BastaBugie n�817 del 19 aprile 2023

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1 LA MAMMA-NONNA: EGOISMO ALL'ENNESIMA POTENZA
A 68 anni diventata genitore legale di una bambina concepita con lo sperma del figlio morto e con un ovulo di una donatrice impiantato in un utero in affitto
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 DIVIDERE IN DUE L'AMERICA PER EVITARE LA GUERRA CIVILE?
Esistono differenze inconciliabili tra la sinistra e i conservatori su questioni come l'aborto, le armi, l'agenda LGBTQ+, l'immigrazione, ecc. e allora Marjorie Taylor Greene propone un ''divorzio nazionale''
Autore: John Horvat - Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà
3 DAVVERO OGNI MALE HA IN UNA PILLOLA LA SUA SOLUZIONE?
Ecco perché sono intasati i pronto soccorso: ci si aspetta dalla medicina che risolva per noi, al nostro posto, il nostro problema, in maniera automatica e istantanea... cioè magica
Autore: Carlo Bellieni - Fonte: Sito del Timone
4 LA COLONIZZAZIONE DELLE AMERICHE NON FU UN SOPRUSO, MA UNA MISSIONE PROVVIDENZIALE
La cancel culture sputa sulla Chiesa partendo da una visione banale e riduttiva dell'azione evangelizzatrice della Spagna dopo le scoperte di Cristoforo Colombo
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Blog di Nicola Porro
5 SENZA FIGLI L'ITALIA STA MORENDO
Ci stiamo estinguendo ed è abbastanza divertente (se non fosse drammatico) leggere le ricette che vengono proposte di giornali e televisioni per invertire la tendenza
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano
6 L'ESTREMA UNZIONE E IL VIATICO (LA COMUNIONE IN PUNTO DI MORTE) SONO OBBLIGATORI
Cerchiamo di capire l'importanza di dare a un malato grave l'Unzione degli infermi, che molti sottovalutano o non conoscono
Autore: Gelsomino Del Guercio - Fonte: Aleteia
7 VERSO L'ABOLIZIONE DELLA RU486 IN AMERICA?
Due sentenze opposte sulla pillola abortiva potrebbero aprire la strada per una nuova storica sentenza della Corte Suprema (e i vescovi si schierano contro Biden)
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 OMELIA III DOM. DI PASQUA - ANNO A (Lc 24,13-35)
Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - LA MAMMA-NONNA: EGOISMO ALL'ENNESIMA POTENZA
A 68 anni diventata genitore legale di una bambina concepita con lo sperma del figlio morto e con un ovulo di una donatrice impiantato in un utero in affitto
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 8 aprile 2023

Una volta per mettere al mondo un figlio serviva l'amore. Ora è sufficiente l'egoismo. Tutti ne parlano: a 68 anni, l'attrice spagnola Ana Obregón è diventata genitore legale di una bambina nata il 20 marzo scorso, concepita con lo sperma del figlio morto nel 2020 e con un ovulo di una donatrice. La gravidanza è stata portata avanti tramite la pratica dell'utero in affitto. La Obregón, lo sottolineiamo, non ha fornito né ovocita, né utero: è solo la project manager di questa catena di montaggio di bambini.
Tra l'altro questa stramba vicenda pare essere la versione aggiornata di Dynasty, dove alla 388^ puntata John veniva a sapere che non era figlio di Harry, ma di Thomas; e Thomas risultava pure suo fratellastro. Dunque la Obregón è diventata mamma e nonna della piccola Ana Sandra Lequio Obregón. Occorrerà allora coniare un neologismo per indicare questo doppio ruolo: manna o nomma paiono dei candidati appetibili.
Perché l'attrice spagnola ha sentito il bisogno di volare a Miami con il seme del figlio morto nella valigia? La risposta viene dalle sue stesse labbra: "Quando gli hanno diagnosticato il cancro, i medici avevano raccomandato ad Aless di conservare campioni di sperma per assicurarsi di poter aver figli. Questi campioni sono stati conservati a New York. Un giorno in cui Aless stava già molto male, ci ha detto che se gli fosse successo qualcosa voleva che sapessimo che lui voleva lasciare degli eredi in questa vita. Se questa era l'ultima volontà di mio figlio, come potevo non esaudirla?". E aggiunge: "Ho preso la decisione di iniziare il processo di maternità surrogata, che come è noto implica la partecipazione di una donatrice di ovulo e di una gestante, il giorno stesso in cui lui è volato in cielo".
E cosa dire alla figlia-nipote? Non sarà un trauma sapere che è stata concepita quando il padre era morto da un pezzo e che la madre genetica non si sa dov'è e ha deciso di dare i suoi ovuli solo per soldi e così pure per l'altra donna che ha affittato a pagamento il proprio utero? Non creerà qualche turbamento ad Ana Junior scoprire che la mamma è in realtà la nonna? Nulla di tutto questo, ha cinguettato la Ana Senior: "Le dirò: Tuo papà è in cielo e che tu arrivassi era ciò che più desiderava al mondo, e tua mamma è una donatrice, e basta. Che problema c'è?". È vero: non c'è nessun problema quando non si riesce a riconoscere il male. Se accarezzi una tigre pensando che sia un gatto, che problema c'è? Davvero la stupidità è inconsapevole di se stessa. Ed essendo gli stupidi, quelli autentici, inconsapevoli di essere tali sono necessariamente recidivi. Ed ecco la nostra nomma dichiarare con immutato candore: "Mio figlio voleva avere cinque figli. Quindi forse un giorno arriverà anche un bambino". Abbiamo fatto 30 perché non fare 31?
La vicenda dell'utero affittato dalla madre di un defunto per diventare nonna biologica e madre legale è davvero specchio dei nostri tempi dove tutto, ma veramente tutto, è sottosopra. Il processo rivoluzionario è tale perché vuole mettere disordine dove c'è ordine. Il matrimonio tende all'unità e alla fedeltà? E noi c'inventiamo il divorzio e nuove unioni per sparigliare la carte. La madre è chiamata a dare la vita? E noi legalizziamo l'aborto. I figli devono accudire i genitori anziani? E noi mettiamo i bastoni tra le ruote del carro su cui c'è la giustizia e diffondiamo la pratica dell'eutanasia. I bambini nascono dall'abbraccio amoroso di mamma e papà? E noi li facciamo nascere da uno sconosciuto in camice bianco che gioca con le provette. Gli uomini sono attratti dalle donne e viceversa? E noi inseriamo la variante omosessuale. Un uomo è un uomo e una donna è una donna? E noi ci inventiamo l'emigrazione sessuale con il transessualismo. I bambini devono avere una mamma e un papà? E noi giochiamo con i numeri, così i bambini possono avere due papà e due mamme o anche tre o quattro.
Il fenomeno della mamma-nonna si inserisce perfettamente in questo quadro picassiano dei legami familiari, così disordinato da diventare liquido, fluido, anzi fosco. Non ci sono più sessi prestabiliti e ruoli prestabiliti - questo già lo predicava il femminismo - ma ogni ruolo si confonde nell'altro, perché il nemico numero uno da sconfiggere è il concetto di identità, il concetto di base della realtà. Chi lo dice, allora, che una nonna non possa essere anche madre della propria nipote? Madre lei, la nonna, e padre lui, il figlio. Madre della figlia del figlio. Come Giocasta ed Edipo. Una cupa e viscida atmosfera incestuosa avvolge questa vicenda.
Una vicenda che si spiega, come accennato all'inizio, semplicemente con una parola: egoismo. La mamma-nonna infatti ammette: "Sono tornata. Sono risorta. Sono rinata. Sono morta il 13 maggio 2020 e sono rinata il 20 marzo 2023, proprio così. Dopo tanto dolore è il mio turno, il mio turno".
Che Dio si metta in fila e aspetti il Suo di turno.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 8 aprile 2023

