BastaBugie n�786 del 14 settembre 2022

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1 FINISCE IN CARCERE L'INSEGNANTE CRISTIANO CHE SI RIFIUTA DI USARE I PRONOMI TRANS
Una scuola irlandese costringe i professori a rivolgersi con il pronome neutro agli studenti in transizione da uomo a donna (VIDEO: trailer di God's not dead 2)
Autore: Federica Di Vito - Fonte: Sito del Timone
2 IL MENSILE DELLA COOP SOSTIENE IL DIRITTO AD ABORTIRE I BAMBINI, MA PIANGE PER LA STRAGE DEI PULCINI
Intanto Mons. Paglia, presidente dell'Accademia per la vita, definisce la legge sull'aborto ''un pilastro della società'' e dice che l'aborto ''non è assolutamente in discussione'' (VIDEO: Paglia su Rai Tre)
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Radio Roma Libera
3 PUO' UN CATTOLICO VOTARE IL CENTRODESTRA?
Le recenti risposte della Meloni ad attivisti Lgbt mettono in evidenza la debolezza della posizione del centrodestra su vita e famiglia
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 LA MOSSA DI LETTA PER RIPORTARE IL PD AL GOVERNO
Il segretario del Partito Democratico sa già di perdere le elezioni e per questo sta mirando a ben altro
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Blog di Porro
5 LE DIFFERENZE TRA ITALIA E STATI UNITI NELLE ELEZIONI 2022
Mentre negli Usa le tematiche legate alla vita e alla famiglia sono ritenute importanti da cittadini e politici, in Italia i principi non negoziabili non sono rilevanti
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 LA FESTA DEL NOME DI MARIA FU ISTITUITA PER RICORDARE LA VITTORIA NELLA BATTAGLIA DI VIENNA
Ogni 12 settembre la Chiesa ci insegna ad avere sempre sulle labbra e nel cuore il nome di Maria accanto a quello di Gesù (VIDEO: Undici settembre 1683)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera
7 LETTERE ALLA REDAZIONE: GLI ANELLI DEL POTERE DI AMAZON STORPIA LE STORIE DI TOLKIEN
Delude la più costosa serie di tutti i tempi: personaggi neri in una saga nordica, trama noiosa, dialoghi banali, la donna è coraggiosa e forte, mentre i maschi sono deboli e inconcludenti
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
8 OMELIA XXV DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 16,1-13)
Chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - FINISCE IN CARCERE L'INSEGNANTE CRISTIANO CHE SI RIFIUTA DI USARE I PRONOMI TRANS
Una scuola irlandese costringe i professori a rivolgersi con il pronome neutro agli studenti in transizione da uomo a donna (VIDEO: trailer di God's not dead 2)
Autore: Federica Di Vito - Fonte: Sito del Timone, 8 settembre 2022

Non si scende a compromessi con la cultura dominante. E per questo si finisce in carcere. La storia dell'insegnante cristiano irlandese arrestato per essersi rifiutato di utilizzare i pronomi neutri, quello che in spagnolo sarebbe "elle", sta diventando simbolica. Lui si chiama Enoch Burke e ha trascorso la sua prima notte nella prigione di Mountjoy.
Burke è professore di tedesco, storia e politica alla Wilson Hospital School (Westmeath, Irlanda), una scuola di tradizione - pensate un po' - anglicana che da molto tempo cercava di costringere il professore a rivolgersi a uno studente in transizione con il pronome neutro.
Tra le motivazioni non poteva che portarne una peggiore: il suo credo cristiano. Dopo la scuola è passata alla sospensione senza specificare la causa, che dal punto di vista legale deve essere ritenuta grave. Così un giudice che ha emesso un ordine impedendo al professore di recarsi al liceo, e, data la sua insistenza, venerdì il giudice della Contea di Westmeath Michael Quinn ha emesso un mandato d'arresto e lunedì la polizia lo ha arrestato.

UNA QUESTIONE DI COSCIENZA
Burke continua a sostenere che riferirsi allo studente con un nome diverso da quello reale (riferito dunque al suo sesso naturale) è una violazione della sua coscienza, «il transgenderismo è contro la mia credenza cristiana. È contrario alle Scritture, contrario all'etica della Chiesa d'Irlanda e della mia scuola. Sono un insegnante e non voglio andare in prigione. Voglio essere nella mia classe, dove ero questa mattina quando sono stato arrestato».
Ha poi affermato di aver continuato a recarsi a scuola perché anche rispettare l'ordine del giudice sarebbe stata una «violazione della sua coscienza», visto che si ricorre alla sospensione solo in casi molto gravi - e qui di casi gravi non ce ne sono. Il suo motto Res Non Verba - Azioni, non parole, l'ha usato per difendersi e ha chiarito che in realtà è imprigionato «per aver detto che non chiamerebbe un bambino una bambina».
Intanto il gesto coraggioso di questo professore sta mostrando a tutto il mondo come questo sistema debba usare minacce e prigione per imporsi. Al tal proposito, il Centro Studi Livatino, in una nota in cui ha richiamato le insidie contenute nel ddl Zan, ha osservato che «è da scongiurare il rischio che in Italia qualcuno, come il Prof. Burke, finisca in carcere per aver utilizzato un pronome che il destinatario percepisce come inadatto». Che la situazione, a livello internazionale, sia seria, è poi dimostrato dal fatto che il caso di Burke non è il solo nel suo genere.

ACCADE NEGLI STATI UNITI
Per dire, la settimana scorsa si è diffuso l'esito del caso di Pamela Ricard, un'insegnante di matematica a Topeka (Kansas, USA), che ha vinto il suo processo e riceverà 95.000 dollari in risarcimento per danni e pregiudizi dopo una lunga battaglia legale per il rifiuto di usare i pronomi neutri. Pamela Ricard aveva nella sua scuola secondaria due studenti che si dichiaravano trans, a cui l'insegnante si riferiva per cognome.
La direttrice del centro, Shannon Molt, aveva inviato una linea guida al comitato di insegnanti della scuola in cui li esortava a rivolgersi agli studenti con il pronome che desiderano o con il nome che scelgono, Ricard si è rifiutata di farlo e la scuola l'ha sospesa per tre giorni per aver violato 11 politiche del distretto riguardanti «molestie, diversità e inclusione».
L'insegnante, tutt'altro che intimorita, ha contattato l'Alliance Defending Freedom e Kriegshauser Ney Law Group per iniziare una battaglia legale. Lo stesso tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il distretto del Kansas ha affermato che la causa emessa dall'insegnante «probabilmente avrebbe prevalso sull'esercizio della libertà religiosa del Primo Emendamento».
«La signora Ricard crede che Dio abbia creato gli esseri umani come uomini o donne, che questo sesso è fissato in ogni persona dal momento del concepimento, e che non può essere cambiato, indipendentemente dai sentimenti, dai desideri o dalle preferenze di ogni persona», ha sottolineato la difesa.
Dopo 17 anni come insegnante nel distretto, Pamela Ricard si è ritirata dall'insegnamento dopo la risoluzione del suo caso, che si è concluso con una chiara vittoria per la quale riceverà 95.000 dollari per danni e spese legali. Forse non siamo mai stati così vicini ai tempi che così descriveva Chesterton: «Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate».

