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BastaBugie n.616 del 12 giugno 2019

LA PREGHIERA IN FAMIGLIA, ANTIDOTO CONTRO IL DISORDINE POST MODERNO

San Benedetto nella sua Regola si preoccupa di ordinare la giornata dei monaci... questi consigli si possono applicare anche nelle famiglie di oggi

di Don Massimo Lapponi

«A tempo opportuno si diano le cose da dare e si chiedano le cose da chiedere, cosicché nessuno sia né turbato né contristato nella casa di Dio».
Questo breve versetto della Regola di San Benedetto ne esprime tutto lo spirito. Agli occhi del santo, infatti, il monastero è veramente la casa di Dio, in cui ogni cosa deve avere il suo modo, luogo e tempo, perché vi regni il dono divino della pace.
San Benedetto non indugia in discorsi teorici, ma si preoccupa di organizzare santamente l'intera giornata dei monaci, in modo da non lasciare nulla al caso. Nessuno, infatti, vive da solo e tutti siamo condizionati dal nostro gruppo di appartenenza. Se, dunque, nel nostro ambiente imperano costumi non buoni, il nostro personale impegno non basterà a vivere cristianamente senza essere turbati e rattristati. Già gli apostoli, nelle loro lettere e istruzioni, non si rivolgevano ai singoli ma intendevano formare i costumi di tutta la comunità.
Anche San Benedetto si rivolge ad una comunità ed è stato dichiarato patrono degli architetti perché ha "architettato" come nessun altro la vita quotidiana dei cristiani che vivono insieme. Se con le nostre famiglie impareremo questa santa "architettura", il Signore si degnerà «di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni» (Lc 1, 74-75).
E quale dignità hanno due genitori che si impegnano a plasmare giorno per giorno la vita delle loro famiglie seguendo la via, esigente ma dolce, tracciata da San Benedetto! Soltanto loro sanno quanto sudore e angustia del cuore costi che ogni cosa si faccia a tempo e modo opportuno, «cosicché nessuno sia né turbato né contristato nella casa di Dio».

OGNI COSA A SUO TEMPO
La prima cosa che dobbiamo imparare da San Benedetto è il fatto di "architettare" la preghiera quotidiana delle nostre famiglie, dalla quale tutto il resto dipende. Il disordine imperante nella vita moderna ci ha fatto dimenticare che non tutti i tempi sono uguali e che le ore della giornata richiedono il rispetto di un ritmo e di una gerarchia delle azioni.
«Il mattino ha l'oro in bocca», dice il proverbio, perché le prime ore del giorno sono particolarmente preziose per dare il "tono" a tutta la giornata. Oggi non è di moda alzarsi volontariamente per tempo la mattina, e quanti possono permetterselo - e perciò, aimè, soprattutto i giovani - si concedono senza tanti scrupoli l'autoindulgenza di restarsene a lungo a sonnecchiare. Ma quale tono prenderà la giornata che incomincia con tanta fiacchezza e prosegue tra stanchi sbadigli e colazione consumata nel letto con lo sguardo intorpidito fisso sulla televisione accesa?
Le conseguenze di questa diffusa indolenza potrebbero essere gravissime. Dobbiamo, perciò, prendere l'impegno che, in qualsiasi giorno o stagione dell'anno, tutta la famiglia si alzi in tempo e dopo aver adempiuto i necessari doveri igienici, si raccolga insieme per la preghiera mattutina. Questa sana abitudine darà il giusto tono a tutta la giornata, quali che siano le diverse incombenze di ognuno.
Ovviamente questa regola del rispetto dei tempi non vale soltanto per la preghiera. Ad esempio, è importantissimo rispettare rigorosamente gli orari dei pasti comuni, in modo da essere tutti presenti ad atti così importanti di comunione fraterna. E anche qui vi è il momento della preghiera. San Benedetto ci viene in aiuto, stabilendo che chiunque giunge alla mensa dopo che è incominciata la preghiera iniziale, commette una grave mancanza e perciò deve fare penitenza.
Sembrano norme esteriori, ma, se ci pensiamo bene, vediamo che soltanto grazie ad esse la preghiera può avere vero diritto di cittadinanza nelle nostre case e così contribuire più di ogni altra cosa ad imprimere nella vita comune della famiglia l'impronta della vita celeste. Analogamente, è di fondamentale importanza valorizzare la grazia propria delle ore serali. I moderni stravolgimenti dei costumi ci hanno abituati a considerare la sera - sempre, aimé, soprattutto per i giovani - l'occasione per le uscite notturne senza rientro fisso o l'allucinante e interminabile dipendenza da schermi e strumenti elettronici.
Anche qui la saggezza benedettina deve condurci a riarchitettare le nostre abitudini e a saper ritrovare la pace della sera trascorsa in famiglia in preparazione al riposo notturno. Se Dio stesso si riposò, vuol dire che il riposo ha qualche cosa di sacro, che lo accomuna alla poesia e alla preghiera. Per questo la nostra riorganizzazione santa della giornata familiare prevederà, dopo un tempo conveniente dedicato alla comunione fraterna, che la famiglia si riunisca per la preghiera comune. Lo stesso ambiente preparato per il culto quotidiano dovrà aiutare ciascuno a raccogliersi in se stesso e a unirsi a Dio nel silenzio delle ore notturne.

