BastaBugie n�726 del 21 luglio 2021

Stampa ArticoloStampa


1 GREEN PASS, ANTICAMERA DELLA DITTATURA
Il governo impone indirettamente l'obbligo vaccinale minacciando limitazioni di libertà se non hai il green pass... con tanti saluti allo stato di diritto
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 LA NUOVA BUFALA DI ZAN, CIOE' CHE LA TEORIA DEL GENDER NON ESISTE
Invece esiste eccome e vogliono che sia imposta per legge e chi non è d'accordo finisca in prigione (VIDEO: Interviste a persone famose sul ddl Zan)
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano
3 ECCO COME MI SONO ARRESA ALLA BELLEZZA DI INDOSSARE IL VELO IN CHIESA
Spero sia utile a molte ragazze la mia storia prima del giorno in cui ho deciso di accettare l'insegnamento della Parola di Dio sul velo per le donne
Autore: Federica - Fonte: Blog il velo delle donne cristiane
4 LA VITTORIA DELL'ITALIA AGLI EUROPEI DI CALCIO 2021 CI HA RICORDATO COS'E' L'EUROPA
Invece giornali e politici tendono a dimenticare la differenza tra Europa e Unione Europea... e che Gran Bretagna, Russia, Svizzera, ecc. sono in Europa (VIDEO: Rinascimento azzurro)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
5 SPOSARSI NEL GIARDINO DI CASA? PESSIMA IDEA
Il vescovo di Livorno dà il via libera ai matrimoni fuori dalla chiesa, ma così si svilisce il matrimonio come sacramento
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 SAI PERCHE' IN FRANCIA I RIVOLUZIONARI VOLEVANO DISTRUGGERE GLI OROLOGI?
Chi odia Dio vuole disfare la creazione per riportare l'universo all'abisso del nulla da cui Dio lo ha tratto (per questo i potenti di questo mondo come George Soros vorrebbero distruggere il tempo e lo spazio)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera
7 IL MIRACOLO CHE PERMETTERA' LA BEATIFICAZIONE DI FULTON SHEEN
Il libro ''61 minuti per un miracolo'' racconta con la semplicità di una mamma la guarigione del figlio neonato sopravvissuto senza danni alla mancanza di ossigeno
Fonte: Mimep-Docete
8 OMELIA XVII DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,1-15)
Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - GREEN PASS, ANTICAMERA DELLA DITTATURA
Il governo impone indirettamente l'obbligo vaccinale minacciando limitazioni di libertà se non hai il green pass... con tanti saluti allo stato di diritto
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21-07-2021

Come è noto il Green pass nazionale verrà rilasciato se la persona è in possesso di un tampone che attesti la sua negatività e che sia stato eseguito nelle ultime 48 ore, se è comprovata la guarigione dal Covid negli ultimi 6 mesi oppure in caso di vaccinazione con doppia dose. Senza il Green pass si è esclusi dall'esercizio di una serie di libertà. Se non de iure sicuramente de facto lo Stato sta imponendo un obbligo vaccinale. È ciò che, senza il bisogno di essere stati dei geni della politica, avevamo previsto che sarebbe accaduto in un articolo del dicembre scorso.
Ora domandiamoci: lo Stato può imporre la vaccinazione? Ne avevamo già trattato proprio in quell'articolo appena citato. Rimandiamo ad esso per gli aspetti più analitici del problema. Qui richiamiamo i criteri di fondo anticipando che le conclusioni espresse mesi addietro oggi sono ancor più valide.
Un ordinamento giuridico può e deve imporre una condotta quando questa concorre al bene comune, quando è necessaria e non interpella scelte personalissime (v. matrimonio). In merito al primo criterio, sicuramente la tutela della vita e della salute interessano il bene comune. Però deve esserci autentica tutela della vita e della salute. Vaccini non sicuri, come quelli attuali, non possono venire qualificati come strumenti adatti a tutelare la vita e la salute dei cittadini. Quindi un criterio da rispettare affinché una condotta possa venire imposta è che questa condotta sia efficace nel tutelare e semmai accrescere il bene comune. Efficacia significa che gli effetti positivi sicuramente o molto probabilmente supereranno quelli negativi. Questo criterio pare proprio non venire rispettato dagli attuali vaccini i quali sono infatti ancora in fase di sperimentazione e sui quali diversi studi hanno evidenziato non poche criticità, non solo in merito a possibili effetti collaterali gravi, ma anche relativamente alla loro capacità di rendere immuni e di bloccare il contagio.

LE TERAPIE DOMICILIARI CI SONO
Passiamo al criterio di necessità. In primis è da rilevare che uno strumento inefficace non può essere uno strumento necessario: se non serve ed è pure dannoso come fa ad essere indispensabile? Ma ammesso e non concesso che i vaccini funzionino, il criterio della necessità non verrebbe ugualmente soddisfatto dall'impiego di tali vaccini. Infatti gli stessi non sono l'unica soluzione per far fronte all'epidemia, ma esistono le terapie domiciliari. Inoltre la pericolosità del Coronavirus è predicabile solo per alcuni soggetti. Viene quindi da concludere che non risulta necessario vaccinare indiscriminatamente. Dunque, mancando il criterio della tutela al bene comune e della necessità, l'obbligo vaccinale non ha ragione di esistere.
Detto in altri termini, la scelta del governo di obbligare a vaccinarci, seppur indirettamente tramite l'escamotage del Green Pass, è irrazionale. Quando un comando è irragionevole vuol dire che è contrario ai principi di legge naturale e dunque ingiusto. Avremmo quindi un obbligo legale, ma iniquo. Non ius quia iustum, ossia una norma che trae la sua validità dalla sua giustizia, ma ius quia iussum, ossia una norma che trae la sua validità unicamente dal potere di chi l'ha varata, dal fatto che è stata comandata, imposta.
Un tale obbligo può allora trovare fondamento ad esempio nella teoria di Thomas Hobbes (1588-1679), il quale sosteneva che è l'autorità e non la verità a fare le leggi, scadendo quindi nell'autoritarismo (autorità senza verità) e nell'arbitrarismo di chi governa. Ma oltre ad Hobbes non si può non citare Hans Kelsen (1881-1973) per il quale il comando giuridico trova la sua validità nella forma della norma, ossia nel rispetto di regole procedurali e quindi alla fine convenzionali, non nel suo contenuto, in ciò che dice la norma. Su altro fronte, ossia dal lato del cittadino, l'obbedienza al comando non deriva dalla bontà del comando, ossia dalla giustizia dello stesso, bensì dalla paura, dal timore della sanzione che accompagna il comando. Per Kelsen il diritto alla fine si sintetizza in questo giudizio ipotetico: se non vuoi X, fai Y. Se non vuoi pagare 400 euro di multa perché sei andato a Messa o al ristorante senza Green Pass, devi vaccinarti.

