BastaBugie n�759 del 09 marzo 2022

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1 COSA DICE LA CHIESA A PROPOSITO DELLA GUERRA
Non esiste un diritto alla guerra di aggressione ed anche la guerra di difesa è sottoposta a criteri molto esigenti: deve essere proporzionale e devono esserci fondate probabilità di successo (2 VIDEO: La guerra in Ucraina)
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 PER LA GUERRA IN UCRAINA LA FIFA ESCLUDE LA RUSSIA DAI MONDIALI DI CALCIO
Intanto l'assemblea dell'Onu vota la condanna dell'invasione dell'Ucraina, ma in realtà la Russia non è così isolata come ci vogliono far credere i telegiornali
Autore: Piero Vietti - Fonte: Tempi
3 IL CARDINALE JOSYF SLIPYJ E LA SUA UCRAINA
L'eroico vescovo fu testimone dell'Holodomor e passò 18 anni tra carcere, Siberia e lavori forzati nei gulag: al Vaticano II testimoniò il sacrificio dei cattolici in Ucraina (VIDEO: L'holodomor in Ucraina)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
4 IL RITORNO DI TRUMP E IL TRAMONTO DI BIDEN
Trump sarà candidato presidente nel 2024, mentre Biden arranca nel discorso alla nazione (e intanto il Senato Usa ha bocciato la proposta dei Democratici di liberalizzare l'aborto fino alla nascita e di azzerare le leggi pro vita)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 LA GUERRA E GLI UTERI IN AFFITTO IN UCRAINA
Un mercato senza legge, madri invisibili usa e getta, coppie benestanti accecate dal proprio interesse (leggi la clamorosa storia di una coppia americana che prende la bambina che aveva ordinato e scappa dalla guerra)
Autore: Caterina Giojelli - Fonte: Tempi
6 SANTA SCOLASTICA, LA SORELLA DI SAN BENEDETTO DA NORCIA
I monasteri benedettini in tutto il Vecchio Continente testimoniano la grandezza dell'opera dei due fratelli che con la preghiera e il lavoro hanno fondato la civiltà europea (VIDEO: L'Europa di San Benedetto)
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 LETTERE ALLA REDAZIONE: VABBE' ESSERE NOVAX, MA CON DJOKOVIC AVETE OLTREPASSATO IL LIMITE
Nel caso Djokovic non è solo una questione personale del tennista, perché sono coinvolti anche gli spettatori per la qualità del torneo, la federazione per il prestigio e gli sponsor per gli interessi economici (VIDEO: Gioco o non Djokovic?)
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
8 OMELIA II DOM. QUARESIMA - ANNO C (Lc 9,28b-36)
Questi è il Figlio mio, l'eletto: ascoltatelo!
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - COSA DICE LA CHIESA A PROPOSITO DELLA GUERRA
Non esiste un diritto alla guerra di aggressione ed anche la guerra di difesa è sottoposta a criteri molto esigenti: deve essere proporzionale e devono esserci fondate probabilità di successo (2 VIDEO: La guerra in Ucraina)
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07-03-2022

La Dottrina sociale della Chiesa si è molto occupata della pace e quindi anche della guerra. In questo momento di pericolo e tragedia possiamo attingere ancora una volta ai suoi criteri di giudizio. È bene cercare di capire i fatti e i comportamenti degli attori e studiare gli antecedenti dei conflitti, Per non perdersi, però, nella complessità della casistica rimane fondamentale rifarsi ai principi. La Dottrina sociale della Chiesa dà i propri insegnamenti alla luce del diritto naturale elevato e purificato, ma mai negato o soffocato, dalla morale evangelica delle beatitudini.
La guerra può essere di aggressione o di difesa. La guerra di aggressione è sempre da condannarsi e sempre va confermato il diritto alla legittima difesa della patria, come sempre vale il diritto alla legittima difesa della famiglia da chi la minaccia gravemente. L'uso delle armi, anche in caso di una chiara motivazione difensiva, è comunque sottoposto a limiti etici. Il danno provocato dall'aggressione deve essere "durevole, grave e certo". Si richiede inoltre che siano stati fatti senza esito tutti i passi necessari per evitare la necessità dell'uso delle armi anche per difendersi. che ci siano "fondate condizioni di successo" onde evitare il sacrificio di una interna nazione e, infine, che l'uso delle armi non provochi danni e disordini maggiori del male da evitare. I due criteri principali sono quindi quello della necessità e quello della proporzionalità. Non esiste un diritto alla guerra di aggressione, ed anche la guerra di difesa è sottoposta a criteri molto esigenti.

LE ALLEANZE DIFENSIVE
Il diritto delle nazioni alla difesa può permettere forme di alleanze tra Stati affinché anche i più deboli possano essere protetti. Le alleanze difensive, però, non devono trasformarsi in alleanze offensive e minacciose per la pace. Il ricorso agli armamenti per motivi difensivi non deve avvenire trascurando i doveri di cercare strenuamente accordi internazionali per il disarmo bilanciato e progressivo. Il possesso degli armamenti per la difesa non è quindi indifferente dal punto di vista morale e politico, come se la questione si ponesse solo per il loro uso. Il possesso non è una variabile indipendente, esso trova la sua legittimazione nello sforzo mai interrotto di concordare un progressivo disarmo al fine di ridurre anche i limiti del possesso. I due criteri della necessità e della proporzionalità riguardano quindi non solo l'uso delle armi ma anche il loro possesso, nell'impegno di alzare progressivamente la soglia dei due criteri. Senza questo impegno reale la corsa agli armamenti diventa colpevole. Non vale nemmeno l'accumulo di armi per scopi di deterrenza, ossia per trattenere o dissuadere gli avversari da possibili aggressioni. La deterrenza diventa uno stimolo alla rincorsa verso armamenti sempre maggiori e fa aumentare il pericolo.
La Dottrina sociale della Chiesa ha posto limiti molto rigidi non solo all'inizio di una guerra ma anche all'uso delle armi dopo lo scoppio di una guerra, da qualsiasi parte in conflitto. Nel rispetto del diritto internazionale umanitario devono essere preservati i civili, sia da parte dell'eventuale aggressore sia da parte di chi organizza le azioni militari di difesa. L'uso di milizie civili e di resistenza civile, soprattutto l'utilizzo di donne e bambini, deve essere evitato dalle parti belligeranti. Coloro che cercano rifugio in altri Paesi per fuggire dalla guerra che ha colpito il proprio devono poter contare su corridoi riservati e sull'aiuto della comunità internazionale. In queste occasioni si deve porre particolare attenzione a non dividere le famiglie.

L'INGERENZA UMANITARIA NON È UN DIRITTO, MA UN DOVERE
È possibile che una minoranza sia sottoposta a gravi minacce non solo per la sua libertà, ma anche per la sua stessa sopravvivenza. In questi casi la comunità internazionale ha un dovere di ingerenza umanitaria, sulla base del quale intervenire a protezione delle vittime e per impedire violenze sistematiche che talvolta arrivano anche al genocidio. In questi gravissimi casi si può anche non rispettare la sovranità degli Stati, bisogna però porre grande attenzione perché quello all'ingerenza umanitaria non è un diritto, è un dovere. Quindi è sottoposto ai principi generali che rendono legittima la guerra già visti sopra nonché al diritto internazionale.
Le sanzioni, soprattutto quelle economiche, possono essere assunte solo a determinate condizioni e finalità. Devono indurre alla trattativa e al dialogo, non devono gravare sulla popolazione come una punizione indiscriminata, devono essere limitate nel tempo, saggiamente monitorate affinché non facciano soffrire l'intera popolazione.
Ogni guerra ha una storia dietro le spalle. Si è trattato di una serie di incomprensioni, violenze e ingiustizie accumulatesi e diventate poi "strutture di peccato" (Giovanni Paolo II). Le iniquità producono danni lungo il tempo e lasciano tracce che pesano sul futuro. È doveroso risalire all'indietro, riprendere il passato, chiarirlo alla luce della ragione e perdonarlo alla luce della fede. Ideologie politiche atee e disumane sono state e sono tuttora grandi cause di guerre. La verifica e purificazione del passato comporta anche di liberarsi da esse. L'Europa, in particolare, ne è ancora molto gravata e questo ha comportato e comporta ancora forme di "guerra civile" europea da superarsi.

Nota di BastaBugie: per comprendere quello che sta accadendo in Ucraina dopo l'invasione russa si possono vedere i seguenti video del giornalista professionista Roberto Mazzoni (durata: 1 ora circa ciascuno).
Per vedere gli interessanti video basta andare al link sottostante e iscriversi al canale in maniera gratuita. Ne vale davvero la pena. Noi di BastaBugie ve lo consigliamo.
1) INTERVISTA SU TRUDEAU E PUTIN (23 febbraio) clicca qui!
2) INVASIONE DELL'UCRAINA (6 marzo) clicca qui!

DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA"
L'offensiva di Putin nel 2022

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07-03-2022

2 - PER LA GUERRA IN UCRAINA LA FIFA ESCLUDE LA RUSSIA DAI MONDIALI DI CALCIO
Intanto l'assemblea dell'Onu vota la condanna dell'invasione dell'Ucraina, ma in realtà la Russia non è così isolata come ci vogliono far credere i telegiornali
Autore: Piero Vietti - Fonte: Tempi, 1 marzo 2022

Fifa e Uefa hanno sospeso la Russia e le sue squadre da tutte le competizioni, escludendo la Nazionale dai playoff per i Mondiali in Qatar. La sospensione, annunciata ieri sera, ha anche escluso le squadre dei club russi dalle competizioni internazionali.
La decisione è arrivata poche ore dopo che il Cio aveva raccomandato che «Federazioni Sportive Internazionali e gli organizzatori di eventi sportivi non invitino o consentano la partecipazione di atleti e funzionari russi e bielorussi alle competizioni internazionali», e il giorno dopo che la Fifa era stata pesantemente criticata per una decisione cerchiobottista con cui aveva stabilito che «nessuna competizione internazionale potrà essere giocata sul territorio della Russia, con le partite casalinghe giocate in territorio neutrale e senza spettatori», ma che la Russia potesse continuare a giocare sotto altro nome, senza inno e senza bandiera.
La decisione di Fifa e Uefa è senza precedenti nella storia. Come aveva spiegato bene Angelo Carotenuto sulla sua newsletter Lo Slalom, «sulla scorta di quanto visto in passato, la FIFA non può agire da sola e in modo autonomo, fuori da un contesto. Se lo facesse, dovremmo domandarci perché la Nazionale russa di calcio possa restare esclusa dai Mondiali e quella di basket no, quella di pallavolo no, oppure perché Daniil Medvedev numero uno del tennis mondiale da stamattina, possa continuare a giocare i suoi tornei».
La Russia era già stata esclusa dalle Olimpiadi, ma in quel caso le sanzioni adottate erano pur sempre «relative a un perimetro sportivo (il doping). Se la faccenda si sposta sul terreno della politica, il quadro dinanzi al quale ci troviamo stamattina è ancora coerente con decenni di storia - più o meno recente. Quando negli Anni Trenta del Novecento il governo italiano invase l'Etiopia, la Nazionale di Vittorio Pozzo campione del mondo non venne esclusa dall'edizione successiva. Andò in Francia, giocò una partita in maglia nera, faceva il saluto romano a metà campo, vinse la Coppa [...]. Del resto, fino ancora alla settimana scorsa, dinanzi alla necessità di prendere posizione contro la Cina per le accuse sul genocidio della minoranza uigura, molti osservatori chiedevano che la politica rimanesse fuori dallo sport».
Lo strappo è molto significativo, dunque, e fa cadere l'ipocrita separazione tra sport e politica. Ipocrita non perché sbagliata, ma perché smentita dai fatti. Vladimir Putin è il primo ad avere usato lo sport in chiave politica in questi anni, basti pensare agli elogi che quattro anni fa il presidente della Fifa, Gianni Infantino, gli faceva dopo l'organizzazione del Mondiale in Russia, o alle immagini di lui plaudente sugli spalti dello stadio di Pechino poche settimane fa, durante la cerimonia di inaugurazione dei Giochi invernali.
Prima della decisione di ieri, nei giorni scorsi l'Uefa aveva spostato la sede della finale della Champions League da San Pietroburgo a Parigi, stadio del Paris-Saint Germain, squadra di proprietà degli emiri del Qatar che a dicembre organizzeranno la Coppa del mondo, per poi annunciare la fine della storica sponsorizzazione da parte di Gazprom. Molti osservatori sottolineano come sempre più atleti e sportivi russi stiano prendendo le distanze dalla guerra in Ucraina, e chiedono una sorta di "amnistia" per loro. Difficile possa succedere, però: le istituzioni che governano lo sport mondiale, dopo anni di equilibrismi - spesso condivisibili - hanno preso una decisione storica da cui difficilmente torneranno indietro.

Nota di BastaBugie:
Rodolfo Casadei nell'articolo seguente dal titolo "Il peso di contrari e astenuti nel voto contro la Russia all'assemblea Onu" spiega perché la mozione di condanna dell'invasione e la richiesta del ritiro delle truppe russe non è così forte come ci hanno presentato i telegiornali.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 4 marzo 2022:

All'assemblea generale delle Nazioni Unite convocata con procedura di emergenza per pronunciarsi sull'invasione russa dell'Ucraina le cose non sono andate esattamente come le hanno raccontate la maggior parte dei media e dei governi europei. La narrazione dominante dice che il risultato della votazione della risoluzione di condanna degli atti condotti dalla Russia dimostra che essa è isolata sul piano internazionale, poiché una maggioranza schiacciante di paesi, ben 141, hanno approvato la mozione di condanna dell'invasione e la richiesta del ritiro delle truppe russe, e soltanto 5 (fra i quali si contano ovviamente la Russia e la Bielorussia) hanno votato contro.
Il dato è corretto, ma definire questo risultato come un "isolamento" della Russia non corrisponde alla realtà demografica dei paesi rappresentati alle Nazioni Unite. Se è vero che nell'assemblea generale ogni paese ha a disposizione 1 voto, si tratti di San Marino o della Cina, nella realtà dei rapporti internazionali le dimensioni contano.
I 141 paesi che hanno condannato l'invasione russa e chiesto il ritiro delle truppe rappresentano soltanto il 44,5 per cento della popolazione mondiale; se ai voti contrari di Russia, Bielorussia, Siria, Corea del Nord ed Eritrea aggiungiamo le astensioni e le mancate partecipazioni al voto, otteniamo il risultato che 52 paesi rappresentati all'Onu non hanno votato la condanna dell'invasione e dei bombardamenti russi; questi 52 paesi rappresentano il 55,5 per cento della popolazione mondiale. Fra loro infatti ci sono giganti demografici come Cina, India, Pakistan, Bangladesh e Vietnam, che si sono astenuti, e come Etiopia, Marocco, Turkmenistan e Venezuela che non hanno preso parte al voto.
I 141 paesi che hanno votato la condanna della Russia rappresentano 3 miliardi e 518 milioni di persone, i 39 che hanno votato contro o si sono astenuti ne rappresentano 4 miliardi e 78 milioni; se aggiungiamo i 13 paesi che non hanno votato, ne deriva che i 52 paesi che non hanno condannato la Russia rappresentano 4 miliardi e 382 milioni di abitanti del pianeta sull'attuale totale di 7,9 miliardi. Cina e India si erano già astenute nel voto alla risoluzione di condanna dell'operato russo presentata al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, e non partecipano alle sanzioni economiche decise dai paesi occidentali (Ue, Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda a cui si sono aggiunte Taiwan e il Giappone).
Un'analisi ravvicinata del voto all'assemblea dell'Onu, mostra che dei 15 stati sovrani nati dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica 6 hanno votato la condanna della Russia. Si tratta dei tre paesi baltici aderenti all'Unione Europea (Estonia, Lettonia e Lituania), della Moldavia, della Georgia e ovviamente dell'Ucraina. Si sono astenuti in 4 (Armenia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan) mentre 3 non hanno partecipato al voto (Azerbaigian, Turkmenistan e Uzbekistan) e 2 (Russia e Bielorussia) hanno votato contro.
Il continente che si è mostrato più compatto nel voto è stato l'Europa, dove a parte alcuni stati post-sovietici tutti gli altri hanno votato compattamente a favore della mozione di condanna. Il continente più diviso e variegato è risultato l'Africa; dei suoi 54 paesi affiliati alle Nazioni Unite, 28 hanno approvato la risoluzione, 16 si sono astenuti, 9 non hanno partecipato al voto e 1 (l'Eritrea) ha votato contro. Fra gli astenuti ci sono paesi importanti come il Sudafrica e l'Algeria, così come ce ne sono fra i non votanti (Marocco ed Etiopia). Le risoluzioni dell'assemblea generale dell'Onu non sono vincolanti, ma hanno un valore politico e morale, nella misura in cui segnalano la convergenza di maggioranze di paesi su determinati dossier.

DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA"
L'offensiva di Putin nel 2022

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Fonte: Tempi, 1 marzo 2022

3 - IL CARDINALE JOSYF SLIPYJ E LA SUA UCRAINA
L'eroico vescovo fu testimone dell'Holodomor e passò 18 anni tra carcere, Siberia e lavori forzati nei gulag: al Vaticano II testimoniò il sacrificio dei cattolici in Ucraina (VIDEO: L'holodomor in Ucraina)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 2 marzo 2022

Vi sono uomini che incarnano le virtù e i valori più profondi di un popolo. Tale fu il cardinale Josyf Slipyj, arcivescovo maggiore di Halyč e di Leopoli degli Ucraini, di cui ricorre il 130esimo anniversario della nascita, proprio mentre la sua terra natale conosce una nuova immane tragedia.
Nato 17 febbraio 1892 a Zazdrist, nell'Ucraina occidentale, a diciannove anni Josef Slipyj entrò nel Seminario di Leopoli, dove fu ordinato sacerdote il 30 settembre 1917 e poi inviato a Roma per completare i suoi studi presso l'Istituto Orientale e l'Università Gregoriana. Nel 1925 venne nominato Rettore del seminario di Leopoli e nel 1929 dell'Accademia teologica della stessa città. L'Ucraina intanto era caduta sotto il giogo sovietico e Stalin, tra il 1932 e il 1933, requisì tutta la produzione agricola per imporre la collettivizzazione forzata del paese attraverso la carestia, conosciuta come Holodomor [il miglior film che parla dell'Holodomor è senza dubbio Raccolto amaro del 2017; per approfondimenti e per vedere il trailer, clicca qui http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=80].
Mentre si avvicinava la guerra, il metropolita greco-cattolico dell'Ucraina Andrej Szeptycki (1865-1944), che lo aveva avviato al sacerdozio, lo richiese a Pio XII come suo coadiutore con diritto di successione. Così, nel 1939, mons. Josef Slipyj venne nominato esarca dell'Ucraina orientale e alla morte del metropolita Szeptycki, il 1° novembre 1944, divenne Capo e padre della Chiesa cattolica ucraina. Era un momento terribile per il suo Paese, stretto tra la morsa dei nazisti e dei comunisti. L'11 aprile 1945 il metropolita Slipyj venne arrestato dai sovietici e condannato a otto anni di lavori forzati nei gulag, mentre veniva inscenato un Sinodo illegale che proclamava la "riunificazione" della Chiesa cattolica ucraina con il Patriarcato ortodosso di Mosca, dominato dal regime sovietico. Le chiese dei greco-cattolici, circa 3.000, vennero date agli ortodossi e quasi tutti i vescovi e i sacerdoti furono uccisi o incarcerati. Nel 1953 l'arcivescovo Slipyj subì una seconda condanna a cinque anni di Siberia e nel 1958 una terza a quattro anni di lavori forzati. Nel 1962, a settant'anni, patì la quarta condanna, consistente nella deportazione a vita nel durissimo campo di Mordovia. In tutto, l'eroico presule passò 18 anni nelle carceri e nei gulag.

