BastaBugie n�758 del 02 marzo 2022

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1 L'INVASIONE DELL'UCRAINA DIMOSTRA IL FALLIMENTO DI USA ED EUROPA
Un fallimento che si fonda sull'incapacità delle classi politiche occidentali di comprendere le sfide di un mondo in cui l'Occidente non è più il protagonista incontrastato (VIDEO: Trudeau e Putin)
Autore: Eugenio Capozzi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 L'UCRAINA NELLA NARRAZIONE DEGLI STREGONI DELLA NOTIZIA
Se anche le cose che ci fanno vedere fossero vere, sono comunque false perché non fanno vedere la controparte (VIDEO: Le immagini inventate del primo giorno di guerra)
Autore: Giovanni Lazzaretti - Fonte: Osservatorio Card. Van Thuân
3 PREGHIERA PER LA PACE? PERCHE' SOLO PER L'UCRAINA?
Nel mondo ci sono almeno 27 guerre in questo momento... perché non pregare anche per loro anziché soltanto per quelle di cui parla la televisione?
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: Sito del Timone
4 LA FINE DELL'EMERGENZA E' UNA PRESA IN GIRO
Il 1° aprile finisce l'emergenza, ma rimane il green pass e così sarà chiaro a tutti che la pandemia era una scusa perché il vero obiettivo è, e rimane, ridurre la libertà dei cittadini (VIDEO: Save the virologist)
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 LA CORREZIONE FRATERNA NON E' UN OPTIONAL
Già in nome della solidarietà umana si è tenuti a correggere chi sbaglia, ma questo aiuto diventa per i cristiani una forma particolare di amore del prossimo
Autore: Padre Angelo Bellon - Fonte: Amici Domenicani
6 2022: IL FESTIVAL DI SANREMO NON ESISTE
Adesso che è finito possiamo scrivere che il Festival di Sanremo, con la sua propaganda di regime, esiste solo se c'è chi lo guarda: non farlo esistere proprio te
Autore: Rodolfo Casadei - Fonte: Tempi
7 LUTERO E' ALL'INFERNO PER IL SUO ORGOGLIO
La beata suor Serafina Micheli ebbe la visione di Martin Lutero all'inferno per l'aperta ribellione contro la Chiesa Cattolica Romana (VIDEO: Lutero)
Autore: don Marcello Stanzione - Fonte: I Tre Sentieri
8 OMELIA I DOMENICA QUARESIMA - ANNO C (Lc 4,1-13)
Il Signore, Dio tuo, adorerai
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - L'INVASIONE DELL'UCRAINA DIMOSTRA IL FALLIMENTO DI USA ED EUROPA
Un fallimento che si fonda sull'incapacità delle classi politiche occidentali di comprendere le sfide di un mondo in cui l'Occidente non è più il protagonista incontrastato (VIDEO: Trudeau e Putin)
Autore: Eugenio Capozzi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28-02-2022

Con l'invasione dell'Ucraina la Russia di Putin ha valicato un confine che la conduce verso la rottura totale con l'Occidente, e la costringe ad essere fatalmente risucchiata in un asse euroasiatico con la Cina dalla quale ha alla lunga tutto da perdere, in quanto in esso non può che svolgere un ruolo di vassalla. È la fine di una lunga stagione in cui il paese, dopo l'assestamento seguito alla fine dell'Urss, ha tentato di trovare un equilibrio tra l'inserimento nell'economia globalizzata e il mantenimento di un suo status di potenza imperiale, per quanto su scala ridotta rispetto al passato.
Ma questa frattura politica, militare ed economica sempre più radicale rappresenta un danno enorme anche per l'Occidente e per le ragioni delle democrazie liberali. Ed è il risultato di un clamoroso fallimento della politica statunitense, ma anche europea, nei confronti della Russia negli ultimi trent'anni. Un fallimento che si fonda sull'incapacità, mostrata dalle classi politiche occidentali, di comprendere le sfide di un mondo in cui l'Occidente non è più, e forse non potrà mai più essere, il protagonista incontrastato.
Cosa fare con la Russia? Questa la questione che gli statunitensi e i loro alleati non hanno mai affrontato organicamente ed esaustivamente dopo la fine della guerra fredda e la dissoluzione dell'Unione Sovietica.
Negli anni Novanta, contrassegnati dalla convinzione generalizzata che il mondo fosse divenuto unipolare e si andasse ineluttabilmente occidentalizzando, le loro classi dirigenti hanno considerato la Russia di Eltsin come un paese in turbolenta transizione verso l'economia di mercato, non più pericoloso né potenziale antagonista sul piano militare e strategico, nonostante rimanesse la seconda potenza nucleare e il secondo esercito del mondo.

L'AVVENTO DI VLADIMIR PUTIN
In tale contesto, l'allargamento della Nato con l'adesione di molti paesi ex "satelliti" o membri dell'Urss - spinta proprio dall'esperienza che quei paesi avevano fatto in passato dell'imperialismo russo e sovietico, e dalla loro volontà di proteggersi in futuro contro di esso - apparve come un fatto naturale, non suscettibile di creare problemi nelle relazioni con Mosca. Che intanto veniva ammessa nel sistema della governance globale con l'allargamento del G7 in G8 e con le trattative per l'ingresso nel Wto, e veniva attratta nell'area della Nato con il suo coinvolgimento nel Partenariato per la pace dell'alleanza (1994) e con la fondazione del Consiglio Nato-Russia nel 2002.
Ma intanto qualcosa era cambiato con l'avvento al potere di Vladimir Putin, e gli occidentali non colsero il significato di quel cambiamento. Dopo una fase di disordine ma anche di disgregazione, la Russia cominciava un processo di ricompattamento del potere e di accentramento statalista, e cercava di ritrovare un ruolo di potenza mondiale nel solco della sua secolare tradizione imperiale. Il consolidamento di relazioni politiche ed economiche con essa avrebbe dovuto implicare, per gli Stati Uniti e i suoi alleati, la capacità di ripensare tutto il sistema della sicurezza e delle alleanze euro-occidentali, abbandonando l'idea di un necessario globalismo "occidentecentrico" e tenendo invece nel dovuto conto tanto le leggi della geopolitica quanto il pluralismo inevitabile tra le civiltà che qualche anno prima Samuel Huntingon aveva eloquentemente illustrato.
Davanti alle sfide diverse portate dall'integralismo islamico e dal modello politico ed economico cinese l'interesse occidentale sarebbe stato quello di superare la vecchia impostazione della Nato in favore di una "costellazione" di alleanze con soggetti plurimi, dalla Russia all'area indo-pacifica. Ciò significava, per quanto riguarda l'Europa dell'Est, garantire sia la sicurezza degli Stati ex satelliti che lo status di Mosca come potenza euroasiatica, ridefinendo aree di influenza, convergenze e obiettivi comuni.
Ma gli Stati Uniti - con le amministrazioni Clinton, Bush jr. e Obama - andarono in una direzione opposta. Da un lato spalancarono le porte all'ascesa di Pechino con l'ammissione della Cina nel Wto nel 2000 e la creazione di un contesto globale ad essa estremamente favorevole. Dall'altro non tennero in conto le preoccupazioni geopolitiche russe, considerandole anzi come degli atti ostili in quanto tali. In Medio Oriente l'interventismo statunitense successivo all'11 settembre 2001, soprattutto a partire dal conflitto iracheno, portava la superpotenza americana a collidere in molti casi con le posizioni di Mosca.

