BastaBugie n�808 del 15 febbraio 2023

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1 IL MONOLOGO DI CHIARA FERRAGNI COMMENTATO DA UNA MAMMA
Il Festival di Sanremo predica amore fluido e tolleranza, ma produce violenza come quella di Blanco che devasta il palco (e Amadeus lo giustifica)
Autore: Federica Di Vito - Fonte: Sito del Timone
2 COSA RIMANE DOPO IL FESTIVAL DI SANREMO 2023?
La Sinistra ha perso le elezioni, ma impone il suo totalitarismo: droga libera, aborto libero, poliamore, bacio tra uomini, oscenità, immigrazionismo, foto del viceministro strappata, sex toy ostentati, ecc. ecc.
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Provita & Famiglia
3 L'INFLUENZA DEL MARKETING SULLA FESTA DI SAN VALENTINO
Ridotta a un appuntamento consumistico negli ultimi anni è diventata sempre più la celebrazione di tutti gli amori, incluso quelli contro natura
Autore: Giulia Tanel - Fonte: Sito del Timone
4 NON POSSIAMO ANDARE VIA DALLA CHIESA CATTOLICA PERCHE' NON CE N'E' UN'ALTRA
L'errore degli ortodossi, dei lefevriani e dei sedevacantisti è che, al di là dell'apparenza, non c'è nulla di cattolico in loro (VIDEO: Chiesa Cattolica, benvenuti a casa!)
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 VIA DALLA PAZZA FOLLA ESALTA LA DONNA INDIPENDENTE E RIDUCE L'UOMO A UNO ZERBINO
Il romanzo di Thomas Hardy (al pari del relativo film) per difendere un ideale di amore astratto e romantico, dimentica di dare la più grande lezione di vita: gli errori si pagano!
Autore: Pietro Guidi - Fonte: Redazione di BastaBugie
6 BREXIT, L'INGHILTERRA NON TORNERA' MAI INDIETRO
La verità taciuta da giornali e tv è che delusione, segnali di ripensamento, crisi economica non bastano perché nessuno vuole rinunciare ai benefici della Brexit
Autore: Giuseppe Brienza - Fonte: Corrispondenza Romana
7 BIDEN SCATENA L'FBI CONTRO I CATTOLICI
Svelato il documento interno che intende monitorare quelli che considera pericolosi ''estremisti'' cioè i cattolici pro-life, soprattutto se pregano il Rosario e vanno alla Messa in latino
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 OMELIA VII DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 5,38-48)
Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
9 OMELIA MERCOLEDI' DELLE CENERI (Mt 6,1-6.16-18)
Il Padre tuo, che è nel segreto, ti ricompenserà
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - IL MONOLOGO DI CHIARA FERRAGNI COMMENTATO DA UNA MAMMA
Il Festival di Sanremo predica amore fluido e tolleranza, ma produce violenza come quella di Blanco che devasta il palco (e Amadeus lo giustifica)
Autore: Federica Di Vito - Fonte: Sito del Timone, 8 febbraio 2023

Ciao Chiara, il fatto che tu abbia lo stesso nome di mia figlia mi spinge a utilizzare con te un linguaggio colloquiale, ecco perché vorrei scriverti una lettera. Da donna a donna, da mamma a mamma, da lavoratrice a lavoratrice.
Ho ascoltato il tuo monologo della prima serata del Festival di Sanremo. Sai, non faccio parte delle milioni di persone che ti chiederebbero un selfie o che seguono ogni tua mossa con acclamazione o disprezzo. Per questo non rientro neanche tra le persone a cui non piaci. Semplicemente guardo, ascolto, osservo. E l'ho percepita l'insicurezza guardando nei tuoi occhi. Quella che ti ha fatto dire che avresti voluto con tutto il cuore qualcuno che ti dicesse «sei abbastanza», «vali». Concordo con te: «Siamo scatole che contengono meraviglia e vanno aperte con cura».
Hai trovato qualcuno che ti abbia fatta sentire una meraviglia, davvero? Ti svelo anche io un segreto, scrivendoti un versetto della Bibbia che forse non conosci. «Noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi», non trovi anche te qualche assonanza? Quel vaso di creta è molto simile alla scatola con su scritto "fragile" di cui hai parlato ieri sera, all'Ariston. C'è però una grande differenza e vorrei parlartene.
Se ieri avessi ricevuto insulti, anziché applausi, se oggi la stampa e i social ti riservassero solo critiche, se non fossi stata lì su quel grande palco, se non fossi conosciuta e riconosciuta in alcun modo, ti sentiresti lo stesso custode di una grande meraviglia? Il rischio è quello di diventare una scatola vuota sai? Fragile sì, ma vuota. Piena solo di noi stessi, del nostro ego. Ego che si nutre di like, applausi, selfie. E che pur di mettersi al primo posto, sacrifica la possibilità di sentirsi una meraviglia anche quando gli occhi della società che tu citavi ti guardano come una nullità. Ci hai mai pensato che potresti valere anche senza tutto questo?

LE SCHIAVE DELL'AUTODETERMINAZIONE
Ti sei presentata con una scritta davvero eloquente - anche se poco inclusiva perché senza asterischi, direbbe qualcuno -, «Pensati libera». Ora, al di là delle considerazioni di stile, a chi ti stavi rivolgendo? Alle tue amiche? Quelle che hai incitato a «combattere sempre» per «cambiare le cose ogni giorno»? Forse hai tralasciato che in nome di questa lotta tante donne stanno barattando la loro essenza per una subdola schiavitù. Tante di queste donne neanche sanno più come definirsi e tante hanno paura anche solo a pensarla, l'innominabile "donna".
Tante vengono viste come uteri da affittare, da quella parte di società che tu ritieni giusta ed equa. Quello slogan conferma l'ideologia che ci sta rendendo schiave, non più donne, non più forti, ma solo schiave dell'autodeterminazione. Di una società che mentre ci invita a essere libere ci appiccica addosso l'etichetta di oggetti, costringendoci a cercare nemici, non alleati. Allora che cosa significa «vivere liberamente il [proprio] corpo», farci definire "persona con la vagina" piuttosto che "donna"?
Il corpo è quella scatola fragile che hai nominato. E mentre cerco di insegnare a mia figlia il rispetto del suo, devo vederti in televisione nuda - sì, sappiamo che hai chiarito che si è trattato di un vestito disegnato seguendo le tue forme, ma l'effetto è quello - parlare alla te bambina di quanto lei valga. Dimmi, qual è il messaggio che hai voluto mandare? «Essere una donna non è un limite», e allora in che modo osannare forzatamente un corpo nudo dovrebbe dimostrarcelo? Attenzione, così si rischia l'autocelebrazione. A meno che l'obiettivo non fosse proprio quello.

LE DONNE TAGLIATE FUORI DAL MONOLOGO
In ultimo, vorrei mostrarti qualche categoria di donne che hai tagliato fuori dal tuo monologo. Quelle che non possono scegliere di essere "solo madri" - e sai, non è un insulto - anche se lo vorrebbero, perché devono lavorare per forza. Quelle mogli che vedono poco i mariti, costretti a fare gli straordinari perché in accordo - e, udite udite, non per forza in lotta con i padri - scelgono di stare a casa. Quelle che vengono guardate male dalle altre donne quando scendono dall'auto con più di un figlio urlante al seguito - che se poi sono tutti piccoli, si salvi chi può dallo sguardo della femminista sul piede di guerra. Quelle a cui viene caldamente consigliato di aspettare i 35 anni prima di pensare a fare figli, che prima si deve pensare alla carriera.
Quelle che scelgono di perdonare un tradimento. Quelle che utilizzano la carta di credito del marito senza sentirsi sminuite. Tutte quelle, insomma, che non hanno le carte in regole per stare sotto l'ala del femminismo imperante di oggi. E forse, quel senso di colpa a cui accennavi, è la profonda consapevolezza scritta nell'anima e nella biologia, che i bambini hanno bisogno della propria mamma. E non significa non lavorare, visto che la società spinge al rientro della mamma a tre mesi dal parto dimezzandole lo stipendio se rientra più tardi. Significa che la maternità dovrebbe diventare una risorsa per tutti e non un problema da risolvere o un "limite", parafrasando il tuo discorso.
Allora, Chiara, racconta pure la tua storia, la tua scalata al successo, la tua lotta contro gli uomini o gli stereotipi, ma non farla diventare la nostra. Perché la libertà e il valore che tu osanni, non è ciò che vogliono tutte. E le ingiustizie che combatti non sono le stesse per tutte.
Ah, non l'hai percepito anche tu il tono di adorazione paternalistica che ti ha riservato Amadeus mentre ci tranquillizzava del fatto che proprio tu, senza l'aiuto di nessuno, avessi scritto il monologo? Questo rientra negli standard accettabili di femminismo o nella lotta al patriarcato? Non credo avresti riservato lo stesso sorriso, se al posto di Amadeus ci fosse stato qualcun altro.

