BastaBugie n�864 del 13 marzo 2024

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1 LA SERIE ''THE CHOSEN'': UN GESU' TROPPO UMANO
La prima serie, in onda su Tv2000 (con l'app ci sono le tre serie doppiate in italiano), è da vedere, ma tenendo conto che è fatta da protestanti e che nessun paragone è possibile con l'inarrivabile Passione di Mel Gibson (VIDEO: Le migliori scene di The Chosen)
Autore: Mauro Gagliardi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 LA NEOLINGUA NON LASCIA IN PACE NEANCHE I DINOSAURI
Gli esperti della ''cancel culture'' vogliono cambiare i nomi di 45 dinosauri perché non sono inclusivi o richiamano a personaggi che riflettono una cultura sessista, razzista o coloniale
Autore: Matteo Delre - Fonte: Provita & Famiglia
3 LA TERRIBILE STORIA DIMENTICATA DEI FRANCESCANI MARTIRIZZATI DAI MUSULMANI
Nel 1920 in Armenia sette frati indifesi furono trucidati grazie all'aiuto di un notabile musulmano che, con l'inganno, aveva assicurato di proteggerli
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone
4 RICORDO DI MARIO PALMARO A DIECI ANNI DALLA MORTE
Il racconto personale e commovente del parroco di Staggia Senese (VIDEO: Mario Palmaro presenta Costanza Miriano)
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: Il buon seme fiorirà
5 FRANCIA, L'ABORTO IN COSTITUZIONE E' LA NEGAZIONE DEI DIRITTI UMANI
La democrazia liberale (bisogna tollerare chi vuole abortire) necessariamente confluisce in una democrazia totalitaria (non si può tollerare chi è contrario all'aborto) che ha nell'illuminismo la sua filosofia ispiratrice
Autore: Eugenio Capozzi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 LE CITTA' USA GOVERNATE DAI DEMOCRATICI MUOIONO PER LA TOLLERANZA VERSO I CRIMINALI
Gli abitanti delle città sono le vere vittime delle politiche liberal ''defund the police'' che distruggono le loro famiglie, le loro case e i loro quartieri
Autore: Edwin Benson - Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà
7 OMELIA V DOM. DI QUARESIMA - ANNO B (Gv 12,20-33)
E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - LA SERIE ''THE CHOSEN'': UN GESU' TROPPO UMANO
La prima serie, in onda su Tv2000 (con l'app ci sono le tre serie doppiate in italiano), è da vedere, ma tenendo conto che è fatta da protestanti e che nessun paragone è possibile con l'inarrivabile Passione di Mel Gibson (VIDEO: Le migliori scene di The Chosen)
Autore: Mauro Gagliardi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 6 marzo 2024

A partire da lunedì 4 marzo, TV2000 ha inserito nel proprio palinsesto la trasmissione della fortunata serie nordamericana The Chosen, dedicata alla vita di Cristo. Personalmente non conoscevo questa serie sino all'anno scorso. Durante l'insegnamento del mio consueto corso di Cristologia e Soteriologia, alcuni studenti mi hanno chiesto cosa pensassi del Cristo riprodotto in The Chosen. Allora decisi di guardarne l'intera prima stagione (nella versione originale statunitense). Dopo la visione, riferii il mio parere agli studenti, che sintetizzai con le parole «luci e ombre».
Non c'è dubbio che si tratta di una produzione di ottimo livello, ben curata a livello tecnico. Alcune scene sono davvero ben girate e fanno emergere la personalità di Gesù in modo affascinante, addirittura accattivante. È uno dei motivi per cui la serie ha avuto un enorme successo. Essa è guardata attualmente da centinaia di migliaia di persone. Si calcola che più di cento milioni di persone ne abbiano visto almeno una parte e al momento è in corso la traduzione in moltissime lingue. Alcuni tra i miei studenti mi hanno riferito di far ricorso a The Chosen nelle loro attività di apostolato, soprattutto con i giovani.

LE OMBRE
Il ricorso ai canali di comunicazione digitale, tra cui il cinema e la TV, è una caratteristica dell'azione di evangelizzazione del nostro tempo; caratteristica che, in sé, non comporta aspetti negativi e possiede al contrario grande potenziale. The Chosen, quanto agli elementi sin qui rilevati, è un fenomeno positivo. Dove sono allora le «ombre»? Esse risiedono nel modo di caratterizzare determinati personaggi, come pure nell'elaborazione di scene di fantasia, non presenti nella narrazione evangelica. Per quanto gli autori garantiscano di non aver mai inserito elementi che vadano contro ciò che si legge nei Vangeli, resta vero che essi hanno creato scene e dettagli che non sono nei Vangeli.
Propongo solo qualche esempio. Il personaggio di Cristo è ambivalente: in alcune scene Gesù appare come il Verbo incarnato, manifestando la potenza della divinità e la concretezza della sua natura umana. In altre scene, tuttavia, troviamo un Gesù che sembra "solo umano". Ora, è vero che il Figlio di Dio si è fatto - eccetto il peccato - simile a noi in tutto. Questo, però, non implica che Egli si comporti in tutto e per tutto come facciamo noi, che siamo solo uomini, e inoltre peccatori. È una scelta giusta rappresentare l'umanità di Gesù mostrandolo come un uomo qualunque, che si comporta come noi? Se il metro di paragone per essere riconosciuti come veri uomini fosse l'uomo decaduto, la scelta sarebbe azzeccata (in questo caso, però, il modello perfetto di umanità saremmo noi, non Lui).
Ma Cristo non è solo uomo e inoltre la sua umanità è priva delle ferite del peccato. Come detto, gli autori sostengono di non contraddire il testo dei Vangeli; eppure, nel modo di rappresentare Gesù, non sembrano uniformarsi in ogni caso alla prospettiva narrativa neotestamentaria. Ad esempio, mostrare Gesù che balla con gli Apostoli, o che ride un po' sguaiatamente non è direttamente contrario ad alcuna affermazione evangelica, dato che i Vangeli in nessun luogo attestano che Gesù si rifiutasse di ballare o che non ridesse mai. Tuttavia, i Vangeli mostrano Gesù che piange, si commuove, si adira, esulta nello Spirito, soffre; ma mai Gesù che ride, fa battute o danza.

TENERE CIÒ CHE È BUONO
Non poche volte, gli attori scelti, o il modo in cui recitano la propria parte, non trasmettono il dovuto senso di importanza che hanno i personaggi della storia sacra. Si guardi, ad esempio, l'attore scelto per rappresentare Gesù dodicenne, che trasmette una sensazione di totale ordinarietà. Un ragazzo qualunque, non certo il Salvatore del mondo. Anche il modo in cui viene ricoperto il ruolo di Maria non appare sempre all'altezza della Madre di Dio. Sarei poi curioso di sapere cosa pensano i miei concittadini di Salerno (nella cui cattedrale sono custodite le spoglie di san Matteo, molto venerato in diocesi) del modo in cui viene rappresentato l'Apostolo nella serie.
In questo breve commento ho volutamente sottolineato più le ombre che le luci. Queste ultime, comunque, non mancano. Il senso di queste osservazioni non è di condannare o censurare The Chosen. Il punto è che gli elementi positivi saranno probabilmente colti dai telespettatori più facilmente di quelli negativi, ragion per cui questi riferimenti potrebbero servire come un aiuto a guardare The Chosen non solo liberando i propri sentimenti ed emozioni durante la visione, ma anche riflettendo sui contenuti veicolati dalla serie, molti dei quali sono arricchenti, mentre altri devono essere sottoposti ad attenta valutazione.
I genitori che volessero far vedere questa serie televisiva ai propri figli, come pure gli operatori pastorali che volessero utilizzarla, dovrebbero comunque accompagnare i più giovani e inesperti nel discernimento necessario a distinguere gli aspetti positivi da quelli negativi. Bisogna ricordare che un film è un film: nulla di meno, ma anche nulla di più. La fonte per la nostra conoscenza del vero volto di Cristo resta la Parola di Dio, proclamata dall'insegnamento bimillenario della Chiesa. Certe rappresentazioni possono più o meno cogliere nel segno, mentre la verità è nella Rivelazione divina. Conoscendo e accogliendo quest'ultima nella fede, possederemo anche il metro di giudizio per valutare ogni cosa, tenendo ciò che è buono.

