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« Torna agli articoli di Franca Giansoldati

Dopo giorni di dibattiti interni in punta di fioretto, al Sinodo sul Medio Oriente è arrivata la denuncia choc di un vescovo libanese che, abbandonando il fair play della curia, ha voluto descrivere le cose come stanno: «Il Corano dà al musulmano il diritto di giudicare i cristiani e di ucciderli» e «ordina di imporre la religione con la forza, con la spada». Monsignor Rabula Antoine Beyluni osserva criticamente la situazione, facendo presente al Papa che certe interpretazioni del testo sacro islamico non fanno altro che gettare benzina sul fuoco, alimentando le persecuzioni anti-cristiane. Il Corano, ha detto, «ordina di imporre la religione con la forza, con la spada». Per questo «i musulmani non riconoscono la libertà religiosa» e «tutti i paesi arabi e musulmani si rifiutano di applicare integralmente i diritti umani».
Nel Corano, inoltre, «non c’è uguaglianza tra uomo e donna, vi sono versetti contraddittori e versetti annullati da altri, cosa che permette al musulmano di usare l’uno o l’altro a suo vantaggio». Il Corano, inoltre, «inculca al musulmano l’orgoglio di possedere la sola religione vera e completa». L’invettiva del vescovo non risparmia nemmeno i cristiani accusati di avere spesso un atteggiamento arrendevole e di non essere spesso «all’altezza» del confronto: «Occorre scegliere i temi da affrontare e gli interlocutori cristiani capaci e ben formati, coraggiosi e pii, saggi e prudenti che dicano la verità con chiarezza e convinzione. Deploriamo talvolta alcuni dialoghi in Tv in cui l’interlocutore cristiano non riesce a esprimere tutta la bellezza e la spiritualità della religione cristiana. Peggio ancora, talvolta ci sono interlocutori del clero che, nel dialogo, per guadagnarsi la simpatia del musulmano chiamano Maometto profeta e aggiungono la famosa invocazione musulmana spesso ripetuta (che la pace e la benedizione di Dio siano su di lui)».
L’Osservatore Romano che solitamente dà resoconto degli interventi, ha censurato l’intervento del vescovo libanese, che lo ha pubblicato togliendo la parola Islam. L’invito a censurarlo all’Osservatore è arrivato direttamente dalla Segreteria di Stato. E’ la seconda volta nell’arco di dieci giorni, da quando è iniziato il Sinodo. Era accaduto anche al discorso letto dall’ospite islamico invitato a parlare ai padri sinodali la scorsa settimana. Il passaggio in cui lo studioso sciita criticava Israele per la sua politica di occupazione è saltato dal testo pubblicato sull’organo ufficiale della Santa Sede.
Le parole del vescovo libanese hanno immediatamente sollevato reazioni da parte islamica.
L’Unione delle Comunità islamiche in Italia (Ucoii) getta però acqua sul fuoco dicendo che quella del vescovo libanese è una «voce isolata», che non deve oscurare quella di «decine di vescovi che coltivano ogni giorno buone relazioni con l’Islam». Il maronita Bechara Rai, invece, ha detto che il problema non è con l’Islam, ma con i musulmani fondamentalisti e con gli Stati teocratici che mescolano politica e religione.
Le affermazioni di monsignor Beyluni hanno evocato alcuni passaggi del famoso discorso del Papa a Ratisbona. La citazione medievale tratta da Manuele II Paleologo cui faceva riferimento il pontefice, affermava che Maometto ha introdotto solo «cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede» ma, secondo Manuele II, ciò è irragionevole e «non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio».
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