Nota di BastaBugie: Benedetta Frigerio nell'articolo seguente dal titolo "Il Festival parla di tolleranza, ma produce violenza" parla del cantante Blanco che devasta il palco dell'Ariston, ma Amadeus lo giustifica. È la cifra del Festival che, predicando tolleranza e "amore" fluido, genera aggressività e incapacità di amare.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 9 febbraio 2023:

Hai voglia a gridare contro il maschio aggressivo che in preda all'istinto picchia la sua donna. Hai voglia a piangere sul latte versato di una generazione di numerosi suicidi dovuti alle difficoltà e che spesso vive di sballo oltre ogni limite con il supporto del mondo virtuale, come dimostra il caso dei cinque ragazzi morti schiantati con un'auto che sfrecciava a cento chilometri orari in paese. E hai voglia a lacrimare come un coccodrillo dopo aver permesso tutto ad un figlio che poi a scuola bullizza professori e alunni. Basti pensare all'episodio della professoressa di Rovigo, a cui gli alunni hanno sparato pallini ad aria compressa, con genitori che prendevano le parti dei loro figli, mentre Luciana Littizzetto si è permessa di dire che se la docente fosse stata empatica non sarebbe successo nulla.
Hanno voglia le istituzioni a parlare di rispetto e senso civico per poi presenziare, come ha fatto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ad un Festival di Sanremo che prima mette la donna-Ferragni (praticamente nuda e quindi alla mercé di tutti) al centro e poi parla di rispetto. E, mentre permette al cantante Blanco di distruggere il palco dell'Ariston perché qualcosa (in questo caso l'audio) non ha funzionato come voleva lui, inneggia alla tolleranza. Non ci sono limiti, grida il palco di Sanremo agli italiani, nessun argine (che per il pensiero del gender fluid è un nemico da cancellare), così siamo tutti più felici e accolti, tutti con un posto nella società (a meno che tu non dica il contrario, ovviamente). E infatti Amadeus che ha fatto? È salito sul palco a giustificare il bambino frustrato, Blanco, che, siccome le cose sono andate storte, può permettersi di rompere vasi e distruggere fiori da chissà quanti migliaia di euro. Che è come dire: poverino, bisogna comprenderlo il violento. Perciò, "torna ancora ad esibirti", lo ha invitato il presentatore mentre il cantante rideva sbeffeggiandolo. Esattamente come fanno bambini e ragazzini davanti ad adulti incapaci di mettere dei paletti e di redarguire quando si fa il male o si oltrepassa il limite.
I bambini, infatti, soprattutto quando sono in preda alle emozioni che non sanno gestire, cercano chi li contenga. Bambini e giovani cercano chi sia certo del bene e del male e lo sappia indicare anche con la correzione. E rispettano più facilmente genitori che provino ad educare anche alla frustrazione dei "no" e quindi alla capacità di affrontare con forza le avversità. Genitori che invece quel palco di cantanti e uomini dello spettacolo considera retrogradi e violenti (bella ironia, i violenti diventano quelli che la violenza la condannano).
Sono banalità che oggi occorre ripetere e dispensare come fossero medicine contro la malattia dell'incertezza incubata e diffusa più che mai dai mezzi di comunicazione. Perché se un cantante può permettersi di distruggere un palcoscenico senza conseguenze vuol dire che il virus ha penetrato i nostri corpi più di quanto si possa pensare.
È proprio così. Oggi scuola, media e mondo educativo predicano l'assenza di una verità da insegnare e chiamano intolleranti quelli che pensano che esista un bene da perseguire e un male da evitare. Solo il relativismo, si proclama, sarebbe inclusivo, accogliente e gentile. Eppure il Festival della musica italiana (se così vogliamo ancora chiamarlo), proprio predicandolo, ha dimostrato il contrario: il buonismo, la fluidità, il fai-ciò-che-vuoi-e-ti-senti, il proviamo-a-capirlo-poverino (come ha chiesto Amadeus al pubblico che fischiava contro Blanco) generano mostri. Ragazzi incapaci di controllarsi perché mai contenuti (vedi l'iperattivismo dilagante), giovani fragili che alla prima avversità si demoralizzano quando non diventano distruttivi, bambini dittatori che in tutto vogliono essere soddisfatti ma che saranno adulti incapaci di vedere il bisogno altrui. Figurarsi quello delle donne che oggi è messo ipocritamente al centro della preoccupazione mediatica.
A dirlo è lo stesso cantante che poi ha accettato di scusarsi con parole che scuse non sono: "Ti ho messo in lacrime come la mia mamma, Ariston. Mi hai visto fragile come un bimbo... e qui, proprio qui, dove mi hai insegnato a correre, sono caduto... Mi sono rotto la faccia e piango, Ariston. Ma poi... rido, rido, rido, rido, rido, rido e grido. Perché non sono perfetto come mi volevi ma finalmente me stesso".
E così, con il dolce nome dell'"accoglienza", della "tolleranza" e dell'"amore", si genera un mondo di uomini-bambini, di aggressivi, di intolleranti e di persone capaci di amare nessuno. Solo la certezza di una Verità da cercare e stimare come risposta (e non come nemica) al bisogno umano e la consapevolezza della ferita del peccato originale, per cui occorre correggere e correggersi continuamente, sono in grado di educare persone forti, rispettose dei limiti che la realtà pone e in lotta contro ogni forma di violenza e di male.

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Fonte: Sito del Timone, 8 febbraio 2023

2 - COSA RIMANE DOPO IL FESTIVAL DI SANREMO 2023?
La Sinistra ha perso le elezioni, ma impone il suo totalitarismo: droga libera, aborto libero, poliamore, bacio tra uomini, oscenità, immigrazionismo, foto del viceministro strappata, sex toy ostentati, ecc. ecc.
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Provita & Famiglia, 13 febbraio 2023

Festival dell'omologazione, del gender, non più della canzone. Meriterebbe di esser ribattezzato così, a partire dal prossimo anno, Sanremo che, con l'edizione 2023, ha definitivamente concluso la sua mutazione: da evento nazionalpopolare a kermesse liberal e progressista, da trasmissione per far divertire tutti a programma per indottrinare tutti. Le prove della drammatica metamorfosi sono talmente tante che c'è l'imbarazzo della scelta. Anzitutto c'è stata lei, Chiara Ferragni, che, dopo aver debuttato leggendo una bella letterina a se stessa - in caso qualcuno ancora dubitasse quanto le sia caro l'ego -, ha alternato abiti molto discutibili fino alla serata finale, quando ha sfoggiato un collana dalla forma emblematica: quella di un utero composto da sezioni di corpo femminile, simbolo di attivismo per «i diritti riproduttivi», come viene ingannevolmente chiamato l'aborto volontario.

ROSA CHEMICAL E FEDEZ
Degni di nota, restando in tema di conduttrici con il pallino per le omelie laiche, anche i monologhi della pallavolista Paola Egonu - icona del «fluido in amore» che ha voluto ricordare al Paese grazie quale ha potuto affermarsi quanto sarebbe «ancora razzista» - e dell'attrice Chiara Francini, che ha voluto far sapere a tutti quanti che, "beata lei", vive in un Paese - non certo l'Italia che ha tassi di natalità cimiteriali - in cui, ad un certo punto «tutti intorno a te cominciano a figliare». Gran e sorridentissimo cerimoniere di tutto l'ambaradan, come noto, è stato Amadeus, conduttore secondo cui bisogna «spiegare ai bambini che esiste un uomo che ama un uomo e una donna che ama una donna e che questo è normale».
Una domanda dunque sorge spontanea: si deve considerare una «spiegazione ai bambini» pure l'amplesso mimato tra Rosa Chemical e Fedez, i quali non si sono risparmiati neppure un bel bacio omo in diretta? Oppure lo si deve considerare diversamente, quel gesto che offende anzitutto il buon gusto, questo sconosciuto? Sarebbe davvero interessante capirlo.
Allo stesso modo, restando al "mitico" Rosa Chemical, sarebbe utile comprendere se egli abbia la licenza di far qualsiasi cosa - come ha fatto alla fine dell'esibizione in coppia con Rose Villain, mostrando un sex toy strillando: «Viva l'amore, viva il sesso, libertà» (che l'originalità!) - o se ci sia un codice di decenza minimo da osservare e, in caso che così non sia, come sembrerebbe, perché diamine non lo si rivela apertamente.

LE CANNE SONO UNA COSA POSITIVA?
Non è finita. Altro dubbio che sorge: secondo i responsabili del festival, le canne sono una cosa positiva? Le cosiddette "droghe leggere" il cui consumo, non di rado, è solo l'inizio d'una dipendenza che può portare - e spesso ha portato e purtroppo ancora porta - all'autodistruzione, per i vertici Rai rappresentano qualcosa da proporre al pubblico? E se così non è, scusate, dove sono almeno i richiami per quel «Giorgia legalizzala» (riferito alla cannabis) urlato dagli Articolo 31 e dal solito Fedez?
La domanda più importante, e forse anche più scomoda, è però un'altra: cosa aspettano le istituzioni, incluso il Governo, a smantellare questo carrozzone ideologico che, purtroppo, è diventato il festival di Sanremo, con le canzoni ridotte a contorno e il trionfo di Marco Mengoni quasi a varia ed eventuale? Tra gli aiuti in Turchia e Siria martoriate dal sisma, il contrasto ai rincari, la guerra in Ucraina e i delinquenti che vorrebbero cestinare il 41bis, è comprensibile che l'esecutivo in questi giorni abbia tutt'altre questioni sul tavolo. Ci sta. Ma quanto accaduto a Sanremo in questi giorni pare davvero troppo grave per lasciar correre.
Sappiamo che diversi esponenti di Fratelli d'Italia, e non solo, si sono indignati per lo show - l'ennesimo - del marito di Chiara Ferragni che da una parte ha strappato davanti alle telecamere una foto del viceministro alle Infrastrutture, Galeazzo Bignami, e dall'altro ha attaccato il ministro per la Famiglia Eugenia Roccella. Una indignazione - per Bignami - sacrosanta, intendiamoci. Però non basta. Beninteso: non si tratta di instaurare alcuna forma di controllo a scapito della libertà di nessuno, tanto meno degli artisti. Tuttavia, va compreso - a proposito di «diritti», ormai parolina passepartout per legittimare qualsiasi cosa - che esistono anche quelle delle famiglie italiane a non essere esposte a volgarità a raffica e dei più piccoli a non essere scandalizzati e bombardati di messaggi negativi. E appunto sono stati, i messaggi negativi, i veri protagonisti del fu festival della canzone, ormai ridotto - lo ripetiamo - a sinistra fiera dell'omologazione e della sessualità fluida.

Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "È Sanremo o la festa dell'Unità? Al governo va bene così" spiega perché il governo Meloni rinuncia a contrastare la deriva ideologico-propagandistica e va al traino della Sinistra.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 10 febbraio 2023:

E con Paola Egonu, che ha accusato l'Italia di essere un Paese razzista, il Festival di Sanremo è diventato ufficialmente la Festa dell'Unità. La pallavolista ha rivendicato con orgoglio il suo essere nera e sessualmente fluida e lo ha fatto servendosi del palco messogli a disposizione all'Ariston dalla tv di Stato nella terza serata del Festival. In pratica: accusa di razzismo il Paese che le ha regalato il pass per diventare un personaggio mediatico non in virtù dei suoi meriti sportivi, ma per le sue idee politiche.
Prima di lei c'era stato Fedez, che, con il doppio attacco, prima al viceministro delle Infrastrutture Bignami del quale aveva strappato una sua vecchia foto di Carnevale vestito da nazista e poi al ministro della Famiglia Eugenia Roccella per aver definito l'aborto «purtroppo un diritto», ha mostrato che il rap al servizio della propaganda politica non è arte. E prim'ancora Amadeus, che aveva invitato il ministro Salvini a guardarsi un film sabato sera e messo in guardia i "bacchettoni" spiegando che il «compito della tv è quello di educare che è normale che un uomo ami un altro uomo».
Il tutto con la benedizione di Mattarella.
La sfida al governo Meloni è lanciata col ghigno e l'arroganza dei primi della classe, utilizza i palinsesti della tv pubblica e i soldi dei contribuenti e gli ultimi episodi vanno ad aggiungersi ad una serie infinita di operazioni di propaganda, che nulla hanno a che fare con la cultura, ma semmai con il kulturame egemonico di Sinistra. Sembra quasi che, orfana di un posto al governo, la Sinistra abbia voluto occupare Sanremo riversando tutto il suo catalogo: cantanti stonati e ideologizzati che teorizzano nuove forme di amore, tra il promiscuo e il perverso; ricchissime influencer incapaci di qualunque slancio artistico se non quello del fiuto per gli affari; nani e ballerine a corredo di un'operazione che il centrodestra digerisce a fatica, ma che è incapace di contrastare con un'adeguata reazione, se non altro di indignazione.
Ci ha provato Vittorio Sgarbi a farlo: ha detto che «Benigni e Fedez sono artisti obbligatori, una tassa che lo Stato deve pagare per dare spazio a esponenti di Sinistra o vagamente transgender». Ma Sgarbi, si sa, è un battitore libero. Il resto del governo, finché può, cerca di starsene zitto, in ritirata, ripiegato sul conformismo dominante, incapace di provare a esprimere un'idea di cultura che, anche se non necessariamente controegemonica, per lo meno sia capace di esprimere sentimenti e valori condivisi da un popolo o che non urtino la sensibilità della sua maggioranza silenziosa.
E per forza. Si conferma il problema già sollevato su queste colonne in occasione del voto parlamentare sulla legge 194 di un centrodestra che non ha una cultura politica, che «si è totalmente appiattito sul "fiore all'occhiello" della cultura del post-illuminismo borghese, dell'individualismo narcisistico, dell'emotivismo etico, della cultura postmoderna dei nuovi diritti».
Non è un caso che per un Sottosegretario alla cultura che parla, ce ne sia un altro che invece cerca di starsene fuori dalle polemiche. E non è un sottosegretario di poco conto dato che Giorgia Meloni gli ha affidato non solo la cultura, ma persino la delega agli spettacoli.
Al grande pubblico il nome di Gianmarco Mazzi non dice granché, ma il suo essere un importante impresario del mondo dello spettacolo lo mette tra i protagonisti dei Sanremo degli ultimi 15 anni. È stato infatti per diverse edizioni (sotto la conduzione di Bonolis, Panariello, Antonella Clerici e Gianni Morandi) il direttore artistico del Festival e recentemente ha collaborato proprio con Amadeus per le precedenti edizioni del '20, '21 e '22.
Ebbene. Proprio Mazzi, nonostante sia Sottosegretario alla cultura con delega agli spettacoli, preferisce non commentare la deriva politico-ideologica che ha preso la kermesse in corso in Riviera. Eppure, nel suo ruolo qualcosa potrebbe e dovrebbe dirlo.
La Bussola lo ha cercato per commentare gli ultimi sviluppi, partendo dal caso Rosa Chemical che ha visto sulla graticola la sua compagna di partito Maddalena Morgante: «Non parlo di Sanremo, non mi interessa», è stata la sua cortese, ma imbarazzata risposta alla nostra richiesta.
In compenso, Mazzi parteciperà in rappresentanza del governo agli Stati generali della canzone che si terranno proprio stamattina a Sanremo, nel contesto del Festival. Le agenzie hanno rimarcato che per lui sarà anche l'occasione di ritrovare Amadeus, con il quale ha firmato le precedenti edizioni. Certo, quest'anno Mazzi non è stato coinvolto nell'organizzazione, visto il suo nuovo ruolo politico scaturito con le elezioni di settembre, ma il fatto che sia di casa è testimoniato anche dallo stesso sito del Mibac, dove compare il suo ricco curriculum nel settore dell'intrattenimento canoro e dove figura come collaboratore nell'organizzazione del Festival anche per le annate 2023 - quella in corso - e 2024. Almeno, aggiornare la pagina potrebbe essere un gesto di sensibilità istituzionale, onde evitare di suscitare sospetti di coinvolgimento.
Sia come sia, la deriva del Festival non è cominciata quest'anno, ma va avanti da anni e in questi ultimi in particolare, con la conduzione di Amadeus, ha conosciuto un'accelerazione in fatto di provocazioni sui temi più sensibili. Ricordate le blasfeme interpretazioni di Achille Lauro e Fiorello che avevano fatto sobbalzare il vescovo di Sanremo? A guidare la macchina del palinsesto con Amadeus c'era proprio Mazzi. E non si ricordano prese di posizione particolari da parte sua, anzi, quando ha potuto, ha persino sostenuto certe discutibili performance come quando l'anno scorso ha difeso la presenza di Drusilla Foer (al secolo Gianluca Gori) perché «rappresenta il teatro». Solo che Drusilla non è un "grande e irreprensibile Giorgio Albertazzi" reincarnato, ma uno dei simboli più à la page della fluidità sessuale declinati in ambito artistico. Come si fa a questo punto a combattere il gender nelle scuole come promesso in campagna elettorale?
Inutile, dunque, pretendere, con queste premesse, che Sanremo sia qualcosa di diverso dal pensiero unico dominante per il solo fatto che adesso c'è un nuovo governo e sperare che la musica cambi. La presenza di Mazzi ai Beni culturali e il suo silenzio sugli ultimi attacchi al governo che era stato votato per promuovere una sensibilità diversa, è la prova che anche sul versante della battaglia culturale, la sfida è già persa in partenza e nemmeno giocata.
La Sinistra avrà pure perso le elezioni, ma governa ancora il Paese con le sue idee, il centrodestra non può far altro che assimilare e incassare perché in fondo non ha nessuna intenzione di proporre una cultura alternativa che sia però maggioritaria, popolare e maggiormente educativa sul piano dei valori. In poche parole: una cultura migliore per un popolo che non si merita il birignao sulla libertà di parola e allo stesso tempo vede che viene calpestata la libertà di pensare che l'ossessione sessuopatica, immigrazionista e finto-liberal di certi artisti e certi monologhi è una forma di totalitarismo culturale.

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Fonte: Provita & Famiglia, 13 febbraio 2023

3 - L'INFLUENZA DEL MARKETING SULLA FESTA DI SAN VALENTINO
Ridotta a un appuntamento consumistico negli ultimi anni è diventata sempre più la celebrazione di tutti gli amori, incluso quelli contro natura
Autore: Giulia Tanel - Fonte: Sito del Timone, 14 febbraio 2023

Eccola qui, puntuale, come ogni anno: la festa di San Valentino, con tanto di cioccolatini a forma di cuoricino, mazzi di fiori, peluche anche quelli con cuore annesso, menù per cene romantiche, offerte per album di foto e chi più ne ha, più ne metta. Eh sì, perché diciamoci la verità, la "festa degli innamorati" in sé è oggi ridotta a un appuntamento consumistico, che a seconda delle annate incontra più o meno successo negli acquirenti e che negli ultimi anni è inoltre diventata sempre più la celebrazione di "tutti gli amori", di tutti i colori la mente umana possa immaginare.
Perché dunque soffermarsi a parlarne, non sarebbe meglio adagiarsi sull'endecasillabo di dantesca memoria «non ragionar di lor, ma guarda e passa»? Perché San Valentino in realtà riguarda tutti noi, e più da vicino di quanto crediamo.
Un primo aspetto interessante da sottolineare è proprio quello già accennato: l'influenza del marketing, inteso in senso ampio, sulla nostra vita. Proviamo a riflettere: quanti, soprattutto se ancora fidanzati, si sono in qualche modo sentiti in qualche modo "costretti" a celebrare questa ricorrenza? Comprando anche solo un oggettino, o gustandosi una cena fuori, ma esattamente il 14 febbraio? Non il giorno prima (il 13? Sia mai!), non il giorno dopo (tradizionalmente considerato il giorno in cui a "festeggiare" dovrebbero essere i single). Sia chiaro: nulla di male, anzi, che una coppia decida di dedicarsi del tempo o dei pensieri, per quanto tradotti spesso in una materialità fine a se stessa, tuttavia il fatto che questo debba avvenire "sotto dettatura" è significativo.

