BastaBugie n�857 del 24 gennaio 2024

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1 IL PAPA DA FAZIO: ''A ME PIACE PENSARE L'INFERNO VUOTO''
Il primo pontefice intervistato in un talk show sfoggia il solito frasario stereotipato: la guerra è male, bisogna dialogare, non vanno scartati i nonni, il Signore ci accoglie per quello che siamo, ecc.
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 L'ERRORE DI PENSARE CHE SE NON RISPETTI LE REGOLE MORALI NON CI SARANNO CONSEGUENZE
Nella vita reale rispettiamo le regole, altrimenti ne paghiamo le conseguenze: anche nella vita morale è così infatti i danni sono evidenti (e il peggiore è la mancanza di felicità)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 OLTRE LA CREMAZIONE C'E' DI PIU': SI CHIAMA ACQUAMAZIONE
L'ultima frontiera della sepoltura ecologica oltrepassa la cremazione nella follia, adesso il caro estinto viene messo direttamente a bollire (così sparisce il residuo rispetto di corpi destinati a risorgere)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 CARI PASTORI, CI AVETE TRADITO
Abu Dhabi (una religione vale l'altra) e la benedizione delle coppie gay provocheranno conseguenze sempre più gravi
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 EUTANASIA PER TOSSICODIPENDENTI, IL PIANO INCLINATO DEL CANADA
Un'eutanasia inclusiva per risparmiare, con la scusa dell'applicazione del protocollo per l'estensione dell'eutanasia ai malati mentali
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 PER IL DIRETTORE DELLE EDIZIONI SAN PAOLO LE UNIONI GAY NON SONO PECCATO
Pare che la Chiesa cattolica sia un aereo caduto nelle mani di dirottatori senza scrupoli, ma stiamo tranquilli perché sono condannati all'insuccesso
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 OMELIA IV DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 1, 21-28)
Insegnava loro come uno che ha autorità.
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

1 - IL PAPA DA FAZIO: ''A ME PIACE PENSARE L'INFERNO VUOTO''
Il primo pontefice intervistato in un talk show sfoggia il solito frasario stereotipato: la guerra è male, bisogna dialogare, non vanno scartati i nonni, il Signore ci accoglie per quello che siamo, ecc.
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17 gennaio 2024

Il Papa è andato da Fazio. Un Papa da un altro papa. Perché anche il secondo ama pontificare. I due viaggiano sulla stessa lunghezza d'onda. Ed infatti è la seconda volta che Francesco viene intervistato dal fratacchione che dalla Rai è migrato al sole del denaro, sui lidi della Nove.
Francesco è il primo Papa della storia che viene intervistato in un talk. Giovanni Paolo II fece solo una telefonata, una volta, intervenendo a Porta a Porta e Bruno Vespa, sfoderando in quella occasione signorilità e alta professionalità, non si permise di fare nemmeno un accenno di domanda, sebbene l'occasione fosse ghiotta perché storica.
I tempi cambiano e con essi i papi. Il Papa da Fazio è diventato ancora più pop. Francesco ama essere popolare, appunto pop. Nei toni: le sue encicliche hanno i medesimi accenti colloquiali, imprecisi ed ondivaghi della chiacchierata avuta con Fazio. E nei contenuti: Francesco sfoggia sempre lo stesso frasario stereotipato che non urta nessuno se non quelli impegnati sulle barricate a difendere scampoli di verità. I luoghi comunisti del Pontefice venuto dalla fine del mondo - epiteto che sinistramente si può intendere in senso temporale - provano solo che esiste anche la banalità del bene (cit.). La guerra è male e bisogna dialogare, è difficile fare la pace, dietro le guerre c'è il commercio delle armi, l'uomo è libero di decidere cosa fare, bisogna parlare e ascoltare i bambini, e fare lo stesso con i nonni, il Signore ci accoglie per quello che siamo. La fede è diventata una confort zone.
Dicevamo che il Papa da Fazio diventa sempre più pop, ossia contribuisce ad erodere l'autorità del vicario di Cristo - appellativo che Francesco ha cancellato dall'annuario pontificio - sebbene egli tenga stretto il suo ruolo autoritario. Di facciata bonaccione, dietro la facciata autocratico. Lo smantellamento della figura papale è iniziato, come è noto, da quel «Buonasera» pronunciato senza paramenti la sera della sua elezione. Un «Buonasera» che ha dato la buonanotte al «Sia lodato Gesù Cristo» e dunque al ruolo di pontefice. Poi è proseguito con le telefonate erga omnes, la Panda, le scarpe nere e non rosse, la borsa portata da sé, le strette di mano che hanno sostituito i baciamano, i selfie fatti con i fedeli, la improvvisata, così studiata, in un negozio di dischi nella capitale, i social. Da qui la copertina su Rolling Stone e i suoi interventi su Sportweek, Vanity Fair Italia, Vogue Italia e la Gazzetta dello Sport, contrappuntanti dagli accondiscendenti dialoghi su Repubblica con un altro papa, più laico di lui, Eugenio Scalfari. E perché allora non spingersi con coerenza oltre e partecipare ad un reality? Non sarebbe un modo efficace per farsi sentire vicino alla gente?

IL DISEGNO DI PIO XII
Il 4 maggio 1952 La Domenica del Corriere mise in prima pagina il disegno di un Pio XII che in accappatoio si faceva la barba con un rasoio elettrico. Guareschi criticò quella scelta così svilente per la persona del Pontefice. Perché, diciamo noi, il Papa puoi anche sentirlo come uno di famiglia, ma a patto di non minare la sua sacralità, di immiserire la sua trascendenza. In The Young Pope di Sorrentino, il fantastico e fantasioso Pio XIII, di fronte alla possibilità di stampare la sua faccia su alcuni piatti commemorativi, risponde sdegnato che non avrebbe messo nulla perché è il nulla a rappresentare al meglio l'elevatissima dignità del Pontefice che infatti è qualificato come sommo. Pontifex per i latini è il costruttore di ponti, significato poi traslato in ambito religioso: per i Romani il pontefice è colui che costruisce un ponte tra la terra e il cielo. I ponti evocati spesso da Francesco invece collegano solo le persone tra loro su questa terra, non sfidano la verticalità del Cielo, ma rimangono orizzontali come gli aneliti di un cuore borghese.
Pio XIII aveva ragione: bisogna fare come Mina, Salinger, Kubrick, Banksy, i Daft Punk. «Nessuno di loro si fa vedere. Nessuno di loro si lascia fotografare. L'assenza è presenza». Spariti dalla scena diventano mito. L'assenza e non la presenza in TV è la forma del mistero, dell'assolutamente altro, della trascendenza che travalica le polverose e scontate minutaglie del quotidiano. È il silenzio a dire tutto e questo perché se il Papa fa un passo indietro, Dio fa un passo avanti. Un Papa per la gente, nella gente, tra la gente, con la gente non fa il papa, ma l'agente di commercio che vende il proprio prodotto. Le continue interviste, le miliardi di parole scritte e dette, la valanga di foto hanno lo stesso effetto della decisione di battere sempre più moneta a fronte della medesima fonte aurea: la svalutazione.

FAN DEL CONVENZIONALE
Allora salvateci da un Papa artatamente ordinario, personificazione attoriale della normalità, schiacciato sul consueto e sul solito, prevedibilissimo, fan del convenzionale, ricoperto dagli stracci della futilità. Lui così nemico della mondanità si è fatto amico il mondo. E poi un Papa pop non suscita l'identificazione di chi vuole distinguersi dalla massa, sfuggire dall'omologazione: solo i santi ci riescono. Lo vogliamo invece non popolare, ma impopolare perché controcorrente e non per partito preso o perché originale, ma solo perché «la verità offende per sua natura» (R. Scruton, Bevo dunque sono, 2010, p. 27). Lo vogliamo fatto di spirito che non si abbassa a parlare di condizionatori e di raccolta differenziata. Lo vogliamo perso nel Cielo, irraggiungibile, che risplenda della regale umiltà che rifugge la massa, le foto, i microfoni, le telecamere: perché è bene umiliare la propria persona, non la Cattedra di Pietro. Lo vogliamo così trasparente e diafano che attraverso lui possiamo vedere Dio. Non lo vogliamo presenzialista, ma assenteista da ciò che è transeunte perché totalmente assorbito dall'eterno, dalle cose ultime: l'ordito e la trama delle nostre speranze. La via d'uscita al non senso che ammorba le esistenze inconsapevoli di molti.
La sovraesposizione mediatica, invece, lascia in bocca a credenti e non credenti un sapore insipido e nell'anima una fastidiosa sensazione di piattume, financo di mediocrità, di noia alla Sartre. La liquefazione della figura del pontefice avviene perché lo stesso si pone come prodotto commerciale da consumare. Ma sullo scaffale di questo supermercato che è la contemporaneità lui scompare, dal momento che non ha più caratteristiche specifiche che lo differenziano da un Mattarella presidente della Repubblica o da un esotico Dalai Lama. Viene annullato perché comune: non più distinto, ma indistinto.
Il suo profilo scolora, si fa scialbo perché cerca la novità soprattutto dottrinale, ma finendo solo per rispolverare vecchie eresie così consuete per i nostri compagni di viaggio postmoderni. Il nuovo è appannaggio di Cristo che fa nuove tutte le cose. Al di fuori di Lui, il nuovo è appannaggio dei pubblicitari, degli inventori - e a quante invenzioni abbiamo assistito negli ultimi anni! - degli imprenditori, dei circensi. I Papi invece devono custodire il vecchio, perché il deposito della fede fu sigillato per sempre con la morte dell'ultimo apostolo, certi che quelle verità così antiche faranno nuovi tutti gli uomini.

