BastaBugie n�727 del 28 luglio 2021

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1 IO NON MI VACCINO, VENITE PURE A PRENDERMI
Non sono un ''no vax'', ma opporsi a questo vaccino e al Green pass diventa una battaglia di libertà contro il totalitarismo che si sta affermando (VIDEO IRONICO: Sudditanza green pass)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 IL VIDEO VIRALE SU COME ACCOGLIERE UNA GRAVIDANZA INDESIDERATA
Una gravidanza non desiderata destabilizza, mette in crisi, sconvolge i piani, riempie di dubbi... ma, in fondo, non è così per ogni gravidanza? (VIDEO: Sono incinta... che devo fare?)
Autore: Giulia Tanel - Fonte: Sito del Timone
3 COME VINCERE LE DISTRAZIONI NELLA PREGHIERA
Il problema delle distrazioni nella preghiera non va sopravvalutato, infatti la pretesa di un raccoglimento assoluto porta allo scoraggiamento e all'inquietudine (invece bisogna perseverare come hanno fatto i santi)
Autore: Francesco Cavina - Fonte: Timone
4 LE OLIMPIADI DEI NUOVI PECCATI DEL PENSIERO UNICO
Le Olimpiadi di Tokyo si aprono nel peggiore dei modi: epurazioni fra gli organizzatori colpevoli di non essere politicamente corretti
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 LA STORIA DI DIECI ATLETI CATTOLICI ALLE OLIMPIADI DI TOKYO
Ad esempio la regina del nuoto, Katie Ledecky (tre record mondiali di nuoto) non ha mai nascosto la sua fede cattolica e di pregare sempre prima di ogni gara (VIDEO: Il record mondiale di Katie Ledecky)
Fonte: Sito del Timone
6 LA PRIMA GUERRA MONDIALE FU IL SUICIDIO DELL'EUROPA
In continuità con la Rivoluzione Francese, la Grande Guerra si propose di eliminare a qualunque costo l'impero austro-ungarico (ultima monarchia cattolica d'Europa, erede del Sacro Romano Impero)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera
7 AMARE IL PROSSIMO CON DOLCEZZA
Se non sempre riesci ad essere dolce, non devi scoraggiarti, ma ricorda: bisogna che ci sforziamo di esserlo
Autore: Padre Gabriele - Fonte: I Tre Sentieri
8 OMELIA XVIII DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,24-35)
Io sono il pane della vita
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - IO NON MI VACCINO, VENITE PURE A PRENDERMI
Non sono un ''no vax'', ma opporsi a questo vaccino e al Green pass diventa una battaglia di libertà contro il totalitarismo che si sta affermando (VIDEO IRONICO: Sudditanza green pass)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22-07-2021

Visto che ormai si è scatenata la caccia a chi non vuole vaccinarsi contro il Covid e la campagna d'odio verso chi sprezzantemente è definito "no vax" sta raggiungendo livelli senza precedenti, ho deciso di costituirmi: io non mi vaccinerò; venitemi pure a prendere se oltre a fare i leoni da tastiera o i generali dei proclami, avete il coraggio di un incontro fisico, reale.
Però intanto cominciamo a chiarire le cose: non sono affatto "no-vax", così come non lo è la stragrande maggioranza di coloro che non intendono vaccinarsi contro il Covid. Non solo ho fatto tutti i vaccini che l'Italia comanda, ma avendo girato un po' per il mondo, ho fatto tranquillamente tutti i vaccini e le profilassi richieste. Ciò non ha impedito, come è logico che sia, che qualche "souvenir sanitario" di questi viaggi mi sia rimasto; a ricordare che vaccini e profilassi non ci rendono superuomini immortali, ma hanno i loro margini di rischio.
Non solo, come Bussola abbiamo sempre sostenuto l'importanza delle vaccinazioni essenziali nei paesi in via di sviluppo, dove si muore giovanissimi per malattie qui ampiamente sconfitte.
Ma ci sono vaccinazioni e vaccinazioni: davvero questi apostoli del vaccino ritengono che le migliaia di sanitari in Italia che stanno rischiando il posto e la carriera pur di non sottoporsi al vaccino siano dei pericolosi estremisti o dei creduloni che si abbeverano a fonti inattendibili?
Noi stessi sulla Bussola abbiamo sempre sostenuto che ci sono delle categorie di persone a cui può essere riconosciuto lo stato di necessità e quindi, valutando il rapporto rischi-benefici, consigliato di vaccinarsi. Ma appunto: consigliato, forse raccomandato, e comunque a certe condizioni. Certamente non obbligato. E riguarda solo una fascia di popolazione, quella che ha dimostrato essere più a rischio di vita nel caso di una infezione da Covid.

LA CAMPAGNA D'ODIO CONTRO I NON VACCINATI
Ma è evidente che già da molto tempo la questione Covid ha smesso di essere un problema sanitario per diventare uno strumento politico. Solo così si spiega la furia, il disprezzo e l'odio contro chi pone obiezioni all'obbligatorietà dei vaccini. Solo così si spiega la totale irrazionalità di certe posizioni dogmatiche.
Non mi vaccino per tanti motivi, tre in particolare: perché i rischi sono maggiori dei benefici; perché c'è un problema etico; perché stante l'evidente scopo politico del green pass, questa è diventata anche una battaglia a difesa della libertà. Sintetizzo il primo punto: anzitutto per quanto non sia affatto augurabile ammalarsi di Covid, e malgrado a leggere i giornali sembrerebbe che almeno mezza Italia sia infetta, la probabilità di contagio è molto bassa, sia per stile di vita personale (ho una scarsa propensione all'assembramento) sia per dati oggettivi: il bollettino di ieri sera riportava che in Italia ci sono poco più di 51mila contagiati (contagiati, non malati), vale a dire lo 0,08% della popolazione italiana. E solo una minima parte di questi risultano ricoverati con qualche sintomo: 1.194 (il 2,3% dei positivi, lo 0,002% della popolazione italiana). Leggendo i giornali e ascoltando la tv, politici e influencer vari, si ha comunque la sensazione che una nuova ondata si sia rimessa effettivamente in moto. Ebbene, si rimane stupiti a notare che in effetti stiamo assistendo a un calo notevole dei malati di Covid: l'1 luglio, tanto per fare un esempio, i "ricoverati con sintomi" erano 1.532. Vale a dire che in 20 giorni c'è stata una diminuzione del 22%. Discorso analogo per le terapie intensive, passate in 20 giorni da 229 a 158 presenze (-31%).
Se comunque venissi contagiato so di poter contare sulle terapie precoci che - ne abbiamo tantissime prove - danno ottimi risultati. Certo, nessuno ci garantisce di non morire comunque di Covid, ma lo stesso vale per i vaccini, come stiamo vedendo in questi mesi. Devo agire con prudenza e ragione; ma non spinto dalla paura di morire. Devo essere invece sempre cosciente che la mia vita è ultimamente affidata a Dio (lui è il Signore della vita e della morte), non ai farmaci, ai virologi, ai generali (e neanche ai preti).
A fronte di questa bassa probabilità di contagio c'è un rischio evidente in vaccini sperimentali, i cui "bugiardini" vengono aggiornati man mano che i vaccinati registrano reazioni avverse gravi, anche letali; i cui effetti a lungo termine sono sconosciuti, la cui reale efficacia è ancora tutta da dimostrare.

