BastaBugie n�823 del 31 maggio 2023

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1 ANNUNZIATA E FAZIO FANNO LE VITTIME... MA (PURTROPPO) NESSUNO LI HA CACCIATI DALLA RAI
Fazio e Littizzetto vanno a Discovery per guadagnare di più, Lucia Annunziata rivendica con orgoglio la sua faziosità, Antonella Clerici e Gad Lerner applaudono le scelte di chi se ne è andato e criticano il governo Meloni
Autore: Ruben Razzante - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 TRANSESSUALE MOLESTA SCOLARESCA, MA PER LA SINISTRA HA SBAGLIATO LA POLIZIA
I poliziotti hanno catturato l'uomo seminudo e alterato, ma certi quotidiani hanno chiamato ''donna'' il 41enne di origini brasiliane e quindi pretendevano che i poliziotti usassero le maniere dolci
Autore: Fabrizio Cannone - Fonte: Provita & Famiglia
3 SAN BONIFACIO, PADRE DEI POPOLI GERMANICI
Entrò a 7 anni in un monastero benedettino e qui scoprì il segreto per trionfare su se stesso, sulla barbarie e sull'inferno: diventò vescovo ed evangelizzò mezza Germania per poi coronare la sua vita con il martirio
Autore: Suor M. Teresa Ribeiro - Fonte: Araldi del Vangelo
4 LA FEDE NEI PERSONAGGI DEI PROMESSI SPOSI
C'è Don Abbondio dalla fede pusillanime, Renzo dalla fede genuina, Lucia dalla fede devota, Fra' Cristoforo con fede eroica, la monaca di Monza con la fede infedele, ecc.
Autore: Samuele Pinna - Fonte: Sito del Timone
5 PER BIDEN I SUOI AVVERSARI POLITICI SONO DEI TERRORISTI DA FERMARE AD OGNI COSTO
Il presidente USA ha utilizzato milioni di fondi federali per distruggere la reputazione di importanti organizzazioni cristiane, di diversi gruppi di politica pubblica conservatori, di semplici prolife (VIDEO: Trump ha distrutto l'establishment e vola nei sondaggi)
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 BAMBINO RAPITO DAL PAPA? TUTTE LE BALLE DEL FILM DI BELLOCCHIO
Mortara non fu rapito, anzi poi si fece sacerdote prendendo il nome del Papa Pio IX come ringraziamento per come era stato trattato dalla Chiesa: come una madre premurosa
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Blog di Nicola Porro
7 OMELIA SANTISSIMA TRINITA' - ANNO A (Gv 3,16-18)
Chi crede in lui non è condannato
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - ANNUNZIATA E FAZIO FANNO LE VITTIME... MA (PURTROPPO) NESSUNO LI HA CACCIATI DALLA RAI
Fazio e Littizzetto vanno a Discovery per guadagnare di più, Lucia Annunziata rivendica con orgoglio la sua faziosità, Antonella Clerici e Gad Lerner applaudono le scelte di chi se ne è andato e criticano il governo Meloni
Autore: Ruben Razzante - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27 maggio 2023

Almeno dagli anni settanta in poi la Rai viene lottizzata dalla politica e chi vince le elezioni e prende in mano le redini del Governo del Paese cerca di piazzare suoi uomini ai vertici delle reti e dei tg. È sempre stato così e sarà sempre così, almeno fino a quando non si individuerà un sistema di pesi e contrappesi, sancito per legge, che possa porre fine alla lottizzazione partitica della tv di Stato.
Due giorni fa il Consiglio d'amministrazione Rai, peraltro spaccandosi, ha approvato le nuove nomine volute dal Governo Meloni e questo ha scatenato, com'era prevedibile, le reazioni indignate della parte politica penalizzata da queste scelte, vale a dire la sinistra, che ha perso le ultime elezioni politiche. Peraltro quando si parla di sinistra non s'intende affatto un blocco monolitico perché il Pd è spaccato in più correnti, il Terzo polo gioca una partita tutta sua e il Movimento 5Stelle cerca di non farsi sottrarre voti dai dem a guida Schlein. Queste divisioni nella sinistra hanno ulteriormente facilitato il compito al centrodestra, che ah occupato le principali poltrone Rai senza particolari ostacoli.
Ma non c'è nulla di scandaloso rispetto al passato. Si può condannare l'andazzo lottizzatorio ormai imperante e radicato ma non si può certo accusare questo Governo di aver fatto peggio degli altri. Ha semplicemente portato avanti una prassi consolidata, che viene spacciata come pluralismo ma in realtà è solo un regolamento di conti tra chi vince le elezioni politiche e chi le perde.

MISTIFICAZIONE DELLA REALTÀ
Tuttavia, al netto di queste tristi considerazioni, che si ripetono da decenni, bisogna registrare con stupore alcuni tentativi di mistificazione della realtà che alcuni volti della tv di Stato hanno portato avanti nelle ultime settimane. Alcuni media vicini alla sinistra hanno accusato la "Rai meloniana" di aver epurato Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, ma in realtà i due non sono stati cacciati da nessuno. Hanno ricevuto un'offerta vantaggiosissima sul piano economico da Discovery e se ne sono andati. Anche un'altra conduttrice di punta della fascia pomeridiana, Serena Bortone potrebbe andare a Discovery perché la sua vicinanza alla sinistra e in particolare a Enrico Letta starebbe orientando i vertici Rai a sostituirla in quella conduzione. Normale amministrazione, scelte che sono sempre state fatte da tutti i Governi e che solo oggi sembrano scandalose perché ad averle fatte è un Governo di centrodestra.
Neppure Lucia Annunziata è stata cacciata dalla Rai, ma ha annunciato nelle ultime ore le sue dimissioni "irrevocabili" dalla tv di Stato. "Non condivido nulla dell'operato dell'attuale governo, né sui contenuti, né sui metodi. In particolare non condivido le modalità dell'intervento sulla tv pubblica", ha fatto sapere la giornalista nella sua lettera di dimissioni, ed ha aggiunto: "Arrivo a questa scelta senza nessuna lamentela personale: giudicherete voi, ora che ne avete la responsabilità, il lavoro che ho fatto in questi anni. Vi arrivo perché non condivido nulla dell'operato dell'attuale governo, né sui contenuti, né sui metodi. In particolare non condivido le modalità dell'intervento sulla Rai. Riconoscere questa distanza è da parte mia un atto di serietà nei confronti dell'azienda che vi apprestare a governare. Non ci sono le condizioni per una collaborazione dunque". Di recente, in una delle puntate della sua trasmissione domenicale su Rai 3, la Annunziata, intervistando Gianfranco Fini, aveva rivendicato con orgoglio la sua faziosità, che peraltro era apparsa negli anni sempre più evidente. Non si dimentichi che la Annunziata ha ricoperto tantissimi ruoli nella tv di Stato, anche quello di presidente, ovviamente su designazione della sinistra.