DALLO STATO DI DIRITTO ALLO STATO DI POLIZIA
In questa prospettiva l'effettività del comando, ossia il reale adeguamento dei consociati alle indicazioni presenti nel comando, riposa sulla forza intimidatoria dello Stato, non sulla giustizia del comando. L'obbligo si impone sulla coscienza collettiva non per forza intrinseca all'obbligo - mi vaccino perché è giusto farlo - ma per forza estrinseca - mi vaccino altrimenti hanno deciso di togliermi alcune libertà. Si tratta del potere ricattatorio dello Stato nei confronti di chi ha meno potere di lui e quindi è obbligato a cedere su molto per non perdere tutto.
Parlavamo della paura della sanzione come molla per ottenere dai cittadini l'adeguamento delle proprie condotte ai dettami del governo. Oggi in Italia forse siamo arrivati ad uno step successivo. Ciò che ha mosso e muoverà molti, ma non certo tutti, a vaccinarsi non è tanto la paura di perdere alcune libertà o di pagare ammende salate - la vaccinazione di massa è fiorita con energia in assenza di questi deterrenti - bensì la paura di morire. Media e governo sono riusciti a terrorizzare il popolino alla perfezione. Prova provata è la percentuale di persone che in piena estate e all'aperto se ne va in giro con la mascherina seppur da settimane sia caduto il relativo obbligo di indossarla. Il ragionier Rossi è diventato più rigorista del ministro Speranza. Draghi & Co. allora si trovano a orientare delle coscienze già irretite dal panico, già ammorbidite dal timore stordente e paralizzante della morte. Un gregge che mai raggiungerà l'immunità dal virus, ma che ha già raggiunto l'immunità dal senso del reale e della misura.
Tenendo quindi conto di questa situazione sociale, il Green pass non può che essere destinato ai riottosi, a quelli che con disprezzo vengono etichettati come "no vax", agli irriducibili del pensiero raziocinante. Per stanare gli esponenti di questa resistenza alla politica vaccinale e farli desistere da una lotta votata all'astensionismo vaccinale, occorre bruciargli la casa dove vivono, ossia togliere loro più libertà possibili. Conclusione scontata: siamo transitati dallo Stato di diritto allo Stato di polizia.

DOSSIER "CORONAVIRUS"
Sì alla prudenza, no al panico

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

DOSSIER "IL VACCINO ANTI-COVID"
La scienza e la propaganda

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21-07-2021

2 - LA NUOVA BUFALA DI ZAN, CIOE' CHE LA TEORIA DEL GENDER NON ESISTE
Invece esiste eccome e vogliono che sia imposta per legge e chi non è d'accordo finisca in prigione (VIDEO: Interviste a persone famose sul ddl Zan)
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 16 luglio 2021

Chiariamo sulla nuova bufala di Zan, cioè che la teoria del gender non esiste.
Dunque. Da qualche centinaia di migliaia di anni l'uomo sulla terra nasce maschio o femmina (salvo rarissimi casi di malformazioni genitali). E continuerà a farlo. Il sesso si riceve durante lo sviluppo embrionale, e da allora marchia tutte le cellule del bambino, tutte, non solo quelle legate alla genitalità. Gli esseri umani sono maschi o femmine.
Hanno un cervello maschile o femminile, velocità e forza e vista e udito e capacità maschili o femminili. Non ruoli, molti di quelli sono intercambiabili, ma diversi strumenti per esercitarli, con ricchezze e capacità diverse.
Quanto al sesso, di solito i maschi sono attratti dalle femmine e viceversa. È previsto dalla natura perché solo così si trasmette la vita. Poi - per una serie di motivi che sarebbe lungo esplorare qui - si può provare attrazione verso lo stesso sesso (in pochissimi casi rispetto al totale dell'umanità ma molto rumorosi), ma in ogni caso un uomo rimane un uomo anche se non va a letto con le donne, e non può essere totalmente definito dalla sua attrazione sessuale.
Invece le teorie del gender - che vengono anche insegnate e sostenute in specifici corsi universitari fuori dall'Italia (e se passa il ddl Zan anche da noi) - affermano semplicemente che il genere può non corrispondere al sesso biologico e che una persona viene definita da come si percepisce. A partire da ciò deve essere considerata, con il pronome o l'asterisco giusto, e con infinite conseguenze legali e sociali e culturali. Questa è la teoria del gender che non solo esiste, ma che il ddl Zan vuole rendere legge e quindi cultura, anche attraverso iniziative nelle scuole.

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 26 minuti) dal titolo "DDL Zan - attacco alla libertà" si possono vedere le interviste a esperti del diritto e personaggi del mondo della politica e dell'informazione. Saranno così chiari i motivi per cui il ddl Zan non deve essere assolutamente approvato.


https://www.youtube.com/watch?v=QVjphx_-L1U

Fonte: Blog di Costanza Miriano, 16 luglio 2021

3 - ECCO COME MI SONO ARRESA ALLA BELLEZZA DI INDOSSARE IL VELO IN CHIESA
Spero sia utile a molte ragazze la mia storia prima del giorno in cui ho deciso di accettare l'insegnamento della Parola di Dio sul velo per le donne
Autore: Federica - Fonte: Blog il velo delle donne cristiane

Ho sempre ammirato le donne forti e semplici, come credo dovrebbe essere ogni discepola di Cristo.
Il tipo di donna che vorrei essere è quella che se le si propone un comportamento nuovo, lo valuta alla luce della parola di Dio e del giudizio della Chiesa, poi decide se è buono o cattivo: se è buono lo fa suo con gioia e prontezza, se è cattivo lo scarta senza rimpianti.
Ecco appunto, così vorrei essere. Nella realtà sono molto lontana da questo modello e sinceramente prima di decidermi a indossare il velo durante la Santa Messa ho passato un lungo percorso abbastanza tortuoso fatto di dubbi, ripensamenti, problemi immaginari e ogni tipo di scrupoli.
Ho deciso di condividerli con voi per aiutare le altre donne che si sentano combattute interiormente su questo argomento.
La verità è che ho cominciato a pensarci fin da bambina. Una domenica sentii la mia catechista redarguire un compagno di catechismo che si era presentato alla S. Messa dei ragazzi con il cappellino da baseball, ne rimasi molto stupita dato che non avevo mai fatto caso all'uso di mettere/togliere il cappello in diverse circostanze (nessuno dei miei familiari lo ha mai portato) inoltre avevo visto più volte la stessa catechista con un cappellino e le chiesi cosa ci fosse di male. Lei mi rispose di non preoccuparmi perché solo i maschi dovevano togliersi il cappello davanti a Dio allora io le chiesi "Ma come, le femmine no?" E lei mi rispose: "No, anzi, le donne si dovrebbero proprio coprire la testa".
Nella mia semplicità di bimba pensai immediatamente "Che sciocchezza! Se si dovrebbe fare, perché non si fa?" e questo pensiero rimase così, inapplicato, nella mia testa per oltre un decennio.