Nota di BastaBugie: tramite l'app gratuita di The Chosen si possono vedere le prime tre serie doppiate in italiano (basta andare su impostazioni audio e mettere "italiano").
Per l'app, clicca qui! Per il sito internet, clicca qui!
Franco Olearo commenta la prima serie di The Chosen che sta andando in onda su TV 2000. Ecco l'articolo pubblicato su Family Cinema Tv:
Simone, dopo il miracolo della pesca miracolosa operata da Gesù, ha ricevuto l'invito del Maestro a seguirlo. Simone è felicissimo della proposta, ma va dalla moglie a chiedere la sua approvazione. I discepoli che sono stati da poco scelti da Gesù, approfittano di trovarsi tutti assieme alle nozze di Cana per conoscersi meglio: ognuno racconta che mestiere faceva e da dove proviene; nel loro viaggio verso Gerusalemme, incontrano una donna egiziana e Gesù la interpella direttamente nella sua lingua, che ha imparato quando da bambino è andato in quel paese in esilio con Giuseppe e Maria. La samaritana si reca da sua marito: gli chiede di firmare l'atto di divorzio (lei ormai l'ha abbandonato da tempo) ma lui rifiuta; si reca quindi a mezzogiorno, in pieno sole, a prendere l'acqua dal pozzo perché se andasse di mattina, come tutte le altre donne del paese, non sarebbe gradita.
Sono rapidi esempi di come questo serial multistagione (la prima si ferma a quando Gesù toglie il riserbo e dichiara apertamente di essere il messia) sviluppi in dettaglio la vita delle persone che vengono invitate da Gesù a seguirlo. [...]
Se la vita dei discepoli, di Nicodemo, di Maria di Magdala è liberamente ricostruita, quando interviene Gesù, le sue parole sono quelle del Vangelo (più qualche aggiunta, per meglio contestualizzarlo). Ma al di là della soluzione adottata, è importante chiedersi: la figura di Gesù, vero Dio e vero uomo e il suo messaggio, emergono con forza e chiarezza? La risposta è si. Proprio perché veniamo a conoscere in dettaglio la vita dei vari personaggi, appare più chiaramente la rivoluzione apportata dal Messia: si avvicina di più proprio ai malati che hanno bisogno di esser curati, a quelli che la società considera come irrimediabilmente condannati e oggetto di disprezzo. [...]
Molto ben delineata, non collegata a nessun miracolo ma al puro convincimento della parola, è la figura di Nicodemo: un fariseo onesto, che cerca la verità, che non interpreta il mondo partendo dal contesto chiuso di ciò che prescrive la Legge ma è pronto a farsi stupire dal nuovo e il suo incontro notturno con Gesù, la sua commozione, il loro colloquio, sono uno dei punti più alti di questa stagione.
Ovviamente bisogna chiudere un occhio su certe ricostruzioni dell'epoca: due giovani si prendono a pugni mentre gli altri intorno scommettono su chi vincerà e sembra proprio di assistere a una scena ricavata da un film western; i soldati romani remano su di una barca, con tanto di elmo e di mantello rosso da parata; Gesù si sposta da un paese e l'altro con uno zaino che sembra preso in prestito da liceale. Occorre però riconoscere che la realtà ebraica del tempo è ben disegnata: è curata nei dettagli la preparazione per il giorno dello Shabbat e i personaggi ebrei esprimono una sentita fede nel Dio dei loro padri.

Per ulteriori informazioni e trailer della serie The Chosen, clicca qui!

THE CHOSEN: LE MIGLIORI SCENE DELLA PRIMA STAGIONE
La samaritana al pozzo di Giacobbe, l'incontro notturno con Nicodemo, la chiamata di Matteo il pubblicano.


https://www.youtube.com/watch?v=x6vxvzEVA2Q

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 6 marzo 2024

2 - LA NEOLINGUA NON LASCIA IN PACE NEANCHE I DINOSAURI
Gli esperti della ''cancel culture'' vogliono cambiare i nomi di 45 dinosauri perché non sono inclusivi o richiamano a personaggi che riflettono una cultura sessista, razzista o coloniale
Autore: Matteo Delre - Fonte: Provita & Famiglia, 5 marzo 2024

Siete pronti per una nuova avventura nell'abisso della cancel culture? Bene. L'ultima assurdità woke è quella della proposta di cambiare i nomi dei dinosauri perché in alcuni casi non sono inclusivi o richiamano a personaggi "controversi" o perché riflettono una cultura sessista, razzista o coloniale.
Tutto vero. Lo ha affermato il team della paleobiologa Emma Dunne dell'Università Friederich-Alexander di Erlange-Norimberga, in uno studio che invece di diventare il copione per qualche stand-up comedy viene addirittura ripreso e rilanciato dalla rivista "Nature". Vi si specifica che questi casi di non conformità dei nomi sono pochi, anzi pochissimi «ma sono comunque significativi in termini d'importanza», ci ammoniscono i cervelloni dell'università tedesca, supportati da alcuni altri colleghi in giro per il mondo.
«Non diciamo che da domani bisogna cambiare tutto», spiga uno dei ricercatori, «ma dobbiamo rivedere criticamente ciò che abbiamo fatto, per correggere cose che non abbiamo fatto bene». Il problema è sempre lo stesso, quello che ossessiona gli eterni offesi di questa nostra infelice epoca: gli stereotipi. O presunti tali.
«Meglio - spiegano - d'ora in poi scegliere nomi che facciano riferimento alle caratteristiche fisiche dell'animale, ai luoghi di ritrovamento e anche alla lingua e alla cultura delle popolazioni locali, spesso dimenticate». Poco importa che così si rischi di chiamare una conchiglia fossile con un nome lungo come il titolo di un film della Wertmüller, l'importante è che non si dimentichi nessuno della lista. Non viene chiarito però come gestire la situazione se si fa riferimento alle caratteristiche fisiche. Metti che si ritrova un dinosauro fossile con una grande pancia, che si fa, si rischia il body shaming?

LA FOLLIA DELLA CANCEL CULTURE
La Commissione internazionale sulla nomenclatura zoologica (ICZN) al momento - meno male! - non ha preso in considerazione le assurdità di questi studiosi per quanto riguarda i nomi già dati, mentre si è mostrata - ahinoi - disponibile per le eventuali nuove scoperte, sebbene il problema sollevato non riguardi le diciture scientifiche (quelle binomiali in latino, per intenderci, come Anas platyrhynchos per il germano reale), bensì i nomi comuni degli animali.
Tanto per fare un esempio pratico - e attuale - pensiamo al grazioso oriolo di Audubon (che non è neanche un dinosauro vero e proprio), ovvero un uccelletto giallo e nero classificato dall'ornitologo americano John James Audubon (1785/1851), il cui nome, collegato al suo lavoro scientifico, andrebbe cancellato perché prima suo padre e poi lui sono stati proprietari di piantagioni di canna da zucchero che utilizzavano schiavi. Sì, avete capito bene.
La proposta degli studiosi appare però abbastanza ideologica e poco supportata da riscontri davvero reali quando si vanno a vedere i numeri. Nel voler trovare, infatti,  "nomi problematici" di dinosauri, ossia legati a "razzismo e sessismo" oppure nominati in "contesti coloniali o in onore di figure controversi", gli esperti hanno individuato 45 nomi potenzialmente offensivi, corrispondenti a meno del 3 per cento degli esemplari esaminati. Noi stessi, d'altra parte, per trovare un esempio di nome controverso in zoologia, abbiamo dovuto scavare nei peggiori recessi dell'internet woke per scovare l'oriolo di Audubon.
Siamo cioè in un'area di nicchia dell'isterismo globale della cancel culture, ed è forse per questo che la follia emerge in modo così lampante.
Si dovrebbe invece avere la consapevolezza che cambiare 45 nomi già dati ai dinosauri o modificare la nomenclatura dei ritrovamenti futuri (nel caso ce ne fossero) non cambierebbe nulla, non renderebbe la scienza più "inclusiva", ma servirebbe al massimo a chi procede al ri-battesimo per sentirsi buono e in pace con se stesso, nel concetto distorto di pace in vigore nell'attuale distopia occidentale.

