BastaBugie n�767 del 04 maggio 2022

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1 LE TRE ILLUSIONI DI PUTIN NELLA GUERRA IN UCRAINA
Putin è tornato a mostrare il volto feroce di Budapest 1956, Berlino 1961, Praga 1968
Autore: Alfonso Piscitelli - Fonte: Atlantico
2 IL VERO MOTIVO PER CUI GLI USA VOGLIONO SEPARARE LA RUSSIA DALL'EUROPA
Una sinergia economica tra l'Unione Europea e la Russia creerebbe quel blocco continentale che le Potenze di Mare (cioè, Regno Unito e Usa) vedono come la peste
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Blog di Nicola Porro
3 ELON MUSK COMPRA TWITTER E PROMETTE PIU' LIBERTA'
Avendo a cuore la libertà di pensiero, l'imprenditore ha difeso la natalità come risposta al declino demografico e ha criticato apertamente l'ideologia gender (VIDEO: Musk sostituisce Trump?)
Autore: Fabrizio Cannone - Fonte: Provita & Famiglia
4 I TRE ERRORI DEL NON DARE IL COGNOME PATERNO
La sentenza della Corte Costituzionale che permette di dare ''anche'' oppure ''soltanto'' il cognome della madre distrugge definitivamente il concetto di padre di famiglia (e la famiglia stessa a scapito della moglie e dei figli)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 IL TURISMO PUO' SALVARE IL BEL PAESE
La bellezza naturale è fin dall'antichità il principale connotato dell'identità italiana, ma poi c'è anche un patrimonio culturale che non ha eguali nel mondo
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
6 UN GIAPPONESE SI SPOSA CON UN OLOGRAMMA
Altre notizie dal mondo della sessualità impazzita: inseminazione tramite marito defunto, i ragazzi sono immersi nella pornografia
Fonte: Provita & Famiglia
7 LA PERSECUZIONE DEGLI INSEGNANTI NON VACCINATI
La scuola ha tradito la propria missione svelando il proprio volto, quello di uno Stato etico che non ha alcun interesse a educare ma solo a indottrinare (VIDEO: Sono un untore!)
Autore: Marco Lepore - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 OMELIA IV DOM. DI PASQUA - ANNO C (Gv 10, 27-30)
Io do loro la vita eterna
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - LE TRE ILLUSIONI DI PUTIN NELLA GUERRA IN UCRAINA
Putin è tornato a mostrare il volto feroce di Budapest 1956, Berlino 1961, Praga 1968
Autore: Alfonso Piscitelli - Fonte: Atlantico, 31 marzo 2022

Ora che russi segnano il passo in Ucraina scavando trincee e disseminando il territorio conquistato di mine è possibile, con più calma, riflettere sui meccanismi mentali che, plausibilmente, hanno spinto Putin e la classe dirigente che lo circonda a lanciarsi in questa avventura bellica.
Se la "guerra lampo" immaginata al Cremlino non è riuscita, è lecito supporre che i vertici russi abbiano coltivato delle illusioni. Come è noto gli errori più dannosi per chi li concepisce sono quelli che contengono un fondo di verità.
La prima illusione coltivata da Mosca riguarda "l'espansione della Nato ad est": è vero che dopo la Guerra Fredda, la Nato e l'Unione europea si sono estese fino ad inglobare la fascia esterna dell'ex impero sovietico e i Paesi baltici. Il punto però è che si parla - anche in Occidente - di "espansione" come se si fosse trattato delle occupazioni militari tedesche del 1940-41. In realtà, dopo 40 anni di dominazione russo-comunista i popoli dell'est hanno liberamente e fortemente voluto il loro ingresso nell'area economica e di difesa occidentale. Scelte che si sono rivelate felici: in questi anni i Paesi dell'Europa orientale hanno attraversato una fase di sviluppo che, in tono minore, ricorda la rinascita dell'Europa occidentale negli anni '50.
Per fare un esempio concreto, l'Estonia oggi si sente "occupata dalla Nato", o non è piuttosto lieta di non condividere la sorte della Bielorussia? In linea generale l'Europa dell'est non rimpiange affatto né il comunismo sovietico né il dominio russo: su questo dato "strutturale" - per ripetere un termine del linguaggio marxista - l'Occidente a guida americana ha vinto il dopo-Guerra Fredda tanto quanto si è impantanato nelle sabbie dell'Iraq e sugli altopiani afghani.

QUELLO CHE PUTIN NON AVEVA PREVISTO
Al dominio russo-sovietico ungheresi, cechi, polacchi, tedeschi dell'est periodicamente si ribellarono; una volta che i carri armati russi hanno abbandonato le loro postazioni la vita civile dei Paesi dell'Est è rifiorita nella doppia cornice europea ed atlantica. Questa fioritura esercita una forza di attrazione sugli ucraini, della quale i russi non si capacitano.
Peraltro i flussi di uomini hanno rinsaldato i legami tra popoli europei: polacchi e rumeni si sono trasferiti a occidente in cerca di lavoro; gli ucraini, oltre ad emigrare dalle nostre parti, hanno riempito gli spazi lasciati vuoti in una Polonia che a sua volta è divenuta meta di immigrazione dall'ex Unione Sovietica.
Per recuperare la presa sull'Ucraina Mosca avrebbe potuto concepire una sorta di piano Marshall utilizzando una parte di quel flusso enorme di denaro che ogni giorno viene dai Paesi occidentali a cui fornisce energia, invece ha scelto di utilizzare ancora una volta il linguaggio della forza. Dopo un mese di guerra si può ragionevolmente constatare che questa dose di forza militare si è rivelata insufficiente: i patrioti ucraini (quelli che Putin e Dugin chiamano "nazisti" con un autentico abuso ideologico) hanno reagito abbastanza efficacemente. E tale reazione Mosca non aveva previsto. Perché?
Probabilmente perché la politici e militari russi hanno coltivato la seconda illusione, quella relativa al "colpo di Stato in Ucraina". Anche in questo caso l'illusione si alimenta di una mezza verità: americani e anche tedeschi hanno fortemente sollecitato il cambio di regime del 2014. E tuttavia i russi non ammettono che se Euromaidan nel 2014 è riuscito è perché la maggioranza della popolazione, per le ragioni economiche dette prima (ma anche per il ricordo delle profonde ferite del Novecento sovietico), ormai guardava all'Occidente euro-americano.
Ma è sull'orientamento di fondo della società ucraina che forse Putin si è fatto le illusioni maggiori. Ha probabilmente pensato che gli sarebbe bastato dare una spallata militare al sistema politico del fragile vicino, e Zelensky sarebbe fuggito, il governo filo-occidentale sarebbe stato rovesciato e i russi sarebbero entrati a Kiev imponendo un governo tollerato, se non proprio amato dalla popolazione. Che ciò non si sia verificato è stato palese poche ore dopo l'inizio dell'invasione, quando l'appello di Putin a rovesciare Zelensky è caduto nel vuoto.

