Vai al sito » « Home
BastaBugie n.496 del 8 marzo 2017

LECH WALESA E LA FAVOLA DELL'ELETTRICISTA CHE DA SOLO AVREBBE SCONFITTO IL COMUNISMO IN POLONIA

Se era così pericoloso per il regime, perché non fu fatto sparire come tanti altri? Semplice: perché era un collaboratore del regime e per questo prese molti soldi (ed ecco perché nessuno ha pagato per i crimini che il popolo polacco ha subito)

da Libertà e Persona

Parliamo oggi di Polonia. E lo facciamo con Roberto Marchesini, che ci propone un'approfondita analisi su questo Paese, che ha attraversato periodi storici molto complessi, alcuni dei quali ancora oggi controversi.
La Polonia del 2016. Qual è la situazione politica, economica e religiosa?
Partiamo dalla situazione politica. Per come la vedo io la Polonia è attualmente divisa in due dal punto di vista politico. Tralasciando alcune piccole formazioni, il paese è conteso tra Diritto e Giustizia (PiS), il partito dei gemelli Kaczynski; e Piattaforma Civica (PO), il cui esponente più prestigioso è l'attuale presidente dell'Unione Europea Donald Tusk. Nonostante abbia sentito alcun italiani commentare che si tratta di "due partiti di destra", oppure di "due partiti eredi di Solidarnosc", le differenze tra i due schieramenti sono notevoli. Anche geograficamente la Polonia è divisa in due: la parte nord-occidentale è elettoralmente per il PO, la Polonia centrale e sud-orientale è per il PiS. Questa divisione rappresenta realmente una spaccatura presente nella società polacca: da una parte c'è la Polonia rurale, nazionalista, cattolica ed ancorata ai valori tradizionali; dall'altra la Polonia dei poteri forti, della finanza e del denaro, europeista, consumista. C'è una differenza abissale tra i paesini delle campagne e i grattacieli di Varsavia, e questa differenza è ben rappresentata da questa spaccatura politica.
Descrivere la situazione dal punto di vista economico la situazione è imbarazzante perché tutti i media sono unanimi nel cantare il miracolo economico polacco. La situazione è un po' più complessa. Partiamo dal debito pubblico, salito dal 37% del PIL del 2000 al 56% del 2013. Questo dato, di per sé impressionante (tanto più se consideriamo che la Polonia non è nell'area euro) è dovuto a diversi fattori: assunzioni pubbliche di massa, partecipazione a progetti parzialmente finanziati dall'UE, sprechi e corruzione... Si nota una diminuzione del rapporto tra deficit e PIL nel 2014, ma è dovuto al fatto che lo stato ha incamerato i soldi che i polacchi hanno (obbligatoriamente) versato ad assicurazioni private per la pensione. Il tasso di disoccupazione è attualmente stimato intorno al 10% con punte del 14% nel 2013 e nel 2014; va però considerato che il tasso di emigrazione polacco è uno dei più elevati al mondo. Si calcola infatti che attualmente sono quasi tre milioni i polacchi in età lavorativa (spesso giovani coppie) che si sono trasferiti all'estero per cercare lavoro. Quanto sarebbe la disoccupazione se questi giovani tornassero? Il reddito annuo pro capite cresce, ma cresce anche la forbice tra ricchi e poveri: significa che ci sono alcune persone che guadagnano moltissimo e sempre di più, mentre la maggior parte dei polacchi resta in condizioni economiche difficili. Il PIL è in costante crescita, ma le aziende polacche chiudono. Molte aziende straniere, infatti (tra le quali la grande distribuzione, che drena denaro e non produce) si sono trasferite in Polonia a causa della manodopera a basso costo (lo zloty vale circa un quarto dell'euro...); ma li introiti e le tasse di queste imprese finiscono all'estero. La Polonia sta diventando quindi un paese di manodopera a basso costo per aziende straniere, come i paesi del terzo mondo. In Polonia le infrastrutture sono carenti. La Polonia ha ereditato dal regime comunista una imponente rete ferroviaria, purtroppo in gran parte smantellata o ceduta a imprenditori stranieri. Nonostante la Polonia sia un paese pianeggiante (e nonostante le cifre pazzesche appositamente raccolte in decine di anni) in Polonia mancano le autostrade; ce ne sono pochi monconi, spesso in mano a privati. Le strade statali hanno un manto stradale spesso indecente, hanno una sola corsia e attraversano piccoli paesi limitando la marcia a 30 km/h (in Polonia, praticamente, non esistono tangenziali). Di fatto spostarsi (e spostare merci) da una parte all'altra della Polonia è un'impresa non da poco. Aggiungiamo che dal punto di vista della corruzione e dell'efficienza pubblica la Polonia non ha molto da insegnare all'Italia e il quadro è completo...