NON DIRE NULLA È UNA GRAVE OMISSIONE
Sulla questione etica è presto detto: non si tratta di stabilire quanto sia remota la cooperazione al male compiuto da chi ha praticato quegli aborti da cui sono state tratte le cellule che, riprodotte milioni di volte, sono arrivate a contribuire alla realizzazione di questi vaccini. Questa lontananza la diamo per acquisita. Ma come ricordava il recente documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, anche in questo caso la liceità dell'uso di questi vaccini è legato all'esistenza di alcune condizioni, tra cui lo stato di necessità (cosa che appunto potrebbe verificarsi al massimo soltanto per una fascia della popolazione) e il fare un'azione di pressione su politici e case farmaceutiche perché non usino più cellule da feti abortiti. Soprattutto quest'ultimo punto è importante perché siamo in un contesto - come abbiamo già dettagliatamente spiegato - in cui l'uso di embrioni per la ricerca e di cellule da feti abortiti è in espansione e viene sempre più ritenuto normale. Non dire nulla davanti a questo è una grave omissione.
Ma detto questo è chiaro, come già detto, che la questione sanitaria è da tempo - forse dall'origine - passata in seconda linea, è soltanto un pretesto per affermare qualcosa d'altro. Come ha ben sintetizzato recentemente il filosofo Giorgio Agamben «nel Green pass non è in gioco la salute, ma il controllo della popolazione». Realizzare un regime di apartheid con i numeri di contagiati e malati sopra citati sarebbe pura follia se non ci fosse un progetto più ambizioso. Altrettanto folle sarebbe vaccinare giovani e bambini che per il Covid hanno una mortalità praticamente pari a zero.

UN REGIME TOTALITARIO NON PUÒ TOLLERARE CHI SFUGGE AL CONTROLLO
I non vaccinati sono pericolosi non perché portatori di contagi mortali, ma perché sfuggono al controllo, ciò che una società che sta rapidamente trasformandosi in un regime totalitario non può tollerare. Anche se si vaccinasse il 100% della popolazione il virus non sparirebbe sia perché produce sempre nuove varianti, alcune delle quali probabilmente provocate dagli stessi vaccini e che a questi sfuggono sia perché bisogna considerare che il virus circola in tutto il mondo.
Del resto è sempre stato chiaro che i vaccini non sono in grado di estirpare il Covid, ma di minimizzarne gli effetti. I fatti di questi giorni dimostrano che gli stessi vaccinati si contagiano e contagiano per cui i Green pass sono tutto meno che un certificato di sicurezza sanitaria.
A questo si aggiunge il dato temporale: la validità del Green pass dura 270 giorni dall'inoculazione della seconda dose del vaccino. Ebbene, in Italia le seconde dosi sono iniziate il 17 gennaio; vale a dire che dal 14 ottobre i primi "immunizzati" non avranno più la copertura del Green pass e per Natale oltre tre milioni di vaccinati si ritroveranno di nuovo scoperti e quindi esclusi dai locali pubblici, ristoranti, treni, aerei, e così via. Cosa succederà? Ecco che il Green pass servirà a spingere alla terza dose, e poi alla quarta, e così via.
Chi si sta vaccinando non per scelta sanitaria ragionata, ma pensando così di riacquistare la libertà, avrà presto un'amara sorpresa. Al contrario dire di no al Green pass e all'obbligatorietà dei vaccini è ormai una battaglia di libertà contro un regime che si sta affermando tra gli applausi entusiasti delle sue vittime.
La spinta a vaccinarsi ha anche una inquietante analogia con la richiesta dei primi secoli di bruciare l'incenso all'Imperatore per avere la libertà di culto. Tanti cattolici hanno già deciso di farlo e, anzi, la chiamano carità. Ma noi non bruceremo l'incenso all'Imperatore. Resto qui ad aspettarvi.

VIDEO IRONICI (astenersi perditempo e persone molto serie)
Tempo fa avevamo rilanciato un video ironico su Salvini (vedi qui). Pur avvertendo che non rappresentava la salvezza dell'umanità, metteva in luce alcune cose buone fatte da lui. Nei seguenti video vediamo quanto in poco tempo ha distrutto quanto fatto precedentemente.
Iniziamo con un video sul partito di Letta e il green pass.
Questi video hanno il compito di farci un po' ridere per stemperare il clima, quando sappiamo bene che per la situazione attuale da ridere c'è ben poco.
Ribadiamo che chi non ha senso ironico per favore non li guardi e soprattutto... non ci scriva che non gli sono piaciuti.


https://www.youtube.com/watch?v=vvP4Vu7P-RI


https://www.youtube.com/watch?v=0ZG_5-d15Vc


https://www.youtube.com/watch?v=6BpOojA97a8

DOSSIER "CORONAVIRUS"
Sì alla prudenza, no al panico

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DOSSIER "IL VACCINO ANTI-COVID"
La scienza e la propaganda

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22-07-2021

2 - IL VIDEO VIRALE SU COME ACCOGLIERE UNA GRAVIDANZA INDESIDERATA
Una gravidanza non desiderata destabilizza, mette in crisi, sconvolge i piani, riempie di dubbi... ma, in fondo, non è così per ogni gravidanza? (VIDEO: Sono incinta... che devo fare?)
Autore: Giulia Tanel - Fonte: Sito del Timone, 7 luglio 2021

