BastaBugie n�792 del 26 ottobre 2022

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1 LA FINLANDIA RESPINGERA' I PROFUGHI DI GUERRA E SICCOME SONO RUSSI IL MURO VA BENISSIMO
Del resto la premier è Sanna Marin, 37 anni, cresciuta da una coppia di lesbiche, paladina lgbtq+, quindi intoccabile a prescindere (VIDEO: Guerra in Ucraina)
Autore: Valerio Pece - Fonte: Sito del Timone
2 AGENTI DELL'FBI ARMATI IRROMPONO NELLA CASA DI UN VOLONTARIO PROVITA
Arrestato davanti ai suoi 7 bambini, rischia fino a 11 anni di carcere e 350.000 dollari di multa per aver pregato davanti a un centro per gli aborti
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 VICTORIA DEI MANESKIN SOFFRE DI FOMO (LA PAURA DI ESSERE TAGLIATA FUORI)
La chitarrista ha spiegato quanto sia stata danneggiata dalla dipendenza da smartphone e dal bisogno quasi costante di condividere la propria vita sui social network
Fonte: Virgilio
4 GLI STUDENTI RINUNCIANO A CRITICARE IL GENDER PER PAURA DI ESSERE ATTACCATI
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): la Florida vieta il gender nelle scuole, non più detenuti trans nelle carceri femminili, insegnante licenziata per non aver accettato le policy sui transgender
Autore: Federico Cenci - Fonte: Provita & Famiglia
5 IL CONGRESSO DEL PARTITO COMUNISTA CINESE CONSEGNA IL POTERE ASSOLUTO A XI JINPING
Intanto la Santa Sede rinnova l'accordo Cina-Vaticano nonostante, proprio in questi giorni, ci sia a Hong Kong la seconda udienza del processo farsa al cardinale Zen
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO DIFENDE GLI ATTACCHI CONTRO LA CHIESA CATTOLICA
Ma dalla Polonia giunge la speranza con la proposta di legge che prevede il carcere fino a tre anni per chiunque offenda o ridicolizzi pubblicamente la Chiesa
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Radio Roma Libera
7 IL LEGAME INSCINDIBILE TRA CREDERE E PREGARE
Se si prega bene, si crede bene e se si crede bene, si prega bene
Autore: Corrado Gnerre - Fonte: I Tre Sentieri
8 OMELIA XXXI DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 19,1-10)
Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
9 OMELIA TUTTI I SANTI - ANNO C (Mt 5,1-12a)
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - LA FINLANDIA RESPINGERA' I PROFUGHI DI GUERRA E SICCOME SONO RUSSI IL MURO VA BENISSIMO
Del resto la premier è Sanna Marin, 37 anni, cresciuta da una coppia di lesbiche, paladina lgbtq+, quindi intoccabile a prescindere (VIDEO: Guerra in Ucraina)
Autore: Valerio Pece - Fonte: Sito del Timone, 22 ottobre 2022

La Finlandia non vuole i profughi di guerra russi. I principali partiti del paese, insieme alla premier Sanna Marin, hanno quindi dato il via libera alla costruzione di una recinzione al confine orientale. La realizzazione del muro durerà tre anni o poco più, mentre si dibatte sulla sua lunghezza, stimata tra i 150 e i 260 chilometri. «Speriamo che i lavori possano iniziare il prima possibile», ha dichiarato il primo ministro Marin, precisando che il progetto gode di «ampio sostegno all'interno del Parlamento».
I muri costruiti per limitare le migrazioni non sono certo pochi: da quello ai confini con il Messico, unanimemente bistrattato in ogni salotto che conti poiché finito di costruire da Trump (a iniziarlo ci aveva pensato il Nobel per la pace Barack Obama), a quello, tutto europeo, alzato da Orban ai confini di Croazia e Serbia nel 2015, per fronteggiare i migranti provenienti dai Balcani. Un muro, quest'ultimo, che da subito non piacque per nulla alla UE. La quale, complice anche una disturbante politica pro-family e pro-life, da allora ha iniziato una vera e propria guerra diplomatica contro Budaperst (ancora lontana dal concludersi), fatta di sanzioni economiche e di dichiarazioni di fuoco contro «un paese recalcitrante». A stigmatizzare la politica di Orban ci si sono messe anche tutte le organizzazioni satellite della UE, tanto che per Human Rights Watch «Orban ha incoraggiato il trattamento feroce e illegale dei migranti e rifugiati, e criminalizzato chi li aiutava».

ABIURARE LA MADREPATRIA NON BASTA PIÙ
Ecco però che, almeno in Italia, dopo le dichiarazioni di Sanna Marin sul muro finlandese (descritto dai giornali in tutta la sua realistica crudezza: «una recinzione metallica sormontata da filo spinato, con sensori e telecamere di sorveglianza disseminati lungo il lato Sud della frontiera con la Russia»), un qualsiasi articolo di Repubblica correrà ora il rischio di essere equivocato. Queste le parole dell'inviato Fabio Tonacci del 30 luglio 2022: «Non fa distinzioni, passeggia su diritti umani e leggi dell'Unione Europea». E chi sarà mai? E ancora: «Sei scappato dalla guerra? Fuori». Trattandosi del quotidiano di Largo Fochetti non esistono dubbi che si parli dell'orrendo Orban, ma ora che Ungheria e Finlandia, sui migranti, hanno la stessa identica politica, pudore vorrebbe che si cercassero toni meno perentori.
L'impresa non è affatto semplice, visto che Sanna Marin - cresciuta da una coppia di lesbiche, per cui già solo per questo intoccabile paladina del mondo LGBTQ+, quindi intoccabile tout-court - con i suoi 37 anni è la più giovane e osannata premier d'Europa. Bella, innocente e immacolata a prescindere, nelle sue famose feste private (ad alto tasso alcolico), come in quelle organizzate nelle residenze ufficiali.
Al di là dell'applauso che accompagnerà la costruzione del nuovo muro (per gli ironici apoti dei social già «bello, alto e democratico»), la barriera che si alzerà tra Finlandia e Russia rimanderà ad un altro e più cinico paradosso. Quante volte nell'ultimo anno è stato chiesto ai russi di pronunciare una pubblica abiura contro la propria Patria? Un'umiliazione per interi corpi di ballo, cantanti lirici, artisti d'ogni genere. Bene, ora che finalmente si decidono a scappare dal proprio paese, i cittadini russi si troveranno davanti ad un muro di filo spinato. Un corto circuito che rimanda ad una coerenza perduta, e al solito doppio standard di un'informazione che in queste ore appare imbarazzata, costretta com'è a parlare di «prima barriera anti migranti in Europa voluta da un governo progressista» (così il Corriere).
A proposito di umiliazioni subite (ma che non basteranno più), Tugan Sokhiev, direttore del Bolshoi di Mosca e prima ancora dell'Orchestra sinfonica di Tolosa, messo alle strette da una lettera pubblica del sindaco della città francese, ha finito per dimettersi da entrambi gli incarichi. «Ho trovato scioccante e offensivo che alcune persone mettano in discussione il mio desiderio di pace». «È insopportabile - ha lamentato il musicista Sokhiev - il modo in cui colleghi, attori, cantanti, ballerini, registi vengano minacciati. Presto mi chiederanno se preferisco Ciaikowski e Stravinsky o Brahms e Debussy. Noi invece siamo qui per ricordare gli orrori della guerra con la musica».

LA GUERRA AI DISABILI (E AI GATTI)
E se in un eccesso di zelo le sanzioni alla Russia sono riuscite a colpire anche i gatti (nel marzo scorso la Federazione Internazionale Felina annunciò di aver bandito in tutto il mondo i gatti russi dai suoi concorsi), decisamente meno spiritosa è stata l'esclusione degli atleti russi e bielorussi dalle Paraolimpiadi di Pechino. Sotto le minacce di boicottaggio di molti governi, in poche ore fu addirittura cancellata la linea più morbida, quella che avrebbe consentito ai disabili di partecipare ai Giochi, pur senza bandiera, con l'estromissione dal medagliere e con la cancellazione di ogni simbolo sulla divisa. Invece niente, neanche così.
Eppure, va registrato che il presidente dell'IPC Andrew Parsons, massimo organo paraolimpico, in una Nota ufficiale finalmente umana («Siete delle vittime delle azioni dei vostri governi», queste le parole dirette agli atleti disabili) ha comunque mostrato quell'empatia che la progressista Finlandia, ad un passo dall'entrata nella Nato, non ha nessuna intenzione di manifestare ai profughi di guerra russi.
Nell'omelia che ha chiuso il Congresso eucaristico nazionale svoltosi a Matera, Papa Francesco ha detto: «Se alziamo adesso dei muri contro i fratelli e le sorelle, restiamo imprigionati nella solitudine e nella morte anche dopo». La realpolitik di ogni Paese farà poi i suoi distinguo, certo, ma è altrettanto vero che uomini, donne e bambini che scappano da una guerra non possono essere respinti (magari accogliendo invece i cosiddetti "migranti climatici"), perfino se hanno l'insopprimibile colpa di essere russi. Non foss'altro perché i popoli non possono essere ritenuti responsabili delle guerre scatenate dal potere.