Per quanto riguarda la situazione religiosa partiamo da qualche dato. Il numero di vocazioni sacerdotali è crollato del 50%: si è passati da 1100 seminaristi del 2005 a 600 del 2014. Anche il numero dei partecipanti alla Messa è sceso del 10%, assestandosi ad un 40% di partecipanti alla Messa domenicale. Come per i numeri economici, anche i numeri religiosi vanno però interpretati e, anche in questo caso, la forbice è amplissima: si va dall'80% delle aree rurali al 20% di alcune diocesi e città. Aggiungo un altro dato empirico. Ogni anno, in occasione della festa dell'Assunzione di Maria, ogni ogni parrocchia organizzava un pellegrinaggio a piedi a Czestochova. Sacerdoti, giovani, adulti, anziani e bambini camminavano per settimane, dormendo nelle stalle e vivendo di ciò che forniva la gente durante il percorso. Questa cosa è durata, imponente e commuovente durante tutto il regime comunista: c'erano parrocchie che camminavano per quasi un mese per raggiungere la città mariana. Ora il pellegrinaggio è diventato diocesano perché le parrocchie non riescono più ad avere un numero minimo di partecipanti; e anche le diocesi hanno parecchie difficoltà... A cosa è dovuto questo cambiamento? Credo che il fenomeno abbia tre diversi motivi. Il primo è - paradossalmente - la fine del regime comunista. Durante la dittatura la Chiesa aveva assunto una funzione sociale, politica e culturale fortissima per cui chi non aderiva al regime si dichiarava cattolico e viceversa. Finito il comunismo, la Chiesa ha perso questo ruolo. Il secondo motivo è indubbiamente la secolarizzazione che, attraverso i media, ha affrontato la Polonia. Il cambiamento che io stesso ho notato tra la televisione polacca di dieci anni fa e quella attuale è impressionante, e questo ha indubbiamente una ricaduta sulla mentalità della gente. Il terzo motivo è l'attacco continuo ed incessante che i media rivolgono direttamente alla Chiesa polacca, con un pretesto o un altro: dalla pedofilia al gender, la chiesa è continuamente derisa e attaccata.
Andando indietro solamente di pochi anni si trova uno stato diverso, succube del comunismo sovietico impostosi a seguito della seconda guerra mondiale...
Sì, il nodo fondamentale per capire la Polonia attuale è il passaggio tra il regime sovietico e l'attuale nazione. La situazione economica polacca sotto la dittatura comunista era tragicomica, ma la direzione che è stata data dopo l'89 è ugualmente drammatica. Il primo premier della Polonia libera, Tadeusz Masowieczki, volle come ministro dell'economia Leszek Balzerowicz, che si incaricò di attuare un piano denominato "shock economy" partorito dall'economista staunitense Jeffrey Sachs, ghost-writer dell'enciclica di papa Francesco sull'ambiente. In effetti il "piano Balzerowicz" fu davvero uno shoc per l'economia polacca: nessuno si aspettava condizioni di vita peggiori di quelle che i polacchi avevano con il comunismo. Il nome di Sachs garantì alla Polonia aiuti da parte della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale ma, come è noto, questo genere di aiuti prevede una "cura" particolare: privatizzazioni (in realtà una svendita del patrimonio nazionale), contrazione della spesa pubblica (la famosa austerità), aumento dei prezzi per ridurre la domanda interna, forte svalutazione per indurre ulteriormente investitori stranieri ad acquistare, aumento dei tassi di interesse a favore degli investitori stranieri (e a tutto svantaggio degli imprenditori locali). Le conseguenze del "piano Balzerowicz" si vedono ancora adesso: la Polonia è un paese deindustrializzato, con una forte emigrazione, con un patrimonio pubblico in mano agli stranieri e che riesce ad esportare (soprattutto prodotti agricoli) solo grazie alla debolezza della moneta. Non esiste, per intenderci, una catena di grande distribuzione polacca... I due partiti principali si dividono anche nei confronti della politica economica: il PO è un fautore delle privatizzazioni e della vendita del patrimonio nazionale agli investitori stranieri (anche quando si tratta di patrimonio di rilevanza sociale - come gli ospedali - o ambientale - come le foreste); il PiS punta invece sullo sviluppo di una economia nazionale...
Nel 1980 nasce il sindacato indipendente Solidarnosc. Quali scopo si prefiggeva e quale ruolo ebbe nella caduta del comunismo?
