BastaBugie n�721 del 16 giugno 2021

Stampa ArticoloStampa


1 BELLA CIAO INNO ITALIANO PER LEGGE?
La sinistra vuole che diventi il secondo inno nazionale, così tutti saremo costretti a sentirci partigiani rossi e progressisti... guai a non cantarla, perché sarai accusato di essere fascista (VIDEO: Italia ciao di Povia)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 ECCO PERCHE' HO SFIDATO LA LEGGE ZAN SULL'OMOFOBIA
Intervista al parroco palermitano che un anno fa sorprese l'Italia con un'omelia di fuoco diventata virale su YouTube (VIDEO: l'omelia integrale di Don Lillo)
Autore: Luca Marcolivio - Fonte: ProVita&Famiglia
3 ASSEGNO UNICO: FREGATURA PER LE FAMIGLIE
Dopo i trionfali annunci dei partiti, il decreto ponte fa capire che gli importi sono minimi e la burocrazia resta (nessun aiuto alle famiglie, tanto meno quelle numerose)
Autore: Francesco Farri - Fonte: Tempi
4 SEID NON E' MORTO PER IL RAZZISMO, MA PER IL LOCKDOWN (AVETE CAPITO SAVIANO E BOLDRINI?)
La Sinistra prende un principio morale accettato, lo adotta per suoi comodi, e quindi accusa la maggioranza della società di violare quel principio (ma a loro non importa nulla di Seid come nel '70 non importava nulla degli operai, negli '80 delle donne, nei '90 delle persone con tendenze omosessuali e, oggi, degli immigrati)
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 LA FEDE NON E' UN SENTIMENTO
Oggi nella religione si cercano consolazioni e stati di entusiasmo dimenticando che bisogna amare Dio indipendentemente dalle emozioni e da ciò che si sente
Autore: Corrado Gnerre - Fonte: I Tre Sentieri
6 WASHINGTON, CON I FONDI DI BIDEN, DA' IN PREMIO LA DROGA A CHI SI VACCINA
Biden e lo Stato di Washington hanno uno strano concetto di salute: puntare sulla marijuana per salvare il popolo dal Covid (VIDEO: I lockdown non funzionano)
Autore: Caterina Giojelli - Fonte: Tempi
7 SAN CELESTINO V, L'EREMITA CHE RINUNCIO' ALLA CATTEDRA DI PIETRO
Pietro da Morrone, pur essendo eremita fondò decine di monasteri, poi fu eletto Papa a 85 anni, ma dopo poco si accorse che non era al posto giusto ed aveva ragione (è Dante che sbagliava perché la sua non fu viltà)
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 OMELIA XII DOMENICA T. ORD. - ANNO B - (Mc 4,35-41)
Perché avete paura? Non avete ancora fede?
Fonte: Maranathà

1 - BELLA CIAO INNO ITALIANO PER LEGGE?
La sinistra vuole che diventi il secondo inno nazionale, così tutti saremo costretti a sentirci partigiani rossi e progressisti... guai a non cantarla, perché sarai accusato di essere fascista (VIDEO: Italia ciao di Povia)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 09-06-2021

La canzone «Bella ciao», inno da sempre della sinistra, dovrà diventare il secondo inno nazionale. E questo per legge. Si tratta di una iniziativa di alcuni parlamentari (soprattutto Pd, ma anche Iv, M5S e Leu) che hanno ben pensato di presentare alla Camera una Proposta di legge denominata «Riconoscimento della canzone Bella ciao e disposizioni sulla sua esecuzione nelle cerimonie ufficiali per la festa del 25 aprile».
Il Pdl consta di un solo articolo con due commi. Il primo comma recita: «La Repubblica riconosce la canzone Bella ciao quale espressione popolare dei valori fondanti della propria nascita e del proprio sviluppo». Ciò a dire che per legge tutti dobbiamo sentirci di sinistra, partigiani rossi, progressisti nell’anima. Guai a non cantarla il 25 aprile, vuole dire che sei fascista.

LA PROPOSTA SEMBRA PENSATA DA STALIN
Il secondo comma invece recita: «La canzone Bella ciao è eseguita, dopo l’inno nazionale, in occasione delle cerimonie ufficiali per i festeggiamenti del 25 aprile, anniversario della Liberazione dal nazifascismo». I commentatori più attenti hanno fatto presente che cantata il 25 aprile nulla vieterà, anche se non previsto per legge, di cantarla anche in altre occasioni ufficiali nelle caserme, nelle scuole e negli stadi quando giocherà la nazionale.
La proposta, che sembra pensata da Stalin, brilla per mancanza di pudore. Da una parte sembra che tutti in casa abbiano appesa in soggiorno una bandiera con falce e martello e su altro fronte imporre per legge una canzone che rappresenta solo una parte, e anche minima, del sentito popolare esprime molto bene cosa sia l’ideologia rossa. Non la pensano così gli estensori della proposta che, con incredibile mancanza di realismo (tipico della sinistra), si spingono a dire nella relazione della proposta di legge: «Possiamo pertanto affermare con certezza [sic] che Bella ciao non è espressione di una singola parte politica, ma che, al contrario, tutte le forze politiche democratiche possono ugualmente riconoscersi negli ideali universali ai quali si ispira la canzone». È infatti noto che la suoneria del cellulare di Salvini è Bella ciao e che la Meloni la intona sotto la doccia.
I proponenti del testo di legge, affermando che Bella ciao è canzone che tutti rappresenta, vogliono in realtà l’oligopolio su valori come libertà, identità nazionale e uguaglianza. In breve solo lo spirito levantino, incarnato alla perfezione dalla canzonetta di cui sopra, è valido custode di alcuni princìpi democratici. Ergo chi si rifiutasse di cantarla vorrebbe dire che è illiberale, antidemocratico e intollerante. Il solito scippo da parte della sinistra di valori che invece sono di tutti.