Nota di BastaBugie: a tante vicende come queste si ispira il film capolavoro "God's not dead 2" nel quale un'insegnante di storia rischia il posto di lavoro per essersi comportata da cristiana. Ad un certo punto dichiara di preferire stare con Dio ed essere giudicata dal mondo, piuttosto che stare con il mondo ed essere giudicata da Dio.
Per leggere approfondimenti su "God's not dead 2", vedere le clip, ascoltare la colonna sonora e molto altro, clicca qui!
Qui sotto il trailer del film.


https://www.youtube.com/watch?v=5_SNj4hS0Pc

Fonte: Sito del Timone, 8 settembre 2022

2 - IL MENSILE DELLA COOP SOSTIENE IL DIRITTO AD ABORTIRE I BAMBINI, MA PIANGE PER LA STRAGE DEI PULCINI
Intanto Mons. Paglia, presidente dell'Accademia per la vita, definisce la legge sull'aborto ''un pilastro della società'' e dice che l'aborto ''non è assolutamente in discussione'' (VIDEO: Paglia su Rai Tre)
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Radio Roma Libera, 12 settembre 2022

Non mancano di suscitare quanto meno perplessità i due titoli affiancati sul numero di settembre del mensile Con, edito dalla Coop, alle pagine 36 e 37. Titoli, che cozzano l'uno contro l'altro. Sulla facciata di destra, «Il diritto all'aborto negato anche online» e, su quella di sinistra, «Mettere fine alla strage dei pulcini maschi».
Nel primo articolo non una bioeticista, nemmeno una filosofa od una sociologa, bensì una «docente ed esperta di comunicazione web», come viene presentata, ovvero la professoressa Alessandra Farabegoli, definisce «inquietante», dopo la famosa sentenza della Corte Suprema americana, che, negli Stati Usa ove l'aborto sia stato bandito per legge, le autorità possano richiedere l'accesso ai dati individuali, per capire chi vi si sia sottoposto e chi no attraverso le app per il monitoraggio del ciclo, quelle per la geolocalizzazione presso cliniche abortiste di altri Stati e l'eventuale acquisto di medicinali abortivi. Perciò «le attiviste pro-choice hanno iniziato a consigliare di interrompere» quelle app, «senza limitarsi a disinstallarle dallo smartphone, ma richiedendo la cancellazione completa dei dati del proprio account». Esse temono anche quei gruppi pro-life, che fanno ricorso a database commerciali «per indirizzare le loro campagne a donne, i cui comportamenti lascino presumere l'intenzione di abortire»: sia mai che qualcuna di queste possa ripensarci e salvare la vita del figlio, che tiene in grembo! La professoressa Farabegoli conclude prevedibilmente il proprio articolo con l'appello, da donna a donne, a «continuare a impegnarci per difendere e ampliare i nostri diritti».
Dopo tanto accanimento a favore dell'aborto lascia perplessi il vigore con cui, nella pagina accanto, ci si scaglia invece contro «l'uccisione dei pulcini maschi nelle filiere delle galline ovaiole», perché «considerati "scarti" improduttivi», definendola una «prassi inutile e crudele». Lo stridore tra le due notizie è evidente. Com'è possibile che ai pulcini maschi si voglia riconoscere quel diritto alla vita che viceversa viene negato ai bambini nel grembo materno? Com'è possibile definire «prassi inutile e crudele» l'eliminazione dei pulcini e non l'aborto? Com'è possibile inorridire per il fatto che i pulcini vengano definiti «scarti improduttivi» e non per il fatto che i piccoli umani abortiti vengano considerati nelle cliniche e negli ospedali «materiale organico di scarto»?
Del resto, l'antispecismo, specie nelle Sinistre, sta galoppando, è diventato una delle nuove battaglie ideologiche, da tenere ben nascosta durante la campagna elettorale, ma da sventolare a più non posso in tutte le altre occasioni, come è accaduto con i vari «Gay Pride» svoltisi su e giù per la Penisola nei mesi scorsi. A beneficio di chi non sappia in cosa consista, l'antispecismo vorrebbe tutte le specie viventi col medesimo status morale e col medesimo valore, sullo stesso piano insomma, il che consente assurdità quali, appunto, quella di riconoscere più diritti ai pulcini che all'embrione umano e di preoccuparsi più per i primi che per il secondo! Incredibile!
È quanto, del resto, già avviene in Spagna, dove il governo socialcomunista, guidato da Pedro Sánchez, ha dato il via libera alla cosiddetta legge «sul benessere e sulla protezione degli animali», che intende, per l'appunto, azzerare la macellazione degli animali domestici (prevista solo per motivi di salute pubblica o di eutanasia), eliminare le pratiche che causino loro sofferenza, nonché impedire il loro abbandono, oltre ad una sfilza di altre tutele. Secondo l'agenzia InfoCatólica, tale normativa «concede più diritti agli animali che agli esseri umani non ancora nati»; questi ultimi, in Spagna, «possono essere sacrificati sugli altari delle cliniche abortive» e non solo per eventuali problemi di «salute pubblica»...
Insomma, nel mondo del non-senso è giunta l'ora di riportare un po' di ordine...