TRUMP L'AVEVA CAPITO
Intanto, nello scacchiere est-europeo come in quello caucasico il processo di ampliamento della Nato o il rapido avvicinamento di Stati ex sovietici all'Occidente alimentavano nei russi un risveglio della sindrome da accerchiamento, che provocava loro reazioni sempre più decise. I conflitti innescati dalla Russia in Georgia (Ossezia del Sud, Abkazia) e in Ucraina - in una lunga sequenza che va dal 2004 agli ultimi sviluppi - sono stati i casi più eclatanti della reazione imperialista di Mosca, rispetto alla quale l'atteggiamento statunitense e occidentale è stato il crescente isolamento imposto a quest'ultima, e il suo declassamento da potenziale alleato a quasi-nemico: culminato con le sanzioni ad essa imposte a partire dalla sua annessione della Crimea nel 2014.
L'unico leader occidentale che nell'ultimo ventennio ha percepito i pericoli di questa progressiva degenerazione della fiducia e delle relazioni tra Occidente e Russia è stato Donald Trump, che ha sempre sostenuto, nella sua visione realista e bilateralista della politica estera statunitense, la necessità di un riavvicinamento tra le due parti in funzione anti-cinese, e in virtù di un più alto grado di possibile compatibilità. Ma nel suo mandato presidenziale gli è stato impossibile portare avanti questa strategia per l'opposizione di quasi tutta la classe dirigente del suo paese, così come degli apparati statuali e militari. La sua mancata rielezione, e il ritorno al potere dei democratici con Biden, ha alimentato la nuova escalation di tensione con Mosca culminata ora nell'invasione russa dell'Ucraina, così come il riavvicinamento sempre più stretto tra Mosca e Pechino.
In questo momento ogni possibilità di riannodare i fili del dialogo sembra pregiudicata, e l'Europa diventa il teatro di uno showdown che inevitabilmente rimetterà in discussione l'assetto del continente, con risvolti imprevedibili. Ma se in Occidente sopravvive un minimo di razionalità politica questa dovrebbe essere impiegata per uscire subito da una logica di contrapposizione frontale, che richiama a divisioni ideologiche oggi tramontate, per riaprire realisticamente e con prudenza, senza abdicare ai suoi princìpi di libertà e democrazia, spazi di mediazione fondati sulle garanzie minime della reciproca sicurezza tra le parti.

Nota di BastaBugie: per approfondire ulteriormente perché Putin abbia deciso di invadere l'Ucraina si può vedere il video (durata: 1 ora) dal titolo "Trudeau e Putin" nel quale viene intervistato il giornalista professionista Roberto Mazzoni. Dopo la Russia viene anche analizzata la situazione del Canada e la feroce repressione dei manifestanti contro le restrizioni alla libertà con la scusa della pandemia.
Per vedere l'interessante video basta andare al link sottostante e iscriversi al canale in maniera gratuita. Ne vale davvero la pena. Noi di BastaBugie ve lo consigliamo.
1) INTERVISTA SU TRUDEAU E PUTIN (23 febbraio) clicca qui!
2) INVASIONE DELL'UCRAINA (6 marzo) clicca qui!

DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA"
L'offensiva di Putin nel 2022

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28-02-2022

2 - L'UCRAINA NELLA NARRAZIONE DEGLI STREGONI DELLA NOTIZIA
Se anche le cose che ci fanno vedere fossero vere, sono comunque false perché non fanno vedere la controparte (VIDEO: Le immagini inventate del primo giorno di guerra)
Autore: Giovanni Lazzaretti - Fonte: Osservatorio Card. Van Thuân, 28 febbraio 2022

Quando c'è un evento di grande portata, che coinvolge grandi movimenti di potere e di denaro, che ha fonti di notizie fisicamente lontane (e quindi gestite solo da rilanci di agenzia) oppure inaccessibili per il popolo normale (e quindi gestite solo dagli "esperti"), i grandi media cartacei e televisivi (ora autodefinitisi "editori responsabili") hanno qualche giorno di assestamento e poi confezionano il "frame", la cornice dalla quale nessuno può sfuggire.
Tutto ciò che dicono e scrivono gli "editori responsabili" sta in queste cornici. Il dissidente in TV viene progressivamente espulso: ne conservano solo alcuni, per rappresentanza.
Il destino dei dissidenti in TV è quello di essere sovrastati (proporzione 5 a 1 in trasmissione) oppure sbeffeggiati (libertà di ironia e di insulto da parte degli altri partecipanti).
In questo modo gli "editori responsabili" cessano di essere informazione, ma sono semplicemente il filtro per espellere le idee e per confezionare una versione precotta, fatta normalmente di slogan.
 
LA CORNICE UCRAINA
La cornice ucraina è semplicissima: «Ogni Stato può aderire all'alleanza che vuole // noi democratici siamo buoni // Putin l'autoritario è cattivo // il discorso di Putin per l'inizio della guerra è "delirante" // l'integrità territoriale è sacra».
- Mattarella ha ricominciato l'uso della parola "inaccettabile".
- È iniziato il teatrino televisivo del "tutti unanimi, tranne uno al massimo per ogni trasmissione".
- È iniziata l'esposizione del "dolore ucraino occidentale", dimenticando che da 8 anni c'è un "dolore ucraino orientale".
- Draghi era da tempo preparato alla guerra (nuovo "stato di emergenza" per 3 mesi, così ci raccordiamo direttamente col covid).
 
ROMPERE LA CORNICE, PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI
Noi, mammolette occidentali, ci crediamo amanti della pace.
1999: la NATO bombarda Belgrado per favorire il distacco del Kosovo dalla Serbia; abbiamo creato uno stato mussulmano in Europa.
2001: USA, Gran Bretagna, Canada, Australia, invadono l'Afghanistan, col pretesto delle Torri Gemelle, dalle quali i Talebani si sono sempre chiamati fuori. 20 anni di guerra. Persa.
2003: Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia e Polonia invadono l'Iraq, avendo come motivazione la bugia delle "armi di distruzione di massa" (mai trovate, essendo inesistenti). Da 733.000 a 1.446.000 morti. Finita la fase dell'invasione nel 2011, inizia la fase dell'ISIS.
2011: La NATO realizza la "no-fly-zone" a modo suo, distruggendo la Libia. Il paese più prospero dell'Africa, con un Indice di Sviluppo Umano (ISU) superiore a 10 stati europei, diventa sede di destabilizzazione e di guerra permanente fino a oggi.
2011: Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna supportano i cosiddetti "ribelli moderati" in Siria. La Siria è distrutta, ma ancora il presidente Assad regge. Nel 2013 Obama era pronto a fare della Siria ciò che fecero della Libia. Fermato dalla giornata di preghiera e digiuno indetta da Papa Francesco? Chissà.
Siamo i maggiori produttori di cadaveri in giro per il mondo (uso il plurale perché non mi chiamo fuori, non è colpa mia ciò che FA l'occidente, è colpa mia ciò che NON FACCIO come cattolico: preghiera e digiuno costante per la pace).
La cornice si può quindi rompere con questi passaggi.
«Ogni Stato può aderire all'alleanza che vuole». Vero, chi può impedirlo? Ma se l'alleanza a cui aderisci ha mostrato in passato un'indole aggressiva e violenta, l'aderirvi "contro" qualcuno è un atto di ostilità e di pre-guerra.
«Noi democratici siamo buoni // Putin l'autoritario è cattivo». A parte l'azzeramento della democrazia attuato durante il covid in Italia, noi democratici NON siamo i buoni. Per maggiori informazioni chiedere in Siria sotto embargo da 11 anni. Chiedere in Libia. Chiedere in Afghanistan. Chiedere in Iraq.
«Il discorso di Putin per l'inizio della guerra è "delirante"». Il titolo "delirante" lo trovate in 206.000 siti. Altri 183.000 hanno la variante "raggelante". La realtà è che nessuno lo ha letto, mentre è un buon discorso di geopolitica, che descrive tra l'altro cosa l'Occidente avrebbe dovuto fare dopo la calma fine dell'URSS.
«L'integrità territoriale è sacra». Sì, come no. A Siria, Libia, Afghanistan, Iraq, aggiungere anche la Serbia per ulteriori informazioni.

TORNANO LE "BANDIERE DELLA PACE"
Tornano le "bandiere della pace" arcobaleno. Esplosero nel 2003, quando l'attaccante era Bush. Tacquero nella radiosa era Obama, Nobel per la pace, quando la Libia veniva distrutta. Tornano quando l'attaccante è Putin.
"Pace senza se e senza ma" era lo slogan 2003. Smentito lo slogan con la guerra di Libia, della cui distruzione nessuno si interessò, oggi quelle bandiere ritornano, ma sono poco più che stracci.
Si svegliano anche i sonnolenti sindacati: «Non vogliamo più bandiere neonaziste» Sono comparse due giorni fa nella manifestazione che era organizzata dai sindacati: «Ora bisogna vigilare». Non si sono ancora resi conto a Reggio Emilia che Pravyj Sektor e le sue bandiere sono parte in causa nella guerra del Donbass da 8 anni?
 
