BastaBugie n�10 del 04 gennaio 2008

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1 ELOGIO DI GIULIANO FERRARA, IL CENTURIONE

Autore: Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro - Fonte:
2 SPAGNA: DUE MILIONI DI PERSONE IN PIAZZA PER IL FAMILY DAY E CONTRO ZAPATERO
Famiglia, dalla Spagna rilancio all'Europa In piazza a Madrid la testimonianza gioiosa di due milioni di persone
Autore: Pier Luigi Fornari - Fonte:
3 CILE: OBBEDIRE A DIO O ALLO STATO?

Autore: Rino Cammilleri - Fonte:
4 LO STATO-PREDONE, ALTRA VIA AL SOCIALISMO EGUALITARIO

Autore: Roberto de Mattei - Fonte:
5 LA RIVINCITA DI DIO

Autore: Roberto de Mattei - Fonte:
6 GRAN BRETAGNA E USA DIFENDONO IL NATALE PER LEGGE

Autore: Massimo Introvigne - Fonte:
7 I SOLDI DI LENIN E DI MAO

Autore: Antonio Socci - Fonte:
8 VENDERE IL PROPRIO SESSO È LIBERTÀ?

Autore: Carlo Bellieni - Fonte:

1 - ELOGIO DI GIULIANO FERRARA, IL CENTURIONE

Autore: Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro - Fonte:

L'appello lanciato da Giuliano Ferrara per la moratoria dell'aborto nel mondo è un gesto insieme lucido e commovente. Lucido, perché esprime quello che tantissimi pensano ma non hanno il coraggio di dire. E cioè che la modernità – o la post modernità, se si preferisce – convive con un mostro: la condanna a morte legalizzata di milioni di esseri umani innocenti. Nessuno – nemmeno nell'ambito della cultura cattolica ufficiale – ha oggi il coraggio mostrato da Ferrara. Il coraggio lucido e insieme sfrontato di coniugare la riflessione sulla pena di morte a quella sull'aborto. Mentre in non poche parrocchie e curie vescovili in queste ore si esulta acriticamente (e in maniera anche un po' beota) per la moratoria votata dall'Onu sulla pena capitale, Ferrara alza la manona, rompendo l'incantesimo del politicamente corretto, e dice: e dei bambini non nati, vogliamo parlarne? La portata dell'articolo di Ferrara è enorme perché non fa appello ai sentimenti, anche più nobili; non solletica le corde dell'emotività; e non accetta nemmeno di essere rinchiuso nel comodo recinto della riflessione morale, nel territorio nobile ma silenzioso della coscienza. No: Ferrara pone frontalmente il problema in termini giuridici. L'aborto legale è scandaloso perché si poggia sull'idea - scritta nero su bianco dai Parlamenti democratici – che si possa procedere alla eliminazione intenzionale di un essere umano innocente senza alcun riguardo al suo indiscutibile diritto alla vita. Ferrara si spinge molto oltre una generica e tutto sommato indolore condanna morale dell'atto abortivo. Per questo non riusciremo mai a ringraziarlo abbastanza.
Ma, dicevamo all'inizio, nel suo articolo c'è qualche cosa di commovente. Perché alla base del suo discorso c'è un riconoscimento. Il riconoscimento di un fatto: Ferrara assomiglia sempre più a quel Centurione romano che, stando ai piedi della croce, sul Calvario, mentre tutti irridono il Cristo, lo sbeffeggiano, lo sfidano a scendere dal patibolo affinché dimostri se egli è veramente chi dice di essere; insomma, mentre intorno il mondo non vede, non riconosce, lui, il ruvido soldato romano, a un certo punto capisce tutto e rende testimonianza: "Vere homo hic Filius Dei erat". Costui era veramanete il figlio di Dio. Ferrara assomiglia a quel centurione, perché si mette davanti all'embrione e – senza dover compiere alcun atto di fede, ma in semplice ossequio alla sua ragione – riconosce che "veramente questo è un uomo, e un uomo innocente". Lo fa sfidando l'irrisione e il sarcasmo del tempo presente. Ma proprio per questo il suo ragionevolissimo appello ci commuove. E ci spinge a promettergli che nell'ora della solitudine e della vendetta che certamente il mondo del pluralismo e della tolleranza gli riserverà, in quell'ora noi saremo – per quel poco che può valere – al suo fianco.