Il sindacato indipendente nacque con lo scopo di tutelare le condizioni di vita degli operai polacchi. Per noi che siamo sempre vissuti in occidente fa un po' ridere pensare che gli operai debbano essere protetti da un regime sovietico, eppure è così: furono gli operai coloro ai quali il regime polacco chiese il maggior contributo di sangue. Ripeto: il sindacato indipendente nacque con lo scopo di tutelare le condizioni di vita degli operai polacchi, e non con quello di far cadere il regime. Queste persone erano nate e cresciute con il comunismo, non avevano nemmeno idea che potesse esistere un mondo diverso da quello. Per convincersene basta dare un'occhiata ai famosi 21 punti di Danzica, scritti su un foglio di compensato in occasione del celebre sciopero dei cantieri navali del 1980: "Aumento del salario base di ogni lavoratore di duemila zloty al mese per compensare l'aumento del prezzo della carne", "Scala mobile dei salari", "Realizzazione di un approvvigionamento pieno del mercato interno di articoli alimentari e limitazione delle esposizioni ai surplus"... Stupisce la semplicità delle richieste degli scioperanti: Solidarnosc non chiedeva la democrazia o la fine del regime, ma un trattamento più equo per gli operai.
Solidarnosc divenne più di un sindacato: radunò un popolo (arrivò a circa diecimila iscritti), lo formò (anche grazie alla cosiddetta "università volante", con lezioni di storia, politica, economia e filosofia, ad esempio, nei fienili durante il pellegrinaggio a Czestochowa...). Ma tutto questo, ovviamente, non bastò a far crollare un sanguinario regime sovietico.
Solidarnosc offrì un imponente tributo di sangue e dolore, ma nemmeno questo bastò a farla finita con il comunismo.
Nel 1981 fu istituita la legge marziale, che restò in vigore fino al 1983. Durante questo periodo il regime offrì la possibilità a numerosi attivisti (soprattutto i leader) di Solidarnosc di uscire dal carcere, a condizione di lasciare il paese di di non mettervi più piede. Molti accettarono.
Fino a quel momento, evidentemente, il regime era sicuro di schiacciare quel movimento popolare che destava attenzione in tutto il mondo.
Poi qualcosa cambiò. Solidarnosc, decapitato e braccato, ebbe un ruolo nella caduta del comunismo pur non avendone l'intenzione? L'Occidente ne è convinto. È la solita versione della storia for dummies, nella quale i buoni vincono, i cattivi perdono e il bene trionfa. Io non la penso così. Probabilmente non la pensava così nemmeno Giovanni Paolo II, che disse a Messori: "Sarebbe [...] semplicistico dire che è stata la Divina Provvidenza a far cadere il comunismo. Il comunismo come sistema è, in un certo senso, caduto da solo. È caduto in conseguenza dei propri errori e abusi. Ha dimostrato di essere una medicina più pericolosa e, all'atto pratico, più dannosa della malattia stessa. Non ha attuato una vera riforma sociale, anche se era divenuto per il mondo una potente minaccia e una sfida. Ma è caduto da solo, per la propria immanente debolezza". Il comunismo è caduto da solo. Cosa accadde in realtà è difficile dirlo, ma è plausibile un'altra versione della storia, meno manichea e più realistica.
Siamo rimasti ad un sindacato decapitato durante le leggi marziali. Gradualmente, a prendere la guida del movimento, si pose il KOR (Komitet Obrony Robotnikow, Comitato per la Difesa degli Operai), fondato nel 1976 da Antoni Macierewicz. Il KOR ebbe un ruolo straordinario nella difesa degli operai, soprattutto nei processi (politici) che il regime intentò nei confronti di alcuni di essi. Spiccarono per attivismo il fratelli Kazcynski, Lech e Jaroslaw, entrambi uomini di legge, che ritroveremo protagonisti nel nuovo millennio. Al KOR aderirono però anche personaggi discutibili, tra i quali il cosiddetto Commando, composto da due comunisti ucraini che si erano distinti per il tentativo di dare vita ad un '68 polacco: Jacez Kuron e Adam Michnik.
