per scontato che l'unica cosa importante sia la salute fisica da conservare costi quello che costi. Costi anche la soppressione delle libertà costituzionalmente garantite, compresa la libertà religiosa.
Ha più volte mandato messaggi per suggerire che gli anziani non sono cittadini come gli altri; sono persone che  non essendo in grado di decidere da sole su come vivere, dovrebbero vedere limitate le loro libertà fondamentali.

COSA È SUCCESSO IN ITALIA
L'attività parlamentare essendo fortemente limitata, il governo con la maggioranza parlamentare che lo sostiene, ha dato priorità a leggi di importante rilevanza sociale: la legge contro l'omofobia che prevede l'introduzione di reati d'opinione e il tentativo di rendere l'aborto ancora più libero e pervasivo di quanto non sia. In questo contesto la limitazione della possibilità per gli anziani di decidere sulla propria vita, ha mostrato la simpatia della maggioranza per la soppressione della vita in nome della dignità della vita, chiamata eutanasia.
Ci si può domandare: la situazione è ovunque la stessa? La risposta è netta: no. Non tutti hanno giocato sul terrore per imporre ai cittadini l'adozione di modelli di vita estranei alla cultura e alle tradizione della popolazione.
Mi è stata chiesta una testimonianza: eccola. Quando ho capito che quasi certamente avevo contratto il virus,  sono andata a Fabriano dove in un giorno ho fatto il tampone, subito mi è stata indicata la terapia da seguire, in un giorno un'équipe di radiologi è venuta a casa mia per osservare con l'ecografia cosa fosse capitato al mio polmone: niente. Adesso sono in attesa della convocazione per il tampone di controllo.
Con questo cosa voglio dire? Che, insieme a fare affidamento sull'unica salvezza che abbiamo, quella che ci regala il Salvatore, ci converrebbe ricordare che il coronavirus è una pandemia che solo nel 5% dei casi richiede l'ospedalizzazione e quasi mai porta alla morte.

DOSSIER "CORONAVIRUS"
Sì alla prudenza, no al panico

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07-11-2020

3 - FINALMENTE L'OSTACOLO TRUMP E' STATO RIMOSSO
Ma quali sono le cose che Donald Trump da presidente degli Stati Uniti ha realizzato in questi quattro anni?
Fonte Società Domani, 9 novembre 2020

Quattro anni di fuoco concentrico su  Donald Trump hanno sortito il loro effetto,  ma non troppo. Il martellante bersagliamento di New York Times e Cnn e il lavoro fatto dai sondaggisti, avrebbero dovuto provocare la "valanga blu". Invece niente. Neanche le proteste per la morte di George Floyd contro le violenze degli agenti di polizia americani, hanno determinato un boom del voto democratico. Forse perché le autorità locali, sindaci e governatori, responsabili dell'ordine in quegli Stati, spesso erano Democratici.
Trump ha resistito aumentando il suo monte voti, ma non riuscendo a guadagnare il 50% più uno dei delegati, veri elettori del Presidente USA. Non è un caso che il Senato è rimasto a maggioranza Repubblicana e alla Camera dei Rappresentati i Democratici rischiano di perdere cinque seggi. Gli elettori hanno fermato l'onda Democratica, semplicemente perché essa è esistita solo sui media. Un Senato a maggioranza repubblicana sarà importante per arginare il dispotismo dei Democratici anche perché, questi ultimi, hanno in progetto di elevare a stato di Distretto, Columbia e Portorico, portando a 52 le stelle della bandiera USA, e determinando il cambiamento dei rapporti di forza  nella Corte Suprema con l'aumento dei giudici.  Fra l'altro l'unico governatorato che in queste elezioni ha cambiato colore è quello del Montana, passato ai Repubblicani, mentre in Luisiana si è registrato, in concomitanza con le elezioni presidenziali, il favore  del 62% degli elettori (contro il 38%) sull'emendamento che nega all'aborto il valore di diritto costituzionale.
Anche i media nostrani si sono scatenati, toccando i massimo sul LA7 con la trasmissione di Purgatori che ha dedicato una intera serata per produrre una immagine di Trump corrotto, corruttore, evasore fiscale, spregiudicato donnaiolo fino a stilare un profilo clinico da malato psichiatrico, manco dovessero votare gli italiani.
Cosa vogliamo farci? I progressisti sono così, non lo fanno per cattiveria, gli viene spontaneo.
Ma quali sono le cose che Trump ha realizzato in questi quattro anni? Difficile redigere il quadro complessivo dell'operato di un Presidente USA, ma alcune cose si possono sottolineare, tenendo conto che il potere mediatico internazionale ha cercato in tutti i modi di oscurare e sabotare l'immagine di Trump, mettendo in risalto fatti della sua vita privata ed evitando di informare il pubblico intorno alle sue scelte politiche, peraltro costruite grazie ad eccellenti collaboratori come Mike Pompeo.