REAZIONI SCOMPOSTE
Anche in questo caso, però, non si tratta di una cacciata. Le era anzi stato riconfermato lo spazio domenicale e non aveva ricevuto alcuna interferenza o pressione. C'è chi insinua che il Pd le abbia proposto una candidatura alle europee fra un anno. Sarà vero?
Ma queste reazioni molto scomposte alle nomine fatte dal cda Rai non si fermano alla Annunziata. Antonella Clerici, durante una puntata di "È sempre mezzogiorno", avrebbe commentato sarcasticamente gli addii di Lucia Annunziata e Fabio Fazio con una frase sibillina ma neppure troppo: "Non dobbiamo nasconderci. Noi diciamo sempre la verità, fin troppo. Poi infatti ci cacceranno, ma non importa". Anche lei affetta da manie di persecuzione?
Ciliegina sulla torta un tweet di Gad Lerner, anche lui orgoglioso di aver preso una delle prime tessere del Pd, anche lui con precedenti in Rai nelle gestioni di sinistra e ora indignato verso la svolta meloniana della tv pubblica e solidale con la "povera" Annunziata, che se ne va da sola ma fa la vittima. "Brava Lucia Annunziata - scrive Lerner - non sei donna per tutte le stagioni, vai per la tua strada come ai vecchi tempi... e vediamo cosa son capaci di fare al posto tuo questi "nuovi venuti" che in realtà son tutti vecchie conoscenze, tendenzialmente mediocri".
Sono tutti atteggiamenti fortemente ideologici oltre che arroganti sul piano intellettuale, che nel giornalismo non dovrebbero trovare spazio perché inficiano alla radice il concetto stesso di informazione pubblica e al servizio di tutti i cittadini. Sarebbe molto più onesto da parte di questi soloni del giornalismo targato sinistra lasciar cimentare i nuovi arrivati e, semmai, metterne in luce eventuali carenze professionali o sbandamenti in termini di faziosità. Attaccare la Meloni anche sulla Rai sembra un altro autogol di una sinistra ormai allo sbando.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27 maggio 2023

2 - TRANSESSUALE MOLESTA SCOLARESCA, MA PER LA SINISTRA HA SBAGLIATO LA POLIZIA
I poliziotti hanno catturato l'uomo seminudo e alterato, ma certi quotidiani hanno chiamato ''donna'' il 41enne di origini brasiliane e quindi pretendevano che i poliziotti usassero le maniere dolci
Autore: Fabrizio Cannone - Fonte: Provita & Famiglia, 26 maggio 2023

La stampa sta ancora parlando di un triste episodio di cronaca, di quelli che non mancano mai, e che anzi sembrano in vertiginosa ascesa, negli ultimi tempi.
Secondo la ricostruzione i fatti sarebbero questi: alle 8:15 di mercoledì 24 maggio, alcuni genitori avrebbero hanno segnalato alla polizia municipale, la «presenza di un transessuale» nei pressi della scuola Casa del Sole, frequentata dai loro figli, in via Giacosa a Milano.
L'uomo, che alcuni siti web e certi quotidiani hanno chiamato "donna" - e già questo è un segno della loro obiettività - si sarebbe aggirato nei pressi della scuola «con fare definito come molesto». In ogni caso la polizia lo avrebbe trovato «seminudo e alterato»
La Polizia municipale, accorsa sul luogo, avrebbe avuto serie difficoltà nell'identificazione e nell'arresto perché, come riporta La Verità, il soggetto avrebbe opposto resistenza agli agenti, e "sputato verso di loro, affermando di essere sieropositivo».
Il trans, A. N. di anni 41 e di origini brasiliane, avrebbe poi colpito con un calcio violento un agente, causandogli una prognosi di 15 giorni. Quindi avrebbe tentato una fuga disperata e sarebbe stato infine bloccato dagli agenti, con l'uso, secondo il sindacalista Daniele Vincini, di un "distanziatore" e di uno spray. Il tutto per assicurarlo alla giustizia ed evitare la commissione di reati ai danni dei bambini poco distanti.
Un video realizzato da alcuni studenti dell'Università Bocconi mostrerebbe poi, per quanto riguarda il momento dell'arresto, l'uso di violenza e manganellate da parte delle polizia e la Procura di Milano avrebbe in tal senso aperto un fascicolo contro gli agenti. Mentre il sindaco Sala ha subito chiesto una relazione alla polizia e «scaricato gli agenti», spostandoli già ai servizi interni, a causa della modalità usata nell'arresto.
Proprio la politica si è già divisa tra "innocentisti" e "colpevolisti" a proposito del comportamento degli agenti. Ovviamente non è certo impossibile che dei poliziotti possano sbagliare o esagerare - anche arrivare ad abusare del loro poter - nell'opera, assolutamente legittima, di tutelare la sicurezza e arrestare chi turba l'ordine pubblico.
La persona rea di molestie e che è stata infine arrestata, a tal proposito ha poi dichiarato, intervistato da Repubblica, che forse denuncerà gli agenti, anche se «ha paura» di eventuali ripercussioni o vendette, mentre l'Ambasciata del Brasile gli ha subito offerto assistenza legale. Lo stesso A.N. ha inoltre dichiarato che, al momento dell'arresto, «era molto agitata» a causa di liti con altri sudamericani, ma «non nuda». Mentre altre fonti asseriscono che il trans avrebbe mostrato i genitali (maschili...) ai bambini della scuola. [...]
Troviamo indecenti i commenti di alcuni politici i quali, al seguito di Vladimir Luxuria, hanno di "transfobia", con il palese intento di strumentalizzare l'intera vicenda. E hanno giudicato il modus operandi dei poliziotti di particolare gravità perché «è una donna a essere stata picchiata». In tal senso si è espresso Pierfrancesco Majorino, candidato del Pd alla regione Lombardia, che trova «disgustose» le manganellate date «a una donna».
Cosa c'entra questo con l'intera vicenda? Cosa cambia essere uomini, donne, trans? Non dovrebbe cambiare nulla, siccome se una persona - chiunque sia - molesta dei bambini è sempre sbagliato, così come se dei poliziotti abusano del loro potere nei confronti di una persona - appunto, chiunque sia - è sempre sbagliato.
Porre tali quesiti può apparire banale retorica, ma quando la cosiddetta "identità di genere" diventa il primo dei valori da tutelare e il primo criterio dell'identità personale, allora è possibile che ci siano dei cittadini da rispettare e da proteggere più degli altri. E questo, ovviamente, è inammissibile.
Ha ragione quindi il giornalista Boni Castellane, nel notare che da un lato tutti vorrebbero che l'ordine pubblico sia garantito, dall'altro ci si scandalizza troppo facilmente per l'uso della forza da parte degli agenti «i quali sarebbero autorizzate solamente a prenderle». Ma come si fa a bloccare il ladro, il teppista, il borseggiatore e chiunque metta a rischio la tranquillità e l'ordine pubblico?
Se c'è stato un eccesso di zelo nell'uso della forza, ciò va condannato. Ma l'orientamento sessuale o la sessualità del soggetto non è una aggravante, come invece suggeriscono alcuni che negano l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.

