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« Torna agli articoli di Ernesto Pedrocchi

L'esito del referendum che riguardava l'energia nucleare ci impone la domanda sul dopo. La risposta: allora adesso puntiamo tutto sulle rinnovabili appare troppo semplicistica.
Anzitutto una constatazione. La fonte nucleare non si presenta bene: non è intuitiva, non è macroscopicamente sperimentabile, è molto complessa e riservata solo a una casta di superesperti, è nata male (le bombe nell'agosto del 1945 sul Giappone) e gli effetti nocivi delle radiazioni possono non essere immediati, anzi possono essere molto posticipati (una specie di nemico invisibile). La fonte nucleare ha però notevoli vantaggi rispetto alle altre fonti: durante il normale funzionamento, non emette né gas inquinanti a livello locale né gas climalteranti, è una fonte economicamente competitiva ed è alternativa ai combustibili fossili con buona potenzialità e praticamente inesauribile.
E' indubbio che il referendum per il nucleare è l'espressione di una opinione pubblica in Italia contraria alla fonte nucleare. Ovviamente si possono fare delle alchimie sui numeri (ha votato il 56,6%, voti per il si 94,6%, totale italiani contro il nucleare 53,5%: non è proprio una maggioranza schiacciante) e con maggior forza si può contestare che una scelta di questo tipo non andava fatta poco dopo l'incidente di Fukushima, era opportuno un periodo di attesa per meglio conoscere la reale situazione in Giappone. In ogni caso gli antinuclearisti interpreteranno il risultato senza remore e con grande enfasi.
L'Italia non potrà per ancora molti anni far ricorso all'energia nucleare. Questo è grave perché la fonte nucleare è e sarà sempre di più una fonte importante per il soddisfacimento dei fabbisogni energetici dell'umanità. L'incidente di Fukushima è stato esasperato dai media al punto di trasformare la catastrofe del terremoto e dello tsunami (circa 30.000 morti) in catastrofe nucleare, ma per fortuna le radiazioni molto probabilmente non causeranno alcun decesso. Il mondo tecnico scientifico è cosciente di questo, infatti la ripresa dei programmi nucleari nel mondo (reattori in costruzione) non ha subito modifiche (vedi sito IAEA) e solo la Germania tra i paesi nuclearizzati ha scelto una linea di abbandono che sarà poi da verificare. Stati Uniti (104 reattori), Francia (58), Russia (32), Corea del Sud (21) e India (20) - per citare i paesi con più di 20 reattori - e Slovacchia, Belgio, Ucraina e Ungheria che producono con il nucleare più del 40% del loro fabbisogno elettrico, non hanno modificato la loro situazione.
In Italia questo referendum porterà come conseguenza che la produzione di energia elettrica si sposterà sempre più non già sulle rinnovabili ma sul gas naturale, che è il combustibile fossile più prezioso e destinato a diventare il più costoso. Il carbone, l'altra alternativa, trova infatti una forte ostilità a livello locale. Già ora l'Italia produce con il gas il 50% di energia elettrica e questa è una anomalia a livello mondiale.
Benché si sbandierino le fonti rinnovabili, queste non potranno mai dare in un paese come il nostro, un contributo significativo alla produzione di energia elettrica: ora siamo al 18,7% (13,4% idroelettrico), ma le cosiddette nuove rinnovabili (eolico 1,5%) e fotovoltaico (<0,1% nel 2008) non potranno mai dare apporti significativi, malgrado i forti incentivi. Gli incentivi alle rinnovabili sono già al livello di circa 3 miliardi di euro all'anno, ma sono destinate ad arrivare presto (2020) a 10 miliardi € (500€/famiglia all'anno), dati desunti dall'Autorità per l'Energia e il Gas(AEEG).
La ridotta potenzialità delle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica è evidenziata anche dalle previsioni dell'Agenzia Internazionale per l'Energia (IEA), la massima autorità mondiale nel settore. Le fonti rinnovabili, biomasse e solare, è molto meglio usarle per produrre energia termica e non elettrica, dato che a livello di consumi, a cui si fa di norma riferimento, hanno un rendimento nel primo caso migliore di almeno un fattore 5.
In conclusione in Italia questo referendum causerà un maggior costo dell'energia elettrica e, molto probabilmente, dovremo aumentare le importazioni da Francia (80% energia nucleare) e da Svizzera (40% energia nucleare). Inoltre l'Italia si emargina sempre più dal gruppo dei paesi sviluppati: è l'unico paese del G8 senza produzione di energia nucleare.
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