PIO XII E GIOVANNI XXIII
Il padre gesuita Pietro Leoni (1909-1995), sopravvissuto ai lager sovietici, descrivendo gli orrori del campo di transito di Kivov, racconta che un giorno alcuni detenuti furono introdotti nella sua cella. "Sull'imbrunire mi sentii chiamare da una voce sconosciuta: un uomo anziano, con la barba, stava in piedi davanti al mio posto; mi porse la mano presentandosi: Giuseppe Slipyj. Fu allo stesso tempo una gioia e un dolore sapermi insieme al mio metropolita".
Pio XII intervenne ripetutamente in favore degli ucraini e del loro metropolita incoraggiandoli a resistere alle persecuzioni, soprattutto con l'enciclica Orientales Omnes Ecclesias del 23 dicembre 1945. Tuttavia, nel 1958, dopo la morte di Pio XII, i rapporti tra la Russia e il Vaticano iniziarono a mutare. Quando Giovanni XXIII annunciò il Concilio Vaticano II, volle che ad esso partecipassero i rappresentanti del Patriarcato di Mosca. Le autorità del Cremlino imposero come condizione il silenzio del Concilio sul comunismo. Un accordo segreto fu siglato, nell'agosto del 1962, nella cittadina francese di Metz tra il cardinale Tisserant, rappresentante del Vaticano, e il vescovo ortodosso Nikodim da parte russa. La grande assemblea convocata per discutere sui problemi del proprio tempo avrebbe taciuto sulla maggiore catastrofe politica del Novecento.
In quegli anni i gulag comunisti pullulavano di prigionieri per motivi religiosi, specialmente della Chiesa cattolica ucraina. Sarebbe stato uno scandalo se nell'aula del Concilio fossero stati assenti i vescovi vittime della persecuzione e presenti invece gli esponenti del Patriarcato di Mosca, che appoggiavano i carnefici. Fu svolta dunque una trattativa tra la Santa Sede e il Cremlino, per permettere al metropolita Slipyj di partecipare al Concilio. Il capo della Chiesa ucraina non voleva abbandonare il suo paese, ma ubbidì al Papa e prima di lasciare Mosca consacrò clandestinamente vescovo il sacerdote redentorista ucraino Wasyl Welyckowskyj.
Giunse a Roma il 9 febbraio 1963, ma non tacque. L'11 ottobre 1963 Slipyj intervenne in Concilio parlando della testimonianza di sangue della Chiesa ucraina e proponendo di elevare la sede di Kiev-Halyč al rango patriarcale. Egli ricorda di aver rivolto questa richiesta numerose volte a Paolo VI ma di avere sempre ricevuto un diniego per ragioni politiche. Il riconoscimento del Patriarcato ucraino avrebbe infatti ostacolato l'Ostpolitik e il dialogo ecumenico con la chiesa ortodossa di Mosca. Però, il 25 gennaio 1965 fu creato cardinale da papa Paolo VI, che elevò la Chiesa greco-cattolica ucraina al rango di Arcivescovato maggiore di Leopoli degli Ucraini.

IL FUTURO DELLA CHIESA UCRAINA
Fra il 1968 e il 1976, malgrado l'età avanzata, il cardinale Slipyj intraprese lunghi e faticosi viaggi presso le comunità della diaspora ucraina nelle Americhe, in Australia e in Europa, continuando a svolgere il ruolo di Pastore del suo popolo. Nel 1976 lanciò un appello alle Nazione Unite in favore delle vittime del comunismo e nel 1977, in un drammatico intervento presso il Tribunale Sakharov, denunciò ancora una volta la persecuzione religiosa in Ucraina. Il mondo guardava a lui e al cardinale József Mindszenty (1892-1975) come a due grandi testimoni della fede cattolica nel Novecento.
Per assicurare il futuro della Chiesa ucraina, il cardinale Slipyj non arretrò di fronte a gesti estremi. Peter Kwasniewski ha recentemente ricordato come il 2 aprile 1977 egli ordinò clandestinamente tre vescovi, senza l'autorizzazione di Paolo VI, incorrendo automaticamente nelle censure canoniche previste dal can. 953 del Codice allora vigente. Però, a differenza di quanto accadrà per mons. Marcel Lefebvre, scomunicato nel 1986 per la stessa infrazione della legge canonica, nessuna misura scattò ipso facto, nei confronti del cardinale Slipyj. Uno dei vescovi da lui ordinati era mons. Lubomyr Husar (1933-2017), che Giovanni Paolo II nominò, dopo Slipyj, arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica e cardinale. A lui successe come primate Svjatoslav Ševčuk, che si trova in questo momento sotto le bombe nella città assediata di Kiev. Nel 2004 la sede dell'arcivescovato maggiore è stata trasferita a Kiev e ha mutato il proprio nome in quello attuale di Kiev-Halyč.
Il cardinale Josef Slipyj morì in esilio a Roma a novantadue anni il 7 settembre 1984 ed è ora sepolto a Leopoli, nella cripta della cattedrale di San Giorgio, accanto al metropolita Andrej Szeptycki. Giovanni Paolo II lo definì «uomo di fede invitta, pastore di fermo coraggio, testimone di fedeltà eroica, eminente personalità della Chiesa» (L'Osservatore Romano, 19 ottobre 1984).
Mentre l'identità religiosa e politica della sua terra è ancora una volta brutalmente calpestata, la memoria dell'eroica resistenza del cardinale Josyf Slipyj ci aiuta a confidare nel futuro dell'Ucraina. Kiev fu il luogo della conversione del popolo russo alla Chiesa cattolica, e da Kiev, non da Mosca, è destinata a partire la seconda grande conversione della Russia annunciata dalla Madonna a Fatima. Del messaggio di Fatima il cardinale Slipyj fu un grande zelatore. Nel 1980 egli presentò a Giovanni Paolo II due milioni di firme raccolte dall'Armata Azzurra, insistendo in un lungo colloquio con il Papa sulla necessità di consacrare la Russia al Cuore Immacolato di Maria. Questa consacrazione non è ancora avvenuta secondo le modalità richieste dalla Beatissima Vergine, alla quale il cardinale Slipyj così si rivolse nel suo testamento: «Seduto sulla slitta e facendomi strada verso l'eternità... recito una preghiera alla nostra protettrice e Regina del Cielo, la sempre Vergine Madre di Dio. Prendi la nostra Chiesa ucraina e il nostro popolo ucraino sotto la tua efficace protezione!». Facendo nostre le sue parole in questo momento tragico della storia del mondo non possiamo che proclamare a voce alta: "Onore al cardinale Slipyj e al suo popolo martire".

Nota di BastaBugie: per approfondire la storia dell'Unione Sovietica di Stalin che affamò l'Ucraina con l'Holodomor, suggeriamo ancora una volta la visione del video in lingua italiana "The soviet story" (durata: 55 minuti), con gli orrori del comunismo in Ucraina (e non solo).


https://rumble.com/vwywp3-origini-comuni-di-comunismo-e-nazismo.html

DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA"
L'offensiva di Putin nel 2022

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Fonte: Corrispondenza Romana, 2 marzo 2022

4 - IL RITORNO DI TRUMP E IL TRAMONTO DI BIDEN
Trump sarà candidato presidente nel 2024, mentre Biden arranca nel discorso alla nazione (e intanto il Senato Usa ha bocciato la proposta dei Democratici di liberalizzare l'aborto fino alla nascita e di azzerare le leggi pro vita)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 1° marzo 2022

E allora Donald Trump è ancora candidato presidente per i Repubblicani nelle elezioni del 2024. Ma solo secondo il sondaggio informale che si è tenuto domenica alla conclusione della Cpac, la conferenza annuale dei conservatori americani. L'ex presidente ha vinto con il 59% dei voti, contro il 28% di Ron De Santis, governatore della Florida, padrone di casa, visto che la conferenza si è tenuta a Orlando, nel suo Stato.
La Cpac è rappresentativa dell'ala più militante e motivata del Partito Repubblicano, non del partito nel suo complesso, né dell'insieme dei suoi elettori. Non tutti i repubblicani, infatti si identificano nel conservatorismo. Però i conservatori rappresentano l'anima del partito e da almeno quaranta anni ne dettano le tendenze con un buon margine di anticipo. La vittoria di Trump, dunque, non ha un grande valore predittivo (nel 2016 la Cpac l'aveva vinta Ted Cruz, tanto per fare un esempio), ma è bene tenerne conto per capire che aria tira nella destra americana. Di solito si dice che il secondo arrivato non conta nulla. In questo caso, invece, l'affermazione di Ron De Santis è importante e non solo perché era il governatore dello Stato che ospitava l'evento. La percentuale dei voti per lui è cresciuta di quasi un terzo rispetto all'anno scorso, mentre Trump ha perso 11 punti percentuali. Dunque il margine si riduce e, in un sondaggio separato, senza Trump, si è affermato il governatore della Florida con il 61% dei voti. Fra Trump e De Santis si è creato un rapporto di sempre maggior rivalità, come comprensibile. Potrebbero essere loro i duellanti delle primarie del 2024.