POLITICA INTERNAZIONALE
Trump è riuscito a  contrastare la progressiva politica di influenza ed espansione cinese, facendo da ostacolo alle mire imperialiste di Xi Jinping che, non dimentichiamolo, è il primo leader cinese a sommare sulla sua persona tutte le massime cariche del potere cinese, un fatto che non accadeva dai tempi di Mao Zedong. Le trame espansionistiche di Xi Jinping attraverso la realizzazione della via della seta, hanno trovato un ostacolo in Trump. In Medio Oriente c'è stata una svolta grazie agli  "accordi di Abramo" tra Israele ed Emirati Arabi Uniti, cui si è aggiunto il Bahrein. Un accordo storico che in un altro contesto avrebbe guadagnato un nobel per la pace, ma non nel caso di Trump. Il 15 settembre 2020 sono stati siglati documenti per "perseguire una visione di pace, sicurezza e prosperità nel Medio Oriente... e la piena normalizzazione dei legami bilaterali", con un richiamo al Patriarca Abramo, punto di congiunzione delle tre religioni monoteistiche.  In quattro anni di presidenza, Trump non ha scatenato nessun nuovo intervento militare internazionale. Una cosa che può stare antipatica all'industria delle armi, ma non agli americani che si sono ritirati dalla Siria settentrionale. Nessun pacifista ha esultato!
Le maggiori democrazie occidentali hanno il problema del Deep State. Chi governa, eletto democraticamente, non ha un reale pieno potere. I governi si trovano a contrastare un potere mediatico che non è più quell'indispensabile servizio di informazione alla Comunità politica che dovrebbe essere, ma un potere al servizio di uno "stato profondo" che risponde a logiche ed interessi multinazionali e finanziarii. Trump è stato un ostacolo al deep state. La sottrazione dei finanziamenti all'OMS è stata una delle tante misure che ha preoccupato seriamente la cupola dell'establishment internazionale che lo ha contrastato ancora di più. Peraltro il 45esimo Presidente degli USA si è trovato a combattere con una inchiesta giudiziaria, il  Russiagate, in cui Trump è stato accusato di alto tradimento e spionaggio a favore di potenze straniere. Un'inchiesta senza prove che nel 2019 si è chiusa con un nulla di fatto. Nonostante questo Trump ha comunque realizzato successi economici straordinari, abbattendo la disoccupazione, un risultato intaccato dall'epidemia covid19.

QUESTIONE CLIMATICA E GREEN ECONOMY
Sul piano della questione climatica e della green economy, Trump ha costituito un ostacolo ed un punto a favore della razionalità e della verità, perché ha smascherato le ideologie green tagliando fuori gli USA dai folli Accordi di Parigi 2016. L'obiettivo 2 gradi, prevede la riduzione dei gas serra prodotti dalle attività umane (anidride carbonica in primo luogo, ma anche metano e refrigeranti Hfc). La presidenza USA ha denunciato che in realtà la vera partita è sui campi di battaglia per accaparrarsi le fonti energetiche che emettono CO2. In questo senso Trump conosce benissimo il gioco cinese proteso a conquistare tutta  l'Africa e le sue materie prime, lasciando i paesi poveri nell'arretratezza più assoluta, ma concorrendo a sviluppare una green economy che favorisca soprattutto Pechino. Green vuol dire anche "batterie", e batteria vuol dire litio, materia della quale la Cina ha l'85% della produzione.

DIFESA DELLA VITA
Trump è stato un ostacolo ai progetti di ulteriore espansione delle politiche proaborto. La Marcia per la vita del gennaio 2020 è stata la prima volta di un Presidente USA, «Siamo qui per un motivo molto semplice - ha detto - difendere il diritto di ogni bambino, nato e non nato, di realizzare il potenziale a lui donato da Dio. Ogni gennaio, da 47 anni, gli americani arrivano qui per marciare per la vita. E oggi come presidente degli Stati Uniti, sono davvero orgoglioso di essere qui con voi». I finanziamenti all'aborto che provengono dal cosiddetto Titolo X, un capitolo di spesa pubblica promosso nel 1970 dal Congresso, per la prima volta sono stati tagliati.
Trump ha dato un apporto, destinato a durare nel tempo, alla composizione della Corte Suprema degli Stati Uniti con la nomina di Amy Coney Barrett, conservatrice, cattolica e anti abortista. Per i progressisti un ostacolo a carattere permanente, visto che la nomina è a vita. Nella circostanza Trump aveva twittato: "dobbiamo avere il risultato finale la notte del 3 novembre", lanciando l'ennesimo sospetto sul voto per posta. Ma Twitter ha censurato il post, definendolo "controverso" e possibilmente "fuorviante in merito alle modalità di partecipazione alle elezioni". Episodio che conferma il potere del deep state nei confronti dell'uomo, ritenuto, più potente della terra, il Presidente USA.

I DIRITTI UMANI... QUELLI VERI
Infine non si può dimenticare la costituzione della COMMISSIONE GLENDON "Commission on Unalienable Rights" nata nel 2019 da una iniziativa del Segretario di Stato USA Michael R. Pompeo allo scopo di definire i diritti umani inalienabili ai quali si dovrà attenere il Dipartimento di Stato USA nella sua politica estera. Ha raccolto eminenti personaggi della cultura e della scienza di livello mondiale. La commissione è presieduta da Mary Ann Glendon, giurista cattolica della Harvard Law School, già presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali (nominata da san Giovanni Paolo II). La Commissione Glendon ha avuto l'esplicito mandato di distinguere i "veri" diritti umani inalienabili da quella proliferazione di presunti diritti umani andati moltiplicandosi negli ultimi decenni attraverso interpretazioni e giurisprudenze varie. Insomma un lavoro importantissimo per distinguere i veri diritti umani da quelli che sono la proiezione di desideri incarnati da lobby omosessualiste, ambientaliste, animaliste etc....  Anche in questo Trump rischiava di diventare un OSTACOLO INSORMONTABILE.
E' probabile che gli USA si annuncino tempi di promozione dell'aborto, del gender, di intolleranza verso la libertà di religione e verso la libertà di parola, di compressione del diritto all'autodifesa, tendenza alla statalizzazione e burocratizzazione di sanità ed educazione, aumento delle tasse e depressione economica. Ma l'aspetto più preoccupante per la politica internazionale sarà il venire meno di un vero polo alternativo al diffondersi dell'influenza planetaria della Cina comunista e di altri centri di potere multinazionali e finanziari.... E tutto questo anche perché, l'ostacolo è stato rimosso!