Strana storia quella del '68, "spontaneamente sorto", per motivi completamente diversi, negli USA e in Europa. Ancora più difficile credere che un movimento simile sia sorto spontaneamente in Polonia, allora completamente isolata dal resto del mondo e con condizioni socio-economiche opposte a quelle che, secondo il mainstream, portò al '68 occidentale. Kuron fu il fondatore dei cosiddetti Scout comunisti, associazione per l'indottrinamento della gioventù polacca; e Michnik, il padre e il fratello del quale si distinsero per ortodossia comunista e ardore anti-polacco, è ora direttore del più importante quotidiano polacco: Gazeta Wyborcza (ex foglio di Solidarnosc al quale, in seguito, il sindacato vietò di fregiarsi del simbolo del sindacato). Gazeta Wyborcza è un quotidiano radicale portabandiera del gender, dell'abortismo, dell'europeismo e difensore di tutti coloro i quali ebbero un ruolo nel regime comunista.
Per tutti gli anni Ottanta gli operai continuarono le loro lotte, e gli attivisti di base subivano pestaggi, incarcerazioni, trattamenti psichiatrici e talvolta la morte. Ad un certo punto, come un fulmine a ciel sereno, ecco la cosiddetta "tavola rotonda": Solidarnosc e il regime seduti attorno ad un tavolo a parlare pacificamente, con i comunisti decisi a passare lo scettro alla società civile polacca e a farla finita con il comunismo. Questa versione è credibile? Lo dubito. Forse non ricordiamo cos'era il comunismo, quanto feroce fosse, quanta poca considerazione avesse dell'opinione dei popoli che sottomise... "L'opposizione ce la facciamo noi", disse una volta Lenin; ricordiamo quello che ha detto Giovanni Paolo II: "Il comunismo è caduto da solo"…
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il potere è passato gradualmente dalla vecchia nomenklatura sovietica ad una oligarchia legata alla prima talvolta in modo diretto e filiale; la magistratura è ancora quella comunista, così come i vertici militari, gli uomini dei media; le chiavi economiche del paese sono rimaste in mano a pochi noti... E i collaboratori? Gli uomini dei servizi segreti? Coloro i quali si sono macchiati di crimini orrendi? Sono scomparsi nel nulla? Fingiamo di sì. Fingiamo che, dopo l'89, queste persone non siano mai esistite; che tutto ciò che era prima sia svanito nel nulla con un colpo di penna.
Kaczynski ha tentato una pacificazione nazionale: ha istituito l'Istituto per la Memoria Nazionale per favorire gli studi storici sul recente passato della Polonia; ha proposto la "lustracja", ossia alzare un velo sulla rete di collaboratori del regime. Non è riuscito a farlo, qualcosa di molto potente glie l'ha impedito, compresi gli strepiti e gli strilli ("Caccia alle streghe!!!") dei media occidentali (compresi quelli dell'Italia, paese che il proprio dittatore lo appese a testa in giù a Piazzale Loreto...). Come in Italia, e penso al Risorgimento, alla "lotta partigiana" e al 25 aprile, c'è una versione ufficiale che non può essere messa in discussione. Il problema è che una nazione fondata su una bugia, per quanto comoda, non sarà mai una nazione unita, pacificata, forte. Io credo che il regime, considerata l'impossibilità di proseguire con le sue devastanti politiche, abbia usato Solidarnosc (come abbiamo visto, infiltrato nei vertici) per una transizione morbida conservando il potere. A supporto di questa tesi c'è un particolare che molti ignorano: l'accordo tra Solidarnosc e il regime non avvenne durante la mediatica "tavola rotonda", bensì nel corso di precedenti accordi segreti in località Magdalenka, vicino a Varsavia. Non esistono documenti scritti di questi incontri, ma fotografie. Fotografie abbastanza impressionanti, che vedono membri del regime (tra i quali il generale dei Servizi Segreti Czeslaw Kiszczak) ed esponenti di Solidarnosc brindare insieme allegramente, come vecchi amici, mentre altri se ne stanno in disparte rigidi e pensosi.
Questi sono fatti. Una locuzione "obbligata" circa queste vicende è questa: "Durante la rivoluzione polacca non fu rotto un vetro, nessun militare fu colpito, nessuna azienda danneggiata" (ANSA). Forse non è un caso. Il generale Jaruselski è stato processato per le leggi marziali, ma non è stato condannato (a causa delle sue condizioni di salute...). Nessuno ha pagato per gli innumerevoli crimini che il popolo polacco ha subito...
Una domanda a sé merita la figura di Walesa. Un personaggio di certo importante, che ancora oggi fa parlare di sé e sul cui giudizio si sentono pareri discordanti...