UN'OCCHIATA AI CONTENUTI
Importante anche dare un'occhiata ai contenuti. L'enfasi di tutti i discorsi è stata posta, comprensibilmente, sulla debolezza dell'amministrazione Biden, sulla repressione delle libertà da parte dei Democratici con il pretesto della pandemia, sulla guerra culturale, con il pericolo di una "rivoluzione woke" ormai in vista. Anche Marco Rubio, che pure è il più moderato fra gli ex candidati presidenziali, è dell'idea che la libertà in America sia ormai in pericolo. Che si possa cambiare ogni cosa, senza sangue e senza rivoluzione, grazie alla democrazia e alla libertà di espressione, ma che ormai la libertà sia messa in discussione. Unanime è il sostegno alla protesta dei camionisti canadesi (ed ora è iniziata anche quella dei colleghi e simpatizzanti statunitensi) contro l'obbligo di vaccinazione. "Una linea è stata superata - ha tuonato Donald Trump - O stai con i camionisti pacifici o sei con i fascisti di sinistra!"
L'Ucraina è un tema ricorrente nei discorsi dei politici, anche dell'ospite italiana Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d'Italia ha dichiarato che l'Ucraina "è una nazione orgogliosa" che "sta dimostrando a tutto il mondo cosa vuol dire combattere per la libertà. Oggi è il momento di essere uniti e prendere posizione. E sappiamo molto bene che la nostra parte è il mondo occidentale". È invece assente nel discorso di Ron De Santis che si è concentrato sui temi di Covid, libertà e woke revolution, vantando la libertà che lui stesso ha garantito all'interno del suo Stato "del sol levante". Ma non ha parlato di politica estera. Un silenzio strano, considerando il suo attivismo dimostrato durante le rivolte in Venezuela e a Cuba, decisamente più vicine alla sua terra e al suo elettorato. Il conflitto europeo è invece al centro dei discorsi del senatore Rubio, dell'ex Segretario di Stato Mike Pompeo e anche di Donald Trump.

QUANDO C'ERA TRUMP, PUTIN NON HA ATTACCATO NESSUN ALTRO PAESE
I media erano prontissimi (ancora con il Russiagate in testa) a riportare dichiarazioni pro-Putin. Ma non hanno avuto questa soddisfazione, anche se molti si sono lanciati in filippiche sul presunto putinismo dei nuovi Repubblicani, probabilmente senza neppure ascoltare i loro interventi. Rubio, da sempre appassionato alla causa della difesa delle democrazie, ha messo gli americani in guardia dal rischio dell'espansionismo del Cremlino. "Il discorso che Putin ha tenuto per giustificare l'aggressione all'Ucraina, può valere allo stesso modo per i Paesi Baltici". Trump vanta di essere stato "l'unico presidente del 21mo secolo sotto il quale Putin non ha attaccato nessun altro Paese". Siccome nello scandalo che aveva portato all'impeachment, sotto accusa era la sua telefonata proprio con il presidente Zelensky, ora lo cita come "un eroe" che sta resistendo all'invasione russa. Trump sotto accusa per aver definito Putin "un genio", e più recentemente "intelligente", ribadisce: "Certo che è intelligente. Ma il problema non è la sua intelligenza, semmai la stupidità dei nostri leader (...) Putin sta suonando Biden come un tamburo e non è un bello spettacolo per chi, da patriota, vi assiste qui in America".
Mike Pompeo, anch'egli criticato per aver dipinto Putin come un uomo intelligente, è stato ancor più chiaro in merito: "Noi vediamo un dittatore russo che sta terrorizzando il popolo ucraino, perché l'America non ha dimostrato la determinazione che noi abbiamo avuto negli ultimi quattro anni". Sulle sue presunte "lodi" a Putin, ha dichiarato alla Cbs: "Anche io voglio battere Vladimir Putin, naturalmente. Ma non puoi fingere che il tuo nemico sia debole, quando non lo è. Non puoi fingere che sia stupido, quando è intelligente".
La guerra in Ucraina è relativamente poco discussa. Non è un tema che preoccupa la platea conservatrice, prima di tutto. Fra i sondaggi, quello sulle minacce principali agli Usa rivela, ad esempio, che la maggioranza considera che il pericolo peggiore provenga dall'interno degli Usa. Dunque dalla sinistra. Solo un terzo dei presenti indica una minaccia esterna e la individua, però, nella Cina. L'America, spaccata al suo interno dalla nuova rivoluzione culturale, è sempre più isolazionista. Se teme qualcosa, semmai, guarda al Pacifico. E a noi europei può spettare un futuro in cui dovremo difenderci da soli.

Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Stefano Magni, nell'articolo seguente dal titolo "Parole, omissioni (e gaffe) nel primo discorso di Biden" spiega che il discorso del Presidente alla nazione si può riassumere in tre punti: sconfitte omesse, successi gonfiati, molta enfasi su quel che sta avvenendo in Ucraina.
Ecco l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 3 marzo 2022:

Sconfitte omesse, successi gonfiati, molta enfasi su quel che sta avvenendo in Ucraina. Se si può lapidariamente riassumere il discorso alla nazione di Joe Biden, il primo State of the Union, alla conclusione del primo anno di amministrazione, queste sono le sue tre caratteristiche. E non manca la gaffe, tipica dell'uomo: "Putin può circondare Kiev con i carri armati, ma non conquisterà mai i cuori e le anime del popolo iraniano (sic!)". Un brutto lapsus freudiano, oppure un "ukrainian" talmente distorto che tutti hanno capito "iranian" e così è stato riportato persino nella trascrizione del New York Times. In un momento drammatico in cui tutti stanno vivendo col fiato sospeso, almeno un po' di leggerezza ci voleva.
L'inizio del discorso, tutti i primi quindici minuti, è stato dedicato all'Ucraina. L'invasione russa è considerata come "una scossa alle fondamenta stesse del mondo libero". [...] Tuttavia, a questa visione del mondo, tipica degli idealisti, non segue l'enunciazione di una strategia, all'infuori delle sanzioni economiche. [...] La sua visione della Russia, popolare negli Usa, parrebbe fondarsi sull'idea dello Stato criminale in cui gli oligarchi hanno come primo fine il guadagno e, se privati dei loro yacht, appartamenti e jet, sarebbero pronti a uccidere Putin che glieli ha fatti perdere. Ma la classe dirigente russa è costituita da militari e agenti dei servizi (lo stesso Putin viene dal Kgb). Con questa guerra ha dimostrato di non essere affatto interessata al denaro, ma di compiere una missione "storica", a prescindere dai costi. A giudicare dal discorso di Biden e dalle azioni fin qui intraprese, a quanto pare manca un'idea chiara per contenere (o far arretrare) questa Russia.
Non ci sono altri temi di politica estera. La Russia ha involontariamente dato al presidente la possibilità di non parlare di Afghanistan. Neanche un accenno alla ritirata precipitosa che ha lasciato il mondo attonito, lo scorso agosto. E soprattutto, neanche un accenno ai 13 militari americani morti nell'attentato dell'aeroporto di Kabul mentre coprivano la ritirata. Comprensibile che il presidente non vada a rinvangare in quella che è sicuramente una sua sconfitta. Ma non ammettere gli errori, non parlarne, non rendere omaggio alle vittime, non è sicuramente un segno di auto-stima.
Il grosso del discorso di Biden è sulla ricostruzione dell'economia americana, dopo due anni di crisi pandemica. [...] L'economia americana sta recuperando rapidamente, ha raggiunto e superato leggermente i livelli pre-crisi, ma questo dopo una rapida e profonda recessione nel 2020. Ed anche le persone assunte l'anno scorso, non possono essere contate come "nuovi" posti di lavoro, se non si tolgono i dati sui licenziamenti nel 2020. Si parla di rimbalzo, non di una vera crescita. Per altro, il tanto contestato taglio di tasse di Donald Trump aveva garantito, invece, una crescita record, molto maggiore rispetto agli anni di Obama. In compenso si sta registrando, in questo inizio 2022, la più rapida crescita dell'inflazione degli ultimi 40 anni.
Su un punto, Biden è indistinguibile da Trump: il protezionismo. Buona parte del discorso economico è improntato sul principio America First: "Noi usiamo i dollari del contribuente americano per ricostruire l'America. Noi compiamo americano, compriamo prodotti americani per sostenere lavoratori americani. Ogni amministrazione dice che lo vuole fare, ma noi lo stiamo facendo. Noi compreremo americano per assicurarci che tutto, dal ponte di una portaerei all'acciaio dei guardrail delle autostrade è prodotto in America".
Su un altro aspetto, invece, Biden è l'opposto di Trump. È apertamente schierato contro il diritto alla vita, per i "diritti delle donne". Riferendosi alla sconfitta subita dai Democratici in Senato, sulla proposta di liberalizzare l'aborto a livello federale, Biden dichiara: "Promuovere la libertà e la giustizia richiede anche la protezione dei diritti delle donne. Il diritto costituzionale, stabilito nella sentenza Roe vs Wade (aborto legale, ndr), che ha fatto da precedente per mezzo secolo, ora è sotto attacco come mai prima. Se vogliamo andare avanti, non indietro, dobbiamo proteggere l'accesso ai servizi della sanità. Difendere il diritto di scelta della donna". Ma non del nascituro.

