BastaBugie n�837 del 06 settembre 2023

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1 NASCE LA BUSSOLA MENSILE, RIVISTA DI FORMAZIONE APOLOGETICA
Da ottobre un nuovo mensile cartaceo per riproporre in modo semplice ma rigoroso l'insegnamento perenne della Chiesa e le ragioni che fondano la nostra fede (è già possibile fare l'abbonamento annuale)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 LA NUOVA RIVOLUZIONE FRANCESE E' ALLE PORTE
Gli immigrati musulmani rovesceranno l'ordine costituito sull'ateismo... è solo questione di tempo (e non solo in Francia)
Autore: Roberto De Mattei - Fonte: Radio Roma Libera
3 UNA TRAPPOLA SENZA VIA D'USCITA PER GLI ANZIANI
Dopo Bibbiano e Forteto, ecco lo scandalo degli amministratori di sostegno disonesti che chiudono i malcapitati in Rsa dove vengono privati della libertà, degli affetti, dei denari e del diritto di morire a casa loro
Autore: Barbara Pavarotti - Fonte: Provita & Famiglia
4 ROCCO SIFFREDI ALLEATO DEL MINISTRO DELLA FAMIGLIA... QUALCOSA NON TORNA
Altro passo falso di Eugenia Roccella che si accorda con Siffredi nel denunciare la pornografia per i minorenni, ma dimenticando che la pornografia è il suo lavoro (VIDEO: La risposta a Rocco Siffredi)
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 SOROS LASCIA L'EUROPA, MA NON E' UNA RITIRATA, BENSI' UN OBIETTIVO RAGGIUNTO
Ormai i governi europei seguono già i voleri del miliardario George Soros, per cui la Open Society investirà altrove i suoi capitali per promuovere aborto, eutanasia, gender, diritti lgbt, immigrazionismo, ecc.
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Radio Roma Libera
6 IL MINISTERO DEI SACERDOTI LEFEBVRIANI E' ILLEGITTIMO (E NON C'E' LO STATO DI NECESSITA')
L'aveva chiarito Papa Benedetto XVI perché, nonostante la remissione della scomunica, la Fraternità sacerdotale San Pio X ha rifiutato di rientrare nella Chiesa Cattolica
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 LETTERE ALLA REDAZIONE: IN CHE MONDO VIVIAMO?
In chiesa una ragazza single mi ha detto che era incinta grazie alla fecondazione artificiale perché voleva essere madre a tutti i costi... sono rimasta senza fiato, ho balbettato qualcosa, avevo solo voglia di piangere
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
8 OMELIA XXIII DOM. T.O. - ANNO A (MT 18,15-20)
Tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

1 - NASCE LA BUSSOLA MENSILE, RIVISTA DI FORMAZIONE APOLOGETICA
Da ottobre un nuovo mensile cartaceo per riproporre in modo semplice ma rigoroso l'insegnamento perenne della Chiesa e le ragioni che fondano la nostra fede (è già possibile fare l'abbonamento annuale)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 31 agosto 2023

La mancanza di una seria formazione nella fede ha indebolito e diviso la Chiesa. È il concetto espresso lo scorso 14 agosto dall'arcivescovo di San Francisco, Salvatore Cordileone, in una intervista a Fox News Digital. «Purtroppo - ha detto - ci sono molti cattolici che non seguono l'insegnamento della Chiesa perché non è mai stato insegnato loro. (...) Così le loro vite non sono informate dalla fede, e anche se si identificano come cattolici, la loro vita, le loro priorità, e a volte anche i loro valori sono determinati più dal mondo secolare che non dalla fede cattolica».
È un giudizio molto chiaro e netto quello del vescovo Cordileone che alla Bussola condividiamo completamente. È per questo che oltre un anno fa abbiamo deciso di proporre l'Ora di dottrina ogni domenica. E ora siamo pronti per un passo successivo: la Bussola mensile, una rivista cartacea tutta dedicata alla formazione apologetica, che uscirà con il primo numero a ottobre.
Perché un nuovo mensile?
In un momento di grave confusione nella Chiesa, in cui agli attacchi esterni si sommano quelli ancora più insidiosi che vengono dall'interno, e dove la reazione è spesso emotiva se non irrazionale, vogliamo riproporre in modo semplice ma rigoroso l'insegnamento perenne della Chiesa e le ragioni che fondano la nostra fede.

UN MENSILE CHE PERMETTE DI PERSEVERARE NELLA VERITÀ
Potrebbe sembrare una scommessa azzardata: mentre tutti i giornali e periodici nati sulla carta si buttano sul web, la Bussola fa il percorso inverso: pur avendo rafforzato la presenza quotidiana sul web (vedi il recente restyling), crea un prodotto cartaceo. Ma lo facciamo proprio per la consapevolezza di quell'esigenza di formazione di cui parla il vescovo Cordileone e perché la rivista cartacea ha ancora un valore per articoli e approfondimenti che vogliono essere punti fermi per la vita dei credenti e non sono quindi destinati a passare di moda davanti all'incalzare dell'attualità.
Teologia, liturgia, filosofia, storia, arte e cultura, dottrina sociale, spiritualità e preghiera, e altro ancora: ogni mese 32 pagine per abbeverarsi alla fonte che permette di perseverare nella Verità.
È un mensile per tutti, è la possibilità di comprendere il significato profondo e le implicazioni di tanti fenomeni e dibattiti di attualità nella Chiesa e nella società.
Non a caso, nel primo numero di ottobre, l'approfondimento di Primo piano e la copertina sono dedicati al Sinodo sulla sinodalità che si svolgerà in Vaticano dal 4 al 29 ottobre prossimi.
E la presentazione ufficiale de La Bussola mensile avverrà a Roma il 3 ottobre proprio con un Convegno intitolato "La Babele sinodale", con gli interventi del cardinale Raymond Burke, di padre Gerald Murray e Stefano Fontana. L'evento si svolgerà al Teatro Ghione, in via delle Fornaci 37 (a due passi da Piazza San Pietro) alle ore 16.

COME ABBONARSI A LA BUSSOLA MENSILE
È possibile acquistare La Bussola mensile abbonandosi (il costo annuo per 11 numeri è di 30 euro) o acquistando le singole copie nelle parrocchie che la esporranno.
Per l'abbonamento si può pagare con:
- Paypal e carta di credito, clicca qui;
- bonifico bancario sul conto intestato a Omni Die srl
 IBAN: IT26S0200820405000102360730
 causale: Abbonamento mensile
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- Conto corrente postale no. 1067133064, intestato a Omni Die srl
Per prenotare già da ora una copia saggio o per ulteriori informazioni scrivere a distribuzione@lanuovabq.it

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 31 agosto 2023

2 - LA NUOVA RIVOLUZIONE FRANCESE E' ALLE PORTE
Gli immigrati musulmani rovesceranno l'ordine costituito sull'ateismo... è solo questione di tempo (e non solo in Francia)
Autore: Roberto De Mattei - Fonte: Radio Roma Libera, 27 agosto 2023

Mi ha fatto riflettere un articolo di Jean-Pierre Maugendre sulla rivista "Renaissance Catholique", di cui cercherò di riassumere i punti essenziali, anche perché offre una seria e articolata conferma delle preoccupazioni del generale Roberto Vannacci, nel suo libro "Il mondo al contrario", che in Italia ha provocato un ingiustificato scandalo.
Maugendre si sofferma sulla situazione della Francia ed esordisce affermando che una parte significativa del suo territorio nazionale è ormai in stato di secessione, l'equivalente sul piano politico dello scisma, sul piano religioso. "La domanda - scrive - non è più se una guerra civile, o meglio una guerra etnico-religiosa, avrà luogo sul suolo francese, ma quando e con quali probabilità di successo per i vari protagonisti".
La causa di questa pre-guerra civile è l'immigrazione che in Francia ha origini più lontane e dimensioni più ampie di quella dell'Italia, e di altri Stati europei, che però stanno percorrendo la stessa strada.
Negli ultimi decenni, afferma Maugendre, un gran numero di immigrati estranei alla nostra cultura e civiltà è entrato a far parte del territorio nazionale francese, ma gli strumenti di assimilazione che avevano funzionato per gli immigrati polacchi, spagnoli e italiani all'inizio del XX secolo sono falliti. Né la scuola, né il servizio militare, né la Chiesa, sono riusciti a "francesizzare" queste onde di immigrati.
Le responsabilità sono della destra liberale, che vede gli esseri umani solo come produttori e consumatori, e della sinistra socialista, imbevuta delle grandi utopie dei diritti dell'uomo. Entrambe, destra e sinistra, d'accordo su un mantra: la Repubblica e la sua religione, il secolarismo, avrebbero risolto tutti i problemi.

L'ISLAM HA RAFFORZATO LA SUA PRESA SULLE POPOLAZIONI DI IMMIGRATI
Così non è stato. Nel corso degli anni, l'Islam ha rafforzato la sua presa sulle popolazioni di immigrati, alcune delle quali non desideravano altro che occidentalizzarsi. Scrive Maugendre: "Diventare francesi! Perché dovrebbero farlo? È davvero auspicabile e desiderabile? Chi è orgoglioso di essere o diventare francese? In effetti, molti di questi giovani immigrati di seconda o terza generazione, quando viene chiesto loro di definirsi, annunciano la nazionalità dei loro genitori. Quanti delle migliaia di tifosi marocchini che lo scorso dicembre hanno invaso e occupato gli Champs Elysées durante l'ultima Coppa del Mondo di calcio erano "francesi sulla carta". Chi, tra questi immigrati, potrebbe essere così avventato da abbandonare il conforto che dà loro la Umma, islamica una comunità in piena espansione demografica e politica, per associare il proprio destino a un paese il cui disprezzo per il diritto naturale (matrimonio per tutti, teoria del gender, dittatura LGBT, ecc.) è oggetto di scandalo e disprezzo per popolazioni che sono ancora saldamente attaccate a certi elementi del diritto naturale? (...) I recenti attacchi agli edifici pubblici, alle forze di polizia, ai vigili del fuoco, alle scuole, alle biblioteche e così via, tutti simboli della Francia e delle sue istituzioni, dimostrano da parte di molti di questi giovani un odio verso il nostro Paese che anche i commentatori più compiacenti non riescono più a nascondere".
Maugendre cita fatti che sono sotto gli occhi di tutti. "La divisione etno-religiosa prevista e temuta da alcuni non è più un rischio o una profezia, ma una realtà. Alle elezioni legislative del giugno 2022, il NUPES di Jean-Luc Mélenchon, il partito di sinistra pro-immigrati, ha vinto in tutte e dodici le circoscrizioni di Seine Saint-Denis. Nel frattempo, il Rassemblement National di Marine Le Pen ha vinto in sette delle otto circoscrizioni del Var. La spaccatura è evidente.