Nota di BastaBugie: Intervistato da Rai Tre, Mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, tocca il fondo della sua collaborazione formale al male definendo la legge 194 «un pilastro della società» e dicendo che l'aborto non «è assolutamente in discussione».
Tommaso Scandroglio nell'articolo seguente dal titolo "Fatevene una ragione, in Italia l'aborto è un diritto (purtroppo)" critica chi giustifica la legge 194 dicendo che questa si limiterebbe a non punire l'aborto, ma senza affermarlo come un diritto. Invece è proprio questo che dice la legge sull'aborto. La 194 non tollera il male, ma lo presenta come un bene.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 30 agosto 2022:

L'influencer Chiara Ferragni e il Presidente della Pontificia Accademia per la Vita Mons. Vincenzo Paglia hanno contribuito, seppur in diverso modo, ad accendere i riflettori per qualche giorno sul tema dell'aborto e su quello della legge 194.
Qualche anima bella anche in casa cattolica ha riproposto un classico cavallo di battaglia del pensiero deviato pro-life: la 194 non attribuisce alla donna nessun diritto di abortire. L'aborto, secondo la 194, sarebbe un reato non punibile laddove si verificassero le condizioni indicate dall'articolato di legge, così come avviene in Germania. Insomma, la 194 non sarebbe alla fine una cattiva legge che permette di abortire, ma una buona legge che tollera l'aborto ed evita di punire la donna perché sempre vittima, come il suo bambino. Questa pietistica narrativa è erronea e ne avevamo già parlato a suo tempo.
Per la 194 l'aborto è un diritto. Tre sono almeno le motivazioni di carattere giuridico che ci permettono di affermarlo. La prima: l'azienda ospedaliera e quindi in subordine il medico sono tenuti a praticare l'aborto laddove richiesto. Che il medico abbia un dovere di fornire l'aborto è provato dal fatto che quest'ultimo può ricorrere all'obiezione di coscienza per astenersi dal praticare aborti. Se non ci fosse un obbligo, non avrebbe avuto senso inserire l'istituto dell'obiezione di coscienza nel testo di legge. E se dunque esiste un dovere di praticare l'aborto vuol dire che in capo alla donna esiste il corrispettivo diritto di chiedere l'aborto. Se c'è un dovere vuol dire che da qualche parte c'è un corrispettivo diritto. Predicare il primo senza il secondo sarebbe irragionevole. Oppure e a rovescio: se non ci fosse un diritto di abortire perché parlare di dovere di fornire l'aborto?
Secondo motivo per cui possiamo affermare che secondo la legge 194 abortire è un diritto. Ampia giurisprudenza ha riconosciuto da tempo il risarcimento in sede civile per nascita non desiderata. Detto in altri termini, il bambino nasce con qualche malformazione o patologia. Ormai è troppo tardi per ucciderlo, però i genitori si rivolgono al giudice per chiedere i danni per nascita non voluta: se avessero saputo che il loro bambino non era perfetto, avrebbero preferito abortire, scelta resa impossibile dal fatto che non avevamo in mano le informazioni esatte per conoscere lo stato di salute del nascituro. Laddove il risarcimento è stato accordato, tale diritto si poggia sul diritto della donna di conoscere lo stato di salute del feto. Questo diritto a sua volta si fonda sul diritto di scegliere se portare avanti la gravidanza (ecco un'espressione del neo diritto alla genitorialità) oppure se abortire. Quindi il diritto frustrato di essere informata sulle condizioni di salute del feto si fonda sul diritto di abortire, quando si chiede il risarcimento danni per nascita non voluta. Se non esistesse il diritto ad abortire verrebbe meno anche il diritto al risarcimento: solo un diritto non rispettato può permettere di chiedere i danni.
Terzo motivo: sono i giudici a più riprese nelle loro sentenze che si riferiscono all'aborto come un diritto. Questo poi, volendo guardare oltre la 194, è la tendenza prevalente in Europa dove, ad esempio, in Francia e nel Regno Unito si stanno studiando progetti di legge per dichiarare l'aborto diritto fondamentale. Lo stesso Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che procede in questa direzione.
Non è quindi corretto interpretare la pratica abortiva così come disciplinata dalla 194 come un reato non imputabile per alcune cause di giustificazione, anche perché il reato di aborto è stato formalmente abrogato. Come si potrebbe, allora, parlare ancora di reato di aborto? Vero è che nella 194 vi sono alcune sanzioni, ma non riguardano l'aborto in quanto tale, bensì alcune procedure connesse all'aborto. Ossia abortire è un diritto ma solo se segui alcune procedure il cui mancato rispetto fa scattare una pena.
In conclusione, perché tanta insistenza nel negare che per la 194 abortire sia un diritto? Perché, come accennato sopra, si vuole far passare anche in casa cattolica il concetto che la 194 alla fine è una buona legge e come tale è recuperabile. Addirittura potrebbe dare buoni frutti se provassimo a spremere da essa il meglio. Ma la ratio della 194 - ossia il suo Dna, il suo fine principale, il suo succo - è tanto immutabile quanto chiara: tu donna hai il pieno diritto di uccidere tuo figlio.

VIDEO: PAGLIA TOCCA IL FONDO CONSIDERANDO UN PILASTRO LA 194
Incredibile: un vescovo presidente di un'accademia nata per tutelare la vita il quale tutela una legge che distrugge la vita. La 194 diventa un assoluto morale: così parlano gli abortisti. In una situazione normale dovrebbe essere accompagnato alla porta oggi stesso.


https://www.youtube.com/watch?v=CC24DvVl8ds

Fonte: Radio Roma Libera, 12 settembre 2022

3 - PUO' UN CATTOLICO VOTARE IL CENTRODESTRA?
Le recenti risposte della Meloni ad attivisti Lgbt mettono in evidenza la debolezza della posizione del centrodestra su vita e famiglia
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 8 settembre 2022

In campagna elettorale gli interventi dei leader dei partiti cercano di intercettare interessi, opinioni, gusti diversi per ampliare il consenso. Questo è un lato della medaglia. L'altro è che in questo modo la loro proposta politica perde di chiarezza e intensità. Ciò è pericoloso sempre, ma soprattutto in questo momento di grande scontentezza, di forti problematiche sociali e di voglia di cambiamento.
Giorgia Meloni aspira ad essere il leader del centrodestra e, in caso di vittoria alle elezioni, addirittura di guidare il governo. Sui temi etici, però, è piuttosto ondivaga, ora si dice convinta della necessità di sostenere famiglia e vita, ora apre alle coppie gay, dice che né la 194 né la Cirinnà saranno toccate, e concede qualcosa all'adozione di minori da parte di persone single o di coppie omosessuali. Queste variazioni danno l'idea di una visione poco unitaria, culturalmente dipendente da altri e scarsamente alternativa. Da notare poi che le incertezze della Meloni si accompagnano a quelle degli altri due partiti del centrodestra e ciò rende meno affidabile la coalizione, a vantaggio dei partiti minori che, almeno sulla carta, fanno proposte più decise e incisive. Per la Meloni, però, fare il gioco dei partitini minori vuol dire fare indirettamente il gioco della sinistra, dato che quelli i voti li tolgono a lei, non a Letta.