Nota di BastaBugie: Luisella Scrosati nell'articolo seguente dal titolo "Inferno vuoto? A negarlo è Gesù" parla di quello che ha detto in tv Papa Francesco nel programma del fazioso Fazio.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 18 gennaio 2024:

«A me piace pensare l'inferno vuoto, spero sia realtà»; così papa Francesco intervenendo in collegamento, domenica sera, alla trasmissione Che Tempo Che Fa. «Quello che dirò non è un dogma di fede ma una cosa mia personale», ha affermato il Papa.
Non ha dichiarato che l'inferno non esiste, non ha detto che è vuoto, non ha sostenuto l'apocatastasi; eppure in quelle parole, apparentemente lecite, c'è tutto il dramma che la Chiesa sta vivendo da oltre mezzo secolo. In un'altra intervista di duemila anni fa, più genuina e meno mediatica, mentre Nostro Signore stava andando verso Gerusalemme, «un tale gli chiese: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?"» (Lc 13, 23). La risposta a questa domanda mette in evidenza tutta la distanza, non di tempo né di spazio, ma di senso, tra Gesù Cristo e il suo vicario: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno».
Il Signore, che è la misericordia fatta carne, non cerca di spegnere l'inquietudine della salvezza dal cuore dell'uomo, ma sembra addirittura confermarla: molti non entreranno. Per questo, voi che mi ascoltate, voi che mi interrogate, sforzatevi di entrare.
Il seguito del passo del Vangelo di Luca, che è considerato il Vangelo della misericordia per la presenza delle tre parabole della pecora smarrita, della dracma perduta e del figlio prodigo, è ancora più forte: «Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori» (Lc 13, 25-28). Non si tratta affatto di un passo isolato. Nel Vangelo di San Matteo ritroviamo un monito dello stesso tenore: «Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!» (Mt 7, 13-14). Ancora una volta, il contrasto è netto: molti si perdono, pochi trovano la strada della vita.
Ecco perché San Paolo, l'Apostolo che si è logorato per annunciare che la salvezza di Dio è a disposizione non solo dei Giudei, ma anche dei pagani, proprio lui, in una lettera che si contraddistingue per l'affetto e la consolazione, esorta i cristiani di Filippi così: «attendete alla vostra salvezza con timore e tremore» (Fil 2, 12). Con timore e tremore: perché? Perché, fedele all'insegnamento del Signore, egli sapeva molto bene che una vasta categoria di peccati chiude le porte per l'ingresso nel Regno: «Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio» (1Cor 6, 9-12). Nessuna illusione a riguardo, giustificata da una malintesa misericordia di Dio, nessuna falsa tranquillità basata sul fatto che i condizionamenti di ogni sorta renderebbero quasi impossibile peccare.
Sant'Agostino, nel libro XXI del suo capolavoro De Civitate Dei, già si trovava costretto a rintuzzare i falsi insegnamenti dei «misericordiosi origenisti», che intendevano le parole evangeliche a modo loro, ipotizzando una salvezza universale. Costoro, «difendendo la propria causa, tentano quasi di andare in senso contrario alle parole di Dio con una misericordia, per così dire, superiore alla sua» (XXI, 24. 1). Misericordia maiore conantur. Il Novecento è stato il secolo durante in quale questi "conati" sono diventati pensiero teologico dominante. Addirittura nel 1948, un Louis Bouyer poco più che trentenne, già doveva constatare il crollo della dimensione escatologica nella vita cristiana, ed in particolare lo svuotamento della realtà dell'inferno e il pericolo concreto della dannazione eterna: «manteniamo un inferno per metterci in regola con dei testi fin troppo chiari; ma, in privato, rassicuriamo le persone che nessuno rischia di andarci».
Ora, nemmeno più in privato. C'è differenza tra la speranza che molte persone si salvino e quella che l'inferno sia vuoto, quella differenza abissale che passa tra il lavoro generoso e indefesso per la nostra e l'altrui conversione e la continua predicazione delle "scusanti" per il peccato. La missione, la predicazione sulla vita eterna, la vita ascetica, la lotta senza sconti contro il male, in tutte le sue forme, il richiamo continuo al pentimento e alla penitenza, l'indicazione delle esigenze dei comandamenti di Dio sono le conseguenze della prima; l'affermazione continua dei condizionamenti psicologici, sociali, culturali, la morale dei singoli casi e delle circostanze, la ricerca di soluzioni perché tutti possano ricevere sacramenti e benedizioni, senza alcun appello alla conversione, sono le manifestazioni della seconda.
Un lettore, sempre molto attento e acuto, ha sbloccato in chi scrive il ricordo di un passaggio della Leggenda del Grande Inquisitore, del romanzo I fratelli Karamazov. Il dialogo tra il Grande Inquisitore e Gesù Cristo, tornato nel mondo e subito arrestato, dopo aver compiuto il miracolo della risurrezione di una bambina, pone al centro la pretesa di edificare un ordine migliore di come l'abbia fatto il Figlio di Dio. E in questo mondo migliore, non poteva mancare quella misericordia maior di cui parlava Sant'Agostino, una misericordia capace di una presunta salvezza più universale di quella voluta da Cristo: «Noi consentiremo loro di peccare, essi sono deboli, privi di forza e così ci ameranno come bambini, diremo loro che ogni peccato verrà riscattato se commesso col nostro permesso, che permettiamo loro di peccare in quanto li amiamo e che prenderemo su di noi il castigo ed essi ci ameranno come benefattori (...). Si profetizza che Tu tornerai con i Tuoi eletti, con la Tua gente forte e altera, ma noi diremo che essi salvarono unicamente se stessi, mentre noi li salvammo tutti... e diremo: "Giudicaci se puoi e osi". Anch'io mi proponevo di far parte del numero dei Tuoi eletti, dei forti, ma sono tornato in me e mi sono unito a coloro che hanno corretto l'opera Tua. Ho lasciato gli orgogliosi e sono tornato agli umili, perché gli umili fossero felici». Così il Grande Inquisitore.
Se il Redentore degli uomini annuncia che molti finiranno là dove è pianto e stridore di denti, perché dichiarare il proprio personale piacere nel pensare che l'inferno sia vuoto? Se l'Apocalisse annuncia che quanti non sono stati scritti nel libro della vita vengono gettati nello stagno di fuoco (cf. Ap 20, 15), perché "sperare" che questo stagno sia disabitato? La speranza teologale si basa sulla fede e la fede si fonda sulle parole del Signore, sulla Rivelazione di Dio. Dunque, la speranza che non delude (cf. Rm 5, 5) poggia sull'annuncio evangelico della salvezza che, in Cristo, è offerta a tutti, che Dio «vuole che tutti gli uomini siano salvati» (1Tm 2, 4) e perciò ci ha dato ogni grazia in Cristo; ma anche sul fatto che «molti, ve l'ho già detto più volte e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della croce di Cristo: la perdizione però sarà la loro fine» (Fil 3, 18-19).