MILIARDI DI EURO BUTTATI AL VENTO
Versare miliardi di euro nelle periferie per ricostruire i 1059 edifici incendiati o promuovere l'educazione sessuale nelle scuole non risolverà i problemi posti dalla secessione di molte parti del nostro territorio nazionale. È già molto tardi, e la banda di nullatenenti che presiede al destino del nostro sfortunato Paese non è in grado né di rallentare il flusso di nuovi immigrati né di far rispettare gli OQTF (Obligation de Quitter le Territoire Français) emessi dai tribunali. C'è da temere che il destino del nostro Paese sia quello del Libano, cioè la frammentazione della Francia lungo linee etniche e religiose. Un quartiere o una città saranno popolati da marocchini, un'altra da algerini, un'altra da abitanti del Mali, un'altra ancora da francesi etnici, eccetera, ognuno regolato dalla propria legge. La storia è implacabile. Ha le sue leggi, impietose come quelle della fisica".
Citando una profezia del maresciallo Juin, Maugendre scrive: "La Francia è in stato di peccato mortale e un giorno sarà punita. Ma sappiamo anche che è sempre possibile guarire, anche dal peccato mortale. Purché ci si penta e si faccia ammenda. Il 29 luglio 1916, l'ormai santo Charles de Foucauld profetizzava dal suo eremo di Tamanrasset: "Se non siamo riusciti a rendere francesi questi popoli, ci cacceranno. L'unico modo per farli diventare francesi è che diventino cristiani".
Queste previsioni, non hanno perso nulla della loro attualità e non riguardano solo la Francia "La situazione della Chiesa in Francia - afferma Maugendre - che dovrebbe essere responsabile di questa missione di evangelizzazione ma che è soprattutto preoccupata di rompere con la Tradizione liturgica della Chiesa e di convertirsi a una sinodalità tanto indigesta quanto decisamente rivoluzionaria, non dà certo adito all'ottimismo. Tuttavia, sappiamo che nulla è impossibile a Dio e che è nell'umile adempimento delle nostre fedeltà domestiche che si preparano i tempi della Risurrezione".
Sono parole che Maugendre riferisce alla Francia, ma che potremmo applicare all'Italia e all'Europa intera.

Nota di BastaBugie: per vedere dei video sull'islam, clicca qui!

DOSSIER "TOP TEN 2023"
Gli articoli più letti dell'anno

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Fonte: Radio Roma Libera, 27 agosto 2023

3 - UNA TRAPPOLA SENZA VIA D'USCITA PER GLI ANZIANI
Dopo Bibbiano e Forteto, ecco lo scandalo degli amministratori di sostegno disonesti che chiudono i malcapitati in Rsa dove vengono privati della libertà, degli affetti, dei denari e del diritto di morire a casa loro
Autore: Barbara Pavarotti - Fonte: Provita & Famiglia, 5 settembre 2023

Centinaia di migliaia di anziani sono costretti a pagarsi la loro morte in Rsa e in "case di riposo" private. Un business spaventoso sulla pelle dei più fragili. In queste strutture ben 100.000 persone sono tuttora sottoposte a contenzione. E quasi tutti hanno un amministratore di sostegno che, per legge, decide tutto al posto dell'anziano, lo priva giuridicamente di ogni diritto e libertà.
Questa figura è stata istituita per legge nel 2004. Nata con le migliori intenzioni - tutelare chi non ce la fa da solo, nel suo esclusivo interesse - è diventata, negli anni, una "camicia di forza". Un'interdizione mascherata. Perché gli amministratori di sostegno non hanno alcun limite al loro potere: gestiscono i conti correnti; vendono beni e proprietà degli amministrati; li ricoverano contro la loro volontà; decidono dove devono vivere e quali cure devono seguire; possono isolarli dal mondo e spezzare legami affettivi decennali. Si sostituiscono agli amministrati in ogni decisione economica e pratica che li riguardi. La volontà degli interessati conta meno di zero, benché la legge dica altro.
Gli amministratori di sostegno vengono nominati dai giudici tutelari dietro istanza, spesso, delle stesse famiglie, che non sanno a cosa vanno incontro. Pensano che possano essere d'aiuto nella gestione del congiunto, invece si ritrovano poi esclusi da ogni scelta. Il loro operato dovrebbe essere controllato dai giudici tutelari, ma la realtà è ben altra. I tutelari hanno troppo da fare e, una volta nominato il "sostegno", ben raramente intervengono.

MUOIONO SOLI
Si arriva al paradosso che l'amministratore di sostegno può non fornire ai figli informazioni sanitarie sul genitore, in quanto "sono dati sensibili che non possono essere rivelati a terzi". È successo a Carla, la cui madre è morta senza che lei potesse sapere quanto fosse grave. Poi c'è il padre di Cristina, che è stato legato al letto per tre mesi solo perché ogni sera preparava il bagaglio per uscire dalla Rsa e voleva a tutti i costi andarsene. È morto.
Muoiono tutti, muoiono soli, fra estranei, col divieto, imposto spesso dall'amministratore di sostegno, di ricevere visite ritenute - a esclusivo arbitrio dell'amministratore - "pericolose". Perché costoro devono sospendere ogni contatto col mondo, altrimenti non si abituano. Nessuno di loro può mai più rivedere la propria casa che, in genere, viene smantellata e monetizzata dall'amministratore di sostegno - col pieno consenso del giudice tutelare - per pagare la retta del luogo di morte. E a moltissimi - appena entrati in Rsa - l'amministratore di sostegno arriva a sequestrare il telefono, in modo che non abbia più possibilità di parlare con nessuno, con la scusa "tanto non lo sa più usare".
I divieti degli amministratore di sostegno, avvalorati spesso col silenzio-assenso dei giudici tutelari, rasentano i "crimini contro l'umanità". [...]
E tutto questo accade per una legge, la numero 6 del 2004, che è quanto di più vago ci sia, quindi si presta a ogni abuso e interpretazione distorta. La legge dice solo che l'amministratore di sostegno «deve fare l'interesse del beneficiario con la minore limitazione possibile». Ma a stabilire questo "interesse" di fatto è una sola persona. Come può un unico individuo decidere il destino di un altro? Quanto alla «minore limitazione possibile», nel corso degli anni, è diventata un bluff.

UNA REALTÀ OSCURA
Gli amministratore di sostegno, col giuramento, diventano pubblici ufficiali, ma abusano del loro potere alla grande, quasi sempre nella totale indifferenza dei giudici tutelari, che non hanno nemmeno un termine per rispondere alle istanze di chi segnala abusi e sopraffazioni. Possono rispondere dopo mesi o mai. E intanto i tutelati, per i quali il tempo è ormai agli sgoccioli, muoiono e il problema finisce.
Questa è una realtà oscura di cui non parla nessuno, perché in ballo ci sono troppi interessi. I media si occupano di casi struggenti, di anziane in fuga dalla Rsa, ma mai osano toccare il problema che c'è dietro: l'amministrazione di sostegno.
Amministrazione data a pioggia quando sei anziano e cominci a sfarfallare. È questa davvero la soluzione giusta per chi invecchia? No. Gli anziani non devono mettere piede nei tribunali, non sono dei criminali. Ogni volta che un anziano viene trascinato in tribunale senza nemmeno capire cosa gli sta accadendo è una sconfitta. Finisce intrappolato in un tunnel giudiziario da cui non uscirà mai. La liberazione è solo con la morte. [...]
Sandro, ricoverato da oltre un anno, dice: «L'amministratore di sostegno mi ha tolto tutto: cellulare, documenti, la mia casa. Non ho un centesimo in tasca e non so più quale sia la mia casa, perché sono rinchiuso, con le sbarre dovunque. Non posso andare in bagno la notte, che dura dodici ore. La devo fare nel pannolone che la struttura mi ha imposto appena entrato. Prima camminavo, ma già dopo due mesi ero in carrozzella, legato. Per la mia sicurezza, hanno detto. Mi danno cibo per vecchi, ho dimenticato odori e sapori che amavo. In un anno ho perso 15 chili. Io volevo solo morire a casa mia, l'amministratore di sostegno me l'ha tolta, smantellata di tutto, e l'ha affittata per pagarmi la mia morte a 2.500 euro al mese».

Fonte: Provita & Famiglia, 5 settembre 2023

4 - ROCCO SIFFREDI ALLEATO DEL MINISTRO DELLA FAMIGLIA... QUALCOSA NON TORNA
Altro passo falso di Eugenia Roccella che si accorda con Siffredi nel denunciare la pornografia per i minorenni, ma dimenticando che la pornografia è il suo lavoro (VIDEO: La risposta a Rocco Siffredi)
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 2 settembre 2023

Ma il Rocco Siffredi che a Eugenia Roccella parla di educazione da portare nelle scuole per spiegare che cosa sono il porno e la sessualità è lo stesso Rocco Siffredi che non più tardi di due giorni fa proponeva alla cantante Arisa di fare un porno educativo insieme?
Qualcuno avverta la ministra che se intende lanciare la crociata del porno vietato ai minori pensando di imbarcare una variegata compagnia che va da don Maurizio Patriciello al pornodivo abruzzese, significa che almeno uno di loro è fuori posto. Che cosa ci sarebbe infatti di educativo in un porno? O, riformuliamo, quale è il concetto di educazione che Siffredi può portare ai giovani ai quali vorrebbe vietare l'accesso libero dei portali web per dirottarli, da adulti, sui suoi canali?
Registriamo che la calda estate 2023 verrà intanto ricordata per la prima "alleanza" tra un ministro della Repubblica e un pornodivo, con la scusa dell'educazione. Nel dibattito iniziato con la Roccella nel puntare il dito contro il porno, che ultimamente è diventato violento e proseguito con il signorsì di Siffredi, abbiamo assistito anche all'accalorata ripresa della ministra della famiglia nello sdilinquirsi per l'adesione di Siffredi alla sua proposta di vietare il porno ai minori. "Non me lo aspettavo il suo sostegno, non era scontato".
Bene, adesso, dunque, che nel nome dell'educazione, Siffredi è salito sul carro del governo per la crociata anti-porno selvaggio e pro-minori, è bene però che qualcuno si chiarisca le idee su che cos'è l'educazione di cui parla Siffredi, non sia mai che si rischi di prendere qualche abbaglio.