SIAMO SEMPRE DI CORSA
«Eh ma nella quotidianità siamo sempre di corsa, almeno questa occasione ci impone di trovare un tempo per noi», potrebbero obiettare alcuni, magari con uno o più figli piccoli o piccolissimi. Eppure, seppure pienamente comprensibile, questo ragionamento non tiene. Pensiamo a una pianta: va innaffiata più o meno ogni giorno - ovviamente coi dovuti distinguo in base alla varietà -, non solo quando ci si ricorda perché ci si passa davanti. Altrimenti, ahimè, posso testimoniarlo molto bene, dall'alto del mio pollice non-verde, la pianta muore. La stessa cosa vale per la relazione di coppia: va curata quotidianamente, altrimenti inaridisce e non porta frutto, né per sé, né per l'altro, né per gli eventuali figli. D'altronde basta andare a ripescare la promessa matrimoniale per rendersene conto: «Prometto [...] di amarti e onorarti ogni giorno della mia vita». Lo abbiamo detto noi: «Ogni giorno». E per fare questo bastano piccole attenzioni, piccoli gesti che ogni coppia si costruisce giorno dopo giorno, che spesso peraltro la materialità la rifuggono, costruendo e affinando sempre più un linguaggio unico. E, per chi ancora sposato non è ma sta vivendo il periodo del fidanzamento il discorso di fondo è lo stesso, anche se necessariamente cambia il modo di esprimerlo, perché il tempo che precede il matrimonio altro non è che un esercizio allo stesso.

PROMETTO DI ESSERTI FEDELE SEMPRE
La promessa matrimoniale cita ancora: «Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia». E qui si apre il secondo punto di riflessione. La festa di San Valentino, per come è concepita ora, altro non è che uno specchio della società: non celebra l'amore, bensì l'innamoramento, il sentimento melenso le cui note hanno risuonato ridondanti sul palco dell'Ariston; non celebra l'eternità, bensì l'attimo presente, il "finché dura"; e non celebra il mettersi a servizio, il sacrificio, il volere il bene dell'altro - anche quando, come sottolinea in merito a questo passaggio lo psicologo e psicoterapeuta Roberto Marchesini, la salute e la malattia che vacillano sono le nostre e le forze vengono meno -, bensì mette al centro l'ego del singolo, per il "noi", per il "portare assieme il giogo" della vita (come vuole l'etimologia della parola "coniuge") non c'è posto.
Eppure, la scienza ci insegna, l'innamoramento ha un tempo limitato. Poi la relazione deve evolvere, deve maturare... pena l'esplosione. Ma quali sono gli ingredienti affinché una relazione duri? Avere interessi comuni? Andare d'accordo? Essere sempre in salute? ... In realtà, a dispetto di quanto ci ha rimandato per anni la narrazione in salsa hollywoodiana, quel che veramente conta è fondare la relazione su una roccia solida, su una relazione che è esterna alla coppia, che la precede e la supera, ma che nel contempo la informa: su un Amore più grande, suggellato in un Sacramento che è un «mistero grande» e che rimane imprescindibile. Occorre, insomma, avere una base comune, una visione comune. Perché, innegabilmente, nel tempo le fatiche ci saranno e i difetti dell'uno e dell'altro emergeranno, a volte anche in maniera molto pungente, e sarà dunque necessario poterne fare memoria.
Scrive la neuropsichiatra e psicoterapeuta Mariolina Ceriotti Migliarese, nel suo libro La coppia imperfetta: «L'innamoramento è un fuoco che brucia ogni cosa: può essere molto difficile contenerlo, e può avvampare anche contro le nostre intenzioni; ma se non c'è legna sufficiente per alimentarlo, il fuoco presto o tardi si spegnerà, talvolta dopo aver distrutto molte cose. Se invece la materia prima è buona, quando la fiamma si fa meno intensa si formano delle braci calde, vive e buone, capaci di durare molto a lungo nel tempo, se le due persone hanno cura di mantenerle sempre accese. L'amore inizia da qui». Affermazioni molto uncorrect, e per soli coraggiosi.

Fonte: Sito del Timone, 14 febbraio 2023

4 - NON POSSIAMO ANDARE VIA DALLA CHIESA CATTOLICA PERCHE' NON CE N'E' UN'ALTRA
L'errore degli ortodossi, dei lefevriani e dei sedevacantisti è che, al di là dell'apparenza, non c'è nulla di cattolico in loro (VIDEO: Chiesa Cattolica, benvenuti a casa!)
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 9 febbraio 2023

La lampada è stata messa sotto il moggio e dappertutto è tenebra. E nella tenebra, confusione, disorientamento, paura. È perciò assolutamente comprensibile che in questa situazione, non appena si veda una fiammella accesa, ci si avvicini per godere un po' di quella luce e di quel calore.
La tremenda crisi della fede che stiamo vivendo è davvero una prova grande, tanto più che appare alimentata proprio da quel centro di unità, che trova la sua ragion d'essere nel confermare i fratelli (cf. Lc 22, 32) e non nel seguire ogni «vento di dottrina» (Ef 4, 14). Una crisi che sposta il fronte dei cattolici ad approvare qualsiasi atto, parola e scritto del Pontefice, in quanto proviene dal Papa, oppure a riconsiderare il ministero petrino in una modalità che cattolica non è.
Sul primo versante si dimentica che il papa non è la Chiesa, ma il centro di unità della Chiesa. Che il papa non è un monarca assoluto, quasi possa agire legittimamente anche distruggendo la Chiesa. Che il papa non è la fonte della verità, ma il primo a dover obbedire alla verità rivelata. Che il riferimento ultimo non è il suo arbitrio, ma la volontà di Dio, verso la quale papa, vescovi, sacerdoti e fedeli sono rivolti. Ed è per questo che nella tradizione teologica è previsto il caso in cui si possa e si debba resistere di fronte a ordini iniqui del papa, a suoi insegnamenti o disposizioni che risultano oggettivamente contrari al bene della Chiesa e alla verità.
Sul secondo versante, si presenta un ampio ventaglio di situazioni in atto, differenti tra loro: il passaggio all'autocefalia ortodossa, le svariate posizioni che ritengono la Sede vacante, formazioni che riconoscono ufficialmente il legittimo pontefice, ma che si ritengono l'istanza ultima di decisioni dottrinali, e che hanno dato vita ad una gerarchia di fatto autocefala, nata da ordinazioni senza mandato pontificio e che di fatto si mantiene canonicamente indipendente dalla Sede romana. La confusione è molta e vede i cattolici, anche tra i sacerdoti, rivolgersi ora agli uni ora agli altri, per ritrovare il senso della fede.
La posizione cattolica intende la successione petrina all'interno della successione apostolica, ma con una singolarità: quella cioè della successione del capo del collegio apostolico. Nei Vangeli emerge chiaramente che Pietro non è semplicemente uno dei Dodici; all'interno del collegio apostolico egli è capo, per volontà di Cristo, ed è pietra su cui è edificata la Chiesa. Questo è generalmente riconosciuto dagli ortodossi, mentre invece in loro difetta il fatto della successione petrina; possono accettare che al solo Pietro sia stato riconosciuto questo primato, mentre rifiutano la successione lineare dei successori di Pietro, accogliendo solamente la successione da collegio apostolico a collegio episcopale. Il centro di unità della Chiesa non si troverebbe pertanto nei successori di Pietro, ma in Cristo stesso e nello Spirito Santo.