LO SAPEVO EPPURE NON LO FACEVO
Ero intimamente convinta che fosse meglio partecipare alla Santa Messa a capo coperto, tuttavia non lo facevo.
I motivi erano vari, principalmente pensavo che, non facendolo più nessuno, se lo avessi fatto io tutti mi avrebbero guardata (e già questo mi pareva intollerabile, essendo all'epoca molto molto timida) ma pensavo anche "come può essere segno di modestia se poi io vado al centro dell'attenzione, non è piuttosto il contrario?"; "Io sono una peccatrice, sarebbe meglio che prima fossi completamente a posto nell'anima e pensassi poi all'abbigliamento esteriore" (Ma si può aspettare di diventare santi prima di fare qualsiasi opera buona? Per la serie aspetta e spera... Ora mi sembra una sciocchezza enormemente ridicola eppure ci ho messo davvero un sacco di tempo a superarla) "La gente crederà che io mi senta migliore delle altre donne" ed altre amenità.
Per contro in molte occasioni consideravo i lati positivi di velarsi il capo, "In fondo, non è quello che fa anche la Madonna Santissima? E non dovremmo noi donne cristiane cercare di assomigliarle?" ed ecco gli immancabili scrupoli e sensi di colpa "Sei forse tu come la Madonna? No di certo! Che superbia!". Fatto sta che cominciai a cercare altri pareri e mi ritrovai a leggere e ascoltare varie prediche sul pudore e la modestia, così cominciai a prestare più attenzione al mio modo di vestire, soprattutto in estate, evitando abiti trasparenti, troppo aderenti e scollati.
Un giorno mi trovavo con altre due amiche, di cui una cattolica e molto attiva nell'apostolato, che usò il mio abbigliamento per intavolare una discussione sulla castità. L'altra ragazza non era affatto convinta della necessità di mantenersi casti durante il fidanzamento e adduceva il pretesto che nel Vangelo non ci fosse questa indicazione, la mia amica non rispose affatto come avrei fatto io ma, tra tutti gli argomenti che si possono portare a sostegno della purezza, scelse di dire questo: "i cristiani non osservano solo ciò che è scritto nel Vangelo ma anche nelle lettere di San Paolo e S. Paolo dice che i fornicatori non entreranno nel Regno dei Cieli". Io sentii queste parole come se fossero state rivolte a me, perché sapevo bene che lo stesso Apostolo dice anche che le donne devono coprirsi il capo in chiesa.

NON CI SONO PIÙ SCUSE
Oltre a questo, da neo sposina mi sono trovata ad organizzare un viaggio a Roma con mio marito e ho cominciato a ricercare informazioni su come partecipare all'udienza del Santo Padre (volevo capire se fosse possibile andare con i vestiti del matrimonio, nell'area vicino al Papa per ricevere la sua benedizione e farci una fotografia).
Facendo qualche ricerca, mi imbattei quasi subito nel cerimoniale vaticano per le udienze private: ebbene scoprii che il protocollo prescrive alle donne abbigliamento scuro e sobrio, che copra gomiti e ginocchia, e (sorpresa!) un velo nero sul capo. Ora, se io trovo giusto che per incontrare la massima autorità esistente sulla terra si rispettino certi canoni esteriori di decoro e rispetto, non vedo perché non dovrebbe essere lo stesso in chiesa. Se sono ben disposta ad indossare il velo per incontrare il mio amatissimo Santo Padre, che è il vicario di Cristo in terra, perché non dovrei essere altrettanto felice di farlo per incontrare Gesù Cristo in persona, vivo e vero nella Santa Eucarestia?
Da quel momento non ci sono più state scuse. Mi sono decisa ad acquistare un velo e indossarlo alla Messa, basta col rispetto umano! [...]

Nota di BastaBugie: per antica tradizione il colore del velo è nero per le donne sposate e le vedove, bianco per le nubili. Le regine, sebbene sposate, possono usare il bianco.
Per acquistare il velo muliebre, consigliamo MONNICrAft sia per la qualità che per il prezzo: clicca qui!

Per approfondimenti si può leggere il seguente articolo da noi pubblicato nel 2009:

L'IMPORTANZA, LA MODESTIA E LA BELLEZZA DEL VELO PER LE DONNE ALLA MESSA
La Parola di Dio richiede alle donne di tenere il capo coperto durante le azioni liturgiche
di Don Alfredo Morselli
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=182

DOSSIER "COMUNIONE SULLA LINGUA"
Come ricevere l'Eucarestia

Per vedere tutti gli articoli,clicca qui!

Fonte: Blog il velo delle donne cristiane

4 - LA VITTORIA DELL'ITALIA AGLI EUROPEI DI CALCIO 2021 CI HA RICORDATO COS'E' L'EUROPA
Invece giornali e politici tendono a dimenticare la differenza tra Europa e Unione Europea... e che Gran Bretagna, Russia, Svizzera, ecc. sono in Europa (VIDEO: Rinascimento azzurro)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 9 luglio 2021

Bisognerebbe tenere a mente certe nozioni di storia e di geografia nel dibattito pubblico e non sempre accade. Per esempio, consideriamo la differenza fra l'Europa e l'Unione Europea.
L'Europa è un continente che va dall'Atlantico agli Urali, come ricordava Giovanni Paolo II sottolineando la sua identità giudaico-cristiana e la sua eredità greco-romana. Comprende 43 Stati più alcuni transcontinentali.
Invece l'Unione Europea comprende 27 Stati che, da qualche decennio, hanno sottoscritto un trattato internazionale.
Molti Paesi non hanno sottoscritto tale Trattato e non sono nella UE, ma fanno parte dell'Europa, da sempre: per esempio Svizzera, Russia, Gran Bretagna (uscita di recente dalla UE), Islanda, Norvegia, Ucraina, Albania, Serbia eccetera.
Ebbene, questa distinzione (fondamentale) talora si perde forse per l'abitudine erronea di chiamare "Europa" quella che invece dovrebbe essere chiamata "Unione Europea" (c'è anche, in tale brutta consuetudine, una certa arroganza politica).
Questo ha finito per dare origine a equivoci ed errori stupefacenti. Lo si è visto in certe cronache del Campionato europeo di calcio 2020, che è la sedicesima edizione del torneo organizzato dall'Uefa e disputato nel 2021 a causa del Covid.
Tale campionato non riguarda i paesi dell'Unione Europea, ma i Paesi dell'intera Europa affiliati alla Uefa, infatti - come ricordiamo - hanno partecipato le Nazionali di Svizzera, Russia, Turchia e Ucraina che non fanno parte della Ue.
La loro stessa presenza avrebbe dovuto far ricordare a tutti la distinzione fra le due diverse entità: l'Europa (il grande continente dalla storia antica) e l'Unione Europea (la piccola e arrogante organizzazione internazionale istituita con un recente Trattato). Invece no.
 