NON ESISTE UN PORNO ACCETTABILE
Perché è facile pensare di vietare ai minori portali ad accesso gratuito come pornhub o youporn, più difficile mettere a sistema il fatto che non è che esiste un porno accettabile - o educativo - contro uno selvaggio, sregolato, che nutre sentimenti di violenza nei confronti delle donne. Se non si comprende che il problema non è il porno ai minori, ma il porno in sé, quando questi saranno maggiorenni, approderanno senza problemi alla visione di filmini dopo essere stati preparati da un sistema di social e mediatico che è fortemente permeato di pornografia.
"Continua sempre a inseguire i tuoi sogni". Questo innocuo augurio, dal vago sapore romantico educativo, compare nella pergamena consegnata da Siffredi alla vincitrice della sua Academy, nel giugno scorso. Lei, Shelena come nome d'arte Elena all'anagrafe, proveniente da Ragusa, sorride emozionatissima per l'esperienza appena terminata che le frutterà l'ingresso nel "magico" e perverso mondo dell'hard.
I giornali siciliani sono entusiasti come se avesse vinto il Festival di Sanremo e presentano la giovane 23enne come una piccola star che da Onlyfans è approdata alla corte di Re Rocco per coronare il suo sogno. Ed è qui che si consuma il grande inganno di Siffredi, che con una mano dice di voler vietare l'hard sui siti ad accesso libero, ma con l'altra costruisce la sua rete proprio grazie ai social che veicolano certi messaggi.
Shelena infatti, come tutte le giovanissime ragazze appena maggiorenni che Siffredi arruola, utilizza proprio i social per farsi conoscere. Il suo profilo Istagram, ad esempio, conta 77mila followers, ed è pieno di foto ammiccanti, certo non pornografiche, ma che rimandano ai link di Telegram e Onlyfans dove l'adulto, pagante, potrà dar sfogo alla sua lussuria. Il minore che segue viene così attratto e in un qualche modo anche se non può entrare guarda dal buco della serratura e nel frattempo coltiva la libido.
È un meccanismo che si nutre di esche, prede e lupi che adescano. L'ipocrisia di Siffredi è evidente: parla di educazione nel porno, si scandalizza per l'hard a portata di mano dei minori, ma è il primo a servirsi del web libero per gettare la sua rete dove esche giovanissime e appena maggiorenni catturano le prede.
È questa educazione? No, come non è certo educazione il fatto che sui social si censurino le opinioni di chi è contro i vaccini, ma si lascia tranquillamente scorrazzare chi invita alla pornodipendenza.

MANCA UNA CULTURA CHE CONSIDERI LA PORNOGRAFIA COME UN MALE IN SE'
Ma bloccare i social è davvero difficile. Nel frattempo, però, mentre il governo dovrà illustrare il suo piano d'azione, è bene informare che qualche strumento in più è pronto a entrare in campo. Entrerà in funzione in autunno il sistema di parental control licenziato nell'ambito del Decreto giustizia del 2020 che impone ai produttori di smartphone e pc di offrire di default alla vendita delle app attraverso cui i genitori possano regolare l'accesso dei figli a internet.
Ci sono voluti quasi tre anni per farlo entrare in funzione, perché nel frattempo, complice un emendamento votato dalla Sinistra, l'Autorità garante delle Comunicazioni si è presa tutto il suo tempo per studiare la faccenda. Ma a volere quel controllo era stato l'allora parlamentare leghista Simone Pillon, che fece approvare un emendamento grazie al quale ora il parental control può entrare in azione. «Considero quell'emendamento uno dei miei principali successi politici», ha spiegato Pillon alla Bussola.
Dunque, gli strumenti ci sono. Quello che manca però è una cultura che consideri la pornografia il male in sé e non una degenerazione di volta in volta da condannare: per minori, con oggetto le violenze e gli stupri etc... Semmai queste sono "aggravanti" di un fenomeno che è sdoganato e accettato ormai dal comune sentire come normale. Del resto, se non fosse normalizzata la pornografia, il Comune di Ortona si sarebbe ben guardato dal consegnare al suo "illustre" cittadino Rocco Siffredi la massima onorificenza della città.
E invece il pornodivo viene invitato come ospite d'onore, intervistato dal media system come una celebrità mentre sui social è acclamato e ammirato dai giovanissimi come un eroe nazionale. Qui stanno l'ipocrisia e la mala educaciòn di un sistema perverso, che spaccia il porno come qualcosa di accettabile e per nulla degradante l'umano.
Hai voglia a oscurare i siti gratis se poi il re dell'hard viene osannato da un sistema oliato e ormai pervasivo come un illustre italiano di cui andare fieri. Almeno essere chiari sulle finalità di certi provvedimenti e sulla compagnia che si spera di avere al proprio fianco sarebbe cosa saggia.

Nota di BastaBugie:
oggi sempre più persone cercano di liberarsi dalla nuova forma di schiavitù che consiste nel consumo frequente di immagini pornografiche. Il percorso proposto dal sacerdote cattolico padre Eric Jacquinet nel libro "Libero! Dalla trappola della pornografia" è strutturato in un cammino di 40 giorni per riconquistare la gioia di vivere. L'itinerario accompagna un progressivo lavoro di conversione, liberazione e ricostruzione di sé che, ad ogni tappa, si concretizza attraverso una testimonianza, una spiegazione dei meccanismi psicologici, una riflessione spirituale ed esercizi pratici.
Per comprare il libro del 2021, pag. 336, € 24, clicca qui!

LA PORNO MORALE DI ROCCO
L'autore del precedente articolo, Andrea Zambrano, nell'articolo seguente dal titolo "La porno morale di Rocco: l'hard fa male, ma solo il suo è buono" parla dell'ipocrita dibattito su stupri e pornografia tra il ministro della famiglia Eugenia Roccella e Rocco Siffredi nella parte del moralizzatore per vietare l'hard ai minori e regolamentare l'accesso ai siti. Una trappola per un porno sdoganato e per pubblicizzare la sua Academy con relativi profitti. Ma tacendo che la pornografia è sempre violenza con devastanti ricadute.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 28 agosto 2023:

Timeo danaos et dona ferentes («Temo i Greci, anche quando portano doni»). L'antica frase di Laocoonte di fronte al cavallo di Troia può essere un punto di riferimento per inquadrare il curioso e paradossale dibattito tra il ministro della Famiglia Eugenia Roccella e il porno attore Rocco Siffredi. Curioso, perché solo in un Paese come il nostro, all'appello sensato di un ministro di vietare la pornografia ai minori, ha risposto, condividendolo, chi non solo ha fatto del porno la sua ragione di vita, successo e guadagno, ma che ha letteralmente sdoganato l'hard facendolo diventare pop.
Ma proprio le parole di Siffredi, apparentemente censorie della pornografia ad accesso libero per i minori, nascondono invece un cavallo di Troia, un rischio enorme, un'ipocrita via d'uscita al problema degli stupri, che farebbe aprire una nuova finestra di Overton consegnandoci una pornografia regolamentata e quasi moralizzata e dilagante. Pronta all'uso proprio dei più giovani.
Tutto nasce con il commento della Roccella ai casi di stupri di Caivano (Napoli) e Palermo e ad una recente sentenza della Corte di Cassazione che assolve degli stupratori in ragione della percezione errata del corpo della donna mutuata dalla pornografia.
La Roccella ha denunciato al QN che «la pornografia è molto cambiata ed è sempre più violenta e umiliante nei confronti delle donne. C'è un'esposizione precoce: l'età media del primo accesso al porno è stimata in 7 anni». Da qui l'appello, come legislatore, a vietare ai più giovani l'accesso ai video pornografici che tra Tik tok, Youporn, Pornhub, Onlyfans e altri siti è ormai fuori controllo e sempre più accessibile. Piccolo inciso: l'analisi della Roccella è parziale. Non è che la pornografia è sempre più violenta, perché violenta lo è sempre stata. La pornografia è naturaliter violenta, fisiologicamente e ontologicamente violenta. Pensare che ci sia stata in passato una pornografia meno violenta equivale a offrire il destro a chi è interessato a cavalcare la faccenda pro domo sua.
E infatti... Chi ha raccolto l'appello del ministro? Proprio il pornodivo abruzzese con sede in Ungheria, che dopo una carriera stellare nel campo dell'eros è ormai sempre più un testimonial del porno sdoganato. Che una volta aveva il senso del proibito, mentre ora, anche grazie a lui e al personaggio che si è creato, è diventato non solo accessibile, ma normalizzato.
Siffredi ha rilasciato un'intervista ad Hoara Borselli su Libero nella quale ha denunciato la «proliferazione di siti pornografici in rete accessibili e gratuiti, fruibili con facilità da ragazzini giovanissimi, trasmettendo loro messaggi distorti sulla sessualità». Verrebbe da ridere, pensando al fatto che il primo messaggio distorto sulla sessualità lo trasmette proprio la pornografia.
Ma non contento, Siffredi ha poi proseguito dicendo di aver scritto alla Roccella perché «i ragazzi pensano da soli di non essere in grado di soddisfare sessualmente la donna e quindi ricercano supporto e si muovono in branco. Ma questo non è da imputare solo alla pornografia, bensì a chi non dà la possibilità di spiegare loro che quello che vedono nei film hard è finzione».
Nel corso dell'intervista, Siffredi ha ribadito che «ciò che vedono nei film è pura finzione» e che «agli attori maschi vengono fatte punture, per garantire loro quell'erezione che può durare ore: vengono iniettate sostanze micidiali» mentre «le donne, le attrici, per non sentire dolore derivante dalla rigidità del membro dopato, vengono anestetizzate. Voglio dire ai ragazzi che quello che viene riprodotto nei film pornografici non rappresenta la realtà. Che persino le eiaculazioni sono finte: viene fatta l'iniezione di una sostanza bianca nell'uretra dei maschi».
L'intervista prosegue sul filo dell'ambiguità, ma trova il suo climax quando Siffredi auspica un porno accessibile con consapevolezza, regolamentato e quindi a pagamento. «Come quando i giovani trovavano la cassetta VHS del padre o come quando nei cinema ci andavano gli amatori del porno».
Insomma, tra distinguo e giustificazioni pelose - nelle sue parole non c'è mai un accenno alle devastanti ricadute psicologiche per tutti, giovani e adulti, nell'uso della pornografia - la via di Siffredi per obiettare al nesso di causa-effetto violenza uguale porno e viceversa, è una vasta operazione di censura dei siti gratuiti e una promozione di un porno regolamentato, controllato, pagato. E dunque, sempre più sdoganato nella mentalità corrente quando non promosso da tv e radio.
Assente, infatti, nelle sue parole la parola proibito, che accompagnava fino a qualche anno fa il tema della pornografia, segno che anche in questo campo la finestra di Overton si è aperta e non di poco. Assente anche ogni riferimento al fatto che il set cinematografico sarà anche una finzione, ma non è una finzione l'effetto emotivo che il recitare degli attori produce sui fruitori e che sempre più ricerche scientifiche e report in mano ai governi di mezzo mondo inquadrano come una piaga sociale: chi fa uso di pornografia va incontro a depressione, scarsa autostima, percezione violenta del corpo della donna e tendenze suicide.
Come mai su questo il moralizzatore Siffredi non ha nulla da dire? Troppo facile nascondersi dicendo che in fondo «noi non facciamo educazione sessuale, facciamo intrattenimento». È evidente: la sua è l'ottica dello spacciatore che ti dice che quella sostanza fa male, ma se posta sotto certe regole finisce anche per fare bene. Curioso, ma questo è il nuovo lavoro di Siffredi, il quale ci informa nell'intervista di aver aperto persino un'academy per giovani attrici, creata per indirizzare le donne (tutte giovanissime) al mestiere di pornoattrice e prepararle ad un settore che non sembra essere dei più facili.
Rocco, quindi, vuole limitare l'accesso libero al porno per farlo pagare e così guadagnare. Nulla di più scontato, per uno che deve all'hard tutto il suo successo e la sua visibilità mediatica, che lo ha fatto diventare un personaggio ormai della porta accanto: intervistato dai rotocalchi come un attore sempre meno di nicchia, protagonista di una serie tv in suo onore su Netflix, guest star di Bergamo sex, la kermesse dell'eros dove la violenza, finta o vera poco importa, la fa da padrona.
Ma è il solito giochino: il messaggio che lancia Siffredi è che il porno fa male se senza regole. Quindi regolamentiamolo. Insomma, c'è porno e porno. È stupefacente che si erga a moralizzatore chi di mestiere ha negato la morale sessuale.
Ma la moralizzazione della pornografia, portata avanti da colui che ha reso pop il porno in Italia ha bisogno invece dei giovani. Ecco a cosa serve la Academy, di cui si parla con grande naturalezza sui media come se fosse una scuola di alta specializzazione di cucina.
Ebbene: costa 1500 euro per una durata di 8 giorni e, sempre stando a quanto riferito, si imparano anche le tecniche di BDSM che altri non è che il bondage e il sadomasochismo. Insomma, nell'Academy la violenza si insegna, eccome. E il fatto che sia una finzione nella pratica, non lo è nella realtà perché chi cerca il sesso violento è portato a diventarlo anche nelle relazioni della vita reale come dimostrano molte ricerche scientifiche come questa dell'Indiana University che attesta che «il pornomane ha più probabilità di essere violento verbalmente e fisicamente, di ricorrere a minacce e allo stupro».
A questo si aggiunga il fatto che non esiste una pornografia non violenta. La pornografia è sempre violenta e come la Bussola ha mostrato nel libro di Elisabetta Broli «è una vera e propria emergenza e gli studi scientifici spiegano che può diventare una dipendenza alla stregua di droga, alcool, gioco d'azzardo compulsivo».
Ecco perché la mano tesa di Siffredi, che si candida persino a un ruolo semi politico di interlocutore del Governo, è un cavallo di Troia da rifiutare, un dono che nasconde una sciagura chiamata pornografia. Improvvido, quanto meno, che la Roccella si sia precipitata entusiasta sulla sua pagina Facebook a commentare le parole del pornodivo perché lui "è un protagonista". Anzitutto perché questo è il modo migliore per riconoscergli quel ruolo politico che lui stesso si vuole ritagliare per i suoi interessi porno produttivi. In secondo luogo perché così facendo si accetta l'idea che esista o possa esistere una pornografia accettata, regolamentata e moralizzata. Inutile specificare - come lo stesso Siffredi ha suggerito, facendo cadere nella trappola la Roccella - che lui "parla più da padre che da pornodivo". Perché il pornodivo è sempre lì dietro l'angolo a raccogliere il frutto di certe scivolate. E monetizzare.

VIDEO: LA PORNOGRAFIA È UN CANCRO
Maria Rachele Ruiu risponde a Rocco Siffredi. La pornografia funziona come le dipendenze da sostanza: i bambini, ragazzi e adulti si ritrovano a cercare stimoli sempre maggiori e violenti, finanche video pedopornografici; una diminuzione dell’empatia verso le donne fino ad una maggiore accettazione della violenza contro le donne e una normalizzazione delle pratiche sessuali non comuni.


https://www.youtube.com/watch?v=e27S-3wXhUY

LIBERO!
Dalla trappola della pornografia alla libertà dell'amore
di Eric Jacquinet
Edizioni Porziuncola, anno 2021, pag. 336, € 24.
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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 2 settembre 2023

5 - SOROS LASCIA L'EUROPA, MA NON E' UNA RITIRATA, BENSI' UN OBIETTIVO RAGGIUNTO
Ormai i governi europei seguono già i voleri del miliardario George Soros, per cui la Open Society investirà altrove i suoi capitali per promuovere aborto, eutanasia, gender, diritti lgbt, immigrazionismo, ecc.
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Radio Roma Libera, 28 agosto 2023

L'OSF-Open Society Foundations, fondata, voluta e guidata dal miliardario George Soros, saluta l'Europa. La sua ritirata dal Vecchio Continente è pressoché totale. Una vittoria, come molti hanno ritenuto forse un po' troppo frettolosamente? Tutt'altro, in realtà rappresenta un'autentica sconfitta. Poiché la decisione sarebbe giunta dopo aver valutato come ormai la maggior parte dei governi e degli organismi istituzionali europei stia già seguendo politiche identiche a quelle sostenute dalla Fondazione ed, oltre tutto, investendovi capitali più che adeguati. Inutile quindi insistere oltre, meglio spostare interessi e denaro dove ancora manchino. E questo a partire già dal prossimo anno.
A darne notizia sono state contemporaneamente diverse agenzie d'informazione, come la spagnola InfoCatólica, la francese Médias-Presse-Info e l'italiana LaPresse, nonché quotidiani come l'italiano Domani. I nuovi obiettivi geografici di Soros ancora non sarebbero noti, ma la strategia resterebbe la stessa: sostenere economicamente Ong, think-tank e lobby di vario tipo per promuovere ovunque aborto, gender, Lgbtq+, eutanasia ed, in generale, una visione ultraprogressista della società.

ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ
Del resto, l'interesse dei "padroni del mondo" verso le istituzioni più significative e rappresentative a livello planetario non deve sorprendere, non è né un mistero, né una novità: pochi mesi fa, per la precisione lo scorso 23 maggio, secondo quanto riferito sempre da Médias-Presse-Info, l'OMS-Organizzazione Mondiale della Sanità ha firmato un rapporto di partnership con Fondazione Rockefeller, allo scopo di rafforzare, soprattutto - è stato detto - in termini di prevenzione, il Centro di informazione sulle Pandemie e sulle Epidemie. Valore dell'accordo, 5 milioni di dollari. Lo spunto verrebbe offerto insomma da un problema vero, ma per giungere dove? E soprattutto come?
Nel comunicato-stampa, con cui si è data notizia dell'intesa, è stato anche precisato come, in realtà, OMS e Fondazione Rockefeller collaborino da ben 75 anni con sovvenzioni, solo negli ultimi vent'anni, pari a circa 27 milioni di dollari. Ancora: nel gennaio 2022 Fondazione Rockefeller, peraltro grande azionista dell'industria farmaceutica, è stata anche ammessa come attore non statale nelle relazioni ufficiali con l'Oms. Sostanzialmente lo stesso modus operandi è riscontrabile in un'altra, analoga realtà, la Bill & Melinda Gates Foundation. E questo pone seri punti interrogativi sulla direzione che enti in ogni caso privati possano imprimere alle politiche di organismi internazionali, di per sé istituzionali, privi di reali esigenze economiche perché sostenuti dai governi ed autorevoli solo nella misura in cui possano essere e dirsi realmente liberi e indipendenti da pressioni esterne di singoli o gruppi.