Nota di BastaBugie: colpisce la modalità con cui è stato "democraticamente" spodestato Trump. Esauriti i mezzi leciti, chi voleva farlo fuori ha usato mezzucci e scorrettezze di tutti i tipi. Per comprendere meglio come sono davvero andate le elezioni si può leggere il seguente articolo, cliccando sul link.

TUTTI I BROGLI DELLE ELEZIONI AMERICANE 2020
Le elezioni Trump-Biden saranno ricordate per le anomalie dei voti postali: i morti che votano (perfino un gatto), i seggi dove ha votato il doppio degli aventi diritto, il sindacato delle poste che aveva dato il suo sostegno ufficiale a Joe Biden già in agosto, ecc.
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6345

DOSSIER "DONALD TRUMP"
Il presidente nemico del politicamente corretto

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Fonte: Società Domani, 9 novembre 2020

4 - NON ESISTE FRATELLANZA AL DI FUORI DI CRISTO
Ben diverso da un umanitarismo senza consistenza e senz'autorità, il cristianesimo abbraccia tutti gli uomini per confortarli e tutti condurre alla stessa fede e alla stessa felicità celeste (Papa San Pio X)
Fonte Radio Roma Libera, 27 ottobre 2020

Molti sanno che san Pio X è l'autore della Pascendi, l'enciclica dell'8 settembre 1907 che condanna il modernismo, ma non tutti sanno che il grande Pio X è autore di un documento, che non è un'enciclica, ma è una Lettera apostolica, che per importanza si affianca alla Pascendi, di cui costituisce, potremmo dire, un complemento, perché del modernismo affronta non l'aspetto teologico e filosofico, ma quello politico e sociale.
La Lettera a cui mi riferisco è appunto la Notre charge apostolique che condanna il movimento del Sillon («Solco»), fondato in Francia nel 1902 da Marc Sangnier (1873-1950), un movimento di cattolici-democratici, precursore di quelli che oggi sono definiti i movimenti "popolari" o "sociali".
Notre Charge apostolique, il titolo della Lettera di san Pio X, significa "la nostra carica apostolica", potremmo anche dire la nostra missione apostolica, il nostro dovere apostolico: il dovere del Supremo Pastore di guidare e illuminare il suo gregge. Questa Lettera, diretta ai vescovi francesi, fu pubblicata il 25 agosto 1910, dunque centodieci anni fa e merita di essere ricordata per la sua stringente attualità. Io invito tutti a leggerla con attenzione. Da parte mia vi propongo la lettura di un passo che mi sembra illuminante, dedicato appunto al concetto di "fraternità".
Dopo aver criticato i concetti di giustizia e di uguaglianza propugnati dal Sillon, papa san Pio X afferma: "Lo stesso accade per la nozione di fraternità, di cui stabiliscono la base nell'amore degli interessi comuni, oppure, al di la di tutte le filosofie e di tutte le religioni, nella semplice nozione di umanità, comprendendo così nello stesso amore e in un'eguale tolleranza tutti gli uomini con tutte le loro miserie, tanto intellettuali e morali quanto fisiche e temporali.
Orbene, la dottrina cattolica ci insegna che il primo dovere della carità non consiste nella tolleranza delle convinzioni erronee, per quanto sincere esse siano, né nella indifferenza teorica o pratica per l'errore o per il vizio in cui vediamo immersi i nostri fratelli, ma nello zelo per il loro miglioramento intellettuale e morale, non meno che per il loro benessere materiale.
Questa stessa dottrina cattolica ci insegna pure che la sorgente dell'amore per il prossimo si trova nell'amore di Dio, padre comune e comune fine di tutta l'umana famiglia, e nell'amore di Gesù Cristo, di cui siamo le membra al punto che consolare un infelice equivale a far bene a Gesù Cristo stesso. Ogni altro amore è illusione o sentimento sterile e passeggero.
Certamente, l'esperienza umana sta a provare, nelle società pagane o laiche di tutti i tempi, che in certi momenti la considerazione dei comuni interessi o della naturale somiglianza è di scarsissimo peso di fronte alle passioni e agli affetti disordinati del cuore.
No, Venerabili Fratelli, non vi è vera fraternità al di fuori della carità cristiana, che per amore di Dio e del suo Figlio Gesù Cristo, nostro Salvatore, abbraccia tutti gli uomini per confortarli tutti e tutti condurre alla stessa fede e alla stessa felicità celeste. Separando la fraternità dalla carità cristiana intesa in tal modo, la Democrazia, lungi dall'essere un progresso, costituirebbe un disastroso regresso per la civiltà. Infatti, se si vuol arrivare, e noi lo desideriamo con tutta l'anima nostra, alla maggior quantità di benessere possibile per la società e per ciascuno dei suoi membri, per mezzo della fraternità, oppure, come ancora si dice, per mezzo della solidarietà universale, sono necessarie l'unione degli spiriti nella verità, l'unione delle volontà nella morale, l'unione dei cuori nell'amore di Dio e di suo Figlio, Gesù Cristo. Orbene, questa unione è realizzabile soltanto per mezzo della carità cattolica, la quale solamente, di conseguenza, può condurre i popoli sul cammino del progresso, verso l'ideale della civiltà."
In tempi di Covid, ricordiamo ancora queste parole della Lettera che san Pio X sembra profeticamente indirizzare ai cattolici disorientati del nostro tempo: Gesù Cristo "non ha annunciato per la società futura il regno di una felicità ideale, da cui sarebbe bandita la sofferenza; ma, con le sue lezioni e i suoi esempi, ha tracciato il cammino della felicità possibile sulla terra e della felicità perfetta in Cielo: la via regale della Croce. Sono insegnamenti che si avrebbe torto ad applicare soltanto alla vita individuale in vista della salvezza eterna; sono insegnamenti eminentemente sociali e ci mostrano in Nostro Signore Gesù Cristo una realtà ben diversa da un umanitarismo senza consistenza e senz'autorità."
La via della Croce: non qualsiasi Croce, ma quella di Cristo, seconda persona della Santissima Trinità, Verbo Incarnato, fondatore della Chiesa cattolica, l'unica che, grazie ai suoi Sacramenti e al suo immutabile Magistero, trasmesso dai Romani pontefici, ci permette di raggiungere la salvezza eterna, che è l'obiettivo di ogni uomo che voglia dare senso e significato alla sua vita.