SOVRANISMO?
Per esempio, sulla "Stampa" (7/7) un articolo di Gabriele Romagnoli è uscito con questo sottotitolo: "Con tutte le tentazioni sovraniste e le recriminazioni anti-comunitarie incredibilmente andiamo a rappresentare in finale lo sfinito continente".
Cosa c'entrano il sovranismo e le "recriminazioni anti-comunitarie" con il calcio non si sa. Ma soprattutto cosa c'entrano con un campionato che non riguarda la UE, ma l'Uefa e il continente (europeo)?
Speravo in una forzatura del titolista e invece è proprio farina del sacco di Romagnoli che così inizia il suo pezzo: "Incredibilmente l'Europa siamo noi. Con tutte le tentazioni sovraniste e le recriminazioni anti-comunitarie va l'Italia a rappresentare lo sfinito continente, forse proprio contro chi ha preferito uscire dalla sua storia se non dalla sua geografia".
Allude alla Gran Bretagna (confusa con la sola Inghilterra).

BREXIT
Maurizio Crosetti che sulla prima pagina di "Repubblica" (4/7) esordisce così: "Gli inglesi non sono mai stati più dentro l'Europa da quando hanno deciso di chiamarsene fuori".
Allude al fatto che la Gran Bretagna (non la sola Inghilterra) è uscita dalla UE: secondo lui è uscita dall'Europa.
Poi prosegue: "Gli manchiamo da morire e ce lo fanno sapere su un campo di calcio... L'Europa che disprezzano ora la rivogliono tutta". Secondo Crosetti "gli inglesi... giocano una partita mascherata... solo perché la vecchia, gloriosa, amata Europa li riprenda indietro".
Titolo dell'articolo in prima: "L'Inghilterra ora rivuole l'Europa". E all'interno: "Nostalgia dell'Europa".
P.S. La Gran Bretagna non solo ha deciso la Brexit con un referendum, ma l'ha confermata dando il trionfo a Johnson alle elezioni politiche. Fuori dalla UE, non dall'Europa.

Nota di BastaBugie: Tommaso Scandroglio nell'articolo seguente dal titolo "Il tifo per gli Azzurri, l'unico nazionalismo accettato" spiega perché i festeggiamenti per le vittorie della nazionale italiana sono le uniche forma socialmente accettate di nazionalismo, sovranismo, orgoglio nazionale. Per capire questo bisogna ricordare che la nazione non è lo Stato (che, anzi, tende a soffocarla).
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana l'11 luglio 2021:

Domandiamoci: cosa è stata questa nazionale in questo Europeo per i nostri concittadini, almeno per quelli in cui batte un cuore azzurro?
Di certo una boccata di ossigeno, una di quelle senza mascherina, per intenderci. Sarà un luogo comune, anzi affollato quello di dire che la nazionale ha restituito un po' di serenità al popolo italico dopo un anno e passa di pandemia, ma nel fondo di ogni luogo comune spesso c'è un pizzico di verità. Vederli giocare in modo convincente e poi vincere ha compensato un poco le scelte vessatorie di chi fa il Commissario tecnico dell'Italia, ma che non siede in panchina, bensì al governo e in parlamento. Ad un gol di Chiesa il ricordo dei plurimi lockdown si faceva un poco più appannato, ad uno di Locatelli l'autocertificazione pareva solo un brutto sogno, ad uno di Immobile il coprifuoco sembrava un termine che si potesse applicare solo ai tempi di guerra. L'Italia divisa in zone rosse, arancioni, gialle e bianche, grazie a Mancini è diventata tutta azzurra.
Sarà solo retorica questa - qualcuno penserà - ma è quella buona che nasce dai sentimenti, costumi e tradizioni condivise. Ossia nasce dal sentimento patrio che è vero che riemerge solo quando undici giocatori in maglia azzurra scendono in campo, ma almeno riemerge e questo è più importante di quello che sembri. Infatti l'euforia collettiva e clacsonara che inebria molti è prova provata che esiste la Patria, realtà di diritto naturale incisa a lettere di fuoco nell'anima di tutti e quindi nell'anima di un intero popolo. La differenza tra il tifo per un club di calcio e il tifo per una nazionale sta proprio qui: nel primo caso esprime una fede calcistica per una squadra che può anche rappresentare sul campo l'identità di una città, ma non sempre accade. Oppure, insieme a questa prima eventualità, esprime l'appartenenza ad una storia di un team che ha un suo profilo, un suo carattere con cui ci sentiamo legati. La nazionale invece rappresenta, banale a dirsi, un'intera nazione che è concetto ben diverso da quello di Stato. Con il primo termine si intende l'insieme di tradizioni, costumi, norme non scritte, sensibilità, etc. che innervano un intero popolo, che gli dà forma. Il secondo indica quell'ente che racchiude in sé una serie di apparati per la gestione del res publica su un dato territorio. La nazione è l'anima di un popolo, lo Stato spesso soffoca quest'anima. Di più: nessuno andrebbe a fare caroselli per lo Stato italiano perché, almeno il nostro, è una istituzione senz'anima.
Dunque la Patria e la Nazione esistono e il nostro entusiasmo per ogni pallone buttato in rete dai scarpini azzurri lo testimonia. Allora la nazionale, per paradosso, è diventato l'ultimo baluardo di un sovranismo e di un nazionalismo ancora accettati. Una sorta di riserva indiana in cui ancora è permesso esibire l'orgoglio italico, esultare perché si è migliori di altri almeno a calcio (la più grande bestemmia esistente contro la divinità del politicamente corretto è affermare che qualcuno o qualcosa è migliore di qualcun altro o di qualcos'altro), indulgere in sfottò ai danni di cittadini extraitalici. Un'enclave dove essere fieri di essere italiani, dove si custodisce, seppur sotto le semplici sembianze sportive, la nostra identità, ma non quella artefatta e adulterata fatta inclusività arcobaleno, Ddl Zan, reality Tv, desertificazione nelle chiese e nelle culle, vite da influencer e marce contro il surriscaldamento globale, ma quella autentica e solo apparentemente retorica cesellata lungo i secoli dai nostri poeti, dai nostri pittori, dai nostri musicisti e dai nostri santi. E cosi quando [...] esulteremo questa sera dal divano di casa insieme ad amici o parenti, noi in modo indiretto e del tutto inconsapevole daremo gloria a Dante, a Michelangelo e a San Francesco. [...]