UNA, SANTA, CATTOLICA, APOSTOLICA
Non si tratta di negare quest'ultima affermazione, ma di riflettere sulla necessaria "visibilità" e "incarnazione" delle quattro notae della Chiesa, che professiamo nel Credo, e che ne sono proprietà indefettibili. La Chiesa è visibilmente apostolica nel collegio episcopale; nei successori degli apostoli prende carne la sua apostolicità. È visibilmente cattolica (kath'olon, ossia secondo la totalità) nella sua universalità e nella pienezza di verità e dei mezzi della grazia; la sua presenza in ogni angolo della terra, il suo Magistero e i sacramenti incarnano la sua cattolicità. È visibilmente santa, perché, santificata da Cristo, diviene santificante: possiede cioè visibili mezzi di santificazione e visibili frutti di santificazione; da qui il senso delle canonizzazioni, che manifestano l'incarnazione della santità. Dove la Chiesa è visibilmente una? Dove si incarna questa unità? Nell'unità del primato di Pietro, che ha il compito di «presiedere questa comunione universale; di mantenerla presente nel mondo come unità anche visibile, incarnata» (Benedetto XVI, Omelia, 29 giugno 2006). Senza la successione petrina, la nota dell'una non troverebbe la sua espressione visibile e tangibile. Senza la successione petrina, Pietro non avrebbe trasmesso nulla di "proprio" e quella pietra su cui viene fondata la Chiesa rimarrebbe un cimelio storico.
Il collegio episcopale è a sua volta individuabile proprio grazie alla sua comunione con il successore di Pietro, e non può esistere, come collegio, senza di lui. Il carattere sacramentale dell'ordine episcopale fa, a sua volta, riferimento alla comunione gerarchica. Se pertanto un vescovo rifiuta il primato sovverte il senso del sacramento che gli è stato conferito. Ed è per questa ragione che, per un'ordinazione episcopale, è necessario (non ad validitatem, ma ad liceitatem) che vi sia il mandato papale, o che questo sia, nelle situazioni di grave necessità per la Chiesa, almeno presunto.
Ancora, il successore di Pietro, essendo «perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità sia dei Vescovi sia della moltitudine dei fedeli» (LG, 23), è in stretta relazione con il sacramento dell'unità, ossia l'Eucaristia. Per questo, la comunione con il papa «è un'esigenza intrinseca della celebrazione del Sacrificio eucaristico» (Ecclesia de Eucharistia, 39).
È Cristo che ha voluto la sua Chiesa una, e ha voluto che questa unità fosse chiaramente visibile e tangibile, che vi fosse un riferimento certo ed individuabile. E noi siamo legati a questa espressa volontà del Signore. Non vi è ragione al mondo che autorizzi a contraddire questa sua volontà. Per questo, nella struttura della Chiesa, al netto delle flessibilità di alcune forme organizzative, non può mai mancare l'espressione concreta di questa unità. Né può mancare questo concreto riferimento all'unità nelle sue "parti": diocesi, comunità, monasteri, istituti.

L'ERRORE DEGLI ORTODOSSI, DEI LEFEVRIANI E DEI SEDEVACANTISTI
Quella dell'autocefalia del mondo ortodosso è una di queste forme che contraddicono la volontà di Cristo. Non si vogliono negare gli innumerevoli elementi di verità, bontà e bellezza, ma nemmeno si può tacere che la mancanza del riconoscimento del primato petrino sia un problema grave, causa degli innumerevoli problemi di unità in esso presenti. Il teologo ortodosso Alexander Schmemann faceva notare, per esempio, che, dal punto di vista canonico, il principio affermato della piena cattolicità di ogni chiesa locale, riunita attorno al suo vescovo, non è di fatto applicato, dal momento che il potere di giurisdizione del vescovo è ricevuto dal primate (analogamente a come, nella Chiesa cattolica, il vescovo lo riceve dal papa). Problema all'origine dei vari scismi e delle varie tensioni relative alla questione della Diaspora.
Vi è poi tutto il filone del sedevacantismo, che teorizza la Sede vacante a causa dell'eresia da Giovanni XXIII (per altri da Paolo VI), o nella sua versione più recente, che non riconosce Francesco come papa. Le motivazioni a sostegno di queste posizioni sono chiaramente diversificate, ma l'effetto è quello di ritenere che la Chiesa universale sia rimasta senza il suo centro di unità per un tempo minimo di quasi dieci anni (per chi considera "solo" Francesco un antipapa) ad uno massimo di oltre sessanta. In questo periodo di tempo, mancando il papa, non si può fare nulla che abbia valore per la Chiesa universale, che rimane, in qualche modo, sospesa.
La storia della Chiesa ha conosciuto un tempo massimo di sede vacante di 1006 giorni, ossia il tempo intercorso tra la morte del beato Clemente IV e l'elezione del beato Gregorio X; ci vollero quasi tre anni per eleggere il nuovo papa, perché i cardinale riuniti in conclave a Viterbo, nel Palazzo dei papi, non riuscivano a mettersi d'accordo. Fu una situazione più unica che rara, che portò i viterbesi a ridurre il loro vitto e scoperchiare il tetto della sala, per cercare di accelerare l'elezione. In ogni caso si tratta di un tempo contenuto, motivato dal tempo di un'elezione. Situazioni analoghe quelle della Sede vacante per poco più di due anni, che portarono all'elezione di Giovanni XXII e poi di Celestino V. Un altro caso riguarda l'elezione di Martino V, che mise fine allo scisma d'Occidente, dopo due anni di antipapi.
Il problema del sedevacantismo sta nel fatto che, sostanzialmente, non si sa più come porre fine alla situazione di Sede vacante: c'è chi si elegge il papa riunendo alcuni fedeli, c'è chi ne attende uno "cattolico" (e non si capisce bene chi decida dell'integrità dottrinale del neo-eletto). Nel frattempo, la Chiesa in quanto universale rimane inerte, svuotando sostanzialmente di senso la promessa del Signore che le porte degli inferi non avrebbero prevalso.
Resta poi la posizione di chi riconosce formalmente il pontefice regnante, lo menziona nel Canone della Messa e, pur non trovandosi in una situazione di autocefalia, in quanto i vescovi non reclamano alcuna giurisdizione, si trova però in quella di una sostanziale autoreferenzialità. È il caso della Fraternità Sacerdotale San Pio X (FSSPX) e della cosiddetta "Resistenza", nata da mons. Richard Williamson, uno dei quattro vescovi consacrati da Lefebvre nel 1988. Il problema di questa posizione non sta nelle critiche sollevate ad alcuni documenti del Vaticano II o alla riforma liturgica, critiche che sono state ritenute legittime dalla stessa Santa Sede, all'epoca dei colloqui bilaterali con la FSSPX, ma nel fatto che "per prudenza" si ritenga che tutto il Magistero della Chiesa, dal Vaticano II incluso a papa Francesco, non abbia una reale autorità magisteriale. Da qui il rifiuto delle encicliche, del Catechismo della Chiesa Cattolica, del nuovo Codice di Diritto canonico, dei "nuovi" santi canonizzati, come anche la proibizione di partecipare attivamente alla "nuova Messa" e, per ogni sacerdote, di utilizzare particole consacrate nella "nuova Messa". Inoltre, il rifiuto categorico di accettare l'invito di porsi nell'orizzonte dell'"ermeneutica della riforma nella continuità" e della "riforma della riforma". E quella autoreferenzialità per cui l'istanza ultima, per definire eresia o ortodossia, non è la Santa Sede.

Nota di BastaBugie: nel seguente video dal titolo "Chiesa Cattolica, benvenuti a casa!" (durata: 2 minuti) viene sintetizzata la bellezza dell'unica Chiesa di Gesù Cristo.


https://www.youtube.com/watch?v=zUSdXf8_xeE

DOSSIER "FRANCESCO E' IL PAPA"
Chi lo nega non è cattolico

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DOSSIER "LEFEBVRIANI? NO, GRAZIE!"
Non possiamo andare via dalla Chiesa Cattolica

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DOSSIER "TOP TEN 2023"
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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 9 febbraio 2023

5 - VIA DALLA PAZZA FOLLA ESALTA LA DONNA INDIPENDENTE E RIDUCE L'UOMO A UNO ZERBINO
Il romanzo di Thomas Hardy (al pari del relativo film) per difendere un ideale di amore astratto e romantico, dimentica di dare la più grande lezione di vita: gli errori si pagano!
Autore: Pietro Guidi - Fonte: Redazione di BastaBugie, 8 febbraio 2023

Betsabea Everdene è una giovane donna orfana che è da poco andata a vivere con la zia. Qui conosce Gabriel Oak un affittuario che gestisce una fattoria di pecore. Uomo in gamba e di nobili sentimenti, Gabriel s'innamora di Betsabea e la chiede in sposa, ma ella, pur nutrendo un certo affetto per l'uomo, declina la proposta dicendo che è troppo indipendente per sposarsi e che non vuole essere soggetta ad un marito. Una notte, il gregge di Gabriel, spaventato dal cane da pastore, scappa dal recinto e cade giù da una scogliera, schiantandosi sulla spiaggia.
Non più in grado di pagare i debiti, l'uomo è costretto a vendere la fattoria e cercare un impiego altrove e si ritrova a lavorare nella fattoria che Betsabea ha appena ricevuto in eredità dal defunto zio. Gabriel, da parte sua, lavora con zelo e continua a vigilare su Betsabea, nonostante il suo precedente rifiuto.
Poco dopo, Betsabea conosce William Boldwood, ricco proprietario terriero confinante con la sua fattoria, il quale, incoraggiato da un biglietto ambiguo della donna, la chiede anche lui in sposa. Betsabea però rifiuta anche questa proposta, dicendo che quel biglietto era uno scherzo. L'uomo però non demorde e insiste, chiedendole del tempo per riflettere.
In quel periodo, il bellissimo ufficiale Frank Troy attende in chiesa Fanny Robin per celebrare il loro matrimonio ma, vedendo la giovane non si presenta, se ne va adirato. Troy non sa che in realtà Fanny si era persa e non era riuscita a trovare la chiesa. Così una sera, Betsabea conosce lo spavaldo Troy e, per la prima volta in vita sua, crede d'innamorarsi... e i due finiscono per sposarsi. Frank è però un uomo violento che non gli interessa più di tanto di Betsabea, passando tutta la giornata a bere con i soldi del podere della moglie.
Nonostante tutto Gabriel continua a starle vicino dandole consigli e aiutandola nel momento del bisogno. Ad esempio nel giorno del matrimonio di Betsabea e Frank scoppia una tempesta nel podere e, siccome erano tutti alla festa, Gabriel si mette a ricoprire il fieno, che altrimenti si sarebbe bagnato, nonostante sia notte e piova a dirotto. Dopo una serie di vicissitudini Frank muore e Betsabea capisce finalmente il valore di Gabriel che aveva continuato ad amarla per tutto il tempo e i due si sposano. E vissero tutti felici e contenti... oppure no?

