BastaBugie n�702 del 03 febbraio 2021

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1 MOIRA, ABUSATA DAI GENITORI GAY IN QUANTO GAY
Il legame fra omosessualità e pedofilia è evidente nella storia di Moira Greyland, figlia della scrittrice di successo de ''Le nebbie di Avalon'' e degli altri 7 romanzi fantasy della stessa serie (VIDEO CENSURATO DA YOUTUBE: La testimonianza di Moira Greyland)
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 SAI COS'E' IL GRANDE RESET?
I signori del denaro cambieranno il mondo per come lo conosciamo, soprattutto nei rapporti di lavoro, nelle relazioni umane e aumentando il controllo delle persone
Autore: Aldo Maria Valli - Fonte: Radio Roma Libera
3 LA TIRANNIA DEL CONFORMISTA
Il conformista è la canzone di Giorgio Gaber sul pensiero uniforme e preconfezionato che diventa violento e intollerante contro chi la pensa diversamente (VIDEO: Il conformista di Giorgio Gaber)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
4 MACRON FINGE DI COMBATTERE L'ISLAM ILLUDENDOSI DI RENDERLO DEMOCRATICO
La carta dei principi dell'islam è un accordo che non ha nessun valore e serve solo a gettare fumo negli occhi all'opposizione e all'opinione pubblica
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana
5 FINITO IL LOCKDOWN MOLTI CATTOLICI NON TORNERANNO PIU' ALLA MESSA
Ad esempio negli Stati Uniti le Messe di Natale avevano una partecipazione del 64%, mentre il 25 dicembre 2020 hanno visto solo il 20% dei cattolici
Autore: Aldo Maria Valli - Fonte: Radio Roma Libera
6 UNO STATO SENZA ABORTI ESISTE (NEGLI USA)
Nello stato del Missouri non è possibile abortire, poiché non c'è nessuna struttura che esegua tali interventi... invece a livello federale l'abortista Biden ha già iniziato la demolizione delle leggi prolife
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 SANTA CATERINA D'ALESSANDRIA, MARTIRE E SPOSA DI CRISTO
Da adolescente ebbe il dono del matrimonio mistico con Gesù e rivelò a Santa Giovanna d'Arco (insieme a santa Margherita d'Antiochia e san Michele Arcangelo) la missione di salvare la Francia
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Radio Roma Libera
8 OMELIA V DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 1, 29-39)
Si ritirò in un luogo deserto e là pregava
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - MOIRA, ABUSATA DAI GENITORI GAY IN QUANTO GAY
Il legame fra omosessualità e pedofilia è evidente nella storia di Moira Greyland, figlia della scrittrice di successo de ''Le nebbie di Avalon'' e degli altri 7 romanzi fantasy della stessa serie (VIDEO CENSURATO DA YOUTUBE: La testimonianza di Moira Greyland)
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03-03-2018

Moira Greyland ha atteso la morte dei genitori per scrivere The Last Closet: The Dark Side of Avalon, un libro che comincia così: «Sono la figlia di tre genitori gay». Di suo padre, Walter Breen, autore di fiction fantascientifiche, si seppe finalmente che era davvero un pedofilo seriale quando fu condannato nel 1990, dopo decine e decine di accuse, prima archiviate grazie alla sua notorietà e alla copertura da parte del mondo della fiction fantascientifica. Mentre sulle colpe di sua madre, Marion Zimmer Bradley, nota autrice di libri fantasy (in cui la famiglia viene messa in dubbio e il lesbismo promosso) lettissimi negli States, si fa ancora silenzio. Di lei ci si limita a dire che pur sapendo non aveva voluto denunciare il marito, mentre praticò come lui la pedofilia, per poi accompagnarsi ad una donna dopo la sua morte.
Così racconta sua figlia in questo libro coraggiosissimo, non solo per la forza di mettere davanti al mondo il proprio dolore innocente, ma per il fatto di denunciare il legame intrinseco fra omosessualità e pedofilia: «Ho sentito tutte le solite proteste: "I tuoi genitori erano malvagi perché erano malvagi, non perché erano gay, ma non sono d'accordo», scrive: «Il problema di fondo è di tipo filosofico...: il sesso è sempre tutto buono» per chi come i suoi genitori sposa l'ideologia Lgbt. Infatti sia Marion sia Walter erano convinti che non dovendo avere limiti, non essendo legato al fine procreativo ed essendo espressione dell'amore in ogni caso, il sesso doveva essere praticato fra persone dello stesso sesso così come con i bambini.
Ma chi sono questi due personaggi, ancora ammirati da certa cultura, che in 27 anni di matrimonio abusarono entrambi di bambini e bambine e dei loro due figli? Marion era la figlia di un alcolista che a sua volta abusò di lei, ma non per questo la figlia Moira, pur perdonandola, giustifica la madre: «Penso che, qualunque sia il dolore che proviamo, siamo tutti responsabili delle nostre azioni e anche lei lo deve essere". Anche perché chi subisce abusi "non vorrebbe che nessun altro ne fosse soggetto». Certamente può accadere che la ripetizione dell'abuso sia un modo per scappare da quello subito, ma «chi commette crimini in preda al delirio poi esprime almeno un po' di rimorso. Non ne ho mai visto nemmeno un briciolo in mia madre». La ragione è chiara: quella dei suoi genitori non era solo una debolezza, ma il frutto di un dolore trasformato in un'ideologia sposata come giusta.

FERITE ENORMI
Moira sottolinea anche come la tendenza omoerotica e la cultura che la sostiene siano un problema serio, frutto di ferite enormi. Secondo lei le tendenze di sua madre erano «il modo di vincere il suo violentatore». Marion rifiutava il sesso maschile e la femminilità come sinonimo di vulnerabilità. Per questo è «difficile immaginare una donna meno femminile di mia madre. La sua voce, il suo corpo, il suo linguaggio, le sue maniere, tutto parlava di potere e solo di potere come priorità nell'approcciarsi alle altre persone". Il matrimonio con Walter era solo frutto di un'unione intellettuale: per lei «gli uomini potevano amarti solo per la tua mente». Per lei un uomo era avvicinabile solo se era femminista. Non a caso «il matriarcato da lei istituito in casa...era oppressivo e terrificante e faceva sentire noi figli come degli animali in gabbia, desiderosi di scappare o morire».
Anche la pedofilia di Walter nasce dalla sua omosessualità divenuta ideologia. Abbandonato dal padre fu adottato da due persone che gli inculcarono il terrore di Dio e che poi divorziarono. Walter crebbe con una donna autoritaria, dopo aver subito violenze in orfanotrofio. Motivo per cui cercava «disperatamente amore dagli uomini», ma l'unica risposta che trovò fu quella di un uomo che abusò di lui. Crescendo fece lo stesso per decenni. E, continua Moira, trovò «in mia madre la partner perfetta per i suoi crimini», tanto che lei lo sposò «pur sapendo che aveva già abusato di bambini dai 3 ai 12 anni di età».
Moira ha scritto questo libro soprattutto per svelare ad un mondo convinto che "basta che sia amore" per essere coppie da "Mulino Bianco": «La realtà delle relazioni gay non ha nulla a che fare con quello che siamo portati a credere...Come figlia si aspettavano da me che approvassi e sponsorizzarsi il loro essere genitori gay...dovevo diventare lesbica e cooperare con i loro sforzi di farmi diventare tale». Questa donna, oggi madre, aggiunge poi che sono «una montagna di fatti che mi hanno portata ad oppormi ai "matrimoni" gay. So dalla mia esperienza personale che queste relazioni sono costrutti sociali che esistono solo per generare anarchia sessuale e per confondere il sesso con l'amore. Siccome il sesso è buono, la libertà è bene e l'amore è bene, i libertini credono che dovremmo elargire sesso, libertà e amore a tutti i bambini...E sperare che come risultato non si suicidino».