UNA MATTINA MI SON SVEGLIATO E HO TROVATO L’INVASOR... AFRICANO E ISLAMICO
Però, per altro verso, ci sentiamo comunque di appoggiare la proposta. Infatti il testo della canzone, come è risaputo, ad un certo punto così recita: «Una mattina mi son svegliato e ho trovato l’invasor». Un verso quanto mai attuale e che quindi, doverosamente, dovrebbe essere intonato da tutti. Quanti invasori sono entrati in città, anzi nelle nostre case: quelli che per legge hanno deciso che milioni di bambini morissero nel ventre delle loro madri, quelli che, sempre per legge, hanno legalizzato gli omicidi in corsia, quelli che hanno ucciso la famiglia con il divorzio e la legge sulle Unioni civili, quelli che hanno ridotto a merce i bambini potendoli produrre in provetta e poi vi sono gli invasori arruolati nelle fila del pensiero unico, del politicamente corretto, degli inclusivi a forza, dei tolleranti a suon di minacce, dei venditori di stereotipi, degli spacciatori di lockdown, dei ladri di speranza. E, infine, se Bella ciao è ritenuta da molti come l’inno popolare alla libertà dovremmo allora tutti cantarla a squarciagola per esorcizzare il varo del Ddl Zan: quando il fazzoletto rosso dei partigiani viene usato come un bavaglio. Perché, se passasse, allora ciao, ciao alla libertà.

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 3 minuti) dal titolo "Italia ciao" Povia mette in musica un aggiornamento di Bella ciao al 2021. Nella canzone si parla dell'Italia che uscì distrutta dalla 2ª guerra mondiale. Fu liberata dagli americani (non certo dai partigiani), scrisse la Costituzione del 1948 illudendosi di non ripetere più gli stessi errori. Invece oggi ci ritroviamo in una terza guerra commerciale dove Roma ha perso ogni potere compreso quello monetario. Comandano Bruxelles, Francoforte (Bce) e soprattutto Berlino. È un nuovo nazismo sempre a trazione tedesca e la cosa allucinante è che ogni governo italiano sostiene questo scempio con la scusa che "non c'è più guerra da 70 anni". Insomma, la guerra è finita nel 1945 quindi perché siamo entrati nell'euro e abbiamo firmato trattati su trattati se poi i problemi si sono triplicati?


https://www.youtube.com/watch?v=iyhuH8w2Jw8

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 09-06-2021

2 - ECCO PERCHE' HO SFIDATO LA LEGGE ZAN SULL'OMOFOBIA
Intervista al parroco palermitano che un anno fa sorprese l'Italia con un'omelia di fuoco diventata virale su YouTube (VIDEO: l'omelia integrale di Don Lillo)
Autore: Luca Marcolivio - Fonte: ProVita&Famiglia, 08/06/2021

Poco meno di un anno fa, un parroco palermitano sorprese l'Italia con un'omelia di fuoco. Le sue parole, grazie a YouTube divennero virali nel giro di pochissimi giorni. Non è molto frequente che il clero italiano affronti in modo così diretto, senza giri di parole, il tema dell'omofobia. Oggi che il dibattito sul ddl Zan è tornato in primo piano, don Lillo D'Ugo è tornato sull'argomento. Intervistato da Pro Vita & Famiglia, il parroco di Belmonte Mezzagno ha espresso una visione che, oltre ad essere totalmente priva di ambiguità, è rafforzata da un'esperienza sul campo assai positiva, nell'ambito della pastorale per le persone con tendenza omosessuale.
Don Lillo, il ddl Zan, contro cui lei tuonò un anno fa, è nel pieno del dibattito al Senato. A essere in gioco non è solo la libertà d'espressione ma anche la libertà religiosa...
«Quando lo scorso luglio ne feci accenno nella mia omelia, non si parlava ancora molto di quell'argomento. Quella domenica stavo commentando la parabola del grano e della zizzania (cfr Mt 13,24-43) e, attualizzandola, avevo cercato di illuminare la coscienza dei fedeli su quanto stava avvenendo. Mi accusarono di aver fatto un comizio con toni di predicatore d'altri tempi ma, in realtà, stavo semplicemente svolgendo un atto liturgico libero, responsabile all'interno di una celebrazione. Il frammento di quella mia omelia divenne immediatamente virale; mi hanno riferito che recentemente anche Sgarbi l'ha ripreso con 400mila visualizzazioni. Dopo quasi un anno, quindi, non posso che ribadire le stesse preoccupazioni. Siamo di fronte a una legge ingiusta che lede la libertà d'espressione e di pensiero ma non solo. Questa legge rischia di complicare la vita a chi non pensa secondo i parametri del politicamente corretto dei gruppi omosessualisti e ideologizzati. Magari non arriveranno a fucilarti ma a metterti a tacere sì: in fondo è quello che è già avvenuto ovunque sono state approvate leggi simili. Se però ogni anno le aggressioni per motivi di orientamento sessuale non superano la trentina l'anno, perché tanta insistenza? La risposta l'ha data un sostenitore dello stesso ddl Zan alla manifestazione di Milano di un mese fa: l'obiettivo è arrivare alla genitorialità omosessuale, all'utero in affitto, attualmente vietato dalla legge 40. Tutto questo è il frutto di una visione imperniata sul relativismo puro, su un soggettivismo esasperato, non radicati né nel buon senso, né tantomeno sulla fede cristiana».
La sua comunità parrocchiale condivide le sue posizioni? La sostiene in questa battaglia?
«Sì, grazie a Dio, la mia comunità è compatta, chi fa un cammino di fede serio, non può avere che queste visioni. Solo in minima parte i miei parrocchiani sono influenzati da visioni ideologiche, che confondono i piani e fanno credere che questa legge è necessaria alla difesa delle persone. È tristissimo vedere comunità cattoliche immerse in un multiculturalismo teologico. In compenso, ho visto che alcuni giovani entusiasti hanno aperto la pagina Facebook Amici di don Lillo, che, nell'arco di una settimana, ha superato i 3000 iscritti. Non mi sento affatto una voce che grida nel deserto, con la mia comunità si cammina insieme».
Le è mai capitato nel suo ministero pastorale di approcciare persone omosessuali, con le loro relative problematiche?
«In 25 anni di sacerdozio, ho avuto modo di accogliere tutti, anche se non si può accogliere tutto. Ho avuto modo di seguire persone con tendenze omosessuali che hanno lottato o stanno lottando per essere fedeli al Vangelo, così come lotto io o chiunque altro. La proposta di un cammino di santità va fatta a tutti, la Chiesa Cattolica ha prodotto documenti proprio in merito alla cura pastorale di persone con tendenza omosessuale, che ho cercato di attualizzare. Il problema è chi ha la presunzione di correggere il cristianesimo. Il soggettivismo esasperato dei nostri tempi ha invertito il principio dell'incarnazione: invece di dire che Dio si è fatto uomo, affermano che l'uomo si è fatto Dio; vogliono cambiare i sacramenti e qualunque altra cosa. Con gli omosessualisti ideologicamente schierati, ho avuto più che altro approcci sul piano culturale, con esiti "simpaticamente polemici". Con le persone omosessuali che non si ritrovano nelle rivendicazioni del movimento gay, invece, ho avuto dei frutti pastorali positivi: sono persone in cammino, che hanno fatto il loro percorso. Chi ha intrapreso un cammino spirituale, avvicinandosi al Signore, è rifiorito. Questi ragazzi desideravano semplicemente essere amati e, quando hanno percepito l'abbraccio del Signore, la loro vita è notevolmente cambiata in meglio».