Fonte: Radio Roma Libera, 27 ottobre 2020

5 - LA CACCIA A CHI NON RISPETTA LE NORME ANTI-CORONAVIRUS RICORDA IL NAZISMO
Cittadini modello che obbediscono solo allo Stato... come Otto Adolf Eichmann che, chiamato a rispondere del massacro degli ebrei, disse sorpreso: ''perché mi processate? Se ho seguito le leggi non ho fatto nulla di male''
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 6 novembre 2020

Otto Adolf Eichmann nacque in Renania nel 1906. Durante il Terzo Reich si occupò del trasporto degli ebrei nei vari campi di concentramento. Dopo la guerra fuggì in Argentina; lì fu riconosciuto e rapito dal Mossad. Trasferito in Israele, venne processato nel 1961 a Gerusalemme. Il processo Eichmann avrebbe dovuto essere esemplare e spettacolare; a questo fine vennero invitati giornalisti da tutto il mondo. Il settimanale New Yorker inviò l'intellettuale ebrea Hannah Arendt che pubblicò la raccolta dei suoi resoconti con il titolo (italiano) di La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme (Feltrinelli, Milano 1964).
Purtroppo, però, le cose non andarono come il primo ministro israeliano Ben Gurion aveva desiderato. Innanzitutto, l'intera faccenda sollevò diverse perplessità. Oltre alla spettacolarizzazione del processo, voluto dalle autorità israeliane, il rapimento di Eichmann era certamente una violazione del diritto internazionale, oltre che dell'imputato. Ma, soprattutto: era giusto che Eichmann fosse processato dai vincitori e senza aver infranto alcuna legge in vigore in Germania durante il Terzo Reich? Fu, tuttavia, Eichmann stesso a causare per ben due volte smarrimento in tutti quelli che seguivano il processo, giudici compresi.

IL PROCESSO A EICHMANN
La prima volta, al suo apparire in aula, semplicemente mostrando il suo aspetto. Tutti si aspettavano un militare fiero, dall'aspetto marziale: quello che gli apparì davanti era, invece il più misero dei travet, che nemmeno il geometra Filini: «Un uomo di mezza età, di statura media, magro, con un'incipiente calvizie, dentatura irregolare e occhi miopi, il quale per tutta la durata del processo se ne starà con lo scarno collo incurvato sul banco» (così la Arendt).
La seconda volta quando l'imputato «improvvisamente dichiarò con gran foga di aver sempre vissuto secondo i principi dell'etica kantiana, e in particolare conformemente a una definizione kantiana del dovere». Questa dichiarazione di Eichmann scandalizzò molti, ai quali sembrò che il nazista profanasse il pensiero dell'illustre filosofo. Eppure egli era così sicuro di quanto affermava, e la citazione così precisa, che qualcuno tra i presenti fu colto da un dubbio: e se avesse ragione? Se quanto è accaduto in Germania non fosse altro che la logica conseguenza del pensiero di Kant? E, di conseguenza, della riforma luterana (Kant era figlio di un pastore luterano)? Lo scomodo quesito restò nelle pagine della Arendt e fu dimenticato. Eppure è lì, nero su bianco, a tormentarci.
 Kant espose la propria morale ne La critica della ragion pratica (1788). Senza farla troppo lunga, basti dire che Kant risolve la questione morale spiegando che «si deve perché si deve»; che, d'accordo, non è una spiegazione. Significa che bisogna obbedire alle leggi semplicemente perché sono leggi; e all'autorità semplicemente perché è l'autorità: in questo consiste la morale. È il risultato dell'antropologia luterana (l'uomo non è libero, ma sempre etero-diretto) con una spruzzata di empirismo inglese (l'uomo non può conoscere altro che la materia e le leggi morali e religiose sono inconoscibili). Questa fu infatti, la difesa di Eichmann: perché mi processate? Non solo non ho infranto le leggi; non solo ho obbedito alle leggi. Ma, in tutta la Germania, voi non troverete un altro che si sia distinto per zelo kantiano come me. Dunque, perché mi processate? Se ho seguito le leggi non ho fatto nulla di male.

NON MERITI IL SISTEMA SANITARIO!
E adesso il gentile lettore chiederà: ma perché questo ci annoia raccontandoci queste cose? Che ci importa, che c'entra con la nostra vita?
Spiego. Mi guardo intorno, parlo con le persone che incontro, osservo. In alcuni la paura è ancora forte; in molti, invece, è molto diminuita. Eppure il clima resta invivibile. Ci sono ancora persone additate perché portano la mascherina lasciando il naso scoperto o perché mostrano scetticismo sulle misure anti-covid. Sento invocare le punizioni peggiori per chi esercita un minimo di pensiero critico («Non meriti il sistema sanitario!»), alcuni professionisti sono stati puniti per aver espresso un dissenso nei confronti del pensiero mainstream, continua la caccia all'untore con il naso fuori della mascherina, ancora non abbiamo superato«gli sceriffi del poggiolo». E l'argomento di tutti costoro è sempre quello kantiano, eichmanniano: «È la legge. Punto».
Il buono, il giusto, il sensato, il morale è ridotto al legale: lo dice la legge, serve altro? Giusta o sbagliata che sia, è la legge. Non sono d'accordo, ma la legge...
Ecco ciò che sconvolse la Arendt durante il processo Eichmann. Il male non è feroce, è peggio: è banale. Da questa constatazione ella trasse il fortunato titolo del suo libro. Eichmann, la personificazione del male, era un uomo banale. Noioso, grigio. «Non era stupido, era semplicemente senza idee». Si esprimeva per frasi fatte, ha letto il suo primo libro in età adulta. Beh, vi dirà la verità: io ne vedo molte, in giro, di persone così. Credono di pensare, di avere un'opinione; in realtà, semplicemente, ripetono ciò che hanno ascoltato in televisione o hanno letto sui social. Pensano di sapere ciò di cui parlano semplicemente perché hanno ascoltato l'esperto di turno intervistato sui media. Non ammettono che il mondo sia complesso perché non lo capiscono; hanno bisogno di schieramenti dicotomici (buoni/cattivi) da favola per bambini; credono che chiunque non pensi né abbia progetti perché loro non lo fanno.
Sono Eichmann. Tanti piccoli Eichmann. Cittadini modello che pensano ciò che devono pensare, obbediscono, colorano stando nelle righe. Otto Adolf Eichmann è il modello e il simbolo dell'uomo contemporaneo. Chissà come reagirebbe, se lo sapesse.