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 6 minuti) dal titolo "Guerra a senso unico" Silver Nervuti ci rivela come l'Unione Europea ci sta obbligando a schierarci dalla parte della follia. Per capire l'oggi bisogna ricordare come ci siamo arrivati. Ancora una volta: grazie Silver!


https://www.youtube.com/watch?v=Kj9UscszDZo

Fonte: Sito del Timone, 22 ottobre 2022

2 - AGENTI DELL'FBI ARMATI IRROMPONO NELLA CASA DI UN VOLONTARIO PROVITA
Arrestato davanti ai suoi 7 bambini, rischia fino a 11 anni di carcere e 350.000 dollari di multa per aver pregato davanti a un centro per gli aborti
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30 settembre 2022

Nel mondo conservatore statunitense, specie quello più sensibile alla difesa della vita nascente, si va rafforzando la convinzione che il Federal bureau of investigation (Fbi) venga sempre più usato dal Partito Democratico come un'arma politica. Una convinzione avvalorata da alcuni fatti occorsi negli ultimi giorni, specialmente dal raid in grande stile condotto da una ventina di agenti federali nella casa di campagna dell'attivista pro vita Mark Houck - fondatore di The King's Men, un apostolato per aiutare a uscire dalla dipendenza della pornografia e coltivare le virtù cristiane - arrestato la mattina del 23 settembre davanti alla moglie e ai sette figli, comprensibilmente atterriti.
Life Site News ha fornito un resoconto dettagliato del raid, raccogliendo la testimonianza della moglie di Houck, Ryan-Marie. La donna ha affermato che una squadra Swat (un'unità d'assalto con armi speciali) di 25-30 agenti dell'Fbi è entrata nella proprietà di famiglia con una quindicina di veicoli alle 7:05 di venerdì scorso. Dopo aver circondato la casa, gli agenti «hanno iniziato a battere sulla porta e a gridarci di aprirla». Il marito, aggiunge Ryan-Marie, avrebbe quindi cercato di calmare gli agenti con queste parole: «"Sto per aprire la porta, ma, per favore, i miei figli sono in casa. Ho sette bambini in casa". Ma loro hanno continuato a battere sulla porta e urlare». Dopo che Houck ha aperto l'uscio, Ryan-Marie fa presente che i federali «avevano grandi, enormi fucili puntati contro Mark e contro di me e, in un certo senso, puntati in tutta la casa». Gli agenti hanno ordinato ai bambini di rimanere al piano di sopra, ma i figli della coppia - tutti urlando di paura - hanno potuto assistere alla scena dalla cima delle scale che danno sulla porta d'ingresso. Di qui, la chiara preoccupazione della madre, che spiega di aver già contattato degli psicologi per aiutare i figli a superare il trauma vissuto.
A seguito dell'eco avuta dalla vicenda, l'ufficio dell'Fbi di Filadelfia si è visto costretto a rilasciare una dichiarazione ufficiale (inusuale) che conferma l'operazione, ma smentisce che sia stata inviata una squadra Swat, afferma che tutto si sarebbe svolto «in linea con le pratiche standard» e definisce «un'esagerazione» il numero di veicoli e agenti riferito dalla signora Houck, senza tuttavia precisare il numero stesso di uomini e mezzi. Secondo una fonte dell'Fbi, contattata da Fox News, non sarebbero stati impiegati 25 agenti, bensì 15-20. Sembran pochi? Anche volendo dare credito al ridimensionamento del raid, è difficile negare il fatto che Houck sia stato trattato come un terrorista. Ma quali sono le accuse contro di lui?

ACCUSE RIDICOLE
Il padre di famiglia è accusato di aver violato per due volte, entrambe il 13 ottobre del 2021, la «Legge sulla libertà di accesso agli ingressi delle cliniche» (Face Act), secondo cui è un reato federale tentare di impedire con l'uso della forza l'accesso a una clinica per aborti o a un centro per la gravidanza. Ogni mercoledì, Houck è solito guidare per due ore fino a Filadelfia, dove rimane per sei-otto ore in tutto sui marciapiedi nei pressi di due diverse strutture per aborti, pregando ed eventualmente cercando di consigliare le donne a non abortire il bambino che portano nel grembo. Ebbene, secondo l'accusa formalizzata dal gran giurì, Houck sarebbe colpevole in primo luogo di aver spinto a terra un uomo di 72 anni (B.L.), volontario di una clinica di Planned Parenthood, mentre questi «tentava di accompagnare due pazienti» all'interno della struttura; e, per una seconda circostanza, lo si accusa di aver «affrontato verbalmente e spinto con forza a terra B.L.» davanti alla clinica, causandogli «lesioni che hanno richiesto assistenza medica».
Ma martedì 27 settembre, davanti alla corte federale di Filadelfia, Houck si è dichiarato non colpevole rispetto ad entrambe le accuse. Il suo avvocato, Peter Breen, vicepresidente della Thomas More Society, parlando fuori dal tribunale, ha detto che il volontario abortista era stato «estremamente aggressivo» e stava «molestando» il figlio allora dodicenne di Houck, prima che tra i due adulti avvenisse un «alterco». Le parole di Breen sono in linea con il racconto fatto a Life Site dalla moglie di Houck, che ha riferito di un solo scontro fisico. Secondo la donna, per «settimane e settimane» l'accusatore di 72 anni avrebbe provocato suo figlio, dicendogli cose «disgustose», e il marito di volta in volta avrebbe chiesto al volontario pro aborto di smetterla. Fino al 13 ottobre dell'anno scorso, quando l'uomo avrebbe continuato a ridicolizzare Houck davanti al figlio e si sarebbe avvicinato eccessivamente al bambino stesso, fino ad entrare nel suo «spazio personale». A quel punto il genitore ha spinto l'abortista, che è caduto a terra, senza riportare - afferma Ryan-Marie - «ferite o altro».

11 ANNI DI CARCERE E 350.000 DOLLARI DI MULTA
Martedì l'avvocato Breen ha anche spiegato che il caso era già stato archiviato da un tribunale della Pennsylvania, ma che poi è stato ritirato fuori - a livello federale - dal Dipartimento di Giustizia (Doj, nell'acronimo americano). «Se fosse stato davvero un pericolo per la comunità, non avrebbero aspettato un anno per perseguirlo», ha detto Breen. Il legale ha spiegato che la Thomas More Society aveva già contattato il Doj a giugno, per dire che il Face Act non riguarda alterchi come quello tra Houck e B.L. e che in ogni caso, se fosse stata formalizzata l'accusa contro Houck, lo stesso padre di famiglia si sarebbe presentato volontariamente per difendersi. Da quella comunicazione di giugno Breen non ha ricevuto alcun avviso dal Doj, a parte quello che gli comunicava che il suo cliente era in arresto. Perciò, l'avvocato parla di «un processo politico». «E ciò che è chiaro è che dal Dipartimento di Giustizia ai suoi massimi livelli [...] stanno cercando di inviare un messaggio ai pro-vita e alle persone di fede: "Non scherzate con noi". Loro vogliono intimidire, vogliono che le brave persone come Mark smettano di pregare e dare consigli presso le cliniche per aborti del nostro Paese. E questo non accadrà», ha aggiunto Breen.
Houck è stato rilasciato dietro cauzione lo stesso giorno dell'arresto, ma a condizioni che si riserverebbero a un personaggio pericoloso. Rischia fino a 11 anni di carcere e 350.000 dollari di multa. Nel frattempo, il mondo pro life sta raccogliendo fondi in suo favore. E il senatore Repubblicano Josh Hawley (poi imitato da altri colleghi del Gop) ha scritto una lettera che mette a nudo la giustizia a doppio binario dell'Amministrazione Biden e chiede al procuratore Merrick Garland di spiegare i motivi del gravissimo raid.
Il caso di Houck non è l'unica vicenda preoccupante di questi giorni. Il 27 settembre, a Saint Paul, nel Minnesota, agenti dell'Fbi hanno interrogato un uomo che prega quasi ogni giorno fuori da una clinica di Planned Parenthood, anche in questo caso a seguito di una rimostranza strumentale da parte abortista (la spinta a una lavoratrice che stava tentando per la seconda volta di tagliare un cartello pro vita; anche in questo caso le accuse sono state respinte da una corte statale) e che sembra un altro tentativo di intimidazione, senza precedenti - nell'arco di oltre 40 anni di attività - secondo Brian Gibson, direttore esecutivo di Pro-Life Action Ministries.
Di certo, la durezza spropositata del raid a casa Houck stride con l'inerzia e, anzi, accondiscendenza del Dipartimento di Giustizia e dell'intera Amministrazione Biden verso le violenze dei gruppi abortisti: vedi i ripetuti attacchi - da quando, a inizio maggio, è trapelata la bozza della sentenza Dobbs - contro chiese e centri pro vita, nei migliori casi imbrattati con scritte minacciose, nei peggiori dati alle fiamme o gravemente danneggiati con bombe molotov. Vedi ancora le minacce di morte ai giudici conservatori della Corte Suprema, molestati perfino al ristorante o con manifestazioni sotto casa, pur vietate dalla legge. Una serie enorme di atti rimasti impuniti e, per di più, sobillati dalle parole di Joe Biden, Kamala Harris e sodali.