IL SENATO USA HA BOCCIATO L'ABORTO FINO ALLA NASCITA
Luca Volontè nell'articolo seguente dal titolo "Sconfitta Dem: bocciato l'aborto fino alla nascita" racconta la votazione storica dove il Senato Usa ha bocciato (48-46) la proposta dei Democratici di liberalizzare l'aborto fino alla nascita e di azzerare le vittorie pro vita degli ultimi decenni.
Ecco l'articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 2 marzo 2022:

Ieri sera, martedì 1 marzo, Joe Biden ha tenuto il suo discorso sullo "stato dell'Unione", un appuntamento storico che ha visto impegnati tutti i presidenti degli Stati Uniti dalla fondazione del Paese. L'attuale presidente avrebbe voluto, al suo primo discorso alla Nazione, dopo 12 mesi di continuo calo dei consensi (36%, come i soli Trump e Ford prima di lui), celebrare almeno la vittoria di una legislazione federale pro-aborto (Women's Health Protection Act). Il Senato però ha bocciato la proposta dei Democratici proprio lunedì 28 febbraio e nemmeno quest'annuncio si è potuto fare.
Quella di lunedì al Senato Usa è stata una battaglia storica. Dopo l'approvazione della Camera lo scorso settembre (218-211), la proposta dei Democratici di liberalizzare l'aborto a livello federale avrebbe potuto azzerare le battaglie pro life degli ultimi decenni. Il testo, bocciata la procedura per passare al voto sul testo stesso, grazie alla compattezza dei Repubblicani e al voto del senatore Democratico Joe Manchin (48 voti contrari contro 46 favorevoli), prevedeva: l'eliminazione di tutte le leggi statali e federali sul consenso dei genitori in relazione all'aborto delle minorenni; il divieto di tutte le leggi che prevedono non solo un consenso della madre che intende abortire ma anche pause di riflessione e presa visione delle immagini digitali del proprio figlio; il divieto per gli Stati di approvare leggi per proteggere i bambini sino alle 20 settimane (come avviene per la Corea del Nord, la Cina, il Vietnam, Singapore, il Canada e i Paesi Bassi); il licenziamento per i medici e le infermiere che si oppongono all'aborto e il taglio di tutti i fondi pubblici per gli ospedali di ispirazione religiosa che non eseguono aborti nelle proprie strutture; l'eliminazione di ogni limite al finanziamento federale diretto, con i soldi dei contribuenti, alle strutture che compiono gli aborti nel Paese.
La proposta dei Democratici avrebbe anche eliminato ogni divieto, introdotto dai singoli Stati, nei confronti degli aborti fino alla nascita, aborti selettivi (in base al sesso) e tutte le limitazioni statali ai finanziamenti degli aborti con fondi pubblici. È ben facile capire che l'approvazione del Women's Health Protection Act (WHPA), avrebbe comportato una rivoluzione copernicana nell'intero sistema americano e persino potuto inficiare la discussione e decisione della Corte Suprema sulle diverse leggi pro life. Tutti i Repubblicani hanno votato a favore della vita e tutti i Democratici hanno votato a favore della legislazione pro aborto, tranne Manchin, mentre le assenze erano tre per ogni parte politica.  Durante il dibattito, non sono mancate le voci che hanno messo a nudo gli interessi dei lobbisti delle multinazionali abortiste, tra essi il senatore Ben Sasse, uno schietto sostenitore della vita, che ha denunciato come la legge avrebbe reso felice solo "l'esercito di lobbisti di Planned Parenthood".
I movimenti pro life americani hanno accolto la bocciatura della legislazione federale pro aborto con entusiasmo. [...]
Lo scorso 25 febbraio, è bene ricordarlo, l'ufficio pro vita della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti (USCCB) aveva promosso una campagna pubblica nella quale si invitavano i propri fedeli a scrivere ai senatori dei loro Stati perché votassero contro il Women's Health Protection Act. Nell'e-mail, l'ufficio dei vescovi ricordava come la legge avrebbe imposto "l'aborto libero a livello nazionale in ogni fase della gravidanza", vietato "le leggi pro-vita a livello nazionale e in ogni Stato e governo locale" e costretto gli americani "a sostenere finanziariamente gli aborti negli Stati Uniti e all'estero". [...] Pericolo scampato.
Dopo la nomina dell'abortista Ketanji Brown Jackson per la Corte Suprema, Biden voleva presentarsi ieri alla nazione come il presidente più abortista della storia, ma i sostenitori della vita hanno prevalso. Visti i sondaggi, dal prossimo novembre la Camera e il Senato Usa potrebbero avere solide maggioranze pro life e pro family, l'unica buona notizia per la nazione americana che speriamo Biden debba ricordare al Paese il prossimo anno.

DOSSIER "DONALD TRUMP"
Il presidente nemico del politicamente corretto

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 1° marzo 2022

5 - LA GUERRA E GLI UTERI IN AFFITTO IN UCRAINA
Un mercato senza legge, madri invisibili usa e getta, coppie benestanti accecate dal proprio interesse (leggi la clamorosa storia di una coppia americana che prende la bambina che aveva ordinato e scappa dalla guerra)
Autore: Caterina Giojelli - Fonte: Tempi, 7 marzo 2022

«Oh mio Dio, ce l'abbiamo fatta». Emozionati, Jacob e Jessie Boeckmann sorridono a telecamere e obiettivi, tutti, dalla Cnn al Los Angeles Times, vogliono intervistarli con il loro prezioso fagotto in braccio: Vivian, venuta alla luce quattro giorni prima che cadessero le bombe su Kiev.
La coppia americana racconta di non aver perso un secondo: svegliati dalle esplosioni, sfidando l'ospedale che non voleva firmare loro le dimissioni della piccola che aveva avuto qualche problema a prendere il latte, hanno caricato la bambina in macchina, viaggiato per 27 ore fino al confine con la Polonia, percorso le ultime otto miglia a piedi sotto la neve tra le auto bloccate in coda. Fino alla frontiera, dove grazie all'intervento telefonico dell'ambasciata americana i due si sono lasciati alle spalle migliaia di donne e bambini premuti sui cancelli chiusi.
I due ricordano quella marcia terribile, la morsa del gelo, il terrore che Vivian morisse, le suppliche alle guardie perché Jacob che era stato trattenuto (nessun uomo tra i 18 e i 60 può lasciare il paese) potesse allungare la borsa dei biberon a Jessie, già sul suolo polacco, gli sguardi di "disapprovazione" delle profughe anziane e l'arrivo alla stazione, «è stato uno spettacolo molto triste vedere così tante donne e bambini separate dai loro padri, dai loro mariti e dai loro fratelli».

MIGLIAIA DI MADRI INVISIBILI
Già, il dramma della separazione. A questo proposito qualche giornalista a fine servizio chiede molto discretamente come sta la madre della bambina. Che domanda impertinente da rivolgere a due che hanno rischiato la vita per prelevare la seconda figlia commissionata, come la prima, a una surrogata ucraina, una donna che non aveva consegnato la figlia alla presunta data del parto, quella del giorno di San Valentino. I medici avevano spiegato ai genitori intenzionali che la bambina aveva bisogno di "più tempo" in pancia, e si erano assolutamente rifiutati di indurre il parto come supplicato da Jacob e Jessie affinché la bambina nascesse il prima possibile e i tre potessero lasciare quel posto in cui la guerra era imminente.
Finalmente Lilya, la loro surrogata, aveva "consegnato" Vivian: non c'era il foglio di dimissioni ma il certificato di nascita sì, tanto era bastato per permettere alla coppia di lasciare immediatamente l'Ucraina. Quanto a Lilya, «è al sicuro, a casa, con i suoi due figli e il marito che però vuole andare a combattere contro i russi», tagliano corto gli americani. Il suo ultimo messaggio risale a lunedì, «ci hanno sparato addosso violentemente. Abbiamo costantemente paura», si legge nel testo, «Abbiamo paura di quello che accadrà dopo».
Lilya è una madre invisibile. Peggio, una donna a cui non è riconosciuto nemmeno lo status di mamma o la tristezza di una separazione. Vista da Jacob e Jessie non sarà mai come quelle madri strappate ai loro mariti, o padri strappati ai loro figli dalla guerra alla frontiera. Perché Lilya è stata pagata, il suo utero è stato affittato. A dirla tutta, nella storia di Jacob e Jessie, Lilya non è che una intrusa. Come lo sono le centinaia di surrogate di cui diamo per scontata l'esistenza e di cui non vogliamo sapere nulla, perché guasterebbero la crosta del sentimento con il quale, dal Regno Unito alla Francia, dall'Irlanda agli Stati Uniti, cercano di venderci i racconti di chi «ce l'ha fatta», «siamo tornati con nostra figlia».
La quantità di genitori intenzionali in fuga dall'Ucraina con i neonati acquistati, pronti a raccontare alla stampa e alla tv il loro avventuroso viaggio per mettersi in salvo dalla guerra, deve tuttavia avere costretto i giornali a riflettere sulla portata del business alimentato da oltre 33 cliniche private e 5 cliniche statali. «Non si sa quanti bambini nascano in Ucraina attraverso la maternità surrogata, forse 2.500 all'anno - scrive l'Atlantic -. BioTexCom, una grande clinica per la fertilità con sede a Kiev, mi ha confermato che nei prossimi tre mesi nasceranno circa 200 bambini surrogati».

