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« Torna agli articoli di Daniele Zappal

Sulle adozioni in Francia potrebbe abbattersi un piccolo ciclone dopo la sentenza emessa ieri dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Lo Stato francese è stato condannato a risarcire un’insegnante di scuola materna, oggi quarantacinquenne, la cui richiesta di adozione, presentata alla fine degli anni Novanta, era stata rifiutata dal Consiglio generale del dipartimento del Giura.
Secondo la Corte europea, la donna, lesbica dichiarata, sarebbe stata oggetto di una «differenza di trattamento» imputabile alla sua situazio- ne affettiva. Una ristretta maggioranza di giudici – 10 contro 7 – ha dato dunque torto alle autorità francesi, invocando, nell’ordine, gli articoli 14 e 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il primo proclama il divieto di discriminazione, mentre il secondo si riferisce al diritto individuale al rispetto della vita privata e familiare.
Nel 1999, le autorità francesi avevano giudicato che la situazione dell’insegnante non le consentiva di offrire, in caso di adozione, i necessari «riferimenti d’identificazione» a un minorenne. L’assenza di una figura paterna e la situazione affettiva della donna erano stati giudicati come logici ostacoli al rilascio di un’autorizzazione all’adozione. In proposito, le autorità francesi avevano invocato il principio dell’«interesse e dei bisogni del bambino».
Ma ieri, le stesse autorità sono state condannate a versare 10mila euro di “danni morali” all’insegnante omosessuale che non ha voluto rendere pubblica la propria identità. Nell’emettere il loro giudizio, i giudici europei hanno considerato il fatto che la legislazione francese ha già accordato in passato il diritto di adottare a dei single. Una possibilità che non è invece prevista in Italia, dove la sentenza europea di ieri non produrrà dunque alcun effetto a livello della giurisprudenza. Il verdetto europeo non prende di mira direttamente l’attuale quadro legislativo in Francia. Ma quest’ultimo, che non accorda il diritto d’adozione alle coppie omosessuali, rischierà in futuro di essere aggirato nei fatti, secondo il parere di vari esperti. Inoltre, una situazione legale ambigua rischia di aprirsi per gli organismi d’Oltralpe incaricati di gestire le adozioni. Le associazioni omosessuali e non solo hanno reagito con entusiasmo alla notizia della sentenza. Ma tante voci, anche in Italia, si sono levate per esprimere incomprensione e preoccupazione.
«La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo ci lascia sconcertati ed allibiti», ha dichiarato la vice presidente dei deputati di Forza Italia Isabella Bertolini, aggiungendo che «su questo delicatissimo tema, il ruolo della famiglia tradizionale, esclusivo ed incompatibile con qualsiasi alternativa, non può essere in alcun modo scalfito e intaccato». Da più parti, si teme che la sentenza di ieri possa incoraggiare un’ulteriore spinta in Europa verso una crescente “liberalizzazione” in materia di adozioni.
La Corte europea dei diritti dell’uomo si è pronunciata contro il divieto imposto a una donna dalle autorità francesi. Concesso il risarcimento. In Italia la sentenza è inapplicabile.
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