Fonte: Provita & Famiglia, 26 maggio 2023

3 - SAN BONIFACIO, PADRE DEI POPOLI GERMANICI
Entrò a 7 anni in un monastero benedettino e qui scoprì il segreto per trionfare su se stesso, sulla barbarie e sull'inferno: diventò vescovo ed evangelizzò mezza Germania per poi coronare la sua vita con il martirio
Autore: Suor M. Teresa Ribeiro - Fonte: Araldi del Vangelo, giugno 2020

Belle parate militari, città perfettamente organizzate, salsicce succulente, boschi la cui disposizione obbedisce a una regolarità impeccabile: ecco alcuni degli indiscutibili pregi della Germania.
In essi risplende l'innocenza nell'ordine di battaglia, che affascina, colpisce e suscita ammirazione. Frutti autentici di un popolo civile e appassionato di disciplina, questi e molti altri aspetti fiorirono, sotto la benedizione della Santa Chiesa, al calore di anime valorose che segnarono la Storia.
Soffermiamoci in queste righe a contemplarne una: l'uomo provvidenziale cui toccò la missione di cristianizzare i popoli al di là del Reno e offrire per essi la sua vita in olocausto. Di questo instancabile apostolo scriveva un antico biografo: "Il santo vescovo Bonifacio può essere chiamato padre di tutti gli abitanti della Germania, perché li ha generati per Cristo con la parola della santa predicazione, li ha confermati con i suoi esempi, e infine arrivò a dare per loro la sua vita, che è la più grande prova d'amore".
Torniamo ora alla fine del settimo secolo, quando la vita sublime, disciplinata ed edificante dell'Ordine di San Benedetto si stava espandendo in tutta Europa. Vere e proprie fabbriche di eroi, le loro abbazie formavano uomini e donne in un regime di equilibrio e sacralità propizio a ordinare le tendenze della natura verso ideali di grande respiro.
Le anime che lì si santificavano nella fedeltà al loro fondatore, al suo carisma e alla sua regola diventavano adatte ai viaggi e alle azioni più ardite, alle arti e ai pensieri più elaborati, alle sofferenze e ai martìri più terribili, per la gloria di Dio e per il bene del prossimo.
Anche l'Inghilterra, recentemente cristianizzata da Sant'Agostino di Canterbury, era stata affascinata dalle grazie benedettine. E fu lì che, intorno all'anno 680, nacque un bambino che si lasciò rapidamente incantare da questo stile di vita. A soli cinque anni, Winfrido, di famiglia anglosassone, chiede di entrare in un'abbazia. Suo padre resiste, giudicandolo ancora molto piccolo, ma due anni dopo gli permette di entrare nel monastero di Nursling.
Educato nella saggia regola dell' "ora et labora", il piccolo impara il latino, la metrica, la poesia e l'esegesi. Da adolescente, diventa insegnante di grammatica latina, compone diverse poesie in questa lingua e scrive alcuni trattati.

UN UOMO SACRALE
Al pari della brillante cultura, la sua anima è raffinata nelle virtù proprie di un religioso. Con l'obbedienza conquista il dominio sulla propria volontà; con la castità assomiglia agli Angeli; con l'umiltà impara a volere il massimo, non per se stesso ma per la gloria di Dio; con la preghiera e la contemplazione ascende al Cielo, svolgendo tutte le sue attività con la mente posta sui più alti orizzonti soprannaturali.
Diventa così un uomo sacro, che non si accontenta di possedere in sé la sublimità della grazia, ma desidera conquistare tutta la terra per Dio. Un segno dell'autenticità dei suoi desideri è la disposizione a superare qualsiasi ostacolo e ad accettare tutte le sfide interiori ed esteriori.
Winfrido fu ordinato sacerdote nell'anno 710, quando probabilmente aveva trent'anni. Quando viene convocato il sinodo del Wessex, riceve dall'Arcivescovo di Canterbury una delicata missione in cui ottiene un tale successo che la sua fama comincia presto a diffondersi. Quando se ne rende conto, chiede al suo superiore il permesso di essere missionario, rinunciando a qualsiasi prestigio mondano.
Gli occhi del santo sacerdote si rivolgono a un popolo non istruito ma pieno di vigore. Dopo essersi affidato a innumerevoli comunità religiose, che cominciarono a pregare per il successo della sua impresa, nell'anno 716 sbarcò sulle coste della Frisia, nelle vicinanze dell'attuale Utrecht.
Dopo alcuni mesi di aiuto al vescovo San Vilibrordo nel suo apostolato, fu costretto a tornare in patria, senza aver ottenuto molto successo. Ma l'anima di Winfrido, temprata nell'austerità del chiostro, sapeva affrontare i fallimenti con coraggio. Prendendo quell'insuccesso come una sfida, decide di prepararsi meglio e di attendere un'occasione propizia per tornare alla carica.
Volendo dotarsi dei mezzi più potenti, ai quali né l'inferno né il Cielo possono resistere, nel 718 si reca a Roma per chiedere lettere di sostegno a papa Gregorio II. Consapevole del valore di quell'uomo, il Pontefice lo tenne al suo fianco per un certo periodo, e l'anno successivo, con una lettera datata 15 maggio 719, lo invia in Germania con lo scopo di portare la Parola di Dio ai popoli ancora immersi nelle tenebre dell'idolatria. Per consacrare questo mandato, gli dà il nome di Bonifacio.

ABBATTERE LA QUERCIA SACRA
Giunto nel cuore del territorio tedesco, Bonifacio vede il grande lavoro che deve svolgere. La piccola comunità cristiana che esisteva lì si trovava in una tale decadenza che i suoi membri partecipavano perfino a culti e banchetti in onore del dio Thor.
In modo instancabile si adoperò per attirarli alla vera Religione e, come primo provvedimento, chiese aiuto ai suoi cari monaci d'Inghilterra, molti dei quali, accogliendo il suo appello, si precipitarono subito in quelle terre per loro selvagge e inesplorate. Grazie a loro, le regioni dell'Assia e della Turingia diventarono così oggetto di una costante predicazione e di missioni.
A un certo punto, il Santo decide di abbattere la "sacra" quercia di Thor, per dimostrare a quelle anime l'impotenza degli idoli e strapparle radicalmente dalla falsa religione.
Dall'alto della montagna di Gudenberg, a Geismar, a ovest di Fritzlar, costituiva il simbolo del paganesimo germanico. Ma Bonifacio, sfidando audacemente il furore dei barbari, prende un'ascia e comincia a colpire quell'albero simbolico. Il cielo si mostra favorevole alla sua impresa: in quel momento comincia a soffiare un vento impetuoso che lo abbatte, spezzandolo in quattro parti.
Vedendo quella manifestazione del vero Dio, un Dio geloso che giudica con giustizia, un gran numero di pagani si converte alla Fede cattolica. Nel luogo precedentemente occupato dalla quercia viene eretta una cappella dedicata a San Pietro.