IL CIECO EGOISMO DEGLI AFFITTAUTERI
Già, la BioTexCom, quella del "Make Babies, not War" di cui Tempi ha già scritto, che orgogliosa girava filmati per i suoi clienti dal bunker antiatomico costruito vicino alla clinica dove «i vostri neonati saranno al sicuro». Nei giorni scorsi sui social del colosso della surrogata si leggevano messaggi perentori ai genitori intenzionali tedeschi in procinto di raggiungere l'Ucraina per mettere in salvo i loro preziosi embrioni e i feti che crescevano nelle pance delle donne contrattualizzate: «Molti genitori stanno esprimendo il desiderio di portare urgentemente le loro madri surrogate al confine e fare partorire il loro bambino all'estero. Ma vi avvisiamo! Dare alla luce il bambino al di fuori dell'Ucraina non è legale e avrà conseguenze legali: la surrogata sarà considerata sua madre e il tentativo di far nascere il bambino sarà considerato traffico di minori, non sarete mai i genitori del vostro bambino», scrive il personale della clinica. I procacciatori di uteri schiaffeggiati dalla guerra schiaffeggiano i clienti: sotto il cotone idrofilo usato per ammantare l'operazione, la madre di un figlio comprato resta colei che l'ha partorito.
Quanto alle surrogate, prima che le cose precipitassero la Delivering Dreams aveva deciso di trasferirle a Leopoli, e loro avevano obbedito, «ci mancano i nostri bambini, spero che torneremo a Kiev il prima possibile», messaggiavano alla giornalista dell'Atlantic. Sappiamo tutti cosa è successo dopo a Kiev.
È successo anche che una guerra mostruosa abbia sventrato la crosta di una industria avida di denaro e alimentata dall'avidità di occidentali che non sanno vedere al di là del proprio desiderio personale, «non una parola, non una sentenza per queste "madri surrogate" la cui temporanea sopravvivenza è solo sperata perché consegnino la merce ordinata, e che possano poi tornare al loro destino, ancora più tragico di quello dell'indigenza finanziaria che le ha spinte a portare un figlio per altri al fine di nutrire il proprio». Lo ha scritto magnificamente Céline Revel-Dumas sul Figaro.
Per l'autrice di Gpa. Le Grand Bluff è una indecenza che mentre arrivano le immagini feroci di morte e terrore dall'Ucraina, le committenti francesi lancino appelli in tv perché il governo si dia una mossa a rimpatriarle quanto prima con «il loro bambino» rivolgendo un pensiero ai genitori meno fortunati che non potranno «recuperarlo» in questi giorni. «La copertura mediatica delle coppie che ricorrono alla maternità surrogata in Ucraina mentre la guerra scoppia con una violenza senza precedenti è rivelatrice. La meccanica di fondo della maternità surrogata, di un cinismo implacabile, appare ora in piena luce: rivela un mercato senza fede né legge, donne ridotte in schiavitù e poi gettate via, coppie benestanti ossessionate dai propri interessi e media che riescono, nella tragica attualità, a vendere un programma politico, rinunciando a ogni etica. Tale è la morale della guerra: distruggi l'illusione, rivela l'orrore, scegli una pace razionale. C'è anche altro da sperare, una pace del ventre».

Nota di BastaBugie: dall'indipendenza dall'Unione Sovietica ad oggi in Ucraina sono stati uccisi 55 milioni di bambini con l'aborto. Ma di questo nessuno parla e a nessuno interessa in Occidente.
Inoltre l'Ucraina è leader della pratica dell'utero in affitto: clicca sul link per leggere i seguenti articoli.

IL TERRIFICANTE VIDEO DEI BIMBI NATI DA UTERO IN AFFITTO BLOCCATI IN UCRAINA DAL CORONAVIRUS
La straziante storia dei 46 neonati piangenti che attendono di essere ritirati da chi li ha ordinati e pagati in internet
di Costanza Miriano
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6125

LA SQUALLIDA CERIMONIA DELLA CONSEGNA DEI BIMBI NATI DA UTERO IN AFFITTO BLOCCATI IN UCRAINA DAL CORONAVIRUS
Lo straziante epilogo della storia dei neonati che a causa del lockdown attendevano di essere ritirati da chi li aveva ordinati e pagati in internet (VIDEO: i bambini prodotti in Ucraina)
di Caterina Giojelli
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6414

DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA"
L'offensiva di Putin nel 2022

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: Tempi, 7 marzo 2022

6 - SANTA SCOLASTICA, LA SORELLA DI SAN BENEDETTO DA NORCIA
I monasteri benedettini in tutto il Vecchio Continente testimoniano la grandezza dell'opera dei due fratelli che con la preghiera e il lavoro hanno fondato la civiltà europea (VIDEO: L'Europa di San Benedetto)
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10-02-2022

La sorella di san Benedetto è invocata contro le tempeste e i fulmini perché fu l'unica, per quanto ne sappiamo, a tenere in scacco l'amatissimo fratello con il celebre miracolo narrato nei Dialoghi di san Gregorio Magno (540-604), da cui si ricavano gran parte delle informazioni sulla sua vita. In base a una tradizione che risale al IX secolo circa, santa Scolastica da Norcia (480-547) e Benedetto erano addirittura gemelli e la madre Abbondanza Claudia - sposa di Eutropio, un discendente della gens Anicia - morì dopo averli partoriti.
Scolastica si consacrò al Signore già da fanciulla, come in perfetta comunione spirituale con il fratello, che era stato mandato a Roma per compiere gli studi letterari ma era rimasto talmente sconvolto dalle dissolutezze del mondo da abbandonare prestissimo quella strada e scegliere decisamente la vita religiosa. Molti anni dopo, quando il fratello lasciò Subiaco e si diresse verso Cassino, la santa fondò un monastero a pochi chilometri di distanza dal luogo in cui Benedetto aveva già fondato l'Abbazia di Montecassino. Assieme alle consorelle seguì la Regola benedettina e si tramanda che una delle maggiori raccomandazioni di Scolastica era l'osservanza del silenzio, specialmente con persone estranee al monastero. Così diceva: «Tacete, o parlate di Dio, poiché quale cosa in questo mondo è tanto degna da doverne parlare?».
Una volta all'anno, come ci informa san Gregorio, Scolastica e Benedetto si incontravano a metà strada in un casolare di proprietà dei monaci, scambiandosi esperienze della loro ricchissima vita spirituale. Un giorno, tra lodi a Dio e santi colloqui, l'incontro tra i due si prolungò più del consueto e, quando già l'ora si era fatta tarda, la santa pregò il fratello di rimanere con lei fino al mattino «a pregustare, con le nostre conversazioni, le gioie del cielo». Al rifiuto di Benedetto, che non voleva mancare alla Regola pernottando fuori dal monastero, Scolastica chinò il capo, poggiandolo sulle mani conserte sopra il tavolo, e si immerse in una profonda orazione. Nell'istante in cui la religiosa risollevò la testa, non solo il tavolo appariva ricoperto da un fiume di lacrime ma nel cielo, da sereno che era, si scatenò un tale diluvio, con tuoni e lampi, che né Benedetto né i suoi discepoli osarono mettere un piede fuori dal casolare.
Il santo si lamentò e chiese conto del prodigio: «Che Dio onnipotente ti perdoni, sorella benedetta. Ma che hai fatto?». E Scolastica: «Vedi, ho pregato te e non mi hai voluto dare retta; ho pregato il mio Signore e Lui mi ha ascoltato». Rimasero così insieme a vegliare tutta la notte, rallegrando le loro anime con discorsi sui beni del Paradiso. Commentò san Gregorio: «Poté di più, colei che più amò». Fu quello il loro ultimo incontro terreno. Quattro giorni dopo Benedetto, raccolto in preghiera nella sua cella, vide l'anima gloriosa di Scolastica elevarsi in cielo sotto forma di una colomba. Ripieno di gioia, lodò Dio e chiese ai confratelli di recuperare il corpo della sorella per seppellirlo nel sepolcro che si era preparato per sé. Era il 10 febbraio. Quaranta giorni più tardi anche il santo morì. «Avvenne così - si legge ancora nei Dialoghi - che neppure la tomba poté separare quelle due anime, la cui mente era stata un'anima sola in Dio».

Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Ermes Dovico, nell'articolo seguente dal titolo "San Benedetto da Norcia" parla del fratello di Santa Scolastica, il patrono d'Europa.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana l'11-07-2020:

La ricerca di Dio come primo fine dell'uomo e i monasteri benedettini sorti in ogni angolo d'Europa testimoniano la grandezza dell'opera di san Benedetto (480-547), che con la sua vita ha al tempo stesso glorificato il Creatore e dato un fondamentale contributo alla formazione della civiltà europea. Per questo il 24 ottobre 1964, consacrando la chiesa dell'Abbazia di Montecassino, ricostruita dopo i bombardamenti, Paolo VI volle proclamarlo patrono d'Europa. E ricordò a tutto il Vecchio Continente, nel secolo delle due guerre mondiali e dei totalitarismi atei (nazismo e comunismo), che la storia benedettina «tocca l'esistenza e la consistenza di questa nostra vecchia e sempre vitale società ma oggi tanto bisognosa di attingere linfa nuova alle radici, donde trasse il suo vigore e il suo splendore, le radici cristiane, che san Benedetto per tanta parte le diede e del suo spirito alimentò».
Benedetto, fratello di santa Scolastica, era nato a Norcia intorno al 480, nel bel mezzo dell'epoca segnata dalle invasioni barbariche e dalla caduta dell'Impero Romano d'Occidente. Era discendente della nobile gens Anicia, la stessa a cui apparteneva papa Gregorio Magno (540-604), che attinse alle informazioni di quattro discepoli del santo per scriverne una famosa Vita, contenuta nel secondo libro dei suoi Dialoghi. Da adolescente era stato mandato dai genitori a compiere gli studi letterari a Roma. Ma la constatazione della vita dissoluta di molti giovani (unita alle insidie per l'anima che trovava in parte del sapere mondano) lo convinse presto a lasciare la città in cerca di un luogo solitario, dove poter stare in raccoglimento con Dio. Dopo una tappa intermedia, il giovane raggiunse Subiaco. Qui visse per tre anni in una grotta in totale solitudine.
Quel primo periodo a Subiaco segnò la maturazione spirituale di Benedetto. Non gli mancarono gli assalti del diavolo e in particolare tre grandi tentazioni: l'amor proprio, la sensualità e l'ira, che il santo superò con la preghiera e la penitenza. Accettò poi di fare da guida a dei monaci che vivevano in un monastero lì vicino, ma li lasciò presto perché questi si stancarono della sua austera disciplina e cercarono di avvelenarlo.
Nell'arco di circa trent'anni arrivò a fondare 13 monasteri nella valle dell'Aniene. Venne poi il 529, un anno cruciale nella storia del monachesimo occidentale, perché il santo si stabilì a Cassino e decise stavolta di edificare il monastero in un punto ben visibile: in cima al monte. Benedetto XVI, prendendo spunto dalle parole di papa Gregorio, ha visto in questa scelta un valore simbolico, legato allo sviluppo interiore del santo patrono d'Europa: «La vita monastica nel nascondimento ha una sua ragion d'essere, ma un monastero ha anche una sua finalità pubblica nella vita della Chiesa e della società, deve dare visibilità alla fede come forza della vita».
Sull'altura di Montecassino, san Benedetto compose la sua celebre Regola, che fissa il principio della stabilità del luogo per i monaci e raccoglie il meglio dell'antica tradizione monastica, da san Pacomio a san Basilio (del quale richiamò esplicitamente gli insegnamenti). Perciò san Gregorio ebbe ragione a scrivere: «L'uomo di Dio che brillò su questa terra con tanti miracoli non rifulse meno per l'eloquenza con cui seppe esporre la sua dottrina», spesso riassunta con la massima Ora et labora. Benedetto, infatti, scandì mirabilmente la giornata in momenti di lavoro e preghiera (fu lui a codificare la Liturgia delle Ore, rifacendosi alle parole del salmista: «Sette volte al giorno ti ho lodato»); e indicò nell'equilibrio tra azione e contemplazione la via verso Dio. Centrale è il proposito di fare la volontà divina, attraverso l'obbedienza: «Io mi rivolgo personalmente a te, chiunque tu sia, che avendo deciso di rinunciare alla volontà propria impugni le fortissime e valorose armi dell'obbedienza», scrisse nel prologo della Regola.
L'obbedienza è dovuta anzitutto all'abate, che nel monastero «fa le veci» di Cristo e deve a sua volta essere tenero padre e severo maestro. Grazie ad essa, l'anima può progredire nella virtù dell'umiltà, secondo un cammino suddiviso dal santo in 12 gradi. Nel pensiero di Benedetto, ogni attività - dallo studio della Parola al lavoro manuale - deve essere orientata alla maggior gloria di Dio e perciò alla conquista del Paradiso. «Come c'è un cattivo zelo, pieno di amarezza, che separa da Dio e porta all'Inferno, così ce n'è uno buono, che allontana dal peccato e conduce a Dio e alla vita eterna».
La sete di salvezza, per sé stesso e per le anime, fu dunque la stella polare di tutta la sua vita. È ben nota la visione che Benedetto ebbe nei suoi ultimi anni terreni, quando, mentre vegliava in preghiera, «fu posto davanti ai suoi occhi tutto intero il mondo, quasi raccolto sotto un unico raggio di sole». Commentò papa Gregorio: «Tutto il mondo si dice raccolto davanti a lui, non perché il cielo e la terra si fossero rimpiccioliti, ma perché lo spirito del veggente si era dilatato, sicché, rapito in Dio, poté senza difficoltà contemplare quel che si trova al di sotto di Dio». È uno sguardo, quello di san Benedetto, che l'Europa è chiamata a riscoprire.

VIDEO: L'EUROPA DI SAN BENEDETTO
Nel seguente video (durata: 1 ora e 5 minuti) dal titolo "L'Europa di San Benedetto" si può vedere una splendida conferenza di Gianfranco Amato sull'influenza che ha avuto il santo di Norcia nella nascita dell'Europa.


https://www.youtube.com/watch?v=RP6p8u6LKbc

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10-02-2022

7 - LETTERE ALLA REDAZIONE: VABBE' ESSERE NOVAX, MA CON DJOKOVIC AVETE OLTREPASSATO IL LIMITE
Nel caso Djokovic non è solo una questione personale del tennista, perché sono coinvolti anche gli spettatori per la qualità del torneo, la federazione per il prestigio e gli sponsor per gli interessi economici (VIDEO: Gioco o non Djokovic?)
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 9 marzo 2022

Buongiorno a voi tutti di Bastabugie,
ho sempre letto o ascoltato con molto interesse le vostre pubblicazioni. Negli ultimi tempi invece leggere il vostro sito mi infastidisce assai. Che siate un'associazione di Novax lo si è percepito più che bene. Ognuno può esprimere il proprio parere e avere la propria convinzione, ma dove trovo abbiate oltrepassato il limite è con Djokovic!
Sarà un esempio di arroganza e prepotenza e unicamente un idolo per una minoranza che sono i Novax. Abbiate rispetto per tutti quegli australiani, e non solo, che per mesi hanno dovuto privarsi dei loro cari, magari hanno perso il lavoro e forse anche un familiare. Una legge è una legge, che ci piaccia oppure no! Se per viaggiare in auto, per la mia sicurezza, è stato imposto l'uso della cintura di sicurezza io lo faccio, poi se ritengo che dietro questa scelta c'è l'industria tessile che vuole stra guadagnare, che nella cintura ci sono delle sostanze tossiche e che forse inserendola nell'apposito ingranaggio si attiva un geolocalizzatore... allora ci sono due soluzioni: o non vado in auto, oppure non me la metto, giusto? A dipendenza della mia scelta, forse mi salva la vita, forse no, forse però ci saranno delle sanzioni.
Promuovere Djokovic è far passare il concetto che con Soldi, Potere e soprattutto ARROGANZA puoi tutto nella vita. Come pubblicizza un canale televisivo italiano: per certi non è una scelta... e purtroppo sono quelli che con un vaccino potrebbero continuare a nutrire la famiglia, quelli che devono quotidianamente combattere per un pezzo di pane, quelli che tempo fa voi difendevate e per i quali leggevo volentieri i vostri articoli cercando di aiutare con i miei modesti risparmi e molto volontariato.
A mio modesto parere dico, noi in Europa stiamo troppo bene. Abbiamo tutto!!! Iniziando da soldi, lavoro, casa, istituzioni, ospedali e solo Dio sa quanto.
Sono stata in Perù in Missione, a Lima nella zona più povera, e vi assicuro che visitare lì l'ospedale ti fa passare il sonno per molte notti.
Quando ti presenti, ad esempio con una appendicite, ti consegnano la lista della spesa: disinfettante, garze, bisturi, ecc. ecc. e se non porti tutto, non ti operano, già che sono più che poveri... per cui provate a pensare a queste persone che magari con il Covid addosso non riescono a respirare cosa gli viene chiesto!!!
Bene, questo è il mio pensiero e scusatemi tanto per le mie polemiche. Da oggi in poi non leggerò più le notizie dal vostro sito, mi sono stufata!
Vincenza, dalla benestante Svizzera, vaccinata e anche già Boosterata!