So, you're pregnant. Titola così l'ultimo video pubblicato da Choice42, organizzazione canadese che si definisce «pro-donne, pro-bambini e pro-vita» e che si pone quali obiettivi quelli di «creare consapevolezza sull'umanità dei bambini pre-nati e fornire supporto alle donne che stanno affrontando una gravidanza non pianificata o che si occupano di problemi post-aborto».
Un video che, come gli altri pubblicati nel passato, è già diventato virale. Forse perché quando si dicono le cose come stanno, senza puntare il dito in maniera giudicante, ma nel contempo anche senza edulcorare troppo la pillola e portando a supporto dati scientifici incontrovertibili, il messaggio arriva più diretto. E colpisce nel segno.
Certo, una gravidanza non desiderata destabilizza, mette in crisi, sconvolge i piani, riempie di dubbi. Ma, in fondo, non è così anche per una gravidanza desiderata? Un figlio è sempre una rivoluzione e, se si guarda tutto esclusivamente da un punto di vista razionale, non si sarà mai pronti veramente pronti per accoglierlo. Bisogna abbandonarsi. O, come dice il video di Chioce42: «Per qualsiasi motivo ti sia stato dato questo bambino, sei stata scelta per essere sua madre». Questo è l'unico dato di fatto: c'è una mamma e c'è un bambino. Un altro essere umano. Vivo.
Certo, l'aborto sembra una scelta facile, oramai entrata nella mentalità comune: «Ti diranno che è la scelta migliore», prosegue il video. «Ti diranno di pensare al tuo futuro. Diranno che non sei abbastanza grande, o abbastanza giovane. Che non sei abbastanza esperta, abbastanza stabile finanziariamente, abbastanza istruita. Potrebbero persino minacciarti». Si è oramai arrivati a giustificare un omicidio sulla base di motivazioni futili.
Ma l'aborto non è l'unica soluzione. Anzi. Però, mamma, «tu sei l'unica che può proteggere questo bambino. Tu». Serve coraggio e costerà fatica, certo. E a volte sarà anche necessario umiliarsi e chiedere aiuto.
Ma si può fare: una mamma lo può fare. Un giorno alla volta, un «Sì» alla volta.

Nota di BastaBugie: il nome dell'organizzazione canadese prolife "Chioce42" è un gioco di parole in inglese. Infatti il numero quattro (four) si legge come la parola "per" (for). Quindi leggendo in inglese "Chioce fo(u)r two" si intende "scelta per due" alludendo al fatto che la scelta se tenere o no il bambino non è una scelta che riguarda solo la mamma, ma anche il suo bambino e quindi è una scelta che coinvolge due persone. Come giustamente sottolineato in un recente manifesto di Provita & Famiglia dove una ragazza reggeva un cartello con su scritto: "Il corpo di mio figlio non è il mio corpo".
Nel seguente video (durata: 2 minuti) dal titolo "Sono incinta: che devo fare?" si può vedere il video doppiato in italiano di cui ha parlato l'articolo.


https://www.youtube.com/watch?v=8DYX7C4hn3Y

Fonte: Sito del Timone, 7 luglio 2021

3 - COME VINCERE LE DISTRAZIONI NELLA PREGHIERA
Il problema delle distrazioni nella preghiera non va sopravvalutato, infatti la pretesa di un raccoglimento assoluto porta allo scoraggiamento e all'inquietudine (invece bisogna perseverare come hanno fatto i santi)
Autore: Francesco Cavina - Fonte: Timone, maggio 2021(n° 206)

Mi sembra utile spendere alcune parole per presentare la specificità della preghiera cristiana. Non è possibile parlare della preghiera cristiana se non alla luce dell'incarnazione del Figlio di Dio, il quale ha voluto assumere la natura umana per dare all'uomo la possibilità di entrare nel mondo di Dio. Per Cristo, con Cristo ed in Cristo noi diventiamo creature nuove, figli adottivi di Dio, e siamo introdotti nell'intimità della Santissima Trinità. La vita cristiana, pertanto, si risolve nella comunione con le tre Persone divine: Padre, Figlio e Spirito Santo. La Chiesa, i sacramenti, la preghiera e l'esercizio della carità fraterna, che da essi sgorga, hanno lo scopo di educare "trinitariamente" la nostra anima; ci abituano a relazionarci con Dio nostro Padre; permettono a Cristo di prendere possesso della nostra esistenza; consentono alla Spirito di istruirci interiormente e di guidarci alla Verità.

LA PREGHIERA È UN DONO DI DIO
Nel cristianesimo, dunque, tutto viene dall'Alto. Anche la preghiera. Non a caso il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, parlando della preghiera in generale, afferma che "essa è sempre dono di Dio" (§534). Con questo dono Dio "nel suo immenso amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione con sé". (Dei Verbum, §2).
Gesù parlando della preghiera ha posto l'insistenza sulla "necessità di pregare sempre, senza stancarci" (Lc 18,1; cfr. 1Tess 5,17). Non ha detto nella in merito alla perfezione della preghiera. Conoscendo la fragilità umana, Egli sa che la nostra preghiera è disturbata da pensieri, preoccupazioni, affanni. Il Catechismo della Chiesa cattolica riconosce che "la difficoltà abituale della nostra preghiera è la distrazione" (§2729). Il Signore, dunque, non pretende da noi risultati perfetti, ma chiede la perseveranza, chiede cioè di non arrenderci, coltivando il desiderio di offrire a Lui il nostro tempo ed il nostro cuore perché lo purifichi.
San Luigi Maria Grignon de Montfort insegna che le distrazioni - sta parlando della preghiera del Rosario - si combattono "continuando il tuo Rosario, quantunque senza alcun gusto e consolazione sensibile: è un combattimento terribile, ma salutare all'anima fedele". Santa Teresa di Lisieux ci invita a sfruttare le distrazioni e confessa: "Anch'io ne ho molte, ma appena me ne accorgo prego per le persone il cui pensiero sta distraendo la mia attenzione, e in questo modo loro traggono beneficio dalla mia distrazione".

LA PREGHIERA NON È UNA TECNICA DI CONCENTRAZIONE MENTALE
In conclusione, è bene ricordare che se la preghiera richiede attenzione, essa non va confusa con una tecnica di concentrazione mentale. La pretesa di conseguire un raccoglimento assoluto - dove sono assenti ogni forma di dispersione e distrazione - rappresenta un errore che può portare allo scoraggiamento, produrre inquietudine e abbandono della preghiera. Tale errore è oggi sempre più presente vista la diffusione di alcune pratiche, spesso provenienti dalla cultura asiatica, che non sono spiritualmente neutre.
Dobbiamo, dunque, essere consapevoli della specificità della fede cristiana e della sua differenza rispetto a proposte che sono particolarmente insidiose. La vera risposta al problema delle distrazioni nella preghiera non risiede, infatti, in una maggiore concentrazione della mente, ma nel riconoscere la presenza di Dio, che nel suo infinito amore entra in dialogo con me per dirmi qualcosa che giorno dopo giorno cambierà la mia vita. Il Signore ci chiede di "rimanere" con Lui e di ricondurre a Lui, dopo ogni distrazione, il nostro spirito. Con questo combattimento, come insegna il Catechismo, noi dichiariamo la nostra scelta di amare il Signore e di donare a Lui il nostro cuore.