DUE INTERVENTI DISCUTIBILI
Di recente Meloni ha fatto due interventi molto discutibili sul tema della famiglia, della procreazione e dei minori. Ieri Giorgia ha risposto a Luca Trapanese, assessore del comune di Napoli, a proposito delle adozioni dei minori da parte di persone single o di coppie omosessuali. Partendo dal presupposto (sbagliato) che una persona single o una coppia omosessuale può voler più bene ad un bambino che una famiglia naturale, Giorgia Meloni si è dichiarata interessata ad esaminare la problematica al riguardo. Certo, ci possono essere di fatto famiglie naturali che non trattano bene i bambini adottati, ma questi casi sono una eccezione rispetto alle esigenze naturali per le quali il luogo umanamente più idoneo per crescere un bambino è una famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Invece, le adozioni da parte di single o di coppie omosessuali non possono strutturalmente, e non solo in via di eccezione, fare il bene del bambino, perché innaturali.
L'altro suo recente intervento risale a qualche giorno fa, quando Giorgia scrisse una lunga lettera al giovane attivista LGBT che l'aveva interrotta e contestata sul palco durante una manifestazione elettorale a Cagliari. Nella lettera scriveva: "Anche io penso che siamo tutti uguali e tutti Fratelli e penso che ciascuno abbia diritto ad amare chi vuole, e che lo Stato debba farsi i fatti suoi. Oggi ci sono le unioni civili e in Italia puoi tranquillamente legarti ufficialmente con chi vuoi; non proporrei di togliere questo diritto". Aveva poi continuato, confermando la sua contrarietà a concedere la possibilità di adottare bambini alle persone single, che nella polemica con Trapanese diventa molto più sfumata e aperta.

IO SONO GIORGIA, SONO UNA MADRE, SONO ITALIANA, SONO CRISTIANA
Tutti ricordano, però, anche che il 20 ottobre 2019, alla manifestazione unitaria del centrodestra a Roma, Giorgia Meloni aveva tuonato contro il pensiero unico che ci vuole tutti come dei "codici" privi di identità per dominarci meglio: "Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana, non me lo toglierete! Mi vergogno di uno Stato che non fa niente per le famiglie... non credo in uno Stato che mette i desideri legittimi di un omosessuale di adottare un bambino di fonte al diritto di quel bambino di avere un padre e una madre semplicemente perché quell'omosessuale vota e il bambino no". Allora le sue posizioni erano diverse.
Non intendo qui tanto criticare le contraddizioni elettorali di Giorgia Meloni e fare l'esegesi dei suoi vari comizi dal palco calibrando le parole da lei adoperate. Intendo piuttosto portare in evidenza una debolezza di Fratelli d'Italia e del centrodestra intero, che fatica ad esprimere una cultura politica a tutto tondo, senza sbavature, e che si traduca in proposte complessive e veramente alternative alla sinistra. Non hanno un quadro. Sul tema della famiglia il centrodestra non è capace di dire qualcosa di alternativo e gli interventi di Giorgia Meloni ora visti lo confermano. Non si limitino a dire che la 194 o la Cirinnà vanno applicate nella loro forma migliore, dicano che non corrispondono alla loro visione della vita e della famiglia e dicano quale sia quest'ultima.
Queste osservazioni non riguardano solo il tema famiglia, adozioni & affini. Se la Meloni e il centrodestra vogliono stare nell'Unione Europea senza però mettere in discussione "questa" Unione Europea, non dicono niente di diverso da Letta e finisce che Letta trova i suoi oppositori più nella sinistra della propria coalizione che non nella coalizione avversaria. Sul problema energetico il centrodestra denunci le vere cause per cui siamo arrivati a questa situazione, contrasti decisamente la "transizione ecologica" voluta dalla sinistra e faccia non solo le giuste proposte per bloccare le bollette, ma dia anche una visione complessiva di un modo diverso di affrontare l'intero complesso problema. Per la scuola, non si limiti a pretendere l'abolizione delle mascherine in aula - che comunque il governo disporrà, almeno per motivi elettoralistici - ma dia una sferzata all'idea stessa di scuola oggi dominante, in modo coraggioso che rompa con lo statalismo.
Altrimenti dovremo aspettare il prossimo contestatore di sinistra ad un comizio della Meloni per assistere a nuove sbavature nella sua proposta politica.

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 8 settembre 2022

4 - LA MOSSA DI LETTA PER RIPORTARE IL PD AL GOVERNO
Il segretario del Partito Democratico sa già di perdere le elezioni e per questo sta mirando a ben altro
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Blog di Porro, 15 Agosto 2022

Il Vernacoliere è un giornale che si stampa a Livorno ed è noto per la sboccataggine del suo linguaggio, che è appunto vernacolo toscano coniugato in livornese stretto. Non ha alcun rispetto per nessuno, nemmeno per la sua area politica di riferimento, quella comunista. Proprio a Livorno, infatti, nacque il Pci per scissione. E fino a qualche tempo fa la tifoseria calcistica era self-nomata «Brigate Stalin». Una sola cosa superava ogni altra: la rivalità campanilistica con la vicina Pisa. Le battute che vertevano sul tema «i pisani sono tutti brutti, sporchi & cattivi» e le innumerevoli varianti il cui limite era solo la fantasia, su quel foglio hanno infallibilmente trovato spazio e risalto.
Ho diramato richiesta circolare ad amici locali per sapere come la redazione ha preso l'avvento proprio di un pisano alla direzione del Pd, ma non ho ancora avuto risposta. Ho avuto, tanti anni fa, la ventura di partecipare a un dibattito al quale era invitato anche Enrico Letta, prima che questi intraprendesse la carriera politica. Ne ricavai un'impressione neutra, né buona né cattiva. Niente, insomma. Il passare del tempo mi ha confermato. Come diceva Oscar Wilde, solo i superficiali non giudicano dalle apparenze. Ebbene, oggi, al cospetto di una tornata elettorale che si preannuncia epocale, l'uomo, diventato capo della sinistra, presenta un programma apparentemente suicida, data la situazione disperata, economicamente ed energeticamente parlando, del Paese: Ius scholae, matrimonio same-sex, legge Zan, legge sul fine-vita. Vuol perderle, queste elezioni? Sembrerebbe di sì, dato il non-programma.
In realtà nel Pd le teste pensanti sono altre. Sanno che perderanno, ma mirano a ben altro. Cioè, a lanciare un segnale di fedeltà alla sinistra americana, in base al principio: perdiamo oggi, ma vinciamo domani, così come abbiamo fatto a suo tempo a Roma lasciando la patata bollente alla Raggi. Poi, guerra spietata, anche nelle piazze, per far sì che il prossimo Presidente della Repubblica sia ancora una volta nostro. E continueremo a comandare noi anche senza voti. La sinistra americana, se ci fate caso, sta assumendo sempre più un volto "italiano", Mani Pulite docet. Il mitico Fbi, infatti, sta facendo di tutto per togliere di mezzo la concorrenza di destra ai dem per via giudiziaria, amministrativa e poliziesca.
Il mitico Fbi dei telefilm e dei film, infatti, non si è nemmeno accorto che in sala a sentire Salman Rushdie c'era un estremista islamico. Eggià: il deep state è troppo concentrato su Trump, perché sa che il popolo è con lui. Così da noi. Ed ecco la strategia: è ineluttabile che vinca la destra; lasciamola fare, anzi, agevoliamola. Gli anni che ci aspettano sono una patata ben più bollente che la Roma della monnezza, dei cinghiali e degli autobus autocomburenti. Quasi sicuramente la destra al governo fallirà creando scontenti pari alle aspettative. Così, l'Italia tornerà in bocca al Pd o quel che sarà allora (magari avrà assunto come simbolo l'asinello americano, tanto per essere chiari ed espliciti), il quale nel frattempo avrà lavorato dietro le quinte per blindare il deep state anche in Italia. Questa si chiama lungimiranza politica. Farina del sacco di Letta? Seeeeh...