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 17 gennaio 2024

2 - L'ERRORE DI PENSARE CHE SE NON RISPETTI LE REGOLE MORALI NON CI SARANNO CONSEGUENZE
Nella vita reale rispettiamo le regole, altrimenti ne paghiamo le conseguenze: anche nella vita morale è così infatti i danni sono evidenti (e il peggiore è la mancanza di felicità)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 6 luglio 2023

Tre notizie prese dalla rete, notizie che non fanno più notizia. L'Ordine degli psicologi lombardi ha aderito al Milano Pride. Il cortometraggio Come abortire è stato premiato con il BAFTA 2023, assegnato dalla British Academy of Film and Television Arts. Planned Parenthood, la più grande organizzazione abortista al mondo, ha affermato che la verginità è «un costrutto sociale», retaggio di una mentalità patriarcale.
Molte le differenze tra queste notizie e molte anche le analogie. Tra queste ultime possiamo trovare il parallelo tra morale e realtà. Pensate se l'Ordine degli psicologi lombardi, la BAFTA e Planned Parenthood usassero nella realtà lo stesso metro di giudizio adoperato in campo morale. Ad esempio: come l'aborto è un bene, così riteniamo un bene lavarsi i denti con un rasoio. Come è un bene per alcuni l'eutanasia così è un bene buttarsi dal quinto piano invece di prendere l'ascensore. Se l'omosessualità è un bene, perché non potrebbe esserlo anche mangiare sassi?
Sì, è una provocazione iperbolica, ma forse ci fa capire una cosa molto semplice: nella vita reale rispettiamo le regole imposte dal reale, altrimenti ne paghiamo le conseguenze. Nella vita morale è più facile non rispettare le regole morali - anzi, ci pare proprio che non esistano regole - perché siamo convinti che non ci siano conseguenze negative, bensì solo vantaggi: la libertà, sbarazzandosi del figlio non voluto e della moglie non più voluta; il piacere nell'assumere droghe; la felicità nel diventare genitori "provetti", ossia tramite provetta; la serenità di morire con l'eutanasia senza più soffrire. Ma è solo un'apparenza. Tommaso d'Aquino parlava di beni apparenti. Di certo qualche vantaggio nel fare il male ne viene, altrimenti perché compierlo? In Genesi infatti possiamo leggere: «Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza» (3,6). Ma è un vantaggio di poco spessore e di corto respiro. Un bene, alla fine e per l'appunto, apparente.

IL MALE NON PAGA
Infatti, quando si compie il male, anche affrontando la questione come potrebbe affrontarla un ragioniere e volendo lasciare da parte il criterio principale del rispetto della dignità personale, nella colonna delle entrate poche sarebbero le voci presenti e di scarso valore, mentre nella colonna delle uscite le voci sarebbero innumerevoli e di grande peso. L'aborto annienta le donne con la sindrome post-abortiva; l'eutanasia lascia nei parenti sopravvissuti sentimenti di colpa per non aver dissuaso il proprio caro dal togliersi la vita e incentiva una mentalità di abbandono terapeutico le cui conseguenze toccheremo tutti con mano; l'omosessualità praticata allarga sempre più quella ferita nell'autostima da cui nasce proprio l'orientamento omosessuale; il "cambiamento" di sesso deturpa il corpo di uomini e donne e la loro psiche ne esce sempre più devastata; la contraccezione ormonale espone a rischi tumorali, quella di barriera facilita per paradosso la diffusione di malattie veneree (si chiama risk compensation); il divorzio mette un ceppo alla felicità dei figli; la fecondazione artificiale, oltre ad uccidere una pletora di figli, ne mette al mondo altri la cui salute è a rischio. Quindi, anche con un approccio meramente utilitarista, il male non paga. Non è dunque un buon affare stringere accordi con gli abortisti, i dolcemortisti, gli attivisti della provetta, gli esponenti del mondo LGBT. Questo perché la realtà morale è strettamente connessa con la realtà empirica, dato che la persona è composta di anima e corpo. I danni nel primo ambito si ripercuotono nel secondo, dato che le due realtà sono vasi comunicanti.

OPERAZIONE VERITA'
Ma soprattutto il danno peggiore è la mancanza di felicità, perché se la realtà empirica ha le sue leggi, anche la realtà morale ne ha. Se ti butti dal quinto piano muori fisicamente, se ammazzi il figlio con l'aborto, muori moralmente, muori dentro. Tutti gli effetti prima indicati, per il singolo, potrebbero essere anche eventuali. Se gli va bene non sconterà nessuno di questi effetti indesiderati (se gli va molto bene). Ma c'è un effetto a cui è impossibile sottrarsi. La tristezza di vita che travolge tutti noi ogni volta che compiamo il male. Perché la felicità, come insegna sempre l'Aquinate, è connessa con il bene. È impossibile essere felici se compiamo il male. Potremmo essere sì contenti, allegri, spensierati, anche entusiasti, eccitati ed euforici, ma la felicità è altra cosa. La felicità sta all'allegria come una mela sta ad una mela di plastica. Potremmo allora essere, per parafrasare il cardinal Biffi, sì sazi, ma tanto disperati. La contentezza e l'allegria sono come la bianca e frizzante spuma che si forma sulla superficie delle onde, ma al di sotto di esse, nelle profondità marine, possono dominare l'oscurità e il gelo. La distrazione, ossia la continua tensione verso i beni sensibili, è l'oppio per non sentire che nel fondo non c'è più vita. Chi compie il male vive istanti di soddisfazioni e, insieme a questi, il lungo «inverno del nostro scontento» (W. Shakespeare, Riccardo III, Atto I, Scena I, Monologo).
Eppure tutti noi - non solo gli abortisti e gli uomini arcobaleno - cerchiamo in continuazione quella mela di plastica, perché l'altra mela è molto più difficile assaggiarla. Ci cibiamo di plastica, stiamo male e pensiamo che la soluzione sia mangiarne ancora. È un po' come lavarsi i denti con un rasoio e poi le ferite procurate le addebitiamo agli altri o al destino avverso e pensiamo che per guarirle si debba diventare adepti della Gillette.
Ecco allora che la prima operazione da farsi è un'operazione verità. Per le tematiche eticamente sensibili significa raccontare a tutti che abortire e avere un figlio in provetta sono come buttarsi giù dal quinto piano di un palazzo. Per queste tematiche e per tutte le altre, ricordare e ricordarsi che la felicità ha un solo nome e cognome: Gesù Cristo.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 6 luglio 2023

3 - OLTRE LA CREMAZIONE C'E' DI PIU': SI CHIAMA ACQUAMAZIONE
L'ultima frontiera della sepoltura ecologica oltrepassa la cremazione nella follia, adesso il caro estinto viene messo direttamente a bollire (così sparisce il residuo rispetto di corpi destinati a risorgere)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10 luglio 2023

Polvere sei e polvere ritornerai. Fedeli alla lettera di questa famosa locuzione latina, molti si fanno cremare. In UK pare che la cremazione abbia superato l'inumazione in quanto ad adesioni fin dagli anni Sessanta.
Altri, per non disperdere il caro estinto nel mare, nei laghi o in montagna, oppure per evitare che il de cuius intristisca gli ospiti facendo brutta mostra di sé dentro in urna cineraria posta sopra il caminetto, hanno pensato di trasformare le ceneri in diamanti artificiali, i diamanti della memoria. Basta mezzo chilo del nonno per poi sfoggiarlo al dito. Perché sprecare tanta abbondanza?
Poi vi sono altri ancora che hanno pensato che se del maiale non si butta via niente, anche dell'uomo si dovrebbe dire lo stesso: e così si sono inventati il compostaggio del cadavere. Muori e poi vieni utilizzato come concime per il giardino dove scorrazzano i nipoti con il cane. Potrai allora rivivere in una rosa, se ti va bene, oppure in un'ortica, se ti va male.

IL CADAVERE E' SERVITO
Però dato che noi siamo composti perlopiù da acqua (gli anziani sono intorno al 50%) ecco che altri ancora hanno pensato che, piuttosto che incenerire i cadaveri, sarebbe meglio annacquarli. Anzi bollirli. La ricetta per la cottura del parente estinto è la seguente: si avvolge il caro estinto in un sudario di lana, poi lo si mette in un sacchettone biodegradabile del tutto simile a quello che voi usate per l'umido, dunque lo si infila in un camera pieno d'acqua al 95% e al 5% di idrossido di potassio. Infine fate cuocere il tutto a 160° per quattro ore. Dopodichè il cadavere è servito. Infatti disciolto il corpo con l'idrolisi alcalina, rimangono solo le ossa che vengono incenerite e consegnate ai parenti superstiti.
L'acquamazione, così si chiama, è diffusa già in molti Stati degli Usa, in Canada e in Sudafrica. Ora è approdata anche nel Regno Unito dove, a seguito di un sondaggio, un terzo degli intervistati si è detto favorevole. Julian Atkinson, responsabile dell'azienda funebre Co-op Funeralcare e pronto a lanciare l'inumazione idrica, ha dichiarato: «Iniziando a rendere disponibile l'acquamazione nel Regno Unito, Co-op offrirà alle persone un'altra opzione su come lasciare questo mondo perché questo processo naturale utilizza l'acqua, non il fuoco, rendendolo più delicato sul corpo e più gentile con l'ambiente. Ci sentiamo incoraggiati nel vedere che molte persone sono sensibili alla riduzione delle immissioni di carbonio, anche dopo la morte». Viene da domandarsi se Atkinson, riferendosi al fatto che tale pratica sia più delicata sul corpo, stia parlando di una crema. E poi cosa importa che il trattamento sia più delicato, dato che la persona è morta?
Nel discorsetto di Atkinson non poteva mancare l'obolo alla causa ambientalista: gli esperti rassicurano che la bollitura del compianto produce la metà di CO2 rispetto alla cremazione. Una singola cremazione infatti produce 245 kg di carbonio, creando un impatto annuo nel Regno Unito di 115.150 tonnellate di carbonio. I ghiacciai ringraziano e Greta Thunberg non potrà che farsi annacquare in un acquatorio.
A proposito, e la soluzione alcalina che fine fa? Nessun problema: viene trattata e finisce nelle acque reflue come l'acqua delle lavanderie a gettoni, assicura la Northumbrian Water, una compagnia idrica che rifornisce alcune regioni del Regno Unito. Insomma, dopo morto finisci nelle fogne e poi in mare.