DOSSIER "GIOCO DEL CALCIO"
I preziosi insegnamenti dello sport

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

VIDEO SUL CALCIO
Playlist con 10 video

Per vedere tutti i video, clicca qui!


https://www.youtube.com/watch?v=VHYdMz7ZB4s

Fonte: Libero, 9 luglio 2021

5 - SPOSARSI NEL GIARDINO DI CASA? PESSIMA IDEA
Il vescovo di Livorno dà il via libera ai matrimoni fuori dalla chiesa, ma così si svilisce il matrimonio come sacramento
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25-06-2021

C’era una volta una barzelletta - a dire il vero una barzelletta in più versioni - che illustrava le tre cose che non sa nemmeno lo Spirito Santo. Ossia quanti soldi abbiano i Salesiani, quante congregazioni femminili esistano e cosa ci sia nella testa dei Gesuiti. Dopo la lettura della recente decisione del vescovo di Livorno, l’ultima "categoria" della barzelletta necessita di espansione.
Mons. Simone Giusti, per «dare dei segnali di accoglienza ai tanti che sono cristiani, ma hanno difficoltà oggi a sposarsi in chiesa», in data 18 giugno 2021 ha concesso a tutti i Parroci della sua diocesi l’autorizzazione di assistere i matrimoni anche nelle abitazioni, avvalendosi del can. 1118 § 2: «L'Ordinario del luogo può permettere che il matrimonio sia celebrato in altro luogo conveniente», diverso dalla chiesa o oratorio.
Già, ma per quale ragione? Dalla nota giuridico pastorale non si capisce granché: si percepisce invece una certa confusione tra la vicinanza a cui esorterebbe Amoris Laetitia, le coppie conviventi, ed impedimenti vari per sposarsi in chiesa. Il riferimento pastorale di questa stravagante decisione è l’episodio in cui papa Francesco, durante il volo da Santiago del Cile a Iquique, nel gennaio 2018, unì in matrimonio Paula Podest e Carlos Ciuffati, «uno steward e una hostess cileni, i quali convivevano già da tempo con due figli ed erano già sposati civilmente. Quando il Pontefice chiese loro perché non si fossero sposati con matrimonio religioso, i due spiegarono che è stato per via del crollo della chiesa a causa del terremoto del 2010», spiega il vescovo nella nota. Un episodio che è da subito apparso come tutt’altro che improvvisato e che lascia quantomeno dubbiosi sulla motivazione addotta dalla coppia convivente circa l’impossibilità di essersi sposati prima. Che dal 2010, anno in cui è crollata la chiesa, al 2018 non siano riusciti a trovare un altro edificio sacro in tutto il Cile fa pensare. Difficile poi che in una circostanza d’emergenza, come quella che segue un forte sisma, i vescovi cileni non si siano avvalsi dello stesso canone cui ricorre ora Mons. Giusti. Dal 2010, in Cile, non si è sposato più nessuno causa terremoto?

IL PROBLEMA VERO È IL "PER SEMPRE"
Eppure questo episodio, secondo il vescovo di Livorno, avrebbe testimoniato quella «carità pastorale del Pontefice» che potrebbe aiutare «a promuovere un’autentica conversione pastorale, [...] capace di affrontare, con uno sguardo diverso e fiducioso, il complesso fenomeno delle convivenze o dei matrimoni solo civili, offrendo nuove e particolari possibilità pastorali, anche "azzardate", come quella del Pontefice».
Secondo Giusti «nel cuore di tanti conviventi e di color che hanno celebrato un matrimonio solo civile, spesso vi è il desiderio di celebrare un matrimonio religioso, ma vi sono alcuni impedimenti di natura morale e sociale che creano ostacoli». Pertanto, «ogni azione pastorale consiste nella rimozione di tutti quegli "impedimenti" di natura sociale e morale che inducono molti a scegliere la convivenza more uxorio, come "tappa irrinunciabile" prima di accedere al matrimonio cristiano». Ma perché mai celebrare un matrimonio in aereo o in casa sarebbe un modo per affrontare il problema delle convivenze? Davvero si pensa che chi va a convivere lo fa perché ha difficoltà a sposarsi dentro l’edificio sacro e non piuttosto perché ci sia qualche problema con quel "per sempre"?
La giornalista Chiara Domenici solleva su Avvenire la questione dei costi, come se si trattasse del problema principale per cui le persone non si sposano in chiesa. Mons. Giusti sembra ridimensionare un po’ l’entità del problema: «La celebrazione del Sacramento del matrimonio non costa nulla, al massimo se una coppia lo vuole, lascia un’offerta per i poveri e non per il prete». Ma poi aggiunge con una consecutio logica un po’ traballante: «Per questo ho dato facoltà ai sacerdoti di Livorno di sposare anche in casa, per fare in modo che quello della location non sia un motivo per rinunciare alla cerimonia religiosa». Ma non aveva appena detto che la location è praticamente gratuita?
Eppure anche in un’intervista video del 21 giugno, Mons. Giusti dà ancora per buona la giustificazione che diverse persone non si sposerebbero in chiesa, perché non hanno voglia o possibilità di «spendere delle cifre [...] Tanti vanno a convivere perché dicono: "Non ho i soldi per sposarmi". Allora noi gli diamo la possibilità di sposarsi senza soldi». Correttamente, Mons. Giusti ricorda che non è possibile costruire una famiglia cristiana, se non si accoglie Cristo in casa propria, mediante il sacramento del matrimonio; persone, come afferma il vescovo, che battezzano i figli, li mandano anche al catechismo, ma non si sposano. Ma siamo così sicuri che questo problema venga risolto dal matrimonio in casa? Se una coppia non ritiene così fondamentale sposarsi in Cristo, non è che forse tutta la questione si gioca su una mancata comprensione di cosa sia il matrimonio?