2 - DIVIDERE IN DUE L'AMERICA PER EVITARE LA GUERRA CIVILE?
Esistono differenze inconciliabili tra la sinistra e i conservatori su questioni come l'aborto, le armi, l'agenda LGBTQ+, l'immigrazione, ecc. e allora Marjorie Taylor Greene propone un ''divorzio nazionale''
Autore: John Horvat - Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà, 7 marzo 2023

La deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene chiede un "divorzio nazionale" tra gli Stati rossi (a guida repubblicana) e quelli blu (a guida democratica) in dichiarazioni ripetute tre volte. Il suo appello per una "separazione amichevole" ha suscitato molte discussioni sul triste stato dell'unità nazionale.
Sembra molto semplice. Esistono davvero differenze inconciliabili tra la sinistra e i conservatori su questioni come l'aborto procurato, il controllo delle armi, l'agenda LGBTQ+, l'immigrazione illegale e altre questioni scottanti. In effetti, gli americani non riescono a mettersi d'accordo nemmeno su stufe a gas, pronomi da impiegare e bagni separati. Piuttosto che impegnarsi in una guerra civile su chi ha ragione o torto, la deputata della Georgia suggerisce che gli Stati se ne vadano senza rancore.
La deputata Greene, che ha divorziato di recente, insiste persino sul fatto che il divorzio non riguarda "la fine della nostra unione", che è ciò che fa qualsiasi divorzio. La sua retorica incendiaria non fa che aumentare la confusione. Da un lato, chiede una separazione che assomiglia a una secessione in tutto e per tutto. Dall'altro, sostiene che le parti separate possono cooperare su questioni più tecniche, a patto che ognuna incontri l'altra dalla propria parte della barricata rossa e blu.
L'opzione della secessione è apparentemente popolare. Un sondaggio del 2021 di The Hill riporta un crescente sostegno alla secessione in tutti i gruppi partitici. Circa il 37% degli intervistati ha indicato una "volontà di secessione". Il 66% dei repubblicani del Sud è favorevole alla proposta.
Il Centro per la Politica dell'Università della Virginia ha condotto un sondaggio simile nel 2021, riscontrando sentimenti di separazione sia a destra che a sinistra. Circa il 52% degli elettori di Trump e il 41% degli elettori di Biden nelle elezioni del 2020 hanno risposto di essere "in qualche modo d'accordo" quando è stato chiesto loro se è giunto il momento di dividere il Paese in due. Trovano che l'Unione sia sempre più insopportabile.
Il rappresentante Taylor Greene si lamenta giustamente del fatto che molti americani sono "stanchi e stufi di essere maltrattati dalla sinistra, abusati dalla sinistra e non rispettati dalla sinistra". Tuttavia, un accordo nazionale sul divorzio non tiene conto di tre fattori importanti.

LASCIARSI I PROBLEMI ALLE SPALLE
Il primo fattore è che queste soluzioni non risolvono i problemi, ma cercano solo di sfuggirli. Inoltre, i problemi tendono solo ad accumularsi.
L'editorialista David Brooks cita il filosofo George Santayana (1862-1952) per dire che "gli americani non risolvono i problemi, se li lasciano alle spalle. Se c'è un'idea che non gli piace, non si preoccupano di confutarla, parlano semplicemente di qualcos'altro e l'idea muore per disattenzione. Se una situazione li infastidisce, la lasciano nel passato".
L'appello della deputata repubblicana Taylor Greene per un divorzio nazionale ha qualcosa a che fare con questo allontanamento dai problemi nella speranza che così scompaiano. È la promessa ottimistica di tutti i divorzi: nella prossima situazione o con il prossimo partner non ci saranno più problemi. Come in un lieto fine hollywoodiano, tutto andrà bene dall'altra parte della barricata.
Raramente le cose vanno come nei film. Infatti, le forze implacabili che guidano la cultura da entrambi i lati della barricata non permettono più questa fuga. Se c’è un elemento che caratterizza la guerra culturale è l'ostinato rifiuto delle idee di morire o di essere lasciate nel passato. Queste forze culturali aggressive continueranno a esistere e ad agire indipendentemente dal luogo in cui si vive. Il risultato più probabile del divorzio nazionale sarà un successivo divorzio nazionale.
Il secondo problema è l'inestricabilità. La semplice divisione dell'America in Stati rossi e blu non risolverà le differenze inconciliabili. I partigiani delle posizioni rosse e blu sono terribilmente mescolati. Mentre il Texas è passato in rosso-repubblicano alle ultime elezioni presidenziali, le sue principali città sono enormi enclave blu-democratico. L'esistenza di minoranze contrarie ma significative in tutti gli Stati continuerà a produrre ulteriori rotture su scala sempre più locale. Il divorzio potrebbe in seguito espandersi fino a comprendere contee rosse e blu che si separano dal loro Stato, città che si separano dalla loro contea, quartieri che si separano dalla loro città o persino famiglie che si separano dal loro quartiere.
Come nella parabola evangelica del grano e della gramigna mescolati nel campo, le aree rosse e blu si trovano insieme ovunque. Un divorzio nazionale non risolverebbe la situazione delle macchie viola (risultanti della mescolanza rosso-blu) che popolano la mappa. Non seguire il saggio consiglio evangelico di Nostro Signore avrà come esito quello di sradicare tutto, portando l’insieme alla rovina.
Questo divorzio potrebbe rappresentare non una scissione in due parti quasi uguali, ma una spaccatura dell'America in migliaia di frammenti indipendenti, dove ognuno si allontana e decide come vivere al di fuori dell'unione. Questa disunione indebolisce la sicurezza della nazione, rendendo l'America vulnerabile e invitando all'attacco i suoi nemici.