Fonte: Timone, maggio 2021(n° 206)

4 - LE OLIMPIADI DEI NUOVI PECCATI DEL PENSIERO UNICO
Le Olimpiadi di Tokyo si aprono nel peggiore dei modi: epurazioni fra gli organizzatori colpevoli di non essere politicamente corretti
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23-07-2021

Le Olimpiadi di Tokyo del 2020 si aprono nel peggiore dei modi. Prima di tutto perché, come suggerisce la data stessa, iniziano con un anno di ritardo a causa del Covid. In secondo luogo perché i contagi, in Giappone, sono in crescita e 91 casi sono direttamente collegati all'organizzazione dei Giochi. Ma soprattutto, a far notizia, sono una serie di clamorose dimissioni dei vertici dell'organizzazione. L'ultima di queste è giunta ieri: Kentaro Kobayashi, direttore della cerimonia di apertura, si è dimesso ieri, chiedendo scusa in pubblico. Il motivo? Nel 1998 (23 anni fa), in uno spettacolo teatrale trasmesso in televisione, il comico giapponese aveva fatto una battuta sulla Shoah.
Le sue dimissioni erano state precedute di una settimana da quelle di Keigo Oyamada, in arte "Cornelius", musicista pop di fama internazionale, che aveva composto le musiche della cerimonia inaugurale e di chiusura dei Giochi. Il motivo? Da ragazzino, quando frequentava la scuola, aveva bullizzato dei suoi compagni di classe. Ne aveva parlato in un'intervista rilasciata 26 anni fa che, ovviamente, è riemersa in queste settimane.
In marzo si era dimesso anche Hiroshi Sasaki, direttore creativo. Non aveva bullizzato alcun compagno di classe, non aveva fatto battute sulla Shoah. Però aveva fatto una battutina su una attrice giapponese, sovrappeso. Con un gioco di parole l'aveva soprannominata "Olympig", unendo le parole inglesi di Olimpiadi e di maiale. Scandalo, dimissioni e scuse in pubblico.

"LE DONNE SONO CHIACCHIERONE": OBBLIGATO ALLE DIMISSIONI
Il mese prima anche l'83enne Yoshiro Mori era stato costretto a dimettersi, dopo una rapida e violenta campagna stampa, da capo del comitato organizzativo. Aveva scherzato pesante sulle donne, affermando di non voler riservare una quota rosa del 40% nel comitato (dove erano presenti 5 donne su 26 membri), perché "parlano troppo" e quindi le riunioni sarebbero durate molto di più. «Se una di loro alza la mano per intervenire, le altre pensano di essere obbligate a rispondere, e alla fine tutte quante si ritrovano a parlare». Travolto dai commenti negativi sui social network, dopo una breve resistenza, nonostante l'età e la sua fama di dirigente sportivo, nonché ex premier del Giappone (2000-2001), Yoshiro Mori aveva dovuto rassegnare le dimissioni.
Ma anche nelle squadre che partecipano, non mancano gli scandali. L'ultimo, in ordine di tempo, riguarda il Comitato olimpico australiano, il cui presidente John Coates, in conferenza stampa, ha suggerito vivamente alla premier del Queensland, Annastacia Palaszczuk, di partecipare alla cerimonia d'apertura. Per un motivo molto semplice: la sede delle Olimpiadi del 2032 sarà Brisbane, quindi, al di là dei timori sul Covid (motivo per cui la Palaszczuk non andrà a Tokyo), è bene che la premier vada e impari dall'esperienza di queste Olimpiadi. E dove sarebbe lo scandalo, in questo caso? Suggerire a una donna come comportarsi è "mansplaining", una colpa gravissima per il politicamente corretto. La diretta interessata non si dice per nulla offesa nei confronti di Coates, ma i social network australiani si stanno riempiendo di insulti e richieste di dimissioni.

LA SCURE DEL POLITICAMENTE CORRETTO
Abbiamo già capito, dunque, che in queste Olimpiadi, prima di tutto, vince chi sopravvive... alla scure del politicamente corretto. Ma parlare semplicemente di "politicamente corretto" in questo caso è un eufemismo.
Per la prima volta, infatti, assistiamo in diretta a un nuovo rito: il passato di tutti i personaggi in vista viene scandagliato minuziosamente e alla più piccola imperfezione si risponde con l'obbligo delle dimissioni e una confessione in pubblico del peccato commesso. Peccato, non reato, perché non si attende neppure un eventuale processo (che si concluderebbe, quasi certamente, con un'assoluzione). Questa mentalità, che nasce nell'America puritana secolarizzata degli ambienti liberal, evidentemente si è diffusa in tutto il mondo, anche in Giappone, dove si innesta sul codice d'onore locale. E così vediamo personaggi di successo, giovani e anziani, al culmine della loro carriera, anche un ex primo ministro, che chinano il capo, si arrendono, confessano le loro colpe che risalgono anche a decenni precedenti o consistono in una sola battuta non apprezzata.
È il contrario del sacramento della Riconciliazione. Dove per un cattolico la confessione è segreta e personale, qui è pubblica e trasmessa in mondovisione. Non c'è perdono: la macchia del passato resta per sempre e provoca la perdita del proprio status sociale. E cambiano i peccati che non c'entrano più nulla con i Dieci Comandamenti. Una battuta, per quanto sia di cattivo gusto, non è un peccato mortale. Ma lo diventa per il nuovo culto, soprattutto se riguarda donne e minoranze. Un atteggiamento giudicato "paternalista" (come il "mansplaining") diventa un peccato capitale, anche se è tenuto da un uomo che non aveva alcuna intenzione di offendere il prossimo. E a giudicare e condannare c'è la "massa": il grande pubblico dei social network e i telespettatori di tutto il mondo. Sono loro che, debitamente istigati da minoranze militanti e permanentemente mobilitate, condannano senza appello. Le autorità ricorrono alla censura preventiva, per evitare di perdere la faccia, e i condannati devono arrendersi ed espiare.

DOSSIER "OLIMPIADI TOKYO 2021"
Lo sport, le medaglie e... gli scandali

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23-07-2021

5 - LA STORIA DI DIECI ATLETI CATTOLICI ALLE OLIMPIADI DI TOKYO
Ad esempio la regina del nuoto, Katie Ledecky (tre record mondiali di nuoto) non ha mai nascosto la sua fede cattolica e di pregare sempre prima di ogni gara (VIDEO: Il record mondiale di Katie Ledecky)
Fonte Sito del Timone, 22 luglio 2021

Tra il 23 luglio e l'8 agosto 2021, si svolgono i Giochi Olimpici a Tokyo, tra tutti coloro che parteciperanno all'evento, 627 atleti americani rappresentano il Paese che guida il record olimpico mondiale con 2.521 medaglie. Ma non è questo l'unico fattore che fa la differenza. Almeno dieci di loro si sono dichiarati pubblicamente cattolici e debitori della loro fede anche in campo sportivo.