DOSSIER "CORONAVIRUS"
Sì alla prudenza, no al panico

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 6 novembre 2020

6 - QUANTO E' STUPIDO IL DIRITTO ALLA BLASFEMIA RIVENDICATO DA MACRON
L'arroganza del presidente francese e di Charlie Hebdo ha conseguenze catastrofiche per le libertà in Europa
Autore: Rodolfo Casadei - Fonte: Tempi, 5 novembre 2020

Spiace dover criticare chi è stato e continua essere vittima dell'odio, della cattiveria e del fanatismo jihadista, ma ogni giorno che passa diventa sempre più probabile che la stupidità e l'arroganza di Charlie Hebdo e del presidente Emmanuel Macron stiano per regalare all'islamismo - cioè all'islam politico di Erdogan e del Millî Görüş, dei Fratelli Musulmani, della teocrazia iraniana, del Jamaat el Islami del subcontinente indiano - la sua più grande vittoria politica a livello internazionale, che avrà conseguenze nefaste per la libertà in Europa.
L'ostinazione di Macron a rivendicare il "diritto alla blasfemia" come un fondamentale diritto umano che la Francia promuove e protegge e l'esercizio di tale asserito diritto da parte del sopra citato periodico che ha ripubblicato le vignette su Maometto all'inizio di settembre e poi più recentemente una su Erdogan che evoca il Profeta mentre compie un atto licenzioso hanno prodotto una situazione inedita. Forse per la prima volta terroristi jihadisti, governi e forze politiche islamiste, autorità istituzionali islamiche, governi di paesi musulmani che islamisti non sono e musulmani della strada si ritrovano tutti uniti nell'obiettivo di ottenere che la Francia cambi le sue leggi e le sue abitudini in materia di libertà di espressione. E, purtroppo per tutti, ci riusciranno. Risultato che sarà probabilmente solo l'inizio di un processo di trasformazione delle leggi europee in senso illiberale.

RIUNIRE I NEMICI
Macron e Charlie Hebdo sono riusciti nell'impresa di coagulare in unico fronte ciò che era separato e in alcuni casi contrapposto. Tutte le componenti della costellazione islamica in questo momento hanno interesse a piegare la Francia: i jihadisti, sconfitti militarmente in Medio Oriente, potrebbero dimostrare che il ricatto terroristico funziona in terra europea; Erdogan, che ha usato i toni più duri contro Macron e più vittimisti riguardo alla condizione dei musulmani europei, dimostrerebbe che quando scende in campo come rappresentante degli interessi dei musulmani che vivono in Europa il risultato è un successo; il musulmano della strada, in Europa come nel Dar-al-Islam, assaporerebbe la rivincita dell'umiliato che è riuscito a piegare i potenti che disprezzando la sua fede disprezzano lui; i governi arabi non islamisti e le autorità religiose pro-establishment come al-Azhar dimostrerebbero che si può difendere efficacemente l'islam anche perseguitando i Fratelli Musulmani (governi) o restando al servizio dei governi che li perseguitano (autorità islamiche ufficiali).
Nessuno dimentichi che Ahmed al-Tayeb, lo sceicco di Al-Azhar, ha condannato l'omicidio del docente francese Samuel Paty come anti-islamico, ma ha aggiunto che «insultare le religioni e attaccare i loro simboli sacri sotto la bandiera della libertà di espressione costituisce un doppio standard dal punto di vista intellettuale e un aperto invito all'odio». "Doppio standard" significa che non si può respingere il terrorismo delle armi (jihadista) se non si respinge anche il terrorismo intellettuale delle vignette blasfeme: al-Tayeb mette le due cose sullo stesso piano.

COSA SUCCEDERÀ ADESSO
Il film delle settimane a venire è facile da pronosticare: il governo francese presenta la sua legge contro il "separatismo" destinata a colpire le moschee e i centri di scolarizzazione islamisti in Francia, le proteste e i boicottaggi contro Parigi nel mondo islamico raddoppiano di intensità, nuovi attentati terroristici colpiscono il territorio francese, i paesi riuniti nell'Organizzazione della Conferenza islamica condannano gli attentati ma chiedono alla Francia di ritirare la sua legislazione islamofoba e di legiferare contro la blasfemia, altrimenti saranno costretti a prendere provvedimenti contro i cittadini e le merci francesi. L'Europa dichiarerà la sua solidarietà con Parigi, ma non farà nulla per passare dalle parole ai fatti: in Germania vivono 5 milioni di musulmani di cui 2 milioni con la cittadinanza tedesca. Mentre gli Usa non simpatizzano affatto per la laicità alla francese, soprattutto gli esponenti dell'establishment progressista.
Come ha scritto su Le Figaro l'esperto di jihadismo Hugo Micheron: «C'è una stampa influente e "progressista", incarnata dal New York Times e dal Washington Post, che sembra fare molta fatica a pensare il problema jihadista - questo aggettivo non appare mai negli articoli sugli attacchi terroristici! Con un ribaltamento della realtà, la responsabilità della violenza è imputata non agli islamisti, ma al modello repubblicano francese, un'interpretazione che riecheggia la vulgata diffusa dalla Turchia di Erdogan o dalla Cecenia di Kadyrov».