I LIBRI PERICOLOSI DI SUA MADRE: LA SAGA DI AVALON
Sono dure le parole di Moira, che per aver superato un trauma così profondo, sopravvivendo senza impazzire alle violenze, ha lottato con tutte le sue forze aggrappandosi a Dio. Sapendo che se non si combatte questa battaglia saranno migliaia gli innocenti destinati a soffrire come lei. Perciò continua denunciando sua madre (che abbandonò Dio «perché non l'aveva salvata») per il fatto di aver incoraggiato «decine di migliaia dei suoi lettori a seguirla nei suoi passi lontani dalla cristianità e in una spiritualismo che pensava offrire di più» e per il fatto di aver diffuso una cultura pansessualista.
Nel volume si legge che Marion stessa lo aveva ammesso in tribunale quando suo marito fu accusato di pedofilia: «Ciascuno, anche i ragazzini, sono liberi di agire come vogliono». Come se i bimbi potessero essere consenzienti (quello che le lobby pedofile oggi tentano di far credere per aprire un primo spiraglio alla legalizzazione della pedofilia). E anche «mio padre era convinto che il miglior modo per esprimere amore verso i bambini era avere rapporti sessuali con loro". La sua ideologia era questa: «Siccome il sesso coincide con l'amore, bisogna fare sesso con tutti».
Chiaramente, sia Walter sia Marion odiavano la differenza di ruoli dell'uomo e della donna, convinti che l'essere umano non fosse fatto per la monogamia. La figlia lo spiega così: «Il rinnegamento del ruolo è il rinnegamento dell'età adulta e della responsabilità, che però sono un dato di fatto». Soprattutto, fa notare, «puoi anche fingere che un gatto sia un cane... ma questo non dà la felicità. L'ho visto e rivisto: le donne che sono "forti" e "dominanti" sono sempre arrabbiate per il fatto che i loro mariti non sono più forti di loro, mentre li buttano giù ogni volta che loro mostrano un pizzico di forza». La ragazza, che racconta delle orge a cui assisteva in casa sua, aggiunge che «avevo bisogno che mio padre mi proteggesse e mi riconoscesse come femmina invece di rifiutarsi di proteggermi, vedendomi come un nulla amorfo in competizione con lui di fronte ai maschi. Avevo bisogno che mia madre mi amasse, mi stringesse e mi confortasse invece di fare la dittatrice terrorizzante e infuriata. Peggio ancora...dovevo essere felice di quello che facevano, indipendentemente da quello che facevano a noi».

I FRUTTI AVVELENATI DEL GENDER
Impressiona leggere dell'educazione che Moira e il fratello ricevevano dai genitori, perché ricalca quella dell'ideologia gender che oggi viene introdotta nelle scuole con la parvenza di una cosa buona, inclusiva, tollerante. Nel volume emerge che i due si sposarono per fare figli ma che «prendevano in giro il matrimonio... non esisteva alcun momento della loro relazione in cui Walter pensò ad alcuna forma di esclusività sessuale per entrambi". Moira spiega che per lui la Chiesa era contro il sesso, perché vuole privare del suo potere l'uomo, tanto che se le persone non sono omosessuali è per colpa della religione e della società». Marion e Walter, membri attivi del movimento femminista ed Lgbt, in casa ripetevano che «bisognava salvare la gente insegnando loro queste cose fin da piccoli e sessualizzandole». Certi che anche fare sesso con loro avrebbe contribuito alla liberazione: «Non era fare qualcosa di male, non era qualcosa che poteva distruggere una persona e farle tentare il suicidio», scrive Moira. E quando le vittime di suo padre lo denunciarono? «Pensò che gli avevano fatto il lavaggio del cervello». Scrive ancora la figlia che la pedofilia, sperimentata sulla sua pelle, «non genera amore ma schiavitù, dipendenza dall'adulto».
Ma Moira non è la sola, perché già anni fa Dawn Stefanowicz scisse Fuori dal Buio, la mia vita con un padre gay «contro una nuova, inaudita forma di abusi sui minori, legalizzata e promossa dagli Stati che hanno abbracciato un'ideologia del tutto falsa, per la quale ogni tipo di vissuto e ogni forma di convivenza vengono considerati leciti ed equivalenti». Anche lei racconta di un padre che la voleva lesbica e che abusò di lei quando era piccolissima. Anche lei fu costretta ad assistere alle orge a cui partecipava suo padre che aveva rapporti con uomini giovanissimi. Dawn ha poi spiegato che «conoscevo molti gay che avevano una preferenza per i maschi adolescenti che avevano appena raggiunto la pubertà. Cercavano ragazzi con padri assenti e quindi vulnerabili».
Non è un caso, dunque, se dall'accettazione culturale dell'omosessualità si sta passando a quella della pedofilia. Come ha ricordato l'associazione "Le Voix de l'Enfant" dopo che nel 2017 un tribunale francese ha scagionato dall'accusa di stupro un ventinovenne che aveva abusato di una bimba di 11 anni (è successo anche in Italia): «La questione del consenso o della sua assenza non dovrebbe mai essere tenuta in considerazione se si tratta di minori vittime di stupro». Eppure se ne inizia a parlare. Prima sessualizzandoli all'asilo e poi affermando: ma se il bimbo è consenziente, perché no?

Nota di BastaBugie: Marion Zimmer Bradley, la madre di Moira Greyland, ha scritto il Ciclo di Avalon, una serie di romanzi di genere fantasy di enorme successo commerciale che riprende la tradizione del ciclo arturiano (prende il nome per l'appunto dalla immaginaria isola di Avalon, dove la leggenda colloca la tomba di Re Artù), sviluppando il tema del conflitto fra i druidi celtici e gli invasori romani rivisitandolo alla luce dell'ideologia gender e libertina.
Tutta la serie infatti è una riscrittura storico-religiosa del mito: l'autrice descrive, ispirandosi al genere fantasy, il passaggio dalle antiche religioni celtiche alla religione cristiana; nonché il passaggio da un mondo matriarcale a uno di stampo patriarcale. La serie nel 2001 ha avuto una trasposizione televisiva.
In queste opere la famiglia viene messa in dubbio e il lesbismo promosso. Ovviamente il presupposto ideologico che passa nei lettori, senza che questi se ne accorgano, è che l'Occidente ha imposto stereotipi di genere bloccando la bellezza delle società precristiane dove c'era libertà e maggior rispetto della natura. A quale bellezza porti questo modo di concepire la nostra cultura e la nostra storia è evidenziato dalla vita reale dell'autrice, madre di Moira e complice degli abusi del padre su di lei e gli altri ragazzini.
Ascoltiamo la coraggiosa testimonianza di Moira nel seguente video (durata: 8 minuti) che ci è stato censurato da YouTube perché la verità sul mondo gay non si può raccontare. I fatti devono cedere il posto all'ideologia.


https://rumble.com/vdig1t-moira-abusata-da-una-coppia-gay.html

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DOSSIER "ABUSI DI GENITORI GAY"
Una piaga nascosta e terribile

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03-03-2018

2 - SAI COS'E' IL GRANDE RESET?
I signori del denaro cambieranno il mondo per come lo conosciamo, soprattutto nei rapporti di lavoro, nelle relazioni umane e aumentando il controllo delle persone
Autore: Aldo Maria Valli - Fonte: Radio Roma Libera, 25 gennaio 2021