1) SYDNEY MCLAUGHLIN
È diventata famosa nella sua qualificazione olimpica il 27 giugno scorso. Nei 400 metri ostacoli, l'atleta e studentessa dell'Union Catholic ha spodestato la leader mondiale di questa disciplina, Dalilah Muhammad, chiudendo la gara in 51,90 secondi. Dopo aver stabilito il nuovo record mondiale, McLaughlin non ha esitato ad ammettere che la fede è stata il principale propulsore durante tutta la competizione. «Penso che la più grande differenza quest'anno sia la mia fede, la mia fiducia in Dio e sapere che è Lui che controlla tutto. Finché mi dedicherò al duro lavoro, Lui mi aiuterà a superare ogni ostacolo. E a questo punto non posso davvero fare altro che dargli gloria». In precedenza, ha dichiarato che aggrapparsi a tutto ciò che sapeva e credere che tutto ciò che ha ricevuto provenga da Dio «ha giocato un ruolo importante» nella sua carriera.

2) MOLLY SEIDEL
Per Molly Seidel del Wisconsin, i Giochi di Tokyo saranno il suo debutto alla maratona olimpica. All'età di 18 anni, si diplomò al liceo, dove eccelleva in discipline diverse come il canto e il coro, l'hockey e persino lo sci. Il suo allenatore Brian Borkowski ha evidenziato al Catholic Herald le virtù morali della giovane, in particolare la sua fede e umiltà. «Ho sempre voluto essere come Molly. Non si vergognava affatto [della sua fede]». Ha sottolineato che alle gare fa sempre «il segno della croce, ci mette qualche secondo e so che quello è il momento di lasciarla sola, è il suo momento con Dio». Con un'infanzia e un'educazione religiosa trasmessa dalla nonna, è da lei che imparò a segnarsi prima di ogni gara e a pregare San Giuda per ottenere i risultati. La sua fede segnò anche il suo soggiorno all'Università di Notre Dame. «È stato bello andare a messa, il fatto che le altre ragazze mi chiedessero se volevo andare a messa con loro mi è rimasto impresso». Dopo aver fatto la storia della squadra di football del college di Notre Dame, i Fighting Irish, ha iniziato a lavorare in una caffetteria a Boston e a fare da babysitter. Intanto si stava preparando per la sua prima maratona ad Atlanta, dove ha ottenuto un secondo posto che gli ha permesso di accedere alla squadra olimpica. La sua seconda maratona sarà a Tokyo.

3) SKYLAR DIGGINS-SMITH
Skylar Diggins-Smith è un'altra delle atlete cattoliche che parteciperanno ai Giochi Olimpici, in questo caso, nella squadra di basket femminile. Giocatrice dei Phoenix Mercury, quelle di Tokyo saranno le sue prime Olimpiadi, dopo una carriera di successo in cui ha fatto la storia con la sua squadra di basket universitaria, sempre i Fighting Irish, ed è arrivata ad essere descritta come «forse la migliore giocatrice nella storia del il basket femminile di Notre Dame». La sua carriera nella squadra universitaria le ha aperto le porte delll'NBA femminile e poi alle prossime Olimpiadi. Ricorda con apprezzamento l'educazione cattolica ricevuta all'Università, dove frequentava costantemente la messa.
 
4) GALEN RUPP
Il compagno di disciplina di Seidel è Galen Rupp, un fondista di 35 anni di Portland, Oregon. Nel 2004 si è diplomato alla Central Catholic High School di Portland e, come riferito da Catholic News, è un cattolico devoto che prega mentre corre. Queste saranno le quarte Olimpiadi di Rupp. Nel 2008 a Pechino si è classificato tredicesimo nei 10.000 metri e quattro anni dopo a Londra ha conquistato l'argento nella stessa gara.

5) GRACE MCCALLUM
Un'altra atleta marcatamente cattolica in questi giochi è la ginnasta Grace McCallum. Come pubblicato su Religión en Libertad , la diciottenne ha iniziato a fare ginnastica all'età di 5 anni e a 13 già partecipava a gare di ginnastica artistica di alto livello. Da allora, affida sempre i risultati delle sue gare alla preghiera. Nata nel 2002, McCallum ha preso Santa Filomena come sua patrona alla sua cresima. L'11 agosto, festa del santo, si sono svolti i campionati americani 2019 e Grace, dopo aver pregato il suo patrono, ha ottenuto un'inaspettata medaglia di bronzo. «È stato incredibile quante persone sono venute da noi e hanno detto che stavano pregando per lei», ha osservato sua madre nel 2019. «Non credo che Grace potesse chiedere di più. Probabilmente niente significa più per lei che far pregare tutti i suoi cari». «Ogni volta che ho una giornata difficile, in palestra o alle gare, so che Dio mi ha dato questo talento. Ho bisogno di usare questo talento e non sprecarlo», ha detto la giovane atleta del The Central Minnesota Catholic, che porta ad ogni gara un rosario nello zaino e una croce che le ha regalato la nonna.

6) SIMONE BILES
La compagna di disciplina di McCallum è Simone Biles, una leggenda alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 dove ha conquistato quattro ori e un bronzo. È considerata da molti l'erede della mitica Nadia Comaneci. Ai Mondiali 2019 di Stoccarda, a soli 22 anni, è diventata la ginnasta più premiata della storia vincendo 25 medaglie, 19 delle quali d'oro. In più occasioni Simone ha parlato del rosario che porta sempre nella borsa, dono della nonna, e del fatto che prega spesso. Frequenta anche la messa domenicale con i suoi genitori, che hanno avuto un ruolo fondamentale nella sua vita, sostenendola fin da piccola.