Nota di BastaBugie: riproponiamo il video in versione integrale (durata: 7 minuti) con l'omelia di Don Calogero D'Ugo, detto don Lillo, dove, commentando il brano evangelico del grano e della zizzania, metteva in luce i rischi del disegno di legge Zan-Scalfarotto.


https://www.youtube.com/watch?v=6aXxoSxnsbI

LA RISPOSTA DI DON CALOGERO A CHI LO ATTACCA
Per vedere il video dove Don Calogero risponde ai gravi attacchi alla sua persona e alla sua famiglia, clicca qui!

Fonte: ProVita&Famiglia, 08/06/2021

3 - ASSEGNO UNICO: FREGATURA PER LE FAMIGLIE
Dopo i trionfali annunci dei partiti, il decreto ponte fa capire che gli importi sono minimi e la burocrazia resta (nessun aiuto alle famiglie, tanto meno quelle numerose)
Autore: Francesco Farri - Fonte: Tempi, 14 giugno 2021

Dopo i trionfali annunci dell'approvazione dell'assegno unico universale, la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del "decreto ponte" n. 79/2021 ha consentito finalmente di confrontarsi con un testo normativo che dovrebbe dare un'idea concreta di come funzionerà il nuovo regime di misure a sostegno della natalità. È una maratona seguita da una serie di docce fredde.
La maratona sono le undici pagine di allegati che il decreto impiega per snocciolare l'entità dell'assegno: undici pagine perché essa viene determinata certosinamente per scaglioni di Isee differenziati di 100 euro in 100 euro e modulata con differenze progressive di pochi centesimi da uno scaglione all'altro. Una defatigante scelta ragionieristica che non giova certo a quelle esigenze di semplificazione e certezza che sarebbero essenziali in questa materia. A fronte di lotterie degli scontrini, bonus monopattini, leggi senza clausole di copertura e via discorrendo, sembra che il "terrore" di far debito pubblico riemerga soltanto quando si tratta di sussidi alle famiglie, dove si soppesano i centesimi di euro.

DUE PANNOLINI AL GIORNO
Corsa la maratona, la prima doccia fredda è così il contenuto dell'assegno: 167,50 euro al mese (217,80 dal terzo figlio) per le famiglie sotto la soglia di povertà di 7.000 euro; 30 euro al mese a figlio (40 dal terzo figlio) per famiglie con Isee compreso tra 40.000 e 50.000 euro; nessun sussidio oltre 50.000 euro. Per i figli disabili, la maggiorazione è di 50 euro al mese (art. 2 del dl).
Bisogna considerare che l'Isee non tiene conto esclusivamente del reddito, ma anche del patrimonio: sicché è sufficiente il possesso di una casa di proprietà per elevare rapidamente l'Isee familiare. Per avere un metro di paragone, la soglia di Isee generalmente utilizzata per individuare i nuclei familiari bisognosi di agevolazioni è quella di 36.000 euro. Ebbene, appena sopra tale soglia gli assegni per la natalità si riducono sostanzialmente a un euro al giorno per poi rapidamente azzerarsi. Significa che per buona parte del ceto medio l'incentivo alla natalità previsto dal governo consiste in poco più di un paio di pannolini al giorno. Non cambia il quadro della misura provvisoria recata dal "decreto ponte" la circostanza che, in questa fase interinale, essa sia cumulabile con alcuni bonus preesistenti che a regime saranno soppressi e i cui importi si cumuleranno quindi nell'assegno unico (art. 4 del dl).