Nota di BastaBugie: Ruben Razzante nell'articolo seguente dal titolo "La disperazione della sinistra orfana di Draghi" racconta come Enrico Letta in un mese sia passato dal campo largo al campo vago, nel quale non si sa bene chi ci sia e con quale seguito elettorale.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 10 settembre 2022:

Alla vigilia del black-out di 15 giorni nella diffusione di sondaggi e intenzioni di voto, il centrodestra conserva e, secondo alcuni analisti, incrementa il suo vantaggio sugli avversari. La forbice tra le due principali coalizioni rimane superiore ai 20 punti percentuali, anche perché i voti a sinistra si disperdono tra Pd, cespugli post-comunisti, Terzo Polo (Calenda-Renzi) e Movimento Cinque Stelle.
Ma va detto che, al di là dei sondaggi, la sinistra ci sta mettendo molto del suo per rendere la sua probabile sconfitta ancora più cocente. Enrico Letta in un mese è passato dal campo largo al campo vago, nel quale non si sa bene chi ci sia e con quale seguito elettorale. Le contraddizioni nei proclami della sinistra continuano ad essere stridenti e l'elettorato è sempre più confuso.
Anzitutto sulla famosa Agenda Draghi si sta consumando una delle peggiori ipocrisie di questo periodo. L'Agenda Draghi non è più difesa neppure dallo stesso Draghi e dal suo attuale esecutivo, visto che lo scioglimento delle Camere ha rivoluzionato il calendario delle scadenze e dei progetti, come si è visto anche due giorni fa nelle votazioni sul nuovo decreto aiuti, che è stato boicottato per ragioni elettorali da alcune forze che formalmente fanno ancora parte del Governo, come il Movimento Cinque Stelle. Inoltre il premier se ne guarda bene dal parteggiare per una forza politica e ha deciso di mantenere un basso profilo proprio perché, con ogni probabilità, non ha piacere che Letta, Calenda e altri candidati rivendichino il copyright dell'agenda Draghi e usino il suo nome per finalità propagandistiche.
E poi, sempre secondo le ultime rilevazioni degli istituti di sondaggi, tutti i partiti anti-Draghi stanno un po' crescendo. Basti pensare a Fratelli d'Italia, ormai saldamente primo partito nel Paese, ma anche al Movimento Cinque Stelle, che un mese fa sembrava avviato al declino irreversibile e ora appare ringalluzzito e addirittura in sorpasso sulla Lega. Questo significa che il draghismo si è dissolto e ormai le forze politiche giocano tutte in proprio la loro battaglia per la sopravvivenza elettorale. Ma, come detto, le contraddizioni all'interno della coalizione guidata dal Pd sono davvero stridenti e riguardano una serie di temi cruciali per la campagna elettorale.
Anzitutto la questione del presidenzialismo. Enrico Letta continua a sbraitare sostenendo che il centro-destra vorrebbe disarcionare Sergio Mattarella subito dopo il voto per eleggere un nuovo Presidente della Repubblica. In realtà ci sono settori del centro-sinistra e ambienti filo-americani che premono affinché al Quirinale salga Mario Draghi come ideale "tutore" di Giorgia Meloni, sempre più proiettata verso Palazzo Chigi. L'attuale premier, salendo al Colle, potrebbe vigilare sulla dialettica politica e impedire la temuta deriva sovranista che allontanerebbe l'Italia dall'influenza atlantica e della Nato e raffredderebbe, sempre secondo i detrattori del centro-destra, lo spirito europeista del nostro Paese. Seconda contraddizione riguarda la legge elettorale.
Letta definisce anti-democratico il Rosatellum e accusa Renzi di averlo fatto approvare, ma omette un particolare: Renzi all'epoca era il segretario del Pd, il suo stesso partito. E poi è troppo comodo criticare il sistema di voto solo ora che Letta è sicuro di perdere, non essendo riuscito a creare quel fatidico "Fronte di liberazione nazionale contro l'avanzata delle destre". Il sistema elettorale delle elezioni amministrative invece gli va benissimo, perché al secondo turno la sinistra riesce sempre a prevalere, nonostante l'astensione sia elevatissima. Il valore di quelle elezioni è scarso, a causa della ridotta rappresentatività, ma alla sinistra interessa sempre e solo l'occupazione del potere, come conferma il fatto che da dieci anni a questa parte, pur non avendo mai vinto le elezioni politiche, riesce sempre ad andare al Governo. Singolare e surreale anche l'ultima l'uscita di Luigi Di Maio, il cui nuovo partito Impegno civico non si schioda da un risicato 1%, che non gli consentirà di prendere alcun parlamentare.
L'attuale Ministro degli Esteri spera di essere eletto deputato nel collegio uninominale di Napoli Pomigliano, sua terra d'origine, grazie ai voti degli elettori del Pd che lui detestava e che l'hanno sempre odiato. Dopo aver promosso la scissione all'interno del Movimento 5 stelle, portandosi dietro oltre 60 parlamentari, Giggino sperava di raccogliere i frutti nelle urne ma la verità è che chi lo ha seguito si prepara a non rientrare in Parlamento, mentre il Movimento 5 stelle, da quando lui è uscito, ha guadagnato consensi. Il Ministro degli Esteri, sprezzante del ridicolo, ha sostenuto che soltanto il fronte progressista, al quale lui ha aderito frettolosamente, goffamente e per disperazione, "difende gli interessi dell'Italia, mentre il centro-destra pensa solo a litigare".
Probabilmente ha sbagliato discorso, perché avrebbe dovuto dire l'esatto contrario e cioè che nella sinistra si litiga furiosamente, tanto che le divisioni sono sfociate nella nascita del Terzo Polo e nel muro contro muro tra Letta, Calenda e Conte, mentre il centro-destra, sia pure con diverse sfumature su temi importanti, rimane unito e nei collegi uninominali farà votare compattamente i suoi candidati, che dunque hanno concrete possibilità di prevalere un po' ovunque. Dopo il 25 settembre a sinistra, invece, i nodi verranno al pettine e ci sarà una vera e propria resa dei conti. L'appello al "voto utile" si sta rivelando un boomerang per Letta, che nell'ultima settimana ha perso quasi 2 punti nei sondaggi. Segno che nessuno a sinistra crede più nella rimonta e che si sta già pensando al dopo-Letta.