IL DISCORSO DI BENEDETTO XVI A RATISBONA
La stampa e l'establishment liberal americano per lo più fanno la stessa cosa che fecero quindici anni fa in occasione delle violenze seguite al discorso di Ratisbona di Benedetto XVI: puntano il dito non contro chi ha fatto ricorso alla violenza per protestare contro la manifestazione di un pensiero (allora venne uccisa una suora in Somalia e furono attaccate chiese in Palestina e in Iraq), ma contro chi ha manifestato il pensiero al quale gli estremisti hanno reagito con violenze e minacce. Per i progressisti made in Usa i musulmani non vanno provocati perché godono dello statuto di vittime (del colonialismo e del pregiudizio etnico e religioso); ma più in generale né un presidente Trump né un presidente Biden prenderebbero mai le difese del "diritto alla blasfemia" rivendicato da Macron che ha coagulato l'indignazione e la reazione di tutto il mondo islamico, perché gli Usa hanno bisogno della Turchia per contenere la Russia e hanno bisogno dell'Arabia Saudita per tenere sotto scacco l'Iran.
Ma più che col cinismo e con l'incapacità di comprendere dei liberal americani Macron se la deve prendere con se stesso, perché le condizioni per l'inversione delle responsabilità, con la Francia vittima di ripetuti sanguinosi attentati jihadisti trasformata in carnefice dei musulmani che la abitano, le ha create lui provocando il cortocircuito fra le leggi vigenti che vogliono impedire l'islamizzazione dello spazio pubblico, quelle che lui vuole introdurre per combattere il "separatismo" di alcune componenti musulmane della popolazione e la rivendicazione della legittimità della blasfemia anti-islamica. Non c'è bisogno di essere musulmani per sentire che qualcosa stride quando lo Stato francese, dopo aver vietato negli anni scorsi l'hijab nelle scuole e il niqab e i burka in pubblico (mentre alcune amministrazioni locali vietano anche il burkini in spiaggia e nelle piscine), si appresta ora a vietare il velo in tutte le aziende destinatarie di appalti pubblici, ad abolire la scuola parentale (praticata da un certo numero di famiglie musulmane) e a negare agli imam formati all'estero e pagati da autorità straniere di esercitare in Francia, e nel mentre che introduce questi divieti che hanno l'obiettivo di ostacolare la diffusione dell'islamismo, la massima autorità di Francia difende la libertà illimitata di bestemmiare il profeta e il Dio dei musulmani. Chi glielo spiega ai musulmani - di tutto il mondo - che la Francia non ce l'ha con loro?

OTTUSITÀ LAICISTA
Il futuro, come dicevamo, è segnato: la Francia dovrà cedere e fare per la ragione sbagliata quello che avrebbe dovuto fare tempo fa per la ragione giusta. In tutti i paesi del mondo la libertà di espressione ha dei limiti fissati dalla legge, in particolare quando l'espressione diventa offensiva, e non si capisce in base a quale logica il sentimento religioso dovrebbe essere l'unico sentimento umano verso il quale le offese sono sempre permesse. Ma il cedimento in questa particolare circostanza avrà due conseguenze catastrofiche: consacrerà Recep T. Erdogan come protettore dei musulmani che vivono in Europa e spianerà la strada ad altri cedimenti che avverranno con la stessa dinamica del primo. Il quadrilatero terroristi-Erdogan-piazze musulmane-al-Azhar funzionerà alla perfezione, ogni componente rafforzando le altre tre spontaneamente, senza nessuna intesa previa. L'ottusità presuntuosa dei laicisti ci ha portato qui.

DOSSIER "LA FRANCIA DI MACRON"
Eletto presidente con il 15% dei voti

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Fonte: Tempi, 5 novembre 2020

7 - SAN JUNIPERO SERRA, L'APOSTOLO DELLA CALIFORNIA
Il movimento Black lives matter ha abbattuto la sua statua a San Francisco perché la sua eroica storia di evangelizzatore è di ostacolo a chi vuole distruggere la civiltà cristiana
Autore: Chiara Chiessi - Fonte: Radici Cristiane, 16 Ottobre 2020

