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« Torna agli articoli di Bruno Dardani

AGOSTO 1991. Il settimo Governo Andreotti con il ministro degli Interni Scotti in prima linea ha deciso di applicare alla lettera la Legge Martelli che vieta l'immigrazione clandestina. Dall'Albania sulla nave "Veolia" arrivano 20.000 fra uomini donne e bambini, che vengono fatti sbarcare nel porto di Bari e gran parte di loro ammassati nello Stadio. In mezzo a loro anche disertori dell'esercito albanese e delinquenti armati. In 4 giorni 20.500 albanesi vengono rintracciati e con metodi che vanno dall'inganno ("Vi portiamo a Roma") al mercanteggiamento (due magliette e un paio di jeans o un biglietto da 50.000 lire) vengono rimpatriati in quello che passerà alla storia come il più grande blitz europeo contro l'immigrazione clandestina.
La storia è strana e ogni tanto, se ripescata e riportata a galla, aiuta a capire. All'epoca nessuno parla di "deportation". Anzi a tale fine è utile la rilettura di alcuni brani dell'Unità, organo ufficiale del Partito Comunista Italiano dell'agosto del 1991 che rispetto a questi clandestini che in fondo in fondo non sono graditi neppure alle sinistre che già stato patendo il crollo del comunismo nell'est e poi in Unione sovietica e che non vedono di buon occhio questi profughi in fuga da un Paese iper-rosso.
"Nessuno spargimento di sangue. Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo". Così il ministro dell'Interno Scotti commenta sull'Unità l'operazione- rimpatrio completata con il blitz di ieri che ha riportato in Albania disertori e irriducibili. "Avevo detto che non li avremmo accolti e ho mantenuto la promessa"
"Stiamo solo portando a compimento un'operazione cominciata il 14 agosto, a Bari…». Una pausa, poi: «Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo: non un morto, nessuno spargimento di sangue: e gli albanesi rimandati a casa».
La giornata del grande blitz sta per finire, il ministro dell'Interno guarda ancora una volta appunti e tabelle, controlla i numeri, risponde al telefono. È stanco, stanco e soddisfarlo: dall'alba al tramonto sono stati rimpatriati 2.267 profughi. Prelevati da 14 regioni, sistemati su navi e aerei. Gli irriducibili non hanno avuto il tempo di reagire, tornano a casa. «Avevo detto che non II avremmo accolti, e sto mantenendo la promessa».
È una specie di teorema. Il governo aveva deciso di applicare la legge Martelli, che vieta l'immigrazione clandestina. Gli albanesi giunti in Italia erano immigrati clandestini: bisognava rimpatriarli. Tutti. C'è stato qualche problema nello stadio di Bari, in duemila hanno fatto resistenza. Erano armati, sarebbe stato impossibile stanarli senza spargimenti di sangue. Ecco, allora, lo stratagemma: va bene, avete vinto, siete potenziali rifugiati politici, vi accogliamo provvisoriamente, in attesa di accertare la vostra richiesta di asilo. Gli irriducibili ci hanno creduto. Li hanno divisi in piccoli gruppi, rendendoli innocui: due giorni ed è arrivato il blitz di ieri. «Vi portiamo a Roma», hanno detto carabinieri e poliziotti ai profughi. Invece, li hanno portati in Albania. Anche l'ultima bugia e servita ad evitare reazioni, rivolte, «spargimenti di sangue». Un'altra bugia realistica e umanitaria, insomma. L'ennesima: perchè quel «vi portiamo a Roma» poliziotti e carabinieri lo dissero anche ai primi albanesi rimandati a casa, dieci giorni fa. Potrebbe fare da epigrafe a questa immensa operazione di polizia, 7-17 agosto, segnata da piccoli e grandi inganni, stratagemmi, sotterfugi".
È il 1991, ma pochi anni dopo un governo di centro sinistra, quello del 1997 guidato da Romano Prodi attua il Blocco Navale in Adriatico proprio per bloccare l'immigrazione albanese e balcanica. il governo ha deciso di usare la linea dura: una cabina di regia formata dallo stesso Prodi, dal ministro dell'Interno Giorgio Napolitano, dal ministro degli Esteri Lamberto Dini e dal ministro della Difesa Beniamino Andreatta, ha dato vita a quello che è poi passato alla storia come un vero e proprio blocco navale del canale d'Otranto abbinato a un decreto per regolare i respingimenti.
Il 28 marzo del 1997 una nave militare italiana sperona in acque internazionali la carretta del mare Kater I Rades, provocandone l'affondamento con la morte di oltre cento persone, molte delle quali donne e bambini. Vice Presidente del Consiglio, Walter Veltroni; Ministro degli Interni, Giorgio Napolitano; ministro degli Esteri, Lamberto Dini.
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