VESCOVO E ORGANIZZATORE DI UN ESERCITO SPIRITUALE
Dopo tre anni di fecondo apostolato, Gregorio II chiama Bonifacio a Roma per imporgli la dignità che tante volte aveva rifiutato: l'episcopato. Il Pontefice dichiarò di averlo fatto "perché potesse, con maggiore determinazione, correggere e ricondurre gli erranti sulla via della verità, perché si sentisse sostenuto dalla maggiore autorità della dignità apostolica e fosse tanto più accettato nell'ufficio della predicazione, quanto più dimostrasse che per questo motivo era stato ordinato dal prelato apostolico".
La stessa modestia che aveva portato il Santo a negare questo onore tante volte, lo spinse ad inchinarsi davanti alla volontà del Vicario di Cristo. Il 30 novembre 722 il Sommo Pontefice lo ordinò Vescovo della Germania, una vastissima diocesi che comprendeva l'intera regione transrenana.
Godendo della stima del Papa e contando sul prezioso sostegno di Carlo Martello, nonno di Carlo Magno, Bonifacio si dedica alla conquista di più anime per il gregge di Cristo. Oltre all'Assia e alla Turingia, anche la Baviera e altre parti del territorio germanico beneficiarono del suo zelo.
Il venerabile vescovo fonda il Monastero di San Michele di Ordhuff, dove stabilì la sua residenza. E, conoscendo l'efficacia dell'esempio della vita religiosa per civilizzare quei popoli, costruisce monasteri in quantità. Dal 740 al 778, in Baviera se ne costruirono ventinove.
Alla guida di questo esercito spirituale colloca i suoi fedeli collaboratori anglosassoni, coloro che avevano risposto alla sua chiamata all'inizio della missione e che continuavano a perseverare al suo fianco. Tra questi vale la pena di menzionare San Lullo, che gli succederà poi nella sede episcopale, e la badessa Santa Leoba.
Lo zelo di Bonifacio non conosce limiti e va oltre i già enormi confini della sua diocesi. Obbedendo alla richiesta di Carlomanno, figlio di Carlo Martello, si reca in Austrasia e vi convoca un Sinodo che sarebbe passato alla storia con il nome di Concilium Germanicum.
Il rilassamento morale in quelle regioni abitate dai popoli franchi, ancora governati dalla dinastia merovingia, era enorme. Con questo Concilio e con altri Sinodi convocati successivamente, il santo vescovo ristruttura le diocesi, riunisce tutti i monasteri sotto la regola e il carisma dei Benedettini e ottiene una parziale restituzione dei beni della Chiesa, utilizzati da Carlo Martello nelle sue continue guerre. Con l'aiuto dei conti, proibisce anche le usanze pagane ancora esistenti.
Per coronare e consolidare queste riforme, nell'anno 747 convoca il Concilio Generale dell'Impero Franco, nel quale viene stabilita l'unità della Fede, e lo fa concludere con una lettera di sottomissione e di fedeltà alla Sede di Pietro.

FONDAZIONE DELL'ABBAZIA DI FULDA
Nel corso degli anni, Bonifacio aveva coltivato il desiderio di erigere un monastero nel quale i suoi resti mortali potessero riposare e in cui rimanesse in qualche modo perpetuata la sua presenza in mezzo a quel popolo, figlio suo.
Con l'aiuto di San Sturmio, originario di una nobile famiglia della Baviera e da lui stesso educato fin da giovane, sceglie uno spazio appartato in mezzo alla foresta, nell'attuale stato dell'Assia. Essendo stata ceduta loro di buon grado la proprietà dal potere reale, il discepolo e altri sette monaci prendono possesso del luogo e, il 12 gennaio 744, cominciano ad alzare con le loro mani la celebre Abbazia di Fulda, alternando il lavoro a preghiere e canti di salmi.
Così San Bonifacio scriverà al Papa San Zaccaria in merito alla nuova fondazione: "Luogo selvaggio, nel deserto di una vastissima quiete, in mezzo ai popoli affidati alla nostra predicazione. Quando abbiamo costruito il monastero, vi abbiamo posto i monaci che vivono secondo la regola del Patriarca San Benedetto, in stretta osservanza, senza mangiare carne né bere vino o birra, e senza avere servi, accontentandosi del lavoro delle proprie mani".
E poco dopo, aggiunge: "In quel luogo, con il consenso di Sua Santità, ho intenzione di ristabilire, con un po' di riposo, il corpo spezzato dalla vecchiaia, e di giacere dopo la morte. Perché è noto che intorno a questo luogo abitano quattro popoli, ai quali, aiutati dalla grazia di Dio, proclamiamo la dottrina di Cristo; a loro, finché sarò vivo o valido, potrò essere utile, con la vostra intercessione. Desidero infatti, attraverso le vostre preghiere e con la grazia di Dio, perseverare nella comunione con la Chiesa Romana e al vostro servizio tra i popoli germanici ai quali sono stato inviato, e obbedire ai vostri ordini".
Mentre era in vita il suo primo abate, Fulda arrivò ad ospitare addirittura quattrocento monaci, costituendo una fonte di sacralità e virtù da cui sarebbero germogliati molti degli splendori germanici del Medioevo.