AFFRONTARE LE CAUSE
Tuttavia, il motivo più importante per cui la secessione non è la risposta, è che essa non affronta la causa morale di questa crisi. L'America è divisa perché ha adottato costumi immorali, permissivi e peccaminosi che hanno conseguenze distruttive ovunque.
I secessionisti trattano queste dispute come se fossero semplici differenze di opinione. Alcuni pensano che sia giusto fare quello che vogliono, anche se questo distrugge la fibra morale della nazione e la rende un posto insopportabile in cui vivere. Altri scelgono di vivere una vita più ordinata che porti a una maggiore felicità personale.
L'atteggiamento egoistico della secessione nega la dimensione morale della vita. Non si desidera ciò che è meglio per la nazione, ma solo ciò che facilita il proprio interesse personale. Non ci si preoccupa di aiutare gli americani che hanno preso la strada sbagliata. Anzi, il deputato Taylor Greene ritiene che la sinistra dovrebbe "vivere nella sua sporcizia che ha creato senza di noi, così potrà rendersi conto dell'errore della strada intrapresa".
La soluzione consiste nell'esaminare le cause della decadenza che infetta entrambi i lati con intensità e velocità diverse. Dividere la nazione tra partigiani di due stadi in decadenza non servirà a nulla, poiché i processi di decadenza continueranno per tutti e non potranno che peggiorare con il tempo.
Le cause della decadenza sono semplici e riconoscibili. Si trovano ovunque. Gli americani sono divisi e decadenti perché hanno perso la bussola morale che definisce il bene e il male. Le famiglie sono distrutte perché le passioni sfrenate hanno creato una società ipersessualizzata. Le persone non trovano un senso e uno scopo nella vita perché hanno perso la loro fede e hanno rifiutato la legge di Dio.
La secessione non risolve nessuno di questi problemi. Accelererà soltanto i processi di decadenza morale e di distruzione nazionale. Solo l'ardua lotta per un ritorno a Dio e a un ordine morale fornirà a tutti gli americani la via d'uscita dalla crisi attuale.

Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà, 7 marzo 2023

3 - DAVVERO OGNI MALE HA IN UNA PILLOLA LA SUA SOLUZIONE?
Ecco perché sono intasati i pronto soccorso: ci si aspetta dalla medicina che risolva per noi, al nostro posto, il nostro problema, in maniera automatica e istantanea... cioè magica
Autore: Carlo Bellieni - Fonte: Sito del Timone, 9 gennaio 2023

"La metà degli accessi riguarda codici verdi e bianche, che potrebbero essere curati da medici di famiglia e guardie mediche" riportava il quotidiano Il Post alcuni giorni fa. Abbiamo letto varie analisi su questo fenomeno, centrate sulla disorganizzazione della medicina di territorio e sulle carenze nelle assunzioni nei reparti di emergenza. Da bioeticista, allargo il tiro, forse rendendo più semplice (chiara), ma meno facile (cioè meno fattibile, perché ne mostra la complessità) la risposta al problema. Punto il dito su un'inversione sociale della cura della salute: quella epocale dalla medicina alla tecnologia.
Finora abbiamo pensato una sanità basata sulla medicina, cioè sul ragionamento. Non per nulla il termine "medico" viene dal latino "medeo" che significa "io misuro". Il membro (l'impiegato) della società occidentale (il paziente-tipo) oggi non vuole più un ragionamento, ma vuole la tecnica. Cioè è stato abituato a pensare che ogni male abbia in una pillola la sua soluzione e che il medico che non la propina e non la propina subito sbaglia. Illuso dalla tecnologia digitale, e circuìto dal concetto che "se hai un diritto hai anche una soluzione".
È il disegno della società tecnologica tratteggiato dai maggiori filosofi del secolo scorso, da Heidegger a Anders, divenuto realtà: non ci interessa il rapporto di cura, ci interessa ricevere la tecnologia, fine (nel senso di scopo ma anche di azzeramento) di ogni rapporto. Perciò, se ho un malessere blando, potrei curarlo da me seguendo con pazienza le indicazioni del medico; ma se la salute è un diritto, quando ho un malessere questo diritto è insidiato, e allora devo andare alla fonte della tecnologia (l'ospedale) per avere sanato immediatamente, improrogabilmente, meccanicamente questo diritto infranto. Insomma, vado in ospedale non perché mi serve ma perché è mio diritto.