NEOLINGUA
Ma è solo questo? È davvero soltanto l'effetto concreto della propaganda martellante? Probabilmente no. In realtà occorre provare una profonda pietà per la professoressa Emma Dunne e il suo team, forzati a esporsi a questo livello di ridicolo perché forse soltanto così, oggi, si può accedere a corposi finanziamenti per la ricerca accademica. La piena conformità al dettato del pensiero unico, a partire dall'Agenda 2030 dell'ONU, sembra infatti essere - con tutta probabilità - criterio di base per rispondere ai bandi di finanziamento e ricevere i fondi connessi.
Newspeak, lo chiamava George Orwell. Nella traduzione italiana viene detta Neolingua, ovvero una tecnica per esprimersi e chiamare le cose imposta dal potere con l'obiettivo di non far pensare chi parla, o meglio di farlo pensare come vuole il potere. Il pericolo dietro queste iniziative dunque non è soltanto che rischiamo di trovarci a non poter più ascoltare la musica di Carl Orff o Richard Strauss perché aderirono (sbagliando! ovvio!) al nazismo. Il rischio è che ci privino delle parole per descrivere la realtà, per poi imporci le loro parole. Parole non ordinarie, ma cariche di un significato morale e politico uniformato e uniformante, nascosto sotto il vello di pecora della "bontà" e "inclusività" e che, soprattutto, nulla hanno a che fare con la realtà, storica o attuale che sia.
Senza più parole che la descrivano, la realtà non esiste più, se non nella versione che le parole consentite ci permettono di concepire. È un'operazione deliberata, partita con la sovversione della definizione del sesso degli esseri umani e penetrata così profondamente da arrivare a occuparsi di 45 nomi di dinosauri. Ridiamoci su, d'accordo, ma non smettiamo di suonare il campanello dell'allarme.

Fonte: Provita & Famiglia, 5 marzo 2024

3 - LA TERRIBILE STORIA DIMENTICATA DEI FRANCESCANI MARTIRIZZATI DAI MUSULMANI
Nel 1920 in Armenia sette frati indifesi furono trucidati grazie all'aiuto di un notabile musulmano che, con l'inganno, aveva assicurato di proteggerli
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone, febbraio 2024

Oggi voglio ricordare i sette francescani, e non solo loro, che nel 1920 vennero martirizzati dai musulmani. Nel 1920,dunque dopo la fine della Grande Guerra, dopo i trattati di pace, dopo che Kemal Ataturk aveva respinto i Greci e salvato la Turchia. Che, lo ricordiamo, era stata alleata degli sconfitti Imperi centrali.
Il genocidio del popolo armeno - il primo, nella storia, a convertirsi al cristianesimo - era stato completato da un pezzo, i turchi, stretti tra i Bolscevichi di Lenin a nord e le potenze occidentali, soprattutto Inghilterra e Francia, che si spartirono il loro ex impero, dopo aver orribilmente incendiato Salonicco (la più ricca delle loro città, ma ricca grazie a greci e armeni), visto che Ataturk intendeva modernizzare il suo popolo vietando fez, veli e barbe per dare un sterzata laica alla vita turca (ben rendendosi conto che la causa dell'arretratezza stava proprio nella religione), avrebbero potuto smetterla con le scimitarre e l'uccisione inutile e insensata dei cristiani. Invece no. Ecco la storia che andiamo a raccontare.
Alla fine del 1919 tre francescani, due  italiani e un ungherese, vennero assegnati dalla Custodia della Terra Santa a Mugiukderest, in Armenia. Erano padre Francesco De Vittorio (38 anni), fratel Alfredo Dolentz (67), austriaco, e fratel Salvatore Sabatini (45). La missione era completamente distrutta e ora, a guerra finita, la Custodia intendeva ripristinarla in qualche modo. Provvisti di denaro, i tre riuscirono a farvi affluire le famiglie superstiti e a radunare la trentina di bambini rimasti orfani. Sotto la loro direzione si cominciò a riattare qualche casa e, soprattutto, a impiantare un orfanotrofio per quei bambini abbandonati che chissà come erano riusciti a scappare al genocidio. I tre frati erano tutto: medici, farmacisti, vivandieri, maestri, padri. Ma nel gennaio del 1920 ricominciò l'incubo: la notizia che i massacri di cristiani erano ripresi giunse fino alla missione e quei poveri disgraziati, la cui sfortuna non sembrava aver mai fine, presero a disperarsi. Dove altro sarebbero potuti andare? Ora che avevano riguadagnato un minimo di tranquillità, pur nella miseria, bisognava di nuovo scappare?

UN INVITO A CENA
Leggo in una vecchia news del Centro studi Giuseppe Federici che ai tre frati, in pensiero per i loro orfanelli, si presentò uno del posto, un musulmano di cui avevano fatto la  conoscenza e che si era comportato sempre amabilmente con loro. Ne conosciamo il nome: Leuimen Oglu Alì. Aveva una grande casa e si  offrì di ospitare i missionari e tutti gli orfanelli. Anzi, poiché c'era ancora posto, poteva accogliere anche tutti i pochi cristiani del luogo. E arrivò a mettere a disposizione alcuni locali per gli oggetti, le cose care che ognuno avesse ritenuto di portare con sé. Cominciò così il trasloco. In quella nuova casa sarebbero stati al sicuro, così aveva garantito loro l'anfitrione. Anche se si fosse scatenato il pogrom, lui li avrebbe protetti, perché nessuno avrebbe osato violare la casa di un notabile musulmano. Erano a cena, gentilmente offerta dal loro ospite, quando i tre frati sentirono colpi di fucile provenienti dalla strada. D'istinto si alzarono da tavola per sbirciare dalle finestre, ma a quel punto Leuimen Oglu Alì gettò la maschera. Estratta una pistola, mentre i tre gli davano le spalle li freddò con pochi colpi, poi andò ad aprire il portone di quelli fuori, con cui era d'accordo. Dei cristiani e orfanelli non ne rimase vivo neppure uno. Poi la banda di assassini andò a saccheggiare la chiesa, l'orfanotrofio e le case delle vittime, completando l'opera con un bel falò di tutto. Tutto questo accadde il 23 gennaio 1920.

CHIESA BRUCIATA
Padre Alberto Amarisse, 46 anni, era superiore alla missione di Jenige-Rale. Negli stessi giorni i turchi invasero l'Armenia e uccisero lui e tutti gli altri cristiani. Padre Stefano Jalincatjan, 51 anni, armeno, era superiore alla missione Donkalè. Scappato all'ora dalle guerra, era tornato per riunire i superstiti e cercare di ricostruire quanto era stato distrutto. Ma il 23 gennaio 1920 i turchi tornarono. Capeggiati da tal Naggiar Mustafà, si avventarono nel villaggio e presero a incendiare tutto. I cristiani si rifugiarono in chiesa e, nella missione, mentre i turchi li calpestavano di fucilate. Ma prevalse l'opinione di risparmiare munizioni, visto che quelli si erano barricati. Così, mano alla benzina, diedero fuoco a tutto e arrostirono gli sventurati, missionario compreso. Al giovane fratel Giuseppe Achillian, 25 anni e armeno pure lui, andò meglio. Nel senso che non morì ammazzato. Invasa l'Armenia, ricominciarono le marcie forzate della popolazione cristiana. Molti morirono di stenti e fatica. Lui, il più giovane e in forze, partito il 23 gennaio, resistette fino al 15 del mese successivo. Ma, arrivato ad Adana, schiantò per lo strapazzo. E, se questa fu la sorte, figurarsi quella di donne, vecchi e bambini. L'italiano padre Leonardo Bellucci, 39 anni, dopo il servizio militare (il clero italiano non era ancora esentato, lo sarà con Mussolini), finita la guerra fu assegnata alla missione di Aleppo come economo e insegnante nel collegio che i francescani avevano là. Stava recandosi a Gerusalemme in treno quando, alla stazione di Kherbet el- Ghazi, un gruppo di beduini armati lo costrinse a scendere. Venne freddato sul posto a colpi di fucile. E, non contenti ne impalarono il cadavere. Allah è grande. Forse Abramo sbagliò a mettere incinta Agar...