LA DONNA MODERNA ED EMANCIPATA
Alcuni elementi di questa storia sono molto realistici. Betsabea, ad esempio, è la classica donna moderna, fiera di essere emancipata dagli uomini. Infatti, per poter continuare ad essere libera, rifiuta di sposarsi Gabriel, un ragazzo semplice e alla sua portata che l’avrebbe amata per tutta la vita. Rifiuta di sposarsi anche con il ricco proprietario Boldwood, che sicuramente avrebbe dato una buona stabilità economica a lei e ai figli. Dopotutto è giovane e vuole pensare a divertirsi... Infatti appena le si presenta l’occasione si innamora perdutamente dell’ufficiale belloccio Frank, che di certo non si distingue per l’intelligenza. Proprio lei che non si voleva sposare per non stare sottomessa ad un uomo mite come Gabriel si ritrova succube del violento ufficiale. Se ci si pensa bene, va sempre così.
In televisione ci bombardano in continuazione sulla violenza sulle donne, strumentalizzata per colpevolizzare i maschi e la famiglia patriarcale. La realtà però è molto diversa e questo film lo fa vedere bene: chi tratta male le donne fino anche alla violenza fisica non è l’uomo comune, che spesso è un tipo tranquillo come Gabriel, ma piuttosto un uomo violento con il quale la donna ha volontariamente intrapreso una relazione perché è più eccitante. Continuare a dire che la colpa di questi spiacevoli episodi è soltanto degli uomini dà alle donne una visione distorta della realtà per cui se le cose vanno male è sempre colpa degli altri e non impareranno mai a prendersi la loro parte di responsabilità delle scelte fatte.

L'UOMO ZERBINO
Arriviamo però alla nota più dolente di questo film: Gabriel. Dopo il rifiuto da parte di Betsabea infatti lui non ne prende atto e si mette a cercare un’altra donna, come ci si aspetterebbe, ma rimane innamorato, arrivando persino ad umiliarsi per lei. Quello che lui fa, e che molti chiamerebbero amore, io lo chiamo essere zerbino. Lui non ha accettato il rifiuto e continua ad essere ossessionato per quella donna anche quando lei aveva mostrato chiaramente di preferire un altro uomo. Il colmo dell’umiliazione lo raggiunge quando lui si bagna per la pioggia ricoprendo il fieno di Betsabea e di suo marito, mentre loro si stavano divertendo. Insomma, l’ufficiale Frank mangia e Gabriel paga il conto.
Una storia iniziata così male non poteva che andare a finire peggio: il marito se ne stava tutto il giorno ad oziare e a sperperare il denaro, mentre Gabriel si impegnava molto più del dovuto per far funzionare il podere di Betsabea. In pratica stava facendo quello che avrebbe dovuto fare il marito, in più senza contraccambio. Poi entra in scena la finzione cinematografica e grazie all’espediente della morte di Frank si inventa un improbabile lieto fine dove lo zerbino Gabriel riesce finalmente a conquistare il suo amore.
La verità però è molto diversa dai film e umiliarsi nei confronti di una donna che non è interessata a te non paga, ma è solo una grandissima perdita di tempo e di energie. L’ufficiale non l’ha mica fatto aspettare così tanto per decidersi.
Se Gabriel fosse stato un uomo serio sarebbe andata in un modo completamente diverso: avrebbe messo Betsabea di fronte ad un’alternativa. Se sei interessata a me smetti di frequentare Frank, se invece vuoi andare avanti sappi che se la tua vita andrà in frantumi è soltanto colpa tua e io non sarò lì a riparare i cocci. In caso di risposta negativa avrebbe cercato un’altra donna e l’avrebbe sposata, facendosi una vita e realizzandosi. Invece lo troviamo nella patetica scena finale del film farsi andare bene quella donna che in precedenza lo aveva rifiutato e aveva preferito a lui l’ufficiale belloccio.
Purtroppo questo film, adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Thomas Hardy, poteva avere delle ottime potenzialità per illuminare un po’ quelle che sono le dinamiche e gli sbagli che si possono fare nelle scelte relazionali. Invece con il finale buonista perde questa occasione e comunica al pubblico due grandi bugie:
1) se sei un bravo ragazzo, anche se sei incapace di farti valere e rispettare, prima o poi andrà tutto bene e gli altri riconosceranno il tuo valore;
2) se sei una donna, qualsiasi scelta tu faccia, alla fine un principe azzurro che ti sposa lo troverai. Non c’è nessuna responsabilità nella scelta del partner, ma la colpa è sempre degli altri.
La realtà è ben diversa dai film e le cose andranno bene soltanto se avremo lottato e se avremmo fatto le scelte giuste. Via dalla pazza folla, per difendere un ideale di amore astratto e troppo romantico, finisce col dimenticare di dare la più grande lezione di vita: gli errori si pagano!

Nota di BastaBugie: Film Garantiti è un sito di divulgazione cinematografica che seleziona le migliori pellicole in circolazione. Il criterio di valutazione è la verità, da chiunque sia detta. Il sito contiene anche un utile elenco di film negativi che, pure esaltati dalla cultura oggi dominante, sono autentiche spazzature. Per vedere l'elenco dei film negativi, clicca qui!

Fonte: Redazione di BastaBugie, 8 febbraio 2023

6 - BREXIT, L'INGHILTERRA NON TORNERA' MAI INDIETRO
La verità taciuta da giornali e tv è che delusione, segnali di ripensamento, crisi economica non bastano perché nessuno vuole rinunciare ai benefici della Brexit
Autore: Giuseppe Brienza - Fonte: Corrispondenza Romana, 8 febbraio 2023

Il 23 giugno del 2016 quasi 47 milioni di cittadini britannici sono stati chiamati a rispondere al referendum che ha determinato il futuro del loro Paese, detto "Brexit", acronimo formato da British ed exit (uscita dall'Ue). L'affluenza è stata rilevante, il 72,21% di elettori, con un esito piuttosto chiaro: favorevoli all'uscita dall'Unione europea (Leave) il 51,89%, a rimanere nell'UE (Remain) il 48,11%. Nonostante il risultato del referendum non fosse vincolante, il Governo di Londra ha interpretato in maniera determinata l'espressione del voto popolare, anche perché la campagna elettorale è stata accompagnata da un bombardamento politico-mediatico nazionale e internazionale totalmente unilaterale e in favore del Remain.
I cittadini del Regno Unito hanno dovuto attendere 4 anni e mezzo per ritornare nel pieno possesso della loro sovranità nazionale. Le complessità tecno-burocratiche imposte dai trattati e dalla Commissione europea hanno infatti dato luogo a quella che non pochi hanno definito una strategia dilatoria che, solo il 31 gennaio del 2020, ha consentito alla Gran Bretagna di lasciare formalmente l'Ue. Dico solo formalmente, perché a "10 Downing Street" si sono dovuti ulteriormente sottoporsi ad un periodo di transizione per il definitivo Leave durato ben 11 mesi, con il 31 dicembre del 2020 come data definitiva della "liberazione da Bruxelles".
Nonostante siano trascorsi dunque soli due anni, da tempo ormai i grandi media nazionali, ripresi acriticamente anche da quelli internazionali, vanno ripetendo che secondo vari sondaggi la Brexit non sarebbe più «di moda». La crisi economica globale starebbe alimentando fra i cittadini britannici «segnali di ripensamento sul divorzio dall'Ue» o, almeno di «delusione su quanto finora conseguito».

I SONDAGGI SARANNO PRESTO RIBALTATI
Premesso che il Pil del Regno Unito è cresciuto di circa il 4% nel 2022 [...], è indubbio che quella che sta vivendo in questi mesi è una delle peggiori recessioni tra le economie del G7. L'economia britannica, infatti, secondo l'ultimo aggiornamento del World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale è destinata a contrarsi quest'anno dello 0,6 per cento, in un contesto di PIL globale previsto in rialzo al 2,9 per cento. Quello che si evita di rimarcare, però, è che grazie alle misure della manovra di un Paese che ha ripreso in mano le sue politiche economiche, dovrebbe fare presto ritorno alla crescita (dell'1,3%) nel 2024 e del 2,6 e 2,7% nei due anni successivi, secondo le previsioni recentemente annunciate dal cancelliere dello Scacchiere Jeremy Hunt, in pratica l'equivalente del nostro ministro dell'Economia e delle finanze.
In definitiva, quindi, i recenti sondaggi sbandierati sul ripensamento Brexit hanno il fiato corto. Nel senso che in questo particolare momento storico-politico, grazie anche alle campagne degli influencer e degli spin doctors dell'informazione filo-Ue, potrà anche essere che si sta facendo largo «l'idea di un possibile secondo referendum dopo quello vinto dai pro-leave nel 2016». Le cose, però, sono destinate ad invertirsi completamente nel giro di poco più di un anno. Oltretutto sono presentati come "sondaggi" consultazioni di dubbia scientificità statistica come, ad esempio, quello commissionato nel dicembre scorso dal quotidiano online The Independent, secondo il quale a evocare l'ipotesi di una ripetizione del voto sull'Ue sarebbero in questo momento il 65% degli intervistati, contro il 55% dell'anno scorso. Anche a prendere per buoni i risultati, andrebbe comunque correttamente evidenziato che sul ripetere il referendum saranno pure due britannici su tre, ma questa posizione è assai differenziata nei modi. Infatti, secondo i risultati resi noti dal sopra citato giornale britannico, solo il 22% degli intervistati «vorrebbe votare ora», il 24% «vorrebbe rifare il referendum nei prossimi cinque anni», il 24% «tra dieci anni» mentre il 4% pensa che si debba tenere nei prossimi vent'anni. Chi invece non vuole sentir affatto parlare di nuovo referendum è il 24% degli interpellati, uno su quattro. Il fatto è che fra questi ultimi vi è anche l'attuale premier Rushi Sunak, ardente difensore della Brexit sin dall'inizio, convinto che le libertà e opportunità acquisite con il "divorzio" dall'Ue debbano ancora essere del tutto dispiegate e sfruttate.