IL DIRITTO ALLA SALUTE
E se poi facendo così per una sbucciatura o per una febbre intaso il diritto dei malati-malati di essere curati con attenzione, il problema "non mi riguarda". È un concetto generale, che non riguarda chi sta realmente male, ma chi ha disimparato a fare i conti col malessere; ed è la maggioranza di noi. È diventata questa una società delle solitudini, in cui l'unico modo di cautelarsi è farsi valere, a costo di farsi valere quando non serve. Mi riferisco ai codici bianchi in sovrannumero, non certo ai malati gravi che da questo sistema trovano solo svantaggio.
A questo si aggiunge un secondo fenomeno che è prettamente pediatrico: il senso di colpa dei genitori. È quel fenomeno per cui il genitore assente cerca di sentirsi presente con "paghette", regali o altro (tra cui corse al pronto soccorso). Genitori assenti, che durante la settimana si scordano letteralmente dei figli (è la generazione che reclama i seggiolini intelligenti per non scordarsi i figli in auto) o sono portati dall'affanno del lavoro a scordarsene, vedendoli di sfuggita la sera, epigoni o schiavi della "società della prestazione" tratteggiata da Marcuse ("L'uomo ad una dimensione"), in cui occorre sempre correre e rispondere con prestazioni alla gara per prevalere e sopravvivere. Il senso di colpa si fa sentire nel momento del malessere: "non ci sono stato per tutta la settimana, ma ora che hai due linee di febbre di darò il massimo" e fila in pronto soccorso per dare una sostanza alla funzione genitoriale o per fare una cosa in più dell'altro genitore o dei nonni che avevano in carico il figlio. Non voglio qui criticare i genitori: critico lo schema sociale che li impoverisce culturalmente e responsabilmente.
In poche parole, la cittadinanza è disabituata a gestire le fasi critiche della vita. Tutto deve passare attraverso un'alienazione tecnicistica di cui il medico e l'infermiere sono i dispensatori.

PENSIERO MAGICO
Di questo ho parlato in un recente saggio sulla rivista di bioetica Bioethics Update: "Nei paesi industrializzati, la mentalità comune ruota attorno alle prestazioni personali. Le persone identificano il loro valore con la loro prestazione, di conseguenza identificano il loro dovere con il loro ruolo. Di conseguenza, essere buoni ingranaggi nel loro lavoro è tutto ciò che viene loro richiesto e garantisce un buon comportamento e buone conseguenze. Essendo buoni ingranaggi, le persone suppongono poi di ottenere automaticamente ciò a cui aspirano.
Questo può essere chiamato "pensiero magico" perché possiede tre caratteristiche principali che definiscono la parola "magia": semplicità, immediatezza e facilità. Lo scopo di questo saggio è esaminare se e come ciò avvenga realmente in tre campi: la medicina, l'etica e la vita in generale." Nella medicina questo è evidente: mi aspetto dalla medicina che risolva per me, al posto mio, il mio problema, in maniera automatica, istantanea. È l'alienazione della salute nelle mani della tecnologia, di cui parlava Ivan Illich, uno dei padri del pensiero medico, nel suo libro Nemesi Medica.
Questo non vuol dire che la tecnologia sia l'ostacolo; anzi, ben venga tanta tecnologia; quante persone salva e salverà! Occorre ridare in mano al paziente la sua capacità di decidere, di curarsi, di cercare conforto, di cercare il medico da seguire. Per questo su queste pagine recentemente spiegavo che questa medicina sembra essere fatta solo per chi si sa far valere, cioè per chi cerca il riconoscimento del suo diritto, con scapito dei più deboli, anche quando il diritto supposto non è un diritto franco.
Occorre ridare in mano al paziente la salute. Ma come fare, se ormai ogni autoconsapevolezza sul corpo è venuta a mancare? Provate a chiedere ad un diciottenne quanto dura una gravidanza o cosa fare in caso di influenza, cose che i nostri nonni avevano ben chiare.
Ma come ripartire, in un'epoca di alienazione della salute e dopo anni di depauperamento etico e logistico della sanità? Hanno dato la cattiva informazione che la sanità invece che medicina debba essere tecnologia e - complici anche noi medici - hanno creato un popolo di analfabeti sanitari che si smarriscono nella corsa alla ricerca della pillola magica.

Fonte: Sito del Timone, 9 gennaio 2023

4 - LA COLONIZZAZIONE DELLE AMERICHE NON FU UN SOPRUSO, MA UNA MISSIONE PROVVIDENZIALE
La cancel culture sputa sulla Chiesa partendo da una visione banale e riduttiva dell'azione evangelizzatrice della Spagna dopo le scoperte di Cristoforo Colombo
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Blog di Nicola Porro, 1 aprile 2023

Basta che tre o quattro autodesignatisi "rappresentanti" degli indigeni sudamericani alzino la voce e il pugno (v. le foto) e i preti se la fanno nella tonaca o nel clergyman e si precipitano a chiedere scusa anche di quel che la Chiesa non ha fatto. Anni fa, a uno dei tanti "vertici" di Rio per la «salvezza» dell'Amazzonia, alla presenza di «esperti» come Sting, Bono, Rigoberta, ci fu una levata di scudi quando un capo yanomani si presentò con addosso una pelle di leopardo. Orrore! Come, noi siamo qui per salvare l'ambiente e tu ammazzi un animale protetto? L'indio rispose serafico: secondo voi, se nella giungla mi assale una pantera, che dovrei fare? E poi aggiunse: la verità e che voi volete che noi continuiamo a vivere come in un zoo per il vostro divertimento turistico, ma anche noi vogliamo case riscaldate, il cellulare, internet e aerei per raggiungere l'ospedale più vicino, date le distanze qui.
Ora, poiché quel che conta sono i titoli sui media, non serve andarsi a leggere le parole esatte del documento, perché è ormai universalmente noto che il Vaticano «prende le distanze» dalla sua vecchia dottrina «coloniale». Dunque, cinque secoli fa avrebbe sbagliato a costringere la Spagna a diventare la prima - e unica - nazione missionaria della storia, quando le impose di evangelizzare gli indios. Già desta meraviglia che un potente re come Ferdinando d'Aragona e sua moglie Isabella di Castiglia abbiano chiesto al papa il permesso di impiantarsi nel Nuovo Mondo. La Francia e l'Inghilterra se ne guardarono bene.
E poi, evangelizzare equivale a colonizzare o, peggio, schiavizzare? Il primo contatto di Colombo con gli indios araucani fu il seguente: gli chiesero aiuto contro i vicini caribi, che erano cannibali. Lo stesso accadde a Cortés e Pizarro, che i popoli usati come carne da sacrificio umano dai aztechi e incas salutarono come liberatori e si affrettarono ad allearsi con loro. Parentesi polemica: ma la parola «colonia» è davvero così brutta? La inventarono - e applicarono alla grande - i Romani. E si potrebbe utilmente chiedere, che so, agli africani, se stanno meglio oggi che i colonizzatori bianchi se ne sono andati, quei colonizzatori che se non altro impedivano loro di massacrarsi l'un l'altro, cosa che poi hanno ripreso a fare; e se ancora oggi chi riempie la loro pentola non sono i bianchi coi loro "aiuti".
Spiace dirlo, ma l'iniziatore del vezzo di chiedere scusa a chi, invece, dovrebbe lui scusarsi fu Wojtyla. Quel pur grande papa credette cosa buona e giusta aprire il Terzo Millennio con una richiesta di scuse. Intendeva una cosa del genere: signori laicisti, se i cattolici e che io rappresento vi hanno fatto qualche torto nei secoli, ebbene, vi chiedo perdono, dunque qua la mano e guardiamo al futuro. Invece, su quella mano ci sputarono sopra e dissero: visto che avevamo ragione noi? E al clericalume dei donabbondi non parve vero di calare le braghe: eh, l'ha detto il papa!
Ma l'avete visto Mission? Era l'illuminista marchese di Pombal quello che voleva schiavizzare gli indios, che, al contrario del film, i gesuiti armavano e guidavano in battaglia contro i paulistas e i bandeirantes. Nel Nordamerica, invece, non c'erano blackrobes, i «manti neri» gesuiti evangelizzatori. E infatti, gli indiani sono spariti, a differenza del Sud. Domanda da un milione di dollari, che però nessuno si pone (il famoso divieto di far domande): gli indios stavano meglio, prima che gli spagnoli li evangelizzassero? Se qualcuno ha voglia di approfondire, si legga il mio libro I mostri della Ragione (Ares). Qui ho poco spazio.