ECCO IL GIORNO TANTO ATTESO
Avvicinandosi ai suoi ottant'anni di vita, San Bonifacio non si sente saziato dall'amore per Dio. Il suo cuore arde di desiderio di nuove conquiste per la Santa Chiesa.
Lasciando San Lullo come suo sostituto nell'Arcidiocesi di Magonza, San Bonifacio decide di affrontare di nuovo la sfida con cui aveva dato inizio alla sua missione: la conversione della Frisia. "Desidero realizzare il proposito di questo viaggio; non posso in alcun modo rinunciare al desiderio di partire. Il giorno della mia fine è vicino e l'ora della mia morte si approssima; lasciando il corpo mortale, salirò al premio eterno. Ma tu, figlio carissimo, [...] chiama senza tregua il popolo dall'abisso dell'errore, termina la costruzione della basilica già iniziata di Fulda e in essa seppellisci il mio corpo invecchiato da lunghi anni di vita", scrive al suo successore.
Nella primavera del 754 parte per la Frisia, accompagnato da una cinquantina di monaci, per evangelizzare popoli ancora più selvaggi di quelli con cui aveva vissuto fino ad allora.
Dopo alcuni mesi di arduo ma fecondo apostolato, il Santo decide di riunire tutti i convertiti nella città di Dokkum, nell'odierna Olanda, per amministrare loro il Sacramento della Cresima. È l'anno 755. All'ora stabilita, i religiosi vedono arrivare, al posto dei cristiani, una feroce truppa di banditi.
Il fedele vescovo è nella sua tenda e sta leggendo un libro. Vedendo l'orda bestiale avanzare, si alza con coraggio e dice: "Ecco il giorno tanto atteso, è arrivato il tempo della nostra fine; abbiate coraggio nel Signore. Siate forti, non lasciatevi atterrire da quelli che uccidono il corpo, ma non possono uccidere lo spirito immortale; gioite nel Signore e ponete l'ancora della vostra speranza in Dio, che presto vi darà la ricompensa del premio eterno e un posto nel Regno Celeste con i cittadini del Cielo, che sono gli Angeli". Usando il libro per difendersi, viene colpito sul capo e si presenta davanti al suo Signore per ricevere la ricompensa tanto meritata.
Apprendendo quanto accaduto, i cristiani della Frisia si affrettarono a raccogliere le preziose reliquie dei martiri: San Bonifacio e i cinquantadue che con lui salirono vittoriosi al Cielo. Il corpo del padre dei popoli germanici fu trasferito all'Abbazia di Fulda, non senza resistenza da parte dei fedeli della Diocesi di Utrecht e di Magonza che desideravano tenerlo con loro.
Culmina così l'epopea gloriosa di quel bambino che, nel silenzio e nella disciplina del chiostro benedettino, aveva scoperto il segreto del trionfo su se stesso, sulla barbarie e sull'inferno.

Fonte: Araldi del Vangelo, giugno 2020

4 - LA FEDE NEI PERSONAGGI DEI PROMESSI SPOSI
C'è Don Abbondio dalla fede pusillanime, Renzo dalla fede genuina, Lucia dalla fede devota, Fra' Cristoforo con fede eroica, la monaca di Monza con la fede infedele, ecc.
Autore: Samuele Pinna - Fonte: Sito del Timone, 22 maggio 2023

Il 22 maggio 1873, esattamente centocinquant'anni fa, Alessandro Manzoni, nato nel 1785, tornava alla casa del Padre. È da settembre che impegno attenti ascoltatori nel mio ostinarmi a presentare in chiave spirituale i personaggi del romanzo per eccellenza dello scrittore milanese, proprio mosso nel mio recondito intento da questo importante anniversario. Convinto che sarebbe bastato un anno di catechesi per dipanare la storia dei due sposi promessi del lecchese, ci si è arenati, dopo aver incontrato diversi protagonisti, sulla presentazione del padre Cristoforo.
Rimango stupito per come gli attori che si danno il cambio nel racconto siano descritti con poche pennellate, ma tanto ben disegnate da consentire di scoprire il loro mondo interiore così ricco e profondo per chi legge.

DON ABBONDIO: LA FEDE PUSILLANIME
C'è don Abbondio dalla fede pusillanime che «non era nato con un cuor di leone», anzi «fin da' primi suoi anni, aveva dovuto comprendere che la peggior condizione, a que' tempi, era quella d'un animale senza artigli e senza zanne, e che pure non si sentisse inclinazione d'esser divorato». Nonostante i buoni consigli della sua perfida servente - Perpetua di nome e di fatto - il curato faceva ogni cosa per schivare le tumultuose vicende che si agitavano intorno a lui, ma neanche a farlo apposta in questa storia fu preso, suo malgrado, al laccio da esse.

RENZO: LA FEDE GENUINA (LUCIA: LA FEDE DEVOTA)
C'è poi Renzo dalla fede genuina che, ingenuo e onesto, tira dietro a sé la trama delle pagine vergate dal Manzoni, e gli fa da coppia, in tutti i sensi, Lucia, «d'una modesta bellezza» e dalla fede devota, attraversata da «una gioia temperata da un turbamento leggiero».

FRA' CRISTOFORO: LA FEDE EROICA
C'è il roboante padre cappuccino poco sopra citato, al secolo Lodovico, dall'indole «onesta insieme e violenta» che lo condurrà a testimoniare una fede eroica.

DON RODRIGO: LA MALAFEDE (LA MONACA DI MONZA: LA FEDE INFEDELE)
C'è don Rodrigo, traditore e tradito, che esercita senza pudore una malafede e Gertrude, monaca per scelta altrui, di una fede infedele che soltanto alla fine di tutto l'intreccio letterario riuscirà a riscattarsi in una profonda conversione di vera religiosità.

L'INNOMINATO: LA POTENZA DELLA FEDE
C'è la celebre figura dell'Innominato che mostra la potenza della fede di chi si lascia toccare il cuore da Dio e quella insigne del cardinal Federigo, il quale «fu degli uomini rari in qualunque tempo, che abbiano impiegato un ingegno egregio, tutti i mezzi d'una grand'opulenza, tutti i vantaggi d'una condizione privilegiata, un intento continuo, nella ricerca e nell'esercizio del meglio».

DONNA PRASSEDE: LA FEDE CIECA
Non manca donna Prassede dalla fede cieca, «una vecchia gentildonna molto inclinata a far del bene: mestiere certamente il più degno che l'uomo possa esercitare; ma che pur troppo può anche guastare, come tutti gli altri».

IL POPOLO: TROPPA FEDE O TROPPO POCA
Altri interessanti soggetti si muovono sulla scena, così come il popolino che agisce a volte con troppa fede e a volte con troppa poca. Il tutto ben ricamato in una delle opere più sublimi mai scritte da mano d'uomo.

IL SUGO DELLA STORIA
Quale il motivo per cui affascina la vicenda di due innamorati che non possono coronare il loro sogno? Perché, senza nominare una solta volta Gesù, le pagine che li riguardano mostrano tutta la potenza dei valori insegnati dal Cristo. E sono proprio Renzo e Lucia a consegnare il sugo della storia che la voce narrante del Manzoni non ha dubbi a scegliere per concludere il suo scritto: la "morale", «benché trovata da povera gente, c'è parsa così giusta, che abbiam pensato di metterla qui». I due finalmente sposi, infatti, «conclusero che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani; e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore».
È assai probabile che possa iniziare la ricerca del lettore laddove finisce quella presentata dal Manzoni, perché - come egli scrive in Osservazioni sulla morale cattolica - «la felicità non può esser realizzata fuorché in un presente il quale comprenda l'avvenire, in un momento senza fine, val a dire l'eternità. Senonché la religione può darci una specie di felicità anche in questa vita mortale, per mezzo d'una speranza piena d'immortalità».