L'espressione Great Reset è ormai di dominio pubblico ed entra in molte analisi e discussioni. Spesso però in proposito si resta nel vago. Per rendere più chiaro che cosa si prefiggono i teorici di questa manovra epocale può essere utile dare un'occhiata al cosiddetto libro bianco, intitolato Resetting the Future of Work Agenda in a Post-Covid World, pubblicato dal World Economic Forum.
Questo documento di trentuno pagine spiega come eseguire (o implementare, come si usa dire oggi) il programma contenuto nel libro Covid-19. The Great Reset, scritto da Klaus Schwab, il fondatore del World Economic Forum, con Thierry Malleret.
Resetting the Future si occupa, come arco di tempo, del decennio dal 2021 al 2030. Ed ecco, in sintesi, che cosa prevede per quanto riguarda il lavoro.
Prima di tutto un'accelerazione dei processi di lavoro digitalizzati, che dovrà portare l'84% di tutti i processi di lavoro a essere digitalizzati o realizzati via video.
Circa l'83% delle persone dovrà lavorare a distanza, senza interazioni tra persone, all'insegna di un assoluto distanziamento sociale.
Si prevede che almeno la metà di tutte le attività sarà automatizzata: in altre parole, il contributo umano diretto sarà drasticamente ridotto, anche nello stesso lavoro a distanza.
Anche le attività di upskilling e reskilling dovranno essere digitalizzate. Con upskilling si indica lo sviluppo di competenze aggiuntive che aiutano a rendere una persona più efficace e qualificata nel suo ruolo. Con reskilling si indica lo sviluppo di abilità significativamente differenti per far sì che una persona sia in grado di ricoprire un ruolo diverso. Il 42% dell'aggiornamento delle competenze o della formazione per nuove competenze sarà digitalizzato: in altre parole, anche in questo caso l'imperativo è evitare il contatto umano e realizzare tutto mediante computer, intelligenza artificiale e algoritmi.

ED ECCO ALTRI OBIETTIVI
Accelerare l'attuazione dei programmi di riqualificazione, così che almeno il 35% delle competenze sia "riqualificato": significa che le competenze raggiunte dovranno essere abbandonate.
Accelerare le trasformazioni degli assetti organizzativi. Si prevede di "ristrutturare" il 34% delle attuali strutture organizzative, così che siano dichiarate obsolete. L'obiettivo è fare spazio a nuovi set di quadri organizzativi, così da garantire, anche mediante la digitalizzazione, il massimo controllo su tutte le attività.
Riassegnare temporaneamente i lavoratori a compiti diversi: si prevede che questa sorte toccherà a circa il 30% della forza lavoro. Ciò significa rivedere anche le scale retributive.
Ridurre temporaneamente la forza lavoro: si prevede che questo destino interesserà il 28% della popolazione. Si tratta di fatto di disoccupazione, anche perché non è precisato che cosa si intenda con il termine "temporaneamente".
Riduzione della forza lavoro, così che almeno il 13% della forza lavoro sia ridotto in modo permanente.
Solo un 4% della forza lavoro non sarà toccato da queste misure.
Questo, a grandi linee, il processo concreto di implementazione del Great Reset.
Ma ricordiamo che il Great Reset prevede anche uno schema di credito, in base al quale un debito personale potrà essere "condonato" dietro la consegna di tutti i beni personali a un ente o un'agenzia amministrativa.

DOMANDE INQUIETANTI
Di fronte a questi obiettivi sorgono ovviamente molte domande. E la prima è: qual è l'interesse precipuo in base al quale i teorici del Great Reset formulano certe visioni, stabiliscono determinati traguardi e indirizzano le scelte dei responsabili della cosa pubblica? I potenti che si riuniscono a Davos non sono, se non in minima parte, espressione della volontà dei cittadini, non sono persone elette in organismi rappresentativi, bensì banchieri, amministratori delegati di grandi aziende, industriali, miliardari, docenti universitari. Quale, dunque, il loro obiettivo?
La risposta più sincera l'ha data lo stesso Klaus Schwab, inventore del Forum di Davos, quando al Financial Times ha ricordato che il WEF "è sempre stato concepito come piattaforma per gli investitori". Non bisognerebbe mai dimenticare, dunque, che la molla è il denaro.
Il che fa capire meglio certe prospettive contenute nel libro bianco, tutte indirizzate, come abbiamo visto, verso la riduzione del costo del lavoro e un sempre più serrato controllo delle persone, all'interno di un quadro, dominato dalle tecnologie informatiche, nel quale si potrà fare tranquillamente a meno di relazioni sociali che non siano quelle virtuali.
Chi, di fronte al processo di resetting, solleva dubbi e manifesta preoccupazioni, non di radio è tacciato di complottismo. Ma, di fronte ai dati reali, questa accusa appare ridicola. Qui non si tratta di essere complottisti. Si tratta di capire in che modo i signori del denaro vogliono cambiare il mondo e l'uomo stesso.
Benvenuti, dunque, nel nuovo decennio.

Fonte: Radio Roma Libera, 25 gennaio 2021

3 - LA TIRANNIA DEL CONFORMISTA
Il conformista è la canzone di Giorgio Gaber sul pensiero uniforme e preconfezionato che diventa violento e intollerante contro chi la pensa diversamente (VIDEO: Il conformista di Giorgio Gaber)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 25 gennaio 2021

In questi tempi di pensiero uniforme e preconfezionato, sui media e nella rete, quindi nelle relazioni sociali, sembra tornata di grande attualità la canzone di Giorgio Gaber, "Il conformista".
È la perfetta rappresentazione del mondo dei semicolti e dei cosiddetti intellettuali di oggi, seguiti e imitati pedissequamente da greggi che pascolano sui social e nei media:
"Il conformista è uno che di solito sta sempre dalla parte giusta
ha tutte le risposte belle chiare dentro la sua testa è un concentrato di opinioni
E quando ha voglia di pensare pensa per sentito dire forse da buon opportunista
si adegua senza farci caso e vive nel suo paradiso".
Ovviamente "il conformista" che un tempo fu "fascista" poi è diventato "marxista-leninista/ e dopo un po' non so perché mi son trovato Americanista" (il testo dice: cattocomunista, ma lui cantando dice "americanista").
Ma soprattutto - dice Gaber, facendo una carrellata degli ultimi decenni - è stato "un po' sessantottista", da qualche tempo "è ambientalista", per un po' è stato "come un po' tutti socialista", ma in sintesi oggi è "progressista, / al tempo stesso liberista antirazzista" e pure "animalista" (non più "assistenzialista"). E naturalmente è "ottimista europeista", "femminista" e "pacifista".
Il genio popolare di Gaber - oltre alle trasformazioni delle idee - coglie la psicologia di questo diffusissimo tipo umano. Il conformista è uno "senza consistenza" che "s'allena a scivolare dentro il mare della maggioranza" e "vive di parole da conversazione... galleggiando", come un pallone "gonfiato dall'informazione", un tipo umano "che vola sempre a bassa quota in superficie / poi sfiora il mondo con un dito e si sente realizzato".
La satira di Gaber si ferma qui. Si potrebbe aggiungere che "il conformista" è uno che non si fa domande che possano destabilizzarlo e quindi si scandalizza quando trova chi semina dubbi e pone interrogativi scomodi che mettono in discussione i suoi preconcetti, le sue idee convenzionali.