2 - SPAGNA: DUE MILIONI DI PERSONE IN PIAZZA PER IL FAMILY DAY E CONTRO ZAPATERO
Famiglia, dalla Spagna rilancio all'Europa In piazza a Madrid la testimonianza gioiosa di due milioni di persone
Autore: Pier Luigi Fornari - Fonte:

Una sorprendente gioia condivisa da due milioni di persone. Questo il senso dell'ovazione che ha salutato l'apparire di Benedetto XVI sul maxischermo di 24 metri quadrati collocato sul fondo del palco dove si svolgeva la Grande celebrazione della Fiesta por la familia cristiana . Una risposta corale prolungatasi nella enorme Plaza de Colón di Madrid, nelle tre larghissime e lunghissime arterie 'imperiali' che vi affluiscono. La vista e l'ascolto era aiutato dagli altri sei maxischermi, da altoparlanti e radioline. Con analogo entusiasmo hanno risposto le numerose famiglie radunate in Piazza San Pietro a Roma agitando gli striscioni che ripetevano lo slogan 'hombre y mujer los creò...'. Per alcuni minuti, ha scritto il quotidiano spagnolo 'Abc', «Plaza de Colón è divenuta la capitale della famiglia cristiana ».
  La presenza di famiglie giunte dal Portogallo, dalla Germania, dall'Austria, sembrava dare, dopo il Family Day, a questa grande Festa spagnola ulteriore slancio per un risveglio della famiglia cristiana in tutta Europa suscitato dallo Spirito Santo. Non sembra un caso dunque che il Santo Padre abbia terminato dedicando la preghiera mariana «al bene di tutte le famiglie del mondo».
  Nell'omelia della grande celebrazione, momento culminante del raduno, l'arcivescovo di Madrid, Antonio Maria Rouco Varela, che con tutte le realtà ecclesiali spagnole ha promosso l'evento, ne ha spiegato il senso: «Se qualcuno ci chiede qual è il significato di questa grande celebrazione, dobbiamo rispondere: le famiglie cristiane di Spagna hanno voluto offrire una testimonianza pubblica, esprimendo festosamente che nella esperienza della famiglia si riscopre e riceve e vive il gran Dono dell'Amore come primizia imprescindibile per vivere di amore e con amore in tutte le circostanze private e pubbliche della vita». «Noi offriamo la nostra testimonianza, non la imponiamo», ha aggiunto, pregando la Sacra Famiglia che essa sia compresa nella coscienza sociale, e culturale.
(...)
Domenica ricorrevano 25 anni da una storica Eucarestia che Giovanni Paolo II celebrò nella medesima piazza madrilena, sempre toccando i temi della famiglia . Particolarmente commovente vederlo sul video della  Fiesta mentre pronunciava l'omelia fatta sempre in una domenica della Sacra famiglia , il 30 dicembre del 1988. Il Papa, inviando in missione delle famiglie, affermava con forza «fate tutto per la famiglia , niente contro la famiglia ». 'Per la famiglia ', appunto. Da queste parole ha preso spunto il grande raduno di Madrid, destinato certamente ad avere una risonanza molto profonda. In Spagna e non solo.


3 - CILE: OBBEDIRE A DIO O ALLO STATO?

Autore: Rino Cammilleri - Fonte:

Leggo, ancora sul mensile «Il Timone» del dicembre 2007 (fatevene mandare una copia gratis: info@iltimone.org), che in Cile le tre grandi catene di farmacie (Salcobrand, Ahumada e Cruz Verde) sono state multate dal governo socialista di Michelle Bachelet per 33.000.000 pesos ciascuna (circa 66.000 dollari) per essersi rifiutate di vendere la cosiddetta «pillola del giorno dopo» in ossequio alle direttive dei vescovi.
Penso che dovremo prepararci a quel che il papa ha chiamato «martirio delle vita ordinaria», perché i governi si vanno sempre più orientando in senso anticristiano e tra non molto ciascuno di noi sarà chiamato a dover compiere delle scelte eroiche per rimanere coerente con quello in cui crede.
Già si vedono le avvisaglie e già dall'edicolante al politico, passando per il giudice, il poliziotto, il redattore, il farmacista, il medico eccetera, sempre più spesso si è costretti a confrontare la propria coscienza con le leggi.
Come ai tempi di Diocleziano, in cui i cristiani dovevano scegliere tra l'obbedienza agli editti e la fedeltà a Cristo. Certo, oggi non si rischia la vita (ancora), ma il benessere acquisito, sì.
Per ora sono (solo) multe. Per ora.