RESTA LA BUROCRAZIA DELL'INPS
La seconda doccia fredda è la modalità di fruizione dell'assegno. Secondo l'art. 3 del d.l. n. 79/2021 occorrerà percorrere un'apposita procedura telematica di domanda all'Inps: considerato che l'Isee viene di regola rilasciato da soggetti autorizzati a inserire direttamente i dati nei portali Inps, sarebbe agevole configurare un automatismo di erogazione agli aventi diritto da parte dell'istituto. Per ottenere ciò che spetta, semplificare la procedura anziché costringere sempre e a più riprese a confrontarsi con la burocrazia sarebbe in sé un grande aiuto per le famiglie.
La terza doccia fredda è lo strumento giuridico utilizzato. A fronte di una legge delega, come la n. 46/2021 sull'introduzione dell'assegno unico, dovevano essere emessi decreti legislativi, non un decreto legge. La «straordinaria necessità e urgenza di introdurre, in via temporanea e nelle more dell'adozione dei decreti legislativi..., misure immediate volte a sostenere la genitorialità e favorire la natalità», cui opera riferimento nelle premesse il dl n. 79/2021, è certamente esistente e fondamentale, ma il contenuto del decreto oggettivamente non corrisponde a essa. Non vi corrisponde perché gli importi degli assegni provvisori introdotti dal decreto, come sopra detto, sono minimi.
Ma ancor prima non vi corrisponde perché gli assegni provvisori, previsti dal decreto, vanno a sostituire misure già esistenti (gli assegni per il nucleo familiare di cui all'art. 2 del dl n. 69/1988: cfr. art. 4 del decreto), per cui si tratta in sostanza di una mera riorganizzazione temporanea di strumenti già esistenti: sarebbe bastato aumentarne gli importi (come, del resto, contestualmente fa l'art. 5 del decreto per chi non fruisca dell'"assegno ponte") ed estenderne interinalmente l'ambito soggettivo per conseguire con maggior semplicità i medesimi effetti. Come si sa, tuttavia, in epoca di relativismo spinto e di suoi "frutti (im)maturi" (dal gender al politically correct) molti pensano che res sunt consequentia nominum (e non, viceversa, che nomina sunt consequentia rerum, come ritenevano gli antichi): e così, nella presentazione delle cose i "nomi", la "forma" e gli "effetti annuncio" assumono un ruolo fondamentale di evocazione e "materializzazione" della sostanza, anche se essa non esiste.

IL RISCHIO BEFFA
In questo quadro, se l'assegno provvisorio cui dà vita il "decreto ponte" è un antipasto dell'assegno unico familiare che il governo ha in mente di introdurre in attuazione della famosa delega, non c'è di che star sereni: l'auspicio è un deciso cambio di rotta, nella sostanza e nella procedura. Dopo il (tanto) fumo, le famiglie attendono (finalmente) un po' di arrosto.
Sebbene il Pnrr sembri averlo "dimenticato", il capitale umano è il primo fattore di riuscita di un piano economico, a qualunque livello, da quello imprenditoriale a quello di un sistema paese: per cui, oltre alle preminenti ragioni etiche che spingono in tal senso, anche gli economisti dovrebbero tener conto che è sul tavolo del sostegno alla famiglia e alla natalità che si giocano le fondamenta del futuro dell'Italia e che servono investimenti pubblici importanti. Non a parole, ma nei fatti.

Fonte: Tempi, 14 giugno 2021

4 - SEID NON E' MORTO PER IL RAZZISMO, MA PER IL LOCKDOWN (AVETE CAPITO SAVIANO E BOLDRINI?)
La Sinistra prende un principio morale accettato, lo adotta per suoi comodi, e quindi accusa la maggioranza della società di violare quel principio (ma a loro non importa nulla di Seid come nel '70 non importava nulla degli operai, negli '80 delle donne, nei '90 delle persone con tendenze omosessuali e, oggi, degli immigrati)
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10-06-2021

Pura verità: quando ho letto che il ventenne etiope Seid Visin si era suicidato impiccandosi «a causa del razzismo» ho subito pensato... «Razzismo? Sarà l'ennesimo ragazzino che si suicida a causa delle misure "contenitive" per il COVID». Si tratta di un fenomeno, chissà perché, taciuto dai media ma ben presente a chi si occupa di salute mentale.
Poi ho letto di una sua lettera nella quale aveva scritto: «Prima di questo grande flusso migratorio ricordo con un po' di arroganza che tutti mi amavano. Ovunque fossi, ovunque andassi, ovunque mi trovassi, tutti si rivolgevano a me con grande gioia, rispetto e curiosità. Adesso, invece, questa atmosfera di pace idilliaca sembra così lontana; sembra che misticamente si sia capovolto tutto, sembra ai miei occhi piombato l'inverno con estrema irruenza e veemenza, senza preavviso, durante una giornata serena di primavera».
L'analisi era lucida: prima dell'attuale migrazione di massa, Seid non si sentiva minimamente minacciato dal razzismo, in Italia; tuttavia, l'enorme flusso migratorio ha cambiato l'atteggiamento degli italiani nei confronti di chi è percepito come immigrato (Seid era stato adottato). Si, in effetti, il razzismo c'entrava; ma, in ultima analisi, il suo disagio poteva essere considerato una conseguenza della (pessima) gestione del fenomeno migratorio.
Sgraziate, strumentali sembravano le parole di alcuni politici; ma non del tutto fuori luogo. Lo scrittore Saviano: «Seid si è suicidato perché vittima di razzismo. Salvini e Meloni un giorno farete i conti con la vostra coscienza»; Enrico Letta: «Se puoi, scusaci. #SeidVisin»; Laura Boldrini: «Si è tolto la vita. A vent'anni. Sentiva il peso infame dello sguardo del razzismo»; Nicola Fratoianni: «Siamo un Paese che ha fallito. Siate maledetti!».