L'ALTRO LATO DELLA MEDAGLIA
E qui spunta l'altro lato della medaglia del pensare conformista che è la scomunica collettiva verso il pensiero dissidente, il disprezzo verso l'eretico, l'ostilità di branco contro i non allineati (con relativa gragnuola di insulti), la demonizzazione dell'avversario trasformato in Nemico (talvolta addirittura nemico dell'umanità) e poi - spalmato dappertutto - l'odio, distillato di odio, ma ovviamente mascherato come il suo contrario, cioè come lotta contro "l'odio" che si attribuisce al Nemico.
Ci sono i "catechismi civili" da ossequiare, con i loro luoghi comuni e ci sono ormai addirittura i "dizionari politicamente corretti", con le parole e i pensieri permessi e vietati, per convenzione sociale, per regolamento e presto perfino per legge. Oggi siamo arrivati molto in là nel regno del luogocomunismo.
All'origine però c'è sempre una sottomissione accettata, spesso per quieto vivere. La libertà comincia a morire a volte in modo impercettibile. All'inizio magari per un clima pedagogico, che diventa sottilmente intimidatorio, a cui ci si arrende, prima individualmente e poi collettivamente.
Questo ci dice un breve racconto di Dino Buzzati intitolato "La parola proibita", che fa parte del volume "Sessanta racconti", pubblicato da Mondadori, e che dovrebbe trovare cittadinanza nelle antologie scolastiche.
Buzzati - che è vissuto nel mondo dei giornali ed è morto nel 1972 - descrive benissimo il meccanismo che induce all'autocensura e poi alla sottomissione all'ideologia dominante.
Il protagonista del breve racconto (surreale e distopico) esordisce dicendo che "da velati accenni, scherzi allusivi, prudenti circonlocuzioni, vaghi sussurri, mi sono fatto finalmente l'idea che in questa città, dove mi sono trasferito da tre mesi, ci sia il divieto di usare una parola".

LA PAROLA PROIBITA
Incuriosito va ad interrogare un amico, Geronimo, e quello conferma, ma gli spiega che non se la sente di dirgli che parola è: "io vivo in questa città da oltre vent'anni, essa mi ha accolto, mi ha dato lavoro, mi permette una vita decorosa, non dimentichiamolo. E io? Da parte mia ne ho accettate le leggi lealmente, belle o brutte che siano. Chi mi impediva di andarmene? Tuttavia sono rimasto. Non voglio darmi le arie da filosofo, non voglio certo scimmiottare Socrate quando gli proposero la fuga di prigione, ma veramente mi ripugna contravvenire alla norma della città che mi considera suo figlio... sia pure in una minuzia simile. Dio sa, poi, se è davvero una minuzia..."
Non per paura di una punizione, no, dice Geronimo: "anche se non è accompagnato da sanzione, il precetto può assurgere a tutto il suo massimo valore; siamo evoluti, noi."
Neanche per dovere di coscienza, che ormai - spiega Geronimo - non è più intransigente come prima e si è addomesticata in "qualcosa di più tranquillo. Volgarmente lo si chiama conformismo. È la pace di colui che si sente in armonia con la massa che lo attornia. Oppure è l'inquietudine, il disagio, lo smarrimento di chi si allontana dalla norma". E "questo basta. È una forza tremenda, più potente dell'atomica".
Certamente esiste, aggiunge, "una geografia del conformismo. Nei paesi arretrati è ancora in fasce, in embrione, o si esplica disordinatamente, a suo capriccio, senza direttive. La moda ne è un tipico esempio. Nei paesi più moderni, invece, questa forza si è ormai estesa a tutti i campi della vita, si è completamente rassodata, è sospesa si può dire nell'atmosfera stessa: ed è nelle mani del potere".

NON SI DEVE MAI ESSERE CONNIVENTI CON LA MENZOGNA
Come se il potere si fosse interiorizzato nelle anime. Quella "parola proibita" non è un'espressione sporca o delittuosa: "Tutt'altro. È una parola pulita, onesta e tranquillissima. E proprio qui si è dimostrata la finezza del legislatore".
Il dialogo è fine e geniale, tutto da leggere. In breve, s'intuisce che la "parola proibita" del racconto - senza che mai venga espressa (rimane come spazio bianco) - è "libertà". E si capisce che, con la parola, Buzzati intende dirci che è proibita soprattutto l'idea di libertà, la sua dimensione vissuta.
Nella "geografia del conformismo" rammentata da Buzzati, oggi, bisogna dire che perdura tuttora quello soffocante dei regimi totalitari, come la Cina comunista, ma, con il conformismo e la censura dei media e dei giganti del web (non solo nel clamoroso caso di Trump: la punta dell'iceberg), anche in Occidente si respira la pesante atmosfera illiberale di un "pensiero unico" obbligato.
Così tornano d'attualità le letture giovanili degli spiriti liberi, quando, negli anni Settanta - gli anni del dissenso eroico di Solzenicyn in Urss e gli anni della cappa ideologica marxista imposta qua da noi - si leggeva "Vivere senza menzogna" del grande scrittore russo e "Il potere dei senza potere" di Vaclav Havel, l'allora sconosciuto drammaturgo cecoslovacco che entrava e usciva dal carcere comunista e che divenne poi il primo presidente della Cecoslovacchia libera.
In entrambi questi libri risuonava lo stesso messaggio: mai essere conniventi con la menzogna per quieto vivere o per paura. Il dispotismo è un gigante dai piedi d'argilla che crolla di fronte all'inerme verità, pronunciata dagli uomini liberi.

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 5 minuti) si può ascoltare Giorgio Gaber che canta "Il conformista".


https://www.youtube.com/watch?v=jnzyFvcENAw

Fonte: Libero, 25 gennaio 2021

4 - MACRON FINGE DI COMBATTERE L'ISLAM ILLUDENDOSI DI RENDERLO DEMOCRATICO
La carta dei principi dell'islam è un accordo che non ha nessun valore e serve solo a gettare fumo negli occhi all'opposizione e all'opinione pubblica
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana, 20 gennaio 2021

O l'Eliseo, nonostante l'alto prezzo in vite umane pagato dalla Francia alla jihad, non ha ancora ben compreso quale sia il vero volto dell'islam oppure lo ha compreso, ma, pur di portare a casa l'illusione di un successo politico purchessia, è pronto ad accontentarsi di accordi-papocchio, aventi la stessa consistenza della carta velina, da gettare come fumo negli occhi dell'opposizione e dell'opinione pubblica.
Si presenta così l'accordo annunciato sabato scorso dal CFCM-Consiglio francese del culto musulmano circa l'elaborazione di una «carta dei principi» dell'islam; nella più benevola delle ipotesi si può parlare di un'intesa soltanto di massima: il documento, infatti, non è stato ancora convalidato da tutte le federazioni aderenti al CFCM, dopodiché dev'essere trasmesso ad Emmanuel Macron, per cui la versione definitiva del testo non è ancora stata resa pubblica.
Ma quel che è trapelato è già sufficiente, per dubitare che siano state poste davvero solide basi per una convivenza pacifica tra islam e Repubblica. Nonostante il ministro dell'Interno, Gérald Darmanin, nel corso di una riunione svoltasi a Beauvau con i leader delle tre principali correnti islamiche, abbia parlato di un «progresso molto significativo» e di un impegno contro «l'islam politico», è certo che il tavolo delle trattative solo un mese fa fosse quasi "saltato" a causa delle divergenze interne, e che il rettore della grande moschea di Parigi, Chems-Eddine Hafiz, alla fine di dicembre, avesse abbandonato clamorosamente le negoziazioni, sbattendo la porta.