Fonte: Blog di Porro, 15 Agosto 2022

5 - LE DIFFERENZE TRA ITALIA E STATI UNITI NELLE ELEZIONI 2022
Mentre negli Usa le tematiche legate alla vita e alla famiglia sono ritenute importanti da cittadini e politici, in Italia i principi non negoziabili non sono rilevanti
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12 settembre 2022

I sondaggi ci dicono che i Democratici negli Usa non stanno andando bene in vista del voto di medio termine per le elezioni del Congresso di questo autunno. Il loro leader Joe Biden forse sta andando ancora peggio. Quale la strategia per recuperare consensi? Puntare sull'aborto, su quel sedicente diritto negato dalla Corte Suprema a giugno di quest'anno.
Planned Parenthood, il più grande abortificio al mondo, ha annunciato che investirà 50 milioni di dollari per sostenere le candidature di politici pro-choice. La campagna pubblicitaria inizierà nei seguenti stati: Arizona, Georgia, Michigan, Minnesota, Nevada, New Hampshire, Carolina del Nord, Pennsylvania e Wisconsin. Ma quanto incide il tema "aborto" nelle prossime elezioni?
Il Pew Reserch Center ha pubblicato un sondaggio in cui si scopre che per il 56% degli elettori l'aborto è tematica "molto importante". Ad incrementare questa percentuale ci hanno pensato soprattutto gli elettori democratici che sono passati dal 46% di marzo al 71% di oggi nel ritenere che l'aborto sia un aspetto importante in vista del voto. Per gli elettori repubblicani la variazione è stata assai meno marcata: dal 40 al 41%. In modo analogo la testata Kaiser Health News ha reso noto i dati di un altro sondaggio: a luglio di quest'anno il 73% delle donne in età fertile considera il tema aborto "molto importante" in vista delle elezioni e per l'88% degli intervistati sarà un aspetto dirimente per il voto.
Ma ecco la sorpresa (almeno per i democratici): l'aborto è sì argomento importante, ma vi sono altre tematiche ben più importanti per gli elettori. Infatti, sia Pew che Kaiser Health sottolineano che gli intervistati sono molto più preoccupati dall'economia, dall'inflazione, dal prezzo del gas, dai costi dell'assistenza sanitaria, dalla criminalità e dalla violenza con uso di armi. E su queste materie i Democratici sono all'angolo.
Dunque, puntare molto sul tema "aborto" da parte dei Democratici potrebbe rivelarsi una strategia fallimentare, buona solo per occultare mediaticamente i disastri di questa amministrazione su aspetti della vita quotidiana che toccano l'elettorato molto più da vicino che l'aborto.
Veniamo ora alle nostre di elezioni. Quanto inciderà il tema aborto nel voto? Zero. Allarghiamo i criteri: quanto incideranno i cosiddetti principi non negoziabili in merito alla scelta del partito da votare? Pressoché zero. I mala in se come aborto, eutanasia, fecondazione artificiale, divorzio, uso di sostanze non certo per fini terapeutici, unioni omosessuali e le relative leggi e disegni di legge non spostano l'ago della bilancia in modo significativo in occasione del voto. Non lo spostano non solo perché non sono argomenti centrali nei vari programmi politici, essendo tematiche troppo divisive dal punto di vista politico, ma non lo spostano soprattutto perché sostanzialmente tali argomenti non interessano all'elettore medio (ci ha pensato solo Chiara Ferragni in uno suo recente post a far polemica sull'aborto contro la Meloni) e dunque nemmeno i partiti. Altre tematiche, come negli Usa, sono percepite come di capitale importanza, ben più rilevanti che le prime.
Ma - e qui sta la differenza saliente - negli Usa le tematiche legate alla vita e alla famiglia sono comunque ritenute importanti dai cittadini e da decenni sono entrate, per questo motivo, nelle agende dei politici. Da noi il signor Rossi le considera poco rilevanti e, se proprio qualcuno gli chiede un parere, il più delle volte si dichiara a favore di aborto, eutanasia, etc. Ecco perché, tramite silenzio assenso, accetta leggi come quella su eutanasia e unioni civili. Non avrebbe dato un'unghia per averle (i consensi on line ai referendum dei radicali comprovano l'inerzia del sig. Rossi), ma, se ora ci sono, bene così.
Quindi accade che, su un primo fronte, aborto, eutanasia, etc. sono accettate acriticamente dalla società e quest'ultima giudica tali tematiche eticamente sensibili sostanzialmente non scriminanti per il voto: dunque è quasi inutile richiamarle con insistenza in campagna elettorale.
Su altro fronte, però, queste stesse tematiche sono fortemente politicizzate (pensiamo solo al Ddl Zan e al disegno di legge sull'aiuto al suicidio) tanto da arrivare in Parlamento e diventare leggi o disegni di legge. Proposte normative che quindi vengono calate dall'alto da gruppi di tecnocrati. Il vento può cambiare se i pro-life e i pro-family facessero rete e quindi diventassero lobby, ossia gruppi di sano potere capaci di far pressione sui politici allettandoli con il voto di un bacino di elettori assai significativo. In questo senso l'aborto et similia potranno tornare ad essere incidenti anche nelle urne.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12 settembre 2022

6 - LA FESTA DEL NOME DI MARIA FU ISTITUITA PER RICORDARE LA VITTORIA NELLA BATTAGLIA DI VIENNA
Ogni 12 settembre la Chiesa ci insegna ad avere sempre sulle labbra e nel cuore il nome di Maria accanto a quello di Gesù (VIDEO: Undici settembre 1683)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera, 10 settembre 2022