LA VERITÀ ALLA FINE VIENE FUORI
Poi, senza fretta, è emersa la verità: la lettera di Seid non era una lettera d'addio, per giustificare il suicidio. Era stata scritta alla sua psicoterapeuta tre anni fa, nel gennaio 2019. Quindi il suo suicidio, con il razzismo, non c'entra nulla. Di più. La mamma adottiva di Seid ha dichiarato: «Durante il lockdown Seid era chiuso in una stanza a Milano, 24 ore su 24. Ed è là che è iniziato il suo disagio, ha iniziato a stare male. Ha iniziato una sorta di depressione, questo isolamento di tutti, tutti i ragazzi e noi adulti. Io per prima, chiusa in casa tutto il giorno da sola cominciavo a rimuginare pensieri, cose... Immagino questi ragazzi, chiusi... Lui là ha iniziato a non stare bene. Infatti, è stato, da ottobre fino a febbraio, tutto solo. Neppure a Natale è venuto. E solo a febbraio ho iniziato a sentire che era instabile. L'ho fatto ritornare immediatamente a casa e abbiamo iniziato a seguirlo. Quindi, uno dei motivi scatenanti tutto questo inferno è stato questo isolamento dei ragazzi».
Altro che razzismo: Seid non ha retto il clima di terrore, l'isolamento forzato, lo spegnimento della vita sociale e all'aria aperta così importante per i ragazzi. La Nuova Bussola Quotidianaè stato, se non l'unico, tra i pochi media che hanno sollevato (inascoltati) questo problema.
Eppure, né Saviano, né Boldrini, né Fratoianni si sono scusati con Salvini e Meloni; nessuno ha maledetto Conte, Draghi, Speranza per l'imposizione del lockdown, né ha minacciato «un giorno farete i conti con la vostra coscienza».

LA STRATEGIA DELLA SINISTRA
A questo punto, potrà sembrare bizzarro, mi sono tornate in mente le parole di Ted Kaczynski, il celebre Unabomber, che nel suo Manifesto ha scritto: «[...] la Sinistra prende un principio morale accettato, lo adotta per suoi comodi, e quindi accusa la maggioranza della società di violare quel principio. Esempi: l'eguaglianza razziale, l'eguaglianza dei sessi, l'aiutare la povera gente, la pace come opposta alla guerra, la non violenza in generale, la libertà di espressione, l'amore verso gli animali; più essenzialmente il compito dell'individuo di servire la società e il compito della società di prendersi cura dell'individuo. Questi sono valori profondamente radicati della nostra società (o almeno della sua classe media e alta) da lungo tempo e che, esplicitamente o implicitamente costituiscono materia preminente per i principali mezzi di comunicazione e per il sistema educativo. Molti uomini di sinistra, specialmente quelli del tipo sovrasocializzato, di solito non si ribellano contro questi princìpi, ma giustificano la loro ostilità verso la società dichiarando (con qualche grado di verità) che essa non vive secondo quei princìpi» (Theodore J. Kaczynski, La società industriale e il suo futuro, § 28).
Il secondo pensiero è stato: «Sciacallaggio». Queste persone hanno usato il suicidio di un ventenne per gettare (indebitamente) un po' di fango sugli avversari politici.
Il terzo pensiero? «Ipocrisia». L'accusa più pesante che Gesù ha rivolto a chi lo voleva morto, nel Vangelo. L'ipocrisia (da non confondersi con l'incoerenza), definita dal vocabolario Treccani on-line: «Simulazione di virtù, di devozione religiosa, e in genere di buoni sentimenti, di buone qualità e disposizioni, per guadagnarsi la simpatia o i favori di una o più persone, ingannandole». Si capisce benissimo perché l'ipocrisia sia stata così odiata da Gesù: tutto quello che l'ipocrita tocca, degrada, marcisce, si trasforma in putredine. L'ipocrisia corrompe la fiducia e quindi i legami sociali, insozza valori e virtù, alimenta cinismo e menzogna.

CONCLUSIONE DA IMPARARE A MEMORIA
A costoro non importa nulla di Seid; come, negli anni Settanta non importava nulla dei proletari e degli operai, negli anni Ottanta delle donne, nei Novanta delle persone con tendenze omosessuali e, attualmente, degli immigrati. Nulla importa loro della giustizia sociale, dei diritti civili, dell'inviolabilità del corpo umano. Sono solo slogan vuoti per ottenere voti, potere, per distruggere la civiltà europea, la metafisica. Non hanno una morale, non hanno una parola d'onore, non hanno alcun freno. Prima ce ne renderemo conto, e daremo loro un nome, prima porremo un freno a questo continuo abominio.

DOSSIER "CORONAVIRUS"
Sì alla prudenza, no al panico

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10-06-2021

5 - LA FEDE NON E' UN SENTIMENTO
Oggi nella religione si cercano consolazioni e stati di entusiasmo dimenticando che bisogna amare Dio indipendentemente dalle emozioni e da ciò che si sente
Autore: Corrado Gnerre - Fonte: I Tre Sentieri, 23 maggio 2021