Fonte: Il Timone, febbraio 2024

4 - RICORDO DI MARIO PALMARO A DIECI ANNI DALLA MORTE
Il racconto personale e commovente del parroco di Staggia Senese (VIDEO: Mario Palmaro presenta Costanza Miriano)
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: Il buon seme fiorirà, Ed. Fede e Cultura

Chi trova un amico, trova un tesoro. Così la Sacra Scrittura sottolinea la difficoltà di trovare amici veri. Voglio allora raccontare perché sono sicuro di aver trovato un tesoro in Mario Palmaro. È forse l'unica persona che ho frequentato per diversi anni di cui ricordo perfettamente luogo e motivo di tutti gli incontri avuti con lui, sia personali che telefonici.
Ho conosciuto Mario attraverso i suoi libri e gli articoli sul Timone. Mi entusiasmavano nel profondo per la chiarezza con cui la verità sulle cose veniva svelata. L'ironia, dote tipicamente cristiana, aggiungeva sapore ai suoi scritti che risultavano allo stesso tempo profondi, ma scorrevolissimi.
Quando lo incontrai per la prima volta ero sacerdote da un anno. Era il 2005 ed ero andato a sentire una sua conferenza nel santuario di Pancole, poco distante da Staggia Senese dove si trova la mia parrocchia. Era accompagnato dalla moglie Annamaria e mi intrattenni a parlare un po' con loro. Non posso certo dimenticare che mi trattò così tanto amichevolmente che mi sembrava di conoscerlo da sempre, anche se in realtà lui era quello famoso e io un pretino giovane, di due anni meno di lui. Con me c'era quel giorno Vanessa, una ragazza della mia parrocchia, con la quale avevamo da poco costituito il Centro Culturale "Amici del Timone" di Staggia Senese che, partendo da pochi giovani desiderosi di sapere come stanno le cose, sarebbe diventato nel tempo un vero polo di attrazione per la cultura cattolica in Toscana e non solo. Vanessa fu molto impressionata da quella conferenza e mi disse quanto fosse piacevole per lei ascoltarlo. Quando lo dissi a Mario lui rispose che la moglie si era innamorata di lui proprio sentendolo parlare. E soggiunse, con il suo usuale modo ironico ma vero: "Anch'io la notai... era l'unica ragazza giovane in tutta la sala e mentre parlavo annuiva sempre".
Un particolare può servire per capire quanto Mario fosse apprezzato dai ragazzi che con me stavano formando il centro culturale di Staggia. Quando dovevamo dare il nome al centro eravamo incerti se scegliere "Amici del Timone" oppure "Amici di Mario Palmaro". Nel "ballottaggio" vinse il primo solo per il motivo che volevamo diffondere il più possibile quella rivista, della cui redazione comunque Mario faceva parte.

LA PRIMA CONFERENZA A STAGGIA
Dopo quel nostro primo incontro lo invitai a fare una conferenza nel nostro centro culturale e la data scelta fu il 4 maggio 2006 per un incontro dal titolo "Famiglia: diffidate delle imitazioni". Con linguaggio semplice dimostrò che la famiglia è la cellula fondamentale della società e soprattutto che la famiglia pre-esiste allo Stato. Proprio per questo non si può che essere contrari al riconoscimento giuridico delle coppie di fatto (e di quelle omosessuali). Di quel giorno vorrei però soffermarmi su due particolari che potrebbero apparire secondari e che invece mostrano chi era davvero Mario.
Il primo è che quando arrivò alla parrocchia di Staggia, sede del centro culturale dove la sera avrebbe tenuto la conferenza, si soffermò a guardare i manifesti in fondo alla chiesa. Notò quello del catechismo per gli adulti. Il manifesto iniziava con il porre delle domande provocatorie per stimolare la partecipazione a questo incontro settimanale che tutt'oggi viene fatto ogni martedì. Le domande erano: "Vuoi approfondire la tua fede in maniera adulta? Il catechismo che hai imparato da piccolo ti ha lasciato qualche dubbio?". Al che, in maniera ironica, Mario commentò: "Che grande don Stefano, nel manifesto parla di qualche dubbio, quando è evidente che la domanda dovrebbe essere: visto che in tema di fede siete ignoranti come capre, non sarebbe il caso di venire ad imparare almeno le basi della fede cristiana?". Capii comunque che apprezzava la voluta delicatezza con cui si invitava ad approfondire le ragioni della propria fede. Credo tra l'altro che sia stato l'unico a vedere in me tale delicatezza... dote che purtroppo non mi è molto naturale.
Il secondo particolare degno di nota è che quel giorno Mario dormì nella mia camera ed io andai quella notte a casa dei miei genitori. Niente di strano visto che questo si è ripetuto poi per tutti i relatori che sono passati dal centro culturale nelle oltre sessanta conferenze organizzate. Niente di strano se non fosse per due piccoli dettagli: quella fu la prima volta che un relatore dormiva nell'appartamento della casa canonica che era stato da poco ristrutturato. Il secondo dettaglio è che, appunto perché finito da poco, non era ancora ammobiliato e per letto si intendeva appena una rete con sopra il materasso. Prima ancora di me, Mario ha dormito in quella che sarebbe diventata la mia camera. Proprio in quella occasione gli raccontai le discussioni che avevo affrontato per la prima volta nella mia vita con muratori, elettricisti, falegnami e idraulici. Mi raccontò che anche lui aveva avuto esperienze simili e con loro doveva alzare spesso il tono della voce per far capire come fare i lavori e mi confidava che era a disagio perché non era nel suo carattere di usare toni duri con le persone, ma in questo caso non aveva scelta. Questa e altre indicazioni mi furono utili per quello che stavo affrontando per la prima volta rivelandosi quindi un buon consigliere non solo per questioni alte ma anche più spicciole.

COME LO ZAMPONE A NATALE
Da allora Mario è tornato a Staggia ogni anno. Lo feci sorridere quando gli dissi che "una conferenza di Palmaro all'anno, ti toglie ogni malanno". E lui prontamente rispose: "Insomma, sono tradizionale come lo zampone a Natale".
Molti sono stati i temi trattati nelle varie conferenze da noi e così abbiamo potuto constatare la sua competenza in varie materie con particolare predilezione per la bioetica: eutanasia, aborto, RU486, testamento biologico, Scienza e Vita, Papa e Chiesa, matrimonio, omosessualità.
Per capire quanto sia stato importante Mario per me e per il centro culturale basti pensare che nel primo libretto dal titolo "L'avventura" che raccoglieva i resoconti delle prime sedici conferenze, la copertina aveva la foto fatta alla prima conferenza di Mario a Staggia. Certamente avevamo ospitato altri personaggi famosi e importanti. Basti pensare a nomi quali Cammilleri, Pellicciari, Barra, De Mattei e altri. Ma la foto con Mario attorniato dai ragazzi che con tanto entusiasmo, un'avventura appunto, avevano fondato quel centro culturale, rimase storica e rimarrà nella memoria di ciascuno di noi, oltre che ovviamente nel sito degli Amici del Timone di Staggia.
Come dicevo all'inizio, mi ricordo di ogni volta che ho incontrato Mario anche al di fuori del centro culturale. Ad esempio era presente quando andai all'incontro (a cui mi aveva invitato l'amico e direttore del Timone, Gianpaolo Barra) che avrebbe dato inizio ad un sito che all'epoca sembrava un sogno. Un sito che avrebbe segnato la storia dell'apologetica cattolica in internet. Una specie di prolungamento del Timone che avrebbe dovuto diventare punto di riferimento quotidiano per sapere le notizie attraverso gli articoli di giornalisti cattolici di provata fede. Era il sogno di dare il via a La Bussola Quotidiana. In quell'incontro tenuto nella sede del Timone a Milano c'erano i principali giornalisti che avrebbero collaborato e una quindicina di soci fondatori che avrebbero aiutato con contributi economici, secondo le proprie possibilità. Ovviamente Mario apparteneva al primo gruppo. Purtroppo dopo un po' di tempo la Bussola fallì finanziariamente. Dopo qualche mese il sito tornò ad essere operativo grazie al neo direttore Riccardo Cascioli che fondò La Nuova Bussola Quotidiana. Il consiglio che Mario mi dette in confidenza fu di sostenere questo progetto "perché di Riccardo ci si può fidare" ed ebbi così conferma di ciò che già pensavo. Fu così che misi tutte le mie forze per dare un, pur piccolo, contributo non solo economico, ma anche di sostegno morale perché la Bussola potesse riprendere la sua corsa... cosa di cui non mi sono mai pentito. Questo consiglio mi ritornò in mente quando insieme al direttore del Timone abbiamo deciso di assegnare alla Bussola, nella persona di Riccardo Cascioli, il premio Viva Maria in occasione del 6° Giorno del Timone della Toscana.