ANCHE L'OCCHIO VUOLE LA SUA PARTE
Se, come abbiamo detto, ogni tempo della giornata ha i suoi propri doni, allo stesso modo, anche ogni spazio ha qualcosa da donare, come sa bene il sapiente architetto. La stessa presenza di un ambiente dedicato alla preghiera, nel quale siano raccolti i segni e le espressioni che la pietà cristiana ha accumulato attraverso i secoli, costituisce un invito a non permettere che la vita della famiglia si estranei dalla presenza di colui che ha promesso: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20).
La famiglia dovrebbe, perciò, dedicare un impegno costante ad arredare, custodire ed arricchire costantemente il luogo della casa dedicato alla preghiera comune. Tutti gli ornamenti, immagini e suppellettili adatti ad accompagnare la preghiera potranno essere impiegati, come anche libri liturgici con una sapiente scelta di preghiere e un'accurata estetica nella scrittura e nel canto. La preghiera, infatti, deve commuovere profondamente gli animi, in modo da imprimere, nel sentimento dei partecipanti, un'impronta indelebile, che li preservi dalle funeste impressioni che durante il giorno possano pervenire dal mondo secolarizzato e durante la notte possano insinuarsi nei pensieri segreti. Questo "sacrario" dello spazio e del tempo non è un puro involucro: la sua anima vivente è la comunità familiare che condivide l'intimo impegno di ciascuno perché nessuno si turbi o si rattristi e tutti possano gioire della sempre rinnovata lode di Dio nella sua casa.

Nota di BastaBugie: Don Massimo Lapponi, autore di questo articolo, ha pubblicato nel 2009 con la Società editrice fiorentina un libro di 124 pagine dal titolo "San Benedetto e la vita familiare: una lettura originale della regola benedettina".
L'autore mostra la vitalità della Regola benedettina e della Tradizione della Chiesa e dell'Ordine di San Benedetto, spiegando all'uomo e alla famiglia d'oggi regole e indicazioni per la vita di tutti i giorni. D'altronde è proprio nella vita di tutti i giorni, nel preparare il pasto comune, nel pregare insieme e da soli, nel giusto utilizzo del tempo libero, che la famiglia si santifica. Questo testo è un prezioso sussidio per tutti coloro che vogliano approfondire il tema della santità familiare, leggendo qualcosa di concreto e breve (ogni parola è calibrata!).
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Titolo originale: Per pregare tieni il tempo e arreda lo spazio

Fonte: Il Timone, febbraio 2019 (n.181)

Pubblicato su BASTABUGIE n.616
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