YANUKOVYCH E ZELENSKY
Particolarmente amaro risulta per Putin il confronto tra il comportamento dell'ultimo leader filo-russo dell'Ucraina Yanukovych e Zelensky. Mentre il burocrate post-sovietico scappò con rapidità di fronte alla rivolta, quello che viene sprezzantemente definito come "il comico" dopo quattro settimane di assedio da parte di uno degli eserciti più temibili del mondo è ancora al suo posto e resiste.
La cosa sorprendente è che Mosca non abbia avuto il polso della situazione a Kiev. Gli ucraini erano divisi in schieramenti incompatibili tra loro e bellicosi: l'immaturità politica si confondeva con una consolidata pratica di corruzione. E tuttavia nessun settore della società civile ucraina era disposto a tornare sotto protettorato russo... Putin è riuscito con la guerra del 2014 a ricompattare, contro di sé, i frammenti scomposti dell'Ucraina. Non era facile.
Ma intanto nell'est russofono dell'Ucraina? La propaganda russa insiste - e anche qui vi è un fondo di verità che non può essere negato - sugli atti di violenza, intimidazione, repressione culturale che il governo di Kiev ha inferto alle regioni orientali, più simili alla Russia. E tuttavia adesso per effetto della "operazione speciale" sono proprio le città abitate a maggioranza da russofoni quelle più martirizzate: Kharkiv, Mariupol, Dnipro.
Nei giorni scorsi Odessa si è fatta fortezza contro i russi: la stessa Odessa dove avvenne il massacro di 40 persone in un incendio divampato nella casa dei sindacati dopo gli scontri tra nazionalisti ucraini e filo-russi. Un evento luttuoso, tragico, ma dopo il quale sono trascorsi otto anni nei quali ad Odessa si è convissuto tranquillamente fino a quando Putin non ha iniziato ad invadere l'Ucraina.
Riguardo al Donbass, per equanimità, è giusto ricordare le angherie dei nazionalisti ucraini, ma anche il fatto che in seguito alla proclamazione delle due repubbliche appoggiate da Mosca vi è stato un esodo di circa 500.000 persone che sfuggivano alle milizie locali, ma anche ai mercenari che Mosca ha fatto affluire. I morti nel Donbass sono stati il frutto degli scontri tra milizie ucraine, anche famigerate, e forze militari russe non propriamente cavalleresche.
Dunque, mescolando propaganda e auto-illusione i russi non hanno capito che:
1) l'Europa dell'est ha scelto liberamente l'Occidente;
2) la società ucraina non era disponibile a far compagnia ai bielorussi nella area "post-sovietica" sotto protettorato di Mosca;
3) molti russofoni (proprio in città simbolo come Odessa) preferirebbero vivere in una Ucraina, pur difettosa di democrazia, che tornare alla "Santa Madre Russia".
E senza sforzarsi troppo di capire come è cambiato il mondo, Putin e i suoi sono tornati a mostrare il volto feroce di Budapest 1956, Berlino 1961, Praga 1968.

DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA"
L'offensiva di Putin nel 2022

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Fonte: Atlantico, 31 marzo 2022

2 - IL VERO MOTIVO PER CUI GLI USA VOGLIONO SEPARARE LA RUSSIA DALL'EUROPA
Una sinergia economica tra l'Unione Europea e la Russia creerebbe quel blocco continentale che le Potenze di Mare (cioè, Regno Unito e Usa) vedono come la peste
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Blog di Nicola Porro, 1° maggio 2022

Sono anni che lo vado ripetendo: per capire perché la Russia di Putin, dopo il crollo dei muri, è tornata ad essere il Nemico la risposta va cercata nella storia. Scrive G. Gaiani (direttore di Analisi Difesa) che «appare sempre più evidente come l'obiettivo strategico degli Usa di scavare un profondo fossato tra l'Unione Europea e la Russia giochi soprattutto sull'arma energetica. Non a caso gli allarmi lanciati da Washington per l'imminente invasione russa dell'Ucraina hanno preso il via due mesi dopo il completamento del nuovo gasdotto North Stream 2». Già nel 2014 «Barack Obama venne in Europa esortando gli alleati a non acquistare più il gas russo ma a rifornirsi dagli Stati Uniti». Sempre nel 2014, «furono proprio le pressioni di Washington sulla Bulgaria a fermare il completamento di un altro importante gasdotto, il South Stream».
In politica estera, infatti, l'unica differenza tra repubblicani e democratici americani è che i secondi sono un po' più guerrafondai dei primi, ma, per entrambi, America First. E che può fare un'Europa farcita di basi militari americane o Nato (è lo stesso) se non finire per comprare lo shale-gas ottenuto col metodo fracking (e i verdi zitti senza mosca) e trasportato via nave, cosa che ne moltiplica il prezzo? Gli Usa non possono offrire un prezzo concorrenziale per l'energia, tutt'altro, però hanno in mano il big stick. E i loro storici reggicoda inglesi dietro, anzi davanti.
Come ben ricorda Gaiani, l'Europa ha un Pil golosissimo, malgrado tutto. Una sinergia economica tra essa e la Russia creerebbe quel blocco continentale che le Potenze di Mare (cioè, Regno Unito e Usa) vedono come la peste. Fin dai tempi degli zar i cervelli alla Russia li fornivano i tedeschi, la Russia (il Paese più esteso al mondo) ci metteva le sue immense risorse. Gli zar andavano a cercar moglie in Germania, perfino Caterina la Grande era tedesca. Anche gli insegnanti di liceo erano tedeschi e tedesco fu l'oro con cui Lenin conquistò il potere. E inglesi erano gli agenti che armarono la mano ai sicari di Rasputin, l'influencer dello zar, che era contrario all'ingresso in guerra della Russia contro i tedeschi. Dopo la débacle nella Grande Guerra, fu dietro gli Urali che i tedeschi ricostruirono la loro forza bellica, e fu un accordo con Stalin che rese russi e tedeschi confinanti a spese della Polonia (tanto per cambiare).
Quanto fin qui detto lo aveva ben capito il genio di Napoleone, che non badò a spese pur di annettersi la Russia. Ma era proprio quel che temeva l'Impero di Mare britannico, che da allora intervenne in guerra su suolo europeo ogni volta che un pericolo del genere si profilò. Tutto questo è ben noto a Biden e Putin. E Biden (cioè, i suoi consiglieri, sleepy joe non so fino a che punto) corre anche il rischio di un avvicinamento tra Russia e Cina. Che non si amano. Sì, perché il pericolo maggiore per gli Usa è un asse, economico, Berlino-Mosca. Qualche street artist tempo fa stampò sui muri una bandiera americana in cui al posto delle stelle c'erano simboli del dollaro. È l'unica cosa che agli Usa interessa e per cui hanno sempre combattuto in tutti i modi. Col bastone e/o con la carota. Preferiscono, però, la mazza da baseball, quel loro strano sport che è anche l'unica cosa non sono mai riusciti a esportare.

DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA"
L'offensiva di Putin nel 2022

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Fonte: Blog di Nicola Porro, 1° maggio 2022

3 - ELON MUSK COMPRA TWITTER E PROMETTE PIU' LIBERTA'
Avendo a cuore la libertà di pensiero, l'imprenditore ha difeso la natalità come risposta al declino demografico e ha criticato apertamente l'ideologia gender (VIDEO: Musk sostituisce Trump?)
Autore: Fabrizio Cannone - Fonte: Provita & Famiglia, 28 aprile 2022

Da alcuni giorni le agenzie e i media del globo parlano, con toni accesi, e spesso piuttosto critici, dell'imprenditore americano Elon Musk, il notissimo fondatore di Tesla, SpaceX e di PayPal. E non solo perché, secondo Forbes, «al 25 aprile 2022, con un patrimonio stimato di 264,6 miliardi di dollari, risulta essere la persona più ricca del mondo».
Ma soprattutto ne parlano per l'ultima acquisizione messa a segno dal magnate di origine sudafricana. Ovvero Twitter, uno dei social network più diffusi e usati, tanto da fare concorrenza ai giganti di Zuckerberg, ovvero Facebook e Instagram.
Elon Musk però, senza con ciò voler difendere in toto una figura comunque discussa e discutibile, a differenza di molte altre personalità del mondo della comunicazione, ha sempre difeso la libertà di pensiero, di stampa e di parola. Facendosi notare anche per alcune sue idee, certamente controverse, ma comunque libere e controcorrente.
Per esempio ha difeso la natalità come risposta al declino demografico e ha criticato apertamente l'ideologia woke, definita come «divisiva, escludente e odiosa». Un'ideologia che, secondo Musk, offrirebbe «alle persone cattive uno scudo per essere meschine e crudeli, mascherate dietro una falsa virtù».
A tal proposito ha collegato il calo di abbonamenti registrato da Netflix alla stessa ideologia, che sarebbe una forma della Cancel culture, la cultura dell'azzeramento delle radici e ripetutamente si è proclamato come un «assolutista della libertà», contrario quindi alle censure politicamente corrette che abbondano sul web e lo inquinano. E che sono qualcosa di ben diverso dalla legittimazione dell'insulto, dell'odio o dalla diffusione delle fake news.
Come ricordano i pro life americani, Twitter, assieme a Facebook e Youtube, ha oscurato più volte - e senza alcuna ragione plausibile - coloro che nell'etere difendono la vita (dal concepimento alla morte naturale), la pace, la procreazione e la famiglia tradizionale.
Musk invece, proprio in un Tweet, ha dichiarato: «La libertà di parola è il fondamento di una democrazia che funzioni», nutrendo la speranza che «anche i miei peggiori critici rimangano su Twitter, perché questo è ciò che significa libertà di parola».
Tra le migliaia di account soppressi in passato da Twitter, in nome verosimilmente della sottomissione al politicamente corretto, figura per esempio l'account del magnifico film Unplanned, che racconta la storia di una militante abortista, già direttrice di una clinica della Planned Parenthood, diventata poi una fervida attivista per la difesa della vita umana innocente.
Stupisce quindi, anche se non del tutto, il fatto che in una società che ha fatto del "vietato vietare" uno dei suoi idoli, ora, tutt'a un tratto, l'accesso dell'iper libertario Musk ad una delle piattaforme del dialogo, della comunicazione e del confronto, venga vista con timore e tremore da alcuni osservatori, ideologici e un pochino oscurantisti.

Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Elon Musk compra Twitter, per la libertà di espressione" si chiede se così si rischia la dittatura informatica, ma in realtà è il contrario. Musk promette più libertà. Ed è quel che la sinistra teme.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 27 aprile 2022:

Elon Musk, imprenditore di origine sudafricana e canadese, ha acquistato Twitter, in decadenza da anni, al costo strabiliante di 44 miliardi di dollari. Per Jack Dorsey, co-fondatore del social, si tratta della "scelta giusta". Forse c'è un po' di ipocrisia in queste frasi di circostanza, perché la battaglia per l'acquisto è stata lunga e dura. Ma di sicuro, politici, celebrities e influencer della sinistra non l'hanno presa bene.
Carola Rackete, per cominciare, molto nota al pubblico italiano (siciliano in particolare), ha dichiarato, su Twitter, di essere "stanca di Twitter" e di pensare di cancellare il suo profilo, "soprattutto dopo l'acquisto da parte di Elon Musk". Jameela Jamil, conduttrice televisiva, lancia un'accusa esplicita all'imprenditore: «Con l'acquisto di Twitter, Musk lascerà la piattaforma e la smetterà di essere una minaccia per la società». Addirittura. Amnesty International twitta due sole parole di commento, sull'acquisto del secolo: «Twitter Tossico». Né più né meno.
Parrebbe quasi che l'acquisto di Twitter da parte di Elon Musk sia la premessa di una dittatura informatica. Invece è proprio il contrario. Il miliardario, proprietario di Tesla e di Space X, quindi anche della rete Internet satellitare Starlink, ha specificato che l'acquisto di Twitter serve a rilanciare la libertà di parola. «Ho investito in Twitter dal momento che credo nel suo potenziale di piattaforma per la libertà di espressione in tutto il mondo e credo che la libertà di parola sia un imperativo sociale in una democrazia funzionante». Musk, spiegando meglio cosa intenda, afferma: «Per "libertà di parola", intendo semplicemente ciò che corrisponde alla legge. Sono contro la censura che va ben oltre la legge. Se le persone vogliono meno libertà di parola, chiederanno al governo di approvare leggi in tal senso. Pertanto, andare oltre la legge è contrario alla volontà del popolo». A dire il vero, è già un concetto debole della libertà di parola (visto che viene fatto dipendere dalla maggioranza del momento), ma è comunque un'affermazione della legalità contro l'arbitrio puro di questi anni.
Il punto è che, per la sinistra culturale odierna, si deve tappare la bocca a produttori di contenuti politicamente scorretti, costi quel che costi. Ad esempio Severgnini, commenta così: «Se free speech però vuol dire libertà di insultare, diffamare, minacciare e mentire (in forma anonima, of course), o di sovvertire la democrazia (come ha provato a fare Trump), allora Twitter non ci interessa più, caro Elon Musk». Da notare: insulto e diffamazione, minaccia e dichiarazione di falso a mezzo stampa, sono già reati e perseguiti dalla legge. L'unica cosa che resta, di questo ragionamento, è negare il diritto di parola a Donald Trump (che per altro è ora un privato cittadino da più di un anno), o a chi si presenta come lui, dalla parte "sbagliata". Benché non nomini direttamente l'ex presidente, anche il regista Rob Reiner (Stand by me, Harry ti presento Sally, Codice d'onore) chiede di continuare a censurarlo: «Ora che Elon Musk compra Twitter, una domanda per tutti noi: permetterà ad un criminale che ha usato questa piattaforma per mentire e diffondere disinformazione per cercare di rovesciare il governo degli Stati Uniti, di tornare e continuare con la sua attività criminale? Se lo farà, come possiamo combatterlo?».
Donald Trump era stato bannato a vita da Twitter ed è solo l'ultimo esempio dell'autocensura: una censura voluta dal proprietario stesso, senza ordini dallo Stato. Negli anni dell'amministrazione repubblicana, proprio grazie alla prolifica attività di Trump e alla sua capacità di comunicare in modo sintetico, Twitter era finito nel mirino dei giornalisti e della sinistra di tutto il mondo. "Come permetteva" al presidente repubblicano, al tycoon, di comunicare, mandare i suoi messaggi, rintuzzare gli insulti, replicare seccamente agli altri capi di Stato, rimanendo impunito? La mania del "fact checking indipendente" è nata da lì: controllare le affermazioni di Trump e dei suoi sostenitori. La seconda fase è incominciata con la pandemia. A quel punto era considerato "inammissibile" per un social network diffondere informazioni che non fossero conformi alle linee guida, per altro molto mutevoli, dell'Oms e del governo. Infine si è raggiunto un livello ancor più esplicito di autocensura quando si sono svolte le elezioni presidenziali del 2020. Twitter ha bloccato il quotidiano New York Post, quando aveva pubblicato lo scoop delle email di Hunter Biden, il figlio del candidato democratico. Non solo: ha bloccato anche tutti gli utenti che rilanciavano la notizia. Compresa la Casa Bianca ed altri siti istituzionali.
Man mano che Twitter diventava più "responsabile", la libertà di parola si riduceva al suo interno. La campagna successiva, dopo Trump e dopo il Covid, era già iniziata: in occasione della Giornata della Terra, Twitter aveva annunciato la volontà di bannare tutte le fonti di informazione "contrarie al consenso scientifico" sul cambiamento climatico.
Elon Musk invertirà la tendenza? Di sicuro ne ha tutto l'interesse, oltre che l'intenzione. Interesse economico: tanti utenti di Twitter stanno tornando e l'impennata del valore delle azioni è lì a dimostrare che quella è la direzione giusta. Essendo un "integralista della libertà di espressione", appare neutrale su tutte le grandi questioni morali. Ma quel poco che dice, rivela un notevole coraggio ad andare controcorrente. Musk, con Tesla, è un grande produttore di auto elettriche. Con il progetto Hyperloop mira a costruire treni talmente veloci da far la concorrenza agli aerei. Ma non è un fondamentalista del cambiamento climatico. In un intervento alla Conferenza mondiale sull'intelligenza artificiale del 2019 ha dichiarato: «La maggior parte della gente pensa che abbiamo troppe persone sul pianeta, ma in realtà questa è una visione obsoleta. Il problema più grande che il mondo dovrà affrontare tra 20 anni sarà il crollo della popolazione. Non l'esplosione. Il crollo». Ha dunque, quantomeno, l'interesse che persone con idee di minoranza possano esprimersi liberamente.