Oggi è molto diffusa, per cause che trovano la loro spiegazione nel modernismo teologico, una "sentimentalizzazione" della fede. Non è più la verità che garantisce l'esperienza, bensì il contrario: è l'esperienza che deve garantire la verità. Si cercano, nella fede, consolazioni e stati di entusiasmo. Dimenticando che non vanno amate le consolazioni di Dio, quanto il Dio delle consolazioni. Indipendentemente da quello che si "sente", bisogna amare Dio con tutto se stessi. Questa è la vera fede.
Leggiamo cosa scrive in proposito padre Gabriele di Santa Maria Maddalena (1893-1953) nel suo "Intimità Divina".
«O Signore, fa' che io ti ami per te stesso e non per la mia consolazione; fa' che amandoti, cerchi sempre la tua volontà e non la mia. [...]
Amare è voler bene a qualcuno; si comprende quindi, che l'essenza dell'amore sta nell'atto della volontà con cui si vuol bene. Ciò non toglie che in noi quest'atto vada facilmente congiunto con l'affetto sensibile e allora l'amore è insieme atto della volontà e della sensibilità; tuttavia è chiaro che la sostanza del vero amore non sta nell'emozione del sentimento, ma nell'atto della volontà.
La carità non muta il nostro modo di amare, ma lo penetra, lo soprannaturalizza, rendendo la volontà, e la sensibilità capaci di amare Dio. Sì, anche il nostro affetto sensibile può essere impegnato nell'atto di amore soprannaturale; Dio non disdegna neppure questa più umile e meno elevata manifestazione del nostro amore per lui, tanto è vero che ci ha comandato di amarlo non solo con tutta la mente e con tutta l'anima, ma anche con tutto il cuore.
Tutte le nostre forze - intellettuali, volitive, affettive - vengono impegnate nell'atto di amore e, tuttavia, la sostanza di questo atto non sta nel sentimento, ma nella volontà. Perciò, quando nel tuo amore per Dio rimani freddo riguardo alla sensibilità e non «senti» nulla, non devi turbarti: troverai così minore soddisfazione nel tuo amore - perché sentire di amare è assai più dolce - ma il tuo atto di amore sarà ugualmente vero e pieno. Anzi, mancandoti l'appoggio e lo slancio che viene dal sentimento, sarai costretto ad applicarti con maggior decisione all'atto della volontà e ciò, lungi dal nuocere, renderà più volitivo, e perciò più meritorio, il tuo atto d'amore.
Appunto perché la sostanza dell'amore sta nell'atto della volontà che vuol bene a Dio, ecco che il Signore, per rendere più puro e più intenso il tuo amore, spesso lo priverà di ogni dolcezza di sentimento; non sentirai più di amare Dio e ciò ti darà pena, ma, in realtà, lo amerai nella misura in cui saprai decisamente volere la sua volontà, il suo beneplacito, il suo gusto al di sopra di tutte le cose.
Del resto, sentire l'amore non è in tuo potere, mentre è sempre in tuo potere fare atti d'amore con la volontà, è sempre in tuo potere voler bene a Dio cercando con tutte le tue forze di vivere per lui, di fargli piacere».

Fonte: I Tre Sentieri, 23 maggio 2021

6 - WASHINGTON, CON I FONDI DI BIDEN, DA' IN PREMIO LA DROGA A CHI SI VACCINA
Biden e lo Stato di Washington hanno uno strano concetto di salute: puntare sulla marijuana per salvare il popolo dal Covid (VIDEO: I lockdown non funzionano)
Autore: Caterina Giojelli - Fonte: Tempi, 12 giugno 2021

Una bella canna di marijuana gratuita e già rollata dopo il vaccino. Lo ha deciso lo Stato di Washington. Fino al 12 luglio tutti gli adulti di età pari o superiore ai 21 anni possono andare a ritirare il "premio" nei loro negozi di riferimento dopo la prima o seconda dose. Basta dire sì al vaccino, aderendo alla campagna Joints for Jabs promossa dal Consiglio di stato per i liquori e la cannabis.
Secondo le stime del New York Times il 49 per cento dei residenti nello Stato di Washington ha completato il ciclo della vaccinazione, il 58 per cento ha ricevuto una prima dose. Ma da metà aprile in tutta America il ritmo delle vaccinazioni ha rallentato drasticamente. Perché non tentare con l'erba pigri, dubbiosi e riottosi?

LA CANNA POST VACCINO
In Arizona il Mint Cannabis Dispensary, insieme a una dose gratuita di Moderna, ha offerto ai suoi clienti una canna e una gomma da masticare alla cannabis: "Snax for Vaxx" è il nome della campagna che ha sancito la collaborazione con i medici (e corse gratis per raggiungere i dispensari trasformati in punto vaccini con Uber, grazie a una partnership con la Casa Bianca). Il governo consente agli Stati di utilizzare i fondi di soccorso federali per incentivare le persone a vaccinarsi, l'amministrazione Biden ha sollecitato tutti a diventare creativi.
E se in New Jersey si è ripiegato sulla birra gratis, nello Stato di New York e nell'Ohio con borse di studio universitarie e quasi ovunque con lotterie e jackpot milionari, ora Washington si butta sulla marijuana. Con l'obiettivo dichiarato dal governatore democratico Jay Inslee di eliminare tutte le restrizioni appena raggiunto il 70 per cento di vaccinati over 16 anni.

LA SALUTE ALLA MARIJUANA
Secondo Anthony Fauci chi voleva vaccinarsi non aveva bisogno di incentivi, al contrario oggi «sono rimasti gruppi di persone ai quali servono messaggeri fidati che spieghino loro perché è cruciale vaccinarsi per loro stessi e per le loro famiglie». Se sono richieste più ragioni e informazioni convincenti, cosa c'è di razionale nell'offrire loro una canna?
Strano concetto di "salute" quello di chi punta sulla marijuana per salvare il popolo dal Covid dopo avergli spiegato che l'inalazione del fumo di cannabis, al pari del fumo di tabacco, poteva aumentare la suscettibilità al contagio e determinare un aggravamento del quadro clinico della malattia. Allarmi condivisi dai Centers for Disease Control and Prevention e dal National Institute of Health. E tutti riassumibili nell'appello alla Cnn degli pneumologi Albert Rizzo e Mitchell Glass dell'American Lung Association a proposito dell'aumento dei consumi durante la pandemia: fumi erba? Smetti. Anche il consumo occasionale espone a rischi gravi.

UN DIBATTITO DROGATO
Eppure è a questi consumatori "attenzionati" durante la pandemia che si rivolge Joints for Jabs. Che altro non sarebbe che il tentativo di uno Stato di strumentalizzare i vizi privati per raggiungere virtù pubbliche. Che messaggio politico stralunato sarebbe regalare una sostanza, certo alla moda e che gode di buona stampa, ma che danneggia i polmoni allo scopo di vaccinare contro un'infezione che danneggia i polmoni e si aggrava se fumi?
Un messaggio in linea con un dibattito già drogato da narrazioni, dietro front, fake news e poca, pochissima trasparenza. Dove la tattica prende il sopravvento sulla strategia e il marketing sulla comunicazione. Dal vaccino come fine di una campagna per la salute pubblica a strumento di promozione di joint venture tra aziende. Mediati da una classe politica che al cittadino che chiede ragioni e fiducia offre una canna già rollata.