7) KATIE LEDECKY
Soprannominata la regina del nuoto, Katie Ledecky è un'altra cattolica che promette ottimi risultati alle gare di nuoto nella capitale giapponese. Detiene il record mondiale di nuoto stile libero femminile 1500 metri e ha battuto il proprio record mondiale nei 400 e 800 metri. La nuotatrice, che non ha mai esitato ad affermare la sua fede, ha ammesso di pregare sempre prima di ogni gara. «L'Ave Maria è una bella preghiera e mi aiuta a rilassarmi», ha riconosciuto la nuotatrice. È stata la più giovane partecipante degli Stati Uniti alle Olimpiadi di Londra e ha vinto la sua prima medaglia d'oro a soli 15 anni. Riferendosi alle sue molteplici gare, ha detto: «Sono a un grande evento di nuoto con migliaia di persone che guardano, è importante per me prendere tempo per fare spazio a Dio e pensare a Lui. La mia fede cattolica è molto importante per me. Lo è sempre stata e sempre lo sarà. Fa parte di ciò che sono e mi sento a mio agio nel praticarla. Mi aiuta a mettere le cose in prospettiva». [al termine dell'articolo il video del suo record del mondo, N.d.BB]

8, 9, 10) LE SORELLE OGWUMIKE
Un altro caso rappresentativo è quello delle tre sorelle Ogwumike: Nneka, Chiney ed Erica, di 31, 29 e 23 anni. Cresciute in una famiglia cattolica, non è strano vedere queste giocatrici NBA nigeriane-americane (hanno entrambe le nazionalità) scambiare tweet con il loro pastore, Sean P. Horrigan. In un'occasione, in un thread su Twitter in merito all'espulsione di Chiney dopo una discussione con l'arbitro nel bel mezzo di una partita, il parroco ha scherzato: «Ricordagli che le sue confessioni sono il mercoledì e il sabato alle 18:00». A causa di un conflitto sportivo che rasenta il diplomatico, la sorella maggiore, Nneka, 31 anni, non potrà partecipare ai Giochi di Tokyo. Il motivo è il regolamento della Federazione Internazionale di Basket, che vieta ai giocatori che hanno gareggiato con un Paese di partecipare a campionati internazionali in un'altra squadra. Qualcosa che colpisce in prima persona la maggiore delle sorelle, che ha gareggiato a fianco degli Stati Uniti ai Mondiali 2018.

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 1 minuto) si può vedere il record mondiale di nuoto stile libero nei 400 metri di Katie Ledecky.


https://www.youtube.com/watch?v=NlSPapnRGFQ

DOSSIER "OLIMPIADI TOKYO 2021"
Lo sport, le medaglie e... gli scandali

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Fonte: Sito del Timone, 22 luglio 2021

6 - LA PRIMA GUERRA MONDIALE FU IL SUICIDIO DELL'EUROPA
In continuità con la Rivoluzione Francese, la Grande Guerra si propose di eliminare a qualunque costo l'impero austro-ungarico (ultima monarchia cattolica d'Europa, erede del Sacro Romano Impero)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera, 25 giugno 2021

Nella storia dei conflitti che hanno sempre accompagnato le vicende umane, la Prima Guerra Mondiale occupa un posto centrale, non solo per l'estensione planetaria e il numero spaventoso delle vittime, ben nove milioni, ma soprattutto per la novità e l'intensità dell'odio tra i popoli che essa accumulò nelle trincee contrapposte. Lo storico francese Jean de Viguerie (Les deux patries. Essai historique sur l'idée de patrie en France, Parigi 1998) mostra come alla dottrina tradizionale della "guerra giusta", per sua natura difensiva, si sostituisce nel '14-'18, una nuova concezione della guerra, offensiva, totale, incessante, che ha le sue radici nella Rivoluzione Francese. Il primo conflitto mondiale fu, in questo senso, una continuazione dell'appello alle armi lanciato l'11 luglio 1792, quando l'Assemblea Nazionale dichiarò "la Patria in pericolo".
È con la Rivoluzione Francese che nasce la parola d'ordine di "annientare il nemico", interno ed esterno, come avvenne con le "colonne infernali" che tra il 1793 e il 1794 sterminarono gli insorti della Vandea. Al concetto tradizionale di "Patria", radicato in un luogo concreto e in una precisa memoria storica, se ne sovrappone, nel XVIII secolo, uno nuovo, associato all'idea dei diritti dell'uomo. La "patria filosofica" degli illuministi è divinizzata fino a divenire un Moloch che autorizza qualsiasi sacrificio.
La continuità ideologica tra la Prima Guerra Mondiale e la Rivoluzione Francese fu teorizzata dagli interventisti, che presentarono il conflitto come una rivoluzione tesa ad instaurare in Europa la "democrazia universale". La "grande guerra" fu - secondo un altro grande storico, l'ungherese François Fejtö - un conflitto ideologico di massa, che ebbe lo scopo di «repubblicanizzare e de-cattolicizzare l'Europa» e compiere, a livello nazionale e internazionale, l'opera interrotta della Rivoluzione Francese (Requiem per un impero defunto. La dissoluzione del mondo austro-ungarico, tr. it. Mondadori, Milano 1994, pagg. 316-333).
L'Austria-Ungheria, da cui ancora emanavano i bagliori del Sacro Romano Impero medioevale, rappresentava il principale ostacolo al progresso dell'umanità. Attraverso la distruzione dell'Impero austriaco, l'obiettivo di un circolo ristretto di uomini politici affiliati alla Massoneria fu, sottolinea Fejtö, quello «di estirpare dall'Europa le ultime vestigia del clericalismo e del monarchismo». Abbeverandosi a queste fonti ideologiche, l'interventismo rivoluzionario vedeva nella guerra il compimento della modernità ossia l'ultima fase di un processo culturale che avrebbe definitivamente liberato l'Europa dagli ultimi residui dell'oscurantismo.
L'esito della guerra del ‘14-'18 fu, di fatto, la "repubblicanizzazione" dell'Europa. Lo storico inglese Niall Ferguson, autore di un'altra opera capitale sul conflitto, ricorda che alla vigilia della guerra discendenti e altri parenti della Regina Vittoria erano seduti sui Troni non solo di Gran Bretagna e Irlanda, ma anche di Austria-Ungheria, Russia, Germania, Belgio, Romania, Grecia e Bulgaria. In Europa solo Svizzera, Francia e Portogallo erano già Repubbliche. «Nonostante le rivalità imperiali della diplomazia prebellica, i rapporti personali tra gli stessi Monarchi erano rimasti cordiali, persino amichevoli: la corrispondenza tra "George", "Willy" e "Nicky", testimonia il protrarsi dell'esistenza di un'élite reale cosmopolita e poliglotta con un certo senso dell'interesse comune» (La Verità taciuta. La prima guerra mondiale: il più grande errore della storia moderna, tr. it. Milano 2002, pag. 559).
La carta postbellica dell'Europa vide l'emergere di Repubbliche in Russia, Germania, Austria, Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia e nei tre Stati baltici, oltre che in Bielorussia, Ucraina occidentale, Georgia, Armenia e Azerbaijan (assorbite di forza nell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche nel periodo dal 1919 al 1921).
I trattati di Parigi del 1919-1920 costituirono, osserva a sua volta François Furet, «più che una pace europea, una rivoluzione europea» (Il passato di un'illusione. L'idea comunista nel XX secolo, tr. it. Mondadori, Milano 1995, p. 70), che sconvolse l'equilibrio sul quale si reggeva l'Europa dal Congresso di Vienna. Al Cancelliere austriaco Metternich successe, come architetto del nuovo equilibrio internazionale, il Presidente americano Woodrow Wilson, che si presentò come il profeta di una nuova era in cui, in nome del principio dell'"autodeterminazione dei popoli", le Nazioni libere avrebbero finalmente trovato la via del progresso, della giustizia, della pace. Il diritto assoluto delle nazionalità a costituirsi come Stati indipendenti, proclamato per la prima volta dalla Rivoluzione Francese, veniva così elevato a principio giuridico e a regola suprema della politica internazionale.