VIDEO: ELON MUSK SOSTITUISCE TRUMP?
Nel video del 26 aprile 2022 dal titolo "Elon Musk sostituisce Trump?" (durata: 35 minuti) il giornalista professionista Roberto Mazzoni commenta la notizia dell'acquisizione di Twitter e delle conseguenze nella politica americana.
Per vedere l'interessante video basta andare al link sottostante e iscriversi al canale in maniera gratuita. Ne vale davvero la pena. Noi di BastaBugie ve lo consigliamo.
https://mazzoninews.com/2022/04/26/intervista-con-vaso-di-pandora-elon-musk-sostituisce-trump/

Fonte: Provita & Famiglia, 28 aprile 2022

4 - I TRE ERRORI DEL NON DARE IL COGNOME PATERNO
La sentenza della Corte Costituzionale che permette di dare ''anche'' oppure ''soltanto'' il cognome della madre distrugge definitivamente il concetto di padre di famiglia (e la famiglia stessa a scapito della moglie e dei figli)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29-04-2022

Parliamo del cognome da dare al figlio. Se il figlio è nato da genitori sposati, come è noto, assume il cognome del padre, oppure, se i genitori sono d'accordo e grazie alla sentenza n. 218/16 della Corte Costituzionale, assume il doppio cognome. Se il figlio è nato da genitori non sposati "assume il cognome del genitore che per primo lo ha riconosciuto. Se il riconoscimento è stato effettuato contemporaneamente da entrambi i genitori il figlio assume il cognome del padre" (art. 262 cc), oppure quello di entrambi (sempre grazie alla sentenza n. 218/16). Dunque se il figlio è nato in costanza di matrimonio assume in automatico il cognome paterno o, se così hanno deciso i coniugi, quello di entrambi, ma non quello solo della madre; se è figlio naturale può assumere solo quello materno oppure, in automatico, solo quello paterno, oppure il cognome di entrambi.
Nel 2019 il tribunale di Bolzano solleva presso la Consulta un dubbio di costituzionalità relativo a quelle norme che vietano di attribuire al figlio il solo cognome della madre. Il 14 gennaio del 2021 la Corte costituzionale, nell'ordinanza n. 81, fa presente che prima di sciogliere questo dubbio occorre domandarsi se sia costituzionalmente legittimo l'attribuzione in automatico del cognome del padre. E dunque solleva, disponendone la trattazione innanzi a sé, tale questione di legittimità costituzionale. Ciò che dunque faceva problema era la preferenza del cognome del padre qualora i genitori non decidano per l'attribuzione al figlio di entrambi i cognomi. Perché dunque privilegiare il patronimico al matronimico? Ai giudici appariva discriminatorio.
Come abbiamo visto, la sentenza 218/16 aveva già spostato il baricentro della questione più a beneficio della madre, permettendo l'aggiunta anche del cognome materno. Ma rimanevano in piedi la previsione dell'attribuzione in automatico del cognome paterno (trattasi di una indicazione implicita che si desume dall'intera disciplina sulla materia) e l'impossibilità per le coppie coniugate di assegnare solo il cognome materno.

CADUTI GLI ULTIMI PALETTI
Il 27 aprile scorso la Consulta ha superato questi due inciampi: "La Corte si è pronunciata sulla norma che non consente ai genitori, di comune accordo, di attribuire al figlio il solo cognome della madre e su quella che, in mancanza di accordo, impone il solo cognome del padre, anziché quello di entrambi i genitori", si legge nel comunicato stampa della Consulta.
D'ora in poi questa sarà la disciplina normativa riguardante il cognome da assegnare ai figli: "La regola diventa che il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell'ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due. [...] È compito del legislatore regolare tutti gli aspetti connessi alla presente decisione". Perciò, se i genitori non decidono diversamente, il figlio avrà il doppio cognome, altrimenti potrà avere solo il cognome del padre o solo il cognome della madre. Dunque niente più automatismi a favore del padre e possibilità ora che il figlio porti il cognome della sola madre. Tutto questo varrà sia per i figli di coppie sposate che non.
Tale decisione si fonda almeno su due ordini di motivi. L'attuale disciplina normativa, così hanno spiegato i giudici, contrasta con l'art. 3: i genitori come i coniugi hanno pari dignità. Così la Corte costituzionale con la sentenza 61/2006: "L'attuale sistema di attribuzione del cognome è retaggio di una concezione patriarcale della famiglia, la quale affonda le proprie radici nel diritto di famiglia romanistico, e di una tramontata potestà maritale, non più coerente con i principi dell'ordinamento e con il valore costituzionale dell'uguaglianza tra uomo e donna". In secondo luogo queste norme cozzano con l'art. 2 riguardante i diritti inviolabili. Uno di questi diritti attiene all'identità personale che sarebbe violata se il figlio fosse privato del cognome di uno dei due genitori. Sulla stessa linea anche diversi pronunciamenti della Corte europea dei diritti dell'uomo e del Consiglio d'Europa.
La Consulta, anche sulla scorta dei precedenti giurisprudenziali sulla materia, non poteva che arrivare a queste conclusioni dato che l'orientamento della coscienza collettiva, di cui si fa portavoce, aborre l'idea che vi sia un capofamiglia, perché ciò viene inteso come un retaggio culturale del passato di carattere fortemente discriminatorio, una imposizione sociale della supremazia patriarcale a danno delle donne. Il cognome maschile è tossico e va combattuto.