Il 12 settembre, dopo la festa della Natività della Santissima Vergine, la Chiesa onora il santo Nome di Maria per insegnarci, attraverso la Liturgia, ad avere sempre sulle labbra e nel cuore, il Nome di Maria, accanto a quello di Gesù. I suoi santi genitori Gioacchino ed Anna, le posero questo nome, nomen Virginis Mariae (Lc, I, 27) per speciale rivelazione del Signore, che in quel nome volle racchiudere tutte le grandezze spirituali di Colei che era destinata ad essere la Madre di Dio.
Tra i tanti significati che sono stati attribuiti al nome di Maria, i santi e i teologi ne ricordano soprattutto quattro: stella del mare, mare amaro, signora o padrona e illuminatrice. Stella del mare, perché Maria è consolazione e guida di coloro che navigano nel mare di questo mondo, combattuti dalle onde e dalle tempeste delle tentazioni; mare amaro per l'immensità delle grazie celesti comunicatele da Dio, ma anche per l'immensità delle amarezze che Ella subì, durante tutta la vita, soprattutto nella Passione del Figlio; Signora e padrona, perché Maria è Regina del Cielo e della terra, a cui tutto è sottomesso; illuminatrice perché ha dato al mondo la Luce eterna e illumina di celeste sapienza le anime di tutti coloro che a Lei si affidano.
Il Nome benedetto di Maria è anche un'arma infallibile contro i nemici, interni ed esterni, delle anime e della Chiesa. Il solo Nome di Maria atterrisce infatti i demoni e gli uomini che combattono Gesù Cristo e la Chiesa da lui fondata.
L'11 settembre del 1683 l'armata cristiana, guidata dal re polacco Giovanni Sobieskì e animata dal beato Marco d'Aviano liberò la città imperiale di Vienna assediata dai Turchi. Il Beato Innocenzo XI, che aveva promosso e accompagnato con le sue preghiere quell'impresa militare, era convinto che la vittoria cristiana fosse dovuta alla Madonna e fosse stata ottenuta nel suo Nome. "Il riconoscimento generale della parte grande, decisiva, avuta da Innocenzo XI alla liberazione di Vienna - scrive lo storico Ludwig von Pastor -, riusciva penoso alla profonda umiltà di lui. Quando gli altri parlavano dei suoi meriti, egli portava il discorso su quelli altrui, e ascriveva al Signore Iddio tutto l'onore. Per sottolineare questo motivo fece coniare delle medaglie commemorative che recavano la scritta: 'La tua destra o Signore, ha colpito il nemico'. E per ringraziare la Madonna, stabilì per tutta la Chiesa la festa del Nome di Maria per la domenica dopo la natività della Santissima Vergine".
Il Papa, per ricordare la vittoria di Vienna, fece costruire a Roma, al Foro Traiano, una chiesa dedicata al Santissimo Nome di Maria, istituendo per tutta la Chiesa la festa liturgica dedicata al suo Nome. Oggi i devoti della Madonna onorano il suo nome e combattono contro la Rivoluzione anticristiana per estendere la gloria di Maria e della Chiesa a tutta la terra
Al Nome di Maria è legata anche una bella pratica, che consiste nel recitare cinque salmi le cui lettere iniziali corrispondono alle cinque di cui si compone il Nome di Maria:
M, Magnificat (Luc. 46-55);
A, Ad Dominum cum tribularer clamavi (Sal. 119);
R, Retribue servo tuo (Sal. 118, 17-32);
I, In convertendo (Sal. 125);
A, Ad te levavi animam meam (Sal. 122). [...]
San Bernardino da Siena (1380-1444) fu, nel XV secolo, il grande diffusore della devozione al Santissimo Nome di Gesù. Chiediamo al Signore che nuovi santi diffondano nel Ventunesimo secolo la devozione al Santissimo Nome di Maria, legandola al Trionfo del suo Cuore Immacolato.

Nota di BastaBugie:
lo stupendo film "Undici settembre 1683" parla dell'importante battaglia di Vienna e del beato Marco d'Aviano. La festa del nome di Maria fu istituita proprio per ricordare l'aiuto di Maria all'esercito cristiano ed è una memoria liturgica il 12 settembre ancora oggi.
Per approfondire questi importanti eventi storici, vedere le clip del film e scoprire perché fare colazione con cornetto e cappuccino ricorda la vittoria nella battaglia di Vienna, clicca qui!


http://www.youtube.com/watch?v=vSfTiegRDWI

Fonte: Radio Roma Libera, 10 settembre 2022

7 - LETTERE ALLA REDAZIONE: GLI ANELLI DEL POTERE DI AMAZON STORPIA LE STORIE DI TOLKIEN
Delude la più costosa serie di tutti i tempi: personaggi neri in una saga nordica, trama noiosa, dialoghi banali, la donna è coraggiosa e forte, mentre i maschi sono deboli e inconcludenti
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 14 settembre 2022

Cara Redazione di BastaBugie,
appena è uscita la nuova serie di Amazon "Gli anelli del potere" ho visto le prime due puntate in quanto appassionato all'opera di Tolkien, che è un grande scrittore cattolico. Onestamente non mi aspettavo granché da questa serie, ma non pensavo potesse scendere così in basso. Se i costumi, le ambientazioni e la colonna sonora possono essere considerati gradevoli, tutto il resto dell'opera è pietoso.
Si può notare fin da subito la fissa ideologica di mettere delle persone di tutte le razze a tutti i costi. Sono diversi i personaggi neri all'interno della serie e persino un bambino con tratti asiatici. Il problema è che il Signore degli Anelli è una saga nordica e quindi loro non c'entrano niente. Ma non solo. Persino il popolo degli elfi ha un esponente nero, eppure Tolkien si era inspirato ai finlandesi. Lo trovo semplicemente ridicolo. È come se girassimo un film ambientato nelle tribù dell'Africa e ogni tanto trovassimo una svedese bionda, con gli occhi azzurri e la pelle pallida e qualche cinese. Ma questa non è la cosa peggiore del film.
La cosa per me intollerabile è il ruolo che hanno i maschi e le femmine all'interno della storia. Ad esempio Galadriel, la principessa elfica, guida con coraggio una schiera di elfi maschi timorosi in mezzo alle montagne alla ricerca di Sauron, il personaggio cattivo del Signore degli anelli. I maschi, spaventati, le chiedono sempre di tornare indietro, mentre lei gli fa vedere chi ha veramente coraggio continuando ad andare avanti temerariamente. Quando si imbattono in un orco questo sbaraglia facilmente tutti i maschi della compagnia, ma ecco che arriva lei, la nostra eroina! Con un paio di piroette degne di Wonder Woman ecco che il nemico crolla a terra sconfitto.
Galadriel dimostra, a chi ancora avesse dubbi, che è lei ad avere coraggio e forza mentre i maschi ne sono sprovvisti totalmente. Probabilmente le ragazze che guardano questa serie si immedesimano in questa falsa Galadriel, pensando che una donna forte e indipendente sia la cosa più naturale di questo mondo. Del resto questa serie si uniforma a tutte quelle che ci sono in circolazione considerando i maschi non solo inutili, ma addirittura noiosi e deboli.
Mi piacerebbe vedere come si comporterebbero le femministe se dovessimo tornare a coltivare la terra per non morir di fame. Oppure se venissimo attaccati militarmente forse scoprirebbero che gli uomini non sono poi così inutili. Solo l'ideologia può spingere per avere una donna comandante e guerriera, mentre la natura umana ha previsto questa incombenza ai maschi. Se mettiamo un gruppo di ragazzi e ragazze in una situazione di pericolo, ad esempio in un bosco di notte o in una rissa per strada, chi è che urla di paura e chi invece può difendere il gruppo?
Un'ultima cosa. Questa serie è anche noiosa da guardare. Non suscita nessuna emozione, la suspense non esiste (tanto arriva la mega-eroina che spacca tutto), i dialoghi che vorrebbero essere profondi sono un concentrato di banalità. Potrei continuare su tanti altri particolari come i "protohobbit" figli dei fiori, ma è meglio se mi fermo: non c'è niente di buono da salvare in questa serie.
Giovanni