IL CORPO E' LA CASA DELL'ANIMA
Qual è la radice culturale di questa - è proprio il caso di dire - soluzione idrosolubile al problema della sepoltura? Considerare le persone come cose, ossia organismi privi di anima. Vero è che quando moriamo l'anima abbandona il corpo, ma quel corpo è stato la casa dell'anima per molti anni. E dunque merita rispetto perché la persona umana è corpo e anima. Non solo, ma per il cristiano quel corpo risorgerà per riunirsi all'anima e dunque non può essere trattato come uno stinco di maiale da mettere in un sacchetto e far bollire a fuoco basso per quattro ore.
E ancora: nostro Signore non venne arso sopra una pira, ne fu ridotto a fertilizzante o divenne un diamante, ma il suo corpo venne deposto in un sepolcro. E, per quanto possa suonare paradossale, noi ci dobbiamo conformare a Lui anche da morti. Finire nella terra è come mettere un seme carico di speranza, la speranza che da quel seme possa spuntare un albero che darà frutti per l'eternità. Dalla morte, la vita.
Allora lasciare che sia la terra a decomporre l'uomo e cosa assai diversa che volere direttamente la sua distruzione con il fuoco o con l'acqua. Questo approccio somaclasta è un'altra ricaduta dell'atmosfera nichilista in cui dobbiamo sopravvivere ogni giorno, del clima di odio verso l'uomo nella sua interezza, corpo compreso che in vita deve essere violato o addirittura annientato in ogni modo - aborto, eutanasia, fecondazione artificiale, sperimentazione sugli embrioni, utero in affitto, amputazioni per "cambiare" sesso, prostituzione classica e sui social, esibizione di nudità in rete - e che da morto deve essere vilipeso. Perché sì, cari sudditi di Sua Maestà, quella che voi chiamate acquamazione non è altro che il vecchio e mai scomparso vilipendio di cadavere.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10 luglio 2023

4 - CARI PASTORI, CI AVETE TRADITO
Abu Dhabi (una religione vale l'altra) e la benedizione delle coppie gay provocheranno conseguenze sempre più gravi
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23 dicembre 2023

Ci avete traditi. Avete barattato Gesù con Barabba. La santità del talamo nuziale con l'orrore di un letto macchiato dai piaceri contro natura. Avete benedetto ciò che è maledizione per l'anima. Avete aperto le porte non alla salvezza, ma a quel peccato che serra per sempre le porte del Cielo. Avete reso la colpa un merito, l'offesa a Dio un canto di lode, il peccato una grazia, mutato il sordido nell'incorrotto, lo squallido nell'immacolato, l'infido nell'eccelso.
Ci avete offeso, noi piccoli nella fede. Tanti scandalizzati tra noi, quante macine al collo con impresso il vostro nome. L'affilata lama della misericordia di Dio vi attende. «Chi siete voi per giudicarci?», domandate. È vero, siamo solo pecore che puzzano per il loro peccati, ma il nostro fetore ci permette ancora di sentire il nauseabondo odore dei lupi tra di voi. E quindi tra noi. Certo, tutti i nostri peccati ci stanno davanti e sono tanti e orribili. Ma, davanti a noi, stanno anche i vostri di peccati. Noi i nostri li chiamiamo tali. Voi no. Voi vi gloriate delle vostre nefandezze, vi gonfiate il petto per ogni strappo al sacro manto di Cristo. Avete usato della misericordia per scendere a patti con l'inconciliabile, della pietà per castigare i retti, del perdono per abbandonarci nelle mani di chi sevizia le anime. Avete mutato il vino in acqua e in acqua putrida.

I GIOIELLI PIÙ PREZIOSI
Ci avete ingannati. Avete prostituito la verità, mercificato la bontà, corrotto la santità, distrutto la fede, svenduto la giustizia, imbastardito il Vangelo per piegarlo ai vostri sordidi interessi, vilipeso l'Eucarestia, adulterato la coscienza di un intero popolo cattolico, rinnegato Cristo per ben più di tre volte. E nessuno finora ha pianto amaramente. Ci sentiamo derubati dei gioielli più preziosi che adornavano la nostra madre Chiesa, stuprati nell'intimo, violati da chi doveva difendere la castità della fede e invece ci ha venduto per 30 denari. Siamo frastornati dalla potenza di questa enorme e nera mareggiata del male che avete levato contro le alte torri della Fede, della Speranza e della Carità. Impressionati dalla pertinacia che vi guida, dalla ostinazione della vostra spedita marcia verso l'orrido del nulla, dalla foga che vi acceca forse perché avete fretta di preparare il terreno ai tempi ultimi, ormai prossimi.
Avete passato il segno. Siamo esausti e furenti allo stesso tempo. Insofferenti e audaci, ribelli ma, così vorremmo, pur sempre docili alla grazia. E così abbiamo deciso di dichiararvi guerra. Insorgeremo perché, quando un padre usa violenza contro la sua sposa, i figli devono intervenire, se possono. E dunque scenderemo in campo con le armi della santità per dissodare il terreno della nostra vita e piantarci la vite delle virtù, per estirpare da esso l'erbaccia del peccato e del vizio. Perché non ci preoccupano in fondo i vostri attacchi, ma quelli del peccato sì. Non vi lasceremo in pace con le nostre giornate dedite al lavoro compiuto onestamente e quindi eroicamente, alla preghiera incessante, al Rosario, all'Eucarestia, ai sacramenti, alla formazione secondo la sana dottrina di sempre, alla testimonianza fatta di parole e opere, alla carità operosa, all'offerta di sacrifici. Vi perseguiteremo con la nostra silenziosa esistenza che, così vorremmo, sarà un grido di rivolta contro il nonsenso dilagante, il male ottenebrante, l'errore imperante, il piatto e viscido perbenismo che è solo oziosa pavidità.

NON ABBANDONEREMO CRISTO SOTTO LA CROCE
Risponderemo alle vostre iniquità semplicemente tentando di essere i padri, le madri e i figli migliori possibili e quindi i migliori credenti possibili. Reagiremo alla crudeltà con cui state torturando la verità, associando a quegli iniqui dolori i nostri, passando nel crogiuolo delle nostre sofferenze quotidiane tutta la nostra esistenza per renderla sempre più gradita a Dio, coscienti che davanti a Lui dovremo rispondere delle nostre colpe, non delle vostre: delle nostre parole, non delle vostre omelie; dei nostri scritti, non delle vostre curiali Dichiarazioni; dei nostri giudizi, non dei vostri processi canonici.
Se voi siete disertori, noi non lo saremo. Non abbandoneremo Cristo sotto la croce, anche se tutto il quartier generale della Chiesa si ammutinasse. Noi rimarremo in prima fila a difendere il fortino dentro cui sono custoditi la fede, la famiglia, la vita, la libertà, la speranza. Sì, la speranza. L'abbiamo ancora. Non ci arrenderemo, non deporremo a terra le armi, bensì alzeremo in alto gli stendardi del coraggio di annunciare Cristo senza infingimenti e senza compromessi, di cavarci un occhio se ci sarà di scandalo o di scandalo per altri, di piegare le ginocchia davanti a Dio perché siamo coscienti che tutto il nostro essere è più vicino alla terra che al Cielo.
Avete dimostrato che siete nemici di Dio e quindi - dobbiamo ammetterlo con infinito dolore - nostri nemici. Lo diciamo non per superbia, per orgoglio, per ostentata superiorità, per avventata sicumera di crederci gli eletti, i puri, i giusti, ma perché chi striscia nella polvere come noi riesce ad avere la giusta prospettiva delle cose ed è capace immediatamente di individuare i propri simili che differiscono da noi solo per un particolare: non sanno di strisciare. Noi cerchiamo di trarci dalla sporcizia, voi cercate di farci rimanere. E perciò siete nostri nemici. Ma Cristo ci ha comandato di pregare per i nostri nemici. E dunque, obbedendo, preghiamo così a gran voce: «Ripagali secondo la loro opera e la malvagità delle loro azioni. Secondo le opere delle loro mani, rendi loro quanto meritano» (Sal. 28, 4).