CONSONANZA DI OBIETTIVI
Mario mi ha dato altri consigli decisivi e di questo gliene sono grato. Una volta lo chiamai al telefono per chiedergli come potevo aiutare nella gestione della sezione di Scienza & Vita e del Centro di Aiuto alla Vita di Siena. Mi ricordo che in quella occasione siamo stati più di un'ora al telefono. Negli anni a seguire i contenuti di quella telefonata mi hanno guidato saggiamente nelle scelte che ho dovuto affrontare. La lunghezza della telefonata con cui Mario mi dette i consigli suddetti, mi riempì di gioia per il tempo che mi dedicò, visti i suoi numerosi impegni, ma ho scoperto dopo la sua morte che lui era disponibile con tutti. Ho avuto infatti da alcuni studenti dell'Università Europea di Roma la conferma che anche con ragazzi mai visti aveva molta attenzione e dedicava molto tempo fuori dalle lezioni per rispondere a domande, chiarire concetti, integrare le lezioni. Insomma da tutti è sempre stato considerato molto disponibile mettendo inoltre in pratica le più dimenticate opere di misericordia spirituale: istruire gli ignoranti, consigliare i dubbiosi, ammonire i peccatori e sopportare pazientemente le persone moleste.
Come posso poi dimenticare la consonanza di obiettivi che ho sempre avuto con lui? Anche quando la Marcia per la Vita muoveva i primi passi organizzativi ci siamo trovati in più occasioni ed ogni volta scoprivamo che la pensavamo allo stesso modo. Una volta ci trovavamo insieme ad un incontro a Bologna dove con gli organizzatori si faceva la verifica sulla marcia precedente e si analizzavano le nuove proposte per quella successiva. Mi ricordo che presi la parola per biasimare la condotta scorretta del Movimento per la Vita che per porre il suo cappello sulla marcia (che nelle precedenti edizioni aveva invece ostacolato in tutti i modi) distribuì delle pettorine gialle per dare l'impressione che ci fossero molti suoi militanti quando invece questi erano una decina. Mario intervenne dopo di me e iniziò con queste significative ed ironiche parole: "Stranamente sono d'accordo con don Stefano..." dove era evidente a tutti che "stranamente" stava per "come sempre".

LA PROVA FINALE
La scoperta del cancro fu per Mario una grande prova che però superò con una grande, ma alla fine semplice, fede. La prima volta che lo rividi dopo questa scoperta fu a Certaldo dove venne per una conferenza. Lo incontrai in sacrestia prima dell'incontro. Non parlammo della malattia, nonostante sapessimo che l'altro sapeva. Si parlò come se niente fosse perché in effetti la malattia non poteva toglierci il gusto dell'amicizia. Una volta, durante la malattia, Mario mi inviò un sms per pormi una domanda di fede. Gli telefonai immediatamente tanto che lui mi disse: "Accidenti che rapidità: sei proprio un pronto soccorso per la fede!". In un'altra telefonata parlammo dei suoi articoli di critica ad alcune scelte di Papa Francesco e della sua conseguente cacciata da Radio Maria. Mi confidò che poi gli aveva telefonato il Papa al quale aveva ben chiarito la sua fedeltà alla Chiesa e al successore di Pietro. In quella occasione Papa Francesco lo ringraziò per le sue osservazioni di cui avrebbe tenuto conto. Mario credette a quello che il Papa gli aveva detto ed infatti mi citò alcuni suoi discorsi recenti in cui percepiva un certo cambiamento. Mi disse infine di non divulgare la notizia della telefonata perché preferiva che non venisse alla luce e così feci.
Durante la malattia avevo qualche remora ad invitare Mario alla "tradizionale" conferenza annuale ed allora mi sentivo con la moglie per sincerarmi delle sue possibilità. Annamaria mi ha sempre aiutato a capire esattamente la situazione suggerendomi di insistere quando era il caso come ad esempio in occasione della conferenza di Costanza Miriano a Staggia per presentare il suo libro "Sposati e sii sottomessa". Al termine di tale incontro molti mi confidarono che la presenza di Mario aveva reso quell'incontro molto bello e arricchente grazie alle cose che disse nel suo intervento.
L'ultima sua conferenza a Staggia, un anno prima di morire, parlava di omosessualità ed aveva il provocatorio titolo "The gay after". In quella occasione riuscì a rispondere pacatamente, ma fermamente al presidente dell'Arcigay di Siena che al termine della sua relazione era andato al microfono per porre a Mario alcune domande tendenziose.

SCRITTORE GENIALE E AMICO PREZIOSO
Questa non è stata l'ultima volta che Mario è venuto da noi. Infatti, con il sostegno di Annamaria, sono riuscito a convincerlo a partecipare al ritiro estivo per famiglie che organizzo ogni anno in un ex convento francescano a Colle di Val d'Elsa, mia città natale. Il tema che avrei trattato durante il ritiro era la famiglia e proposi a Mario di fare sia il partecipante che il relatore. In pratica ci saremmo alternati nel fare una relazione ciascuno, io al mattino e lui al pomeriggio. Dopo un po' di insistenza da parte mia e della moglie, Mario accettò nonostante la salute fosse ormai un po' compromessa ed infatti a volte, durante il ritiro, Mario si assentava andando in camera. Ma tutto andò bene, non solo i suoi due splendidi interventi che sono stati successivamente raccolti in un dvd, ma anche i momenti passati insieme. Durante un pranzo ero al tavolo della famiglia Palmaro e, sapendo della mia passione per il Signore degli Anelli, Mario mi invitò a proporre ai suoi figli degli indovinelli sui libri di Tolkien. Ovviamente accettai questa sfida molto volentieri. Alla fine furono anche Giacomo, Giuseppe, Giovanna e Benedetto che vollero pormi le loro domande sull'argomento. Da questo aneddoto traspare la bellezza dell'accoglienza e del calore umano che traspariva dalla famiglia Palmaro.
Nel clima amichevole e festoso di quel ritiro ho potuto godere per l'ultima volta della presenza fisica di Mario su questa terra, ma il racconto non sarebbe completo se non raccontassi l'ultima volta che ho sentito la sua voce. Il 28 febbraio, una decina di giorni prima di morire, Mario mi telefonò al cellulare per una strana richiesta. Il Foglio voleva dedicargli un articolo, ma lui mi disse che non aveva foto adatte. Mi chiedeva se nelle svariate volte che era venuto da me ce ne fosse una da poter mandare al giornale. Visto che ero in settimana bianca gli dissi che al mio ritorno a casa gliel'avrei prontamente inviata. E così feci. Ma non era di una foto che Mario aveva bisogno. Stava per morire e quello era il suo modo per parlarmi per l'ultima volta. Era il suo modo per dirmi addio. In maniera delicata e senza farmi capire che sarebbe stata l'ultima telefonata, voleva esprimermi ancora una volta l'amicizia e la confidenza di cui mi ha fatto dono nella vita su questa terra. Porterò per sempre nel mio cuore il contenuto e l'affetto di quell'ultima telefonata.
Al funerale non potevo certo mancare. Ovviamente con l'abito talare ho partecipato alla Messa in rito antico, come a lui piaceva. Nell'andare a prenderlo processionalmente a casa, nelle preghiere alla bara, nel cammino per accompagnarlo in chiesa per il funerale ho ripercorso con la mente senza proferire parola tutte le cose che ho vissuto con Mario. Gli amici presenti, firme famose dell'apologetica cattolica, facevano da corona ad una famiglia splendida. Annamaria, da perfetta moglie, faceva trasparire la gioia cristiana che nemmeno un dolore grande come la perdita dell'anima gemella può togliere se vissuta con fede. I figli sereni anche se ovviamente provati dalla sofferenza. Il funerale composto e partecipato nel duomo di Monza ha davvero fatto sentire la presenza di Cristo, buon pastore. Non posso non essergli grato per aver dato ai cattolici italiani uno scrittore così geniale e a me un amico così prezioso.