DOSSIER "LA SCOPERTA DELL'AMERICA"
Frutto della fede cattolica di Colombo

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Fonte: Blog di Nicola Porro, 1 aprile 2023

5 - SENZA FIGLI L'ITALIA STA MORENDO
Ci stiamo estinguendo ed è abbastanza divertente (se non fosse drammatico) leggere le ricette che vengono proposte di giornali e televisioni per invertire la tendenza
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 10 aprile 2023

Vedo oggi che i giornali si strappano i capelli per la drammatica denatalità italiana: ci stiamo allegramente e baldanzosamente estinguendo ed è abbastanza divertente leggere le ricette che vengono proposte per invertire la tendenza.
Peccato che quei giornali siano gli stessi che da decenni attaccano sistematicamente e ferocemente il luogo dove la vita nasce e può essere custodita fino all'indipendenza, la famiglia, e con quella attaccano una sessualità integrale (cioè non solo genitale) e fondata sulle relazioni profonde e vere, attaccano la responsabilità, l'identità sessuata come caratteristica ricevuta alla nascita e non autodeterminata (non decidi tu di che sesso sei), il maschile in generale, promuovendo una femminilità aggressiva e snaturata; gli stessi che si sforzano con ogni mezzo di convincere le donne a non farsi fregare dalla maternità, a rimandarla più possibile, a pretendere asili nido sempre e comunque, e possibilmente dal terzo mese (quando i neonati prendono solo il latte della mamma), salvo poi raccontare con toni melensi e struggenti l'impegno delle donne che non riescono ad avere figli perché ci pensano tardi, e peccato se nei tentativi vengono uccise tante vite, gli stessi giornali che blaterano di diritto all'aborto messo in pericolo, come se esistesse in Italia una sola donna che dal '78 a oggi sia stata privata di questo "diritto", per non contare le ragazzine che grazie a Speranza possono andare in farmacia dopo un rapporto sessuale a prendersi una bomba di veleno e uccidere il loro figlio senza la prescrizione richiesta invece per l'antibiotico, e senza che i genitori neppure sappiano che un loro nipotino sta morendo.
Questi media che si interrogano sulla denatalità fanno davvero ridere, perché sono loro che da decenni contribuiscono a costruire la cultura che ha prodotto questa desolazione.
È inutile proporre assegni e piccole misure, come cerottini da mettere su uno squarcio che ci sta dissanguando, e che ci porterà presto a morte certa. Il cambiamento che ci è chiesto è una conversione epocale dello sguardo. Una conversione innanzitutto alla realtà: siamo maschio o femmina, la sessualità ha alcune caratteristiche che non puoi cambiare (non puoi fare figli per tutta la vita, per esempio, ma solo per un periodo relativamente breve); se provi a manipolare la fertilità ti può andare bene, ma anche no; di sicuro non va bene a tutti quei bambini che vengono concepiti e non fatti nascere (uccisi o lasciati nei frigo).
La Chiesa la sua proposta coraggiosa l'ha fatta [...] e tutto ciò che la Chiesa propone corrisponde alla verità profonda dell'uomo, che funziona così come la Chiesa annuncia, anche se lui non lo sa.
C'è un sacco di gente che ci ha scommesso la vita, su quella Parola della Chiesa, gente che si è fidata di Dio, e ha visto fiorire la sua vita, riempirsi di gioia la casa, moltiplicare le benedizioni [...] perché quello che conta è avere un cuore e un corpo aperti e disponibili alla vita. È una grande rivoluzione, è un modo coraggioso e insieme responsabile di vivere, è una profezia per questo mondo stanco, depresso, disperato, sempre più alla ricerca di senso (in tutto il mondo occidentale il disagio psichico è alle stelle).