GLI INGANNI DELLA SENTENZA
Ma le cose non stanno così. In primis abbiamo una motivazione di carattere giuridico che s'impernia sull'esigenza di certezza in materia anagrafica. L'assegnazione del cognome del padre risponde all'esigenza del riconoscimento formale della paternità, perché se mater sempre certa est, pater numquam, ossia la madre è sempre certa (almeno fino all'avvento della maternità surrogata), il padre mai. Se il parto lega il figlio alla madre in modo certo, il cognome paterno tenta di fare lo stesso.
Ma le motivazioni più autentiche per cui la tradizione giuridica privilegia il cognome del padre a quello della madre nell'assegnazione del cognome al figlio si trovano in ambito culturale-antropologico. La famiglia non è una società democratica, di eguali, non è neppure una diarchia. È di diritto naturale che la famiglia sia guidata dal pater familias e, perciò, indicare con il cognome del solo marito l'intera compagine familiare rispecchia questa struttura gerarchica che vede a capo della famiglia il maschio. A cascata ciò comporta che assegnare solo il cognome maschile ai figli significa che quei figli appartengono a quella famiglia che trova la sua impronta specifica in chi la guida, cioè nel padre. Il cognome paterno diventa quindi non limite all'identità personale, ma espressione piena di questa identità perché indica appartenenza.
A beneficio delle femministe in servizio permanente: riconoscere che il marito/padre sia a capo della famiglia non significa che questi sia persona migliore della moglie/madre, che la sua dignità sia più preziosa di quella della sua sposa. Entrambi hanno pari dignità naturale, ma hanno ruoli e dunque responsabilità differenti. E la responsabilità del padre è per diritto naturale maggiore, così come le responsabilità che gravano sul Santo Padre sono infinitamente maggiori rispetto a quelle che possono gravare sul semplice fedele. È un dato di fatto per nulla umiliante.
Ciò ovviamente non significa che la madre non decida, non organizzi, non consigli, non sia di aiuto fondamentale. Chiaramente simili riflessioni sono, per le orecchie dei nostri contemporanei, come la kryptonite per Superman. Questo è dovuto ad un processo culturale di sedimentazione durato secoli in cui l'emancipazione della donna, l'egualitarismo, la guerra contro la legge naturale e l'identità della famiglia, l'eliminazione di ogni differenza specifica tra persone e società naturali per livellare tutto sullo stesso piano, l'odio verso ogni forma di gerarchia e, soprattutto, verso il concetto di autorità e di padre (la prima autorità di carattere naturale), hanno cancellato portati culturali che rispettavano l'ordine naturale delle cose, un ordine che spesso vede qualcuno più in alto di qualcun altro, pur avendo entrambi pari dignità naturale.

IL RUOLO DEL MARITO È DIVERSO DA QUELLO DELLA MOGLIE
Questo lo sfondo, potremmo così dire, antropologico su cui si è articolata la decisione dei giudici della Consulta che, in sintesi, si incardina sulle istanze di un vetero femminismo d'assalto e sull'egualitarismo. L'uguaglianza, tra l'altro, non c'entra nulla, perché questo principio impone di trattare i casi uguali in modo uguale e i casi diversi in modo diverso. E il ruolo del marito è diverso da quello della moglie. Detto ciò però nutriamo anche delle riserve di ordine logico e sociale in merito alla decisione della Corte costituzionale.
La prima: i giudici sprecano inchiostro ad iosa per affermare che il cognome solo paterno potrebbe ledere l'identità del figlio. Ma quanti figli si sono lamentati di ciò? Il fenomeno è così socialmente rilevante da imporre una modifica del codice? Se i giudici sono così attenti alla sensibilità sociale, tanto da diventare interpreti della coscienza collettiva che è oggettivamente mutata in relazione alle tematiche sul ruolo della donna, perché non registrano, su questo punto, la pressoché totale assenza di un'esigenza sociale dei figli di mutare la disciplina sull'assegnazione del cognome, astenendosi da ogni modifica normativa?
In secondo luogo abbiamo visto che i giudici permetteranno ai figli nati in costanza di matrimonio di assumere il cognome della sola madre. Ma, volendo usare la logica applicata dagli stessi giudici, non potrebbe essere questa una decisione che lede l'identità del figlio, quella stessa identità che si voleva tutelare con questa sentenza? Il figlio infatti si potrebbe sentire depauperato del suo lato paterno, amputato della sua parte maschile perché per sempre marchiato nel suo cognome come figlio della sola madre. Lo stesso dicasi con l'apposizione del doppio cognome: il figlio, ormai grandicello, potrebbe rifiutare il cognome di uno dei due per mille motivi.
Infine un paradosso: abbiamo visto che la Consulta vuole privilegiare il cognome della madre. Ma la madre porta il cognome del padre. E quello del padre è, a sua volta, il cognome di suo padre. E così via. Dunque, come in corto circuito, privilegiando il cognome della madre si finisce per privilegiare i cognomi maschili di una lunga teoria di ascendenti. Il figlio, solo da ultimo, assumerebbe un cognome femminile che in realtà, poi, sarebbe il concentrato di una serie pressoché infinita di nomi maschili. La Consulta, forse senza saperlo, si è infilata in un bel vicolo cieco e il rimedio, secondo la loro prospettiva, ha in realtà ingigantito il danno.

DOSSIER "IL COGNOME DEL PADRE"
Solido fondamento della famiglia

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29-04-2022

5 - IL TURISMO PUO' SALVARE IL BEL PAESE
La bellezza naturale è fin dall'antichità il principale connotato dell'identità italiana, ma poi c'è anche un patrimonio culturale che non ha eguali nel mondo
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 1° maggio 2022

Dopo due anni di pandemia, due anni da incubo, l'Italia del turismo sta ripartendo. Per il 2022 infatti le stime parlano di più di 92 milioni di arrivi e circa 343 milioni di presenze fra stranieri e italiani (un aumento - rispettivamente - del 43 per cento e del 35 per cento rispetto all'anno scorso).
Non siamo ancora tornati ai dati del 2019, ma la ripresa è forte. Sperando che i venti di guerra che soffiano impetuosi non gelino questa fioritura...
Con l'inizio di maggio sciameranno verso la Penisola milioni di persone che cercano nella nostra terra una Bellezza sognata e ignota, che tante volte hanno sentito raccontare o che hanno già assaporato e vogliono tornare a gustare.
La bellezza è - fin dall'antichità - il principale connotato dell'identità italiana. Già Marco Terenzio Varrone (116 a.C. - 27 a.C.), nella più antica delle 'laudes Italiae' che conosciamo, il 'De re rustica', del 37 a.C., celebra l'Italia come il giardino del mondo: "Voi che avete peregrinato per molte e diverse terre, ne avete vista una più coltivata dell'Italia? Io, per conto mio, non credo che ce ne sia".
Anche la nostra letteratura, ai suoi esordi, canterà questa caratteristica della Penisola. L'Italia è in Dante il "bel paese là dove 'l sì suona" o "l giardin de lo 'mperio". In Petrarca è "il bel paese / ch'Appennin parte, e 'l mar circonda et l'Alpe".
In una enciclopedia medievale l'Italia è la "terra pulcherrima, soli fertilitate pabulique ubertati gratissima", la bellissima terra, piacevole per la fertilità del suolo e l'ubertosità dei suoi pascoli.

