Vai al sito » « Home
BastaBugie n.330 del 3 gennaio 2014

OMELIA EPIFANIA DEL SIGNORE - ANNO A - (Mt 2,1-12)

Prostratisi lo adorarono

da Il settimanale di Padre Pio

Oggi è la solennità dell'Epifania. La parola "Epifania" significa "manifestazione": in Cristo, luce del mondo, il Padre Celeste rivela ai popoli il mistero della salvezza. A Betlemme, quando Gesù nacque, accorsero gli umili pastori, avvisati dagli angeli del Cielo; ora, guidati da una stella misteriosa, giungono i Magi. La riflessione che viene spontanea è quella che Dio sceglie di preferenza gli ultimi. Prima scelse i pastori che erano le persone tra le più disprezzate dal popolo; dopo chiamò addirittura dei pagani, persone che comunque cercavano sinceramente la Verità. Tutti gli altri rimasero indifferenti a quella Nascita che segnò una svolta nella storia dell'umanità.
Chi erano i Magi? Prima di tutto, bisogna dire che non erano dei re. Il testo del Vangelo non fa nessun riferimento a un loro eventuale potere regale. Antiche fonti storiche ci dicono che i Magi erano una casta di sapienti di origine persiana i quali, a motivo della loro sapienza, avevano comunque un ruolo importante nella religione e nella politica del loro antico paese. Non si sa quanti furono quelli che vennero a Betlemme. Il brano evangelico non ci dice che erano tre; si pensa che fossero stati tre in base ai doni che lasciarono al Bambino Gesù.
I Magi furono condotti a Betlemme da una misteriosa stella sorta all'orizzonte. Secondo l'antica tradizione persiana, doveva venire in questo mondo un "Soccorritore", il quale avrebbe portato la definitiva perfezione. La sua venuta sarebbe stata indicata da un segno luminoso su nel cielo. Dio si servì di questo antico racconto, che si tramandava di generazione in generazione, per condurre quegli uomini saggi e retti a trovare finalmente la Verità che cercavano tanto ansiosamente. Il Signore, in qualche modo, si adattò alla loro mentalità e li ispirò interiormente ad intraprendere quel lungo viaggio. D'altra parte, c'è anche da dire che era ormai da secoli, dai tempi del re Ciro, che gli ebrei erano entrati in contatto con i persiani, ed era molto probabile che i Magi conoscessero le profezie riguardanti il Messia, in modo particolare quella della stella: «Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele» (Nm 24,17).
Giunti a Gerusalemme, i Magi chiesero dov'era Colui che era nato, il re dei Giudei. Il re Erode ne rimase turbato profondamente e si informò dai capi dei sacerdoti e dagli scribi ove doveva nascere il Messia. Saputo che Egli doveva nascere a Betlemme, vi mandò allora i Magi affinché si informassero accuratamente del Bambino. Il suo intento era quello di ucciderlo, ma, pur di conoscerlo, finse di volergli rendere onore. Ignari di questo inganno, i Magi si recarono a Betlemme guidati dalla misteriosa stella. Il Vangelo dice che, al vedere la stella, i Magi «provarono una gioia grandissima». È la gioia che provano tutti quelli che, nella loro vita, trovano Gesù. Solo Lui ci può rendere felici. Tutto il resto ci lascerà sempre con il cuore arido, riarso dalla sete. I Magi trovarono Gesù «con Maria sua madre». Ed è sempre così: chi trova Maria, trova Gesù. È più facile dividere la luce dal calore, piuttosto che separare la Madre dal Figlio. Lei è la stella che guida i nostri passi incontro al Signore. Seguendo Lei non possiamo sbagliare e giungeremo al porto sospirato della salvezza.
Il grande san Bernardo paragona la Madonna a una stella, e così scrive in una sua celebre Omelia: «O tu che nelle vicissitudini della vita, più che di camminare per terra hai l'impressione di essere sballottato tra tempeste e uragani, se non vuoi finire travolto dall'infuriare dei flutti, non distogliere lo sguardo dal chiarore di questa stella! Se insorgono i venti delle tentazioni, se ti imbatti negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria».
I Magi allora, entrati nella casa, adorarono il Bambino Gesù e gli donarono «oro, incenso e mirra». Questi sono doni profetici. L'oro simboleggia la Regalità di Gesù, l'incenso la sua Divinità, e la mirra la sua Passione dolorosa per mezzo della quale sarebbe poi culminata la salvezza del mondo. Anche noi, in qualche modo, dobbiamo offrire a Gesù questi tre doni. L'oro simboleggerà la nostra carità; l'incenso la nostra preghiera; infine, la mirra rappresenterà l'offerta dei nostri sacrifici quotidiani, dei nostri fioretti.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 06/01/2014)

Pubblicato su BASTABUGIE n.330
Condividi su WhatsApp Condividi su Facebook Condividi su Twitter

Articoli su "Omelie"

Informativa estesa