4 - LO STATO-PREDONE, ALTRA VIA AL SOCIALISMO EGUALITARIO

Autore: Roberto de Mattei - Fonte:

Una delle principali cause delle difficoltà economiche in cui versano oggi le famiglie italiane è senza dubbio l'insostenibile pressione fiscale. Tra imposte dirette e indirette, più del 50% delle
entrate dei cittadini viene forzosamente prelevato dallo Stato. Il fenomeno non è solo italiano,
ma mentre in alcuni Paesi europei vi sono state, negli ultimi anni, significative inversioni di
tendenza, nel nostro Paese il governo di centro-sinistra ha ulteriormente aggravato la situazione.
Sarebbe ingenuo addebitare questo fenomeno ad incompetenza o semplice cattiva gestione
da parte del governo, senza comprenderne la dimensione ideologica. Lo strumento fiscale è sempre stato considerato dal socialismo come un mezzo di redistribuzione delle ricchezze, per realizzare una società ugualitaria, in cui la proprietà privata del cittadino venga ad essere, se non soppressa, almeno limitata.
Il sogno utopico della Sinistra, dai tempi della Rivoluzione Francese, è infatti quello di una
società in cui non vi sia alcuna disuguaglianza tra gli uomini, a cominciare dall'aspetto materiale,
quello dei beni di cui essi dispongono. Fin dai tempi della "Congiura degli Uguali" (1796- 1797) di Gracco Babeuf e Filippo Buonarroti, i rivoluzionari si propongono di rovesciare la naturale disuguaglianza sociale fra gli uomini per realizzare una società priva delle tradizionali  istituzioni che, per natura, la caratterizzano: la famiglia, lo Stato, la proprietà privata.
Il metodo dell'esproprio e della gestione statalista dell'economia, che ha caratterizzato i regimi comunisti fino alla caduta del Muro di Berlino, è però miseramente fallito. Rimane la via graduale e "indolore", .già teorizzata da Federico Engels.
Come tappe di questo esproprio graduale, Engels indica la limitazione della proprietà privata per mezzo di imposte progressive e di imposte sull'eredità, la graduale espropriazione della proprietà fondiaria, delle fabbriche, delle ferrovie, delle imprese navali; la concentrazione dei mezzi di trasporto; l'accentramento del credito nelle mani dello Stato, la soppressione di tutte le banche private, e così via.
Lo Stato socialista non nasce, insomma. per "assistere" l'individuo, ma per espropriarlo con
vari mezzi, tra cui il sistema delle imposte. Chi protesta viene demonizzato come "evasore fiscale"
e agli evasori fiscali, grandi o piccoli che essi siano, viene attribuita la responsabilità della crisi economica del Paese.
Nella lotta contro gli "evasori fiscali", che ricorda le accuse contro i "sospetti" della Rivoluzione
Francese, si fa addirittura appello ai principi cristiani, dimenticando che ben diversa è la dottrina sociale della Chiesa, esposta, nel corso del Novecento, in importanti documenti, dalla Quadragesimo anno di Pio XI alla Centesimus annus di Giovanni Paolo II.
La Chiesa insegna che la società è naturalmente disuguale e che la proprietà costituisce, assieme alla famiglia, uno dei cardini dell'ordine sociale. Pio XI afferma nella Quadragesimo anno (1931) che «bisogna che rimanga sempre intatto e inviolato il diritto naturale di proprietà privata e di trasmissione ereditaria dei beni, diritto che lo Stato non può sopprimere perché l'uomo è anteriore allo Stato e perché la società domestica è logicamente anteriore alla società civile». L'equità e la giustizia non possono essere arbitrariamente imposte dall'intervento livellatore dello Stato. L'equa
distribuzione delle ricchezze, deve avvenire assicurando a tutti i cittadini una giusta remunerazione, e non imponendo ad essi un ingiusto prelievo fiscale.
«Non esiste dubbio – insegna Pio XII – sul dovere di ogni cittadino di sopportare una parte
delle spese pubbliche, ma lo Stato, da parte sua, in quanto incaricato di proteggere e di promuovere il bene comune dei cittadini, ha l'obbligo di ripartire fra essi soltanto carichi necessari e proporzionati alle loro risorse» (Discorso del 2 ottobre 1956).