UN SECONDO REFERENDUM È IMPROPONIBILE
E l'opposizione laburista? Anche qui non c'è trippa per gatti perché il leader del Labour Party, Keir Starmer, parla come Boris Johnson. Ha infatti testualmente dichiarato, nonostante tutti i sondaggi che gli sono stati sottoposti: «Non ci sono più argomenti per tornare nell'Ue o al mercato unico. Ma credo che ci siano argomenti per attuare una Brexit migliore, per farla finalmente funzionare. Possiamo raggiungere un accordo migliore con l'Ue, perché quello attuale non funziona», ha dichiarato Starmer alla Bbc lo scorso dicembre. A livello pratico, quindi, una domanda che molti giornalisti euro lirici o prezzolati non stanno ponendo sarebbe la seguente: esiste la volontà politica nel Regno Unito per un secondo referendum sulla Brexit? Come visto, i leader e le maggioranze interne dei due principali partiti britannici non hanno preso minimamente in considerazione l'ipotesi di un ritorno del Paese nell'Ue. I Liberali e i Verdi probabilmente sarebbero favorevoli, ma non le formazioni che detengono il maggior numero di seggi a Westminster. Alle ultime elezioni politiche tenutesi in Gran Bretagna nel 2019, infatti, il Partito Conservatore (Tory), il cui manifesto elettorale si basava oltretutto sulla "delivery" (ovvero il compimento) della Brexit, ha conseguito il 42,4% dei voti, una percentuale che, sommata a quella raccolta nelle stesse consultazioni dal Partito Laburista (40%), copre la quasi totalità della rappresentanza parlamentare (8 elettori su 10 e 579 seggi su 631).
Di conseguenza, l'ipotesi di un secondo referendum consultivo, dopo quello del 2016, è al momento improponibile. Se il Partito laburista punta a riconquistare seggi nel nord dell'Inghilterra, dove la popolazione 7 anni fa si è espressa in maggioranza in favore della Brexit, l'attuale esecutivo guidato da Sunak intende piuttosto consolidare la sovranità economica riconquistata, provando ad affrontare prima delle prossime elezioni del 2024 le tematiche relative al Leave. Anche in futuro, quindi, risulterà difficile immaginare svolte radicali su questo tema. Tanto più che Londra, a differenza di Bruxelles, nonostante le attuali difficoltà economica resta uno degli attori geopolitici principali sullo scacchiere globale, con ruoli di primo piano sia nell'ambito della Nato e della guerra in Ucraina che del G7 e delle Nazioni Unite grazie al seggio permanente detenuto nel Consiglio di sicurezza. Il soft power del Regno Unito è dunque molto rilevante, specialmente quando si traduce in iniziative di politica estera e di sicurezza.
In conclusione, come giustamente commentato dall'europarlamentare Salvatore De Meo (FI), presidente per il Partito popolare europeo della Commissione per gli affari costituzionali, i sondaggi e la volontà politica «non vanno necessariamente di pari passo, così come il risultato di un sondaggio non ci assicura sull'esito di un referendum». «Basti pensare al referendum che ha portato alla Brexit», ha aggiunto, rimarcando ai giornalisti senza-memoria (o in cattiva fede) che nel 2016 fino alla vigilia del referendum per il Remain tutti i sondaggi davano la vittoria con un vantaggio di 4 punti (in favore il 52%), con il Leave dato solo al 48% (fonte: Britain Elects). Il Regno Unito dovrebbe quindi ben restare per conto suo, con buona pace di chi si professa europeista ma poi lascia intendere che l'Ue sia un qualcosa da prendere o lasciare a piacimento.

Fonte: Corrispondenza Romana, 8 febbraio 2023

7 - BIDEN SCATENA L'FBI CONTRO I CATTOLICI
Svelato il documento interno che intende monitorare quelli che considera pericolosi ''estremisti'' cioè i cattolici pro-life, soprattutto se pregano il Rosario e vanno alla Messa in latino
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10 febbraio 2023

Un documento esplosivo di 8 pagine, datato 23 gennaio 2023, divulgato nella giornata di ieri dimostra che l'FBI, agli ordini del devoto Biden, sta indagando sui cattolici "tradizionalisti" e, per giustificarsi, usa i report diffamatori dell'organizzazione di estrema sinistra Southern Poverty Law Center e altri articoli giornalistici ostili al mondo e alla fede cattolica.
Il documento è una sorta di informativa dell'intelligence per giustificare un rafforzato controllo di organizzazioni e personalità cattoliche. Kyle Seraphin, che ha lavorato per sei anni all'FBI di Richmond come agente speciale, prima di essere sospeso a tempo indeterminato senza stipendio nel giugno 2022, ha pubblicato il documento originale (con poche cancellazioni per il rispetto della privacy) sul sito UncoverDC.com nella serata di mercoledì 8 febbraio e ieri la notizia è stata ripresa in lungo e in largo da molte agenzie e siti di informazione, come LifeSitenews, Postmillenial.com, Yhaoo/news eccetera. Il documento reca la dicitura Unclassified / for Official Use Only e FBI Internal Use Only - Do not disseminate externally (ad uso interno e ufficiale, da non diffondere all'esterno).

LA MOLE DI NARRATIVE ASSURDE, FALSE E INFONDATE
Il testo dell'intero documento è inquietante perché, di fatto, considera i cattolici che ne seguono la dottrina, recitano le preghiere tradizionali (come il Rosario) e partecipano alle celebrazioni eucaristiche in latino come pericolosi possibili estremisti verso i quali l'FBI deve intensificare la sua "valutazione" e "mitigazione" nei prossimi 12-24 mesi, a causa delle presunte preoccupazioni che i "nazionalisti bianchi" associno la propria causa con quella dei partecipanti alla Messa in latino, come si legge nell'"informativa" dell' FBI. Tutti i cattolici critici del Concilio Vaticano II (o di alcune sue interpretazioni), di Papa Francesco, coloro che non promuovono l'immigrazione di massa, coloro che sono "anti-LGBTQ", che sono stati felici per la sentenza del giugno scorso che ha abolito il diritto federale all'aborto e quanti preferiscono la Messa tradizionale in latino, sono pericolosi e potenziali terroristi interni da monitorare.
Ancora più sconcertante è la mole di assurde, false e infondate narrative pseudo giornalistiche, come accennato in precedenza, che si trovano a fondamento della suddetta "informativa" di controllo dei cattolici adottata dalla polizia federale. Infatti, l'FBI di Richmond non nasconde la provenienza delle informazioni sui "cattolici radicali-tradizionalisti": nelle note a piè di pagina dell'intero documento e nella nota prospettica di p. 11, si trovano il Rapporto del 2021 del famigerato Southern Poverty Law Center (SPLC), nel quale si erano identificati almeno nove gruppi d'odio della RTC che operano negli Stati Uniti. Oltre al documento di SPLC, il fondamento delle affermazioni che sono alla base dell'"informativa" anti-cattolica dell'FBI ci sono articoli della rivista di sinistra liberal The Atlantic - in particolare quello che abbiamo denunciato lo scorso 17 agosto su La Bussola nel quale si accusavano i fedeli che recitavano il Rosario di essere estremisti pericolosi ed il Rosario stesso era considerato un'arma impropria - e articoli reperiti dal sito della sinistra Dem antitrumpiana Salon.

UNA POLIZIA DI STATO TOTALITARIO
Sconcerta che l'FBI fondi la credibilità delle proprie linee guida senza tener conto nemmeno delle critiche suscitate dall'attività del SPLC e delle denunce legali di cui è stato oggetto dal 2018 per le menzogne promosse contro organizzazioni prestigiose ed autorevoli come ADF e Family Research Council e molte altre organizzazioni pro-life e pro-family. È chiaro che l'FBI non riesce a utilizzare fonti di informazione verificate e inoppugnabili, l'affidarsi esclusivamente a fonti come SPLC, The Atlantic e Salon dimostra che la polizia federale parte da una conclusione predeterminata per prendere di mira gli americani tradizionalmente conservatori, i cattolici amanti della dottrina del catechismo, delle preghiere tradizionali e delle Messe in latino per sottoporli a un "esame", ad un "controllo" ed a una possibile "persecuzione" indebita e degna di una polizia di Stato totalitario.
Gli ascari di Biden minacciano la libertà di religione di coloro che non ne sostengono le politiche. Per questo l'FBI ha messo nel mirino la Chiesa cattolica, per sostenere una falsa narrativa sulla crescente minaccia del terrorismo interno religioso da parte di coloro che non condividono le le scelte dell'amministrazione Biden. Nel momento in cui scriviamo, i mass media americani non riportano alcuna presa di distanze né commento da parte dell'FBI federale al documento dell'Ufficio di Richmond. Non ne siamo stupiti: in pochi hanno percepito la corretta difesa equanime dei diritti dei cittadini americani che era stata promessa in audizione al Senato dal capo dell'FBI Christopher Wray lo scorso mese di agosto e ribadita in ottobre.
Da ieri, giovedì 9 febbraio, è iniziata l'indagine parlamentare del Congresso, presieduta dal preparatissimo Jim Jordan che presiede la Commissione Giustizia e il Sottocomitato che dovrà investigare su ciò che i repubblicani chiamano weaponization (aggressione armata) del Governo federale contro pro-life, i centri per la vita, i fedeli cristiani ed i conservatori sottoposti a pressioni e minacce continue nell'ultimo anno. Il dossier predisposto dai repubblicani nel novembre scorso sugli abusi perpetrati da FBI e dal Dipartimento di Giustizia contro i conservatori e i cristiani nel Paese, trova nel documento interno dell'FBI di Richmond pubblicato mercoledì una inquietante conferma. [...]