NESSUNA MOTIVAZIONE PASTORALE CONCRETA
Si sa molto bene che non sono i soldi il problema di chi sceglie la chiesa come luogo della celebrazione, ma tutto il contesto di pranzo, buffet, bomboniere, abiti, fotografo, album, etc. -; è noto altresì che a Livorno non ci sono stati terremoti che hanno tirato giù tutte le chiese... dunque? Benissimo l’idea di spogliare i sacramenti «di tutti gli orpelli che si sono creati a causa del boom consumistico», ma di nuovo, chiediamo: il problema anche economico è sposarsi in chiesa o tutto il resto?
Nel documento la decisione viene giustificata dall’intento di rimuovere non meglio precisati «impedimenti di tipo culturale e morale», o «di natura morale e sociale». Non è dato sapere. Una vaghezza che darà il via alla nuova moda del "marriage at home", dal momento che ai parroci viene consentito di assistere questi matrimoni domestici, purché «sussistano motivazioni pastorali come descritte nelle premesse».
O ci manca un allegato, oppure nessuna motivazione pastorale concreta viene riportata, nessuna che non siano gli euro. Insomma basterà essere conviventi che non hanno voglia di sposarsi in chiesa per qualsivoglia ragione di tipo morale, culturale o sociale - praticamente tutto - e il gioco è fatto.
Alla non chiara argomentazione del Vescovo, viene in aiuto il vicario giudiziale della diocesi: «Non si tratta di ritornare a celebrare matrimoni nella clandestinità, sempre stigmatizzati dalla Chiesa, poiché le celebrazioni nei luoghi di culto restano comunque ordinarie e preferibili, ma questa possibilità può aiutare alcune coppie a superare le difficoltà a celebrare il "tipo" di matrimonio imposto da certi modelli culturali e sociali». Scusate, ma non sarebbe sufficiente che i parroci dicano a queste persone che ci si può sposare in chiesa anche solo alla presenza di due testimoni? Che si può celebrare in matrimonio anche di sera o di notte (parroco permettendo), in modo discreto?
Secondo Mons. Giusti sarebbero dunque queste le vie nuove da sperimentare, poiché, in fondo, «l’essenziale del Sacramento del matrimonio è la ferma volontà di volersi unire cristianamente per ricevere la grazia di Dio e poter edificare una bella famiglia cristiana». Secondo questa logica si potrebbe abolire anche la forma canonica. E speriamo di non essere presi sul serio.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25-06-2021

6 - SAI PERCHE' IN FRANCIA I RIVOLUZIONARI VOLEVANO DISTRUGGERE GLI OROLOGI?
Chi odia Dio vuole disfare la creazione per riportare l'universo all'abisso del nulla da cui Dio lo ha tratto (per questo i potenti di questo mondo come George Soros vorrebbero distruggere il tempo e lo spazio)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera, 21 giugno 2021

"Santificare il momento presente". È quanto ci invita a fare il canonico Pierre Feige (1857-1947) nel trattato spirituale appena pubblicato dalle Edizioni Fiducia. "Santificare il momento presente - spiega questo autore - è concentrare sopra questo momento, il solo che ci appartiene, tutta la nostra attività, tutta la nostra buona volontà, per passarlo il più santamente possibile, senza preoccuparci inutilmente del passato che non esiste più, né del futuro che non è nostro."
Questo prezioso consiglio spirituale ci spinge ad una riflessione di carattere filosofico sul concetto di tempo, perché è sulla linea del tempo che si situa il momento presente, tra un passato che non c'è più e un futuro che non c'è ancora.
Sant'Agostino, nelle Confessioni, con la penetrazione psicologica che gli è propria, ha spiegato che delle tre fasi in cui si divide il tempo: passato, presente e futuro, l'unica di cui si può dire che esiste è il presente, perché il passato, non è più e il futuro non è ancora. Passato e futuro posseggono la loro esistenza solo grazie al presente, che conserva il passato e anticipa il futuro. Ciò avviene grazie alle facoltà conoscitive dell'uomo: la memoria, che trattiene il passato e la previsione che anticipa il futuro. Pertanto il tempo non esiste al di fuori dell'uomo, bensì soltanto nell'uomo: "È nella nostra mente che si trovano in qualche modo questi tre tempi, mentre altrove non li vedo: il presente del passato vale a dire la memoria, il presente del presente vale a dire l'intuizione, e il presente del futuro vale a dire l'attesa" (Confessioni, 11, 20).
San Tommaso condivide la tesi di sant'Agostino, ma aggiunge che oltre al tempo soggettivo, che esiste nella nostra coscienza, esiste un tempo oggettivo, radicato nel divenire delle cose. Dio infatti, quando ha creato l'universo, ha anche creato il tempo e lo spazio. Se ci fosse un universo senza tempo e senza spazio che lo limiti, questo universo illimitato coinciderebbe con Dio stesso e si cadrebbe nel panteismo. Il panteismo caratterizza chi nega Dio, ma attribuisce alla materia creata i caratteri della divinità, trasformandola, ad esempio, nella dea Gaia degli ecologi.
Il tempo e lo spazio hanno dunque una loro esistenza oggettiva: sono i limiti di ogni essere creato. E il tempo, come già aveva compreso Aristotele, è la durata delle cose mutevoli, la misura del divenire, secondo il prima e il dopo (Fisica, 219 b 1). Il tempo, conferma san Tommaso, è una proprietà di tutte le realtà corporee, le quali sono necessariamente soggette al cambiamento, alla generazione e alla corruzione. Gli eventi sono nel tempo come i corpi fisici sono nello spazio. Il tempo esiste perché esiste il divenire e il divenire delle cose esiste perché esiste Dio.
Il demonio e suoi seguaci, che odiano Dio e vogliono disfare la creazione per riportare l'universo all'abisso del nulla da cui Dio lo ha tratto, vorrebbero distruggere, se possibile, il tempo e lo spazio. La "società aperta" di George Soros è una società senza tempo, cioè senza memoria e senza spazio, cioè senza frontiere fisiche e geografiche: una società liquida, un ammasso caotico in cui tutto si confonde, tutto diviene e nulla è.
È in questa prospettiva che possiamo spiegare un gesto apparentemente folle che suscitò l'interesse del filosofo tedesco Walter Benjamin: la distruzione degli orologi nelle due rivoluzioni di Parigi del 1830 e del 1871: la Rivoluzione di luglio e quella della cosiddetta Comune.
Una distruzione che è un gesto più radicale ancora di quello stravolgimento del tempo che fu il calendario rivoluzionario in vigore in Francia dal 1793 al 1806.
Nel 1793 si cercò di creare un "tempo nuovo", nel 1830 e nel 1871 si cercò, più coerentemente, di distruggere il tempo, in modo che ogni possibilità di santificarlo fosse preclusa all'uomo. Ma il tempo è necessario per conquistare l'eternità, e quella frazione di tempo che si chiama "momento presente", è quella in cui, come afferma il padre Garrigou-Lagrange, è data all'uomo la possibilità di giudicare le cose del mondo non sulla linea orizzontale del tempo, ma in quella verticale dell'eternità.