Così, quando un'intervista al settimanale Famiglia Cristiana dello scorso 31 agosto, il Presidente
del Consiglio Romano Prodi si è lamentato che nelle omelie non si ricordi ai fedeli il dovere di pagare le tasse, il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, parlando il 19 agosto al Meeting di Rimini, si è limitato a ricordare,con semplicità, la dottrina della Chiesa in materia, affermando che «tutti devono pagare le tasse secondo leggi giuste» e ricordando la frase del
Vangelo che dice «Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio».
Vittorio Messori, ha commentato con acutezza le parole del cardinale: «In effetti – ha osservato – è scontato ricordare che norma basilare del cristiano è il "dare a Cesare quel che è di Cesare"; e il Segretario di Stato non poteva non citarlo. Ma per usare giustappunto il latino della Chiesa, est
modus in rebus; che fare se Cesare supera, e di molto, il modus, cioè la misura? L'Ancien Régime dava poco, ma chiedeva anche poco, la tassazione era per lo più irrisoria se confrontata a quanto sarebbe poi avvenuto. È, nella teoria, con i dottrinari illuministi e poi, nella pratica, con giacobini e girondini rivoluzionari, che lo Stato si fa "etico", si fa "sociale", si fa "totalitario", assume per sé tutti i diritti e tutti i poteri, affermando che farà fronte a tutti i doveri e a tutte le necessità.
Nascono e si sviluppano sino all'ipertrofia le burocrazie, si creano smisurati eserciti permanenti,
si confiscano i beni con cui la Chiesa e i corpi sociali intermedi facevano fronte alle esigenze sociali, basandosi non sul torchio dell'esattore ma sulla volontarietà dell'elemosina. Cesare, insomma, pretende sempre di più, sino a casi come quello italiano dove ogni anno, sino a fine luglio, il cittadino
lavora per uno Stato di fantasia inesauribile quanto a tasse e a balzelli diretti e indiretti e – bontà sua – lascia al suddito il  reddito di cinque mesi su dodici del suo lavoro.
Siamo in chiaro contrasto, dunque, con la "giustizia" chiesta dalla Chiesa, i cui moralisti – quelli moderni, non quelli antichi che si accontentavano delle "decime" – giudicano, in maggioranza, equa una tassazione che, nei casi più severi, non superi un terzo del reddito. Non sorprende, dunque, che anche in gente di Chiesa scatti un istinto di autodifesa, un bisogno di equità davanti a uno Stato che sembra configurarsi non come un padre ma come un padrone e un predone» (Corriere della Sera,
20 agosto 2007)..
Di fronte a questo Stato "padrone-predone", bisogna ribadire che ogni legge che violi il diritto naturale è ingiusta e va respinta attraverso ogni legittima forma di protesta.
Che pensare, ad esempio, della legge Visco-Bersani che consente al fisco di accedere, on-line, a
tutti i conti bancari delle persone fisiche e giuridiche e di procedere automaticamente all'esproprio diretto e immediato dal conto corrente di ciò che lo Stato rivendica?
Come giudicare il rifiuto del governo di applicare in Italia il metodo del "quoziente familiare",
sperimentato con successo in Francia, che consentirebbe di calcolare il reddito imponibile del capofamiglia non solo in forza del reddito percepito, ma anche in virtù del numero dei
componenti della famiglia a carico?
Il governo Prodi inoltre, nella finanziaria 2007, ha reintrodotto quella iniqua tassa di successione che il governo Berlusconi aveva abolito nel 2001, e si propone, con questa tassa, di contribuire
a distruggere la legittima proprietà familiare, acquistata con lo sforzo delle generazioni. Famiglia e proprietà restano i due principali avversari del socialismo, vecchio e nuovo. È importante comprendere il nesso tra questi due istituti di diritto naturale, che appartengono ai valori "non negoziabili" che meritano di essere fermamente difesi contro la dittatura del relativismo che oggi ci minaccia.