Nota di BastaBugie:
l'autore del precedente articolo, Tommaso Scandroglio, nell'articolo seguente dal titolo "Da Abu Dhabi a Tucho: certe aperture costano anime" parla del Papa che ha detto che una religione vale l'altra. Le conseguenze sono sempre più gravi e anche eterne.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 29 dicembre 2023:

La Dichiarazione Fiducia supplicans è quasi certamente il documento peggiore, sotto il profilo della fede e della morale, prodotto sotto l'attuale pontificato e quindi di tutti i pontificati precedenti. È dunque il pronunciamento peggiore di tutta la storia della Chiesa. Questo perché legittima espressamente e formalmente, scegliendo di avvalersi di una Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede, le relazioni omosessuali - e quindi l'omosessualità - e le relazioni sessuali extramatrimoniali - e quindi la fornicazione e l'adulterio.
In lizza per il primo posto c'era anche il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune di Abu Dhabi del 4 febbraio 2019 sempre firmato da Papa Francesco. In questa dichiarazione firmata anche dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb potevamo leggere: «Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani». Tralasciamo la questione della diversità linguistica (in Genesi 11, 1-9, dove si narra la vicenda della Torre di Babele, è Dio che punisce gli uomini con il pluralismo linguistico e quindi con l'incomunicabilità, dato che fino ad allora la lingua di tutti gli uomini era una sola) e soffermiamoci sulla diversità di religione.
Secondo il Papa è volontà di Dio che esistano diverse religioni. L'affermazione è contraddittoria e non serve essere credenti per capirlo. Facciamo un solo esempio tra i milioni che si potrebbero fare: secondo la dichiarazione Dio vuole che Gesù sia Dio per i cristiani e solo un profeta per i musulmani. Ma qui sta l'inciampo: o l'una di affermazione è vera e l'altra falsa oppure l'inverso, perché entrambe le affermazioni non possono essere vere. Ma nel documento si dice invece che ogni religione è vera dato che viene da Dio: così dicendo si finisce per entrare in contraddizione. E Dio dato che è perfetto non può cadere in contraddizione. Dunque non solo si nega che la religione cattolica sia l'unica ad essere vera, ma si articola un'argomentazione incoerente.
La Dichiarazione Fiducia supplicans ci pare che superi per gravità la dichiarazione di Abu Dhabi. Quest'ultima erra su un aspetto apicale: uno è Dio e una è la vera religione. È un errore teoretico di immensa portata e fondamentale sotto il profilo teologico. Fiducia supplicans erra su un aspetto morale gravissimo. Il primo errore è peggiore sotto l'aspetto veritativo dato che coinvolge Dio, il secondo però e a conti fatti è ancora più grave perché interessa le condotte, la morale e dunque la salvezza eterna. Pochi si danneranno per la prima, molti di più per la seconda. Non solo: la dichiarazione di Abu Dhabi avrà un effetto sociale meno incidente rispetto a Fiducia supplicans.
Infatti il Magistero ordinario ha benedetto, da una parte, i rapporti extramatrimoniali. I vescovi e sacerdoti potranno dunque insegnare che i rapporti sessuali fuori dal matrimonio sono leciti, parimenti l'adulterio. In merito a quest'ultimo aspetto sarà inutile affermare che l'adulterio rimane peccato dato che ferisce la fedeltà. L'obiezione potrà essere superata, seppur in modo fallace, facendo ricorso al consenso del coniuge tradito. Se questi è consenziente, la fedeltà potrà non essere più un problema. Situazione tipica di alcune coppie cosiddette aperte e dei coniugi separati-divorziati. Va da sé che il consenso del coniuge tradito non cancella l'obbligo di fedeltà.
Fiducia supplicans poi permette di dire bene di alcuni mali. Tra questi c'è l'omosessualità. Uno dei soli quattro peccati esistenti che ha il poco invidiabile primato di gridare vendetta al Cielo (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1867). Se la relazione omosessuale è un bene di tale valore da meritarsi una benedizione, ne consegue che cade il divieto di matrimonio omosessuale. Infatti se questa relazione affettiva è moralmente accettabile perché non potrebbe ricevere la grazia sacramentale del matrimonio? Sarebbe irragionevole, perché illogico, vietarlo. Accettata la premessa occorre accettare tutte le sue conclusioni.
Quindi da una parte la Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede contribuirà in modo sensibile alla diffusione del peccato di fornicazione, adulterio e omosessualità. Su un altro fronte e per analogia si faranno avanti altre richieste: infatti in Fiducia supplicans si giustifica la benedizione asserendo che per benedire non occorre l'impeccabilità della condotta morale di chi riceve la benedizione (ma qui quello che fa problema sta nel fatto che si benedice una relazione in sé disordinata, non la singola persona sebbene peccatrice).
Per analogia anche la coppia incestuosa potrebbe allora chiedere di essere benedetta. Così anche la coppia adulterina, la coppia pedofila, le relazioni poligamiche, quelle poliamorose e, traslando dalle relazioni connotate da pratiche sessuali contrarie al volere di Dio a quelle connotate da diversi aspetti morali ma sempre contrari alla sua volontà, la coppia malavitosa, la coppia spacciatore-tossicodipendente, la coppia truffatrice e molte altre coppie “irregolari” dato che il criterio dell'irregolarità ha confini infiniti e quindi indefiniti.
Il primato di Fiducia supplicans come peggiore pronunciamento del Magistero - che però insegnando l'errore perde la qualifica sostanziale di Magistero trattenendo di questo solo l'aspetto formale - deriva anche dal fatto che la spinta evangelizzatrice verrà azzoppata, fortemente depotenziata. Provate ora voi a sostenere che l'omosessualità non è condizione consona alla dignità della persona. Vi diranno che siete in errore e non siete cattolici.
Fiducia supplicans ha squalificato l'ortodossia. Se il nostro capo afferma che le relazioni omosessuali sono da benedire, come potremmo noi ora contraddirlo? Risposta: dovremo purtroppo contraddirlo. Il credente è fedele a quanto dice il Papa solo se il Papa è fedele a quanto dice la Verità. E, dunque, a domanda diretta dovremo rispondere: «Il Papa ha sbagliato».
E non perché lo diciamo noi, ma perché lo dice l'Antico Testamento, il Nuovo Testamento e una tradizione ininterrotta del Magistero che arriva sino al Catechismo e al documento dell'allora Congregazione per la Dottrina della Fede dal titolo Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede ad un dubium circa la benedizione delle unioni di persone dello stesso sesso, dove, alla domanda «La Chiesa dispone del potere di impartire la benedizione a unioni di persone dello stesso sesso?», la Congregazione rispose nemmeno tre anni fa così: «Negativamente».

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23 dicembre 2023

5 - EUTANASIA PER TOSSICODIPENDENTI, IL PIANO INCLINATO DEL CANADA
Un'eutanasia inclusiva per risparmiare, con la scusa dell'applicazione del protocollo per l'estensione dell'eutanasia ai malati mentali
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 4 novembre 2023

Tutto è relativo, così si dice. Tutto eccetto il piano inclinato, aggiungiamo noi. Il Codice penale federale del Canada prevede ormai da tempo la non punibilità di condotte eutanasiche a patto che si rispettino alcune condizioni. La modifica del Codice penale è avvenuta per tappe: nel 2016 abbiamo avuto una prima legge eutanasica, nel 2021 una seconda legge che prevedeva l'eutanasia anche per chi non è malato terminale; nel 2023 una terza legge che permetterà, dal 2024, di poter uccidere anche i malati mentali, come le persone affette da Alzheimer, da demenza senile, i depressi, gli schizofrenici, etc.
Come specificato dal Servizio sanitario canadese occorre che la pratica eutanasica, affinché sia legittima, avvenga nel rispetto del protocollo chiamato Assistenza medica alla morte (Maid), il quale prevede il supporto di un medico e l'osservanza di alcuni requisiti che andiamo ad elencare. Il soggetto deve essere titolare del diritto ai servizi sanitari; essere maggiorenne e capace di intendere e volere (requisito che, formalmente, dovrebbe valere anche per chi è affetto da una patologia psichiatrica); versare in una condizione clinica grave e irreversibile; presentare una richiesta scritta per accedere al Maid; fornire il consenso informato; avere due valutazioni mediche indipendenti. Il Servizio sanitario specifica cosa si debba intendere per "condizione clinica grave e irreversibile". È necessario che la patologia o la disabilità sia grave, che si versi in una condizione di declino irreversibile, che si sperimenti una sofferenza fisica o psicologica ritenuta intollerabile. Il risultato di tutti questi paletti è una cifra: 10.064. Tante sono state le persone uccise con l'eutanasia nel solo 2021.