VIDEO: LA SPOSA SOTTOMESSA di Costanza Miriano e Mario Palmaro
Il Centro Culturale "Amici del Timone" ha organizzato il 21 ottobre 2011 un incontro dal titolo "Sposati e sii sottomessa: pratica estrema per donne senza paura". Era presente l'autrice del libro: Costanza Miriano, giornalista del Tg3. Ha presentato la serata Mario Palmaro, docente di bioetica all'Università Europea di Roma e conduttore della trasmissione "Incontri con la Bioetica" a Radio Maria.


https://www.youtube.com/watch?v=PjsApsZvqbA

Fonte: Il buon seme fiorirà, Ed. Fede e Cultura

5 - FRANCIA, L'ABORTO IN COSTITUZIONE E' LA NEGAZIONE DEI DIRITTI UMANI
La democrazia liberale (bisogna tollerare chi vuole abortire) necessariamente confluisce in una democrazia totalitaria (non si può tollerare chi è contrario all'aborto) che ha nell'illuminismo la sua filosofia ispiratrice
Autore: Eugenio Capozzi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 6 marzo 2024

L'approvazione a larghissima maggioranza, da parte dei due rami del parlamento francese riuniti in seduta comune, della norma che inserisce nella Costituzione la garanzia del diritto ad abortire è un fatto storico di enorme importanza e gravità. Lo è perché per la prima volta in una democrazia liberale occidentale non solo l'interruzione volontaria di gravidanza viene depenalizzata e consentita, come avviene ormai da tempo in gran parte di esse, ma viene addirittura elevata a diritto fondamentale, che dunque da ora in poi nessuna legge ordinaria potrà revocare.
Lo è perché la formulazione scelta, quella per cui l'aborto è una "libertà" della donna che dev'essere comunque garantita dalla legge, implica l'improponibilità sostanziale di qualsiasi sua limitazione, e dunque prefigura da un lato ulteriori suoi ampliamenti, dall'altra la crescente difficoltà a difendere, sul piano costituzionale, il diritto all'obiezione di coscienza.
Lo è perché la modifica costituzionale è stata fortemente voluta e promossa dal presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron, e assume il valore di un provvedimento "bandiera".
Lo è per la solennità che si è voluto conseguentemente dare all'approvazione della norma, con la convocazione del parlamento riunito a Versailles, la disposizione dei parlamentari in ordine alfabetico e non per gruppo - a sottolineare l'aspetto di "unità nazionale" della scelta - , persino l'illuminazione della torre Eiffel per festeggiarla.
Lo è, infine, per la già citata, amplissima maggioranza, che travalica gli schieramenti politici e la divisione tra destra e sinistra.
Con questo passaggio, la Francia macroniana si pone idealmente a capo della sempre più aggressiva tendenza del progressismo occidentale a considerare l'aborto un vero e proprio dogma, un totem, un feticcio intoccabile, inestricabilmente connesso all'emancipazione femminile e quasi sinonimo di essa. Una tendenza che corrispettivamente si traduce, secondo il costume dell'estremismo woke, nella demonizzazione di chiunque metta in discussione il dogma su basi etiche o religiose, additato come sessista, "patriarcale", "bigotto", "medioevale", fautore dell'asservimento delle donne.

ARGINI SEMPRE PIÙ CONTESTATI
La negazione di qualsiasi possibilità di argomentazione intorno al tema pretende di cancellare e rinnegare d'un colpo non soltanto millenni di storia in cui l'aborto è stato condannato pressoché unanimemente al pari dell'infanticidio, ma anche le tormentate modalità attraverso le quali si è giunti, in molti paesi occidentali, alla sua legalizzazione a partire da poco più di mezzo secolo fa. Nell'accanito dibattito avviato allora sotto la spinta dei movimenti femministi si confrontavano, infatti, posizioni diverse, le quali però almeno convergevano nel ritenere che nell'affrontare la questione fosse inevitabile considerare più punti di vista, e che occorresse in qualche modo bilanciare il diritto delle donne a una maternità "consapevole" con la tutela della vita del nascituro e quella della maternità nell'interesse della società.
Conseguentemente le leggi che autorizzavano, entro certi limiti, l'aborto - come proprio la legge francese Simone Veil approvata nel 1975, e la legge 194 approvata in Italia nel 1978 - non consideravano affatto la legalizzazione come un diritto soggettivo, ma semmai come un modo per conseguire la "riduzione del danno" connesso agli aborti clandestini e ai danni provocati in taluni casi da una maternità non voluta alla salute fisica e psichica delle donne: un esito, comunque, non obbligato, rispetto al quale dovevano essere almeno considerate delle alternative, e che comportava almeno un dilemma morale.
Tuttavia nei decenni successivi questi argini sono stati sempre più contestati, rifiutati, erosi dalla marea montante di una concezione dei diritti integralmente relativista e soggettivista, secondo cui l'unico soggetto in gioco in materia di gravidanza è la donna, il concepito rappresenta soltanto un potenziale ostacolo alla sua libera volontà, e il potere di "interrompere la gravidanza" (fuori di eufemismi, sopprimere la vita del nascituro) deve essere inteso come pressoché assoluto e automatico, senza filtri né mediazioni, attuabile facilmente in forma sia chirurgica che farmacologica, anche al di sotto della maggiore età, e sempre più esteso rispetto allo stadio della gravidanza stessa.
Una concezione la cui progressiva diffusione ed egemonia si è andata saldando alla crescente disgregazione dei legami familiari, al crollo delle nascite, alla trasformazione di comunità fondate sulla stabilità dei nuclei familiari e sulla continuità generazionale in somme aritmetiche di individui isolati concentrati sulle proprie auto-rappresentazioni e gratificazioni personali.

DIRITTO NON NEGOZIABILE
In essi la rabbiosa rivendicazione di un potere assoluto dei soggetti "forti" sulla vita nascente (ma anche parallelamente sul "fine vita") si concretizza in una generale pulsione mortifera, una vera e propria implosione, evidente se si confrontano i trend demografici occidentali con quelli di altre società.
Che la punta di lancia di tale corto circuito tra diritto, potere e soppressione della vita sia oggi la Francia, e più in generale l'Europa continentale, e che il corto circuito si traduca nella formulazione dell'aborto come "diritto costituzionale", non deve stupire. Infatti l'idea del diritto alla vita come prerogativa assoluta e non negoziabile di ogni essere umano ha preso forma storicamente nella tradizione costituzionale anglosassone, dove è stato introdotto da John Locke (insieme a quello alla libertà e alla proprietà) e dalla Dichiarazione d'Indipendenza americana del 1776 (insieme alla libertà e al libero perseguimento della felicità).
Si deve a quella tradizione, imperniata innanzitutto sulla limitazione del potere, la sua riproposizione nella Dichiarazione universale dei diritti umani dell'Onu del 1948. Nel costituzionalismo francese di origine rivoluzionaria, viceversa, il diritto alla vita non viene mai nominato, e ogni libertà individuale viene subordinata alla sovranità della nazione e al monopolio del potere statuale. Le costituzioni continentali, e la cultura politica prevalente in quei paesi, hanno continuato a risentire più dell'esempio francese che di quello anglosassone. Ecco perché oggi in Francia - e, temiamo, ben presto altri paesi seguiranno l'esempio di Parigi - il diritto alla vita del bambino concepito può essere impunemente calpestato assolutizzando quello alla sua eliminazione, spacciando quest'ultima come libertà, mentre si tratta del trionfo di un potere illimitato sulla vita, che è condizione necessaria per la libertà.
Nei paesi anglosassoni - come, per altro verso, nel mondo latinoamericano - nonostante le spinte del progressismo "dirittista" in senso abortista la radice cristiana dell'idea di diritti fondamentali, implicante la difesa della vita in ogni stadio, è rimasta complessivamente viva e attiva. Nella cultura politica liberale e conservatice le posizioni antiabortiste hanno continuato a essere presenti, apertamente rivendicate e molto spesso prevalenti. Ed è grazie a questo che la depenalizzazione per via giuridica dell'aborto sancita nel 1973 dalla sentenza Roe v/s Wade ha potuto essere arginata dopo mezzo secolo dalla Corte Suprema statunitense, riaprendo radicalmente il dibattito sul tema.
Le destre europee, al contrario, si mostrano in gran parte subordinate, come è avvenuto ora a Parigi, al progressismo nichilista, intimidite dalla sua aggressività, timorose di esserne delegittimate, e incapaci di proporre una visione alternativa.