SPEZZATA LA CORNICE, È TEMPO DI STUDIARE
Spezzare la cornice è la precondizione necessaria. Altrimenti saremo lì a guardare la TV credendo per l'ennesima volta che ci stia dicendo la verità. Dopo due anni di bugie sul covid, è possibile crederci ancora?
Se anche le cose che ci fanno vedere fossero vere, sono ugualmente false perché non fanno mai vedere la controparte. Se vedo il dolore di una donna ucraina occidentale sul TG1, mentre per vedere il dolore di una donna ucraina orientale devo andare su "ArezzoNotizie", capite che la disparità di trattamento è violenta.
Cosa vuol dire studiare? All'inizio significa raccogliere la cornice vera, ossia l'insieme di nomi, luoghi, date, avvenimenti. Parametri, senza alcun giudizio. Per questa prima cernita Wikipedia è utilissima. Quindi ho scaricato:
- Elezioni parlamentari ucraine dal 1994 al 2019
- Elezioni presidenziali ucraine dal 1991 al 2019
- Rivoluzione arancione 2004, rivoluzioni colorate varie
- Euromaidan 2014, strage di Odessa
- Guerra del Donbass 2014-2022
- Accordi di Minsk, gruppo di contatto Trilaterale sull'Ucraina
- Gasdotto Nord Stream 2, Morawiecki (il "banchiere" che guida la Polonia) [...]
Ne avrò per un po'.
Chi non vuole studiare ha sempre un'alternativa. Va su Youtube, fa partire il video con la canzone di Edoardo Bennato "In Fila Per Tre" poi, al minuto 1 e 38" si alza in piedi e si mette a cantare: «e sempre in fila per tre // marciate tutti con me // e ricordatevi i libri di storia // noi siamo i buoni e perciò // abbiamo sempre ragione // andiamo dritti verso la gloria».
Così la questione è chiusa in un attimo. Poi si accende la TV. Dentro la cornice, sempre.

Nota di BastaBugie:
Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Sfottò e videogame: è l'ora più buia. Ma del giornalismo" parla delle figuracce fatte dai giornalisti del mainstream che fingono più che raccontare la vera guerra. Come nel film "Sesso & Potere".
Ecco l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 26-02-2022:

Conduttori radical chic che fanno battute sulle badanti ucraine, svarioni con immagini di repertorio e poi i commentatori un tanto al kilo (di gas), gli opinionisti da salotto, gli analisti da terza pagina e gli inviati di guerra in albergo col casco. Per tutti la parola d'ordine - abusata e hollywoodiana - con la quale condiscono l'incipit dei loro servizi è: è l'ora più buia.
Sarà anche l'ora più buia per l'Europa, ma di sicuro è anche l'ora più buia per il giornalismo. O meglio: per certo giornalismo di casa nostra che già non brilla per autorevolezza nella presentazione delle fonti, ma che in questa guerra senza immagini mostra decisamente il fianco agli sfottò. [...]
I giornalisti sono lontani dal teatro degli accadimenti. Compaiono nei collegamenti spesso da luoghi sicuri con in testa elmetti e giubbotti antiproiettile mentre la gente in strada gira con la borsa della spesa. Quanto tutto questo fa scena? Quanto sono a rischio? [...]
In compenso però a casa nostra abbiamo il solito circo mediatico che gioca alla guerra.
Nel podio degli obbrobri giornalistici al terzo posto si piazza il Sole 24 Ore che sul sito pubblica una foto di caccia russi in azione e il titolo: «La Russia bombarda Kiev». Ma la foto utilizzata per raccontare l'evento si riferisce - come ha scoperto il giornalista Simone Fontana - si riferisce ad una parata militare a Mosca.
Al secondo posto, sembra grazie al fact cecking di Fontana, si piazza il Tg2 targato Rai che annuncia i raid dell'Armata Rossa mandando in onda dei bombardamenti cittadini. Peccato che si tratti della schermata di un videogioco chiamato War thunder.
Infine al primo posto di questa speciale galleria degli orrori creati per accrescere il pathos degli spettatori c'è l'accoppiata Lucia Annunziata e Antonio Di Bella, i quali su Rai 3  si esibiscono in una performance di dubbio gusto sugli ucraini che vivono in Italia: «Sono cameriere, badanti e amanti», dicono come fossero al bar mentre sta parlando il leader Pd Letta che ricorda i tanti cittadini ucraini del nostro paese.
Dopo il fuori onda, la Annunziata, che della Rai è stata anche presidente, si è scusata, ma la toppa è apparsa peggio del buco: «Ho criticato una certa retorica consolatoria che circola in merito a un supposto successo della integrazione della comunità ucraina in Italia». Dal suo audio dal sen fuggito non sembrava proprio.
La solita spocchia snob tipica dei radical chic di Sinistra, che fanno le gaffe e invece di scusarsi cercano di giustificarsi arrampicandosi sugli specchi. Sembra di rivedere certi meccanismi che avevamo conosciuto durante la pandemia, con le troupe televisive nelle terapie intensive a creare l'ambientazione migliore per drammatizzare la scena.

VIDEO: LE FAKE NEWS DELLA GUERRA IN UCRAINA (4 minuti)
Nemmeno un giorno di conflitti e già i telegiornali costruiscono a tavolino servizi pieni di fake news. Qui sotto puoi vedere il video.


https://www.youtube.com/watch?v=1ZhbdcB2muw

FILM: SESSO & POTERE (1997)
Consigliamo la visione di "Sesso & potere", un film di fantapolitica del 1997, che può chiarire come i media abbiano il potere di deviare l'attenzione dell'opinione pubblica come vogliono e dove vogliono.
Per approfondimenti sul film "Sesso & potere" o per vedere il video dove Marcello Foa, ex presidente della Rai, spiega cosa siano gli spin doctor che manipolano la realtà, clicca qui!
Qui sotto puoi vedere il trailer del film "Sesso & potere".


https://www.youtube.com/watch?v=UeZbvfrT14U

DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA"
L'offensiva di Putin nel 2022

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DOSSIER "TOP TEN 2022"
Gli articoli più letti dell'anno

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Fonte: Osservatorio Card. Van Thuân, 28 febbraio 2022

3 - PREGHIERA PER LA PACE? PERCHE' SOLO PER L'UCRAINA?
Nel mondo ci sono almeno 27 guerre in questo momento... perché non pregare anche per loro anziché soltanto per quelle di cui parla la televisione?
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: Sito del Timone, 24 febbraio 2022

C'era una volta Giovanni Paolo II e la sua lezione sull'Europa che doveva imparare a respirare a due polmoni, quello Occidentale e quello d'Oriente. Il papa polacco, il cui ruolo nella caduta del Muro di Berlino è riconosciuto, aveva anche un'idea precisa della cultura europea e delle sue radici cristiane, di quell'unità che doveva sorgere dalla comprensione profonda di un'unità spirituale.
Per lui era «necessario» e «urgente» procedere quindi a un «avvicinamento tra il patrimonio spirituale dell'Oriente cristiano e la cultura occidentale, in una "Europa di sangue, di lacrime, di lutti, di rotture, delle crudeltà più spaventose"» (Giovanni Paolo II, Intervento al simposio "Ivanov e la cultura del suo tempo", 28 maggio 1983) .
Questa lezione, oggi lo scopriamo con plastica evidenza, mentre le truppe russe avanzano in Ucraina, è stata disattesa. Non perché questo scontro abbia una sua primaria radice religiosa, le questioni sul tavolo sono soprattutto profane, ma in quanto le due culture non hanno saputo riscoprire davvero le proprie comuni radici.
I due polmoni sono gravemente malati. Attaccati da un virus che li ha resi bolsi, rattrappiti. Il livello di ossigeno spirituale è sotto la soglia di attenzione da tempo, purtroppo. Ad Est il virus si chiama nazionalismo, ad Ovest relativismo, due malattie che hanno rialzato il muro; più difficile da abbattere di quello fatto di mattoni.
Oggi le chiese, a partire da quella cattolica, hanno ridotto il loro peso spirituale e di conseguenza anche la loro forza diplomatica. La giornata di preghiera per la pace che papa Francesco ha istituito per il prossimo 2 marzo, inizio della Quaresima, è un gesto importante verso quanto sta accadendo in Ucraina, ma l'uomo non sa più pregare. Anche la pandemia, in un certo senso, lo ha mostrato: l'uomo non comprende più l'importanza di assalire il Cielo per implorare le grazie. I due polmoni sono malati.
Come insegnava Giovanni Paolo II, «l'uomo, icona di Dio, è colui che, in nome di tutta la creazione teofora, dice sì a Dio», allora «l'uomo riconciliato con se stesso e con tutta la creazione può così ricostituire l'essenziale comunità, la "Sobornost" degli uomini». La guarigione dei due polmoni spirituali non è laterale, ma essenziale ad una vera pace, ad una vera sobornost.