ANCHE I TOSSICODIPENDENTI? OVVIO CHE SI
Abbiamo visto che dal 2024 possibili candidati all'iniezione letale potranno essere anche i malati mentali. Potrebbero essere inclusi in questa categoria anche i tossicodipendenti? La risposta non può che essere affermativa, dato che non di rado il tossicodipendente soffre di disturbi psicologici, bastando addirittura per accedere all'eutanasia una forma depressiva giudicata intollerabile dal soggetto stesso.
Il pronostico è condiviso anche da altri. Kevin Yuill, ex professore di studi americani presso l'Università di Sunderland nel Regno Unito, ha affermato che «negli otto anni trascorsi da quando il Maid è stato legalizzato per i malati terminali, il Maid è stato esteso ai disabili, ai senzatetto e ai prigionieri. E presto i tossicodipendenti saranno i prossimi». A fine ottobre di quest'anno, la Canadian Society of Addiction Medicine ha tenuto a Victoria il suo convegno annuale. Si è parlato anche di Maid e il dottor David Martell, medico responsabile della Medicina delle Dipendenze presso la Nova Scotia Health, ha dichiarato alla rivista Vice che l'estensione del protocollo eutanasico anche ai tossicodipendenti sarà da loro «vagliato con attenzione». Se un malato mentale può accedere all'eutanasia non si può escludere che anche un tossicodipendente possa soffrire di un disturbo mentale. Aggiunge infatti il dottor Martell: «Non è giusto escludere le persone dall'ammissibilità semplicemente perché il loro disturbo mentale potrebbe essere, in parte o in tutto, un disturbo da uso di sostanze. Ha a che fare con il trattare le persone allo stesso modo». L'importante è che il tossicodipendente abbia «un ragionevole desiderio di morire», ossia che il suo desiderio non sia episodico, dettato dall'emotività del momento, ma sia costante, espresso in modo lucido e pacato. Ma tutti i desideri di morire sono irragionevoli, commentiamo noi, sia quelli passeggeri che quelli meditati.

IL PIANO INCLINATO
Dunque, il vero principio sotteso alla disciplina normativa canadese sull'eutanasia è il piano inclinato. Accettato il principio che è moralmente lecito e dunque giuridicamente legittimo darsi la morte, farsi uccidere o uccidere qualcuno per non farlo più soffrire, occorre anche accettare tutte le dirette conseguenze di questo principio, in primis l'allargamento del bacino di possibili utenti. Se il criterio cardine è il dolore, sono infinite le persone che possono soffrire: il paziente terminale, quello non terminale ma affetto da patologia cronica, il disabile, il depresso e tra questi anche i tossicodipendenti. Posto il criterio del dolore a fondamento dell'eutanasia, escludere alcuni sofferenti a beneficio di altri è irragionevole e quindi discriminatorio. «Ha a che fare con il trattare le persone allo stesso modo», come ci ha ricordato il dottor Martell.
Tra l'altro - e forse qui si cela il vero motivo dell'espansione delle categorie di persone adatte a ricevere l'eutanasia - questa inarrestabile inclusività eutanasica fa felici le casse dello Stato. Si è calcolato che, almeno in Italia, noi pesiamo economicamente sul Servizio sanitario nazionale soprattutto negli ultimi quattro anni di vita. Comprensibile: è nell'ultimo tratto di vita che in genere soffriamo di una patologia così seria da impegnare in modo importante il Servizio sanitario. Ora, elidere quell'ultimo periodo di esistenza così dispendioso per lo Stato non può che essere per lui assai vantaggioso. In tale prospettiva l'eutanasia conviene. Non solo: anche la cura dei pazienti affetti da patologie croniche o l'assistenza sanitaria dei tossicodipendenti è enormemente gravosa per le casse dello Stato, soprattutto perché può durare diversi anni. Quindi eliminare, prima del tempo stabilito da Dio, tutti quei soggetti che non solo non producono più, ma sono pure onerosi da gestire, è un grande affare. Insomma, l'eutanasia fa proprio rima con economia (di mezzi).

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 4 novembre 2023

6 - PER IL DIRETTORE DELLE EDIZIONI SAN PAOLO LE UNIONI GAY NON SONO PECCATO
Pare che la Chiesa cattolica sia un aereo caduto nelle mani di dirottatori senza scrupoli, ma stiamo tranquilli perché sono condannati all'insuccesso
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 6 gennaio 2024

Fiducia supplicans ha infuso coraggio alla categoria degli innovatori permettendo loro di usare il lapis in modo più disinvolto. Iscritto in questa categoria per meriti acquisiti sul campo è don Simone Bruno, direttore editoriale delle Edizioni San Paolo, il quale su Facebook così arringa in merito a Fiducia supplicans: «Niente da fare! Il nuovo spaventa e attiva meccanismi regressivi». Risposta: siamo sì spaventati quando il nuovo è una nuova eresia, un nuovo errore. E più che attivare meccanismi regressivi, Fiducia supplicans in molti ha attivato meccanismi aggressivi in difesa della verità sulla sessualità, sul matrimonio e sulla grazia. Continuiamo nella lettura: «Ma dobbiamo resistere e dimostrare che le unioni tra persone separate e divorziate e tra persone dello stesso sesso non sono "peccaminose"».
Risposta: potete resistere quanto volete, ma non insegnate l'errore ad altri, per favore. In secondo luogo, saremmo proprio curiosi di ascoltare le vostre dimostrazioni sul fatto che la fornicazione, l'adulterio e l'omosessualità non siano condizioni peccaminose, contrariamente a ciò che insegna la Chiesa. E poi: perché mettere tra virgolette l'aggettivo peccaminose? Forse perché lo stesso concetto di peccato non esiste più? Perché è improprio ritenere che vi siano atti che offendono Dio?
Detto tutto ciò, le affermazioni di don Bruno non rientrano nella dottrina cattolica, fanno parte di un'altra religione o di nessuna religione (vedasi modernismo). La Chiesa cattolica così insegna nel Catechismo in merito al divorzio e all'adulterio: «Il divorzio è una grave offesa alla legge naturale. Esso pretende di sciogliere il patto, liberamente stipulato dagli sposi, di vivere l'uno con l'altro fino alla morte. Il divorzio offende l'Alleanza della salvezza, di cui il Matrimonio sacramentale è segno. Il fatto di contrarre un nuovo vincolo nuziale, anche se riconosciuto dalla legge civile, accresce la gravità della rottura: il coniuge risposato si trova in tal caso in una condizione di adulterio pubblico e permanente» (n. 2384); «L'adulterio è un'ingiustizia. Chi lo commette viene meno agli impegni assunti. Ferisce quel segno dell'Alleanza che è il vincolo matrimoniale, lede il diritto dell'altro coniuge e attenta all'istituto del matrimonio, violando il contratto che lo fonda. Compromette il bene della generazione umana e dei figli, i quali hanno bisogno dell'unione stabile dei genitori» (2381).