BELLEZZA NATURALISTICA E PAESAGGISTICA
Insomma da secoli dire Italia significa dire bellezza naturalistica e paesaggistica. La quale è sì dovuta - anzitutto - a una fortunata collocazione geografica e a una felice situazione climatica, ma i tanti doni del Creatore si sono combinati con la straordinaria opera degli uominiche fin dall'antichità hanno arricchito la natura con il lavoro e l'ingegno.
Infatti è grazie agli agricoltori romani che furono introdotte da noi tantissime delle piante che oggi vediamo e coltiviamo e che provengono da altre aree del mondo. Così oggi l'Italia è un paradiso di biodiversità e questo è anche alla base della ricchezza della nostra alimentazione e della nostra cucina, parte non secondaria dell'attrattiva turistica.
Del resto non c'è solo la bellezza naturale. Il patrimonio culturale italiano non ha eguali nel mondo: più di 4 mila musei, 6 mila aree archeologiche, 85 mila chiese soggette a tutela e 40 mila dimore storiche censite.
Ma qui cominciano anche le dolenti note: l'incuria, gli scempi, gli abusi sono storia nota. Leonardo Sciascia scriveva nel lontano 1969: "L'Italia è il paese dell'arte ma le opere d'arte che vadano in malora".
Lo stesso assalto turistico a questo patrimonio e alle città d'arte se - per un verso - è positivo, per altro verso ha qualcosa di angosciante, pare un consumo "mordi e fuggi" che di quella bellezza non comprende nulla, scivola sulla superficie alla velocità di un selfie. E lascia una distesa di cartacce e lattine.
D'altronde l'Italia è un'unica, immensa, opera d'arte plasmata insieme dalla natura e da generazioni e generazioni di italiani, che sono stati il grande artista collettivo.

MILLENARIA BELLEZZA
Se i più geniali figli del nostro popolo - come Michelangelo - seppero dare forma prodigiosa al marmo o alle basiliche, i nostri umili contadini - imparando inizialmente dai monaci medievali che dissodarono un'Italia distrutta dalle invasioni barbariche - hanno dato forma al nostro paesaggio esprimendo in esso il loro sentimento della vita, la spiritualità che come popolo vivevano.
Franco Rodano, nelle sue "Lettere dalla Valnerina", descriveva incantato la bellezza che vedeva "in questa mia valle [dell'Umbria] e nei suoi poveri campi ancora amorosamente coltivati [...] nella netta geometria di questi poderi, che sono prodotto antico, di una lunghissima storia, di una millenaria capacità contadina (conservata dalla Controriforma) di vivere il lavoro non solo come duro travaglio disseminato di 'spine e triboli', ma anche come accurata e paziente ricerca, al tempo stesso, e del necessario e del bello".
Noi, italiani del XXI secolo, sembriamo perlopiù estranei a questa storia, viviamo immersi nella nostra millenaria bellezza con una distrazione che ferisce.
Possediamo un patrimonio ereditato, senza meriti, ma non sembriamo consapevoli della fortuna che abbiamo avuto, né delle nostre responsabilità.
Albert Einstein, che con l'Italia ebbe un legame profondo (ci visse per anni e anche una parte importante della sua famiglia ci ha abitato a lungo) un giorno disse: "Se io potessi liberamente scegliere il mio domicilio a libero piacere, vorrei vivere in Italia per il resto della mia vita".
Essere nati in un Paese così è una fortuna e un privilegio. Dovremmo avvertire il dovere di custodire, valorizzare e proteggere questa immensa opera d'arte per tutta l'umanità. In fondo la bellezza italiana è per tutti. Perché, come diceva Sviatoslav Richter, "ogni persona al mondo ha due patrie: la propria e l'Italia".

Nota di BastaBugie: un libro del 1995 di Rino Cammilleri spiegava quanto gli italiani abbiano una storia gloriosa in ogni campo, ma lo ignorino ormai i più.
Si intitola "Elogio degli italiani. Un pamphlet contro il vizio nazionale" e puoi trovarlo usato su Amazon, clicca qui!

Fonte: Libero, 1° maggio 2022

6 - UN GIAPPONESE SI SPOSA CON UN OLOGRAMMA
Altre notizie dal mondo della sessualità impazzita: inseminazione tramite marito defunto, i ragazzi sono immersi nella pornografia
Fonte Provita & Famiglia, 26 aprile 2022

Ormai nella galassia Gender-fluid la realtà sta superando la fantasia, ma in quest'ultimo caso è forse più corretto dire che la fantasia ha superato la realtà.
In Giappone un uomo, Akihiko Kondo, ha infatti sposato l'ologramma di Hatsune Miku, una cantante pop disegnata in stile manga. Sembra incredibile ma è tutto vero, l'uomo si definisce "fictosessuale" e dice che la sua relazione con l'ologramma lo ha salvato dalla depressione, dopo aver subito episodi di bullismo sul lavoro.
Kondo sa che sua moglie non è reale e che è stata creata nel 2017, quando l'uomo ha acquistato un dispositivo di nome Gatebox, che permette alle persone di interagire con una varietà di personaggi inventati, rappresentati da un piccolo ologramma. Oltre a interagire tramite ologramma, Akhiko ha bambole di sua "moglie" di diverse dimensioni e sul suo profilo Instagram posta foto dei momenti della sua vita quotidiana insieme alla bambola.
Secondo quanto riportato da diversi media, in Giappone sarebbero migliaia le persone che hanno iniziato relazioni sentimentali con personaggi inventati. Un dato che non fa ben sperare per le future generazioni, soprattutto se si pensa che molti, anche qui in Italia, vorrebbero imporre l'insegnamento della teoria Gender nelle scuole.

Nota di BastaBugie:
nel seguente video (durata: 3 minuti) dal titolo "World is Mine" si può vedere Hatsune Miku, l'ologramma della cantante virtuale a cui si riferisce l'articolo precedente, a un suo concerto. Lei è un ologramma, cioè una immagine prodotta dal computer, mentre tutti gli altri sono persone vere: il complesso che suona dietro di lei e il pubblico davanti a lei.
Sotto al video, altre notizie sul mondo della sessualità impazzita.