DOSSIER "I PROMESSI SPOSI"
Sulle orme di Renzo e Lucia

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Fonte: Sito del Timone, 22 maggio 2023

5 - PER BIDEN I SUOI AVVERSARI POLITICI SONO DEI TERRORISTI DA FERMARE AD OGNI COSTO
Il presidente USA ha utilizzato milioni di fondi federali per distruggere la reputazione di importanti organizzazioni cristiane, di diversi gruppi di politica pubblica conservatori, di semplici prolife (VIDEO: Trump ha distrutto l'establishment e vola nei sondaggi)
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27 maggio 2023

Una bomba di informazioni appena scoperte rivela che, dopo lo scandalo che abbiamo descritto su La Bussola e che ha per oggetto le forme di controllo, dissuasione e spionaggio nei confronti dei cattolici e conservatori americani, l'amministrazione Biden, attraverso il Dipartimento alla Sicurezza Interna DHS, ha utilizzato diverse decine di milioni di fondi federali per condurre una guerra vera e distruggere la reputazione di importanti organizzazioni cristiane, di diversi gruppi di politica pubblica conservatori, di un'importante rete televisiva via cavo e persino del Comitato nazionale repubblicano.
Grazie alla documentazione raccolta dal Media Research Center (Mrc), il report pubblicato lo scorso 25 maggio dimostra come il Dipartimento della Sicurezza Nazionale (DHS), da tempo nel mirino di conservatori e Repubblicani per le sue iniziative spesso persecutorie nei confronti dei 'dissidenti politici', abbia speso almeno 40 milioni di dollari dei contribuenti, sottraendoli ai programmi antiterrorismo, destinandoli a un'operazione nota come 'Targeted Violence & Terrorism Prevention Grant Program' (TVTP), che di fatto è servita a colpire, controllare, delegittimare, spiare e intimorire buona parte del mondo conservatore e cristiano degli Usa. Originariamente concepito per colpire i terroristi e le bande violente, sotto l'amministrazione Biden il programma ha inserito il Centro per la prevenzione, i programmi e i partenariati (CP3) del Dipartimento della Sicurezza Nazionale, includendo e privilegiando così finalità politiche nelle sue indagini.

UN'OPERAZIONE MASCHERATA
In una nota interna ottenuta in esclusiva da MRC Free Speech America, lo stesso segretario del DHS Alejandro Mayorkas definisce il programma una "alta priorità". Le 80 organizzazioni che compongono la rete TVTP ricevono sovvenzioni tra gli 85mila e gli 1,9 milioni di dollari e partecipano a seminari di formazione sponsorizzati dal DHS, finalizzati a soffocare e reprimere quei 'punti di vista' che l'amministrazione definisce eufemisticamente come minacce di livello terroristico, ossia quelle degli oppositori politici e/o culturali. Ad esempio, come riportano diversi quotidiani, in Ohio, l'Università di Dayton ha ricevuto una sovvenzione TVTP di 352.109 dollari per istituire 'Prevents-OH', un'operazione mascherata come uno sforzo per combattere "l'estremismo e l'odio della violenza domestica". Nella sua richiesta di finanziamento, Prevents-OH ha incluso un grafico intitolato La piramide della radicalizzazione dell'estrema destra, in cui identifica gli estremisti violenti, tra cui Christian Broadcasting Network, Heritage Foundation, Fox News, Turning Point USA, PragerU, National Rifle Association, Breitbart News, American Conservative Union Foundation e persino il Comitato nazionale repubblicano.
A dimostrazione della comune visione che i Dems hanno degli avversari, cioè chi dissente è un pericoloso terrorista da tacitare e sopprimere o delegittimare, il dottor Michael Loadenthal dell'Università di Cincinnati e componente di Antifa, ha presentato questo e altri grafici a un seminario di 'Prevents-OH' per insegnare agli studenti come tacitare le opinioni 'politicamente scorrette' su piattaforme dei social media. Utilizzando la terminologia associata alla guerra e allo spionaggio, il programma di formazione della sovvenzione dell'Ohio istruisce i partecipanti a usare il "mestiere" per "infiltrarsi e sorvegliare" i gruppi conservatori, esattamente come confermato in una audizione drammatica alla Commissione Giustizia del Congresso lo scorso 19 maggio, da 4 testimoni ed ex agenti FBI. I partecipanti alla conferenza di Dayton imparano che i gruppi cristiani conservatori e i Repubblicani sono pericoli assimilabili al nazismo e perciò questi "agenti civili sotto copertura" devono assimilare le cinque fasi con cui gli "antifascisti" raccolgono informazioni, tra cui "Osservazione passiva, Partecipa e ascolta, Documenta, Archivia e mappa, Intelligence attiva e Incorpora".

CREARE DOSSIER, OSSERVARE, MINARE, DISTRUGGERE
Molti partecipanti al programma del DHS vengono addestrati a "creare dossier" e poi a "osservare, minare, distruggere e infiltrare" le organizzazioni. Il Comitato Nazionale Repubblicano, il Christian Broadcasting Network, la Heritage Foundation, Fox News e molti altri sono identificati come estremisti di "estrema destra" e collegati ai militanti nazisti nello stesso seminario, dipingendo un implicito bersaglio sulle organizzazioni. Il programma TVTP non è certo il primo tentativo del Presidente Joe Biden di usare mezzi illeciti e burocrazia statale contro gli avversari politici e coloro che si oppongono alle sue politiche pro-aborto e LGBTI. E' bene infatti ricordare che, oltre allo scandalo FBI contro i cattolici, Biden aveva tentato di istituire un 'Ministero della Verità' di ispirazione orwelliana (alias, il "Consiglio di governo della disinformazione"); Biden è riuscito in parte invece a finanziare il Global Disinformation Index (GDI) per screditare i media conservatori e ora l'ultima vergogna del DHS dell'amministrazione Biden che distribuisce milioni di dollari per colpire i conservatori ed educare allo spionaggio politico le giovani generazioni, mettendo anche i terroristi di Antifa in cattedra invece di metterli in galera.
È ora che Mayorkas , capo del Dipartimento della Sicurezza Interna, e Wray, capo dell'FBI, se ne vadano con tutti i responsabili del comportamento criminale messo in campo in questi anni di Amministrazione Biden. Quel Biden che da un biennio si permette di dar pagelle di democraticità a capi di Stato e Governo ed invitarli alla sua iniziativa globalista per la democrazia, contemporaneamente nel suo paese si dedica alla persecuzione del dissenso politico, religioso e civile. Non ci possono essere più dubbi, tutti i documenti, le testimonianze e le indagini parlamentari e giornalistiche confermano che Biden ed i Dems hanno scambiato la democrazia Usa con i regimi e pratiche della Germania Est e della Corea del Nord.