QUELLO CHE GESÙ CI HA DETTO
E la Chiesa non ha mica tirato fuori dal cilindro questo giudizio, ma è la fotocopia di ciò che Gesù ci ha detto: «chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. [...] Chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all'adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio» (Mt 5, 27, 31). In merito all'omosessualità, sempre il Catechismo afferma: «Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che "gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati". Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati» (2357). Figuriamoci se possono essere benedetti.
E così abbiamo già risposto ad una successiva affermazione di don Bruno: «quindi [queste unioni] possono essere benedette, cioè si può attestare che tra loro esiste un "bene" affettivo e relazionale. Tutto qui! Cosa c'è di difficile da capire?».
Vallo a dire a quei duri di comprendonio che hanno scritto la Bibbia e il Catechismo. Però concordiamo con don Bruno: per noi è proprio difficile capire lui. Inoltre, un'osservazione in margine: si è aperta la stagione della teologia tra virgolette. Se un termine mal si concilia con quello che si sta dicendo ecco depotenziarlo con le virgolette. Prima abbiamo visto il lemma "peccato" e, in questo passaggio, ora abbiamo letto il termine "bene". Ma è anche una nota di speranza: nemmeno don Bruno è proprio convinto che l'adulterio e l'omosessualità siano un bene, tanto che è costretto a mettere questa parola tra virgolette.
Proseguiamo con l'intemerata del Nostro: «E, infine, che questo "bene" non è racchiuso dentro la cornice sacramentale (state tranquilli e tranquille che la dottrina è salda) e quindi non disturba niente e nessuno, se non la cecità ottusa dei tradizionalisti irrecuperabili (che evidentemente non hanno capito il messaggio evangelico e che si ostinano a chiudersi nella loro malattia psichiatrica)» [poi corretto sostituendo «malattia psichiatrica» con «arida e insensata malvagità»]. Anche qui una breve risposta: quello che fa problema non è la possibilità che queste benedizioni si confondano con il rito del matrimonio - aspetto che sarebbe un'aggravante - ma sono le benedizioni stesse ad essere problematiche dato che dicono bene di alcuni mali. Qui c'è già un vulnus alla dottrina, senza scomodare il sacramento del matrimonio.

COSA C'È DI DIFFICILE DA CAPIRE?
Sacramento che comunque viene danneggiato, perché se benedico una coppia convivente etero sto dicendo che i rapporti sessuali possono avvenire anche al di fuori del matrimonio; se benedico una coppia di divorziati risposati o di adulteri non risposati vuole dire che le proprietà fondamentali del matrimonio dell'unità e dell'indissolubilità non sono più tali, ma meri accessori all'istituto matrimoniale; se infine benedico una coppia omosessuale, anche tramite lo sporco stratagemma della benedizione ad ogni membro della coppia, vuol dire che il matrimonio non è più un vincolo che riguarda le coppie eterosessuali ma anche quelle omosessuali, perché se la loro unione è un bene, come scrive don Bruno, rectius: un "bene", non si vede perché un giorno due uomini o due donne non potrebbero sposarsi. Tutte bordate a danno della dottrina, contrariamente a ciò che scrive il Nostro.
Infine in merito al messaggio evangelico che quei malati mentali dei tradizionalisti non capirebbero, citiamo i seguenti passi assolutamente criptici del Nuovo Testamento: «ciò che Iddio ha congiunto l'uomo non separi» (Mt 19,5-6); «ai coniugati, ordino, non io, ma il Signore, che la moglie non si separi dal marito, e qualora si sia separata, rimanga senza rimaritarsi, o si ricongiunga con suo marito» (1Cor 7,10-11); «Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento» (Rm 1, 26-27); «Non illudetevi: [...] né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, [...] erediteranno il regno di Dio» (1 Cor 6, 9-10); «sono convinto che la legge non è fatta per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli, [...] per i fornicatori, i pervertiti, [...] e per ogni altra cosa che è contraria alla sana dottrina» (1 Tim 1, 9-10). Cosa c'è di difficile da capire?

Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Tommaso Scandroglio, nell'articolo seguente dal titolo "I dirottatori della Chiesa sono condannati all'insuccesso" spiega che la Chiesa somiglia a un aereo preso in mano da qualcuno che ne ha cambiato il piano di volo. Ma qualunque ne sia il motivo, ha fatto i conti senza la torre di controllo, cioè senza Dio.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 12 gennaio 2024:

Pare che la Chiesa cattolica sia un aereo caduto nelle mani di dirottatori senza scrupoli. La Chiesa è stata istituita da Nostro Signore per raggiungere alcune destinazioni ed invece capita oggi che alcuni signori abbiano preso il controllo del santo velivolo e abbiano deciso di cambiare il piano di volo. Per quale motivo?
Difficile fornire risposte certe perché le intenzioni ultime non vengono appalesate dai dirottatori e quindi non possiamo che tentare di interpretare il senso delle loro decisioni per risalire appunto alle intenzioni. Almeno tre potrebbero essere le finalità che muovono i dirottatori nel governo della Chiesa e soprattutto nell'insegnare precetti contrari alla sana dottrina.
Prima ipotesi. I dirottatori sono consapevoli ad esempio che l'omosessualità, la contraccezione, il divorzio, l'adulterio, etc. sono condizioni o condotte contrarie al vero bene della persona, ma hanno deciso comunque di chiudere un occhio su questi temi perché la gente fa fatica a seguire il Vangelo, perché i tempi sono cambiati, perché la frequenza alla Messa è inferiore a quella registrata quotidianamente nella Death Valley, perché sono convinti che cedere oggi significa vincere domani, perché non si può chiedere l'impossibile a chi fa già fatica a compiere il possibile. Dunque i dirottatori avrebbero in testa le idee giuste, ma applicherebbero strategie pastorali ingiuste.
Seconda ipotesi. I dirottatori credono fermamente che l'omosessualità, la contraccezione, il divorzio, l'adulterio, etc. siano condizioni o condotte moralmente lecite, che il sacerdozio femminile sia auspicabile, che l'ambientalismo sia una corsia preferenziale per arrivare in Paradiso, che il surriscaldamento della Terra sia da temere più che il surriscaldamento dell'Inferno, che la povertà materiale sia un male peggiore della povertà spirituale, che è più grave essere immigrati che peccatori, che la Messa in vetus ordo e la crescita vocazionale in alcuni seminari siano retaggi indietristi da ostacolare in tutti i modi, che conversione faccia rima con oppressione. Insomma una Chiesa al contrario, sottosopra, in cui i nostri dirottatori hanno in testa le idee sbagliate e si comportano di conseguenza adottando piani pastorali disastrosi.
Terza ipotesi. Omosessualità, divorzio, abolizione del celibato sacerdotale, ambientalismo et similia sono solo strumenti per distruggere la Chiesa e quindi sovvertire l'ordine voluto da Dio nel mondo. Lo scopo vero quindi non sarebbe quello di una morale e una fede mondanizzate, secolarizzate e dunque impregnate di relativismo e infine di nichilismo. Morale e fede prive di verità autentiche sarebbero solo mezzi per scopi più elevati o infimi se volete: la demolizione dell'edificio sacro della Chiesa, la lotta voluta e convinta contro Nostro Signore Gesù Cristo. Con piena coscienza quindi si vorrebbero promuovere ad esempio benedizioni gay e comunione ai divorziati risposati per minare nel profondo le fondamenta della Chiesa. I dirottatori sarebbero quindi dei veri e propri anticristi. Il "bene delle persone" sarebbe solo una foglia di fico usata per nascondere le vere intenzioni di carattere sovversivo.
Non sappiamo se una o più o nessuna di queste ipotesi siano vere, ma sappiamo che se i dirottatori fossero animati da una di queste intenzioni sono certamente condannati all'insuccesso. Perché i dirottatori non hanno fatto i conti con la torre di controllo, ossia con Dio. Ciò che pensano sia il loro punto forte - l'immanente, la visione orizzontale della storia, ossia le esigenze del mondo - sarà la loro rovina. Infatti il mondo, la storia è in mano a Dio. Pensare al mondo escludendo Dio, credere che Dio non intervenga nella storia perché tutto è in mano agli uomini sarà per loro un errore fatale, perché nulla sfugge alla sua Provvidenza. Dio dunque permette il male per un bene maggiore e quindi sa trarre dal male il bene. La storia lo ha insegnato molto bene. La Chiesa ai suoi albori fu perseguitata duramente, ma poi rifiorì. Il papato fu un disastro intorno all'anno Mille, ma poi arrivarono Francesco e Domenico. Ci fu il Protestantesimo, ma è grazie ad esso che abbiamo avuto la Controriforma. E così via.
Anche questa volta è certo che Dio permette che la sua Chiesa venga deturpata in volto per un bene maggiore. Forse - è una delle teorie maggiormente proposte in questi tempi - Dio sta tollerando tutto questo perché il male emerga in tutta la sua grandezza e sia ben visibile, tanto da distinguerlo facilmente dal bene e in tal modo estirparlo con più efficacia. Come se un medico non volesse curare un malato affinché i sintomi della malattia aumentino con il passare del tempo così da rendere evidente la vera patologia da cui è affetto, per poi intervenire al fine di curarlo con maggiore successo. È la teoria della parabola della zizzania: «E i servi gli dissero: "Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?" "No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: 'Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio' "» (Mt 13, 28-30).
Il rigetto di ben 15 conferenze episcopali di un documento del Magistero autentico qual è Fiducia supplicans insieme alle critiche di decine e decine di vescovi provenienti da tutto il mondo, ma soprattutto dal sud del mondo, forse è il segnale che sta iniziando la mietitura, che la torre di controllo sta facendo convergere sull'aereo dirottato alcuni caccia militari. In questo senso, forse, Fiducia supplicans potrebbe essere un documento provvidenziale nel senso letterale della parola perché potrebbe essere la goccia che farà traboccare il vaso, il passo falso che farà scoprire il truffatore, l'errore marchiano nella banconota contraffatta che metterà nei guai il falsario, la pistola fumante che non potrà più passare inosservata nemmeno al giudice più corrotto al mondo.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 6 gennaio 2024