Nota di BastaBugie:
Anna Bono nell'articolo seguente dal titolo "Preghiamo per tutte le 27 guerre nel mondo" ricorda che sono tantissime le guerre che devastano il pianeta, non solo quelle di cui parla la televisione.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 28 febbraio 2022:

In tutte le diocesi italiane si prega per la pace. [...] Sarebbe giusto che queste iniziative, pensate per l'Ucraina in guerra, diventassero un appuntamento periodico, che ogni mese, ad esempio, i fedeli fossero invitati a momenti di preghiera per la pace, magari di volta in volta ricordando una delle tante, tantissime guerre che devastano il pianeta, combattute in decine di paesi: 27 secondo una stima aggiornata al 2021 e limitando il conto ai conflitti maggiori.
Sono quasi tutti conflitti interni a uno stato, tra eserciti nazionali e milizie armate - separatiste, jihadiste, antigovernative... - oppure tra gruppi antagonisti, per lo più su base etnica o religiosa (non di rado entrambe le cose), che si contendono il controllo di territori, di risorse, dell'apparato statale. La guerra più lunga in corso è quella tra clan in Somalia, iniziata nel 1991. Ha smembrato il paese, con la secessione di Somaliland, Puntland e altre regioni, e l'occupazione di vasti territori a sud della capitale Mogadiscio da parte del gruppo jihadista al Shabaab, autore di continui attentati nella capitale. La più recente è quella in Etiopia, dichiarata contro il governo nel novembre del 2020 dal Tplf, il partito dell'etnia tigrina, nel tentativo di riprendere il controllo dello stato perso nel 2018, dopo averlo detenuto con mano durissima per quasi 30 anni.
Forse le guerre più "dimenticate", una espressione usata non sempre a ragione, sono quelle in Yemen e in Myanmar. In Yemen si combatte dal 2014, da quando cioè il movimento sciita Houthi si è rivoltato contro il governo sunnita, con una escalation a partire dall'anno successivo in seguito all'intervento di Arabia Saudita e di altri stati sunniti in favore del governo. In Myanmar il conflitto attuale segue il colpo di stato militare del febbraio del 2021. È in corso una repressione durissima della rivolta armata organizzata dalle Forze di difesa popolare e che si salda con i gruppi di resistenza etnici.
L'elenco delle guerre è lungo. Molte si combattono in Africa dove il solo jihad è presente in almeno dieci paesi con gruppi affiliati ad al Qaeda o all'Isis ed è in grado di compiere attentati in molti altri.
Oggi, per tentare di mantenere la pace nel mondo, sono attive 12 missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite. Dal 1948 ne sono state approvate ben 71. Di quelle attuali, tre sono in Medio Oriente (Golan, Libano e Medio Oriente con sede a Gerusalemme), sei in Africa (Sahara Occidentale, Mali, Sudan, Sudan del Sud, Repubblica democratica del Congo e Repubblica Centrafricana), una in Asia (Pakistan-India), due in Europa (Cipro e Kossovo). Impiegano complessivamente 87.572 uomini messi a disposizione da 121 paesi: 63.889 militari, 7.266 agenti di polizia e 16.457 civili. Il bilancio finanziario per il periodo che va dal 1° luglio 2021 al 30 giugno 2022 è di 6,38 miliardi. Finora nelle 12 missioni in corso sono morte 1.500 persone (ma le perdite in totale, dal 1948, sono 4.161).
È da ricordare anche quanti soldati italiani sono impegnati in missioni all'estero. L'impiego complessivo è di 9.449 militari come consistenza massima e 6.511 come consistenza media, per un totale di 40 missioni: nove svolte in ambito NATO, 12 in ambito Unione Europea, sette in ambito Onu, tre nel contesto della forza multinazionale in Iraq chiamata "coalition of the willing" e le rimanenti esclusivamente nazionali. Nel 2021 il bilancio per sostenere queste missioni militari è stato di 1,25 miliardi di euro. L'Africa è stata la principale destinazione dei militari italiani, presenti in 19 missioni, seguita dall'Europa con 11 missioni e dall'Asia con dieci.
Le perdite in vite umane causate dalla guerra ogni anno sono decine di migliaia - il calcolo per il 2020 è di oltre122mila - molte delle quali civili. Enorme è il numero di persone costrette a mettersi in salvo fuggendo. Secondo l'ultimo rapporto dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati, pubblicato nel giugno 2021 e relativo al 2020, i rifugiati, vale a dire le persone che per mettersi in salvo hanno superato i confini dei loro paesi e hanno chiesto asilo, sono 26,4 milioni. I profughi interni, rimasti entro i confini nazionali, sono 48 milioni, a cui si aggiungo 4,1 milioni di richiedenti asilo. Incalcolabili sono altri danni della guerra: perdita del lavoro e di ogni mezzo di sussistenza, famiglie divise, violenze e abusi, bambini arruolati nei combattimenti, decine di migliaia di scuole chiuse, infrastrutture distrutte... è un elenco infinito.
Sempre, non solo quando la guerra si fa vicina, sarebbe buono e giusto pregare per la pace.

DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA"
L'offensiva di Putin nel 2022

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Fonte: Sito del Timone, 24 febbraio 2022

4 - LA FINE DELL'EMERGENZA E' UNA PRESA IN GIRO
Il 1° aprile finisce l'emergenza, ma rimane il green pass e così sarà chiaro a tutti che la pandemia era una scusa perché il vero obiettivo è, e rimane, ridurre la libertà dei cittadini (VIDEO: Save the virologist)
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25-02-2022

Non è il caso di imputare la colpa alle distrazioni del conflitto ucraino: la volontà di dimenticarsi di una fetta di italiani calpestati nei loro diritti è voluta e studiata. L'hanno chiamato freedom day, col provincialismo tipico di chi si affida all'inglese quando vuole camuffare gli intenti, ma il 1° aprile prossimo non sarà una Festa di liberazione 2.0, bensì una nuova tappa del processo di concessione condizionata di libertà per tutti i cittadini. Anche per quelli bi, tri, quadri - e chissà se penta - vaccinati i quali si illuderanno di essere tornati alla libertà per il solo fatto di avere un QR code sempre aperto tra le finestrelle del telefonino.
Invece per una fetta risicata, ma viva, pagante le tasse e votante della popolazione italiana, non ci sarà nemmeno quella illusione, tanto che la fine dello Stato d'emergenza annunciata da Draghi in pompa magna mercoledì a Firenze per loro significherà invece la certificazione della loro prolungata prigionia con la frustrazione che diventi eterna.