Nota di BastaBugie: nel seguente video dal titolo "Come Donald Trump ha bonificato la palude dei poteri forti di Washington" (durata: 10 minuti) Joshua Philipp nella trasmissione "Crossroads" spiega come Trump rappresenti al 100% il movimento MAGA, 'Make America Great Again' che è una politica di opposizione all'establishment dei vecchi repubblicani e dei vecchi democratici, combinata in un nuovo movimento politico. È il popolo americano che non viene rappresentato nei mass media.


https://rumble.com/v2pans6-come-donald-trump-ha-bonificato-la-palude-dei-poteri-forti-di-washington.html

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 27 maggio 2023

6 - BAMBINO RAPITO DAL PAPA? TUTTE LE BALLE DEL FILM DI BELLOCCHIO
Mortara non fu rapito, anzi poi si fece sacerdote prendendo il nome del Papa Pio IX come ringraziamento per come era stato trattato dalla Chiesa: come una madre premurosa
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Blog di Nicola Porro, 26 maggio 2023

Mi dicono che il film di Bellocchio è sbilanciato a sinistra. Neanche Spielberg, visti gli atti, aveva osato. Bah, le polemiche servono a far vedere il film, anche se stantie. Ecco infatti che cosa scrivevo nel 2005 sul mensile Il Timone: «Ai tempi di Pio IX gli Stati prelevavano i figli maschi da ogni famiglia per la leva militare triennale o per mandarli in guerra. Cavour, in Crimea, si alleò coi turchi, che da secoli toglievano ogni anno un figlio alle famiglie cristiane sotto il loro dominio e li allevavano nell'islam per farne Giannizzeri. I russi, per contenere l'irredentismo polacco, portavano i piccoli cattolici in collegi ortodossi. Gli inglesi mettevano gli orfani dei loro militari irlandesi (cattolici) in collegi anglicani; tolsero i figli al poeta Shelley («ateo e di vita scandalosa») per chiuderli in collegio (anglicano). Gli svedesi battezzavano di forza nel luteranesimo i non battezzati. Negli Usa era normale vendere i figli degli schiavi neri.

IL CASO MORTARA
Eppure, tutti questi protestarono vivamente per il «caso Mortara». (...) Giovanni Paolo II se lo sentì rinfacciare all'ingresso, per la prima volta nella storia, nella sinagoga romana. E un'intera pagina del Washington Post lo ammonì a non beatificare il «rapitore di bambini» Pio IX. Quel «caso» determinò la fondazione della prima organizzazione ebraica mondiale di autodifesa, che offrì una grossa somma a chi avesse tentato in Roma un raid per «liberare» il «rapito». Libri e libri sono stati scritti per deprecare quella "infame violenza" perpetrata da Pio IX, e ancora vi si insiste. Vittorio Messori è andato a cercare l'autobiografia del diretto interessato, la «testimonianza, quasi il verbale di una singolare avventura. Quella di un oscuro bambino ebreo per il quale si batterono un Papa, un imperatore, re, ministri, ambasciatori, principi della stampa e del foro, cardinali e massoni, teologi e rabbini»: Io, il bambino ebreo rapito da Pio IX (Mondadori, che Bellocchio dice di aver letto). Morto nel 1940, il «rapito» si era fatto prete, aveva preso il nome di quello che considerava il suo padre spirituale, Pio, ed aveva chiarito una buona volta quella storia cominciata a Bologna, quando, neonato in fin di vita, era stato segretamente battezzato dalla cameriera.
Ora, le leggi dello Stato Pontificio (cui apparteneva Bologna) vietavano ai cristiani di servire in case di ebrei e viceversa, proprio per evitare casi come quello. E ancora oggi le norme canoniche proibiscono i battesimi senza il consenso dei genitori, tranne in casi di pericolo di morte. Torniamo al piccolo Edgardo Mortara: sopravvisse miracolosamente e la faccenda si riseppe. Poiché il Papa è prima di tutto un prete, tutti i battezzati gli stanno a cuore ed è responsabile di fronte a Dio della loro anima. Come scrisse Louis Veuillot, il grande giornalista, l'affaire ricordava «ai cattolici, che hanno banalizzato le verità di fede, quale sia l'importanza del battesimo. Pio IX è disposto a perdere tutto quanto resta dei suoi Stati ma a non permettere che si perda un'anima, fosse anche quella di un oscuro bambino». Così, la famiglia Mortara fu invitata a iscrivere il loro figlio ormai cristiano in una scuola cattolica cittadina; cresciuto, avrebbe liberamente scelto se tornare nella religione ebraica. Da notare, en passant, che di lì a poco il futuro Regno d'Italia avrebbe introdotto la «scuola dell'obbligo», esistente ancor oggi e comminante sanzioni penali ai genitori che non ottemperano.

IL MEMORIALE DI DON MORTARA
Ma scoppiò il «caso», di cui si impadronirono quanti avevano interesse a spingere i Mortara all'intransigenza. Allora il Papa fece portare il bambino a Roma, assumendosene personalmente il padrinato: i genitori potevano visitarlo quando volevano; e lo fecero, smettendo solo quando si accorsero che Edgardo non solo non intendeva tornare indietro ma, anzi, voleva farsi prete. La stampa liberale soffiò sul fuoco, parlando di plagio e, addirittura, insinuando che il piccolo fosse stato castrato per farne una «voce bianca» nella Cappella Sistina. Protestò perfino il rabbino capo di Roma, Sabatino Scazzocchio, scrivendo al padre del bambino e dicendogli che, se si fosse rivolto a lui, dati i suoi rapporti cordiali col Papa la cosa sarebbe stata risolta senza tutto quel clamore. Infatti, gli ebrei vivevano pacificamente a Roma da duemila anni; di più: quando, nel Medioevo e nel Rinascimento, erano stati cacciati da tutti i regni d'Europa, erano stati benevolmente accolti proprio a Roma. Nel 1849 la comunità ebraica romana aveva preso le distanze dall'effimera Repubblica mazziniana che aveva costretto alla fuga il Papa. E nessun ebreo romano si era trasferito nei molti Paesi europei in cui vigeva l'equiparazione giuridica.
Ma ormai era troppo tardi: il padre del «rapito» veniva generosamente finanziato per girare il continente e tener vivo lo «scandalo» (di cui, va detto, proprio in quei tempi così difficili la Chiesa avrebbe fatto volentieri a meno; ma la Gerarchia, allora, temeva più Dio che gli uomini). Non a caso i Mortara si trasferirono a Torino e poi nella nuova capitale Firenze. Proprio qui, per uno strano scherzo del destino, un'altra cameriera si infilò nella vita dei Mortara, il cui capofamiglia venne «processato (e assolto) per omicidio, accusato di avere aiutato un amico a gettare dalla finestra una domestica». Quando i piemontesi entrarono in Roma, nel 1870, una delle prime loro preoccupazioni fu quella di andare a «liberare» il «rapito», scoprendo con sconcerto che quello non ne voleva sapere e, anzi, si era fatto prete. I superiori ecclesiastici ritennero prudente farlo riparare all'estero, dove venne visitato anche da don Bosco. Fu qui che don Mortara vergò il memoriale che Messori ha riesumato e tradotto dallo spagnolo (il Mortara era poliglotta).
Così recita il sottotitolo: «Appunti storici accompagnati da una bella apologia del grande Pontefice di santa e grata memoria, scritti dal reverendo padre Pio Maria Mortara, Canonico Regolare di Sant'Agostino, della Congregazione del Laterano». Di suo pugno. Leggiamolo, dunque, per chiarire una buona volta le idee a chi ancora, pelosamente, si straccia le vesti per questa vecchia storia».

