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« Torna agli articoli di Giuseppe Brienza

La scorsa settimana è stata presentata all'Assemblea nazionale francese una riforma radicale (in tutti i sensi) del sistema sanitario nazionale, voluta dal ministro della salute in carica, la socialista Marisol Touraine. Sono molti i punti ispirati dai "falsi miti del progresso" di questo ampio disegno di legge che, giustamente, ha destato non poche preoccupazioni nei vescovi d'Oltralpe. In particolare sono quattro le misure contenute nel testo che rischiano di deteriore ulteriormente il tessuto sociale della Francia e, soprattutto, della condizione delle famiglie e dei giovani.
In primo luogo l'abolizione del "periodo di riflessione" previsto dall'attuale legge sull'aborto in Francia (introdotta nel 1974), finora necessario prima di potere chiedere l'"interruzione" della gravidanza. Poi l'eliminazione dell'obbligo della consultazione dei familiari di una persona deceduta per la donazione di organi, l'introduzione in via sperimentale delle cosiddette "camere del buco" per tossicodipendenti (cioè la "droga di Stato") e, infine, la liberalizzazione della "contraccezione di emergenza" (in pratica l'aborto chimico) per i minori.
1) IL RISCHIO DI BANALIZZARE ANCORA DI PIÙ L'ABORTO
Sulla prima misura, approvata dalla Commissione Affari Sociali di Parigi, i vescovi francesi hanno rilevato in una nota come l'abolizione del periodo propedeutico alla richiesta dell'aborto, che fu pensato originariamente per tentare di rimuoverne le cause e dissuaderne la donna dalla realizzazione (anche se in pratica, come in Italia, tutto ciò è rimasto lettera morta), non fa che contribuire alla banalizzazione dello stesso. L'aborto a richiesta, infatti, non farebbe che rafforzare una «concezione riduttiva della dignità umana» facendo del «bambino non nato un semplice oggetto di cui si può disporre liberamente e sottraendo alla donna in gravidanza gli strumenti per potere esercitare veramente la sua libertà di coscienza».
2) LA DONAZIONE, GESTO CONSAPEVOLE E VOLONTARIO: NO AL CORPO "CAVA DI ORGANI"
Anche la riforma delle norme sulla "donazione" di organi rappresenterebbe per i presuli francesi un passo indietro. La legge attualmente in vigore in Francia prevede infatti che, qualora una persona defunta non abbia espresso la sua volontà circa la donazione dei suoi organi dopo la morte, i medici debbano consultarsi con i familiari per ottenerne il consenso. L'abolizione di questa procedura per consentire più trapianti – affermano i vescovi nella nota pubblicata negli scorsi giorni – rappresenterebbe una «pura e semplice negazione della libertà ultima che spetta al defunto e alla sua famiglia» e, paradossalmente rischierebbe di creare maggiore ostilità alla donazione di organi, un gesto di generosità ma in quanto espressione di libera scelta. Con il "prelievo tacito" e senza il consenso dei familiari, hanno affermato giustamente i presuli, il corpo umano è ridotto a una mera "riserva di organi".
3) LA SCONFITTA DELLA SOCIETÀ: LE "CAMERE DEL BUCO"
Forti perplessità suscita anche l'introduzione, sia pure in via sperimentale, delle cosiddette "camere del buco". Il pericolo infatti – affermano i vescovi nella loro nota – è di banalizzare e incoraggiare, anziché contenere il consumo di stupefacenti. Il Governo, secondo la Chiesa francese, dovrebbe puntare piuttosto sulla prevenzione, sulla cura e sull'accompagnamento dei tossicodipendenti e delle loro famiglie.
4) NO ALLA LIBERALIZZAZIONE DELLA CONTRACCEZIONE DI EMERGENZA PER I MINORI
Infine, la modifica alle norme sulla "contraccezione di emergenza" dei minori, che in pratica toglierebbe qualsiasi voce in capitolo agli adulti, non solo acuirebbe la "mentalità contraccettiva" tra i giovani, ma darebbe il definitivo via libera ad una pratica gravemente (anche perché, talvolta, inconsapevolmente) abortiva.
"LA GLOBALIZZAZIONE E LA FINE DEL SOCIALE. PER COMPRENDERE IL MONDO CONTEMPORANEO"
Non stupisce che il ministro promotore di cotanta "riforma sanitaria" sia la figlia del noto sociologo francese, amato dai progressisti di tutto il mondo e radical chic vari (qualcuno anche cattolico), Alain Touraine, cioè il teorico della "globalizzazione e la fine del sociale" (è questo il titolo del suo ultimo libro, pubblicato nel 2012). Il ministro della Salute di Parigi, negli scorsi mesi, era stata paladina della "crociata" anti-fumo fra i giovani, ai quali invece si apparecchia l'aborto e la definitiva auto-demolizione con la "droga di Stato". Marisol, nel settembre scorso, aveva annunciato a gran voce l'introduzione nel mercato di pacchetti di sigarette bianchi, senza logo. Nessun segno distintivo apposto sui pacchetti, che dovranno avere involucri tutti uguali, con la stessa taglia, lo stesso colore e la stessa grafica, indipendentemente dalla marca, per essere meno attraenti soprattutto tra i giovani. Il modo d'intendere la loro dignità e la società nella quale sono stati chiamati a vivere, però, non sembra molto diversa dal modo in cui la Touraine vorrebbe fossero i pacchetti di sigarette. I francesi, e noi Italiani verso i quali la riforma subito dopo sarà scagliata se passerà in Francia, iniziamo a scongiurare per i nostri figli e nipoti un futuro, come cantava Gaber, da "polli da allevamento".
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