Nota di BastaBugie: Massimo de Leonardis nell'articolo seguente dal titolo "Europa 1914. Da cittadella orgogliosa a devastata" parla delle conseguenze disastrose della Prima Guerra Mondiale.
Ecco l'articolo pubblicato su Radio Roma Libera il 2 luglio 2021:

Nel 1914 l'Europa era la "cittadella orgogliosa", all'apogeo del potere mondiale: controllava il 60% dei territori, il 65% degli abitanti, il 57% della produzione di acciaio, il 57% del commercio. Era consapevole e orgogliosa della sua missione civilizzatrice, della quale era parte rilevante l'opera delle missioni cattoliche, sostenute anche da governi laicisti come quello francese, sia pure per meri fini di prestigio e influenza politica. Tutto ciò fu distrutto con il "suicidio dell'Europa", come giustamente è stata definita la Grande Guerra.
Causa scatenante della crisi fu l'assassinio a Sarajevo il 28 giugno 1914 da parte del rivoluzionario bosniaco Gavrilo Princip, la cui mano fu armata da circoli dirigenti serbi, dell'Arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo, erede al trono Austro-ungarico, fervente cattolico e anti-massone, fautore di un progetto di riorganizzazione dell'Impero, che avrebbe consolidato la fedeltà al Trono degli slavi, tarpando le ali alla Serbia. Il 23 luglio Vienna inviò un ultimatum a Belgrado, chiedendo una severa inchiesta e la punizione dei colpevoli. Ciò mise in moto un meccanismo diplomatico e militare, che in poco più di dieci giorni precipitò nella guerra gran parte dell'Europa. [...]
È evidente che la Prima guerra mondiale scoppiò per ragioni classiche di politica di potenza. Tuttavia era in agguato la direttiva ideologica cara alla Massoneria internazionale: il risultato del conflitto doveva innanzi tutto essere la "repubblicanizzazione" dell'Europa e soprattutto l'abbattimento dell'unica Grande potenza cattolica, l'Impero asburgico.
Di lì a poco, la Germania prese la decisione cinica e di corte vedute di inviare Lenin in Russia, allo scopo di farla uscire dalla guerra, che il governo borghese nato dalla rivoluzione di febbraio intendeva invece continuare. La Russia si ritirò dal conflitto, ma furono poste le basi per la creazione del primo Stato comunista. Nello stesso anno entrarono in guerra dalla parte dell'Intesa gli Stati Uniti, portatori di un programma di sovvertimento del tradizionale ordine internazionale e di ostilità alle monarchie. Sempre nel 1917, vero anno chiave della guerra, l'Intesa pose o completò le basi del tuttora insolubile problema del Medio Oriente, dividendosi in zone d'influenza tale area, ma allo stesso tempo da un lato fomentando la rivolta araba dall'altro promettendo agli Ebrei un "focolare nazionale".

Fonte: Radio Roma Libera, 25 giugno 2021

7 - AMARE IL PROSSIMO CON DOLCEZZA
Se non sempre riesci ad essere dolce, non devi scoraggiarti, ma ricorda: bisogna che ci sforziamo di esserlo
Autore: Padre Gabriele - Fonte: I Tre Sentieri, 18 giugno 2021

La dolcezza è il fiore della carità; è una partecipazione di quella soavità infinita con cui Dio guida e governa tutte le cose. Nessuno vuole il nostro bene, la nostra santificazione con tanta forza come Dio, e tuttavia Egli non lo vuole con durezza, rigidità o violenza, ma con forza sommamente soave, sempre rispettando la nostra libertà, sostenendo i nostri sforzi, attendendo la nostra adesione alla grazia con pazienza e dolcezza infinita. [...]
La carità fraterna deve fiorire in questo spirito di soavità che, anziché esasperare le piaghe altrui le addolcisce, anziché aumentare i pesi li alleggerisce, anziché rendere più duro l'adempimento del dovere lo rende più facile e soave. La carità ha questa dolcezza con tutti, anche con gli ostinati, anche con i tardi ed i pigri nel corrispondere al bene, anche con i deboli che sempre ricadono negli stessi difetti. Anche se in un cuore ci fosse solo un briciolo di bene, bisogna circondare questo briciolo di cure amorevoli per aiutarne lo sviluppo [...].

LA PAZIENZA A DURA PROVA
Nei contatti col prossimo talvolta la nostra carità è messa a dura prova e, di fronte al comportamento irritante di certe persone, i propositi di dolcezza vengono ben presto travolti da movimenti di sdegno, di collera. Ciò non deve scoraggiarci, trattandosi in genere di reazioni spontanee indipendenti dalla volontà, ma non deve neppure autorizzarci a seguire gli impulsi della passione col pretesto che è troppo difficile resistere e che ci sentiamo trascinati nostro malgrado. È sempre in mano nostra il poter reagire e ci riusciremo più facilmente quanto più la nostra reazione sarà pronta, energica e soave insieme. Santa Teresa di Gesù Bambino insegnava a una novizia: «Quando si sente esasperata contro qualcuno, il mezzo per ritrovare la pace è di pregare per quella persona e di chiedere a Dio di ricompensarla per la sofferenza che le procura ». E suggeriva di prevenire questi incontri cercando di « addolcire anticipatamente il cuore ». [Consigli e Ricordi raccolti da Suor Genoveffa del Volto Santo - Ancora - Milano, 1955 p. 147].
Del resto, se al prossimo adirato rispondiamo con ira, non facciamo che aumentare l'incendio, mentre bisogna cercare di spegnere la collera opponendovi dolcezza e mansuetudine. La dolcezza però non è condiscendenza e tanto meno connivenza col male: vi sono pure dei casi in cui, come insegna il Vangelo, la correzione fraterna è un dovere che s'impone ed allora è un vero atto di carità. Ma perché sia davvero tale non deve mai essere fatta con l'intento di umiliare, di mortificare e tanto meno di offendere il colpevole [...]. In questi casi la correzione, lungi dall'essere un atto di carità, è totalmente contraria a questa virtù e, anziché fare del bene, produrrà piuttosto l'effetto contrario. Solo un desiderio spassionato e sincero del bene altrui può rendere caritatevole ed efficace la correzione fraterna e questa deve essere fatta con tanta bontà che in essa il fratello senta molto di più l'amore che gli portiamo, che non l'umiliazione di venir ripreso. Proprio così Gesù ha trattato i colpevoli: tutti sono stati sanati dal suo amore, dalla sua dolcezza.