Ecco, Walesa, l'uomo simbolo di Solidarnosc, l'uomo che ha sconfitto il comunismo, il "lottatore senza compromessi". Un mito, un totem intoccabile nel mondo occidentale, soprattutto in Italia, dove non capiamo una sola parola di ciò che dice. Io ho in mente l'intervista che gli fece la Fallaci, davvero roba da mal di testa... In Polonia, dove capiscono quello che Walesa dice, è considerato una macchietta. Walesa era un elettricista, dichiara di non aver mai letto un libro in vita sua, ha grosse difficoltà ad esprimersi in polacco e quando lo fa parla per proverbi... davvero crediamo che quest'uomo abbia fatto crollare il comunismo mondiale? Se era così pericoloso, così potente, perché non è stato fatto sparire come tanti altri? Recentemente la moglie del generale Kiszczak ha portato all'Istituto per la Memoria Nazionale cinquanta chili di documentazione conservata dal marito. L'ha fatto per denaro, come lei stessa ha ammesso. Tra questi documenti ci sono denunce scritte e firmate da Walesa, la sua disponibilità alla collaborazione, le ricevute del denaro preso (denaro che giustificava alla moglie dicendo di aver vinto al lotto...). Subito, in tutt'Europa (Italia compresa) si è gridato alla lesa maestà, al "gombloddo": qualcuno vuole infangare Walesa. Ma in Polonia tutti sono convinti che Walesa abbia collaborato con il regime: l'aeroporto a lui dedicato viene chiamato "Bolekowo" (Bolek era il nome in codice di Walesa come collaboratore); il film di Wajda "L'uomo della speranza" è stato ribattezzato "L'uomo nell'armadio" (l'armadio è quello di Kiszczak)... Già nel 2000 Walesa è stato processato per la collaborazione: è stato assolto perché la documentazione che lo riguardava era mancante di venti pagine decisive, e l'ultimo ad aver avuto in mano il dossier "Bolek" era stato proprio Walesa, durante la presidenza della repubblica. Nel 2008 l'Istituto per la Memoria Nazionale ha pubblicato un imponente tomo sulla questione, basato non solo sui documenti allora disponibili ma anche sulle testimonianze. Una di queste, che mi ha particolarmente colpito, è stata quella di Anna Walentinowicz, eroina di Solidarnosc morta nell'incidente di Smolensk insieme a Lech Kaczynski: lei contesta la versione di Walesa circa lo sciopero del 1980 a Danzica ("Sono salito sul muro...") dicendo che lo ha visto arrivare dal canale su una barca della polizia. Adesso è comparso il dossier originale di Walesa, completo. Se davvero credessimo che "La verità ci farà liberi" (Gv 8, 32) non avremmo problemi a cercare di capire come si svolsero realmente i fatti.
Sia in Polonia, sia in Russia i dati attestano come, dopo un periodo di ateismo forzato (nella fattispecie, sotto l'imposizione del comunismo) la popolazione è molto più propensa ad abbracciare la Fede...
In Russia è così, perché la Chiesa ortodossa era collusa con il potere. In Polonia, come abbiamo visto, non è così, perché la Chiesa cattolica ha rappresentato una appartenenza morale e civile, oltre che religiosa. Assistiamo, invece, ad un raffreddamento religioso, almeno nei numeri. Forse è una cosa buona, non so...
Per le ultime generazioni di cattolici la Polonia è identificata soprattutto dalle figure di papa Giovanni Paolo II e santa Faustina Kowalska, nonché per la Madonna Nera di Czestochowa. E' proprio vero che dove più abbondano le prove, più abbonda la Grazia...
É proprio vero, e questo lo ha sostenuto diverse volte Giovanni Paolo II anche in Italia: ricordo la sua visita a Torino, nella quale ha commentato il fiorire di santi che la città visse a cavallo: "La città di Torino era per me un enigma. Ma, dalla Storia della Salvezza, sappiamo che là dove ci sono i Santi entra anche un altro che non si presenta con il suo nome. Si chiama il Principe di questo mondo, il Demonio [...] Quando ci sono tanti santi è perché ce n'è bisogno. [...] Tu Torino hai bisogno di una conversione eccezionale, superiore". Sicuramente la Polonia ha un ruolo particolare nella storia del Novecento, ma credo che questa storia sia ancora da scrivere.
Un'ultima domanda, quindi: il sole - inteso come rinascita di un umanesimo di matrice cristiana - sorgerà da est?
Il sole sorge sempre da oriente. Per questo motivo un tempo le chiese erano "orientate", cioè rivolte ad est: da lì sarebbe arrivata la salvezza. Di più, però, non posso dire, né è mio compito dire qualcosa a questo proposito. Questa Russia potrà avere un ruolo nel futuro nell'Occidente sfibrato e confuso? Polonia e Ungheria riusciranno a cambiare questa Unione Europea? Non lo so. Veglio e aspetto.

Titolo originale: Polonia: il sole continuerà a sorgere da est?

Fonte: Libertà e Persona, 26/02/2016

Pubblicato su BASTABUGIE n.496
Condividi su WhatsApp Condividi su Facebook Condividi su Twitter

Articoli su "Storia"

Informativa estesa