https://www.youtube.com/watch?v=jhl5afLEKdo

STORIA CHOC DAL REGNO UNITO: INSEMINAZIONE TRAMITE MARITO DEFUNTO
Una storia che ha dell'assurdo, ma in realtà è - purtroppo - vera. Nel Regno Unito c'è infatti chi vuole utilizzare il seme del proprio marito defunto per avere un figlio.
La protagonista di questa vicenda è Jade, una 35enne britannica. Jade e Daniel avevano firmato le pratiche per avviare l'inseminazione artificiale nel 2019 presso il Jhon Radcliff Hospital di Oxford. Nel frattempo il marito è defunto a causa di un cancro. Per questo motivo aveva fatto congelare il suo sperma prima di sottoporsi alla cura. Nonostante la morte precoce di Daniel, la moglie Jade vorrebbe ora usare il suo seme congelato per avere un figlio. "Non ci sono prove che il seme dell'uomo fosse per la moglie" è stata la risposta della clinica.
Da qui, la donna ha iniziato la sua battaglia legale con la clinica. Da quanto è stato riportato dal Time, la donna afferma che il marito volesse che lei concepisse il loro figlio per mezzo della fecondazione in vitro anche dopo la sua morte.
Le posizioni della clinica sembrano irremovibili, a causa della mancanza di documenti firmati da Daniel, in cui sia espressa la sua volontà di avere un figlio anche da defunto. La stessa clinica, inoltre, ha fatto sapere che porterà avanti la sua difesa legale fino alla Corte suprema.
"È qualcosa che volevamo entrambi - ha invece affermato la donna - lo stavamo pianificando insieme, ma poi è Daniel morto prima che ne avessimo l'opportunità". Nel frattempo la vedova sta raccogliendo lettere di familiari e amici per provare la volontà del marito defunto. "Avevamo scelto i nomi per il bimbo, la cameretta e tutto quanto" dichiara amareggiata. "Il buon senso potrebbe prevalere?" aggiunge.
Una frase altamente emblematica in un contesto in cui di buon senso sembra non essercene affatto, ma dal quale si denota un'irrefrenabile volontà di soddisfare i propri desideri.
Un caso controverso quanto la mentalità "pro-choice", che tenta di far avere figli a tutti i costi quando sono desiderati, ma non fa altrettanto quando si deve scartare un essere umano non voluto.
(Anna Bonetti, Provita & Famiglia, 29/12/2021)

I RAGAZZI SONO IMMERSI NELLA PORNOGRAFIA
"Il porno non fa nulla". "Ma a chi a chi fa male?" Le abbiamo sentite tante volte queste affermazioni. E sappiamo che molti la pensano così. D'altronde di adolescenti su piattaforme pornografiche o strumenti come TikTok, la app cinese che, con la scusa di favorire gli incontri tra i giovani, starebbe veicolando senza controllo contenuti pornografici e addirittura pedofili, ce ne sono a iosa. Tentare di contenere il fenomeno è possibile? Sì, e si deve. Non bastano certo i filtri però, la prevenzione anche culturale è lo strumento migliore.
Non lo dicono ma molti ragazzi sono a rischio di impotenza legato a queste pratiche, perché più si alza il livello di trasgressione anche se virtuale, e più nulla accontenta. Il consumo di pornografia, a lungo andare, rende sessualmente impotenti e lo ha detto anche a noi di Pro Vita & Famiglia il Prof. Meluzzi, psicologo e psicoterapeuta, nell'ultima intervista: "Oggi la pornografia è un fenomeno che ha come funzione prevalente quella di produrre la desensibilizzazione sistematica, quindi innesca un processo di indebolimento della reazione sessuale. Tra i tanti fattori di impotenza diffusa e di anorgasmia tra gli uomini e le donne, in particolare tra i giovani, c'è proprio questo. La pornografia diventa quindi una dipendenza, un elemento depressiogeno che indebolisce la funzione sessuale.
Oggi un ragazzo, di fronte al corpo di una ragazza nuda, non si eccita più, perché è desensibilizzato». [...]
Provare a fermare l'informazione sul web è impossibile. Ma ragionare con i ragazzi si può. Occorre fargli capire che, se diventano dipendenti dalla pornografia, non gusteranno più il rapporto vero con una donna come prima, saranno schiavi di immagini false e amplificate, che vedono la donna come oggetto e riducono l'uomo a uno strumento per prestazioni sempre più elevate.
Il problema è che alla pornografia ormai accedono anche i genitori di questi ragazzi. E spesso l'esempio sbagliato viene proprio da loro. Bisogna parlare francamente di queste cose con i figli, dialogare e spiegare che la realtà è più eccitante di un video. Che la depressione a cui vanno incontro è peggio del rifiuto di una donna. Un rifiuto si supera, una dipendenza malata no.
Si tratta di salute prima di tutto e i ragazzi lo devono sapere.
(Provita & Famiglia, 29/12/2021)

Fonte: Provita & Famiglia, 26 aprile 2022

7 - LA PERSECUZIONE DEGLI INSEGNANTI NON VACCINATI
La scuola ha tradito la propria missione svelando il proprio volto, quello di uno Stato etico che non ha alcun interesse a educare ma solo a indottrinare (VIDEO: Sono un untore!)
Autore: Marco Lepore - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 02-05-2022

Anche aprile se n'è andato. Poche settimane ancora di scuola ci separano dall'ultima campanella di quello che potremo probabilmente definire (sperando di non dover assistere in futuro a spettacoli ancora peggiori) l'anno scolastico più assurdo e diseducativo della storia del nostro malconcio Paese.
Non bastavano, infatti, le mascherine, i distanziamenti, le quarantene, la DAD, le finestre aperte nelle aule anche in pieno inverno e una lista infinita di precauzioni per resistere alla diffusione della "peste del XXI secolo", malattia che in realtà si cura, nella maggior parte dei casi, con semplici antinfiammatori e pochi altri farmaci già noti e di uso comune, come sottolineato anche in occasione dell'incontro dell'ordine dei medici di Venezia tenutosi in questi ultimi giorni....
No, non bastavano. Quest'anno si sono aggiunte le sospensioni dal lavoro senza stipendio del personale che si è opposto alla inoculazione forzata del cosiddetto "vaccino contro il Covid", e, infine, il rientro al lavoro dopo alcuni mesi, ma in regime di isolamento sociale. Ne abbiamo già parlato, ma vale la pena tornare a dire qualcosa perché ci troviamo di fronte a storie (inconcepibili fino a pochi mesi fa) di insegnanti rinchiusi in stanze da soli, impossibilitati a insegnare, abbandonati dai dirigenti, talvolta fatti entrare da ingressi separati, nella migliore delle ipotesi destinati a lavori non di loro competenza, come bibliotecari o sostituti del personale Ata.

RIPROVAZIONE SOCIALE E ISOLAMENTO
Tutto questo, poi, sarebbe ancora poco, perché in filigrana persiste un clima di riprovazione sociale e di isolamento anche da parte di quei colleghi, non pochi, che probabilmente condividono le motivazioni del Ministero, riferite senza vergogna alcuna dal Ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Inca, il 30 marzo scorso. È forse utile riportarle per esteso: "[...] Il Consiglio dei ministri ha unanimemente deciso di mantenere, fino al 15 giugno, l’obbligo vaccinale. Nello stesso tempo, però, ha ritenuto di eliminare la sospensione dal servizio per coloro che non ottemperano l’obbligo, superando la severa implicazione di non riconoscere neppure il cosiddetto assegno alimentare. Peraltro, sottrarsi all’obbligo vaccinale per gli insegnanti ha una peculiare conseguenza: la vaccinazione costituisce un requisito essenziale per lo svolgimento delle attività didattiche a contatto con gli alunni. Di qui l’utilizzazione del docente non vaccinato in attività di supporto alla istituzione scolastica, quali le attività anche a carattere collegiale, di programmazione, progettazione, ricerca, valutazione, documentazione, aggiornamento e formazione e la conseguente sostituzione, per l’attività didattica, con supplenti. La motivazione di tale disposizione risiede nella speciale rilevanza che la figura del docente ricopre nella comunità educante. La disposizione coniuga, infatti, due esigenze: quella di attenuare le conseguenze di inadempimento all’obbligo vaccinale senza deflettere, però, rispetto al principio di responsabilità dei docenti dinanzi agli alunni. La violazione di un obbligo non può restare priva di conseguenze. Si tratta dunque di un messaggio forte e coerente, che si è voluto dare ai nostri giovani. Gli insegnanti inadempienti disattendono il patto sociale ed educativo su cui si fonda la comunità nella quale sono inseriti. Il puro e semplice rientro in classe avrebbe comportato un segnale altamente diseducativo. Per questo si è dovuto trovare un ragionevole equilibrio tra il diritto dei docenti non vaccinati di sostentarsi e il loro dovere di non smettere mai di fornire il corretto esempio."