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 17 minuti) dal titolo "Pandemia negli USA: perché i lockdown non funzionano" si può vedere l'intervista a Roberto Mazzoni, giornalista italiano che vive in Florida, che spiega cosa accade nell'altra parte dell'America di cui non ci parlano. Si rimane affascinati... davvero un altro mondo.
Clicca nel link sottostante.
https://mazzoninews.com/mp4_videos/VP-LOCKDOWN/360p.mp4

DOSSIER "CORONAVIRUS"
Sì alla prudenza, no al panico

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

DOSSIER "IL VACCINO ANTI-COVID"
La scienza e la propaganda

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: Tempi, 12 giugno 2021

7 - SAN CELESTINO V, L'EREMITA CHE RINUNCIO' ALLA CATTEDRA DI PIETRO
Pietro da Morrone, pur essendo eremita fondò decine di monasteri, poi fu eletto Papa a 85 anni, ma dopo poco si accorse che non era al posto giusto ed aveva ragione (è Dante che sbagliava perché la sua non fu viltà)
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 19-05-2021

Prima dell'incredibile successione di fatti che portò alla sua elezione a pontefice, quando aveva già 85 anni, san Celestino V (c. 1209-1296), al secolo Pietro Angelerio, detto Pietro da Morrone, aveva consacrato la sua esistenza a Dio vivendo per buona parte del tempo da eremita.
Penultimo dei 12 figli di due contadini, Pietro mostrò fin dalla giovinezza l'attrazione per la vita ascetica. Dopo l'esperienza in un'abbazia benedettina, si orientò per la contemplazione di Dio nella solitudine: passò da un eremo all'altro e, intorno ai trent'anni, si ritirò in una caverna sul Monte Morrone (da cui il nome datogli dai contemporanei). Interruppe il suo eremitaggio solo per la preparazione al sacerdozio, che svolse a Roma. Dopo l'ordinazione sacerdotale riprese la sua vita contemplativa sui monti.

L'EREMITA CHE FONDÒ DECINE DI MONASTERI
La fama della sua santità attrasse diversi discepoli. Perciò il buon Pietro decise di fondare una congregazione, i cui membri vennero originariamente chiamati "fratelli di Santo Spirito" (dal nome di uno degli eremi da lui fondati) e in seguito alla canonizzazione del loro fondatore furono detti "celestini". Urbano IV diede la prima approvazione della nuova comunità nel 1263, riconoscendola come un ramo dell'Ordine benedettino. Nell'inverno di dieci anni più tardi, in vista del secondo concilio di Lione (che si proponeva tra l'altro di limitare la proliferazione di nuovi istituti religiosi), Pietro si recò a piedi nella città francese per parlare con Gregorio X. Il papa non solo confermò la congregazione ma chiese al santo di celebrare la Messa davanti agli altri Padri conciliari perché «nessuno ne era più degno».
La sua congregazione si espanse fino a contare circa 600 membri, tra monaci e oblati, suddivisi in decine di monasteri. Pietro, che arrivò a fare quattro quaresime all'anno, guidò i suoi discepoli finché poté. Intorno al 1280, ormai avanti con l'età, affidò il timone a un confratello e ritornò a vivere da eremita tra la Majella e il Morrone. Pareva che la sua vita terrena dovesse concludersi su quei monti, e invece doveva ancora verificarsi qualcosa di impensabile. Il 4 aprile 1292 morì Niccolò IV e nello stesso mese si riunì il conclave, allora composto da soli 12 cardinali, per l'elezione del nuovo papa. Prima le divisioni tra i porporati, poi un'epidemia di peste, nella quale trovò la morte uno di loro, prolungarono il conclave a dismisura: trascorsi due anni, la sede pontificia era ancora vacante. In quel frangente arrivarono pure le pressioni di Carlo II d'Angiò, che aveva bisogno dell'avallo papale per un accordo con il re aragonese.

DANTE SBAGLIAVA, NON FU VILTÀ
Lo stesso Pietro scrisse al decano del collegio cardinalizio, profetizzando gravi castighi divini se non avessero in breve eletto il papa. I cardinali, infine, si accordarono sul suo nome. Inviarono dei messaggeri sul Morrone per ottenere il "sì" di Pietro, che, come riportò uno di loro, vestiva «una rozza tonaca» e apparve come «un uomo vecchio, attonito ed esitante per così grande novità». Con visibile sofferenza, dopo essersi sentito dire che avrebbe commesso peccato mortale in caso di rifiuto, l'eremita comunicò di accettare la carica. Il 29 agosto 1294 ricevette la tiara papale e assunse il nome di Celestino V. Il suo pontificato, subito influenzato dalle ingerenze di Carlo II d'Angiò e da alcuni uomini di curia disinteressati ai beni eterni, durò solo tre mesi e mezzo.
A parte la concessione della "Perdonanza", un'indulgenza precorritrice del Giubileo, Celestino, catapultato a 85 anni in una situazione molto più grande di lui, prese delle decisioni infelici. Ma si rese conto del disordine che regnava nella Chiesa: «Dio mio, mentre regno sulle anime, ecco che perdo la mia», disse sconfortato. Domandò se per il diritto canonico fosse possibile la rinuncia al ministero petrino per ragioni legittime: gli fu risposto di sì, e il 13 dicembre 1294 lesse la sua rinuncia. Per questo molta critica ha individuato in lui il personaggio tratteggiato da Dante («colui che fece per viltade il gran rifiuto»), ma è evidente che Celestino agì in spirito di vera umiltà e amore per la Chiesa. Visse gli ultimi mesi rinchiuso in un castello, perché il suo successore Bonifacio VIII temeva che i propri rivali potessero contestare l'abdicazione di Celestino e servirsi di lui per uno scisma. Tornò alla casa del Padre intonando i Salmi. La sua causa per la canonizzazione fu avviata dallo stesso Bonifacio VIII. E si concluse - dopo l'ascolto di centinaia di testimoni - sotto Clemente V, che nel 1313 lo proclamò santo.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 19-05-2021