Nota di BastaBugie: Stefano Fontana nell'articolo seguente dal titolo "Francia, la democrazia totalitaria realizzata" spiega perché, con l'inserimento del diritto all'aborto nella Costituzione, la Francia dimostra di aver realizzato la democrazia totalitaria che ha nell'illuminismo la sua filosofia ispiratrice.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 9 marzo 2024:

Nel 1950 usciva il famoso libro di Jacob Talmon "La democrazia totalitaria". Egli parlava di Rousseau, Robespierre, Morelly, Mably, Babeuf... ossia dell'illuminismo che, non per accidente ma per sua natura, diventava totalitario. Oggi, la Francia di Macron rimane su quella linea e la conferma. Dopo l'assunzione in Costituzione del diritto all'aborto, la Francia dimostra di aver realizzato proprio quella democrazia totalitaria dei suoi fondatori descritta da Talmon. Le previsioni dei pontefici dell'Ottocento, le allerte di Giovanni Paolo II, gli avvertimenti di Benedetto XVI sulla dittatura del relativismo sono oggi completamente confermate in Francia. L'episcopato francese ha pubblicato un comunicato in vista del voto parlamentare, ha invitato i giovani e le comunità cristiane alla preghiera, dopo il voto ha espresso in una breve nota la propria tristezza ma finora non ha avviato nessuna approfondita riflessione sul concetto di democrazia totalitaria.
La costituzionalizzazione del diritto all'aborto comporta che porlo in essere sarà un dovere, come accade per ogni diritto. Ne consegue che l'obiezione di coscienza non potrà più essere ammessa. Il diritto ad abortire viene inteso, per fare un esempio, come il diritto a non essere discriminati per il colore della pelle, davanti a cui nessuno può pretendere di opporre obiezione di coscienza e lo Stato deve impedire che questo avvenga, imponendone il rispetto e l'applicazione. In questo modo viene superata la fase in cui l'aborto è ammesso per chi lo vuole ma rimane non oggetto di imposizione per chi non lo vuole. Questa era la fase in cui si diceva: "io non abortirei mai, ma se tu vuoi abortire non posso impedirtelo"; oppure: "io voglio abortire ma non posso importi di essere d'accordo con me e di collaborare". Possiamo chiamare questa fase, ormai superata, "la fase liberale della democrazia", in cui lo Stato è neutro e ritiene di avere l'unica funzione di ammettere tutte le opinioni. Con la costituzionalizzazione il panorama cambia notevolmente. Qui lo Stato non è più neutro e non lascia la decisione ai singoli cittadini. Ora esso deve imporre il rispetto del diritto ad abortire presentandolo come un dovere civico imprescindibile e non aggirabile. Così la democrazia liberale si è convertita in democrazia totalitaria.
Il punto politico su cui riflettere allora è proprio questo: la fase della democrazia liberale deve necessariamente confluire in una democrazia totalitaria? Io ritengo di sì. Ma non sono solo io a pensarla così. Carl Schmitt nel suo libro "Legalità e legittimità" lo aveva argomentato molto bene.

DOSSIER "LA FRANCIA DI MACRON"
Eletto presidente con il 15% dei voti

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 6 marzo 2024

6 - LE CITTA' USA GOVERNATE DAI DEMOCRATICI MUOIONO PER LA TOLLERANZA VERSO I CRIMINALI
Gli abitanti delle città sono le vere vittime delle politiche liberal ''defund the police'' che distruggono le loro famiglie, le loro case e i loro quartieri
Autore: Edwin Benson - Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà, 1° Marzo 2024

Svegliatevi, liberali! Il crimine è la vera ragione per cui le vostre città stanno morendo! In tutta la nazione, le rapine "preme e arraffa" fanno notizia. Basta una semplice ricerca su Internet per trovare articoli e filmati che ritraggono piccoli gruppi di persone armate di martello che entrano nei negozi con prodotti costosi. In pieno giorno e sotto gli occhi delle telecamere di sicurezza, i ladri usano i martelli per rompere le vetrine e afferrare gli articoli più costosi. In questo modo, possono rubare articoli del valore di decine di migliaia di dollari in pochi secondi.
Naturalmente, tutti pagano per i soldi facili dei ladri. Nel 2023, un'organizzazione chiamata Deal Aid, un fornitore di servizi per la vendita al dettaglio, ha pubblicato un rapporto sulle "Statistiche dei furti al dettaglio" per il 2022. I risultati sono scioccanti.
Il settore si riferisce alla merce rubata come "differenze inventariali". Le differenze inventariali totali nel 2022 sono state di 112,1 miliardi di dollari, in aumento rispetto ai 93,9 miliardi del 2021. La perdita diretta per i commercianti dovuta ai furti esterni e alla criminalità organizzata è stata di 41,5 miliardi di dollari. Per recuperare queste perdite, il 46% dei piccoli commercianti al dettaglio ha dichiarato di dover aumentare i prezzi. Tuttavia, i clienti e i proprietari dei negozi non sono stati gli unici a rimetterci. I comuni, gli stati e il governo federale hanno perso 14,9 miliardi di dollari di entrate fiscali.
Queste perdite non sono distribuite uniformemente in tutto il Paese. Le perdite sono più elevate nei centri urbani, seguiti dai centri commerciali di fascia alta nelle periferie.

BELLE PAROLE PER DESCRIVERE UNA BRUTTA REALTÀ
In un'intervista del 28 settembre 2023 alla National Public Radio (NPR), Khris Hamlin ha spiegato due ragioni interconnesse per questa impennata. La prima è la mancanza di sanzioni per i criminali. "I rivenditori sono un obiettivo per questa attività a causa della clemenza delle pene che questi individui devono affrontare se vengono arrestati".
Forse il sig. Hamlin sta evitando di dire la sua perché sa che il pubblico principale della NPR è di sinistra. Tuttavia, il punto è semplice. Nella maggior parte dei casi, i ladri sfuggono all'arresto, nonostante la presenza di testimoni oculari e filmati, perché lo spirito che ha generato quei ragazzi che gridano "defund the police" (nota: “togliete i fondi alla polizia”, slogan della rivolta della Cancel Culture e della Black Lives Matter) non incoraggia ai poliziotti ad arrestare e perseguire i malfattori. Lo fanno perché possono farla franca.
Nonostante la sua riluttanza, il signor Hamlin fa anche un altro punto importante. Queste bande di criminali rubano perché hanno un mercato pronto per gli oggetti rubati. “È diventato molto facile per gli individui prendere i beni rubati e rivenderli. Lo sai, è un modo semplice per fare soldi facili".
Per alcuni il denaro facile è sempre stato un richiamo irresistibile, anche quando gli standard di moralità pubblica erano più elevati. Tuttavia, la cultura odierna è sia materialista che eccessivamente compassionevole. Un tale combinazione crea le condizioni ideali per il furto. I criminali in erba non vedono alcun motivo per lavorare per un salario minimo quando qualche istante di furto senza maggiori rischi di punizione è molto più redditizio.