7 - OMELIA IV DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 1, 21-28)
Insegnava loro come uno che ha autorità.
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

L'episodio descrittoci dalla lettura evangelica di oggi si colloca all'inizio della vita pubblica di Gesù. Dopo essere stato battezzato nel Giordano da Giovanni, Gesù ritorna al nord, nella sua terra di Galilea, e qui, sulle rive del mare, chiama a sé i primi quattro apostoli. Sono due coppie di fratelli: Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni, tutti e quattro pescatori.
Poi va a Cafarnao, dove Simone, uno dei quattro, aveva la sua famiglia, e dove per un po' di tempo il giovane profeta di Nazaret si stabilisce.
Proprio nella sinagoga di Cafarnao comincia il suo insegnamento, come abbiamo oggi ascoltato.
Contrariamente a quanto spesso si crede, Gesù non ha cominciato predicando per le strade e per le piazze. All'inizio egli si inserisce piuttosto nelle normali abitudini religiose ebraiche: si reca come tutti all'adunanza del sabato e, come erano soliti fare i rabbini, anche lui nella sinagoga legge e commenta qualche passo della Bibbia.

LE PAROLE DI CRISTO DIVENTANO FATTI
Nel modo con cui Gesù dà principio alla sua missione non c'era niente di inconsueto e di straordinario, non c'era niente che potesse suscitare scalpore o meraviglia tra gli abitanti di Cafarnao.
Ma se l'involucro esteriore è quello di sempre, il contenuto dell'intervento di Cristo nell'assemblea liturgica del suo popolo appare subito una novità senza precedenti. L'evangelista sottolinea lo stupore che a poco a poco prende tutti i presenti, appena il giovane maestro comincia a parlare.
Qual era la "novità", che rendeva Gesù diverso da tutti gli altri abituati a prendere la parola nella sinagoga?
Il racconto la esprime con la parola "autorità": Erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi (Mc 1,22). E più avanti: Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: "Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità" (Mc 1,27).
"Autorità". In realtà, il testo originale greco adopera un termine che significa "potere" o "potenza". Gesù colpisce perché non si presenta come uno che ricerca l'interpretazione più plausibile, che chiarisce i concetti, che dialoga con gli altri studiosi della legge, che ascolta ed esamina le varie ipotesi, ma come uno che ha il "potere". Ha il "potere" sulle parole e sulle idee, e stabilisce lui che cosa è vero e che cosa è falso, che cosa è giusto e che cosa è sbagliato; e ha addirittura il "potere" sull'eterno nemico di Dio: il demonio: Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono! (Mc 1,27). Egli non solo dice, ma anche decide; non solo parla, ma anche opera; non solo spiega la parola di Dio, ma combatte e vince il male dell'uomo, combatte e vince il grande e oscuro insidiatore del nostro bene e della nostra salvezza.

LA PAROLA DI DIO, FORZA TRASFORMANTE
Dall'atteggiamento del Signore verso la Sacra Scrittura possiamo raccogliere una prima preziosa indicazione. Senza dubbio il Libro di Dio va letto con umile attenzione, va studiato nei suoi punti oscuri, va analizzato in tutte le su implicazioni. Questo è giusto e opportuno; purché però non si dimentichi che questa è solo la premessa perché dal Libro di Dio scaturisca l'energia rinnovatrice della vita, e la lettura della pagina sacra sia immediatamente posta al servizio della nuova realtà, che ci è stata data dal sacrificio di Cristo e che noi dobbiamo far arrivare in tutti gli angoli dell'esistenza.
Dunque la "parola" non basta e non serve, se non diventa anche grazia, forza, capacità trasformante. Dobbiamo stare attenti a non fare della nostra lettura della Bibbia un ritorno alla lettura rabbinica, dimenticando che noi ormai viviamo nell'epoca della "parola di Dio" realizzata e incarnata nella vita ecclesiale, nell'epoca del Regno di Dio che è già arrivato tra noi e domanda di essere sempre più ampiamente manifestato nella nostra vita.
Probabilmente san Paolo vuol dir questo, quando scrive ai cristiani di Tessalonica: Il nostro vangelo non si è diffuso tra voi soltanto per mezzo della parola, ma con potenza e con Spirito Santo e con profonda convinzione (1 Ts 1,5). E vuol forse dir questo anche san Giacomo, quando dice nella sua lettera che chi si limita ad ascoltare culturalmente la parola di Dio è come uno che si guarda nello specchio, ma poi si allontana restando come prima, senza far niente per mettersi in ordine e migliorare la sua personalità (cf. Gc 1,23.24).
Noi cristiani non siamo il "popolo del libro" e neppure il "popolo della parola"; siamo il popolo dell'avvenimento, cioè il popolo che sa che la storia umana è stata radicalmente mutata dalla croce e dalla gloria del Signore; siamo il popolo che non si deve dar pace fino a che questa trasformazione non raggiunga l'intero universo; siamo il popolo che deve dar origine a una storia nuova e diversa.
La nostra Chiesa deve perciò sì dedicarsi alla conoscenza sempre più vasta e alla comprensione sempre più profonda della Sacra Scrittura, anche più di quanto adesso non faccia. Ma non per fermarsi in questa conoscenza e in questa comprensione, bensì per trovarvi l'impulso continuo a costruire l'"uomo nuovo" e il "mondo nuovo"; quell'uomo e quel mondo nuovo che ha il suo inizio e il suo esemplare nel Cristo crocifisso e risorto.

LA REALTA' DEL DEMONIO E LA LIBERAZIONE OPERATA DALLA PAROLA DI CRISTO
Il secondo insegnamento di questa pagina evangelica riguarda il demonio. Anche tra i cristiani, ci sono a proposito del demonio opinioni infondate e aberranti: c'è chi non crede alla sua esistenza, e chi ne è addirittura ossessionato. Nessuno di questi due atteggiamenti spirituali è nel giusto, ci dice il Vangelo di oggi.
Di fronte a questo essere oscuro e malefico, Gesù non fa il superuomo scettico, frivolo e irridente, ma lo prende sul serio. Lo ha già direttamente affrontato nell'episodio misterioso delle tentazioni del deserto. Sa che cercherà di sballottare i suoi apostoli come si fa col grano quando lo si deve vagliare (cf. Lc 22,31). Lo chiama "principe di questo mondo", ma dichiara anche che non ha alcun potere su di lui (cf. Gv 14,30).
San Paolo ci ricorda che la lotta più aspra del credente - contrariamente a quello che oggi pensano molti anche fra i teologi - non è contro "la carne e il sangue" (cioè contro le strutture sociali, i pregiudizi inveterati o i complessi e i grovigli psicologici interni all'uomo), ma contro i dominatori di questo mondo di tenebra,... contro gli spiriti del male (Ef 6,12). Per questo la malvagità, la menzogna, gli accecamenti sono così estesi e imponenti nelle vicende umane: perché hanno una fonte sovrumana.
E sarà meglio che noi, quando si tratta di ciò che c'è nel mondo invisibile, ci lasciamo guidare dal pensiero del Signore, più che dalle persuasioni presuntuose e immotivate dei maestri di questo mondo.
D'altra parte, però, non dobbiamo essere di quelli che sembrano credere più al potere del diavolo che all'amore di Dio. Se dobbiamo prendere sul serio il demonio, non dobbiamo lasciarcene impaurire, dal momento che abbiamo un Salvatore capace di ridurlo al silenzio e di allontanarlo da noi. Taci! Esci da quell'uomo: Gesù ha pronunciato questa parola di liberazione non solo a Cafarnao, ma anche su ciascuno di noi al momento del nostro battesimo, quando siamo stati consacrati al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo, e siamo entrati a far parte della divina famiglia.
Come si vede, il Vangelo ci preserva tanto dalle false sicurezze di chi, non vedendo oltre la sua corta vista, presume di non avere avversari spirituali e di poter combattere da solo, quanto dalle angosce di chi si dimentica di essere stato redento e di essere perciò saldamente nelle mani di un Padre che non ha nessuna intenzione di lasciarci andare perduti.


Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".
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ALTRA OMELIA IV DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 1,21-28)
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Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

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