BENEFATTORE O PARTNER?
È evidente come diverso sia lo status di semplice benefattore e quello invece di partner, con la possibilità concreta di incidere in una politica attiva di definizione degli obiettivi e dei progetti su scala internazionale. Tale politica di trasparenza viene purtroppo offuscata da operazioni magari formalmente legittime, tali tuttavia da lasciare più di un dubbio circa la loro effettiva limpidezza. E, ad evidenziarlo, è stato, nemmeno a farlo apposta, un altro big dell'hi-tech, Elon Musk, che lo scorso 15 maggio si è dichiarato pronto ad avviare un'azione legale proprio contro le Ong finanziate da Soros, accusate di diffondere informazioni false, pur di ottenere i propri scopi: in un rapporto, ad esempio, avrebbe denunciato un dubbio aumento nel numero degli «incidenti d'odio», finalizzato in realtà a sostenere limitazioni e censure più severe alla libertà di espressione in Occidente, in particolar modo - nel caso specifico - in Irlanda e Scozia. Che sia vero o meno, saranno eventualmente i tribunali a stabilirlo, ammesso che Musk sia disposto a proseguire in un'accusa, che potrebbe tramutarsi in un boomerang a fronte di sue iniziative, alquanto discutibili e non meno inquietanti, assunte tramite le sue aziende.
Del resto, fu Benedetto XVI a distinguere in modo chiaro nell'enciclica Deus Caritas est, ai numeri 30b e 31a, la sostanziale differenza tra le «molteplici organizzazioni con scopi filantropici, che si impegnano per raggiungere, nei confronti dei problemi sociali e politici esistenti, soluzioni soddisfacenti sotto l'aspetto umanitario» ed, invece, la «carità cristiana», per la quale occorre, sì, «competenza professionale», ma anche e soprattutto «umanità» e «formazione del cuore», capace di condurre i propri operatori «a quell'incontro con Dio in Cristo, che susciti in loro l'amore e apra il loro animo all'altro, così che per loro l'amore del prossimo sia una conseguenza derivante dalla loro fede, che diventa operante nell'amore». E questa è una cifra, una specificità, un valore aggiunto che né Soros, né Gates, né Musk, né alcun altro magnate dell'alta finanza può vantare, al netto di critiche, sospetti ed accuse.

DOSSIER "GEORGE SOROS"
Il padrone del mondo

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Fonte: Radio Roma Libera, 28 agosto 2023

6 - IL MINISTERO DEI SACERDOTI LEFEBVRIANI E' ILLEGITTIMO (E NON C'E' LO STATO DI NECESSITA')
L'aveva chiarito Papa Benedetto XVI perché, nonostante la remissione della scomunica, la Fraternità sacerdotale San Pio X ha rifiutato di rientrare nella Chiesa Cattolica
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21 agosto 2023

Un primo chiarimento all'articolo "Delusi da Roma, ma seguire i lefebvriani non è la soluzione" è d'obbligo. Allorché si afferma la prerogativa esclusiva del Papa di nominare un vescovo, non si intende che spetti direttamente al Papa eleggere un vescovo. La modalità elettiva ha conosciuto e conosce concretizzazioni diverse: elezione del candidato da parte di un Sinodo (per le chiese orientali), del Capitolo cattedrale, presentazione di una terna da parte di una Conferenza episcopale, etc.
Quello che rimane sempre fermo e non derogabile è il diritto del Papa di nominarlo e concedere il mandatum apostolicum, senza il quale la consacrazione, pur essendo valida, risulta illegittima. Nessun vescovo può essere consacrato contro la volontà del Papa, né può esercitare il suo ministero se il Papa non ne accetta la consacrazione, unendolo in tal modo al Collegio dei vescovi. Ora, nel caso di mons. Lefebvre, Giovanni Paolo II aveva esplicitamente rifiutato di conferire il mandatum ‒ e spiace davvero che, all'inizio del rito consacratorio, l'allora Superiore della FSSPX, l'abbé Franz Schmidberger, avesse invece confermato di avere il mandatum apostolicum. Inoltre, una volta avvenute le consacrazioni, lo stesso Papa non ha accolto questi vescovi nel Collegio.
Nemmeno si può invocare l'analogia con i vescovi ausiliari: i quattro vescovi consacrati nel 1988 non sono ausiliari, in quanto mons. Lefebvre non era un Ordinario; né la FSSPX aveva alcun diritto di incardinare i propri membri sacerdoti (ordinati illecitamente). E se pure li si considerasse arbitrariamente tali, si deve ricordare che anche i vescovi ausiliari devono essere nominati (non eletti!) dal Papa, necessitano del mandatum apostolicum e devono essere confermati dalla Sede apostolica.
Si è visto come la revoca delle scomuniche da parte di Benedetto XVI non abbia comportato alcun cambiamento quanto alla situazione scismatica. Ma, scisma o non scisma, un altro punto fondamentale da comprendere è che i sacerdoti della FSSPX esercitano un ministero illegittimo.
Proprio quel Papa che aveva deciso di rimettere la più grave sanzione canonica ai quattro vescovi consacrati da mons. Lefebvre, aveva anche spiegato che «finché le questioni concernenti la dottrina non sono chiarite, la Fraternità non ha alcuno stato canonico nella Chiesa, e i suoi ministri - anche se sono stati liberati dalla punizione ecclesiastica - non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa».
Si tratta di una mera questione disciplinare? Di una semplice "irregolarità canonica"?

LA STRUTTURA GIURIDICA DELLA CHIESA
La Chiesa cattolica insegna che per esercitare legittimamente il proprio ministero, il clero dev'essere parte della struttura giuridica della Chiesa; non è sufficiente un'ordinazione valida, ma è necessario ricevere una missione giuridica, da parte del Papa per i vescovi, e da parte dell'Ordinario per i sacerdoti e i diaconi (incardinazione). Per evitare fraintendimenti, sottolineiamo subito che non si tratta di semplici questioni di diritto ecclesiastico: alla base c'è la dottrina sulla Chiesa, un'ecclesiologia, che si distingue nettamente da quella protestante, proprio perché afferma la necessità di essere parte della Chiesa cattolica visibile, mediante il triplice vincolo della vera fede, dei veri sacramenti e della sottomissione alle legittime autorità. L'appartenenza alla struttura giuridica della Chiesa è requisito necessario e per il clero si traduce nel fatto di ricevere una missione canonica da parte delle legittime autorità.
Di nuovo, non è una questione puramente "formale", se con questo termine si intende qualcosa di non essenziale; è il Concilio di Trento, nei canoni sul sacramento dell'Ordine, a colpire con l'anatema quanti affermano che «quelli che, senza essere stati regolarmente ordinati o inviati (rite ordinati nec missi sunt) dall'autorità ecclesiastica e canonica, ma provenendo da altri, sono legittimi ministri della parola e dei sacramenti» (Denz. 1777). Dunque è questione di fede e non di semplice disciplina; o, meglio, di quella disciplina che nasce dalla retta fede.
Pio XII, nella Mystici Corporis, spiegava il senso profondo della dimensione giuridica della Chiesa. Parlando del «modo con cui Gesù Cristo vuole che l'abbondanza dei suoi doni dalla propria divina pienezza affluisca nella Chiesa», sottolineava che la Chiesa dev'essere intesa «secondo tutto il suo modo di vivere, quello visibile e quello invisibile». Questa visibilità della Chiesa si connette con la sua struttura giuridica, da cui deriva la missione giuridica. Per questo, Pio XII poté affermare che è «in virtù di quella missione giuridica per la quale il divin Redentore mandò nel mondo gli Apostoli come egli stesso era stato mandato dal Padre (cfr. Gv 17, 18; 20, 21)», che nella vita della Chiesa è Cristo stesso «che battezza, insegna, governa, assolve, lega, offre, sacrifica, per mezzo della Chiesa».
Come si può notare, l'elemento giuridico è tutt'altro che secondario e discutibile: esso appartiene alla costituzione stessa della Chiesa, così come Cristo l'ha voluta, e connette la gerarchia con la missione che Egli ha ricevuto dal Padre: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 20,21). I successori degli Apostoli devono, come gli Apostoli stessi, ricevere questa missione da Cristo, a cui «è stato dato ogni potere in cielo e in terra» (Mt 28, 18). Senza quell'«andate dunque e ammaestrate...» (Mt 28, 19), ricevuto da Cristo per mezzo del suo Vicario in terra, nessuno può esercitare alcun legittimo ministero. Nella Chiesa cattolica si può trasmettere solo se prima si ha ricevuto; un vescovo non può "mandare" i suoi sacerdoti se a sua volta non è stato "mandato" dal Papa, né tanto meno un vescovo o un sacerdote possono inviare se stessi.