RISPOSTA DEL DIRETTORE

Buongiorno Vincenza,
mi spiace che dopo tanto tempo che ci segue abbia deciso di non leggerci più. Dal tono della sua mail (abbastanza intollerante, a dire il vero) deduco che le notizie da noi pubblicate la facessero molto arrabbiare (e non era questo il nostro scopo, ma piuttosto di far vedere anche un altro tipo di realtà oltre quello raccontato in televisione, dal governo e da alcuni, sottolineo alcuni, scienziati).
Però definirci "un'associazione di novax" mi sembra eccessivo soprattutto visto che lei stessa dice che "ognuno può esprimere il proprio parere e avere la propria convinzione". Anche noi siamo di questo parere e cioè che ciascuno può esprimere la propria opinione senza censure o prese di distanza ideologiche.
Nel suo caso avrebbe potuto continuare a leggere gli altri articoli che pubblichiamo visto che in ogni edizione ci sono più argomenti trattati. Se guarda ad esempio gli articoli più letti del mese (colonna a sinistra del sito o in basso se lo guarda dal cellulare), vedrà che solo 2 su 10 riguardano il Covid.
Tra i nostri lettori ci sono le più diverse sensibilità: c'è chi si è vaccinato e chi no, chi è d'accordo con il governo e chi non è d'accordo. Credo che le differenti posizioni siano utili a un sano dibattito. E poi diciamocela tutta: ciascuno è libero di pensare quello che vuole indipendentemente da quello che scriviamo noi. Ed ogni nostro lettore ha la possibilità di scegliere e riflettere. Noi vogliamo appunto dare un altro punto di vista rispetto a quello che la televisione e i governi dicono. Poi, ripeto, ognuno è libero di pensarla come vuole. Su oltre 6.000 articoli pubblicati è ovvio che non possono essere approvati al 100% da tutti i nostri lettori.
Ciascuno avrà le sue sensibilità e potrà decidere come vuole. Un mio amico si è vaccinato e dopo due settimane è morto di infarto pur non avendo altro. Un ragazzo che abita vicino a me era sanissimo e dopo due giorni dal vaccino si è ricoverato per problemi al cuore e si dovrà operare. A me basta per considerare il vaccino pericoloso e non farlo. Mio babbo invece si è voluto fare le tre dosi e ogni volta che mi vede mi dice di farlo anche io. E mi fermo qui per non annoiarla con le mie vicende personali.
In conclusione, mi spiace che non voglia più leggerci, ma vorrei solo farle notare che nel caso Djokovic non è solo una questione personale del tennista, perché sono coinvolti anche gli spettatori per la qualità del torneo, la federazione per il prestigio e gli sponsor per gli interessi economici. E così l'Australia non sta facendo qualcosa contro di lui, ma ha una politica immigrazionista molto rigorosa, che in Italia ce la scordiamo. Infatti a me piace di più come fa l'Australia che l'Italia con i suoi porti aperti a tutti. In conclusione le questioni sono più complesse di come si possa riassumere in un titolo di articolo.
Per quanto riguarda la sua esperienza in Perù, sono certo che la situazione sia disperata in tanti ospedali. Come insegna l'Africa durante la pandemia da Covid, il problema dell'Africa è ben altro rispetto al Covid. Si muore di fame, di mancanza di cure, di scontri tribali e il Covid è l'ultimo dei loro problemi. Un vero aiuto all'Africa non è certo il vaccino e i vescovi di quelle zone lo ricordano ogni volta che possono. Immagino anche il Perù e tutta l'America latina abbia gli stessi problemi. Noi in Italia invece viviamo in una condizione peggiore dell'apartheid in Sudafrica dove i neri avevano potevano salire sugli autobus anche se non nei posti riservati ai bianchi, mentre in Italia oggi un non vaccinato (per motivi suoi, indipendentemente se siano giusti o sbagliati, comunque per una questione di idee) non ha la possibilità di prendere i mezzi pubblici.
Comunque non voglio convincerla in nulla. Se lei è contenta di abitare in Svizzera, aver fatto tutte le dosi di vaccino e quelle che seguiranno fino all'iniezione semestrale, contenta lei e contenti tutti.

P.S. Per rileggere gli articoli da noi pubblicati sul caso Djokovic in Australia si può cliccare nei seguenti link:

NOVAK DJOKOVIC NON CE L'HA FATTA
L'Australia cancella il visto ed espelle il tennista serbo, numero 1 al mondo, che se avesse vinto il torneo sarebbe diventato il tennista più vincente della storia (VIDEO IRONICO: Ragazzo vaccinato)
di Ermes Dovico
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6874

DJOKOVIC, CAPRO ESPIATORIO DEL REGIME
Espulso dall'Australia non perché abbia violato la legge, ma perché sarebbe un cattivo esempio (essendo un no vax di successo, è diventato un comodo capro espiatorio su cui sfogare la rabbia di popoli frustrati)
di Eugenio Capozzi
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6882


https://www.youtube.com/watch?v=KaltXaCPXTY

DOSSIER "CORONAVIRUS"
Sì alla prudenza, no al panico

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Fonte: Redazione di BastaBugie, 9 marzo 2022

8 - OMELIA II DOM. QUARESIMA - ANNO C (Lc 9,28b-36)
Questi è il Figlio mio, l'eletto: ascoltatelo!
Fonte Il settimanale di Padre Pio

La seconda domenica di Quaresima ci presenta, nel Vangelo, l'episodio della Trasfigurazione. La Trasfigurazione è stata una manifestazione della Divinità di Gesù e una anticipazione della gloria futura. Prima di salire il Calvario, Gesù sale il monte Tabor, per irrobustire la fede degli Apostoli e infondere coraggio nel portare la croce. Sul monte Tabor Gesù discute con Mosè ed Elia sulla sua prossima morte di Croce che avrebbe subìto a Gerusalemme. L'Alleanza con Abramo fu fatta con il sacrificio degli animali; la Nuova ed Eterna Alleanza si realizzò invece con il Sacrificio del Figlio di Dio, Gesù, morto in Croce e risorto per la nostra salvezza. Si udì una voce dal Cielo, la voce del Padre che disse: «Questi è il Figlio mio, l'eletto, ascoltatelo!» (Lc 9,35). Questo episodio ci offre diversi insegnamenti.
Prima di tutto ci insegna la necessità della croce. La gloria passa per la croce, chi vuole entrare nella gloria deve salire anche lui il Calvario dietro a Gesù. L'apostolo Paolo, nella seconda lettura, ci dice che «molti si comportano da nemici della croce di Cristo» (Fil 3,18). Tutti vogliono andare in Paradiso, ma pochi sono quelli disposti a portare la croce sulle loro spalle. Tutti vogliono arrivare alla Risurrezione senza passare per il mistero della Crocifissione. Anche Pietro preferiva starsene sul monte Tabor; ma, come si legge nel Vangelo, «non sapeva quello che diceva» (Lc 9,33).
Il secondo insegnamento riguarda la necessità della preghiera. Anche noi dobbiamo fare esperienza della Trasfigurazione. Anche noi dobbiamo salire il monte Tabor con Gesù e questo lo facciamo con la preghiera. Come Gesù volle irrobustire la fede degli Apostoli, così vuole irrobustire anche la nostra fede e fortificarci nel portare la croce attraverso le gioie e le consolazioni che ci vengono dalla preghiera.
Gesù salì sul monte a pregare. Impariamo da questo quanto sia importante la preghiera. Non se ne può fare a meno. La preghiera è la cosa più importante e i monasteri e le case di contemplazione possono essere considerati come le sorgenti nascoste che danno vita a tutta la Chiesa. Il beato Luigi Stepinac, arcivescovo di Zagabria nel XX secolo, aveva in così grande considerazione la vita contemplativa che appena divenne vescovo volle in diocesi un monastero di clausura, ben sapendo quanto sia importante avere delle anime oranti che attirino la grazia sul mondo intero. I contemplativi sono i più grandi benefattori dell'umanità.
Un altro insegnamento riguarda la gloria futura. Anche il nostro corpo risorgerà e sarà glorificato ad immagine del corpo glorioso di Gesù e dell'Immacolata Assunta in Cielo. San Paolo, nella seconda lettura, ci dice che Gesù Cristo «trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso» (Fil 3,21). Per questo motivo dobbiamo amare e praticare la virtù della purezza. Anche il nostro corpo è chiamato alla gloria del Paradiso, a condizione che serbiamo la purezza. Gesù nel Vangelo dice: beati i puri di cuore perché vedranno Dio. Lo vedranno in Paradiso ma già su questa terra assaporano le gioie della Vita eterna. La purezza è già un anticipo della gloria futura. Dio alcune volte premia la purezza dei suoi servi con doni particolari. Pensiamo a San Pio da Pietrelcina: quanti lo avvicinavano avvertivano un profumo di Paradiso. E così altri Santi. Pensiamo alla beata Giacinta di Fatima: a distanza di tanti e tanti anni dalla sua morte il suo corpo è ancora incorrotto. Esempi del genere se ne potrebbero fare molti. La purezza è la presenza dell'Immacolata nel nostro cuore, è il profumo del suo candore.
Eliminiamo dalle nostre case tutto ciò che offende una virtù così bella. Pensiamo a tanti programmi televisivi, a tante riviste indecenti. Le nostre case diventano come tante discariche nauseanti. San Luigi di Montfort terminava le sue innumerevoli missioni popolari con una cerimonia particolare: invitava tutti i fedeli a portare in piazza tutte le immagini indecenti che si trovavano nelle loro abitazioni e poi accendeva un grande fuoco distruggendole tutte ed esortando tutti a non tenerle mai in casa. Facciamo anche noi questa pulizia nelle nostre case!
Infine, l'episodio della Trasfigurazione ci insegna ad ascoltare Gesù. Lui è il nostro Maestro, noi tutti gli dobbiamo ubbidienza. Gesù ci parla nel suo Vangelo, da questo deriva il dovere di leggerlo, di meditarlo; ci parla attraverso i suoi rappresentanti qui in terra: il Papa, i vescovi. Chi ascolta loro, ascolta Gesù. Da ciò deriva il dovere dell'obbedienza alla Chiesa che è Madre e Maestra, che ci insegna ciò che è secondo Dio e ciò che dobbiamo evitare.

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Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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