San Junipero Serra, "l'Apostolo della California", dal 1767 al 1784 percorse 9.900 chilometri nella sola California e 5.400 miglia di navigazione, cresimò 5.309 candidati, e fondò 9 delle 21 missioni spagnole in California. Un santo del genere è chiaro che crei molto più di un fastidio, in quanto ostacolo all'attività del Maligno che vuole abbattere la Chiesa. Ecco perché oggi c'è chi ne abbatte le statue...
«I Barbari sono tornati. E vogliono distruggere la civiltà cristiana»: mons. Reig Pla, vescovo di Alcalá de Henares, in Spagna, così ha commentato, a giugno, in un'omelia, la notizia dell'abbattimento della statua di san Junipero Serra a San Francisco, statua finita nel mirino del movimento Black lives matter, la cui agenda è ovviamente anti-cattolica: «Vogliono togliere l'immagine di Isabella la Cattolica dal Campidoglio di Washington, vogliono abbattere la statua di fra Junipero Serra. Non possiamo semplicemente imputare il fatto ad ignoranza. È possibile che chi abbia compiuto materialmente queste cose sia ignorante, ma, dietro l'ignorante, ci sono i veri barbari  che vogliono porre fine alla civiltà cristiana». Ma chi fu questo grande Santo, fondatore di 9 delle 21 missioni spagnole in California e per quale motivo suscita tanto odio tra i «barbari», tanto da volerlo abbattere e "cancellare" dalla Storia?
Conosciuto come "l'Apostolo della California", nacque a Maiorca nel 1713. Appena diciottenne, si fece francescano, decidendo di assumere il nome di Junipero (frate Ginepro), per ricordare uno dei compagni più vicini e fedeli a san Francesco d'Assisi. Abbandonò l'insegnamento universitario per quella che sarebbe stata, per tutta la sua vita, la sua vocazione: la missione. Il 28 giugno 1749, insieme ad altri venti frati, salpò dal porto di Cádiz verso il Messico, arrivando alla città di Veracruz il 7 dicembre. Mentre gli altri viaggiavano a dorso dei muli, per recarsi a Città del Messico, san Junipero camminava: si ferì così ad una gamba, una ferita che lo avrebbe tormentato per tutta la vita. La prima destinazione furono le missioni in Sierra Gorda, abitate da tribù di indigeni. In breve tempo, san Junipero superò il primo ostacolo, che lo separava dalle popolazioni locali, ovvero la lingua; una volta appresa, grazie all'aiuto di un governatore indigeno, tradusse orazioni e nozioni della dottrina cristiana.

VINCERE PIÙ ANIME PER DIO
Oltre alla predicazione del Vangelo, diffuse il modello della civiltà occidentale: «Vincere più anime per Dio» era il motto dei missionari, segno di un'infaticabile zelo apostolico per la salvezza delle anime, perché «Salus extra Ecclesiam non est». San Junipero si preoccupò non solo delle necessità spirituali degli indios, ma anche di quelle materiali, tant'è che li introdusse al commercio, alla tessitura ed all'agricoltura. Poco a poco, la loro vita andò migliorando. Costruì a Jalpan de Serra una chiesa in stile barocco, dedicata a san Giacomo, che fu presa a modello per la realizzazione di altre quattro chiese nelle sue missioni. Restò in Sierra Gorda fino al 1767: quell'anno i gesuiti furono espulsi dai possedimenti spagnoli e le missioni della Bassa California (Stato messicano al confine) furono affidate ai francescani. Padre Junipero venne eletto Superiore ed insieme ad altri 14 compagni giunse in zona il primo aprile 1768. Dopo soli due anni, fondò la missione di San Diego.
Spostatosi verso l'Alta California, fondò le missioni di San Carlos de Monterey (trasferita poi sulle sponde del fiume Carmel); di Sant'Antonio, il 14 luglio 1771; di San Gabriel (oggi inserita nella grande città di Los Angeles), l'8 settembre 1771; di San Luis Obispo, il primo settembre 1772. Il primo agosto 1776 fondò la missione di San Francisco, il primo novembre quella di San Juan Capistrano ed il 7 gennaio 1777 quella di Santa Clara. Papa Clemente XIV gli concesse per dieci anni il privilegio di amministrare il Sacramento della Cresima; al termine di tale periodo, il numero dei cresimati di tutte le missioni da lui visitate fu di 5.309. Nel 1782 fondò l'ultima missione, quella di San Bonaventura, più nota come Ventura, poi si ritirò al Carmelo di Monterey (nella contea omonima, in California) e lì morì il 28 agosto 1784, con il conforto dei Sacramenti. In 17 anni, dal 1767 al 1784, nella sola California, padre Junipero percorse 9.900 chilometri e 5.400 miglia di navigazione, sopportando, nonostante l'infermità al piede, le condizioni disagiate di lunghi viaggi in mare e via terra.

ACCUSE INFONDATE
San Junipero fronteggiò burocrati e comandanti militari, combatté gli abusi ed i potenti per proteggere gli indios della California. Quando morì all'età di 71 anni, fu pianto come un padre dalle stesse popolazioni che aveva convertito, perché nessuno prima di lui aveva fatto tanto per loro. Nonostante tutto il bene compiuto, sulla figura del santo francescano circola una "leggenda nera", che ha portato non solo all'abbattimento della sua statua a San Francisco, ma anche alla deturpazione del suo monumento a Palma di Maiorca, con la scritta in rosso «razzista». "Colpevole" dunque di cosa? È stato accusato di aver ridotto in schiavitù le popolazioni degli indios e di aver rubato le loro terre. I detrattori dimostrano di non conoscere affatto la figura del santo ed i loro sconsiderati atti sono il frutto di manovre molto più ampie, proprie di chi vorrebbe cancellare la civiltà cristiana.
Uno straordinario missionario che percorse più di 9.000 chilometri e che cresimò più di 5.000 indios, che si mise a costruire, mattoni alla mano, la chiesa di Santiago de Jalpan, lo stesso che con instancabile zelo missionario predicò in tutta la California che solo convertendosi a Cristo e vivendo il Vangelo si sarebbe avuta la salvezza eterna; un santo del genere è chiaro che crei molto più di un fastidio. Diventa un ostacolo «all'attività del Maligno che vuole abbattere la Chiesa», come ebbe a dire mons. Cordileone prima di compiere un esorcismo nel luogo in cui fu abbattuta la statua del santo. L'arcivescovo di Los Angeles, mons. Jose Gomez, in un'omelia ha elogiato san Junipero: «Il ricordo di san Junípero e dei primi missionari cambia il modo in cui ricordiamo la nostra storia nazionale. Ci ricorda che i primi inizi dell'America non sono stati politici. I primi inizi dell'America sono stati spirituali».
Ecco il motivo di questi atti sacrileghi e di questi attacchi  alla civiltà cristiana ed alla nostra fede, che mai però potranno mettere in ombra la grandezza di san Junipero. Infatti, tutta la civiltà impiantata nel Nuovo Mondo deriva dalla Chiesa di Gesù Cristo e dal Papato Romano. Chi ha in odio il Vangelo ed i cosiddetti "barbari" potranno abbattere o deturpare statue, ma mai potranno cancellare la realtà della bellezza e della grandezza della civiltà cristiana, che, con l'evangelizzazione dei popoli ad opera di missionari instancabili come san Junipero, ha dato la salvezza eterna a numerose anime.