NEL CUORE DELLA CHIESA
Si comprende che qui siamo nel cuore della Chiesa, nel cuore della sua unità: la sua natura giuridica e la missione giuridica sono strettamente collegate e sono inseparabili. Se si colpisce la seconda, se la si ignora, se la si disattende inevitabilmente si colpisce la natura stessa della Chiesa, perché la Chiesa di Cristo è la Chiesa cattolica visibile, e riconoscibile proprio grazie agli elementi visibili che scaturiscono dalla natura giuridica.
Ora, la FSSPX, dalla sua soppressione nel 1975, non ha alcuna realtà giuridica nella Chiesa cattolica. I suoi sacerdoti non sono incardinati e i suoi vescovi non hanno alcuna missione canonica. È per questa ragione che il loro ministero rimane illegittimo. Nella visione cattolica, non basta che i sacramenti siano validi: devono essere anche legittimamente amministrati.
Qualcuno potrà sollevare l'obiezione che queste siano tutte considerazioni ormai inutili, dal momento che papa Francesco ha concesso loro la giurisdizione per il sacramento della Penitenza e l'autorizzazione agli Ordinari «perché possano concedere anche licenze per la celebrazione di matrimoni dei fedeli che seguono l'attività pastorale della Fraternità» (la delega è concessa ad un sacerdote della diocesi e, solo dove ciò non sia possibile, direttamente ad sacerdote della FSSPX).
Iniziamo con la cosa più evidente: se il Papa ha concesso queste autorizzazioni «in modo da assicurare la validità e la liceità del sacramento da loro amministrato e non lasciare nell'inquietudine le persone», lo ha fatto perché senza queste autorizzazioni i due sacramenti non sono validi. Con questo atto, il Papa non ha riconosciuto la validità di quei sacramenti fino ad allora amministrati, ma li ha resi validi; anteriormente al 27 marzo 2017, non lo erano. Purtroppo. La FSSPX, di nuovo, ha usurpato un diritto che appartiene solo al Papa e all'Ordinario, "prendendosi" la giurisdizione per le confessioni e le deleghe per assistere ai matrimoni, giurisdizione che nessuna legittima autorità ha dato loro.
In secondo luogo, facciamo notare che ritenere che la discutibile decisione di papa Francesco significhi che la FSSPX non sia più in scisma o che i suoi sacerdoti possano esercitare legittimamente il loro ministero (e dunque che i fedeli vi possano ricorrere) è del tutto errato. Che si condivida o meno la decisione del Papa, la Chiesa può dare facoltà per singoli sacramenti anche a sacerdoti scismatici in situazioni particolari, per il bene delle anime. Questo è evidente nel can. 844 §2, dove si riconosce la validità del sacramento della Penitenza da parte dei ministri delle chiese orientali non in comunione con la Chiesa cattolica. Il che significa che il Papa ha concesso a questi sacerdoti giurisdizione per questo sacramento, che altrimenti sarebbe invalido (ricordo che la Penitenza e il Matrimonio sono gli unici due sacramenti che per essere validi, devono anche essere legittimamente amministrati).
Questa decisione del Papa ha certamente creato molta confusione; ma rimane il fatto che egli ha la potestà di conferire giurisdizione per ascoltare le confessioni anche a sacerdoti non in comunione con la Chiesa, senza che questo atto comporti che allora quei sacerdoti rientrino nella comunione con la Chiesa. La Chiesa, per esempio, conferisce la facoltà di assolvere anche ad un sacerdote dimesso dallo stato clericale qualora si trovi di fronte ad un morente che non può ricorrere ad un sacerdote legittimo; e va da sé che questo non significa che questi possa conferire lecitamente anche gli altri sacramenti. E dunque anche il ministero dei FSSPX, eccettuati questi due sacramenti (con la precisazione sul matrimonio di cui sopra), rimane illegittimo, per volontà della stessa Fraternità che ha sempre rifiutato la regolarizzazione canonica.

Nota di BastaBugie: l'autrice del precedente articolo, Luisella Scrosati, nell'articolo seguente dal titolo "Lo stato di necessità da solo non legittima la FSSPX" spiega che la scusa invocata dai sacerdoti "lefebvriani" al sostegno del proprio ministero non vale in quanto esso è privo di missio canonica.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 22 agosto 2023:

Allorché si ragiona sulla situazione canonica della FSSPX, è necessario tenere sempre presente sullo sfondo alcuni essenziali elementi storici. Non è "Roma" a non voler dare un posto nella Chiesa alla FSSPX, ma è la Fraternità che ha sempre rifiutato di entrarvi.
Accadde così nel 1988 con il suo fondatore, Mons. Marcel Lefebvre, che firmò il protocollo del 5 maggio 1988 ed il giorno dopo mandò al Cardinale Ratzinger una comunicazione nella quale dichiarava di voler ritirare la firma; nella stessa comunicazione imponeva alla Santa Sede l' ultimatum che la consacrazione episcopale concessa da Roma avvenisse al più tardi il 30 giugno. Il 24 maggio, Lefebvre alzava la posta, richiedendo 3 vescovi. Il 30 maggio, Ratzinger comunicava a Lefebvre che avrebbe fatto accelerare l'abituale procedura per la nomina di un vescovo, in modo che la consacrazione potesse avvenire il 15 agosto. Lefebvre rifiutò, procedendo alla consacrazione di quattro vescovi nella data da lui voluta.
I contatti successivi della Fraternità con la Santa Sede sono stati all'insegna dell'ambiguità, con l'allora Superiore Generale, mons. Bernard Fellay, che dapprima rifiutava un accordo pratico, e poi dava il via libera proprio ad un accordo pratico. Poi puntualmente respinto.
Poi il cambio della guardia ai vertici. Pochi mesi dopo la sua elezione a Superiore Generale, don Davide Pagliarani chiudeva definitivamente il discorso, mostrando con estrema chiarezza la volontà di non voler arrivare ad alcuna regolarizzazione: «anche se un domani le autorità romane ritornassero sui loro passi, proponendoci una dichiarazione in via di principio accettabile, cosa ci garantirebbe che, il giorno dopo, questa dichiarazione resterebbe ancora sufficiente per i nostri interlocutori?».
Per giustificare la propria posizione, la FSSPX presenta un'argomentazione che sostanzialmente si basa sull'intreccio tra stato di necessità, salus animarum e virtù dell'epicheia. In sostanza, la gravità dell'attuale crisi - che noi della Bussola non neghiamo, anzi - giustificherebbe la sospensione di alcune leggi canoniche per poter raggiungere il fine della salvezza delle anime, che è la suprema lex della Chiesa. Dunque, per raggiungere il fine supremo cui mira la legge - la salus animarum - è lecito a volte andare contro la lettera della legge.
Partiamo proprio dall'epicheia. È lo stesso principio richiamato inopportunamente da papa Francesco in Amoris Lætitia § 304 per consentire (in certi casi) la Comunione ai divorziati-risposati. Ora l'epicheia è quella virtù che permette di vivere secondo il bene inteso dalla legge, quando questa, a motivo della sua universalità, non riesce a prevedere alcune situazioni particolari.
Prima considerazione: l'epicheia non si applica né agli assoluti morali, né alla legge divina. Trascuriamo i primi, che qui non ci servono e veniamo alla seconda. La legge divina, avendo come legislatore supremo Dio stesso, è perfettamente in grado di prevedere tutte le situazioni; alla legge divina non sfugge alcuna situazione particolare e dunque nessuna circostanza autorizza a contraddirla. Questa è la ragione fondamentale per cui nessun potere umano, nemmeno la plena potestas del Papa, può contrastare la legge divina. Si pensi al matrimonio sacramentale rato e consumato. La salus animarum si adempie perciò sempre perfettamente conformandosi alla legge divina. E questo anche quando a noi sembra il contrario. Prendiamo il caso di un bambino non battezzato che sta morendo. Se io ho solo del chinotto e non dell'acqua, non lo posso battezzare, anche se in ballo c'è la salute della sua anima; il battesimo sarebbe invalido. Perché? Perché la materia del sacramento del battesimo è di diritto divino e la Chiesa non può dispensare.
Ora, il punto è proprio questo: è Cristo stesso che ha conferito ai successori di Pietro il diritto di istituire i vescovi, in modo diretto o delegato, in virtù del fatto che è tramite Pietro che i vescovi ricevono tutto quello che hanno, esercitando poi con piena autorità e non semplicemente come "delegati" del Papa. E questo a prescindere dalle forme storiche in cui ciò si realizza; ma è un dato di fatto che, anche quando non c'era il mandatum apostolicum, il Papa poteva rifiutare un'elezione, deporre un vescovo, impedire una consacrazione. Era ed è nella sua piena facoltà, in virtù del potere delle chiavi dato da Cristo a Pietro. Questa è la visione cattolica. Né vale l'obiezione che è stato solo con Pio XII che le consacrazioni senza mandato vengono colpite con la scomunica (a dire il vero, San Tommaso già prevedeva una scomunica). La Sede Apostolica può aumentare o alleggerire le sanzioni, ma questo non cambia la specie dell'atto scismatico ed il fatto che sia un'usurpazione del diritto che il Papa ha ricevuto da Cristo.
Strettamente collegato al primo punto è il fatto che è proprio per il bene comune della Chiesa che non è possibile consacrare dei vescovi contro la volontà del Papa, perché si porrebbe in essere un attacco diretto all'unità della medesima. San Tommaso spiega che il fine della legge e l'intenzione del legislatore è il bene comune; «se quindi si danno dei precetti che implicano la conservazione stessa del bene comune, oppure l'ordine stesso della giustizia e dell'onestà, tali precetti contengono l'intenzione stessa del legislatore: quindi non ammettono dispensa» (Summa Theologiae, I-II, q. 100, a. 8). E questo è proprio quello che riguarda i precetti sulla consacrazione dei vescovi, così come ritroviamo nei testi del Magistero (alcuni dei quali citati nei precedenti articoli).
Terzo ed ultimo: l'epicheia interpreta l'intenzione oggettiva del legislatore. Ma è proprio il legislatore - ossia il Papa - ad essersi espresso contrariamente alle consacrazioni episcopali di mons. Lefebvre, in virtù di un diritto che gli è stato dato da Dio stesso, e a non aver mai accettato le successive giustificazioni della FSSPX quanto alla sua interpretazione della suprema lex e dell'epicheia. L'epicheia si applica quando il legislatore è inaccessibile, almeno nel momento in cui si deve operare una scelta; e nel caso della FSSPX il legislatore non solo era accessibile, ma era stato anche effettivamente più volte raggiunto.
La FSSPX rivendica altresì una giurisdizione di supplenza - Ecclesia supplet - proprio in ragione dello "stato di necessità". Il riferimento è al can. 144 §1: «Nell'errore comune di fatto o di diritto, e parimenti nel dubbio positivo e probabile sia di diritto sia di fatto, la Chiesa supplisce, tanto nel foro esterno quanto interno, la potestà di governo esecutiva». Ora, questa supplenza che proviene dal Papa può essere esplicita o implicita. Nel primo caso viene appunto esplicitata nella normativa canonica, come nel caso del sacerdote dimesso dallo stato clericale che riceve esplicitamente giurisdizione dal Papa per assolvere un morente. Nel secondo caso, perché la Chiesa supplisca è necessario supporre il consenso implicito del legislatore, dunque del Papa. Ma nel caso della FSSPX, le consacrazioni episcopali non sono avvenute semplicemente senza il mandatum, ma esplicitamente contro la proibizione del Papa, che dunque ha esplicitamente rifiutato di conferire la missio giuridica, da cui dipende la giurisdizione.
La Chiesa dunque non può supplire se il suo Capo rifiuta la supplenza, ma supplisce solo se il Papa la concede esplicitamente o almeno implicitamente. Lo stato di necessità da solo non è sufficiente a rivendicare la supplenza. L'«errore comune di fatto o di diritto» richiamato dal can. 144 non può essere chiamato in causa nemmeno per sostenere la validità delle assoluzioni conferite dalla FSSPX prima del 2017. La Fraternità ha indebitamente esteso questo concetto ai fedeli che frequentano le loro cappelle, ma il canone - come ha spiegato in modo cristallino John Salza - si applica «quando la maggioranza di una comunità può concludere che il sacerdote in questione ha la giurisdizione abituale autorizzata dall'Ordinario locale». In pratica, una comunità parrocchiale trova nel confessionale della propria chiesa un sacerdote che ritiene avere l'abituale giurisdizione. I fedeli infatti che frequentano le chiese e i santuari cattolici non sono tenuti ogni volta a chiedere al sacerdote se abbia o meno la giurisdizione. Se però quel preciso sacerdote non ha la giurisdizione per confessare, la comunità si trova perciò in un errore di giudizio, in presenza del quale la Chiesa supplisce. Il canone esiste precisamente per proteggere la comunità cattolica in comunione con la Chiesa, non per legittimare il ministero di chi non è in comunione con la Chiesa.
Il punto decisivo è che i fedeli devono ritenere che il sacerdote in questione abbia la giurisdizione abituale, non quella di supplenza; e lo suppongono in virtù del fatto che trovano il confessore nelle parrocchie e nei santuari, e non in edifici adibiti a cappelle di comunità che non hanno giurisdizione. Questo fatto è confermato dalla stessa FSSPX, che deve appunto ricorrere alla giurisdizione di supplenza, perché sa di non avere quella abituale. Il canone in questione inoltre non fa alcun cenno allo "stato di necessità" come legittimante la supplenza della Chiesa.
Ancora, la FSSPX, per giustificare la ragione per cui continua ad esercitare un ministero illegittimo, si richiama al principio dell'equità canonica presente nel can. 19: «Se su una determinata materia manca una espressa disposizione di legge sia universale sia particolare o una consuetudine, la causa, se non è penale, è da dirimersi tenute presenti le leggi date per casi simili, i principi generali del diritto applicati con equità canonica, la giurisprudenza e la prassi della Curia Romana, il modo di sentire comune e costante dei giuristi».
Che cos'è l'equità canonica? È il principio che guida chi deve applicare la legge della Chiesa quando si è in presenza di una lacuna legis, cioè quando la legge non prevede espressamente qualcosa di specifico. In queste situazioni, come dice il canone, si devono tenere presenti i casi simili, i principi generali del diritto, la tradizione giuridica della Curia romana e il parere comune e costante dei giuristi.
Anzitutto facciamo notare che si può avvalere dell'equità canonica soltanto chi è chiamato legittimamente ad applicare la legge canonica; i sacerdoti della FSSPX, non avendo alcuna missione canonica, non lo possono fare. Coloro che invece sono chiamati a farlo, hanno sempre dichiarato che la Fraternità svolge un ministero illegittimo. Entrando nella sostanza, questo principio non può essere utilizzato quando si tratta della legge divina e non di una legge meramente canonica, perché alla legge divina non è imputabile alcuna lacuna. Inoltre, non siamo comunque in presenza di alcuna lacuna legis, perché la legge canonica prevede con chiarezza cosa fare in caso di una consacrazione episcopale illecita e di un ministero esercitato illecitamente. Ultimo rilievo: come si è visto, l'equità canonica richiede che ci si riferisca a casi simili, alla prassi e giurisprudenza della Curia romana, etc. Ora, i casi simili (non uguali!) portano tutti in un'unica direzione: consacrare un vescovo contro la volontà del Papa è un atto scismatico e il clero che esercita il proprio mandato senza una missio canonica lo fa in modo illegittimo.