Nota di BastaBugie: abbiamo già pubblicato precedenti persecuzioni dell'FBI a volontari provita e all'ex presidente Trump rivelatesi poi senza giusta causa come hanno accertato i giudici. E non è tutto risolto in quanto la persecuzione c'è stata e la reputazione dei perseguitati è compromessa per sempre.

CON IL BLITZ DELL'FBI A CASA TRUMP FINISCE LA DEMOCRAZIA AMERICANA
L'irruzione a casa di un ex presidente per intimidirlo non ha precedenti negli Stati Uniti: è evidente che hanno paura che vinca ancora nel 2024 (DOPPIO VIDEO: Le nuove prove evidenti dei brogli 2020)
di Luca Volontè
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7114

AGENTI DELL'FBI ARMATI IRROMPONO NELLA CASA DI UN VOLONTARIO PROVITA
Arrestato davanti ai suoi 7 bambini, rischia fino a 11 anni di carcere e 350.000 dollari di multa per aver pregato davanti a un centro per gli aborti
di Ermes Dovico
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7192

ASSOLTO IL VOLONTARIO PROVITA ARRESTATO DA AGENTI DELL'FBI ARMATI
Rischiava 11 anni di carcere e 350.000 dollari di multa per aver pregato davanti a un centro per gli aborti: un processo assurdo, nato dalla persecuzione politica da parte dei Democratici
di Ermes Dovico
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7311

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10 febbraio 2023

8 - OMELIA VII DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 5,38-48)
Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Il brano evangelico di oggi continua quello della domenica precedente, insegnando la perfezione nel precetto della carità. Prima di tutto, Gesù parla della cosiddetta "legge del taglione" che infliggeva al colpevole lo stesso danno arrecato agli altri. Questa legge era nota fin dall'antichità e fu accolta anche dagli ebrei. La legge del taglione, così severa e spietata, era comunque un grande miglioramento rispetto agli eccessi delle vendette personali un tempo tanto praticate. Nel libro della Genesi, ad esempio, si legge che Lamec si vantava di praticare una vendetta settanta volte sette maggiore dell'offesa ricevuta (cf Gen 4,24). A queste parole di Lamec faranno poi riscontro le parole di Gesù, il quale insegna di perdonare settanta volte sette.
Gesù porta a perfezione il precetto della carità fraterna superando la legge del taglione e insegnando di "non opporsi al malvagio" e di "porgere l'altra guancia" (cf Mt 5,39). Gesù introduce questo insegnamento nel solito modo, con le parole: «Io vi dico», parole che esprimono molto bene la sua autorità divina. L'insegnamento di Gesù è molto importante e molto esigente. Tuttavia le sue parole non devono essere prese alla lettera: il cristiano può e deve difendersi. La Chiesa ha sempre insegnato la legittimità di una difesa proporzionata all'offesa, soprattutto quando bisogna difendere i propri cari. Queste parole: "Non opporsi al malvagio", "porgere l'altra guancia", "lascia anche il mantello" devono essere prese nel senso che il cristiano non deve covare odio e rancore: anche quando è costretto a difendersi, egli deve amare i nemici e pregare per loro.
Gesù continua il suo insegnamento dicendo: «Da' a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle» (Mt 5,42). Se abbiamo la possibilità di fare del bene, non perdiamo questa occasione e non rimandiamo a domani quello che possiamo fare oggi! Chissà: un giorno potremo trovarci nella stessa situazione di bisogno e allora raccoglieremo ciò che avremo seminato.
Poco più avanti, Gesù dice: «Avete inteso che fu detto: "Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico"» (Mt 5,43). L'odio per il nemico non si trova nell'Antico Testamento. Esso, in qualche modo, si rifà ai brani biblici che imponevano agli ebrei una netta separazione dai pagani (cf ad es. Dt 20,13-17). Con queste parole, Gesù si riferisce a una mentalità molto diffusa presso il popolo d'Israele che si trova codificata nella regola della comunità di Qumran, una comunità che viveva presso il Mar Morto e che si prefiggeva di vivere integralmente la Legge Mosaica nell'attesa del venturo Messia. In questa regola si leggeva che "i figli della luce" devono odiare tutti "i figli delle tenebre".
Gesù infrange anche questa barriera e afferma: «Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano» (Mt 5,44). E, come esempio di questo amore, il Signore indica il Padre Celeste che «fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5,45). Così deve essere la nostra carità: deve beneficare tutti, amici e nemici. In questo consiste la perfezione, la santità. Infatti, a chiusura di questo brano evangelico, Gesù afferma solennemente: "Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro Celeste" (Mt 5,48).
Per essere autenticamente cristiani, dobbiamo imitare la carità di Dio. Dobbiamo mirare decisamente a questa perfezione, ciò è volontà di Dio. La santità è dunque per tutti, essa non è riservata solo a pochi privilegiati. Il desiderio della santità deve essere al di sopra di tutto, dal momento che la santità è carità. Desiderare la santità significa pertanto voler amare sempre di più, Dio e il prossimo. È con la carità praticata che si cambia il mondo e, soprattutto, i cuori degli uomini.
Nella vita di san Francesco si racconta un episodio molto significativo. Vi erano dei briganti che ogni tanto venivano a chiedere al convento qualcosa da mangiare. Cosa fare: darglielo oppure no? I frati allora chiesero a san Francesco la soluzione. Il Santo risolse questo dubbio dicendo che, offrendo loro da mangiare, con il passare del tempo, essi si sarebbero convertiti. E così avvenne: tutti si convertirono e alcuni di loro chiesero di divenire frati.
Il sole della carità aveva illuminato quei briganti e li aveva convertiti. Facciamo risplendere questo sole anche nella nostra vita, in questo modo molti incontreranno Dio.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

9 - OMELIA MERCOLEDI' DELLE CENERI (Mt 6,1-6.16-18)
Il Padre tuo, che è nel segreto, ti ricompenserà
Fonte Il settimanale di Padre Pio

È iniziata la Quaresima. Questo tempo che dura quaranta giorni è il "tempo favorevole" per la nostra conversione, per prepararci nel modo migliore alla celebrazione della Pasqua. Le letture ci offrono diversi spunti di meditazione. La prima lettura ci invita a una profonda conversione. Il signore così ci dice per bocca del profeta Gioele: "Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso" (Gl 2, 12-13). Dobbiamo convertirci e dobbiamo pregare per la conversione dei nostri fratelli. Infatti, poco più avanti, il Profeta così scrive: "Tra il vestibolo e l'altare piangono i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano: "Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al ludibrio e alla decisione delle genti"" (Gl 2,17).
Tutti noi, certamente, abbiamo bisogno di conversione, ma non possiamo disinteressarci di tanti nostri fratelli e sorelle che vivono come se Dio non esistesse e vanno verso la loro perdizione. Per loro dobbiamo innalzare continuamente le nostre preghiere, come i sacerdoti di cui parla Gioele, e implorare per tutti misericordia.
Cogliamo l'invito di San Paolo apostolo che così ci dice: "Lasciatevi riconciliare con Dio" (2Cor 5,20). Ci riconcilieremo con Dio ogni volta che ci accosteremo al sacramento al sacramento della Confessione che è l'incontro tra la Misericordia di Dio e l'umiltà dell'uomo pentito. Prepariamoci con cura a questo incontro, con un buon esame di coscienza, con vivo dolore, fermo proposito tra la Misericordia di Dio e l'umiltà dell'uomo pentito. Prepariamoci con cura a questo incontro, con un buon esame di coscienza, con vivo dolore, fermo proposito e una accusa sincera di tutti i nostri peccati.
Infine il Vangelo ci dà tre preziosi insegnamenti.
Il primo riguarda la preghiera, una preghiera fatta con il cuore, una preghiera che deve diventare un dialogo d'amore con Dio. Gesù, infatti, dice: "Quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che è nel segreto, ti ricompenserà" (Mt 6,6).
Il secondo insegnamento si riferisce all'elemosina, ovvero alla carità fraterna che riveste tante forme diverse. Gesù ci insena a praticare queste opere di misericordia non per essere lodati dagli uomini, ma unicamente per fare del bene. Riguardo a quelli che fanno del bene per essere approvati dagli altri, Gesù dice: "Hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra" (Mt 6,2-3).
Il terzo insegnamento è quello del digiuno. Il digiuno è una forma di penitenza che in questa Quaresima non dovrà mancare. Digiunare significa togliere qualcosa dalla nostra tavola per darla a che non ne ha. In senso ampio significa rendere più sobria la nostra vita, eliminando sprechi e spese inutili, per favorire la preghiera e la carità fraterna. Se la nostra preghiera sarà accompagnata dall'elemosina e dal digiuno, diverrà molto potente presso il Cuore di Gesù e ci otterrà tutto ciò di cui abbiamo bisogno, noi e i nostri cari.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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