FINE EMERGENZA MAI
Dunque, lo Stato d'emergenza finirà il 31 marzo, ma con esso non finirà la pantomima della carta di circolazione che resterà ancora a lungo. Per quanto? Non si sa, «tempo indefinito» dice il decreto, che è peggio di eterno, proprio perché studiatamente assoggettante. Il fatto che la fine del Green pass non sia trainata dalla fine dell'emergenza mostra chiaramente, senza veli, senza scuse, che la carta verde non aveva nulla a che spartire con la sicurezza sanitaria. Ad agosto quando è stata introdotta ci credevano ancora tutti, ma ora dovrebbe essere palese: il Green pass non serve per proteggerci da una pandemia, perché con la fine dell'emergenza la pandemia, de facto, viene dichiarata debellata.
E quindi?
Quindi resta il cinismo di un premier, Mario Draghi, che annuncia in uno stabilimento industriale che il primo aprile sarà il giorno del ritorno alla libertà. E lo annuncia davanti a dei lavoratori che per poter lavorare e ascoltarlo devono essere greenpassati. Il messaggio pronunciato, dai toni goffamente rinascimentali in una delle eccellenze manifatturiere del Made in Italy, è questo: "l'Italia riparte dal lavoro", peccato che per lavorare servirà un Green pass e chi non lo avrà sarà sospeso. Come accade adesso durante lo stato d'emergenza. Dunque, qual è la differenza?
La differenza è che la carta di circolazione smetterà di essere il pannicello caldo di chi si nasconde dietro un virus e diventerà il principale strumento di credito sociale di un Paese che non vuole vedere. Nel rinascimento di cui parla Draghi, il Green pass è strumento irrinunciabile e qualificante. I lavoratori che vanno bene per il rilancio del Paese sono dunque questi: quelli che si offrono al controllo pervasivo di un potere che calpesta così facilmente il primo articolo della Costituzione.

SOLO QUANDO LO DIRÒ IO
Dunque, «gradualmente» è la parola tranquillizzante. C'è un insostenibile cinismo in quel «gradualmente» accompagnato alla dismissione delle ultime restrizioni, che denota il disporre sine die della libertà degli italiani, come un Giucas Casella capace di svegliarci dall'incantesimo «solo quando lo dirò io». Però, fateci caso, nell'annuncio di Draghi la fine del Green pass non è mai adombrata.
Qualcuno ha provato a far finire l'incubo da subito, la Lega, ma ha fallito. Il fatto che oggi esulti per la fine dell'emergenza il 31 marzo non dicendo nulla sulle migliaia di lavoratori sospesi che continueranno a vivere senza stipendio e senza sapere mai quando tutto finirà, è la dimostrazione plastica dell'evanescenza del Carroccio.
È evidente che chi da oggi in avanti sosterrà politicamente l'obbrobrio del lasciapassare verde che porta con sé discriminazione, violazione di diritti e controllo generalizzato sganciato da qualunque scusa sanitaria, è complice di questo mostro. E per loro, intellettuali liberi come Carlo Lottieri, hanno usato parole decisive: «Quel QR segna il confine tra due mondi: o si sta da una parte, o dall'altra».
Sentir dire poi da Draghi che quanto «succede in Ucraina riguarda il nostro vivere da liberi» rende il tutto decisamente grottesco.

Nota di BastaBugie: Paolo Gulisano nell'articolo seguente dal titolo "Vaccini e contagi, Lancet demolisce il green pass" parla di uno studio in cui si dimostra che i vaccini anti-Covid non interrompono la trasmissione del virus. I vaccinati hanno un picco di carica virale simile ai casi non vaccinati e possono quindi trasmettere l'infezione. Risultati che fanno a pezzi la logica del green pass. Che andrebbe abolito.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 31 gennaio 2022:

L'attuale andamento epidemiologo del Covid vede la malattia continuare a diffondersi. Anche se la variante Omicron sta crescendo e rimpiazzando le precedenti versioni del Covid, è la variante Delta ad essere ancora prevalente in Occidente, ad essere altamente trasmissibile, diffondendosi a livello globale, anche nelle popolazioni con alti tassi di vaccinazione. Ed è proprio questo ultimo importante dato, che dimostrerebbe la scarsa efficacia della campagna vaccinale con due e addirittura tre dosi, che ha attirato l'attenzione di un gruppo di ricercatori, guidati dalla professoressa Anika Singanayagam, che hanno effettuato uno studio sulla trasmissione e sulla cinetica della carica virale in individui vaccinati e non vaccinati nel Regno Unito: uno studio prospettico, longitudinale, di coorte, pubblicato su una delle due più prestigiose riviste mediche della Gran Bretagna, The Lancet.
In questo momento è da Oltremanica che arrivano le voci scientifiche più indipendenti e più interessanti che analizzano nel dettaglio l'andamento epidemico. Negli scorsi giorni abbiamo parlato dell'editoriale del British Medical Journal che ha puntato il dito sulla mancanza di trasparenza da parte delle aziende produttrici dei vaccini a mRNA, mentre il Lancet ci illustra ora attraverso questo studio l'efficacia reale della vaccinazione, attraverso una comparazione tra popolazioni vaccinate e non vaccinate. I risultati offrono una prospettiva piuttosto differente rispetto alla vulgata semplicistica proposta dai media.
Cosa ci ha detto lo studio? Tra il 13 settembre 2020 e il 15 settembre 2021, 602 contatti della comunità (identificati tramite il sistema di tracciabilità del Regno Unito) di 471 casi-indice di Covid-19 nel Regno Unito sono stati reclutati per lo studio di coorte Assessment of Transmission and Contagiousness of COVID-19 in Contacts e hanno contribuito con 8145 campioni del tratto respiratorio superiore dal campionamento giornaliero per un massimo di 20 giorni. I contatti domestici e non domestici di età pari o superiore a 5 anni potevano essere inseriti nello studio se in grado di fornire il consenso informato e accettare l'auto-tampone delle vie respiratorie superiori. È stato analizzato il rischio di trasmissione in base allo stato di vaccinazione per 231 contatti esposti a 162 casi-indice con infezione da variante Delta collegati epidemiologicamente. Sono state quindi confrontate le traiettorie della carica virale da individui completamente vaccinati con infezione Delta con individui non vaccinati con Delta, Alfa, e infezioni pre-Alfa (n=49). Gli esiti primari per l'analisi epidemiologica erano la valutazione del tasso di attacco secondario (SAR) nei contatti familiari stratificato per stato di vaccinazione di contatto e stato di vaccinazione dei casi-indice. I risultati primari per l'analisi cinetica della carica virale erano di rilevare le differenze nella carica virale di picco, nel tasso di crescita virale e nel tasso di declino virale tra i partecipanti in base alla variante SARS-CoV-2 e allo stato di vaccinazione.
I risultati hanno rilevato che, sebbene la carica virale di picco non differisse in base allo stato di vaccinazione o al tipo di variante, aumentava modestamente con l'età, che rappresenta quindi un documentato fattore di rischio. Gli individui completamente vaccinati con infezione variante Delta avevano un tasso medio più rapido di declino della carica virale rispetto agli individui non vaccinati con infezioni varianti pre-Alfa, Alfa o Delta.
In parole povere, la vaccinazione riduce il rischio di infezione della variante Delta e accelera la clearance virale. Tuttavia, gli individui pur completamente vaccinati hanno un picco di carica virale simile ai casi non vaccinati, e possono quindi trasmettere l'infezione, anche ai contatti a loro volta completamente vaccinati. Lo studio prova che l'interruzione della catena di trasmissione attraverso il vaccino non si verifica. È quindi tempo di dire con chiarezza che il tanto citato effetto di "immunità di gregge" con questi vaccini non ha luogo. Non è un caso che gli autori dello studio stesso pubblicato dal Lancet affermino che l'obiettivo principale della vaccinazione alla luce di quanto emerso sia la protezione individuale delle persone. Si è però mancato - e lo constatiamo direttamente ogni giorno nella clinica e nel riscontro epidemiologico - l'obiettivo dei vaccini di ridurre la trasmissione di SARS-CoV-2, che sarebbe fondamentale per contenere la pandemia. Un risultato che dipende dalla capacità dei vaccini di proteggere dalle infezioni e nella misura in cui la vaccinazione riduce l'infettività. La variante Delta continua a causare un elevato carico di casi anche nei Paesi con un'alta copertura vaccinale.
Questo dato dovrebbe portare ad una revisione delle strategie da adottare nei confronti dell'epidemia, e soprattutto sulle scelte politiche. Se è ormai evidente che non si può raggiungere l'immunità di gregge, e che un vaccinato può trasmettere il contagio quanto un non vaccinato, di conseguenza dovrebbero cessare immediatamente le misure punitive e vessatorie nei confronti delle persone che hanno scelto di non sottoporsi alla pratica vaccinale, molte delle quali peraltro si stanno immunizzando in modo naturale contraendo la malattia. Loro sì potrebbero dare un valido contributo - in tale modo - all'avvicinarsi ad una immunità di buona parte della popolazione limitando la circolazione del virus.
È evidente poi che, stando così le cose, uno strumento di controllo più sociale che sanitario come la "certificazione verde" non ha ragione di essere. Il green pass non attesta minimamente che il suo detentore non possa trasmettere il virus agli altri. Non è un caso che sia stato eliminato proprio in Inghilterra, il Paese dove è stato condotto questo studio, le cui evidenze è auspicabile che diventino oggetto di attenta riflessione anche in altri Paesi. La repressione pseudosanitaria deve avere ormai fine. È la scienza che ce lo dice.