DOSSIER "ABOLITO IL DIRITTO ALL'ABORTO"
La Corte Suprema USA annulla la Roe vs Wade

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30 settembre 2022

3 - VICTORIA DEI MANESKIN SOFFRE DI FOMO (LA PAURA DI ESSERE TAGLIATA FUORI)
La chitarrista ha spiegato quanto sia stata danneggiata dalla dipendenza da smartphone e dal bisogno quasi costante di condividere la propria vita sui social network
Fonte Virgilio, 21 ottobre 2022

Ne ha parlato durante un'intervista a Radio Deejay, della sua "FOMO", una forma di ansia di cui Victoria dei Maneskin soffre da tempo. È legata alla connessione costante ai social network e ai dispositivi come smartphone e computer.
Sentirsi parte di un gruppo, accettati, è un bisogno atavico, c'è da sempre. Lo sviluppo della società odierna, però, ha accentuato e declinato in forme diverse questa esigenza.
"Thomas era a casa di Madonna": così comincia il racconto di Victoria dei Maneskin durante l'intervista, riferendosi a un altro componente della band. E poi: "Devi sapere che io ho la forma peggiore di FOMO". A quel punto Damiano, il frontman del gruppo presente in studio, la esorta a spiegare di cosa si tratta.
"Io devo uscire tutti i giorni, anche se sono stanchissima, perché altrimenti ho paura di perdermi qualcosa": la bassista decide quindi di parlare di una parte intima di sé, lo fa con naturalezza. Racconta di una sera, che "stanca morta, cotta" decide di restare in hotel.
Un'ora dopo però si materializza la sua paura, aveva perso l'opportunità di andare a casa di una delle più grandi star mondiali di tutti i tempi, Madonna, e lo aveva saputo tramite un messaggio di Thomas che la aggiornava sull'accaduto, e che accaduto.
Si trovano a New York e la possibilità di conoscerla arriva quasi per caso, grazie a un amico comune. Thomas all'inizio si sente un "intruso". La sensazione di inadeguatezza dura poco, pensa che "Madonna è una fan dei Maneskin" e scambia qualche battuta con lei.
Nulla di più normale, se non fosse che il massaggio mandato a Victoria le fa "salire la FOMO". Lei non è la prima ad aprirsi, anche Chiara Ferragni ha raccontato di ansia e attacchi di panico.
Si tratta di una forma di ansia che si manifesta tutte le volte che si ha la sensazione di star perdendo un'interazione sociale importante, come appunto l'incontro con una pop star indiscussa. L'acronimo "FOMO" sta per "Fear Of Missing Out", tradotto: la paura di essere tagliati fuori. Gli esperti hanno trovato una correlazione importante tra la FOMO e la dipendenza da smartphone e dal bisogno quasi costante di condividere la propria vita sui social network.
Anche se questa forma d'ansia si sviluppa online, provoca dei comportamenti che si verificano offline, nella vita reale. La teoria di autodeterminazione, infatti, il bisogno di sentirsi connessi con gli altri, accettati è legittima e ha ripercussioni sulla sfera psicologica delle persone.
Questa forma d'ansia provoca il desiderio (anche ossessivo) di monitorare costantemente cosa viene pubblicato sui social, cosa fa la propria cerchia di amici. Una dipendenza psicologica che diventa difficile da gestire quando non si è offline.
La FOMO può provocare stati depressivi e l'adolescenza è il periodo più delicato, quando il legame coi pari si intensifica e si riduce quello con i genitori. Ecco che aumenta il desiderio di appartenenza a un gruppo, di sentirsi popolari, connessi e accettati. Circa 3/4 dei giovani ha manifestato il disagio di perdersi cosa stanno facendo gli altri. A tal proposito, ecco cos'è l'ansia da social.
Con l'avvento della tecnologia e i social network certi bisogni e le paure a essi collegate si sono amplificate. L'abuso di determinati strumenti può avere delle ripercussioni psicofisiche significative, che possono avere effetto sulla vita di tutti i giorni.
Il controllo dei social, 24 ore su 24, pare allievi lo stato d'ansia sociale legato a un timore eccessivo di non far parte delle esperienze gratificanti che vivono gli altri. La "Paura di perdersi qualcosa".
Secondo gli esperti, i soggetti maggiormente a rischio sono coloro che hanno una bassa autostima, che sono insicuri e che confondono la vita reale con quello che gli utenti decidono di mostrare sui propri profili.
Il pericolo è che, per stare al passo, per non sentirsi da meno, si mostri qualcosa che con il reale ha poco a che fare, vite costruite secondo ciò che si crede sia corretto, accettato dai più.

Nota di BastaBugie: ecco la voce FOMO in Wikipedia consultata il 25 ottobre 2022.