PREGHIERA PER IMITARE LA DOLCEZZA DI GESÙ
«O Signore Gesù che, morendo sulla croce, avevi un cuore sì dolce verso di noi e ci amavi tanto soavemente, laddove noi stessi eravamo la causa della tua morte, e ad altro non pensavi che ad ottenere il perdono dei tuoi crocifissori, mentre quelli ti martoriavano ed insultavano crudelmente, aiutami, ti prego, a sopportare con dolcezza le imperfezioni e i difetti del mio prossimo. [...] Insegnami sempre a comportarmi con dolcezza e soavità, senza mai rompere la pace con nessuno. [...] In conclusione, propongo col tuo aiuto, o Dio amabilissimo, di applicarmi per acquistare la soavità del cuore verso il prossimo, considerandolo come creatura tua, destinata a goderti in eterno in Paradiso. Quelli che sopporti Tu, o Signore Iddio, è ben giusto che li sopporti anch'io teneramente e con grande compassione per le loro infermità spirituali» (cfr. S. Francesco di Sales).

Fonte: I Tre Sentieri, 18 giugno 2021

8 - OMELIA XVIII DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,24-35)
Io sono il pane della vita
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Durante il lungo Esodo attraverso il deserto, verso la Terra promessa, gli Israeliti hanno dovuto affrontare molte difficoltà, e la loro fede fu provata in diverse occasioni. Insieme a queste prove, ci furono diversi interventi provvidenziali di Dio, grazie ai quali essi sopravvissero e giunsero alla loro destinazione. Uno di questi interventi provvidenziali, senza dubbio, fu quello della manna discesa dal cielo, di cui ci parla la prima lettura di oggi. Il popolo languiva di fame e già rimpiangeva quello che riusciva a mangiare in Egitto quando era ridotto in schiavitù. Ecco allora che il Signore fece piovere il «pane dal cielo» (Es 16,4).
Questa lettura può essere applicata alla nostra vita cristiana. La schiavitù egiziana raffigura un'altra schiavitù, molto più temibile: quella del peccato. L'esodo raffigura il cammino di purificazione attraverso il deserto di questo mondo; la Terra promessa simboleggia il Paradiso, verso cui siamo incamminati.
Come il popolo d'Israele, anche noi, provati dalle molte difficoltà, siamo portati a guardare indietro e a provare nostalgia per le magre consolazioni di questo mondo, per il peccato che abbiamo abbandonato con tanta decisione e che, al momento della prova, nuovamente ci attira a sé. Le difficoltà sono molte, ma Dio ci viene incontro donandoci un pane dal cielo, quello vero, che ci sostiene nel cammino e ci fa superare ogni tentazione. Questo pane è l'Eucaristia, di cui parla il Vangelo di oggi.
Gesù parla dell'Eucaristia nel grande discorso che Egli fece a Cafarnao, subito dopo la moltiplicazione dei pani. Le folle erano state molto impressionate da questo miracolo, al punto che avrebbero voluto che Gesù diventasse il loro re. Essi cercavano solamente il benessere materiale e non riuscirono ad innalzare la mente e il cuore al profondo insegnamento che Gesù voleva loro impartire. Per questo motivo, Gesù disse loro: «Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati» (Gv 6,26). Attraverso il segno dei pani moltiplicati, Gesù voleva insegnare alle folle che Lui è il vero pane che sazia la fame delle nostre anime. E così, Gesù proclamò solennemente: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete» (Gv 6,34).
Anche noi, come le folle che ascoltavano Gesù, tante volte cerchiamo il Signore non tanto per cambiare la nostra vita e per fare la Volontà di Dio, ma unicamente perché Lui assecondi quelli che sono i nostri desideri di benessere materiale. San Paolo, nella seconda lettura, lo dice molto chiaramente. Conoscere Cristo significa abbandonare la condotta di prima, la condotta dell'uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, e significa rinnovarci nello spirito e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità (cf Ef 4,20-24).
Se veramente vogliamo che Gesù ci aiuti, che ci faccia grazia, che ci sollevi dalla nostra miseria, dobbiamo impegnarci seriamente a mutar vita, a diventare più buoni, a rigettare decisamente il peccato. Allora la nostra preghiera sarà ascoltata. Come minimo ci deve essere questo sforzo, al resto penserà il Signore.
Al di sopra di tutto dobbiamo ricercare il "Pane della vita", ovvero l'Eucaristia. Questo è il nostro vero tesoro. Si racconta nelle cronache delle missioni cattoliche del Canada del nord un episodio molto bello ed istruttivo. Alcuni secoli fa la regione dove operavano i missionari cattolici fu colpita da una grande carestia e molti furono quelli che morirono di fame. Tra questi vi era una famiglia di cattolici che da giorni si era messa in cammino per raggiungere la lontana stazione missionaria. Erano ormai quasi senza forze quando, finalmente, arrivarono alla chiesa. Il sacerdote, con un nodo alla gola, li raggiunse e li soccorse così come poteva, dicendo che di più non potevano fare perché purtroppo il cibo era ormai finito. Il padre di famiglia disse allora che non erano venuti per chiedere da mangiare, ma per chiedere di fare la loro ultima Comunione, dopo sarebbero morti, ma sarebbero morti contenti. Il sacerdote commosso da tanta fede diede loro il "Pane del cielo" e, dopo poco tempo, uno alla volta, morirono tutti.
Impariamo da questo episodio a fare davvero dell'Eucaristia il nostro tesoro e di metterla al primo posto nella nostra vita. Per noi non è tanto difficile partecipare alla Santa Messa e ricevere la Santa Comunione. Non facciamoci prendere dalla pigrizia e non perdiamo un bene così prezioso!

Nota di BastaBugie: consigliamo ai parroci il foglietto per la Messa ad uso dei fedeli per seguire le letture "Il Giorno del Signore". Oltre alle letture, ci sono solo commenti dei Padri della Chiesa. Non contiene altre informazioni che possono distrarre dalla celebrazione. Inoltre le letture sono sempre integrali (anche per la Veglia Pasquale!). Il colore adeguato al tempo liturgico e le preghiere dei fedeli ben fatte rendono questo essenziale foglietto veramente il migliore. Per ulteriori informazioni e per riceverlo in parrocchia, visitare il sito
http://www.ilgiornodelsignore.it/abbonamento.php?dest=0

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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