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DOSSIER "CORONAVIRUS"
Sì alla prudenza, no al panico

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25-02-2022

5 - LA CORREZIONE FRATERNA NON E' UN OPTIONAL
Già in nome della solidarietà umana si è tenuti a correggere chi sbaglia, ma questo aiuto diventa per i cristiani una forma particolare di amore del prossimo
Autore: Padre Angelo Bellon - Fonte: Amici Domenicani, 24 aprile 2016

Caro Padre Angelo,
Sono già in possesso di qualche nozione generale riguardo alla correzione fraterna, ma non posso negare di avere qualche dubbio.
Per questo le chiedo: cos'è la correzione fraterna?
Quando deve essere fatta? Come deve essere fatta? Potrebbe spiegarmi anche le possibili limitazioni?
La ringrazio per la sua disponibilità, le assicuro le mie preghiere e le auguro una buona giornata.
Michele

RISPOSTA DEL SACERDOTE

Caro Michele,
per correzione fraterna s'intende l'aiuto dato al prossimo che a motivo di qualche suo peccato o difetto corre il rischio di danneggiare se stesso o il prossimo.
Già in nome della solidarietà umana si è tenuti a correggere chi sbaglia.
Ma questo aiuto diventa per i cristiani una forma particolare di carità.
Dice Gesù: "Se il tuo fratello commette una colpa, va e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neanche costoro, dillo all'assemblea; se poi non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano" (Mt 18,15-17).
S. Agostino: "Se trascuri di correggere, diventi peggiore di chi ha peccato" (De verbis Domini).
E S. Tommaso: "la correzione fraterna è un atto di carità superiore alla cura delle malattie del corpo e alle elemosine che tolgono le miserie esteriori" (Somma teologica, II-II, 33, 1).
La correzione fraterna non è un optional, ma un dovere di carità.
Tuttavia è necessario essere prudenti. È un precetto morale positivo, che comanda di compiere un'azione.
A proposito di questi precetti va ricordato che obbligano sempre, ma non in ogni momento.
Pertanto si è tenuti, sì, a fare la correzione fraterna, ma non in ogni momento.
Scrive San Tommaso: "La correzione fraterna è di precetto. Si deve però notare che mentre i precetti negativi della legge proibiscono gli atti peccaminosi, i precetti affermativi inducono ad atti di virtù...
La correzione fraterna è ordinata all'emendazione dei fratelli... Non si deve correggere il fratello che sbaglia in qualsiasi luogo e in qualsiasi tempo" (Ib., II-II, 33, 2).
Perché si verifichi l'obbligo della correzione fraterna, che è grave se si tratta di colpe gravi per il singolo o di mali che pregiudicano il bene comune, si devono verificare varie condizioni.
I teologi le riassumono così:
- che la materia sia certa e manifesta. Non v'è l'obbligo se la materia è occulta, a meno che si tratti di un dovere del superiore nei confronti di un suddito;
- la necessità, e cioè che si preveda che senza correzione non vi può essere miglioramento.
- l'utilità, e cioè che vi sia speranza di buon esito. Se si prevede infatti che la correzione sarà controproducente, non si deve fare.
- la possibilità: che si possa fare senza grave molestia o pregiudizio di chi corregge. Non è motivo sufficiente per ometterla la previsione della momentanea indignazione di chi viene ripreso.
- l'opportunità: che venga fatta nel tempo, nel luogo e nel modo giusto. È lecito pertanto e anche doveroso attendere tempi migliori.
La correzione fraterna va fatta con dolcezza per non inasprire gli animi.
Dice S. Paolo: "Se qualcuno viene sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo spirito, correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso per non cadere anche tu in tentazione" (Gal 6,1). E ancora: "Non riprendere l'anziano con durezza, ma esortalo come si fa con un padre" (1 Tm 5,1).
E S. Gregorio Magno: "I giusti, quando castigano severamente, non perdono la grazia della dolcezza interna" (Moralia, 24,10).
In una parola, va tenuto presente quanto diceva S. Francesco di Sales: che una goccia di miele attira più che un barile di aceto.
Va fatta dunque con carità, umiltà e prudenza.
La prudenza poi insegna a non fare con frequenza le osservazioni e, soprattutto, a non farle pubblicamente, secondo l'insegnamento del Signore, perché chi è ripreso non si senta umiliato davanti a tutti e sia tentato di risentimento.
Perché la correzione fraterna risulti fruttuosa è necessario avere le carte in regola secondo quanto ha detto il Signore: "Perché vuoi togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello, mentre nel tuo occhio vi è la trave?" (Mt 7,3).
S. Agostino dice che dobbiamo riflettere "per vedere se il vizio che vogliamo correggere negli altri non l'abbiamo avuto anche noi. E se non c'è più, che la correzione sia preceduta dalla misericordia e non dall'odio. Se poi ci accorgiamo di essere nel medesimo difetto, non rimproveriamo, ma piangiamo insieme e invitiamo gli altri a pentirsene con noi" (Ib.).

Nota di BastaBugie: la correzione fraterna non va fatta con durezza, per non vanificare il nostro sforzo di aiutare il prossimo a correggersi. Ecco un articolo che spiega come fare.

AMARE IL PROSSIMO CON DOLCEZZA
Se non sempre riesci ad essere dolce, non devi scoraggiarti, ma ricorda: bisogna che ci sforziamo di esserlo
di Padre Gabriele
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6666

Fonte: Amici Domenicani, 24 aprile 2016

6 - 2022: IL FESTIVAL DI SANREMO NON ESISTE
Adesso che è finito possiamo scrivere che il Festival di Sanremo, con la sua propaganda di regime, esiste solo se c'è chi lo guarda: non farlo esistere proprio te
Autore: Rodolfo Casadei - Fonte: Tempi, 21 febbraio 2022

Adesso che il Festival di Sanremo è finito da due settimane, sui media non se ne parla più, l'isteria collettiva si è sedimentata e sono rimaste in circolazione solo le canzoni, adesso si può scrivere del Festival di Sanremo, adesso si può commentarlo. Si può criticarlo, attaccarlo, polemizzare. Prima no, prima significava fare il suo gioco. Farsi usare.
Tutti i benintenzionati, o anche tutti i benpensanti, che si sono indignati per le blasfemie, le volgarità, l'ossessiva correttezza politica che hanno connotato il Festival, e che lo hanno fatto sapere attraverso i social, hanno contribuito al successo di Sanremo e alla propagazione della sua ideologia: hanno moltiplicato il suo messaggio nel mentre stesso che lo esecravano. E non semplicemente perché parlandone, anche in negativo, gli si è fatta pubblicità. Il motto di Oscar Wilde, tratto dal Ritratto di Dorian Gray, «nel bene o nel male, purché se ne parli», resta sempre valido, ma non spiega completamente il meccanismo di Sanremo. Che si nutre delle critiche, dello scandalo e dell'indignazione delle persone religiose o semplicemente sensibili e amanti della decenza proprio per meglio imporre l'egemonia culturale della sua visione del mondo post-cristiana e nichilista. Le provocazioni e le cosiddette blasfemie si ripetono stucchevolmente anno dopo anno proprio allo scopo di sollevare proteste e invettive che non avranno alcuno sbocco.
Dopo l'esibizione del cantante Achille Lauro alcune associazioni hanno avviato una raccolta di firme online per chiedere la squalifica del cantante. La petizione ha raccolto 81 mila firme, che impallidiscono a fronte dei 13 milioni di spettatori della serata finale del festival, e che ovviamente non hanno ottenuto quanto chiedevano. Non è chiaro? Le provocazioni vengono reiterate allo scopo di dimostrare l'impotenza delle reazioni. La forza dell'ideologia sanremese non è dimostrata dall'assenza di proteste, ma dal fatto che le proteste, previste e puntuali come le provocazioni di anno in anno, non incidono assolutamente per nulla: Amadeus, Fiorello e soci proseguono imperterriti per la loro strada fatta di ammiccamenti, irrisioni e atti di deferenza (al politicamente corretto) a dimostrazione della loro incontrastata superiorità rispetto ai dissenzienti.