FOMO (acronimo per l'espressione inglese fear of missing out, letteralmente: "paura di essere tagliati fuori") indica una forma di ansia sociale caratterizzata dal desiderio di rimanere continuamente in contatto con le attività che fanno le altre persone, e dalla paura di essere esclusi da eventi, esperienze, o contesti sociali gratificanti.
La FOMO può portare a una preoccupazione compulsiva riguardo alla perdita di un'opportunità di interazione sociale. Letteralmente, essa corrisponde alla "paura di essere tagliati fuori". Questo in quanto comporta la paura che le altre persone possano fare esperienze gratificanti quando non si è presenti o direttamente coinvolti. La Fear of Missing Out, perciò, collega i bisogni sociali degli individui (ad esempio il rimanere in contatto con gli altri) con l'impegno sui SNS (social networking sites). Accedendo a questi tramite dispositivi mobili, come gli smartphone, si ha la possibilità di restare sempre connessi con gli altri e partecipare alle loro vite. Ciò è reso possibile dal fatto che l'offerta dei social network su cui poter condividere momenti della propria vita privata è sempre più ampia, rendendo quindi abituale l'essere sempre connessi e reperibili. Vi è un collegamento importante, difatti, tra FOMO e dipendenza da smartphone: a livello teorico il concetto di FOMO si sviluppa online ed è considerato un segnale predittivo dell'insorgenza di dipendenza da smartphone e sofferenza emotiva, ma i comportamenti che la caratterizzano non si verificano online.
La teoria dell'autodeterminazione (SDT, Self-determination theory) afferma che il sentimento di parentela o di connessione con gli altri è un bisogno psicologico legittimo che influenza la salute psicologica delle persone. In questo quadro teorico, la FOMO può essere intesa come uno stato autoregolativo derivante dalla percezione situazionale che, a lungo termine, i propri bisogni non siano soddisfatti. Infatti la FOMO comporta il desiderio, che può diventare ossessivo, di monitorare continuamente ciò che viene pubblicato dai nostri amici sui social network per poter rimanere sempre aggiornati. Una dipendenza psicologica dall'essere in linea potrebbe provocare ansia quando ci si sente scollegati, portando così alla paura di essere tagliati fuori o persino all'utilizzo patologico di internet. Di conseguenza, si ritiene che la FOMO abbia influenze negative sulla salute e il benessere psicologico delle persone, perché potrebbe contribuire a fenomeni depressivi.
Circa tre quarti dei giovani hanno segnalato di essersi sentiti a disagio quando hanno percepito il rischio di "perdersi" ciò che stavano facendo i loro pari. L'adolescenza è un periodo critico per lo sviluppo, segnato da un aumento significativo dell'importanza che viene data al gruppo dei pari. In questo periodo dello sviluppo, gli adolescenti si relazionano sempre di più con i loro pari e meno con i loro genitori. I legami con i pari aumentano di intensità e le relazioni con loro diventano sempre più intime. Cresce così il bisogno di associarsi con loro e di appartenere a un gruppo. I pari perciò diventano la prima fonte di supporto sociale. Partendo dal presupposto che gli adolescenti e le persone in generale, cercano di soddisfare il loro bisogno di sentirsi socialmente connessi con gli altri; i social network possono essere strumenti eccellenti per gratificare il proprio bisogno di appartenenza e popolarità. Questo perché i media assolvono la funzione di collegare gli adolescenti ai loro coetanei e contribuiscono alla loro socializzazione.
Con l'avvento della tecnologia, le esperienze sociali e comunicative delle persone sono state amplificate. Da un lato, le moderne tecnologie (come ad esempio telefoni cellulari o smartphone) e i servizi di social networking (come ad esempio Facebook, Twitter, o Instagram) offrono alle persone l'opportunità di essere socialmente connesse. D'altra parte, la comunicazione mediata perpetua una maggiore dipendenza da internet. Quindi, parallelamente alla nascita e allo sviluppo continuo di nuove tecnologie, si assiste alla nascita di nuove condizioni patologiche legate a queste. L'abuso di strumenti tecnologici ha un impatto significativo sul corpo e sulla mente e questo può arrivare ad interferire con le attività quotidiane. [...]
Una sindrome connessa alla FOMO è la cosiddetta nomofobia. L'acronimo sta per "No mobile (phone) Fobia" e indica la paura di rimanere con uno smartphone privo di connessione, quindi di rimanere isolati dal mondo e dai social. In un'accezione più ampia, la sindrome interessa qualsiasi impedimento all'uso del cellulare, quindi, oltre alla mancanza di connessione, si può manifestare nel caso di zone prive di copertura, nel caso di batteria scarica o a seguito di smarrimento o furto.
La nomofobia può essere considerata una vera e propria dipendenza da smartphone. Le persone dipendenti da smartphone, quindi affette da nomofobia, avvertono stati d'ansia quando rimangono a corto di batteria o di credito, senza copertura di rete o senza il cellulare. Di solito i nomofobici tentano di evitare l'ansia mettendo in pratica alcuni particolari comportamenti protettivi, come controllare frequentemente il credito e portare sempre con sé un caricabatterie portatile (chiamato Power-Bank). [...]

Fonte: Virgilio, 21 ottobre 2022

4 - GLI STUDENTI RINUNCIANO A CRITICARE IL GENDER PER PAURA DI ESSERE ATTACCATI
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): la Florida vieta il gender nelle scuole, non più detenuti trans nelle carceri femminili, insegnante licenziata per non aver accettato le policy sui transgender
Autore: Federico Cenci - Fonte: Provita & Famiglia, 21 ottobre 2022

Ognuno può prendere parte al dibattito pubblico. Ma per evitare di essere demonizzato o ridicolizzato, ognuno deve unire la propria voce al coro del pensiero unico. Opinioni dissonanti non sono ammesse. Nel democratico mondo contemporaneo funziona - ahinoi - così. Succede allora che la paura di una reazione negativa costituisca un deterrente alla riflessione critica, spingendo uomini e donne all'omologazione. E succede anche che gli organizzatori di conferenze pubbliche si sottraggano dall'invitare relatori noti per punti di vista controcorrente per non incorrere nella fatwa dei depositari del politicamente corretto.
È quanto dimostra uno studio effettuato in Regno Unito dall'Higher Education Policy Institute e ripreso da The Christian Institute. L'autore, Josh Freeman, ha constatato tra gli studenti una forma di «autocensura» che si verifica appunto quando si preferisce evitare di invitare relatori «a causa dei loro precedenti commenti "problematici"». Freeman ha intervistato ventuno coordinatori di eventi studenteschi in diverse università britanniche. Chi tra loro ha "osato" opporsi a questa forma diffusa di censura surrettizia ha dovuto far fronte ad attacchi verbali. Non solo, «nei casi più gravi», prosegue l'autore dello studio, «gli studenti sono stati vittime di molestie». La questione non ha lasciato indifferenti i vertici degli atenei. La vice-cancelliere dell'Università di Oxford, Louise Richardson, ha evidenziato «la necessità di preservare la libertà accademica e la libertà di parola» come una «sfida chiave» per gli anni a venire.
La recente ricerca fa il paio con un sondaggio uscito ad inizio mese ad opera del Policy Institute del King's College di Londra, dal quale emerge che un numero crescente di studenti ritiene che la libertà di parola nella propria università sia oggi minacciata. Il 34 per cento degli intervistati afferma che è "molto" o "abbastanza" minacciata, rispetto al 23 per cento del 2019. Quasi la metà degli studenti (il 49 per cento) ravvisa che gli atenei stiano diventando «meno tolleranti» verso «un'ampia gamma di punti di vista» e il 25 per cento dice di aver sentito "spesso" o "abbastanza spesso" episodi in cui la libertà di parola è stata «inibita» nella propria università, rispetto al 12 per cento del 2019. Ecco allora che più della metà (il 51 per cento) concorda sul fatto che queste paure impediscano alle persone di esprimere le proprie convinzioni.
Ma quali sono i temi tabù? Nello specifico, il 34 per cento degli intervistati ammette che, a causa di questo clima, non esprime in pubblico la propria opinione in merito all'identità di genere. Non c'è da stupirsi. La tendenza a voler «zittire chi pensa diversamente» - per citare un articolo in cui il magistrato Vladimiro Zagrebelsky difendeva la libertà di Pro Vita & Famiglia di contestare l'aborto - è molto in voga tra i paladini dei cosiddetti diritti civili. Il politicamente corretto si è fatta religione laica e qualsiasi pulsione di dissenso è considerata un'eresia da censurare. Oggi occorre quindi coraggio per difendere vita nascente, famiglia naturale, priorità educativa dei genitori, presenza della fede nello spazio pubblico. [...]

Nota di BastaBugie:
ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.

SALVA LA LEGGE DELLA FLORIDA CHE VIETA IL GENDER NELLE SCUOLE
In Florida è salvo il Parental Rights in Education Act, ovvero la legge promossa dal governatore Ron DeSantis che vuole vietare la diffusione di contenuti sessuali - e pro-gender - nelle scuole dello Stato.
La scorsa settimana, infatti, si è chiusa con la decisione di un giudice federale - la seconda in meno di un mese - che si è rifiutato di bloccare il provvedimento proposto da DeSantis, come invece sostenuto da alcuni politici e associazioni Lgbt che figuravano tra i "querelanti".
Il distrettuale statunitense Wendy Berger, con sede a Orlando, infatti, ha emesso la decisione tramite un documento di 28 pagine, negando la richiesta di ingiunzione preliminare contro il Parental Rights in Education Act della Florida. Gli oppositori al disegno di legge avevano sostenuto che il provvedimento avrebbe lo scopo di promuovere la discriminazione e portare al bullismo di bambini con "identità di genere" confuse. Tuttavia, Berger ha osservato che "i documenti e le istanze avanzate al suo tribunale non hanno provato nessun pericolo del genere".
Il giudice ha poi ribadito che "la corte è solidale" con l'idea che un bambino possa essere vittima di bullismo a scuola per questioni legate al genere e ciò è inaccettabile. Tuttavia, la realtà dimostra che "i bambini delle scuole fanno i prepotenti e sminuiscono i loro compagni di classe per tutta una serie di ragioni, tutte inaccettabili, e molti dei quali non hanno nulla a che fare con l'identità di genere di un compagno di classe".
La legge della Florida - lo ricordiamo - vieta alle scuole di insegnare ai bambini dalla scuola materna alla terza elementare il transgenderismo e altre questioni legate all'ideologia di genere o alla sessualità. La legislazione limita anche le discussioni sulla sessualità per i bambini più grandi - parlando di contenuti "adeguati all'età" - e impone ai genitori di essere informati di qualsiasi cambiamento che potrebbe influire sul benessere fisico, emotivo o mentale dei loro figli, incluso se un bambino si identifica o vuole identificare come di un "altro genere" a scuola.
(Provita & Famiglia, 24 ottobre 2022)