LA FRAGILITÀ DEL COMPROMESSO
A volere tale accordo a tutti i costi è stato fin dall'inizio Macron, per uno scopo principalmente politico, quello di rafforzare la sua offensiva dichiarata contro l'islam radicale e quello di avviare una ristrutturazione della presenza musulmana in Francia: per questo, a metà novembre, il presidente francese ha chiesto ai vertici del CFCM di mettere a punto un documento, in cui il Consiglio si impegnasse, nero su bianco, a rafforzare «il rispetto dei principi della Repubblica», per giungere alla creazione del CNI, il Consiglio nazionale degli imam. Ancora agli inizi di gennaio, però, tutto era in alto mare, anzi i contrasti tra l'ala più radicale e quella più moderata rischiavano realisticamente di far capitolare miseramente l'ambizione di Macron, che a quel punto ha buttato i pugni sul tavolo ed ha intimato alle federazioni islamiche rimaste di «superare le divergenze, di ritrovarsi e di uscire» dall'impasse.
Alla fine si è raffazzonata un'intesa, convergendo su di una soluzione al ribasso. In un proprio comunicato, il CFCM ha annunciato di aver trovato la quadra ed ha presentato un accordo «sulla compatibilità della fede musulmana coi principi della Repubblica, sul rifiuto della strumentalizzazione dell'islam per fini politici, sulla non-ingerenza degli Stati [stranieri-NdR] nell'esercizio del culto musulmano in Francia e sul principio di uguaglianza Uomo-Donna». Già da qui si può intuire quanto lontani siano tali propositi dall'islam reale. Ma la fragilità del compromesso messo in piedi si evince più dalle frasi cancellate che da quelle scritte.
Il settimanale Charlie Hebdo, a suo tempo profondamente colpito dal terrorismo islamico, ha dichiarato di aver avuto la possibilità di leggere l'«ultima versione» del testo dell'accordo, almeno quella datata dicembre ed all'epoca «ancora in via di elaborazione».

TAGLI PREOCCUPANTI
Ebbene, sarebbe stata eliminata la seguente frase: «Il fatto che una federazione [islamica-NdR] non revochi un imam contravvenente e/o che non proceda alla sua esclusione può legittimare l'esclusione della suddetta federazione». Tolto anche il passaggio, con capriole lessicali da saltimbanchi della diplomazia sintattica, con cui i firmatari si sarebbero dovuti impegnare «a rifiutarsi d'aderire a qualsiasi azione che promuova ciò ch'è conosciuto sotto l'appellativo di islam politico». Cancellato anche il riferimento, teso ad impegnare le sigle sottoscrittrici «a non usare l'islam per le necessità di un'agenda politica dettata da una potenza straniera, che neghi la pluralità consustanziale all'islam, rigetti la libertà di coscienza, la democrazia, l'eguaglianza donne-uomini o che promuova l'omofobia, la misoginia, il razzismo o l'antisemitismo. Noi rifiutiamo che i luoghi di culto servano a diffondere discorsi politici o che importino conflitti, in corso in altre parti del mondo». Sono cioè state tolte tutte quelle frasi, che avrebbero dato senso e sostanza all'intesa, d'altro canto, però, proprio per questo totalmente incompatibili con l'islam reale, cui è impossibile chiedere di sottoscrivere concetti quali democrazia, egualitarismo gender, libertà di coscienza e via elencando: pretenderlo vuol dire non aver mai letto il Corano.
È già certo sin d'ora che il rettore della grande moschea di Parigi non figurerà tra i firmatari. Una scelta quanto meno coerente rispetto ad un testo surreale ed, in questo senso, assolutamente non vincolante. Non è con una propaganda ipocrita e demagogica, fatta a colpi di intese fragili sin da principio, che la Francia e l'Europa possono sperare di sottrarsi ai pericoli, cui politiche immigrazionistiche totalmente ideologiche ci hanno esposti da anni ed ancora ci espongono.

DOSSIER "LA FRANCIA DI MACRON"
Eletto presidente con il 15% dei voti

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Fonte: Corrispondenza Romana, 20 gennaio 2021

5 - FINITO IL LOCKDOWN MOLTI CATTOLICI NON TORNERANNO PIU' ALLA MESSA
Ad esempio negli Stati Uniti le Messe di Natale avevano una partecipazione del 64%, mentre il 25 dicembre 2020 hanno visto solo il 20% dei cattolici
Autore: Aldo Maria Valli - Fonte: Radio Roma Libera, 23 gennaio 2021

I cattolici torneranno mai alla Messa? Questa la domanda posta da Eric Sammons in un articolo per crisismagazine nel quale, prendendo in considerazione i dati sull'afflusso dei cattolici americani alle sante Messe, mette in luce quella che si può ormai definire una vera e propria fuga.
Se nel 1970 negli Stati Uniti i cattolici che andavano a Messa erano circa il 55% di tutti i cattolici, nel 2019 la quota è diventata del 20%. È dunque chiaro che la maggior parte di coloro che si auto-identificano come cattolici non pensa che sia obbligatorio andare a Messa e che ricevere l'Eucaristia, fons et culmen, fonte e culmine della vita cristiana, non sia in realtà indispensabile.
Ma anche quel 20% sembra ormai superato. In base ai dati più recenti, risulta infatti che, in seguito ai lockdown anti-Covid, la quota di cattolici che ancora vanno a Messa si sia ridotta al cinque per cento.
Tutto ciò, commenta Sammons, non è sorprendente se si pensa che ogni diocesi americana ha proibito le Messe a partire da marzo. Tuttavia, anche dopo la riapertura, la percentuale di frequentanti è salita di poco, fino a un massimo del dieci per cento. E le Messe di Natale, che normalmente in America vedono affluire nelle chiese il 64 per cento di coloro che si professano cattolici, hanno radunato nello scorso dicembre solo il 20 per cento dei cattolici.
La domanda è: i livelli di partecipazione alla Messa torneranno come prima oppure il tracollo è irreversibile? Ci sarà un ritorno ai livelli pre-Covid, che erano già abbastanza drammatici, oppure la presenza alla Messa continuerà a riguardare una minima parte di coloro che si professano cattolici?

LA RICETTA PERFETTA PER AVERE CHIESE VUOTE
Nessuno può saperlo, ma gli indizi portano a una risposta pessimistica. Già prima del Covid la Chiesa cattolica negli Usa stava affrontando le conseguenze di un autentico collasso demografico, tanto che il numero dei battesimi infantili, uno dei migliori indicatori dello stato di salute della Chiesa, dopo essere rimasto relativamente stabile dal 1975 al 2000, nel nuovo millennio è crollato di oltre il 40%.
Ora, con il Covid, il quadro è segnato da alcuni elementi incontestabili.
Prima di tutto i vescovi, intenzionalmente o involontariamente, hanno segnalato al mondo che partecipare alla Messa è non essenziale.
In secondo luogo, certe abitudini che per la vita di tante persone erano sacre sono state infrante.
Terzo, molte parrocchie sono così puntigliose nelle loro restrizioni anti-Covid da essere diventate, scrive Sammons, meno accoglienti di una sede della Stasi nella vecchia Germania Est. Se si mettono insieme tutti questi dati, ecco la ricetta perfetta per avere chiese vuote.
Ma allora, come dovrebbe reagire la Chiesa? Innanzitutto, bisognerebbe riconoscere che il problema va al di là delle restrizioni imposte l'anno scorso. Le restrizioni non hanno causato, bensì hanno rivelato una realtà che molti volevano ignorare: per la maggior parte dei cattolici la fede è poco più di un generico attaccamento di tipo culturale. Gli inviti a partecipare alla Messa e a ispirare la propria vita alla fede cadono per lo più nel vuoto. Mentre fino a una cinquantina d'anni fa ogni dichiarazione e presa di posizione della Chiesa contava qualcosa, oggi anche i comandamenti più forti sono accolti dalla maggior parte dei cattolici come un sussurro che si può tranquillamente ignorare.