Fonte: Blog di Costanza Miriano, 10 aprile 2023

6 - L'ESTREMA UNZIONE E IL VIATICO (LA COMUNIONE IN PUNTO DI MORTE) SONO OBBLIGATORI
Cerchiamo di capire l'importanza di dare a un malato grave l'Unzione degli infermi, che molti sottovalutano o non conoscono
Autore: Gelsomino Del Guercio - Fonte: Aleteia, 14/11/19

Prima di morire [...] non è una formalità garantire un sacramento a una persona. Ma dovrebbe essere dovere di ogni cristiano. E vi spieghiamo perché.
Come si legge in "Le più efficaci preghiere in suffragio dei defunti" a cura di Don Marcello Stanzione (edizioni Segno), la morte non è qualcosa di spaventoso per il cristiano. "Vita mutatur non tollitur" (la vita è cambiata non è tolta) ci fa recitare la Liturgia (Prefazio della messa dei defunti); dopo la morte la nostra anima continua a vivere, per chi muore in stato di grazia; essa entra in una vita migliore, nell'attesa di ritrovare il suo corpo il giorno del giudizio universale per farlo partecipare alla felicità eterna.
Un tempo, si legge nel libro di Stanzione, riguardo ai deceduti si diceva: "Ha ricevuto i sacramenti? Si è confessato? Ha perdonato?". Oggi invece si dice: "Ha sofferto?". Così spesso si nasconde ai malati la vicinanza della morte o per ignoranza (perché non si conoscono gli effetti dei sacramenti) o per mancanza di fede e di spirito cristiano. Purtroppo non si ha una concezione cristiana della morte e si pensa: "come reagirà il malato se si fa venire il sacerdote? Avrà paura, si dispererà?". Queste obiezioni purtroppo sono correnti.
Per confutarle Stanzione cita, il dottor Pierre Barbet, che fece il resoconto di una lunga esperienza: «Vi sono nella malattia, nelle sofferenze, delle grazie particolari delle quali noi medici constatiamo gli effetti, esse mettono per bontà divina i malati gravi e moribondi in uno stato migliore che non si può supporre e al quale non pensano ordinariamente le loro famiglie. E' un fatto sul quale occorre insistere perché è poco conosciuto e il fatto di non conoscerlo comporta ad ogni istante dei malintesi spaventosi, mentre facilita moltissimo tutti gli interventi dei parenti: il malato grave, il morente ha quasi sempre un desiderio segreto del sacerdote e dei soccorsi della religione».

QUANDO DARE L'UNZIONE DEGLI INFERMI
L'autore del libro fa una sollecitazione ai lettori: domandate fin da adesso ai vostri cari che abbiano il coraggio di avvertirvi quando la morte sarà vicina o di farvi avvertire da un sacerdote. Certamente occorrerà farlo sempre con delicatezza e prudenza. Va ricordato che a Chiesa raccomanda di ricevere i sacramenti quando si è ancora sani di mente e con qualche speranza di vita. Infatti il Catechismo del Concilio di Trento, al paragrafo 269, afferma: "Ricordiamo che cadono in grave colpa coloro i quali sogliono ungere i malati solo quando, svanita ogni speranza di guarigione, cominciano a perdere i sensi e la vita. Invece è certo che a conseguire più abbondante la grazia sacramentale, giova moltissimo che al malato sia applicato l'olio santo quando ancora conserva lucide l'intelligenza, pronta la ragione e pia la volontà".
Quanti malati gravi, purtroppo si lasciano nelle angosce e nelle prove, nascondendo loro che la morte si avvicina, privandoli così dei conforti della religione.
L'Unzione degli infermi, che in passato era nota con il nome di «Estrema Unzione», si riceve mediante l'unzione con olio di oliva consacrato e la preghiera del sacerdote, la salute dell'anima e spesso anche quella del corpo.
Ora cerchiamo di capire perché è così importante.
Questo sacramento manifesta quanto è grande la bontà di Dio nei nostri riguardi, infatti con esso l'anima viene fortificata, perché col conferimento della grazia sacramentale, essa riceve le grazie attuali che l'aiutano a perseverare nel bene fino alla morte, rimette i peccati mortali che l'infermo pentito non potesse più confessare (purché l'infermo abbia almeno l'attrizione, cioè il dolore imperfetto dei propri peccati), e le pene dovute ai peccati; e se ciò è utile all'anima ottiene pure la guarigione del corpo.

CHI DEVE E CHI NON DEVE RICEVERLE QUESTO SACRAMENTO
Anche Roberti e Palazzini nel loro Dizionario di Teologia morale, come tutti gli altri buoni testi, ci confermano che: "È evidente che l'estrema unzione non può essere amministrata a coloro che sono già morti. Siccome però non è da escludere la possibilità di uno stato di vita latente che, almeno in certi casi, si protrarrebbe per qualche tempo, dopo cessate le pulsazioni del cuore e la respirazione, la Chiesa, quale pia madre, permette di amministrare entro breve tempo da questa cessazione, sotto condizione, l'estrema unzione a coloro che ci appaiono morti, ed entro un tempo ancor più lungo, se sono stati colpiti da morte improvvisa".
Il Codice di Diritto Canonico del 1917 al can. 940§1 riporta che per ricevere validamente l'Estrema Unzione è necessario che il soggetto sia in stato di viatore (cioè essere ancora in vita), sia stato battezzato abbia raggiunto l'uso di ragione, sia in pericolo di vita per causa di malattia o di debolezza senile e infine abbia l'intenzione di riceverla.
Oggi, scrive ancora Stanzione in "Le più efficaci preghiere in suffragio dei defunti" vi è l'abitudine di amministrare questo sacramento alle persone anziane di una certa età, anche se sane. Dobbiamo però precisare che: "può ricevere l'estrema unzione il battezzato che ha raggiunto l'età della discrezione e che si trova in pericolo di vita a cagione di malattia, non colui il quale benché prossimo alla morte è ancora in buona salute. (can. 940 §I)". [...]