IN INGHILTERRA I DETENUTI TRANS CON GENITALI MASCHILI NON POTRANNO PIÙ STARE NELLE CARCERI FEMMINILI
Dopo gli scandali e le denunce di numerose associazioni, finalmente le autorità britanniche hanno deciso di rivedere quelle assurde policy che negli ultimi anni hanno permesso di tenere dei prigionieri maschi transgender all'interno delle carceri femminili.
Il sottosegretario alla giustizia del Regno Unito, Brandon Lewis, ha infatti annunciato che i prigionieri transgender "con genitali maschili" non dovrebbero più essere detenuti nelle carceri femminili, specificando che presenterà una nuova policy a questo riguardo entro la fine dell'anno.
Lewis ha dichiarato inoltre che le esenzioni a queste nuove regole saranno valutate caso per caso e che quest'ultime varranno anche per le donne transgender che sono state condannate per reati sessuali.
Tra gli applausi, il sottosegretario ha dichiarato espressamente che "non può essere giusto che i detenuti transgender che sono stati condannati per gravi reati sessuali o che non hanno subito un intervento chirurgico di riassegnazione di genere vengano ospitati in un carcere femminile".
(Provita & Famiglia, 17 ottobre 2022)

IN INGHILTERRA INSEGNANTE LICENZIATA PER NON AVER ACCETTATO LE POLICY SUI TRANSGENDER
In Inghilterra negli ultimi anni l'ideologia Gender è stata diffusa ad ogni livello e benché ora le autorità stiano iniziando a fare timidamente marcia indietro, quelli che si oppongono a queste nuove policy sui transgender rischiano ancora molto.
Ne sa qualcosa un insegnante di scuola elementare che all'inizio di quest'anno ha perso il lavoro dopo aver rifiutato di rivolgersi ad un alunna di otto anni con nome e pronomi maschili, perché lo riteneva sbagliato e pericoloso per l'alunna stessa.
L'insegnante, che ha voluto restare anonima, ha ora avviato un'azione legale contro i dirigenti della scuola e il consiglio locale e il suo caso sarà ascoltato presso l'Alta Corte di Birmingham la prossima settimana.
Prima di essere licenziata l'insegnante era stata sospesa lo scorso autunno proprio per essersi rifiutata di applicare le nuove policy per gli studenti transgender.
(Provita & Famiglia, 19 ottobre 2022)

Fonte: Provita & Famiglia, 21 ottobre 2022

5 - IL CONGRESSO DEL PARTITO COMUNISTA CINESE CONSEGNA IL POTERE ASSOLUTO A XI JINPING
Intanto la Santa Sede rinnova l'accordo Cina-Vaticano nonostante, proprio in questi giorni, ci sia a Hong Kong la seconda udienza del processo farsa al cardinale Zen
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24 ottobre 2022

Il rafforzamento del potere nelle mani di Xi Jinping è già in sé una notizia poco rassicurante, ma il modo in cui sta avvenendo a conclusione del XX Congresso del Partito Comunista Cinese è molto preoccupante e preconizza tempi molto turbolenti. Con gravi ripercussioni anche per la Chiesa in Cina.
Ma andiamo con ordine: sabato 22 ottobre si è concluso il Congresso del Partito Comunista, iniziato il 17 ottobre, con la scontata riconferma di XI Jinping alla segreteria del Partito per un terzo mandato, cosa mai avvenuta nell'era post-Mao. Ma la sua elezione si accompagna a una stretta politica e a un accentramento del potere intorno alla sua persona che va ben oltre le previsioni.
Significativo al proposito il fuori programma in cui durante la sessione conclusiva il suo predecessore Hu Jintao, seduto alla sua sinistra, viene invitato e poi accompagnato fuori da due funzionari, mentre Xi non degna la scena neanche di uno sguardo. Sebbene successivamente sia stata diffusa la versione ufficiale di un malore di Hu, il video della scena (non trasmesso dalla tv cinese) dà tutta un'altra impressione. E l'ex presidente riesce anche a dire qualche parola a Xi mentre viene trasportato fuori.
Un'umiliazione che fa da aperitivo alle nomine nel Comitato Centrale del Partito e soprattutto della Commissione permanente del Politburo, annunciate ieri. Dei sei membri della Commissione Permanente, oltre a Xi Jinping, che guideranno la Cina per i prossimi 5 anni, solo due restano nella Commissione: gli altri tutti sostituiti da uomini fedelissimi di Xi, a prescindere dalla loro esperienza e competenza. Lo dimostra anche la sostituzione del premier: al posto di Li Keqiang, che non siederà più neanche nel Comitato centrale, arriva il segretario del Partito a Shanghai, Li Qiang, responsabile del lungo, drammatico totale lockdown di Shanghai la scorsa primavera, che ha creato enormi problemi alimentari (e non solo) ai 25 milioni di abitanti. È apparso evidente anche dagli interventi e dalle modifiche alla Costituzione del Partito che l'unica cosa veramente fondamentale per il prossimo futuro sarà la totale obbedienza a Xi Jinping, un ritorno al maoismo ma con una Cina molto più potente e influente nello scacchiere internazionale.

TEMPI MOLTO TURBOLENTI
Lo sviluppo economico e le competenze specifiche passano dunque in secondo piano, perché gli ultimi sviluppi internazionali e la questione dello status di Taiwan, al leader cinese fanno presagire tempi molto turbolenti che richiedono unità politica e una capacità militare sempre più efficiente. Lo fa capire anche la lunga relazione di Xi al Congresso che - come nota il New York Times - ha visto sparire due espressioni che negli ultimi decenni ricorrevano sempre nelle relazioni dei leader che si sono succeduti, Xi compreso: la Cina «è in un periodo di opportunità strategiche importanti»; e «pace e sviluppo rimangono i temi di questo tempo».
Il significato era chiaro, vale a dire che non si prevedevano rischi di veri conflitti e quindi la Cina poteva concentrarsi sulla crescita economica e sul rafforzamento della sua posizione internazionale. La situazione è chiaramente cambiata negli ultimi mesi, soprattutto con l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e il coinvolgimento dell'Occidente, e Xi Jinping avverte dell'arrivo di «pericolose tempeste» e a questo si prepara. L'inserimento poi nella Costituzione del Partito della «opposizione risoluta per scoraggiare i separatisti che cercano 'l'indipendenza di Taiwan'» fa capire da dove potrebbe originarsi un'altra crisi internazionale.
Dunque la nuova dirigenza del Pcc si prepara a una stagione di conflitti, anche militari (la modernizzazione dell'esercito e l'indottrinamento dei suoi quadri sono una priorità), e per questo mette la totale fedeltà e obbedienza a Xi Jinping come il requisito fondamentale per entrare nelle stanze del potere. Ogni forma di dissenso, anche larvata, è proibita. Questo paradossalmente potrebbe rivelarsi anche la debolezza del nuovo Imperatore, perché perdere le competenze in economia, oltretutto limitandone ancora di più la libertà, potrebbe minare quella crescita che in questi anni ha comunque permesso di tenere a bada le tensioni interne.

L'ACCORDO TRA CINA E SANTA SEDE PER LA NOMINA DEI VESCOVI
Ad ogni modo, l'evoluzione sempre più totalitaria della leadership cinese getta una luce ancora più sinistra sull'accordo tra Cina e Santa Sede per la nomina dei vescovi, il cui rinnovo per altri due anni è stato appena annunciato ufficialmente il 22 ottobre. Si può ragionevolmente pensare che il leader Xi Jinping elimini ogni più remota possibilità di dissenso interno al Partito Comunista per poi fare concessioni di qualsiasi genere alla Santa Sede?
È molto più probabile, per non dire certo, che sarà ancora più inflessibile e determinato alla sinizzazione della Chiesa cinese dopo che pur avendo intrapreso questa strada, non ha incontrato alcuna resistenza da parte vaticana. Ricordiamo che secondo i regolamenti approvati nel 2020, anche la Chiesa cattolica deve «aderire alla leadership del Partito comunista cinese, aderire al principio di indipendenza e di auto-governo e attuare i valori del socialismo». Peraltro è stato lo stesso Xi Jinping, nel dicembre 2021, intervenendo alla Conferenza nazionale sugli affari religiosi, a chiarire che la "sinizzazione delle religioni" va intesa come controllo del Partito Comunista Cinese su tutte le religioni, e non inserimento di valori e tradizioni cinesi nelle pratiche religiose. Non sono solo parole perché in questi quattro anni in cui l'accordo è stato in vigore, la persecuzione contro i cattolici è aumentata.
Se questo è lo scenario, appaiono fuori dalla realtà gli auspici espressi dal segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, nell'intervista a Vatican News per giustificare il rinnovo dell'Accordo. Parolin parla di «concreta speranza di poter assicurare alle comunità cattoliche cinesi, anche in un contesto così complesso, la guida di pastori che siano degni e idonei al compito loro affidato». Visto quanto sta accadendo a Pechino, più che di «concreta speranza» sembra trattarsi di fantareligione: è chiaro che, ancor più di quanto visto finora, criterio fondamentale di qualsiasi candidato all'episcopato sarà l'assoluta e provata fedeltà al Partito Comunista e a Xi Jinping. E solo questo li renderà indegni e inidonei.

Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Accordo Cina-Vaticano. Piccoli passi... indietro" parla dell'accordo Cina-Vaticano che è stato rinnovato per la seconda volta. Per ironia della sorte, in questi giorni, si terrà la seconda udienza del processo al cardinal Joseph Zen, a Hong Kong.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 22 ottobre 2022:

I contenuti sono segreti, così come le notizie sui negoziati, ma è certo che l'accordo Cina-Vaticano venga rinnovato oggi per la seconda volta. Se veramente funziona come abbiamo visto finora, negli ultimi quattro anni (la prima firma è del settembre 2018, il primo rinnovo è del 22 ottobre 2020), il testo prevede la nomina di vescovi da parte del Papa fra candidati graditi al Partito Comunista Cinese. Secondo fonti del Vaticano che, necessariamente, parlano in condizioni di anonimato, il testo rinnovato non cambierà di una lettera.
Per ironia della sorte, proprio nella settimana entrante, il 26 ottobre si terrà la seconda udienza del processo al cardinal Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong. Si tratta di un processo basato su un'accusa pretestuosa, il presunto finanziamento illecito di un'associazione a protezione dei dissidenti perseguitati nella repressione del 2019, mentre di fatto è un messaggio lanciato alla Chiesa cinese: Hong Kong non è più un'isola di libertà religiosa, come era stato fino a due anni fa. Da quando è entrata in vigore la nuova Legge per la Sicurezza Nazionale, anche a Hong Kong si può essere arrestati se si è parte del clero non riconosciuto dal regime comunista. Ancor più se si è attivi nella difesa dei diritti umani, come lo è il cardinal Zen.
Secondo il cardinal Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, il processo al vescovo emerito di Hong Kong non compromette il dialogo con la Repubblica Popolare. Occorre pazienza: "Io rispetto profondamente chi ha opinioni diverse e anche chi critica la politica della Santa Sede nei confronti della Cina: è lecito farlo. Noi abbiamo scelto, e ancor di più sotto impulso da parte di papa Francesco, la politica dei piccoli passi". Una posizione che riflette fedelmente quanto espresso dal pontefice nel suo viaggio di ritorno dal Kazakistan: il dialogo procede lentamente ma "sta andando bene", si deve avere pazienza perché "il ritmo cinese è lento, loro hanno un'eternità per andare avanti: è un popolo di una pazienza infinita".
Ma se il processo è comunque lento e si deve procedere per piccoli passi, in che direzione si muove? A favore del rinnovo dell'accordo vi sono alcuni numeri: nessuna ordinazione di vescovi da parte dell'Associazione Patriottica Cattolica Cinese (fedele al partito) e sei ordinazioni di vescovi da parte di papa Francesco. Però si tratta di vescovi approvati anche dal Partito. Che fine fanno, invece, quei prelati che non sono approvati da Pechino, ma restano fedeli al Vaticano e, proprio per questo, fanno obiezione di coscienza e non aderiscono all'Associazione Patriottica? È questo il vero test. E purtroppo i suoi esiti, finora, non sono positivi.
Oltre al cardinal Zen, ci sono almeno altri sette casi di persecuzione di vescovi in Cina. Il più celebre è quello di monsignor Augustine Cui Tai, vescovo coadiutore della diocesi di Xuanhua, nella provincia dello Hebei. 72 anni, dal 2007 è in carcere, con brevi periodi in cui viene liberato, solo in occasione delle feste tradizionali cinesi. Dopo un periodo di libertà più lungo in occasione della pandemia di Covid-19, risulta tuttora detenuto.
Monsignor Guo Xijin, di Mindong, provincia del Fujian, ha accettato l'invito del Vaticano a ridursi a vescovo ausiliare per aprire la strada ad un vescovo precedentemente scomunicato. Nel gennaio 2020, per piegare la sua resistenza, il regime gli ha sequestrato la casa, costringendolo a dormire sul sagrato della chiesa. Su pressione internazionale, le autorità gli hanno consentito di rientrare in casa. Ma solo dopo avergli staccato acqua, luce e gas. Tuttora si trova sotto sorveglianza speciale.
Il vescovo di Xingxiang, Joseph Zhang Weizhu, è stato arrestato nel maggio 2021, con un raid condotto in modo spettacolare da 100 agenti di polizia, durante un seminario che stava tenendo in una fabbrica. Il Vaticano ha chiesto la sua liberazione, ma non si hanno più sue notizie, nemmeno su dove sia attualmente detenuto.
Julius Jia Zhiguo, vescovo di Zhengding, nella provincia dello Hebei, 85 anni di età, è stato arrestato e ha subito sessione di rieducazione ideologica nell'agosto del 2020. Successivamente risulta "scomparso". Secondo fonti non confermate potrebbe essere morto. La sua colpa era quella di aver disobbedito alla legge che vieta ai minori di andare a messa. Ma da decenni subiva persecuzioni, sorveglianza e arresti domiciliari, in quanto obiettore di coscienza e quindi non iscritto all'Associazione Patriottica.
Peter Shao Zhumin, vescovo di Yongjia, nella provincia dello Zhejiang, è stato arrestato per sei volte, dal 2016, sempre senza processo e trasportato in località segrete. L'ultimo arresto risale al 7 aprile scorso e da allora non si hanno sue notizie.
Il più anziano di tutti, monsignor Melchior Shi Hongzhen, 93 anni, vescovo di Tianjin, è agli arresti domiciliari da diversi anni. Lo scorso settembre una delegazione dal Vaticano è almeno riuscita ad incontrarlo e a portargli un regalo, una croce, da parte di papa Francesco.
Monsignor James Su Zhimin, vescovo di Baoding (nella provincia dello Hebei) è invece il caso di detenzione più lunga. Arrestato nel 1996, durante una processione, è stato incarcerato senza processo nel 1997. Da allora non si hanno più sue notizie, solo alcune testimonianze non confermate riferiscono che sia ancora in vita.
Da notare che tutti questi casi di persecuzione di vescovi sono iniziati dopo l'accordo del 2018, oppure sono iniziati prima e stanno continuando anche dopo il suo rinnovo. Parlando in condizioni di anonimato al National Catholic Register un sacerdote di Hong Kong ha smentito la teoria secondo cui la Cina si muoverebbe con grande pazienza. Anzi: il Partito Comunista Cinese, "non è paziente, semmai è astuto", facendo presente che il Vaticano non sta negoziando con la "Cina", semmai con il Partito Comunista che "ha distrutto la tradizione cinese, con la Rivoluzione Culturale" ed è portatore dell'ideologia comunista sovietica. Anche il XX Congresso del Pcc ha ribadito che l'ideologia del partito è quella marxista leninista, che non c'è spazio per la religione, se non come ancella del "socialismo con caratteristiche cinesi".