5 - LA RIVINCITA DI DIO

Autore: Roberto de Mattei - Fonte:

Lo scorso 26 ottobre, sul "Corriere della Sera", Sergio Romano ha dedicato un editoriale al carisma e alla popolarità di Benedetto XVI, attestata dal crescente afflusso di pellegrini a San Pietro, in numero ancora maggiore di quanto ne registrava Giovanni Paolo II.
L'articolo di Romano si conclude con un invito ai "laici" a «difendere i loro valori (…) con altrettanto zelo e altrettanto vigore» del nuovo Pontefice.
Un altro noto organo di informazione internazionale, il settimanale "The Economist", ha pubblicato, nel mese di novembre, un dossier di venti pagine, intitolato In God's name, in cui, con malcelata inquietudine, si analizza il peso e il ruolo che la religione sta sempre più assumendo nelle vicende politiche e sociali del XXI secolo. Come il "Corriere della Sera", anche "The Economist", nel revival religioso mondiale, accosta al Cristianesimo altre religioni, a cominciare dall'islamismo. Dio è tornato. Indagine sulla rivincita delle religioni in Occidente era il titolo di un libro di Rodney Stark e Massimo Introvigne, apparso nel 2003, in cui, suffragandolo con dati statistici e sociologici, si descriveva la nascita di un "mercato religioso" sempre più ricco e variegato. Lo sforzo ciclopico di estinguere nell'uomo il naturale bisogno di Dio, che ha caratterizzato gli ultimi due secoli, è, con tutta evidenza, miseramente
fallito. Il paradigma della modernità non ha sconfitto il Cristianesimo, ma viene anzi da esso messo in questione.
Il fenomeno è tanto più macroscopico in quanto nasce dal basso e si contrappone alle tendenze dominanti dell'establishment politico e mediatico. L'appello di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI all'inserimento delle radici cristiane nel Trattato europeo, ha avuto nel mondo politico italiano una flebile eco e, in Europa, ha trovato più oppositori che sostenitori. Ancora peggiore è la situazione nel mondo della cultura e della comunicazione.
Basta sintonizzarsi con qualsiasi emittente televisiva, per essere investiti da messaggi grondanti un radicale relativismo morale.
Nelle maggiori librerie nessun libro di apologetica è esposto negli scaffali; proliferano invece i trattati di "ateologia" e i volumi di scherno od offesa al Cristianesimo.
Eppure l'esigenza naturale di sacro erompe, soprattutto tra i giovani, anche quando essi la vivono in maniera contraddittoria. I volumi anticristiani diffusi dalle librerie Feltrinelli e gli attacchi del "Corriere della Sera" a Padre Pio o a Pio XII rimangono discussioni riservate a polverosi club intellettuali, senza alcuna presa sull'uomo comune. Il libro di Benedetto XVI Gesù di Nazareth (Rizzoli 2007), ha avuto invece un formidabile successo.
Non è mancato chi ha storto il naso affermando che il Papa non dovrebbe esprimersi in libri personali, ma solo attraverso atti ufficiali di Magistero. Il Papa, però, si affida alla carta stampata proprio per allargare la sua udienza al di là dei lettori abituali dell'"Osservatore
Romano" e, non a caso, un vecchio professore criptomodernista come Giovanni Miccoli lo attacca proprio su questo punto: il fatto che il Papa affermi che il suo recente libro «non è in alcun modo un atto magisteriale», per cui «ognuno è libero di contraddirmi» significa – osserva allarmato Miccoli – che egli rivendica il diritto di promulgare in altra sede atti magisteriali che non possono essere contraddetti dai fedeli.
In difesa della fede è l'equivoco titolo del libro di Miccoli, di cui sconsigliamo la lettura. Consigliamo invece di leggere In nome di Dio (Rizzoli 2007), un bel libro dello storico inglese Michael Burleigh, recensito in questo numero di Radici Cristiane. La rivincita di Dio è comunque un fatto innegabile. Il pericolo è che la richiesta religiosa dell'uomo contemporaneo sia soddisfatta da naturaforme di falsa religiosità. Il fenomeno della "New Age" rientra nelle false risposte ad un'autentica domanda.
Ma lo stesso islamismo può essere considerato una pericolosa tentazione. A differenza del
Cristianesimo, che esige per la conversione una seria trasformazione della propria vita, l'Islam
si limita a imporre ai propri adepti prescrizioni rituali, spesso ipocritamente praticate, senza
chiedere un profondo mutamento interiore. Ciò può attirare molti giovani dei nostri tempi (uomini più che donne), insoddisfatti del materialismo, ma non disposti a rinunciare a uno stile di vita edonista e libertario. Il pericolo di un certo ecumenismo è proprio questo: enfatizzando i presunti punti di accordo delle diverse religioni, piuttosto che le loro differenze qualitative, incoraggia di fatto la scelta della via più facile, che non sempre è quella più vera.
Infine, e per concludere. Un approccio di tipo puramente sociologico alla religione è riduttivo e,
malgrado la pretesa scientificità dell'osservatore, non dà conto del fenomeno studiato. Il Cristianesimo non è un insieme di dogmi, di riti, di comportamenti. Non è un particolare modo di pregare o di rapportarsi col prossimo. Non è una religione sullo stesso piano delle altre.
Il Cristianesimo è l'unica religione vera, fondata da Gesù Cristo, Figlio di Dio, seconda Persona della Santissima Trinità, Grazia incarnata. Il ritorno di Dio può essere spiegato solo considerando il ruolo della Grazia, che eleva l'uomo dalla condizione naturaforme le a quella soprannaturale. I monaci buddisti che manifestano a Rangoon, non possono essere messi allo stesso livello dei monaci cattolici, la cui vocazione è stata ben documentata dal film di Philip Gröning Il Grande Silenzio (2005). L'abisso che li separa è, appunto, la vita della Grazia.
Nessun'altra chiesa o religione, al di fuori di quella cattolica, conserva e trasmette la Grazia soprannaturale, di cui Gesù Cristo è la fonte. Gli sforzi dei laicisti di scimmiottare i carismi della Chiesa, per replicarne i successi, ricordano la sciagurata sfida di Simon Mago a san Pietro e ai primi Apostoli: sono tentativi destinati ad infrangersi contro la realtà della storia, di cui la Divina Provvidenza è unica infallibile guida.