Nota di BastaBugie:
per acquistare il libro citato nell'articolo "Santificare il momento presente" del canonico Pierre Feige, Edizioni Fiducia, Roma 2021, € 12.00, pp. 176, clicca qui!

Fonte: Radio Roma Libera, 21 giugno 2021

7 - IL MIRACOLO CHE PERMETTERA' LA BEATIFICAZIONE DI FULTON SHEEN
Il libro ''61 minuti per un miracolo'' racconta con la semplicità di una mamma la guarigione del figlio neonato sopravvissuto senza danni alla mancanza di ossigeno
Fonte Mimep-Docete, 21 luglio 2021

Avete sentito parlare di Fulton Sheen? Se no, non vi preoccupate. Neanche io lo conoscevo prima di aver letto il libro "61 minuti per un miracolo". È un libro che racconta la storia del miracolo che ha portato alla beatificazione dell'arcivescovo Fulton Sheen. E non è un miracolo qualsiasi. James Fulton, il bambino di Bonnie e Travis residenti a Peoria negli Stati Uniti, è nato senza respiro e senza il battito cardiaco. Per 61 minuti è stato rianimato dai medici ma senza grande successo. Quando, arrivati a tal punto da non avere nessuna speranza di vita, si sono decisi di rinunciare alla rianimazione, il cuore di James ha cominciato a battere e non si è fermato mai più. Il fatto più incredibile arriva solamente adesso: nonostante i 61 minuti durante i quali il cervello non ha ricevuto ossigeno, James non ha subito nessun danno. Oggi è un ragazzo normale senza nessun problema motorio o psicologico. È questo il vero miracolo che stupisce tutti, specialmente i medici e gli scienziati. È tutti questi fatti meravigliosi sono successi grazie alla fede incrollabile e la preghiera di una mamma attraverso l'Intercessione del futuro beato Fulton Sheen.

FULTON SHEEN
Vediamo adesso chi è questo arcivescovo conosciutissimo negli Stati Uniti, ma poco conosciuto in Europa.
Fulton Sheen nacque a El Paso, in Illinois, l'8 maggio 1895, primo dei quattro figli di Newton Sheen e di Delia Fulton. Fu battezzato col nome di Peter John, ma fu sempre noto col cognome di sua madre da nubile come nome proprio. Nel 1905 si trasferì con la famiglia a Peoria, dove frequentò la scuola fino alle superiori. Dopo la laurea presso il St. Viator's College a Bourbonnais, entrò nel Seminario San Paolo a Saint Paul, in Minnesota. Il 20 settembre 1919 fu ordinato sacerdote a Peoria: da allora promise che avrebbe dedicato un'ora al giorno all'Adorazione Eucaristica, restando fedele a quell'impegno per tutta la vita. Approfondì gli studi a Washington DC, a Lovanio, a Parigi e a Roma. Mentre insegnava Teologia a Washington DC, cominciò a tenere un programma radiofonico sulla NBC, «L'Ora Cattolica» («The Catholic Hour»). Nel 1935 fu nominato Prelato Domestico di Sua Santità, ottenendo il titolo di monsignore. L'11 giugno 1951 fu ordinato vescovo a Roma. Nell'autunno dello stesso anno cominciò a condurre, sull'emittente televisiva NBC, il programma «Vale la pena di vivere» («Life's Worth Living»). Partecipò a tutte le sessioni del Concilio Vaticano II. Il 21 ottobre 1966 fu nominato vescovo della diocesi di Rochester, mantenendo l'incarico fino al 6 ottobre 1969, quando si dimise. Trascorse gli ultimi anni della sua vita dedicandosi alla predicazione e alla scrittura di libri. Morì il 9 dicembre 1979, nella cappella privata del suo appartamento di New York. Il 5 luglio 2019 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto relativo a un miracolo ottenuto per sua intercessione. Tuttavia, il 3 dicembre 2019, la diocesi di Peoria ha annunciato che la data della beatificazione è stata rinviata su richiesta di alcuni vescovi della Conferenza Episcopale Statunitense. I resti mortali di monsignor Sheen riposano dal 27 giugno 2019 presso la cattedrale di Santa Maria dell'Immacolata Concezione a Peoria, all'altare della Madonna del Perpetuo Soccorso.

IL MIRACOLO
Bonnie Engstrom e il marito Travis conoscevano bene la figura dell'arcivescovo siccome vivevano nella parrocchia natale di Fulton Sheen. La loro casa era vicinissima alla cattedrale che lo ha visto crescere e dove era stato ordinato prete.
La mamma Bonnie aveva affidato James alla protezione dell'arcivescovo ancora prima della sua nascita. Lo aveva affidato al loro santo locale che ancora stava aspettando il miracolo necessario per la beatificazione.
In questo libro Bonnie racconta se stessa e la sua famiglia che oggi conta nove figli. Si racconta con una semplicità è una bellezza disarmante. Il suo racconto riesce a coinvolgerti dalle prime pagine. Non puoi non sentire il dolore e le preoccupazioni di una mamma verso un figlio, in questo caso un figlio nato morto. Però Bonnie non è una persona che si arrende facilmente. Ha lottato con tutte le armi disponibili per salvare la vita del figlio. La sua arma più potente è stata la preghiera. Non voglio dilungarmi troppo nelle mie impressioni da lettrice perché questo libro deve essere gustato da ciascuno personalmente. Bonnie vi prenderà per mano e vi porterà attraverso le emozioni che suscitano questo suo racconto. Più che un libro da leggere questo è un libro da vivere. Buona lettura!