Fonte: Aleteia, 14/11/19

7 - VERSO L'ABOLIZIONE DELLA RU486 IN AMERICA?
Due sentenze opposte sulla pillola abortiva potrebbero aprire la strada per una nuova storica sentenza della Corte Suprema (e i vescovi si schierano contro Biden)
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11 aprile 2023

Due sentenze contrarie su divieti e liberalizzazione delle pillole abortive, scatenano il finimondo negli USA con Biden e Harris che dimenticano la Pasqua e... difendono l'omicidio chimico degli innocenti. Tutto finirà alla Corte Suprema, ennesima "bomba" nell'anno elettorale 2024 in cui, proprio sulla liberalizzazione dell'aborto, Biden sfida anche i Vescovi.
Sin dal novembre scorso, grazie al ricorso dell'Alliance for Hippocratic Medicine e di una serie di associazioni e organizzazioni mediche pro life, si era chiesto di dichiarare illegale l'approvazione della FDA (Food and Drug Administration) del 2000 e di eliminare completamente una delle pillole abortive dal mercato statunitense. Il ricorso, presentato a un tribunale distrettuale federale di Dallas in Texas, ha avuto esito lo scorso 8 aprile, quando il giudice Matthew Kacsmaryk ha dato ragione ai ricorrenti pro-life vietando al contempo la commercializzazione del farmaco mifepristone perché, si legge nella decisione, la FDA «ha completamente omesso di considerare un aspetto importante del problema» omettendo qualsiasi valutazione degli effetti psicologici del farmaco o una valutazione delle conseguenze mediche a lungo termine del farmaco. Gli eventuali ricorrenti contro la decisione avranno sette giorni per presentare appello.
Con la sentenza del giudice Kacsmaryk, il mifepristone, il primo farmaco della procedura standard della pillola abortiva, non ha più l'approvazione della FDA e il passaggio al solo misoprostolo senza il mifepristone è molto meno efficace. Una sconfitta per l'aborto chimico, usato dal più del 50% delle donne che sceglie di uccidere il proprio figlio negli USA. Infatti, mentre il primo farmaco mifepristone agisce bloccando l'ormone naturale del progesterone (privando il bambino dei nutrienti necessari alla sua crescita), il misoprostolo provoca contrazioni che espellono il bambino dall'utero e, da solo, non ha la stessa efficacia mortale.

LA POLITICA E LA SCIENZA
«La Food and Drug Administration statunitense ha preferito la politica alla scienza quando ha spinto per la legalizzazione dei farmaci abortivi chimici mifepristone e misoprostolo nel 2000... la FDA non ha rispettato i suoi obblighi legali di proteggere la salute, la sicurezza e il benessere delle ragazze e delle donne, non ha mai studiato la sicurezza dei farmaci nelle condizioni d'uso indicate, ha ignorato i potenziali impatti del regime di blocco ormonale sui corpi in via di sviluppo delle ragazze adolescenti, ha ignorato le prove sostanziali che i farmaci abortivi chimici causano più complicazioni degli aborti chirurgici e ha eliminato le necessarie garanzie per le ragazze e le donne incinte che si sottopongono a questo pericoloso regime farmacologico», questa la dichiarazione dei legali di Alliance Defending Freedom (ADF), il team di giuristi che ha rappresentato con successo la rete di organizzazioni mediche pro life che hanno promosso il ricorso nella causa intentata contro la FDA a novembre scorso.
Le reazioni di fuoco del Presidente Biden e la sua Vice Presidente Harris, in due dichiarazioni complementari, dimostrano l'impegno totale perché la sentenza venga ribaltata, in quanto, se venisse confermata, «impedirebbe alle donne di ogni Stato di accedere al farmaco, indipendentemente dal fatto che l'aborto sia legale in uno Stato...» e rappresenta il pericolo di un «divieto nazionale di aborto che i funzionari eletti repubblicani hanno giurato di rendere legge in America».
Il Dipartimento di Giustizia, «ha già presentato un appello e chiederà una sospensione immediata della decisione», assicurava la Casa Bianca, mentre il Segretario del Dipartimento per la Salute e i Servizi Umani (HHS) Xavier Becerra dichiarava a Pasqua che l'amministrazione Biden sta considerando di sfidare l'ordine giudiziario del giudice federale Kacsmaryk, perché l'Amministrazione Biden ritiene il «farmaco sicuro» ed è convinta che il giudice del Texas sia un "conservatore politicizzato". Ovviamente ignorare un ordine perentorio di un giudice federale avrà conseguenze dirette e spedite verso un giudizio alla Corte Suprema degli USA.

LE MAJOR DELL'ABORTO
Sulla stessa linea di Biden, Harris e dei Dipartimenti di Giustizia e Salute troviamo, manco a dirlo, le major dell'aborto che anche dalle pillole abortive guadagnano: IPPF, Naral, Center for Reproductive Rights e compagnia funebre cantando. Ad aumentare le probabilità di una prossima decisione della Corte Suprema è anche la contemporanea decisione presa da un giudice federale dello Stato di Washington lo stesso 8 aprile. Il giudice Thomas Rice (nominato da Obama), ha stabilito che la FDA ha posto restrizioni «onerose» e «non necessarie» alla dispensazione del mifepristone e ha vietato alla FDA di apportare qualsiasi modifica all'accesso del farmaco nei 17 Stati (governati dai Democratici) che hanno fatto causa.
I due giudizi confliggono: da Washington si chiedono minori restrizioni per la pillola da parte della FDA, che tuttavia dovrebbe ritirare ogni licenza di vendita, secondo l'ordine perentorio che l'amministrazione Biden deve attuare, secondo l'ordine del Texas. C'è chi parla di limbo, certo la Corte Suprema dovrà occuparsene presto ed il tema ancora una volta farà parte della prossima campagna elettorale 2024. La "guerra continua" che l'Amministrazione Biden sta facendo a qualunque giudice (sia esso "supremo" o federale statale), associazione (vedi azioni FBI e Dipartimento Giustizia contro cattolici e pro life) e politico (vedi caso Trump) che dissentano dalle politiche Dem forse aiuterà l'annunciata campagna presidenziale di Biden per il 2024, ma per certo sta allontanando gli USA dai principi cardine della democrazia e dello Stato di diritto.
È in questo clima di scontro all'arma bianca, che i Vescovi cattolici sono stato costretti a denunciare i tentativi che l'Amministrazione Biden e il suo Dipartimento della Salute stanno compiendo per costringere tutti contribuenti a finanziare farmaci contraccettivi che possono causare aborti precoci attraverso una proposta di modifica della legge sull'Affordable Care Act, o Obamacare.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11 aprile 2023