6 - GRAN BRETAGNA E USA DIFENDONO IL NATALE PER LEGGE

Autore: Massimo Introvigne - Fonte:

A volte ritornano. A ogni dicembre riecco quelli che non vogliono che si festeggi il Natale per non offendere minoranze islamiche e non credenti. In questa corsa all'assurdo, che coinvolge principalmente certi presidi, ci sono i cattivi e i diversamente buoni. I cattivoni vietano semplicemente di parlare del Natale a scuola: zitti e Mosca, nel senso della città dove è ospitata la salma di Lenin, che nel caso fosse davvero espulsa dalla Piazza Rossa questi presidi sarebbero lieti di esporre nella loro scuola al posto del vituperato presepe. Altri non hanno cuore di vietare ai bambini le festicciole, e allora s'ingegnano per non parlare di Natale e soprattutto di Gesù. La stagione fredda aguzza l'ingegno: si va dalla Festa dell'Umanità alla Festa della Pace, dalla Festa della Luce (già vista: aveva cercato di sostituirla al Natale un certo Hitler) al Solstizio d'Inverno. A conferma che aveva ragione Barnum, quello del circo, quando diceva che più un'idea è stupida, più si diffonde, quest'anno fa tendenza celebrare nelle aule la «Festa delle vacanze», dove il preside mette in difficoltà il professore di matematica dimostrandogli che cambiando l'ordine dei fattori cambia anche il prodotto. Non si fa vacanza per celebrare la festa, ma si fa festa per celebrare la vacanza.
Consoliamoci: i giacobini anti-natalizi ci sono anche in altri Paesi, dalla Francia - ma Sarkozy ha invitato a rivedere le leggi laiciste che vietano la presenza religiosa nelle scuole - alla Gran Bretagna. A Londra però c'è anche la Commissione per l'Eguaglianza e i Diritti Umani, altre volte discutibile, che stavolta ne fa una giusta: invita a «celebrare il Natale come festa cristiana» e a non usare «la preoccupazione di non offendere i non cristiani» come pretesto per divieti assurdi. Puntuale, è arrivato il plauso delle maggiori organizzazioni musulmane, le quali ricordano che il Natale per l'islam (che riconosce Gesù come profeta) non ha nulla di offensivo.
Anche negli Usa qualcuno che vuole vietare i presepi è saltato fuori. E lì si è mossa la Camera, che ha approvato con 372 sì e 9 no una risoluzione dove, premesso che «gli Stati Uniti hanno radici cristiane» e che anche «i non cristiani possono celebrare il Natale come un'occasione per mettersi al servizio degli altri», invita gli uffici pubblici e le scuole a celebrare «il Natale della fede cristiana» ed estende al «pregiudizio anticristiano» le condanne previste per altre forme di discriminazione. Sarebbe bello che questa cartolina dagli Stati Uniti fosse recapitata al ministro Fioroni. Sarebbe bastata una circolare ministeriale per fermare i nemici del Natale, e magari invitarli, se proprio vogliono protestare, a passare il 25 dicembre in ufficio a sbrigare il lavoro arretrato.