Nota di BastaBugie: San Junipero Serra è considerato il padre degli indios, fu da allora onorato come un eroe nazionale.
Nell'inverno tra il 1934 e il 1935, quattro cattolici americani di Seattle decisero di dar vita a una organizzazione di laici che favorisse, mediante assidui contatti e opportuni approfondimenti, la conoscenza del cattolicesimo e la sua diffusione nella società moderna. Dopo breve tempo, l'associazione ebbe un indirizzo più preciso, ossia la promozione e il sostegno alle vocazioni sacerdotali; come patrono venne scelto padre Junipero, per la sua azione missionaria. Oggi i Serra Club, così vennero a chiamarsi, sono diffusi in tutto il mondo.

Fonte: Radici Cristiane, 16 Ottobre 2020

8 - OMELIA XXXIII DOM. T. ORD. - ANNO A (Mt 25,14-30)
Il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre
Fonte Il settimanale di Padre Pio

La parabola dei talenti ci presenta due categorie di cristiani: quella di tutti coloro che, con diligenza, fanno fruttare ciò che hanno ricevuto dal Signore; e quella composta da coloro che, invece, non pongono alcun impegno e vanificano tutte quelle belle qualità che Dio aveva loro dato. Ad ognuno di noi Dio ha dato delle grazie, delle capacità, o, per adoperare le parole del Vangelo, dei talenti, che devono essere utilizzati per la gloria di Dio, per la propria santificazione, e per il bene del prossimo.
Ciò che Dio vuole vedere in noi è l'impegno, la buona volontà, non tanto la riuscita. Spetterà poi a Lui premiare i nostri sforzi e le nostre iniziative con un buon risultato. Se manca l'impegno nostro, non possiamo presumere di avere l'aiuto di Dio; se, al contrario, abbiamo riposto ogni impegno e, malgrado ciò, i risultati sono scarsi, possiamo restare tranquilli in coscienza: abbiamo fatto ciò che potevamo.
Nessuno può addormentarsi e rimanere ozioso; tutti devono lavorare nella vigna del Signore, secondo i talenti ricevuti. Tocca a noi scuoterci dal nostro torpore e prendere coscienza di tutte le possibilità di cui Dio ci ha arricchiti per contribuire al bene. Se faremo così, un giorno ci sentiremo dire dal nostro Signore: «Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone» (Mt 25,21). Se, al contrario, ci faremo prendere dalla negligenza e "nasconderemo il nostro talento sottoterra" (cf Mt 25,25) come quel «servo malvagio e pigro» (Mt 25,26) di cui parla il Vangelo, saremo gettati fuori, ove «sarà pianto e stridore di denti» (Mt 25,30). Queste parole ci fanno comprendere la gravità di alcuni peccati a cui raramente si pensa, la gravità dei peccati di omissione. Non siamo manchevoli davanti a Dio solamente per il male che facciamo, ma anche per il bene che trascuriamo di compiere. All'inizio della Messa, abbiamo detto di aver molto peccato in pensieri, parole, opere ed omissioni. Lo diciamo ogni domenica, ma ci pensiamo poche volte. Il Vangelo di oggi ci serva di stimolo per rivedere la nostra vita e per mettere ogni impegno nel compiere il bene.
Quasi sicuramente, è molto più grande il bene che non abbiamo compiuto, piuttosto che il male commesso. E, anche quando compiamo il bene, la nostra diligenza lascia molto a desiderare. Tante volte viene da dire che i figli delle tenebre pongono ogni impegno nel compiere il male, mentre noi, che vogliamo servire il Signore, ci accontentiamo di mezze misure. Se li imitassimo nel loro impegno, quanto grande sarebbe il bene che riusciremmo a compiere, quanto grande sarebbe la gloria che riusciremmo a dare a Dio, e quanto maggiore sarebbe il bene che riusciremmo ad arrecare al prossimo!
San Paolo, nella seconda lettura, esorta i cristiani ad essere vigilanti perché «il giorno del Signore verrà come un ladro di notte» (1Ts 5,2). I «figli della luce» (1Ts 5,5) – così li chiama san Paolo – devono rimanere desti e non devono farsi trovare impreparati. Soprattutto, i cristiani non devono farsi trovare addormentati nel sonno della pigrizia. L'Apostolo delle genti dice infatti: «Noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri» (1Ts 5,6). Dobbiamo essere trovati desti nella preghiera e nel compimento delle opere buone. Un esempio molto bello di questa santa operosità ci è offerto dalla prima lettura di oggi. L'autore del libro dei Proverbi elogia la donna saggia che mette Dio al primo posto nella sua vita e che riempie le sue giornate di tante opere buone: «Illusorio è il fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare. Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani e le sue opere la lodino alle porte della città» (Prv 31,30-31). Questa lettura elogia le opere buone di questa donna. Ella dà al suo sposo «felicità e non dispiaceri per tutti i giorni della sua vita» (Prv 31,12); ella lavora nella sua casa e «stende la mano al povero» (Prv 31,20); lo scrittore sacro afferma che «ben superiore alle perle è il suo valore» (Prv 31,10).
Le parole che abbiamo meditato ci fanno comprendere che un cristiano vale per l'amore che porta a Dio e al prossimo, e non di più. Il mondo segue le vanità e ricerca solo i piaceri; la Parola di Dio ci insegna invece il valore supremo che è quello della carità.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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