Nota di BastaBugie: per acquistare il libro "61 minuti per un miracolo. L'arcivescovo Fulton Sheen e la vera storia di un fatto incredibile", ed. Mimep-Docete, 144 pagine, € 12.00, clicca nel link qui sotto.
https://www.mimep.it/catalogo/spiritualita/santi/61-minuti-per-un-miracolo/

DOSSIER "BEATO FULTON SHEEN"
Il vescovo telepredicatore

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: Mimep-Docete, 21 luglio 2021

8 - OMELIA XVII DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,1-15)
Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto
Fonte Il settimanale di Padre Pio

La prima lettura e il Vangelo di questa domenica ci fanno comprendere la grandezza della Provvidenza divina, sempre sollecita a venire incontro alle nostre necessità. Nella prima lettura abbiamo ascoltato l'episodio del profeta Eliseo che incarica un uomo di sfamare una folla di cento persone con venti pani d'orzo. I pani erano pochi, ma il Signore compì il prodigio e la moltitudine di gente fu saziata. Il profeta Eliseo disse a nome di Dio: «Ne mangeranno e ne faranno avanzare».
Lo stesso episodio lo abbiamo ascoltato anche alla lettura del Vangelo. Gesù incarica i suoi Apostoli di sfamare una grande folla, adoperando i cinque pani d'orzo e i due pesci portati da un ragazzo. I discepoli stentarono a compiere ciò che Gesù chiedeva loro, ma si dovettero arrendere all'evidenza dei fatti, quando videro che tutti mangiarono a sazietà e, dei pezzi avanzati, raccolsero dodici canestri (cf Gv 6,9-13).
Da questi due episodi ricaviamo diversi insegnamenti. Il primo riguarda la ricchezza della Provvidenza divina: in ambedue i casi avanzò qualcosa, la Provvidenza fu più che abbondante. Ciò significa che Dio provvede generosamente, al di là di quelle che sono le nostre necessità. La seconda riflessione, forse la più importante, riguarda il fatto che Dio, ordinariamente, nell'elargire la sua Provvidenza, si serve delle sue creature. Nel primo caso, con il profeta Eliseo, Dio si servì di quell'uomo che aveva venti pani; nel secondo caso, quello del Vangelo, Gesù si servì dell'umile contributo di quel ragazzo che aveva portato con sé cinque pani e due pesci.
Ciò che balza evidente è l'assoluta inadeguatezza del contributo umano. I nostri mezzi sono molto limitati; ma, nelle mani di Dio si moltiplicano. L'importante è dare quello che possiamo, al resto penserà Dio. Ma, se manca questa nostra collaborazione, la Provvidenza non può intervenire.
La collaborazione umana avviene sia a livello spirituale, con la preghiera e l'offerta dei nostri sacrifici, e sia a livello materiale, con le opere di misericordia corporale, che non devono mai essere trascurate. Se dunque tante cose non vanno bene in questo mondo, incolpiamo noi stessi. Se tutti facessero il loro dovere, Dio compierebbe delle meraviglie continue. Guardiamo alla vita di Madre Teresa di Calcutta: quanti poveretti sono stati raggiunti dalla Provvidenza divina attraverso le mani caritatevoli della piccola suora albanese!
Il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, operato da Gesù, alludeva ad un miracolo ancora più grande, quello dell'Eucaristia. Con la celebrazione eucaristica non vengono sfamati i nostri corpi ma le nostre anime. Con l'Eucaristia, nostro cibo non è un po' di pane, ma il Figlio stesso di Dio. Questo miracolo avviene tante e tante volte ogni giorno, in tutto il mondo, ovunque è celebrata la Santa Messa.
L'Eucaristia crea l'unione tra di noi, facendo di noi una cosa sola nel Cuore di Gesù. L'Eucaristia, inoltre, esige la carità fraterna. Se, infatti, diciamo di amare Gesù che è presente realmente nell'Eucaristia, non possiamo poi non amare il prossimo nel quale è presente in qualche modo il Signore stesso. Dall'amore all'Eucaristia si passa poi all'amore fraterno. Quanto più ameremo il Signore, tanto più riusciremo ad amare i nostri fratelli, e sarà proprio l'amore fraterno che dimostrerà l'autenticità della nostra carità divina.
Madre Teresa di Calcutta iniziava le sue giornate con diverse ore di preghiera davanti al Tabernacolo, e a chi le diceva che forse era meglio andare subito a soccorrere i poveri, ella rispondeva che non sarebbe riuscita a riconoscere Cristo nei bisognosi se prima non avesse trascorso quel tempo davanti a Lui, realmente presente nel Santissimo Sacramento dell'altare. La carità cristiana consiste nel riconoscere Gesù presente nel prossimo e nel pensare che tutto ciò che faremo ai nostri fratelli sarà fatto a Gesù stesso. Per questo motivo, san Paolo, nella seconda lettura di oggi, ci esorta a comportarci «con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità [...] avendo a cuore l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace» (Ef 4,3).
San Francesco d'Assisi, che tanto amava l'Eucaristia, aveva un grande amore per i poveri e i bisognosi. In essi riconosceva il Figlio di Dio. Tra i tanti episodi che si potrebbero raccontare è bello ricordare il seguente, che avvenne all'inizio della sua conversione. Il santo d'Assisi aveva una naturale ripugnanza nei confronti dei lebbrosi, al punto che, appena li scorgeva di lontano, subito cambiava strada. Ma, una volta convertito, non poteva più comportarsi in quel modo. Ben presto gli capitò di incontrarne uno per strada: si fece forza, scese da cavallo e si mise a curare le piaghe di quel povero fratello. Man mano che curava quelle piaghe avvertì una profonda gioia; e, quando, una volta ripartito, si volse indietro, non rivide più quel povero lebbroso. Allora capì che era Gesù stesso. Se anche noi, sull'esempio dei santi, sapessimo riconoscere Gesù nel nostro prossimo, la terra si trasformerebbe in un Paradiso anticipato. Facciamo la nostra parte, e il bene si dilaterà sempre di più attorno a noi.

Nota di BastaBugie: consigliamo ai parroci il foglietto per la Messa ad uso dei fedeli per seguire le letture "Il Giorno del Signore". Oltre alle letture, ci sono solo commenti dei Padri della Chiesa. Non contiene altre informazioni che possono distrarre dalla celebrazione. Inoltre le letture sono sempre integrali (anche per la Veglia Pasquale!). Il colore adeguato al tempo liturgico e le preghiere dei fedeli ben fatte rendono questo essenziale foglietto veramente il migliore. Per ulteriori informazioni e per riceverlo in parrocchia, visitare il sito
http://www.ilgiornodelsignore.it/abbonamento.php?dest=0

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

Stampa ArticoloStampa


BastaBugie è una selezione di articoli per difendersi dalle bugie della cultura dominante: televisioni, giornali, internet, scuola, ecc. Non dipendiamo da partiti politici, né da lobby di potere. Soltanto vogliamo pensare con la nostra testa, senza paraocchi e senza pregiudizi! I titoli di tutti gli articoli sono redazionali, cioè ideati dalla redazione di BastaBugie per rendere più semplice e immediata la comprensione dell'argomento trattato. Possono essere copiati, ma è necessario citare BastaBugie come fonte. Il materiale che si trova in questo sito è pubblicato senza fini di lucro e a solo scopo di studio, commento didattico e ricerca. Eventuali violazioni di copyright segnalate dagli aventi diritto saranno celermente rimosse.