7 - I SOLDI DI LENIN E DI MAO

Autore: Antonio Socci - Fonte:

Non solo fu una rivoluzione sanguinaria, il "colpo di mano" di una minoranza, quella comunista in Russia, che scatenò i demoni del genocidio su tutto il pianeta. Ma fu anche una "rivoluzione del Kaiser".
Perché ora – con i documenti pubblicati da "Der Spiegel" – sono finalmente saltate fuori le prove. Si sapeva che la Germania imperiale, in piena Grande guerra, nell'aprile 1917, spedì – col famoso treno – Lenin in Russia per aggredire la neonata democrazia e costringere quel Paese e uscire dal Primo conflitto mondiale (usò il capo comunista come un virus mortale).
Adesso è documentato pure che i comunisti russi furono lautamente finanziati, con milioni di marchi, dal Kaiser. E collaborarono prima fornendo ai tedeschi "utili informazioni" (come scrisse Walter Nicolai, capo dei servizi segreti tedeschi), poi abbattendo la democrazia russa e firmando subito con Berlino la pace di Brest-Litowsk.
Praticamente hanno lavorato al soldo di una potenza che era in guerra con il loro Paese. Der Spiegel l'ha definita "La rivoluzione comprata".
Un retroscena che mostra un altro lato vergognoso di Lenin e compagni.
Uno dei tanti, ma molto significativo. Ed è curioso che la "rivelazione" non sia stata commentata da quanti, dalle nostre parti, ancora oggi inneggiano alla "mitica" rivoluzione.
Si sono sentiti proclami filobolscevichi anche di recente, perfino in Parlamento, pronunciati con la pretesa di delegittimare moralmente chi – nell'anno 2007 - dice la verità su quel colpo di stato.
In questo disgraziato Paese, dove un personaggio tremendo come Lenin è addirittura celebrato in centinaia di vie, e dove vige tuttora una inquietante omertà sui massacri rossi del dopoguerra disseppelliti da Giampaolo Pansa, in questo infelice Paese – dicevo - capita che esponenti della maggioranza di governo, in Senato, insorgano furenti per il solo fatto che in un telegiornale del 24 ottobre, nel 90° anniversario della Rivoluzione d'ottobre, un ottimo (peraltro coltissimo) giornalista come Tommaso Ricci (capo della Cultura del Tg2) ha osato rievocare quell'evento senza celebrarlo con le vecchie baggianate propagandistiche.Ma parlandone per quello che realmente fu e che gli storici hanno da tempo acclarato.
A proposito di "censure", di libertà di stampa e di "servizio pubblico", che Fausto Bertinotti dice di avere così tanto a cuore, l'indomani mattina, nell'aula del Senato, sdegnato e furibondo ha preso la parola il senatore Fosco Giannini di Rifondazione comunista, che ha così tuonato: "Signor Presidente, ieri sera, sul Tg2, ore 20.30, è andato in onda un servizio sulla Rivoluzione d'Ottobre.
Affermo in modo determinato, forte e chiaro che questo è stato un servizio vergognoso.
E' stato esplicitamente detto – Signor Presidente – che la Rivoluzione d'Ottobre è stata solamente un sanguinoso colpo di stato, che ha messo fine alla vera rivoluzione, quella menscevica; che ha prodotto solo un nuovo zarismo; che ha gettato la Russia nel sangue e nella violenza; che ha esportato con la forza l'orrore nel mondo….".
Evidentemente il senatore Giannini ignora che tutte queste notizie ormai sono storia documentata.
Per lui sono una provocazione e una calunnia. Si indigna quando gli sembra di sentir dire "che la storia avrebbe dimostrato che comunismo e nazismo sono la stessa cosa" e che "il comunismo avrebbe 'manipolato' i contadini e gli operai italiani".
Il senatore comunista a questo punto lancia il suo anatema: "Io mi sono alzato in piedi, Signor Presidente… per dire a tutti che questo servizio televisivo è stato contro la democrazia, contro la storia e contro la civiltà.
La Rivoluzione d'Ottobre è stata tra i più grandi eventi della storia dell'umanità.
Essa – superando il capitalismo – ha dimostrato, una volta per tutte, a tutti i popoli oppressi, all'intero proletariato mondiale, che i rapporti di produzione capitalistici non sono naturali e dunque eterni ed immutabili.
Ha dimostrato che lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e sulla donna non è un destino ineluttabile; che i padroni – come l'aristocrazia francese – non sono figli di Dio!
La Rivoluzione d'Ottobre, Signor Presidente, non favorì il fascismo, ma sconfisse il nazifascismo e spinse masse sterminate – sul piano planetario – a liberarsi dal colonialismo, dallo sfruttamento e dalle dittature fasciste!