IGNORARE L'EVENTO
L'unico modo sensato di contrastare l'egemonia culturale di Sanremo è ignorare l'evento. Meno se ne parla, più lo si indebolisce. Perché Sanremo, come tutti gli spettacoli, esiste come evento di massa soltanto nella misura in cui viene visto in televisione e commentato sui social. Il Festival di Sanremo, in sé e per sé, è una manifestazione canora che si svolge in una località del Ponente ligure, in un teatro che ha una capienza massima di 2 mila persone. A farne un evento di costume di dimensioni nazionali è la tivù, chi la guarda e chi commenta quello che ha visto sui social. È perfettamente sensato che il vescovo di Sanremo e Ventimiglia dica la sua sui contenuti dell'evento, poiché si tratta di qualcosa che avviene nel territorio della sua diocesi. A Sanremo, il Festival di Sanremo esiste veramente, in un luogo e in un tempo ben determinati. Ma fuori da Sanremo, nelle case e nelle teste di ciascuno di noi, Sanremo esiste soltanto nella misura in cui guardiamo una trasmissione televisiva e poi ne rilanciamo i messaggi commentandoli con altre persone, dal vivo o nel mondo virtuale. Siamo noi che lo facciamo esistere. Se davvero non ci piace e troviamo deleterio il suo messaggio, abbiamo una sola strada: non permettergli di esistere. E riusciamo a non farlo esistere se lo ignoriamo, se non ne parliamo.
Sanremo non è più da molto tempo un festival della canzone: è una liturgia; è il rito e la lezione di catechismo di una religione. Tutto ciò che avviene sul palco del festival ha i caratteri della ieraticità, della rivelazione, della parola di verità distillata alle folle. Le cinque serate rappresentano una specie di Settimana santa della televisione italiana, nel corso della quale ogni sera un personaggio diverso pronuncia un'omelia su un argomento dottrinale: il sesso, la razza, la criminalità, eccetera. Con un'impostazione della voce, con inquadrature, con coreografie che rimandano alla sacralità, alla profezia, al rapimento mistico. Gli officianti evocano figure di martiri che traggono la loro consacrazione non dallo specifico della loro testimonianza, ma dal fatto che le loro icone vengono mostrate a Sanremo.

LE PROFANAZIONI DEL CRISTIANESIMO
Le cosiddette profanazioni del cristianesimo affidate alle esibizioni di Achille Lauro e alle parodie di Fiorello non sono autentiche profanazioni, ma tipici procedimenti di una religione nuova che per soppiantare più rapidamente e in modo davvero irreversibile la religione che l'ha preceduta non si limita a negarla, ma ne assorbe simboli, riti e linguaggi. Tutti sanno che il cristianesimo ha scelto il 25 dicembre come data della nascita di Cristo in sostituzione della festa pagana del Sole Invitto che si celebrava in quella data; che il papa è chiamato anche sommo pontefice, in continuità col pontifex maximus che era la massima autorità religiosa romana; pochi sanno che i cembali usati nelle cerimonie dei cristiani copti erano usati già nei riti religiosi egizi. Mutuare e risignificare è la parola d'ordine di ogni nuovo culto che vuole annientare quello che era già presente: è un'operazione iniziata già quarant'anni fa, coi crocifissi esibiti da Madonna come orecchini o su reggiseni scoperti, strofinati sulla bocca o su altre parti del corpo.
Se ancora non credete all'interpretazione del Festival di Sanremo come nuovo culto umanitario e nichilista, date un'occhiata a quello che ha scritto Elena Stancanelli, nota scrittrice, su La Stampa a proposito dei due vincitori, Blanco e Mahmood: «A cantare è un fanciullo. Un giovane favoloso che di anni ne ha davvero diciotto, Blanco da Calvagese, in provincia di Brescia. Insieme a un uomo altrettanto favoloso, Mahmood, trent'anni. Uno che ha talmente tanto talento e intelligenza da aver capito che quello che gli serviva, per rendere il suo pezzo indimenticabile, era un ragazzo con gli occhi ancora pieni di stelle. (...) Guardatelo Blanco che si affaccia al balcone e spiega ai suoi coetanei che lo acclamano che devono indossare la mascherina. Non c'è niente che non possa fare senza mai togliersi quelle stelle dagli occhi perché sa fare una cosa che noi abbiamo fatto malissimo: essere giovane. Sa navigare, e ha la spavalderia di chi non si tira mai indietro. Capace di attraversare tutto e non rifiutare niente. (...) Non so voi, ma io non vedo l'ora che, dopo il festival di Sanremo, si prendano tutto. Diamogli le chiavi, chiediamogli scusa e facciamo un passo indietro». I vincitori di Sanremo sono figure messianiche. Sono gli unti del Signore. Non lo leggete su un giornaletto, ma su un grande quotidiano del gruppo editoriale Gedi di John Elkann; non lo scrive una sciroccata, ma una scrittrice che ha già vinto il premio Vittoriano Esposito.
Chi non è Testimone di Geova, non frequenta le Sale del Regno. E non fa post su Facebook o tweet su Twitter per commentare negativamente quello che nelle Sale del Regno si dice e si fa. Fate lo stesso coi geovisti di Sanremo: lasciateli perdere, non aprite quando suonano al vostro campanello. Le canzoni potete ascoltarle dopo con calma, al di fuori del festival. Per ascoltare la Messa di Requiem di Mozart non dovete per forza partecipare a un funerale. Il Festival di Sanremo non esiste. Non fatelo esistere proprio voi.

Nota di BastaBugie: per leggere gli articoli del nostro dossier sul Festival di Sanremo con la critica alle edizioni dal 2009 al 2021 clicca nel link qui sotto.



DOSSIER "FESTIVAL DI SANREMO"
Le edizioni dal 2009 ad oggi

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Fonte: Tempi, 21 febbraio 2022

7 - LUTERO E' ALL'INFERNO PER IL SUO ORGOGLIO
La beata suor Serafina Micheli ebbe la visione di Martin Lutero all'inferno per l'aperta ribellione contro la Chiesa Cattolica Romana (VIDEO: Lutero)
Autore: don Marcello Stanzione - Fonte: I Tre Sentieri, 15 luglio 2021

Nel 1883 Suor Maria Serafina Micheli (1849-1911) (...), fondatrice dell'Istituto delle Suore degli Angeli, si trovava a passare per Eisleben, nella Sassonia, città natale di Lutero.
Si festeggiava, in quel giorno, il quarto centenario della nascita del grande eretico (10 novembre 1483) che spaccò l'Europa e la Chiesa in due, perciò le strade erano affollate, i balconi imbandierati.
Tra le numerose autorità presenti si aspettava, da un momento all'altro, anche l'arrivo dell'imperatore Guglielmo I, che avrebbe presieduto alle solenni celebrazioni.
La futura beata, pur notando il grande trambusto non era interessata a sapere il perché di quell'insolita animazione, l'unico suo desiderio era quello di cercare una chiesa e pregare per poter fare una visita a Gesù Sacramentato.
Dopo aver camminato per diverso tempo, finalmente, ne trovò una, ma le porte erano chiuse.
Si inginocchiò ugualmente sui gradini d'accesso, per fare le sue orazioni.
Essendo di sera, non s'era accorta che non era una chiesa cattolica, ma protestante.