LA CONSEGUENZA DEL RIFIUTO DI COMBATTERE
La Chiesa, commenta Sammons, anziché fare come se nulla fosse, dovrebbe rendersi conto della nuova realtà, e prima di tutto i pastori dovrebbero assumere un atteggiamento più combattivo contro la cultura prevalente.
Per decenni la gerarchia in generale ha dato la sua benedizione (o almeno ha strizzato l'occhio) a ogni tendenza culturale distruttiva per l'uomo, e ciò include il rifiuto di combattere contro l'idea sempre più diffusa che le persone siano principalmente vettori di contagio piuttosto che immagini di Dio. Nella Chiesa antica, uno dei modi principali in cui la fede crebbe fu la testimonianza dei cristiani in tempi di epidemie. Quando i pagani fuggivano, i cristiani entravano nelle città per prendersi cura dei malati e dei morenti, e fu proprio questa testimonianza a indurre molti a pensare che la nuova religione fosse molto diversa dai culti pagani. Era una fede piena di coraggio e vigore. Cosa che del cattolicesimo attuale non si può proprio dire.
Sammons ricorda la previsione del cardinale Ratzinger, quando, alcuni decenni fa, disse che dalla crisi di oggi emergerà una Chiesa più piccola, che dovrà ricominciare più o meno dall'inizio, perderà molti dei suoi privilegi e sarà vista non più come un'istituzione ma come una società su base volontaria, per pochi.
Questo è appunto ciò che oggi abbiamo davanti agli occhi, ma i vertici della Chiesa ancora non sembrano rendersene conto. E "più a lungo cercheremo di mantenere lo status quo - conclude Sammons - più difficile sarà iniziare l'opera di rievangelizzazione".

Fonte: Radio Roma Libera, 23 gennaio 2021

6 - UNO STATO SENZA ABORTI ESISTE (NEGLI USA)
Nello stato del Missouri non è possibile abortire, poiché non c'è nessuna struttura che esegua tali interventi... invece a livello federale l'abortista Biden ha già iniziato la demolizione delle leggi prolife
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24-01-2021

Può esistere, nel 2021, un Paese senza aborti, dove cioè il nascituro non possa essere eliminato in nome della legge? Il solo porre questa domanda, per alcuni, potrà apparire - a seconda dei punti di vista - provocatorio o da illusi. Eppure un Paese così, proprio oggi, c'è: e in Occidente, per di più. Stiamo parlando del Missouri, Stato del Midwest dove non è materialmente più possibile abortire, nel senso che non c'è alcuna struttura che esegua tali interventi. Lo fanno presenti fonti pro life, confermando una notizia che, per la verità, circolava già tempo.
Infatti già nel 2019 il Dipartimento alla Sanità non aveva rinnovato la licenza all'unica clinica Planned Parenthood nello Stato; solo che quest'ultima, adite le vie legali, era poi riuscita a spuntarla, restando così aperta. Il punto è che ad oggi questa clinica, che si trova nella città Saint Louis, è sì aperta ma non operativa. Una donna che cioè vi si reca per abortire non si vedrà fissare alcun tipo di appuntamento; sarà rinviata al centro, sempre di Planned Parenthood, che si trova a Fairview Heights, che però è in Illinois, in un altro Stato insomma.
«Anche se quel centro di Planned Parenthood resta aperto ed è autorizzato dalla legge ad effettuare aborti», ha sottolineato Troy Newman, presidente del gruppo cristiano pro life Operation Rescue, «abbiamo avuto conferma del fatto che nessun intervento abortivo viene lì praticato. Ciò significa che questa struttura attualmente agisce solo come un centro di riferimento per l'aborto, che però nello Stato non viene praticato. Ciò fa del Missouri il primo Stato libero dall'aborto in questo momento». Che dire, si tratta davvero di un gran risultato.
Anche se, a ben vedere, non si tratta di un traguardo casuale dato che, in questa vicenda, anche la politica ha fatto la sua parte. Basti pensare a quanto accaduto nel maggio 2019, quando il Senato del Missouri approvò coraggiosamente una norma che vieta l'aborto dopo le otto settimane di gravidanza, rispetto al precedente limite di 22, lasciando così la possibilità di abortire in caso di emergenza medica, ma senza eccezione neppure per il caso di stupro o incesto. Il fatto che il Missouri abbia agguantato l'invidiabile primato di «abortion-free state» è quindi indubbiamente anche esito di questa coraggiosa mossa politica.
In un'epoca in cui l'aborto legalizzato continua ad avanzare - come dimostra il tragico caso dell'Argentina, e in cui dagli Stati Uniti da ormai molte settimane, giungono notizie tutto fuorché rincuoranti per chi abbia a cuore la vita nascente - dal piccolo Missouri (ha poco più della metà degli abitanti della Lombardia) arriva insomma un segnale in controtendenza che è anche una lezione. Nello specifico, una lezione che parla di coraggio e della possibilità di cambiare davvero le cose, anche se non è da escludere che la presidenza Biden-Harris potrà incidere, in negativo, anche per il Missouri.
Dopotutto, per chi ricorda come iniziò la presidenza Obama - e cioè con lo sblocco dei finanziamenti a organizzazioni abortiste, cestinando il veto posto dal suo predecessore, George W. Bush -, è plausibile che le cose potranno peggiorare, nel giro di poco, anche per questo «abortion-free state». Che nel frattempo, però, brilla come una luminosa eccezione che può e deve incoraggiare anche i pro life italiani, rispetto al fatto che la battaglia per la vita nascente resta apertissima. Lo hanno già dimostrato, in questi anni, vari Paesi dell'Europa dell'Est, ed ora una bella conferma giunge dagli Stati Uniti.
Si obbietterà che una rondine non fa primavera, ed è vero. Ma Troy Newman ed Operation Rescue non escludono che, a breve, la splendida solitudine del Missouri possa essere interrotta, con l'affiancamento di altri Stati. Sarebbe chiaramente una ulteriore ottima notizia anche se già l'esistenza di un «abortion-free state», in realtà, è qualcosa per cui, nonostante il periodo cupo, val la pena gioire.

Nota di BastaBugie: Luca Volontè nell'articolo seguente dal titolo "L'abortista Biden cancella le misure pro vita di Trump" parla dell'ordine esecutivo del neo presidente degli Usa che abolisce alcune delle principali misure pro vita di Trump.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 30 gennaio 2021:

Si è conclusa ieri, dopo due giorni di eventi, la Marcia per la Vita di Washington, la più grande manifestazione pro life del mondo. Biden adotta di fatto la politica del "Cancel Trump" rispetto a tutte le misure pro vita del precedente esecutivo. Il presidente della Commissione per la Vita della Conferenza episcopale statunitense, l'arcivescovo Joseph Naumann, ha speso parole di fuoco contro le misure adottate in questi giorni dall'Amministrazione Biden.
Trump, in uno dei suoi ultimi atti da presidente, aveva proclamato (anche per quest'anno) la "Giornata nazionale della sacralità della vita" per il 22 gennaio, giorno della terribile sentenza della Corte suprema nel caso Roe vs Wade (1973).
Joe Biden e Kamala Harris, in quello stesso giorno, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui ribadiscono il proprio impegno ad abolire il divieto di finanziamenti ad istituzioni e organizzazioni internazionali che promuovono o praticano l'aborto all'estero come metodo di pianificazione familiare. Una coincidenza? No. Proprio nel primo dei due giorni (28 e 29 gennaio) di eventi della Marcia per la vita di Washington, a cui hanno partecipato centinaia di migliaia di persone collegate attraverso Internet, Biden ha firmato il suo ordine esecutivo per abolire la trumpiana "Protecting Life in Global Health Assistance Policy", la versione estesa della vecchia Mexico City Policy introdotta da Reagan. Uno schiaffo in faccia sonoro, quello di Biden, alla maggioranza di tutti gli americani di ogni credo politico (77%) che ancor oggi - lo dimostra un recentissimo sondaggio - rifiutano l'idea di pagare con le proprie tasse l'aborto all'estero.
Con il suo ordine esecutivo del 28 gennaio Biden ha inoltre deciso la revisione e revoca (appena possibile) delle modifiche legislative introdotte da Trump nel 2019 riguardanti il Titolo X della Legge sui Servizi Sanitari, modifiche che impediscono di finanziare con i fondi di quel programma federale le organizzazioni che non separano i servizi di pianificazione familiare dalle strutture abortive.
Andando a leggere l'ordine in dettaglio, si specifica non solo la revoca del memorandum presidenziale del 23 gennaio 2017, firmato da Trump a favore della reintroduzione della "Mexico City Policy" estesa, ma Biden dà anche incarico al Segretario di Stato, al Segretario della Difesa, al Segretario della Sanità e dei Servizi Umani, all'amministratore dell'Usaid e ai funzionari competenti di tutte le altre agenzie coinvolte nell'assistenza estera, di prendere "tutte le misure necessarie per attuare questo memorandum, in modo appropriato e coerente con la legge applicabile". Tra queste misure "necessarie" fin da subito, ogni dipartimento dell'Amministrazione deve "cessare immediatamente" di imporre le suddette condizioni (pro life) in qualsiasi futuro sussidio. Inoltre si "sospenderanno, rivedranno o revocheranno tutti i regolamenti, ordini, documenti di orientamento, politiche e qualsiasi altra azione simile dell'agenzia che siano stati emessi in conformità con il memorandum presidenziale del gennaio 2017".
Gli Usa dovranno anche ritirare il proprio patrocinio alla "Dichiarazione di Consenso di Ginevra", la coalizione internazionale di 34 paesi promossa da Trump e Pompeo lo scorso ottobre per favorire politiche pro family e pro life nel mondo e ribadire che non esiste un diritto internazionale all'aborto. La Dichiarazione è stata immediatamente cancellata dai siti ufficiali delle agenzie dell'Amministrazione americana.
Al nuovo Segretario di Stato, Antony Blinken, in collaborazione con la nuova direttrice dell'Usaid, Samantha Power, entrambi fedeli promotori dei diritti di "salute riproduttiva" e perciò dell'aborto, Biden ha anche ordinato di intraprendere i passi necessari per ristabilire i finanziamenti del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) e garantire che "vengano indirizzati fondi adeguati per sostenere i bisogni di salute delle donne a livello globale, compresi la salute sessuale e riproduttiva e i diritti riproduttivi".
Al Congresso sono centinaia i parlamentari - in grande maggioranza Repubblicani più alcuni Democratici - che hanno presentato leggi a difesa della vita e decine gli Stati che stanno approvando leggi pro life. Il popolo della Marcia per la Vita resisterà al tornado Biden.
Sempre ieri, Biden ha presentato quattro ordini esecutivi per promuovere l'uguaglianza razziale. "Siamo tutti figli di Dio; dovremmo trattarci l'un l'altro come vorremmo essere trattati noi stessi", ha detto Biden: parole, tuttavia, inconciliabili con le sue stesse decisioni.
Lo scorso anno Trump non era solo stato il primo presidente degli Stati Uniti d'America a partecipare alla "Marcia per la Vita", non solo aveva ricordato la sacralità di ogni vita umana come un "dono prezioso e sacro di Dio", non solo aveva nei suoi primi tre anni di presidenza dimostrato coi fatti di difendere e promuovere la vita nascente... Trump e il suo governo si sono battuti come leoni sino all'ultimo giorno del loro incarico.
Le decisioni prese sinora da Biden, a dieci giorni dall'entrata in carica, vanno invece tutte nella direzione opposta, cancellano le misure pro vita di Trump, come preteso dalle grandi multinazionali dell'aborto, e prefigurano possibili nuove decisioni capaci di favorire ancora di più la liberalizzazione dell'aborto a livello federale.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24-01-2021

7 - SANTA CATERINA D'ALESSANDRIA, MARTIRE E SPOSA DI CRISTO
Da adolescente ebbe il dono del matrimonio mistico con Gesù e rivelò a Santa Giovanna d'Arco (insieme a santa Margherita d'Antiochia e san Michele Arcangelo) la missione di salvare la Francia
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Radio Roma Libera, 18 novembre 2020

Di santa Caterina d'Alessandria, la cui memoria liturgica facoltativa ricorre il 25 novembre, nata probabilmente nel 287 e morta martire ad Alessandria d'Egitto nel 305 circa, si hanno scarne notizie documentarie, per tale ragione sono nate diverse tradizioni, anche popolari. Le fonti scritte sono tutte posteriori alla sua vita: la più antica è una Passione in greco del VI-VII secolo, ne segue un'altra dell'XI secolo e la Legenda Aurea, che risale al XIII.
Si trattava, per certo, di una bella giovane egiziana. La Legenda Aurea precisa che era la figlia del re Costa, il quale la lasciò orfana giovanissima, e che fu istruita fin dall'infanzia nelle arti liberali, come venivano definiti gli studi di secondo grado nel Medioevo. Caterina venne chiesta in sposa da diversi uomini di rilevante importanza, ma ebbe in sogno la visione della Madonna con il Bambino che le infilava l'anello al dito facendola sponsa Christi.
Nel 305 un imperatore romano tenne grandi festeggiamenti in proprio onore ad Alessandria. Anche se la Legenda Aurea parla di Massenzio (278 - 312), molti ritengono che si tratti di un errore di trascrizione e che l'imperatore in questione fosse invece Massimino Daia (285 ca. - 313), che proprio nel 305 fu proclamato Cesare per l'Oriente. Fu in quell'occasione che Caterina si presentò al palazzo imperiale durante i festeggiamenti, nel corso dei quali si celebravano riti pagani con sacrifici di animali in adorazione degli dèi, ai quali partecipavano anche molti cristiani per paura delle persecuzioni. Non solo Caterina rifiutò quegli atti, ma chiese all'Imperatore di riconoscere Gesù Cristo come redentore dell'umanità, argomentando il suo invito con cognizione di causa, profondità filosofica e capacità oratoria, tanto che l'Imperatore, colpito sia dalla bellezza, sia dalla cultura della giovane nobile, convocò un gruppo di retori affinché la convincessero ad onorare gli dèi e la chiese addirittura in sposa. Ma i retori non riuscirono a convertirla, addirittura furono loro, grazie all'eloquenza e alla santità di Caterina, ad essere convertiti al Cristianesimo. Fu così che l'imperatore ordinò la loro condanna a morte e dopo l'ennesimo rifiuto di Caterina la condannò al supplizio della ruota dentata; ma lo strumento di tortura si ruppe e Massimino decise quindi di farla decapitare. Dal corpo invece di uscire sangue sgorgò latte, simbolo della sua purezza.
Secondo un'altra versione, il corpo di Caterina fu trasportato dagli Angeli sul monte Sinai, dove, nel VI secolo, l'imperatore Giustiniano (482-565) fondò il monastero, originariamente chiamato «della Trasfigurazione», e successivamente dedicato a lei, il celebre «Monastero di Santa Caterina d'Alessandria».
Soltanto a partire dal IX secolo la devozione per la santa divenne molto popolare e ciò è particolarmente attestato dalle testimonianze iconografiche.
Nel periodo in cui si è sviluppato il pensiero illuministico-ateista o agnostico si sono gettate moltissime ombre sulla storicità del personaggio. [...] Con gli anni Sessanta ebbe inizio un riesame di molte figure di santi dei primi secoli della Cristianità; lo spirito positivista, infatti, penetrò nella Chiesa e lo scientismo storicista prevalse sulla tradizione della Chiesa stessa, tanto che santa Caterina d'Alessandria, insieme ad altre figure, non venne più resa degna di rientrare nel Martirologio Romano e si decise di eliminarla fra il 1962 e il 2002, senza tuttavia mai proibirne la venerazione, a motivo dell'enorme devozione a lei rivolta lungo i secoli in tutta la cattolicità. Nel 2003 santa Caterina, secondo giustizia, venne reinserita nel Martirologio fra i martiri da papa Giovanni Paolo II (1920-2005).