E le grandi lotte operaie e contadine di questo Paese furono possibili anche grazie all'ideale acceso dalla Rivoluzione d'Ottobre! Il comunismo – si è detto – sarebbe uguale al nazifascismo. Si vergognino!".
Evidentemente nell' "Italia dell'est" si continuano a ignorare i miliardi di schiavi fatti dai regimi comunisti. E si continua perfino a negare lo scellerato patto stipulato fra Hitler e Stalin per scatenare l'aggressione alla Polonia e la Seconda guerra mondiale: sì, i due tiranni erano alleati e lo sono rimasti per metà del conflitto.
La Seconda guerra mondiale nasce come una guerra nazicomunista contro le democrazie europee.
Ma torniamo alla filippica del senatore Giannini che concludeva così: "Mi lasci rispondere a tanta vergogna, Signor Presidente, mi lasci parlare con il cuore: viva la Rivoluzione d'Ottobre! viva Antonio Gramsci! viva Giuseppe Di Vittorio! viva i morti di Reggio Emilia! viva il socialismo!"
Tutto questo nell'anno 2007, nel Senato italiano, dalla viva voce di un parlamentare del centrosinistra al potere, il partito del presidente della Camera.
In pratica, siccome l'attuale esecutivo si regge sulla maggioranza di un voto, il senatore Giannini è decisivo, quindi abbiamo un governo che sta in piedi grazie a politici che inneggiano a Lenin e alla Rivoluzione bolscevica, da cui iniziò l'immane macelleria rossa.
Costoro pretendono pure che nella televisione pubblica nessuno osi parlarne in modo diverso. Anche Bertinotti pensa che quel servizio televisivo di Tommaso Ricci sia "contro la democrazia, contro la storia e contro la civiltà" ?
Ricci è stato bersagliato di insulti nei forum internet, con buona pace di chi dice che i comunisti non esistono più. Tutta questa vicenda - a diciotto anni dalla caduta del Muro di Berlino – fa seriamente riflettere sulle condizioni del nostro Paese e della nostra informazione.
D'altra parte i comunisti di casa nostra – che non hanno mai fatto una piega di fronte all'oceano di documenti sui genocidi rossi, ma che avvertono la "questione morale" solo quando corrono soldi – adesso dovrebbero dire cosa pensano di questi "rivoluzionari" russi a libro paga dei tedeschi.
A proposito di pecunia proprio in questi giorni se n'è saputa un'altra.
Il "rivoluzionario" Mao Zedong – quello che aveva abolito la proprietà privata di un miliardo di cinesi – quando morì, il 9 settembre 1976, aveva un conticino in banca di circa 75 milioni di yuan, che equivalgono a 55 milioni di euro e che oggi sono lievitati a 100 milioni di euro. Lo si è appena scoperto.
E – ironia della storia – pare che abbia messo insieme questo immenso patrimonio soprattutto grazie ai diritti del suo "Libretto rosso", diffuso in un miliardo di copie in Cina e anche in occidente, letto da una generazione di figli di papà sessantottini che così hanno rimpinguato inconsapevolmente le tasche del despota: dal libretto rosso al libretto degli assegni.
Il genocidio di almeno 50 milioni di cinesi – grazie alla rivoluzione di Mao - era allora ed è tuttora tranquillamente snobbato, dai sessantottini di ieri e di oggi.
Quest'opera di propaganda fu un capolavoro del tiranno cinese che riuscì perfino a farsi venerare come simbolo di "libertà" dai rampolli della borghesia occidentale.
Ma riuscire ad arricchirsi come un capitalista con i proventi commerciali di un libretto di baggianate contro la proprietà privata e il capitalismo è una beffa planetaria.


8 - VENDERE IL PROPRIO SESSO È LIBERTÀ?

Autore: Carlo Bellieni - Fonte:

'Jail men who pay for sex'
Il governo inglese sta decidendo di seguire l'esempio svedese e mandare in prigione i clienti delle prostitute. Anche sull'Independent un nuovo articolo a favore di questa proposta, che invece contraddice la liberalizzazione della prostituzione fatta in Germania e Olanda di cui sottolinea gli effetti "disastrosi", dato che questa "aumenta la domanda, favorisce il traffico e il sesso non protetto". Solo da noi si pensa che vendere sesso sia un atto di libertà... siamo alla preistoria. D'altronde la parola d'ordine di certe novità laiciste in campo etico è "lasciare la gente sola, raccontandogli che questa è la libertà". Ma "libertà" fa più rima con "solidarietà" che con solitudine. L'articolo dell'Independent così conclude: "Se la prostituzione è così great, perché non incoraggiate le vostre figlie ad andare a lavorare in un bordello? Per non parlare dei vostri figli".


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