LA VISIONE DELL'INFERNO
Mentre pregava le comparve l'angelo custode, che le disse: " Alzati, perché questo è un tempio protestante". Poi le soggiunse: "Ma io voglio farti vedere il luogo dove Martin Lutero è condannato e la pena che subisce in castigo del suo orgoglio".
Dopo queste parole vide un'orribile voragine di fuoco, in cui venivano crudelmente tormentate un incalcolabile numero di anime.
Nel fondo di questa voragine v'era un uomo, Martin Lutero, che si distingueva dagli altri: era circondato da demoni che lo costringevano a stare in ginocchio e tutti, muniti di martelli, si sforzavano, ma invano, di conficcargli nella testa un grosso chiodo.
La suora pensava: se il popolo in festa vedesse questa scena drammatica, certamente non tributerebbe onori, ricordi, commemorazioni e festeggiamenti per un tale personaggio.
In seguito, quando le si presentava l'occasione ricordava alle sue consorelle di vivere nell'umiltà e nel nascondimento. Era convinta che Martin Lutero fosse punito nell'Inferno soprattutto per il primo peccato capitale, la superbia. L'orgoglio lo fece cadere nel peccato capitale, lo condusse all'aperta ribellione contro la Chiesa Cattolica Romana.
La sua condotta, il suo atteggiamento nei riguardi della Chiesa e la sua predicazione furono determinanti per traviare e portare tante anime superficiali ed incaute all'eterna rovina.

VIVERE NELL'UMILTÀ
Se vogliamo evitare l'Inferno viviamo nell'umiltà. Accettiamo di non essere considerati, valutati e stimati da quelli che ci conoscono.
Non lamentiamoci, quando veniamo trascurati o siamo posposti ad altri che pensiamo siano meno degni di noi.
Non critichiamo mai, per nessun motivo, l'operato di coloro che ci circondano.
Se giudicheremo gli altri, non siamo neppure cristiani.
Se giudichiamo gli altri, non siamo neppure noi stessi.
Confidiamo sempre nella grazia di Dio e non in noi stessi.
Non preoccupiamoci eccessivamente della nostra fragilità, ma del nostro orgoglio e presunzione.
Diciamo spesso col salmista: "Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze" (Salm. 130). Offriamo a Dio il nostro "nulla": le incapacità, le difficoltà, gli scoraggiamenti, le delusioni, le incomprensioni, le tentazioni, le cadute e le amarezze di ogni giorno. Riconosciamoci peccatori, bisognosi della sua misericordia. Gesù, proprio perché siamo peccatori ci chiede solo di aprire il nostro cuore e di lasciarsi amare da Lui. E' questa l'esperienza di San paolo: "La mia potenza, infatti, si manifesta pienamente nella debolezza. Mi vanterò, quindi, ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo" (2 Cor. 12,9).
Non ostacoliamo l'amore di Dio nei nostri riguardi col peccato o con l'indifferenza. Diamogli sempre più spazio nella nostra vita, a vivere in piena comunione con Lui nel tempo e nell'eternità.

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 1 ora e 39 minuti) dal titolo "Lutero" la professoressa Angela Pellicciari, storica e scrittrice, presenta il suo libro sull'eseriarca tedesco con citazioni e immagini tratti dalle fonti originali.


https://www.youtube.com/watch?v=uQJAdm-evVM

Fonte: I Tre Sentieri, 15 luglio 2021

8 - OMELIA I DOMENICA QUARESIMA - ANNO C (Lc 4,1-13)
Il Signore, Dio tuo, adorerai
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Siamo giunti alla prima domenica di Quaresima e il Vangelo di oggi ci presenta uno degli episodi più misteriosi della vita di Gesù: le tentazioni a cui fu sottoposto nel deserto da parte del demonio. Questo episodio ci insegna innanzitutto che il demonio esiste, che abbiamo un nemico delle nostre anime, il quale continuamente attenta al nostro bene. Il demonio fa di tutto per non essere scoperto, ci fa credere che lui non esista, per poter agire indisturbato. Dobbiamo dunque aprire bene gli occhi e difenderci con le armi della preghiera.
Gesù è tentato. Si tratta solo di tentazioni esterne, non di quelle interne, dovute alla concupiscenza. Era comunque impossibile che Gesù potesse soccombere a quelle tentazioni del demonio. Egli ha voluto comunque fare sue le nostre tentazioni per donarci la sua vittoria.
Inizialmente, il demonio disse a Gesù: «Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane» (Lc 4,3). Ma Gesù rispose: «Non di solo pane vivrà l'uomo» (Lc 4,4). Con questa prima tentazione, il demonio induce tante volte l'uomo a ricercare unicamente il benessere materiale e a disinteressarsi completamente del bene della sua anima. Impariamo da Gesù a ricercare principalmente il Regno dei Cieli e la sua giustizia, pensando che Dio è un Padre provvidente che non lascerà mancare nulla a coloro che in Lui confidano.
Il demonio tentò Gesù una seconda volta e gli disse mostrandogli tutti i regni della terra: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria [...]. Se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo» (Lc 4,6-7). Questa tentazione ha come scopo quello di indurre l'uomo a mire ambiziose, ad aspirazioni al potere, al successo, alla gloria umana. Ma dietro queste aspirazioni, tante volte, si nasconde l'insidia di satana. L'uomo, pur di arrivare a queste mete, tante volte è disposto a scendere a compromesso con il peccato e a dare gloria non a Dio ma al maligno. Gesù allora rispose: «Sta scritto: il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto» (Lc 4,8), insegnandoci così a non lasciarci ingannare dal luccichio della gloria mondana.
La terza volta il demonio disse a Gesù: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù di qui» (Lc 4,9), presumendo che gli angeli lo avessero portato sulle loro mani. Fu una tentazione di presunzione, la tentazione di avere un Dio a nostro capriccio; la tentazione che Dio faccia la nostra volontà, invece del contrario. è la tentazione di disporre dei miracoli a proprio piacimento, di pretendere che Dio si faccia vedere; la tentazione addirittura di giudicarlo. Gesù rispose con queste parole: «Non metterai alla prova il Signore Dio tuo» (Lc 4,12). Gesù ci fa comprendere come siamo noi a dover compiere l'adorabile Volontà di Dio. In questo consiste la nostra felicità: nell'obbedire a Dio.
L'episodio delle tentazioni del deserto ci fa riflettere su quelle che sono le nostre tentazioni. A differenza di Gesù, noi tutti siamo inclinati verso il male e dobbiamo continuamente lottare contro i nostri vizi. Dobbiamo difenderci con le armi che abbiamo a nostra disposizione. Le armi sono quelle dell'umiltà, della carità e della preghiera.
Prima di tutto dobbiamo avere l'umiltà di non presumere di noi stessi, l'umiltà di allontanare le occasioni prossime di peccato, l'umiltà di ricorrere senza indugio al consiglio spirituale di un buon direttore spirituale e l'umiltà di manifestare sinceramente le nostre colpe al sacerdote nella Confessione.
Poi abbiamo la carità che mette letteralmente in fuga il demonio. Durante questa Quaresima facciamo dei propositi generosi di spendere un po' del nostro tempo nel soccorrere chi è nel bisogno, nel riconoscere, amare e servire Gesù nella persona del nostro prossimo.
Infine, abbiamo la preghiera che ci fa superare le nostre debolezze e ci riveste della fortezza di Dio. Al primo apparire della tentazione dobbiamo subito ricorrere all'orazione, confidando pienamente che Dio non ci abbandonerà.
La nostra preghiera avrà un'efficacia particolare se ci ricorderemo di invocare con fiducia la Vergine Santissima, Colei che è la Vincitrice sul demonio e su tutte le sue tentazioni. Il Signore si è servito di Lei per schiacciare la testa al serpente infernale, proprio per la sua profonda umiltà. Ed è sempre grazie a Lei che si superano le prove. Quando sorgono dunque delle tentazioni, invochiamola e tornerà presto il sereno.

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Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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