8 - OMELIA III DOM. DI PASQUA - ANNO A (Lc 24,13-35)
Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Nel cammino della nostra vita, Gesù si fa incontro a noi e ci accompagna. Tante volte, come i discepoli di Emmaus, anche noi non ci accorgiamo di questa presenza così silenziosa al nostro fianco. Gesù cammina con noi e ci indica la strada da percorrere; allora si realizzano quelle stupende parole che abbiamo ascoltato al Salmo responsoriale: «Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra» (Sal 15,11).
Lungo questo sentiero, Gesù ci sostiene con la sua Parola e con l'Eucaristia. Il Vangelo di questa domenica mette in evidenza queste due luci che devono illuminare il nostro cammino. Prima di tutto, il Signore «spiegò loro [ai discepoli] in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui» (Lc 24,27); e, infine, «quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro» (Lc 24,30). Questo pane spezzato è l'Eucaristia, è il Corpo di Cristo che si fa nostro cibo nel pellegrinaggio di questa vita.
Queste due luci, quella della Scrittura e quella dell'Eucaristia, risplendono nella celebrazione della Santa Messa. Ogni cristiano, per camminare con Gesù lungo il cammino di questa vita, deve partecipare fedelmente alla Messa domenicale e, se ne comprende pienamente l'importanza, sentirà il desiderio di parteciparvi anche più spesso, magari ogni giorno. La Santa Messa è un dono grandissimo che ci consentirà di attingere energie sempre nuove per continuare il cammino che ci conduce al Cielo.
La prima parte della Messa, chiamata liturgia della Parola, è dedicata alla lettura e alla spiegazione della Sacra Scrittura; la seconda parte, chiamata liturgia eucaristica, riguarda invece il Mistero del Corpo e del Sangue di Cristo. La spiegazione della Parola di Dio ci prepara a partecipare degnamente al Sacrificio eucaristico e a ricevere la Comunione.
Nel brano del Vangelo ci sono dei passaggi molto belli. Innanzitutto, è Gesù che si avvicina ai discepoli e che inizia a camminare con loro. «Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo» (Lc 24,16). Eppure, conversando con quello sconosciuto viandante, i due discepoli si sentivano attratti da quella parola così profonda e convincente, che spiegava loro le profezie dell'Antico Testamento, al punto che, alla fine, essi si dissero l'un l'altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?» (Lc 24,32).
C'è un altro particolare molto bello: i due discepoli invitano Gesù a fermarsi da loro, poiché era ormai sera: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto» (Lc 24,29). Essi pensavano di accogliere un viandante e invece accolsero il Signore. Ogni volta che benefichiamo un povero, benefichiamo il Signore. Tutto ciò che avremo fatto a un bisognoso lo avremo fatto a Gesù.
I due discepoli erano tristi e delusi perché speravano che Gesù liberasse Israele dal giogo del dominio straniero. Non avevano ancora compreso la vera missione del Messia che era quella di liberare l'uomo dal peccato. Ecco allora che dissero allo sconosciuto viandante: «Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele» (Lc 24,21). I due discepoli pensavano che con la morte in croce fosse tutto finito e che Gesù avesse fallito completamente. Essi non credevano ancora alla Risurrezione e non avevano compreso che Gesù ci aveva salvati proprio con il suo Sacrificio sulla croce. Ma, allo spezzare del pane, «si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero» (Lc 24,31). Prima che Gesù "spezzasse il pane", i loro occhi erano incapaci di riconoscere il Signore e la loro mente era chiusa e non comprendeva la missione spirituale per la quale il Signore era morto in croce. Ma dopo vi fu un completo capovolgimento, e anche i due discepoli divennero testimoni della Risurrezione e quindi annunciatori del Vangelo. Fortificati dall'incontro con il Signore Risorto e dalla successiva discesa dello Spirito Santo, gli Apostoli si misero a predicare alle genti, annunziando ciò di cui furono i testimoni. «Non era possibile - affermò san Pietro nel giorno della Pentecoste - che questa [la morte] lo tenesse in suo potere» (At 2,24). Inoltre, nella seconda lettura, san Pietro ci fa comprendere chiaramente il valore redentivo della morte di Gesù in croce, quando parla del Signore risorto come dell'«Agnello senza difetti e senza macchia [...] predestinato già prima della fondazione del mondo» (1Pt 1,19-20). Il primo degli Apostoli afferma con forza che noi siamo stati liberati dal peccato con il Sangue prezioso di quest'Agnello immacolato.
Le parole di san Pietro si collegano chiaramente all'Antico Testamento, precisamente al libro dell'Esodo, quando, per ordine di Dio, Mosè diede le disposizioni per come celebrare la Pasqua. Egli, come abbiamo meditato per il "Giovedì Santo", prescrisse di immolare un agnello per famiglia e di segnare con il suo sangue gli stipiti delle porte (cf Es 12). Con le parole di san Pietro abbiamo la conferma che è proprio Lui, il Signore, ad essere questo Agnello senza difetti, immolato sulla croce per la nostra salvezza, e poi risorto in modo glorioso.
Al termine di questa omelia, possiamo ora trarre una importante risoluzione per la vita di ogni giorno. Dobbiamo proporci di partecipare con più frequenza alla Messa e, se già vi prendiamo parte ogni giorno, di migliorare le nostre disposizioni. Anche noi, come i discepoli di Emmaus, riconosceremo il Signore, ascoltando la sua Parola e nutrendoci del suo Corpo e del suo Sangue. Ma, per arrivare a tanto, la nostra partecipazione dovrà essere attenta e devota, pensando bene a quello che stiamo vivendo in quel momento.
Seguiamo l'esempio di san Francesco d'Assisi, il quale «ardeva di amore in tutte le fibre del suo essere verso il sacramento del Corpo del Signore» (FF 789). Egli «si comunicava spesso e con tanta devozione da rendere devoti anche gli altri» (ivi). Infine, riferendosi all'importanza della Messa, così scrisse: «L'umanità trepidi, l'universo intero tremi, e il cielo esulti, quando sull'altare, nelle mani del sacerdote, è il Cristo figlio di Dio vivo» (FF 221).
La Messa è il momento più importante della nostra giornata e di tutta la nostra vita. Non sciupiamo una grazia così grande con una partecipazione fredda e distratta.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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