Nota di BastaBugie: Ermes Dovico nella rubrica Santo del giorno su La Nuova Bussola Quotidiana pubblicato il 25 novembre 2020 racconta alcuni particolari interessanti di Santa Caterina.
È tra le martiri più rappresentate fin dall'Alto Medioevo e onorata con la dedicazione di moltissime chiese. Santa Caterina d'Alessandria (c. 287-305) visse in uno dei centri culturali e religiosi più importanti dell'antichità e fu «ricolma di acuto ingegno, sapienza e forza d'animo», come ricorda il Martirologio Romano.
La più antica fonte scritta che si conosce sul suo martirio risale al VI secolo, cui hanno fatto seguito altri testi agiografici come la Legenda Aurea del beato Jacopo da Varagine. La tradizione riferisce che Caterina era una giovane di grande bellezza e intelligenza, dottissima in filosofia e religione. Ancora adolescente, ebbe il dono del matrimonio mistico con Gesù. [...]
Oltre alle molteplici attestazioni dell'antichità del culto, va ricordato che la vergine e martire egiziana era carissima a sante come la mistica spagnola Caterina Tomás (1531-1574), Angela Merici (1474-1540) e Giovanna d'Arco (1412-1431). Quest'ultima affermò di aver avuto - dai 13 anni in poi - locuzioni e visioni di santa Margherita d'Antiochia, san Michele Arcangelo e appunto santa Caterina d'Alessandria, che consigliò la futura patrona di Francia anche durante il suo processo.
Un'altra grande mistica devota di Caterina d'Alessandria è santa Matilde di Hackeborn (c. 1240-1298), che ebbe un'apparizione dell'antica martire nel giorno della sua festa: le apparve «tutta avviluppata in un manto coperto di ruote d'oro...», si legge nel Libro della Grazia speciale, basato sulle rivelazioni di Matilde. La religiosa tedesca intrattenne con Caterina un dialogo sul significato di un canto in suo onore, sulle sue nozze mistiche con Gesù e sull'Eucaristia. Caterina, tra l'altro, rispose così a una domanda di Matilde: «[...] La mia bellezza è quello splendore e quella dignità che Cristo diffonde sopra i suoi fedeli, ornandoli della ricca porpora del suo Sangue. Orbene, sappi che questo splendore si rinnova e si accresce ad ogni Santa Comunione; chi si comunica una volta raddoppia questo splendore; ma chi si comunica cento e mille volte, altrettanto aumenta questa bellezza dell'anima sua».

Fonte: Radio Roma Libera, 18 novembre 2020

8 - OMELIA V DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 1, 29-39)
Si ritirò in un luogo deserto e là pregava
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Il Vangelo di oggi è ricco di insegnamenti per la nostra vita cristiana. Prima di tutto impariamo ad essere sempre riconoscenti al Signore, il quale continuamente ci benefica con la sua grazia. Nel brano che abbiamo appena ascoltato è riportato il commovente episodio della guarigione della suocera di Simone. Non può sfuggirci un particolare: appena quella donna fu guarita si mise a servire Gesù e i suoi discepoli. Immaginiamoci con quanto amore e riconoscenza ella si mise a contraccambiare la grazia ricevuta.
Anche noi siamo stati beneficati tante e tante volte dal Signore. Ogni giorno veniamo visitati dalla sua grazia. E anche noi, come quella sconosciuta donna del Vangelo, dobbiamo sentire la necessità di ringraziare Dio e di servirlo generosamente ogni giorno della nostra vita.
Tante volte, purtroppo, ci dimentichiamo di questo doveroso ringraziamento e, così facendo, siamo noi stessi, con le nostre mani, che chiudiamo il "rubinetto" della grazia divina. Al contrario, se ci abitueremo alla riconoscenza, continueremo a ricevere molte grazie, e sempre più grandi. Impariamo a vedere i numerosi benefici di cui Dio ci circonda, e ringraziamo dal profondo del nostro cuore.
Un secondo insegnamento riguarda la carità. Gesù si mise a guarire malati e indemoniati, al punto che «tutta la città era riunita davanti alla porta» (Mc 1,33). Sull'esempio del nostro Maestro Divino, anche noi dobbiamo sentire la necessità di andare incontro ai nostri fratelli che vivono nell'indigenza. A volte sono poveri che non sanno come giungere a fine mese, altre volte sono anziani e malati che non sanno come riempire il vuoto delle loro giornate.
Come siamo stati beneficati tante e tante volte da Dio, così dobbiamo sentire la necessità di beneficare i fratelli che sono nel bisogno, ciascuno secondo le proprie capacità.
Un terzo insegnamento riguarda la preghiera. «Al mattino presto [Gesù] si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava» (Mc 1,35). Tutti lo cercavano, e Gesù era appartato in preghiera. Il nostro Redentore, con la sua parola e con il suo esempio ci insegna la necessità della preghiera. Se importante è la carità da svolgere, ancora più importante è la preghiera. Gesù ci ha insegnato questa necessità sottraendosi alle ricerche affannose della folla.
La preghiera è il respiro dell'anima e dobbiamo fare attenzione a non farci travolgere dalle molte cose da fare. La più grande tentazione sarà sempre quella di trascurare la devota orazione. L'esempio di Gesù ci insegna ad alzarsi presto alla mattina, per iniziare la giornata nel modo migliore, nell'incontro con Dio. Il segreto per trascorrere una giornata fruttuosa e serena è proprio quello di alzarsi presto e di pregare. In questo modo, il Signore ci donerà la grazia di affrontare serenamente le difficoltà che incontreremo sul nostro cammino.
Un quarto insegnamento riguarda invece la missione. Gesù disse: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto» (Mc 1,38). Dalla preghiera ben fatta scaturirà il desiderio di far conoscere il Signore a tutti quelli che vivono attorno a noi e a quelli che incontreremo. La Chiesa è missionaria per sua natura e lo è anche ogni cristiano.
Questa era l'ansia di san Paolo apostolo, il quale così scrive nella seconda lettura di oggi: «Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1Cor 9,16). E, così, poteva anche dire: «Tutto io faccio per il Vangelo» (1Cor 9, 23).
Ogni cristiano dovrebbe sentire questa ansia missionaria. Se non sentiamo questo desiderio, il motivo è che, forse, si è raffreddato il nostro amore al Signore. Se si ama Dio si parlerà volentieri di Lui alla gente che ci circonda, cercando di illuminarla. I primi cristiani lo facevano con il rischio del martirio, e consideravano una grazia ed un onore poter dare la vita per Cristo. Noi, invece, preferiamo vivere tranquilli e non aver problemi di questo genere. Se cerchiamo di comprendere il motivo per il quale san Paolo viaggiò per tutto il mondo allora conosciuto allo scopo di predicare il Vangelo, fino a morire martire, troviamo solo una risposta: l'amore a Dio e l'amore al prossimo. Chiediamo anche noi questo bene, il solo che potrà trasformare la nostra vita. Quando l'amore prenderà il posto dell'egoismo anche noi, come san Paolo, faremo tutto per il Vangelo.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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