DOSSIER "LEFEBVRIANI? NO, GRAZIE!"
Non possiamo andare via dalla Chiesa Cattolica

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21 agosto 2023

7 - LETTERE ALLA REDAZIONE: IN CHE MONDO VIVIAMO?
In chiesa una ragazza single mi ha detto che era incinta grazie alla fecondazione artificiale perché voleva essere madre a tutti i costi... sono rimasta senza fiato, ho balbettato qualcosa, avevo solo voglia di piangere
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 6 settembre 2023

Cari amici di BastaBugie,
Vi scrivo per condividere una cosa successa in questa estate, vissuta come spettatrice incredula.
Sono sposata, non ho figli, non ho animali che li sostituiscono. La cosa la vivo non senza sofferenze, ma non mi piango addosso e accetto la volontà di Dio, il Progetto che Lui ha per me e mio marito. Come dice Chesterton "la misura di ogni felicità, è la riconoscenza", cioè ricordare quello che già abbiamo ed io ho tanti aiuti: la Fede, il mio padre spirituale, amici "in cammino" con noi che ci sostengono e confortano con la presenza. Con loro chiacchieri, ti confronti, ti scontri, provi insieme a seguire la retta via per raggiungere la Meta, l'unica Meta per noi cristiani, il Paradiso! Ti alterni nelle difficoltà, per fare da traino gli uni agli altri. Sono convinta che gli amici vanno scelti e scelti bene. Una volta si chiamavano "le sante amicizie".
Quando arriva un annuncio di gravidanza (e in questi anni sono stati tanti) non ho mai provato invidia, lo dico sinceramente, ho sempre provato gioia per chi ce lo comunicava. Certo ci pensi, fai un bel respiro, sorridi anche se non è facilissimo, ma una nuova vita non può che essere una cosa bella, un miracolo che il Signore regala ai genitori, e questa gioia immensa supera anche la tua sofferenza!
Qualche settimana fa in chiesa mi si è avvicinata una ragazza single, che conosco di vista, e chiacchierando del più e del meno mi ha detto che era incinta e che sarebbe stata una mamma sola, era ricorsa alla inseminazione artificiale perché il suo sogno era sempre stato quello di essere madre, lei ha sempre voluto essere madre. Il mio sorriso, mentre parlava, è scomparso, mi sono retta fisicamente alla panca, meno male c'era, sono rimasta senza fiato. Non ho provato gioia, ho balbettato qualcosa, non ricordo nemmeno cosa da come stavo, avevo solo voglia di piangere.
Mi chiedo se esista al mondo una donna che non voglia essere madre. Da piccole teniamo in braccio bambolotti, li culliamo, gli diamo il biberon, li vestiamo e li svestiamo per poi ricominciare. E sono convinta che anche quelle che ti dicono, ora che ormai è troppo tardi, che va bene così, hanno in cuor loro una profonda ferita che sanguina e l'unica consolazione che hanno è solo dire che va bene così.
Ma questo che ho raccontato non è il primo episodio in tema di fecondazione perché in questi anni ne ho viste di tutti i colori.
Il primo tanto tempo fa. Erano venuti a farci dei lavori a casa e parlando di figli l'operaio disse con naturalezza che lui e sua moglie erano ricorsi alla fivet. Lo guardai pensando fosse la sigla di una federazione sportiva: Federazione Italiana... Mio marito, assistendo alla scena e vedendo la mia faccia perplessa, mi fece la triste traduzione riportandomi alla realtà. Quest'operaio ribadì che sua moglie voleva un figlio a tutti i costi e non sarebbero ricorsi all'adozione perché lei voleva un figlio suo. Anche lì rimasi muta. Cosa strana per me, ve lo garantisco.
Poi due casi di donne, di due città diverse, felicemente sposate da tanti anni con i rispettivi mariti, che hanno fatto l'inseminazione artificiale su suggerimento di sacerdoti che dicevano che si può fare: la Chiesa la fecondazione omologa la permette! Ovviamente sappiamo bene che non è così e non nego che oltre al silenzio improvviso, mi sono cascate le braccia e forse anche qualcos'altro.
Altro caso che ho visto davanti a me: una studentessa fuori sede, laureata in una nuova città, trovato lavoro in questa nuova città, e poi "sposata" con la sua "compagna" e via... inseminazione all'estero con sperma di donatore e ovulo della "compagna". Una dona l'ovulo, l'altra tiene in grembo il bambino per... essere madri entrambe!? Poi mi hanno detto che la bambina, una volta nata, non ha mai voluto attaccarsi al seno di chi l'ha partorita. L'esclamazione molto chiara di mio marito sul perché della cosa è stata che il bambino non ci capiva più un... diciamo che ha sottolineato che il neonato era "confuso" dalla situazione.
Ogni volta stessa reazione di silenzio e vuoto interiore: io, io, io... voglio, voglio, voglio... io voglio! io voglio! io voglio! Prima di tutto viene il mio benessere, la mia felicità, la croce si allontana, non si abbraccia! E anche quando fai questi discorsi sulla croce ti rispondono che il Signore ci ha fatti per essere felici e non tristi. Di sicuro, ma non si può usare ogni mezzo per raggiungere la felicità, non fosse altro perché quella raggiunta contro la morale non è la vera felicità!
Ma il Mondo dice diverso e allora si usano tutti i mezzi che "la scienza ci regala", siamo avanti noi! "Sì, ma avanti verso il baratro" diceva il mio padre spirituale. Vere e proprie scorciatoie per la felicità: una volta ottenuto il giochino lo metti da parte, lo schiaffi a scuola tutta la settimana dalle 8 alle 16, poi tutti i pomeriggi gli programmi un'attività, a casa gli accendi la tv, così è una presenza innocua e il sabato in pizzeria gli dai il cellulare in mano, se ne sta catatonico e inebetito nel suo mondo consentendo ai genitori (finalmente, poverini) di fare due chiacchiere in santa pace! Quando sarà grande, tipo sei o sette anni, glielo compri, ovvio, almeno sarà autonomo per tante cose, a cominciare dalla pornografia a portata di mano.
I bambini che frequento non hanno i cellulari, non guardano la tv. Una persona, sapendo di farmi male e per non darmi soddisfazione, li ha definiti "disadattati" perché fuori dal mondo. Le ho risposto che ce ne fossero di bambini disadattati come loro, intelligenti, svegli, reattivi, socievoli, affettuosi, vivaci, sensibili, in una parola... vivi. I nostri amici hanno creato una scuola per i loro figli, facendo tanti sacrifici, per sottrarli alla logica del mondo! Visto come vanno velocemente le cose tra aborto, inseminazione artificiale, eutanasia, penso che io e i miei amici senza figli o quelli single dovremmo seriamente pensare al nostro futuro per evitare che qualcuno ci elimini considerandoci pesi inutili.
Chiedo scusa per questa lunga lettera, infarcita di cose che mi stanno a cuore. È che sono stanca di essere quella "fuori posto" e "non al passo coi tempi"! Non mi pesa essere fuori dagli schemi altrui, è che veramente ti viene da pensare che al peggio non ci sia mai fine! Non posso ovviamente chiedervi di suggerirmi, cari amici di BastaBugie, quale debba essere la mia reazione su questi temi. Ma mi è venuto il dubbio ogni volta che sto zitta - anche se urlo dentro, ve lo garantisco, e sono cose irripetibili - che io commetta un'omissione con il mio silenzio.
Vi saluto e vi ringrazio di cuore,
LP (Lettrice Perplessa)