RISPOSTA DEL DIRETTORE

Caro Giovanni,
anche io ho visto le prime due puntate de Gli Anelli del Potere comparsi su Prime Video e sono rimasto fortemente deluso. E non solo io. Nonostante i commenti entusiasti di alcuni, le critiche sono state così numerose che Amazon ha dovuto chiudere la sezione recensioni per 72 ore.
Credo che anche Tolkien sarebbe stato molto contrariato di questa serie, un po' come Guareschi che non riconobbe il quarto e il quinto film della serie di Don Camillo.
Per quanto riguarda Gli Anelli del Potere non ho intenzione di vedere le prossime puntate, perché credo sia meglio riguardare la trilogia di Peter Jackson o tornare a leggere le opere di Tolkien direttamente.
Sul sito FilmGarantiti si può approfondire il pensiero di Tolkien, soprattutto per quanto riguarda il capolavoro del Signore degli Anelli.
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=8

DOSSIER "LETTERE ALLA REDAZIONE"
Le risposte del direttore ai lettori

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Fonte: Redazione di BastaBugie, 14 settembre 2022

8 - OMELIA XXV DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 16,1-13)
Chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti
Fonte Il settimanale di Padre Pio

L'evangelista Luca, di cui è la pagina del Vangelo di oggi, ha tra i suoi argomenti preferiti il pregio della povertà e il pericolo della ricchezza, al punto che il suo Vangelo potrebbe essere definito il Vangelo dei poveri. Come spiegare allora la parabola di oggi, che effettivamente, è tra le più difficili di tutto il Nuovo Testamento? Apparentemente, sembra che Gesù lodi la disonestà di quell'amministratore che si era procurato amici imbrogliando. Nella parabola si legge che «il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza» (Lc 16,8).
Gesù non loda la disonestà, bensì la scaltrezza. In poche parole, noi dobbiamo imitare quella scaltrezza, non certo per essere disonesti, ma per fare il bene. Purtroppo, tante volte, «i figli di questo mondo [...] sono più scaltri dei figli della luce» (ivi) e ci mettono più impegno nel fare il male di quello che ci mettono i figli della luce a compiere il bene. L'espressione «figli di questo mondo» indica coloro per i quali gli orizzonti della vita si chiudono sugli interessi terreni; mentre l'espressione «figli della luce» designa quelli che vivono in funzione della Vita eterna. L'insegnamento della parabola risulta ora chiaro, esso ci esorta a procurarci il nostro autentico bene, quello spirituale.
Secondo l'insegnamento della Bibbia, i beni della terra sono proprietà di Dio dati in amministrazione agli uomini, i quali devono servirsi di essi non per alimentare il loro egoismo, ma per fare il bene. Nel Vangelo di oggi, Gesù chiama "disonesta" la ricchezza ed è realmente disonesta quando viene sfruttata per il solo tornaconto personale. Un mezzo per utilizzare bene la ricchezza è quello di farne parte ai poveri, in modo che, «quando questa verrà a mancare, essi [i poveri] vi accolgano nelle dimore eterne» (Lc 16,9).
Il discorso di Gesù continua con una frase abbastanza difficile da comprendere. Egli dice: «Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti. E chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti» (Lc 16,10). Cosa intendeva Gesù per «cose di poco conto» e per «cose importanti»? Le cose di poco conto sono i beni materiali; le cose importanti sono invece i beni spirituali, la grazia di Dio. Davanti a Dio, per quello che riguarda i beni spirituali, nessuno è povero: tutti hanno ricevuto, in misura più che abbondante, delle grazie, dei talenti, che dovranno amministrare con fedeltà e avvedutezza. Dobbiamo "corrispondere" alla grazia di Dio, ovvero farla fruttificare.
Gesù, però, ci mette in guardia e ci dice che l'attaccamento smodato ai beni di questo mondo è pericoloso e non si possono servire due padroni: o si utilizzano le ricchezze terrene per il bene autentico, oppure se ne diventa schiavi. Con parole molto precise, Gesù afferma: «Non potete servire Dio e la ricchezza» (Lc 16,13). Guardiamo l'esempio dei Santi: alcuni di essi sono stati favoriti di grandi ricchezze, come santa Elisabetta d'Ungheria, ma tutto veniva utilizzato per la Gloria di Dio e il bene dei fratelli. Per non farci però dominare dalle ricchezze, bisogna amare Dio con tutto il cuore: quanto più lo ameremo, tanto più ci distaccheremo dalle ricchezze terrene e riusciremo a fare molto del bene.
Si può ricavare un altro insegnamento dalle parole che prima abbiamo ascoltato: «Chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti» (Lc 16,10). L'insegnamento è molto importante ed è questo: chi si abitua alle piccole infedeltà, prima o poi cadrà anche nelle grandi infedeltà. Dobbiamo dunque prestare attenzione anche ai peccati che a noi sembrano piccoli e insignificanti e dobbiamo combatterli prontamente, per non cadere prima o poi nei più grandi peccati.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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