8 - OMELIA XII DOMENICA T. ORD. - ANNO B - (Mc 4,35-41)
Perché avete paura? Non avete ancora fede?
Fonte Maranathà

Spesso il Vangelo ci presenta un Gesù dominatore delle malattie e delle potenze demoniache. Nel brano di oggi il suo potere si allarga fino ad abbracciare gli elementi della natura nella loro raffigurazione più grandiosa e potente: il mare. Il tema è fondamentalmente uguale, perché nel simbolismo della Bibbia, il mare, pur sottomesso al dominio di Dio, rimane un mondo carico di misteri e di pericoli, a motivo della profondità dei suoi abissi, dell'amarezza delle sue acque, del perpetuo fluttuare delle sue onde, della sua potenza distruttrice quando si scatena. Esso diventa perciò anche l'immagine più eloquente ed efficace delle forze del male, orgogliose e minacciose, che trovano una plastica raffigurazione nei mitici e favolosi mostri che la fantasia popolare colloca nei suoi abissi.

DIO, IL SIGNORE DELLE FORZE DELLA NATURA
Eppure il mare, questa realtà potente e tumultuosa, è sottomessa a Dio. Dio era là quando nacque uscendo dal seno della terra; come un bambino indifeso lo avvolse di fasce (caligine) e lo vestì (nube). Il salmo responsoriale ed il vangelo, mentre sottolineano la signoria di Gesù sul mare, ci suggeriscono l'invocazione fiduciosa a Dio nel pericolo, e lo stupore e il timore di fronte alla potenza del Signore che comanda.
Entrambi i brani scritturistici presentano lo stesso schema letterario: la situazione di pericolo (lo scatenamento delle forze del mare), l'invocazione fiduciosa di Dio, l'intervento miracoloso del Signore, l'azione di grazie (salmo), lo stupore e il timore (vangelo). Il tema della fede-fìducia nelle prove diventa centrale nel vangelo. Gesù fa agli apostoli la domanda-rimprovero: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?».
È strano che Gesù rimproveri di mancanza di fede proprio quando essi gli si rivolgono pieni di fiducia. Evidentemente qui Gesù rimprovera non tanto la fiducia, quanto l'atteggiamento interessato per cui la fiducia è tutta rivolta ad ottenere qualcosa. Questa fede è troppo imperfetta.

NON IL TUTORE DELL'ORDINE NATURALE...
L'uomo primitivo aveva istintivamente il senso del sacro, viveva i suoi rapporti con la natura come se esseri divini presiedessero al divenire implacabile degli avvenimenti di cui lui si scopriva lo zimbello. Il mondo divino lo affascinava, ma gli ispirava una specie di sacro terrore. Cercava perciò di propiziarsi la divinità con riti magici. L'uomo moderno ha raggiunto un notevole dominio sulle forze naturali, e lo aumenta di giorno in giorno. La natura non gli incute più timore; vi si sente a suo agio, la sceglie come quadro e materia di un'opera storica da compiere con le sue proprie forze. L'atteggiamento dei suoi antenati gli appare come una sorgente di alienazione. Anche quando si trova dinanzi ad avvenimenti inattesi - un terremoto ad esempio - la sua reazione istantanea è quella di ricercarne la spiegazione scientifica e non più quella di rivolgersi al mondo divino.
Questo comporta un mutamento (ed una purificazione) dell'immagine stessa di Dio. Dio non è visto più soltanto o principalmente come fondamento, garante e vindice dell'ordine della natura. Il Dio della fede è «altro» dal mondo, sta al di là delle sue leggi e non può essere raggiunto a partire soltanto dal mondo e dai suoi eventi.

... MA IL DIO CHE IMPEGNA NELLA FEDE
Il Dio vero non è il dio delle false sicurezze umane. Non è la formula risolutiva delle nostre difficoltà e dei nostri problemi: sarebbe un dio alienante, un surrogato, il dio tappabuchi. La nostra fede in lui non è né fuga né disimpegno. Ci sarebbe da sospettare di una fede tranquilla, facile, senza difficoltà. La fede è impegno continuo, proprio perché crede nonostante le tempeste in cui viene continuamente messa alla prova.
Sarebbe una falsa fede quella che cercasse Dio solo come consolazione individuale e come soluzione diretta delle difficoltà nelle quali ci troviamo. Alla base di questa fede non ci sarebbe la disponibilità assoluta nei confronti di Dio, ma il tentativo di «utilizzare» Dio ai fini della nostra sicurezza. Aver fede significa abbandonarsi a Dio anche quando lui «dorme», perché sappiamo che nessuna difficoltà può vincerci; Dio le ha già vinte. Questo, però, non ci isolerà dal mondo fino a saltare i problemi del mondo, perché sappiamo che il piano di Dio è quello di liberare il mondo dal male, e che in questo processo di liberazione il cristiano è chiamato a collaborare, lottando al suo fianco, prendendo sul serio i problemi del mondo, senza perdersi di coraggio.

Fonte: Maranathà

Stampa ArticoloStampa


BastaBugie è una selezione di articoli per difendersi dalle bugie della cultura dominante: televisioni, giornali, internet, scuola, ecc. Non dipendiamo da partiti politici, né da lobby di potere. Soltanto vogliamo pensare con la nostra testa, senza paraocchi e senza pregiudizi! I titoli di tutti gli articoli sono redazionali, cioè ideati dalla redazione di BastaBugie per rendere più semplice e immediata la comprensione dell'argomento trattato. Possono essere copiati, ma è necessario citare BastaBugie come fonte. Il materiale che si trova in questo sito è pubblicato senza fini di lucro e a solo scopo di studio, commento didattico e ricerca. Eventuali violazioni di copyright segnalate dagli aventi diritto saranno celermente rimosse.