Fonte: Blog di Nicola Porro, 26 maggio 2023

7 - OMELIA SANTISSIMA TRINITA' - ANNO A (Gv 3,16-18)
Chi crede in lui non è condannato
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Quando san Patrizio evangelizzò l'Irlanda, volendo spiegare il mistero della Santissima Trinità, si servì di un piccolo esempio: prese fra le mani un trifoglio e disse che, come quelle tre foglioline formavano un'unica piantina, così le tre Persone, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, formano un unico Dio. L'esempio riuscì allo scopo: la folla che ascoltava abbracciò la fede cristiana e da allora, anche in tempi recenti, il giorno di san Patrizio, gli irlandesi attaccano al vestito un mazzolino di trifoglio, in memoria della loro conversione e in onore del Santo che li ha evangelizzati.
Il mistero della Trinità, celebrato in questa prima domenica dopo Pentecoste, è il primo mistero della fede cristiana, il più importante e il meno accessibile all'intelligenza umana. Vi si possono solo cogliere dei pallidi riflessi nella creazione, la quale, essendo opera di Dio, reca in se stessa l'impronta del suo Creatore. Per questo motivo, l'intelligenza umana non può arrivare a comprendere questo mistero, ma capisce che tale mistero, pur superando l'umana comprensione, non è contro la ragione; comprende inoltre che le similitudini che troviamo nell'opera della creazione confermano il nostro atto di fede.
La ragione umana non sarebbe mai riuscita a conoscere che Dio è in tre Persone uguali e distinte. Questa verità la sappiamo solo perché Gesù ce l'ha rivelata. La frase della Scrittura che maggiormente ci fa comprendere questo mistero è l'affermazione di san Giovanni evangelista: «Dio è amore» (1Gv 4,8). In questa piccola frase è racchiuso tutto il mistero di Dio uno e trino. Dio è trino, in tre Persone, proprio perché e Amore. Quando parliamo di amore, si parla sempre di una comunione di persone: la persona che ama, la persona amata e l'amore reciproco. Il Padre ama il Figlio, il Figlio ama il Padre e l'amore reciproco tra il Padre e il Figlio è lo Spirito Santo. C'è amore solo dove c'è comunione. Ma, pur essendo in tre Persone, vi è un unico Dio, poiché l'amore unisce e, in Dio, l'amore è così perfetto che di tre Persone c'è un solo Dio. Il Padre è Dio, il Figlio è Dio, lo Spirito Santo è Dio, e insieme non formano tre divinità, ma un unico Dio.
Il mistero della Santissima Trinità si riflette in modo particolare nell'uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio. Tra le creature visibili, l'uomo e la donna sono le più perfette, quelle che maggiormente rivelano il mistero di questa comunione divina. Inoltre, quanto più uno ama, quanto più uno è santo, tanto più conosce Dio e lo fa conoscere al mondo.
La famiglia umana è chiamata alla santità, proprio perché è chiamata a riflettere il mistero di Dio. Più persone, unite dall'amore, formano un'unica famiglia e devono aiutarsi vicendevolmente ad amare e a servire il loro Creatore. Sganciata ed emancipata da Dio, la famiglia perde molto del suo valore e viene meno alla sua vocazione. Il beato Carlo, ultimo imperatore d'Austria, il giorno del suo fidanzamento, disse alla sua promessa sposa che da quel momento in poi si dovevano aiutare reciprocamente ad andare in Paradiso. E, alcuni anni dopo, affermò che avrebbe preferito che il Signore prendesse con Sé i suoi figli, piuttosto che essi commettessero un solo peccato mortale.
Dio è amore infinito e tale amore liberamente si vuole riversare sulle creature, innanzitutto sull'uomo, il quale per il peccato si era separato dal suo Creatore. Per questo motivo, il Vangelo di oggi così afferma: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). L'amore di Dio è venuto incontro a noi e ci ha salvati. Così la prima lettura di oggi mette in luce quella che è la caratteristica più grande di Dio, ovvero la misericordia, e lo afferma con queste parole: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà» (Es 34,6). L'amore infinito di Dio si manifesta nella Croce di Gesù. Guardando Gesù, morto e risorto per noi, noi vediamo tutta la ricchezza della misericordia divina.
Salvati dall'amore, noi siamo chiamati a vivere nell'amore vicendevole. San Paolo, nella seconda lettura di oggi, lo afferma con chiarezza: «Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi» (2Cor 13,11). Una famiglia che si ama, una Comunità affiatata, sono riflesso della comunione d'amore che vi è tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Quando dei fratelli si vogliono bene si dice che essi sono un cuore e un'anima sola. Così si diceva della prima Comunità cristiana di Gerusalemme e così si deve dire di ogni Comunità radunata dall'amore di Dio. Diversamente, daremo una contro testimonianza, anzi, saremo di scandalo. Nel Monastero di san Damiano, nelle vicinanze di Assisi, si diceva che santa Chiara e le sue consorelle erano così congiunte dalla mutua carità da avere, fra di loro, come un'unica volontà (cf FF 352). Come esortava san Paolo nella seconda lettura, quelle sante suore avevano gli stessi sentimenti e il loro amore vicendevole era talmente grande che la loro vita umile e nascosta era un piccolo riflesso di Cielo.
«Tendete alla perfezione» (2Cor 13,11), ci ripete san Paolo. La perfezione non consiste nel compiere miracoli, ma nell'amare con tutte le nostre forze Dio e il prossimo. Se faremo così, l'amore di Dio sarà sempre con tutti noi e noi potremo riflettere nel modo migliore il mistero di Dio, uno e trino.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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