RISPOSTA DEL DIRETTORE

Cara Lettrice Perplessa,
la situazione che hai descritto è purtroppo quella che viviamo tutti noi. Siamo immersi in un mondo che sentiamo non essere più il nostro mondo, anche se mi chiedo se sia mai esistito un mondo adatto per i cristiani. Anche San Benedetto si poneva le stesse domande e per seguire Dio si allontanò dalle città che allora non davano la possibilità di vivere cristianamente. E così fondò i monasteri. Che hanno fondato l'Europa (di cui giustamente è il patrono principale). Certo il medioevo aveva almeno alcune certezze che la modernità ha spazzato via. Non per questo migliorata la situazione, anzi la realtà mette in luce, giorno dopo giorno, le nefandezze dell'animo umano quando questo abbandona Dio. Ma non un Dio generico, bensì il Dio incarnato, l'unico e vero Dio. E quando si abbandona Dio, segue sempre il tentativo di cancellare la sua Legge scritta nel nostro cuore: la legge morale naturale. La Chiesa ha garantito per secoli la sua applicazione e gridava ogni volta che questa veniva violata. L'ultimo tentativo di farla valere è stato quando Papa Benedetto XVI ha ricordato i principi non negoziabili: vita, famiglia, libertà di educazione. Il Mondo non lo ha ascoltato, ma ha anzi accelerato in senso contrario e purtroppo oggi tanti uomini di Chiesa, forse per risultare al passo coi tempi o forse per comodità, si sono accodati all'andazzo. Non tutti, certo. Forse il tuo padre spirituale è un esempio di sacerdote di oggi che non cede alla logica del Mondo.
Cosa dire? C'è molto da fare, a cominciare dall'ambito culturale. È quello che, nel nostro piccolo, tentiamo di fare con BastaBugie e tutte le iniziative analoghe. Ad esempio salutiamo con simpatia e approvazione la nascita a ottobre di una nuova rivista cartacea che si chiamerà "La Bussola mensile". Crediamo che vada sostenuta perché l'apologetica cattolica sia rilanciata e studiata. Per fare l'abbonamento, clicca qui!
Ognuno nel suo posto di combattimento, con le armi della Fede, difendiamo il punto di vista cattolico. Tu ci chiedi quale deve essere la nostra reazione di fronte al male che avanza. Parlare o tacere? San Paolo, che delle armi della Fede era esperto, dice di parlare quando è opportuno, ma anche quando non è opportuno.

DOSSIER "LETTERE ALLA REDAZIONE"
Le risposte del direttore ai lettori

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Fonte: Redazione di BastaBugie, 6 settembre 2023

8 - OMELIA XXIII DOM. T.O. - ANNO A (MT 18,15-20)
Tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

Chi sono i destinatari delle raccomandazioni di Gesù raccolte nel brano che è stato letto, e qual è lo scopo vero di questo insegnamento?
Molti hanno pensato di trovare espressa in questo testo la norma della così detta "correzione fraterna" e una direttiva circa il modo con cui va esercitato il perdono. Vale a dire: molti hanno visto in queste frasi la regola di comportamento che il singolo discepolo di Cristo deve seguire nel caso che un suo fratello abbia peccato contro di lui e lo abbia offeso.
Ma, letta così, questa pagina non sembra concordare con quello che Gesù ha detto in altre occasioni e con l'insieme dell'insegnamento evangelico. Da tutto il Vangelo infatti noi impariamo che il cristiano di fronte a un'offesa subita non deve imbastire troppi processi: deve solo perdonare, perdonare subito (se ci riesce), perdonare (come Gesù una volta ha risposto a Pietro) settanta volte sette, cioè sempre, perdonare senza chiasso ma con discrezione, perdonare, se è possibile, senza informare o coinvolgere altre persone.
Che pare esattamente il contrario di quanto è detto nel Vangelo di oggi.
L'enigma si scioglie facilmente appena si viene a sapere che l'esortazione non è indirizzata ai semplici fedeli, ma ai capi della comunità cristiana. Gesù non intende qui rispondere alla domanda: "Come mi devo comportare di fronte al mio fratello che mi offende?" (domanda alla quale ha già risposto altrove); ma a quest'altra: "Come si devono comportare i capi della comunità di fronte a una colpa pubblica, clamorosa, che turba e scandalizza la Chiesa?".
Per questo caso, il Signore traccia con molta chiarezza la linea da seguire: prima l'ammonimento privato (Ammoniscilo fra te e lui solo) perché non si condanna nessuno senza averlo prima ascoltato; poi un ammonimento che resti ancora protetto dal riserbo, ma al tempo stesso possa essere garantito da testimonianze (Prendi con te una o due persone) per prevenire l'astuzia troppo facile di una divulgazione tendenziosa dell'intervento; infine, se questi due atti non portano a un buon risultato, la riprovazione davanti a tutta la Chiesa (Dillo all'assemblea), perché la Chiesa da un lato possa pregare ed esortare perché il prevaricatore si penta e dall'altro sia garantita nel suo diritto di sapere dove sta la verità e dove sta la giustizia. Dopo di che non resta che la scomunica (Sia per te come un pagano o un pubblicano: cioè come uno che non appartiene più alla Chiesa). Dove si vede che la scomunica non è un'invenzione degli ecclesiastici del Medioevo, ma è una precisa direttiva lasciataci dal Signore.
E quasi per dare vigore a questo insegnamento, Gesù estende a tutti gli apostoli (cioè a tutti i capi della Chiesa) la straordinaria prerogativa che poco prima aveva attribuito a Pietro: Tutto quello che legherete sopra la terra, sarà legato anche in cielo, e tutto quello che scioglierete sopra la terra, sarà sciolto anche in cielo. Il che significa: le decisioni ecclesiali che sono prese in conformità alle disposizioni e allo spirito di queste parole di Cristo, hanno valore al cospetto di Dio.
Queste precise direttive del Signore Gesù sulla vita della sua Chiesa (oltre a suscitare in noi ammirazione per le capacità organizzative e il senso concreto della realtà umana che rivelano) ci suggeriscono alcune considerazioni.

IL DOVERE DI REAGIRE DI FRONTE AL MALE PER IL BENE DEL SINGOLO E DELLA COMUNITA'
1. Gesù prende molto sul serio il peccato, soprattutto il peccato che, col pretesto della schiettezza e della autenticità e con la scusa di superare l'ipocrisia, non ha neppure il pudore di nascondersi, e così si pone come fonte di cattivo esempio e di turbamento per la comunità.
Di fronte al male, Gesù non vuole che la sua comunità abbia come regola di comportamento il lasciar correre: di fronte al male bisogna reagire.
Noi viviamo in una società che si autodefinisce "permissiva": garbata parola, che non significa niente di bello; parola innocente, che in realtà nasconde una tragedia: lo smarrimento di ogni ideale e, nello smarrimento di ogni ideale, l'incapacità a distinguere tra il giusto e l'ingiusto, tra il bene e il male, tra il vero e il falso.
Avere un ideale è faticoso, perché ogni ideale di vita è esigente. Ma non avere un ideale significa privare l'esistenza di ogni bellezza e di ogni ragione, e condannarsi infine alla vuotezza e all'angoscia.
Dobbiamo chiedere al Signore il coraggio e la forza di cercare ogni giorno la regola della nostra condotta non in quello che dicono e pensano tutti, ma in quello che Dio pensa di noi e ci ha detto; non in quello che fanno tutti, ma in quello che si deve fare secondo le esigenze della verità e della giustizia.
2. Certo bisogna saper distinguere tra l'errore e l'errante: l'errore va condannato senza mezzi termini, la persona che sbaglia va compresa, rispettata, amata. Purché non si facciano confusioni, e a forza di capire l'errante non si finisca col perdere il senso della differenza tra il vero e il falso, tra la giustizia e il crimine, e si arrivi a pensare che nella Chiesa tutte le opinioni possano essere ugualmente sostenute. Questo, come si è visto, non è l'insegnamento di Cristo; questa non è neppure la libertà cristiana. Molto limpidamente, Gesù ci ha detto (e noi non dobbiamo mai dimenticarlo): La verità vi farà liberi.
3. Anzi il Signore ci dice che in certi casi particolarmente gravi - dove le ripetute ammonizioni non servono - chi presiede alla comunità cristiana ha il dovere di segnalare a tutta la Chiesa anche la persona di chi, ostinandosi nell'errore e nella colpa, si è già da solo escluso dalla comunione dei suoi fratelli. E questo perché l'errante sia aiutato a salvarsi e la fede dei piccoli e degli umili non sia messa in pericolo.

Il Signore ci doni la grazia di non arrenderci mai di fronte al male che insidia ogni giorno la nostra esistenza, e di saper lottare senza stanchezze, perché anche la lotta contro il male è un modo, necessario e irrinunciabile, di manifestare l'amore verso Dio, che è bene sostanziale, e l'amore verso i nostri fratelli.

Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".
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Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.

ALTRA OMELIA XXIII DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 18,15-20)
da Il settimanale di Padre Pio
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Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

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