DOSSIER "L'ACCORDO CINA-VATICANO"
Il disastro della nuova Ostpolitik

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24 ottobre 2022

6 - LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO DIFENDE GLI ATTACCHI CONTRO LA CHIESA CATTOLICA
Ma dalla Polonia giunge la speranza con la proposta di legge che prevede il carcere fino a tre anni per chiunque offenda o ridicolizzi pubblicamente la Chiesa
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Radio Roma Libera, 17 ottobre 2022

È divenuta ormai una triste consuetudine, quella della Corte europea dei Diritti dell'Uomo di difendere attacchi, insulti e profanazioni contro la Chiesa. Nel 2018 la Corte ha condannato la Lituania per aver sanzionato pubblicità blasfeme con Cristo e la Madonna, benché, sempre quell'anno, abbia confermato una condanna penale ad un docente austriaco, "reo" di aver equiparato alla pedofilia la relazione sessuale tra Maometto e la piccola Aisha di soli 9 anni. In questo caso, secondo la Corte l'insegnante non sarebbe stato obiettivo, anzi avrebbe compiuto una «generalizzazione» atta a dimostrare per quali ragioni Maometto non sia «degno di culto», il che avrebbe potuto «suscitare una giustificata indignazione» nei fedeli islamici. Tutto questo avrebbe rappresentato, pertanto, «una maliziosa violazione dello spirito di tolleranza, che è alla base della società democratica», avrebbe potuto «suscitare pregiudizi» e «mettere in pericolo la pace religiosa». Risale, infine, solo ad un mese fa la sentenza con cui la Corte europea dei Diritti dell'Uomo ha stabilito che la condanna per blasfemia inflitta alla popstar polacca Doda avrebbe violato il suo diritto d'espressione.
Insomma, profanare un altare cattolico sarebbe libertà d'espressione, approfondire gli hadīth della fede islamica sarebbe criminale. L'attacco blasfemo di una femminista in una chiesa o di una cantante sul palco rappresenterebbero un contributo al dibattito pubblico sui diritti delle donne, mentre indossare simboli religiosi visibili sul lavoro sarebbe un reato, come deciso e ribadito dalla Corte di Giustizia dell'Unione europea. Il criterio dei due pesi e due misure, seguito dai vertici europei, è evidente, assurdo, discriminatorio e quindi, questo sì, odioso e foriero d'incitazione all'odio.
Ma proprio dalla Polonia giunge, ancora una volta, la speranza, in particolare con la proposta di legge presentata dal partito Polonia unita (Solidarna Polska), che prevede il carcere fino a tre anni per chiunque offenda o ridicolizzi pubblicamente la Chiesa. Secondo il ministro di Giustizia, Zbigniew Ziobro, «per attuare pienamente la libertà di religione, è necessario modificare il codice penale, che oggi non garantisce sufficientemente la protezione dei credenti».
In Polonia è già un reato penale, punibile fino a due anni di reclusione, quello di «offendere i sentimenti religiosi di altri, insultando pubblicamente un oggetto di culto religioso o un luogo destinato alla celebrazione pubblica di riti religiosi». Tale norma, ora, potrebbe essere inasprita. Anche il principale partito di governo, Diritto e Giustizia, infatti, ritiene la proposta di legge «in linea con i valori che condividiamo». Contraria, invece, prevedibilmente, la Sinistra, che si schiera dalla parte dei facinorosi: «Se questo emendamento entrerà in vigore - ha dichiarato un suo esponente, l'on. Joanna Scheuring-Wielgus - chiunque, ad esempio, ponga a Maria Vergine un'aureola arcobaleno Lgbt o protesti in una chiesa, come abbiamo fatto io e mio marito, verrà punito col carcere». Esattamente. Si noti che da un paio d'anni il leader di Polonia Unita, nonché ministro di Giustizia, Zbigniew Ziobro, sta cercando di far levare all'on. Scheuring-Wielgus l'unico scudo, che finora l'ha sottratta alla condanna ovvero l'immunità parlamentare, per farla giudicare circa le accuse di offesa ai sentimenti religiosi e ostacolo doloso ad un atto religioso proprio per aver protestato in chiesa contro la norma polacca sull'aborto.
Sarebbe ora che venisse ribadito in tutte le sedi, soprattutto in quelle istituzionali, un doveroso rispetto verso la fede altrui, in particolar modo quando questa nei secoli abbia costruito la storia, la morale, il diritto e la cultura dell'intera Europa.

Nota di BastaBugie: per approfondire l'ultima assurda sentenza della Corte europea dei Diritti dell'Uomo puoi leggere (o rileggere) l'articolo da noi rilanciato la settimana scorsa.

FEMEN SACRILEGA IN CHIESA? PER LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO E' LIBERTA' D'ESPRESSIONE
A seno nudo, davanti al tabernacolo, aveva simulato di abortire Gesù... condannata da un tribunale, la Corte europea dei diritti dell'uomo ribalta la sentenza e le garantisce un risarcimento di migliaia di euro
di Ermes Dovico
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7182

Fonte: Radio Roma Libera, 17 ottobre 2022

7 - IL LEGAME INSCINDIBILE TRA CREDERE E PREGARE
Se si prega bene, si crede bene e se si crede bene, si prega bene
Autore: Corrado Gnerre - Fonte: I Tre Sentieri, 25 ottobre 2022

C'è un rapporto tra la preghiera e il nostro credere e, viceversa, tra il nostro credere e la preghiera? E inoltre: che rapporto c'è tra la preghiera per eccellenza, la Messa, e il vivere in un determinato modo la propria fede?
Per rispondere a questi interrogativi bisogna dire qualcosa in merito al rapporto tra lex orandi (regola della preghiera) e lex credendi (regola del credere). Diciamo subito che nel Cattolicesimo c'è un rapporto strettissimo tra Credo e Preghiera, ma anche tra Preghiera e Credo.
Insomma, se si prega bene, si crede bene. Se si crede bene, si prega bene.

1) TRA CREDO E PREGHIERA
La successione tra Credo e Preghiera è una successione logica. Infatti, c'è un legame propedeutico tra conoscenza e amore. Non si può amare ciò che non si conosce. Bisogna prima conoscere e poi si può amare.
Indubbiamente la conoscenza da sola non basta, ma è altrettanto indubbiamente necessaria, pena la riduzione della fede a fatto puramente intimistico ed emozionale. Cosa che accade molto spesso oggi, dove c'è una deriva sentimentalista della fede. Tutto viene ridotto ad "esperienza", senza sapere che è sempre la verità a garantire la correttezza di un esperienza, non il contrario: l'esperienza a garantire la verità.
Succede che molti non sanno perché sono cristiani e si limitano a dire: sono cristiano perché sono felice di esserlo. Ma anche il musulmano potrebbe dire la stessa cosa: sono musulmano perché sono felice di esserlo. E come risolviamo il problema? Felicità per felicità chi ha ragione? Ecco dunque che è importante la Verità che giudica e deve giudicare tutto.

2) TRA PREGHIERA E CREDO
Ma non c'è solo la successione logica Credo-Preghiera, vi è anche quella ontologica Preghiera-Credo.
Infatti, c'è un primato ontologico, nella sostanza, cioè nel valore, dell'amore sulla conoscenza. D'altronde Gesù dice nel Vangelo che noi saremo giudicati sull'amore.
Il demonio conosce benissimo la teologia, ma non si è salvato. La conosce molto meglio di tanti qui sono su questa terra, ma a nulla gli è valso, anzi... non gli è valso nulla proprio perché non ha amato.
L'amore è la conformazione alla volontà di Dio. Nel Pater non diciamo sia pensato il tuo pensiero, ma sia fatta la tua volontà.

CONCLUSIONE
Questo rapporto Credo-Preghiera e Preghiera-Credo è presente solo nel Cristianesimo. In un certo qual modo possiamo dire che costituisce una peculiarità cristiana. E ciò per due motivi.
Prima di tutto perché solo il Cristianesimo ha un Dio che è Verità e Amore, cioè un Dio che è Padre.
Secondo, perché solo il Cristianesimo si basa sul concetto di "vita interiore". In merito a questo ci sarebbe tanto da dire. [...]
Ci basti solo dire che il Cristianesimo è fondamentale la Teologia della Grazia. Senza la Grazia, nessun atto è meritevole della vita eterna, come ben afferma l'immagine giovannea della vite e dei tralci. Possiamo fare anche le cose più grandi, ma senza la Grazia a nulla ci varranno: "Io sono la vite e voi i tralci, se i tralci non sono innestati nella vite, si seccano e devono essere buttati nel fuoco." (Giovanni 15). In queste parole non compare la parola "linfa", ma è proprio essa ad essere la protagonista. È la linfa ciò che i tralci attingono dalla vite per portare frutto, altrimenti si seccano e servono solo per alimentare il fuoco.