L'ESODO DA SODOMA E GOMORRA
Così, a causa dai loro pregiudizi a favore della criminalità e contro la polizia, i media di sinistra sono ansiosi di deviare la responsabilità finale del deterioramento delle città.
Il titolo di un servizio di ABC News del luglio 2023 riportava: "Il centro commerciale di San Francisco si sta trasformando in una città fantasma". Il titolo continuava: "L'esodo non riguarda solo la criminalità, dicono gli esperti". Tuttavia, un sottotitolo diceva: "Metà dei negozi del centro hanno chiuso dal 2019".
Il rapporto inquadra la flessione in termini biblici, definendola un "esodo dal commercio al dettaglio. La tendenza ha scatenato critiche incentrate sulla criminalità e sui senza tetto ma un insieme più complesso di forze sta allontanando le aziende dalla città". Il network ha ammesso l'ovvio, ma si è riferito alla preoccupazione per la criminalità con una frase eufemistica: "un diminuito senso di sicurezza".
Tuttavia, l'articolo rilevava altri due colpevoli. Uno è la tendenza a lavorare da casa o da altri luoghi remoti. Questa pratica ha "ridotto il numero di pendolari in ufficio", il che significa che molte meno persone fanno acquisti o mangiano nei ristoranti all'ora di pranzo o dopo il lavoro. L'altro fattore è stato lo shopping online, che ha influenzato negativamente la vendita al dettaglio a livello nazionale.
Almeno quelli della ABC erano disposti a riconoscere che la criminalità era parte del problema. Due mesi prima di quel servizio, la CNN Business aveva pubblicato un servizio intitolato "I veri motivi per cui negozi come Walmart e Starbucks stanno chiudendo nelle grandi città". Sorprendentemente, la criminalità ha giocato solo un ruolo minore nella valutazione della CNN, anche se le aree ad alta criminalità circondano la sede della CNN nel centro di Atlanta. A quanto pare, la bolla liberal li tiene al sicuro e al caldo.
"Diverse forze stanno spingendo le catene fuori da alcuni centri urbani", sottolinea l'articolo. Poi ne fornisce un elenco: "l'eccesso di negozi, le persone che lavorano da casa, lo shopping online, gli affitti esorbitanti, i problemi di criminalità e di sicurezza pubblica e la difficoltà di assumere lavoratori". Poi, ha approfondito in dettaglio sui temi della criminalità e dei lavoratori in fuga.

FANNO MALE ALLE PERSONE CHE FINGONO DI AIUTARE
I suggerimenti della CNN per risolvere i problemi omettono di aumentare le forze di polizia o di punire i criminali. Le risposte ovvie ai crimini non vengono menzionate. Le soluzioni devono invece promuovere "la vitalità delle strade e delle persone che le abitano". Le città potrebbero ottenere questo risultato bloccando alcune strade nei fini settimana, in modo da "ospitare fiere di strada, festival gastronomici, musica dal vivo, mostre d'arte e altri eventi per attirare il traffico pedonale in centro".
Un'altra proposta della CNN prevede che i proprietari di negozi vuoti prendano in considerazione la possibilità di affittarli a breve termine. "Questo permetterà di avere negozi pop-up, rivenditori stagionali e un mix di venditori di cibo e bevande".
Sono suggerimenti ridicoli. Negozi a sorpresa, festival d'arte o offerte speciali all'ora di pranzo nei ristoranti gourmet non porteranno persone spaventate nei centri storici afflitti dalla criminalità. Nessuno aprirà o gestirà un'attività commerciale in un'area ad alto rischio senza la protezione della polizia. Allo stesso tempo, gli agenti di polizia non possono proteggere le persone se gli amministratori della città non sono al loro fianco.
Le vere vittime di questa storia sono le persone che vivono in quelle città. I loro negozi di alimentari e le loro farmacie sono quelli che chiudono a causa dell'alto tasso di criminalità. Devono fare di tutto per evitare che il poco che guadagnano venga rubato. Devono attraversare strade e sistemi di trasporto di massa pieni di criminalità per raggiungere il proprio posto di lavoro. Se i loro figli escono al momento sbagliato, le conseguenze potrebbero essere disastrose.
Le "riforme" della sinistra non prendono mai in considerazione questi abitanti delle città che sono le vere vittime delle politiche liberal che distruggono le loro famiglie, le loro case e i loro quartieri.

Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà, 1° Marzo 2024

7 - OMELIA V DOM. DI QUARESIMA - ANNO B (Gv 12,20-33)
E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Nel Vangelo di questa domenica, la quinta di Quaresima, Gesù annunzia ai suoi discepoli che ormai è giunta la sua ora. Di quale ora si tratta? Di quella di essere glorificato per mezzo della sua morte in Croce e della sua Risurrezione. Gesù, nella sua umanità, avverte tutta l'angoscia di questo momento. Nel Getsemani Egli pregherà il Padre che si allontani, se possibile, questo calice amaro della sofferenza; tuttavia, sia fatta la volontà del Padre. Ai suoi discepoli dice: «Adesso la mia anima è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest'ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest'ora!» (Gv 12,27).
Gesù avverte questa angoscia, ma aderisce pienamente alla volontà del Padre e va incontro alla morte con il desiderio di donarci la vita. E così, per insegnare ai suoi discepoli la necessità di questa morte, Gesù usa il bel paragone del chicco di grano che morendo porta molto frutto: «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24).
Con questo paragone Gesù ci insegna la grande legge dell'amore che è quella del dono di sé: solo donando la nostra vita noi saremo felici. Per imprimere nel cuore e nella mente dei suoi discepoli questa verità, Gesù adopera delle parole molto forti, che devono essere rettamente intese. Egli dice: «Chi ama la propria vita la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna» (Gv 12,25).
Non dobbiamo prendere queste parole alla lettera. Gesù non ci insegna a odiare e a disprezzare la vita, che è un suo dono, ma ci vuol far comprendere che solo donando la nostra vita potremo dire di amare davvero. E amare significa sapersi sacrificare.
Così ha fatto Gesù e così hanno fatto i suoi fedeli discepoli. Con queste parole il nostro Maestro Divino non vuole solamente insegnarci quella che è stata la sua vita, ma ci vuole indicare come deve essere la vita di tutti quelli che vogliono essere cristiani e desiderano seguire la sua via. Per questo Egli afferma: «Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore» (Gv 12,26). Se realmente vogliamo essere cristiani, dobbiamo seguire Gesù fin sul Calvario, e anche noi un giorno saremo glorificati.
Per esprimere ancora la fecondità della sua morte in Croce, Gesù pronuncia questa frase: «Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Il significato di queste parole è chiaro: quando sarà innalzato in Croce, Gesù donerà la vita al mondo intero e diverrà «causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono» (Eb 5,8-9), come dice la seconda lettura di oggi.
Anche per noi giungerà un giorno "l'ora del dolore" che sarà l'ora della suprema testimonianza d'amore. Forse per qualcuno di noi quest'ora è già suonata e dura da molto tempo. Dobbiamo però sapere una cosa: Gesù non ci abbandonerà in questa ora così difficile; non ci toglierà la croce, ma ci aiuterà a portarla, facendoci comprendere che sarà proprio per mezzo di questa croce che noi saremo come quel chicco di grano che morendo porta molto frutto.
I Martiri hanno guardato a quest'ora come all'ora suprema della loro glorificazione. Tra tutte, è molto bella la testimonianza di sant'Ignazio di Antiochia, che era un vescovo dei primi secoli. Egli fu condannato ad essere sbranato dalle belve feroci, e si paragonò a del buon grano che doveva essere macinato dai denti di quelle fiere per poter divenire pane di vita. Così egli scrisse ai cristiani di Roma che cercavano in tutti i modi di salvarlo: «Lasciate che io sia pasto delle belve, per mezzo delle quali mi sia dato di raggiungere Dio. Sono frumento di Dio, e sarò macinato dai denti delle fiere per divenire pane puro di Cristo. Supplicate Cristo per me, perché per opera di queste belve io divenga ostia per il Signore».
In quell'ora suprema del martirio, sant'Ignazio sentiva la vicinanza di Gesù e andava fiducioso incontro alla difficile prova.
Anche noi, come Gesù e come tutti i Martiri, sentiremo l'angoscia e la paura; ma, per farci coraggio, dobbiamo pensare che quanto più saremo vicini alla croce, tanto più saremo uniti a Gesù, e che da un apparente fallimento scaturirà la più grande vittoria.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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