LO STATO ETICO
Vale nulla che dietro a quei numeri, dietro a quelle sospensioni, ci fossero famiglie, cittadini, figli, persone che già avevano subito ingiustamente, in sfregio ad ogni norma costituzionale, la sospensione del proprio stipendio, provato difficoltà economiche, vissuto frustrazione e disagio psicologico legato ad una condizione ricattatoria che mai potrà essere definita "una libera scelta", come molti affermano. Occorreva dunque una punizione esemplare per non aver fornito il "corretto esempio", quello necessario per insegnare ai giovani a non ragionare con la propria testa ma secondo il pensiero mainstream, a mettere alla gogna chi difende i propri diritti, a calpestare la Costituzione (su questo i nostri governanti hanno dato un esempio luminoso...), a raggirare e utilizzare a proprio piacimento le leggi, a favorire le ingiustizie e i soprusi usando la violenza e i ricatti...
In questo grottesco capovolgimento, il segnale diseducativo - secondo il Ministro - lo hanno dato gli insegnanti che hanno dimostrato senso del sacrificio e che si sono battuti per la difesa dei propri diritti e della libertà di non sottoporsi come pecore a una "cura" ordinata da un ente politico, contrastando così un sistema perverso che ha imposto in modo ricattatorio la vaccinazione obbligatoria senza obbligo di legge.
Cosa stanno imparando i nostri giovani, da questa schizofrenica deriva? Molti di questi saranno gli insegnanti di domani o anche i futuri difensori della legge... ma con quali valori?
Una sola cosa è certa, al momento: la scuola italiana, che già da decenni era terreno di semina delle ideologie, ma che ancora conservava alcuni spazi di libertà, ha tradito la propria missione originale e svelato definitivamente il proprio volto, quello di uno Stato etico che non ha alcun interesse a educare ma solo a indottrinare.

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 2 minuti) dal titolo "Sono un untore!" Silver Nervuti si autodichiara untore, mentre definisce Mario Draghi "quello bravo". Un video per ridere, ma subito dopo piangere amaramente sulle contraddizioni della narrazione ufficiale in questi due anni di perdita di buon senso.


https://www.youtube.com/watch?v=IKtMfB6yM00

DOSSIER "CORONAVIRUS"
Sì alla prudenza, no al panico

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DOSSIER "IL VACCINO ANTI-COVID"
La scienza e la propaganda

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 02-05-2022

8 - OMELIA IV DOM. DI PASQUA - ANNO C (Gv 10, 27-30)
Io do loro la vita eterna
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Il Vangelo di oggi ci offre della parole molto consolanti, tra le più belle di tutta la Sacra Scrittura. Gesù, parlando delle sue pecorelle, ci assicura: "Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano" (Gv 10,28).
Promesse grandissime. Affinché si realizzino, la condizione è quella di ascoltare la sua voce. Gesù lo dice chiaramente: "Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono" (GV 10,27). Dunque, se vogliamo anche noi essere pecorelle del Signore, se anche noi vogliamo appartenere al suo gregge, dobbiamo ascoltare la sua voce.
Come possiamo ascoltarla? In tre modi. Prima di tutto leggendo la Sacra Scrittura. Gesù ci parla nel Vangelo. Ignorare la Scrittura significa ignorare Cristo. Sant'Antonio da Padova, per averla assiduamente meditata, conosceva a memoria più o meno tutta la Bibbia. Da parte nostra cerchiamo ogni giorno di annotarci le frasi della Scrittura che maggiormente ci colpiscono. Sarà proprio con quelle frasi che Gesù vorrà parlare al nostro cuore: cerchiamo di memorizzarle e di ruminarle continuamente dentro di noi. Ne seguiranno delle belle riflessioni che nutriranno la nostra anima. Questo è il primo e più importante modo di ascoltare la voce del Signore. Ma domandiamoci: quanti di noi hanno letto attentamente tutto il Vangelo? Forse pochi. Da oggi in poi impegniamoci di più. Inoltre dobbiamo ascoltare la Chiesa, il Papa, i vescovi. "Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me". E' la chiesa a insegnarci cosa è bene e cosa è peccato, non la nostra testa. Chi disprezza il Magistero della Chiesa disprezza Gesù Cristo. Pensiamo alla morale familiare: quante critiche alla Chiesa! Ma non ascoltando la voce della Chiesa ci chiudiamo alla voce del Signore.
Un altro modo è quello di ascoltare le ispirazioni interiori. Ogni cristiano si deve abituare ad un po' di tempo di meditazione quotidiana. Quando preghiamo siamo noi a parlare a Dio; quando meditiamo è Dio che parla al nostro cuore. Il momento più bello di una mamma di famiglia, una volta, era quello di alzarsi molto presto alla mattina, quando la città ancora dormiva, e di mettersi a pensare e a pregare. Erano momenti bellissimi ed era proprio grazie a quella ora di silenzio che riusciva ad affrontare il peso della giornata. Santa Gemma Galgani e Santa Teresina, quando erano bambine, amavano molto starsene in silenzio e mettersi a pensare...ed era proprio in quel silenzio che Dio parlava al loro cuore e donava loro delle celesti ispirazioni.
Dobbiamo abituarci al silenzio e alla riflessione così da trovare il consiglio per ogni nostro problema. San Giuseppe Moscati, celebre medico, iniziava la sua giornata con due ore di preghiera, la Comunione e la meditazione, e dopo andava all'Università a insegnare e all'ospedale per le visite mediche. E, prima di ogni diagnosi difficile, metteva le mani in tasca e stringeva la corona del Rosario. Impariamo anche noi a organizzare la nostra giornata nel silenzio e nella preghiera. Nella prima lettura di oggi abbiamo ascoltato come i giudei non vollero ascoltare la Parola di Dio. Proprio per quella loro chiusura di cuore e per aver respinto la Parola del Signore, Paolo e Barnaba iniziarono a rivolgersi ai pagani. Il testo degli Atti degli Apostoli riporta che i pagani, nell'udire la Parola di Dio, si rallegrarono e credettero alla predicazione.
A volte c'è il rischio di fare la fine di quei giudei: pur frequentando la Messa tutte le domeniche, abbiamo il cuore chiuso e non vogliamo ascoltare la voce del Signore che ci parla attraverso la voce dei legittimi Pastori. Quei giudei si opposero alla Parola di Paolo e di Barnaba; noi rischiamo di opporci alla parola del Papa, al Magistero della Chiesa. A volte capita che sono proprio i lontani ad ascoltare questa voce, proprio come avvenne per i pagani che accolsero la predicazione dei due Apostoli. Ricordiamolo sempre: in ultima analisi, il segno per vedere se stiamo veramente ascoltando la voce del Signore e non la nostra testa è quello di vedere se accogliamo con docilità l'insegnamento della Chiesa.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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