Fonte: I Tre Sentieri, 25 ottobre 2022

8 - OMELIA XXXI DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 19,1-10)
Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Il viaggio di Gesù verso Gerusalemme, che occupa gran parte del Vangelo di san Luca, è ormai quasi al termine. Il Signore si trova a Gerico, che allora era una importante città commerciale, centro di transito per tanti mercanti dell'epoca. Qui si inserisce la vicenda di Zaccheo che era un pubblicano, ovvero un funzionario che riscuoteva le tasse per conto degli odiati dominatori stranieri, e che, in quella città di fiorente commercio, aveva molti interessi. Si sa che i pubblicani erano considerati dei grandi peccatori, sia perché erano scesi a compromesso con i dominatori, sia perché angariavano il popolo con molte ingiustizie e soprusi.
Gesù era a Gerico e la folla accorreva da ogni parte per vederlo e per essere testimone o beneficiaria di qualche suo miracolo. In mezzo alla folla vi era pure Zaccheo, il quale, piccolo di statura, salì su di un sicomòro per poter vedere il Maestro che passava. Tutti si aspettavano che Gesù fulminasse quell'uomo con qualche parola di fuoco, che gli rinfacciasse davanti a tutti le sue grandi ingiustizie. Invece Gesù si rivolse a lui con parole di amicizia, dicendogli: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua» (Lc 19,5).
Immaginiamoci la delusione e la rabbia di tanta gente che si aspettava delle parole di tutt'altro genere! Anche noi, molto probabilmente saremmo rimasti delusi, attendendoci una pronta e spietata giustizia. Ma non la pensava così Gesù, il quale, con la bontà e la misericordia, cerca sempre di guadagnarsi il cuore delle sue creature. A ciascun peccatore Dio rivolge questi inviti di misericordia; ma, se facciamo i sordi e abusiamo della sua Bontà, non tarda a venire il momento della giustizia.
Zaccheo coglie al volo quell'invito di Gesù e si precipita ai suoi piedi. Il testo del Vangelo dice: «Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia» (Lc 19,6). Era la prima volta che Zaccheo incontrò chi lo stimasse e l'amasse al punto da voler essere suo ospite. Secondo la legge di Israele non si poteva assolutamente entrare nella casa dei pubblicani. E così Gesù andò a casa di Zaccheo e questo suscitò ancora di più la rabbia e la mormorazione di molti, anzi di tutti, come dice l'evangelista Luca. Essi dicevano: «è entrato in casa di un peccatore» (Lc 19,7). Forse i più benevoli avranno pensato che Gesù ignorava chi fosse veramente Zaccheo; al contrario, Gesù andò da Zaccheo appunto perché lo conosceva nel profondo e lo voleva redimere.
Zaccheo si converte, si sente perdonato da Gesù, e sente impellente il desiderio di riparare a tutto il male compiuto, non soltanto restituendo quattro volte tanto quello che aveva rubato, ma addirittura dando ai poveri la metà di tutte le altre ricchezze da lui possedute (cf Lc 19,8). Rivolgendosi poi a Zaccheo e, tramite lui, a tutta la folla, Gesù dice: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto» (Lc 19,9-10).
Dio ci ha perdonato tante e tante volte. Anche noi dobbiamo sentire nascere in cuore il desiderio di riparare il male fatto. è questa una esigenza d'amore. Soprattutto il furto esige la restituzione. E, ricordiamolo sempre, non si ruba solamente estorcendo del denaro, ma anche compiendo svogliatamente il proprio lavoro. Inoltre, si ruba la buona fama al nostro prossimo sparlando di lui. Anche questo è un peccato che dobbiamo riparare, impegnandoci d'oggi in poi a dire bene di chi abbiamo danneggiato.
Anche a noi Gesù rivolge le parole: «Scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Egli non viene dentro le nostre abitazioni materiali, ma viene dentro di noi nella Santa Comunione. Quando lo riceveremo, chiediamogli la grazia di una profonda conversione, di vivere sempre nella sua amicizia, la grazia di non danneggiare mai il prossimo, ma di beneficarlo sia nelle azioni come pure nelle parole.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

9 - OMELIA TUTTI I SANTI - ANNO C (Mt 5,1-12a)
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Oggi è la solennità di Tutti i Santi, una delle più belle feste dell'Anno liturgico. Con questa celebrazione noi commemoriamo tutti i nostri fratelli e sorelle che ci hanno preceduto nel pellegrinaggio della fede e ora godono la visione beatifica in Paradiso. Essi ci indicano la meta da raggiungere, ci ricordano che non siamo stati creati per questa povera terra e che la nostra vera Patria è il Paradiso, ove non ci saranno più lacrime, ma tutti saremo come angeli e vedremo Dio faccia a faccia.
La prima lettura, tratta dal libro dell'Apocalisse, parla di «una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua» (7,9). Questa moltitudine è costituita da tutti i fedeli che, lungo i secoli, hanno raggiunto l'eterna Beatitudine. Questa visione dell'apostolo Giovanni è molto consolante. Facciamo di tutto per essere anche noi in questa moltitudine.
Tutti erano avvolti in vesti candide. Il candore delle loro vesti simboleggia la purezza della loro anima, purificatasi qui in terra e, per molti di loro, anche in Purgatorio. Poco dopo, infatti, il Testo sacro dice che essi, i redenti, «sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell'Agnello» (Ap 7,14). La grande tribolazione è la vita di questa terra, di questa valle di lacrime, contrassegnata da tante prove e, a volte, anche da persecuzioni contro i servi di Dio. Dio permette queste prove per la nostra purificazione e per donarci una grande gloria in Paradiso. Ma è soprattutto per mezzo del Sangue preziosissimo di Gesù che noi veniamo purificati e questo si verifica ogni volta che noi, con cuore contrito, riceviamo l'assoluzione del sacerdote nel sacramento della Confessione. In quel momento il Sangue di Gesù scorre nella nostra anima e la rende bianca come la neve. Proponiamoci anche noi di purificare spesso le nostre anime per mezzo di questo grande Sacramento. La condizione è però quella di essere veramente pentiti, di avere un fermo proposito di non offendere più il Signore e di confessare sinceramente i nostri peccati.
Santi non si nasce, ma si diventa. Lo si diventa impegnandosi ogni giorno nella lotta contro il peccato, cercando di diventare sempre migliori. Uno dei più grandi malintesi della nostra epoca è quello secondo cui la santità è solo per pochi eletti. Niente di più sbagliato: la santità è per tutti e ce lo dimostrano le parole di Gesù: «Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48). Queste parole Gesù le rivolge a tutti indistintamente. La santità, inoltre, non consiste nel fare cose straordinarie, come i miracoli, ma nel compiere il nostro dovere quotidiano, ordinario, straordinariamente bene. La santità consiste nell'amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come se stessi.
La santità consiste nel mettere in pratica la pagina del Vangelo che abbiamo da poco ascoltato, ovvero nel vivere le Beatitudini evangeliche. Gesù ci dice: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,3). Chi sono questi poveri in spirito? Sono tutti quelli che ripongono in Dio la loro fiducia e che non attaccano il loro cuore ai beni di questo mondo. Essi si sanno servire dei beni materiali, senza diventarne schiavi. Poi Gesù ci dice: «Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati» (Mt 5,4). Di chi parla Gesù con queste parole? Parla di tutti quelli che soffrono a causa delle molte ingiustizie che ci sono in questo mondo senza Dio. Dio conta ciascuna delle loro lacrime e le ricompenserà al centuplo.
Subito dopo Gesù parla dei miti, ovvero di quelli che non rispondono al male con il male, ma con bontà e perdono. Poi parla di quelli che hanno fame e sete della giustizia, ossia di quelli che desiderano vivamente la santità, che la ricercano al di sopra di tutti i beni materiali; di tutti quelli che mettono Dio al primo posto nella loro vita. Gesù proclama beati i puri di cuore, ovvero quelli che non si infangano nelle volgarità di questo mondo, e gli operatori di pace. Infine, il nostro Maestro divino proclama beati i perseguitati per la giustizia. Quest'ultima è la più grande beatitudine, quella che ci procurerà maggior gaudio in Paradiso.
Con la celebrazione di oggi, vogliamo accendere anche nel nostro cuore un vivo desiderio di santità.
Guardiamo ai Santi che sono i nostri modelli: come hanno fatto loro, cerchiamo di fare anche noi. Per diventare santi bisogna innanzitutto volerlo, al resto penserà il Signore. Affidiamoci infine all'intercessione della Madonna e di tutti i Santi, affinché riusciamo a raggiungerli in Cielo e unirci alla grande moltitudine contemplata dall'apostolo Giovanni.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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