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PAPA FRANCESCO: DA AMORIS LAETITIA A FIDUCIA SUPPLICANS, LA MORALE RIBALTATA
In tema di morale naturale questo pontificato ha segnato una rottura con la dottrina cattolica (vedi la lode a Emma Bonino), non resta che invertire la rotta
di Tommaso Scandroglio
 

In merito alle tematiche di morale naturale il pontificato di Francesco ha segnato un momento di radicale rottura con la dottrina cattolica. Ricordiamo qui di seguito le tappe principali del percorso intrapreso da Francesco che ha toccato alcuni temi eticamente sensibili.
In principio fu Amoris laetitia a far comprendere a tutti che l'approccio sulle questioni morali era cambiato radicalmente. Eravamo nel 2016. Il paragrafo 305 insieme alla famigerata nota 351 di questa Esortazione tentava di conciliare l'inconciliabile: l'adultero, nei casi in cui è incolpevole o non pienamente colpevole, può accostarsi all'Eucarestia rimanendo adultero. Nello stesso anno viene pubblicata una lettera dei vescovi della regione di Buenos Aires, dal titolo Accompagnare, discernere e integrare le fragilità, che ammettono alla comunione i divorziati risposati. Francesco dichiara che «il testo è molto buono e spiega in modo eccellente il capitolo VIII di Amoris laetitia. Non c'è altra interpretazione». La lettera e il commento del Papa confluiscono nel 2017 negli Acta Apostolicae Sedis, diventando così Magistero autentico.
Per continuità di materia rammentiamo due lettere motu proprio datae dal titolo Mitis Iudex Dominus Iesus e Mitis et misericors Iesus, entrambe pubblicate nel 2015 e che riguardano la riforma del processo canonico di dichiarazione di nullità matrimoniale. All'art. 14 § 1 del primo motu proprio si indicano una serie di circostanze che di per sé non sono cause di nullità, ma che per Francesco possono consentire la trattazione della causa. L'operazione sottesa è quella di far apparire un matrimonio umanamente fallito come matrimonio canonicamente nullo. Tra Amoris laetitia e quest'ultima lettera, l'indissolubilità matrimoniale esce malconcia. Il nuovo corso dottrinale in merito al matrimonio ha inevitabilmente portato poi a ridisegnare in modo radicale la natura dell'Istituto Giovanni Paolo II su Matrimonio e Famiglia.

ABORTO, EUTANASIA, PENA DI MORTE
Sull'aborto, celebre è l'immagine, usata da Francesco in più occasioni, dei medici che diventano sicari. Però, poi s'intratteneva con colei che si era battuta per legalizzare la professione di sicario, Emma Bonino, e non certo per tentare di convertirla, anche perché per lui sarebbe stato una forma inaccettabile di proselitismo, bensì per incensarla: «Un esempio di libertà e resistenza», le aveva detto nell'ultimo incontro. Sì, libertà da e resistenza contro la legge morale.
In materia di eutanasia, segnaliamo la lettera del 2020 dell'allora Congregazione per la Dottrina della Fede dal titolo Samaritanus bonus che segna invece una continuità con il Magistero di sempre sul tema dell'eutanasia. Continuità invece contestata in più punti nel Piccolo lessico del fine-vita edito dalla Pontificia Accademia per la Vita nel 2024. Ambiguo poi, in alcuni suoi passaggi, il messaggio del Papa del 2017 al convegno della World Medical Association sul tema dell'eutanasia.
In tema di morale naturale, non possiamo non ricordare l'eliminazione nel 2018 della pena di morte dal Catechismo della Chiesa Cattolica: da azione moralmente buona nel rispetto di alcuni criteri a malum in se. La decisione è stata rilevante anche perché si è trattato del primo e unico intervento di modifica del Catechismo da parte di Francesco.
Chiudendo questa rapida carrellata di interventi del Magistero sulle tematiche morali, il primo posto per eterodossia conclamata spetta di certo al documento del Dicastero per la Dottrina della Fede Fiducia supplicans che ha aperto alla benedizione di coppie omosessuali e coppie irregolari. Sicuramente, insieme alla Dichiarazione di Abu Dhabi, il peggior documento firmato da un Pontefice nella storia della Chiesa perché benedicendo relazioni intrinsecamente disordinate le qualifica in senso positivo dal punto di vista morale.

MORALE SCIVOLATA IN SOGGETTIVISMO E RELATIVISMO
Da cosa sono state determinate simili derive eterodosse? [...] La cifra caratteristica del pontificato appena concluso è l'elaborazione di una morale senza metafisica. Secondo la tradizione classica e quella cattolica, il fondamento prossimo della morale naturale risiede nella dignità della persona, nella sua intrinseca preziosità data dal corpo e dall'anima razionale che informa questo corpo (il fondamento remoto è Dio). Da questo dato gnoseologico scaturiscono i principi di legge naturale che sono oggettivi, immutabili, universali e assoluti. In merito a quest'ultimo aspetto ricordiamo gli assoluti morali, ossia il fatto che esistono azioni sempre e comunque gravemente lesive della dignità personale e quindi da evitarsi sempre.
L'approccio di Francesco alla morale ha messo in secondo piano, se non eliminato, il dato spirituale dell'antropologia, ossia ha misconosciuto la rilevanza paradigmatica dell'anima razionale. Eliminato il riferimento metafisico, la morale è scivolata nell'empirismo, nella fenomenologia etica, nello storicismo, nell'immanentismo e dunque ha scolorato i principi dottrinali in soggettivismo, relativismo, situazionsimo e utilitarismo. Le prove di questa deriva sono state evidenti. L'attenzione dei dicasteri e del Papa è stata catturata quasi esclusivamente da tematiche legate alla povertà materiale, al lavoro, al disagio e all'emarginazione sociale, all'immigrazione, alla sofferenza psicologica come la solitudine, all'esclusione sociale, all'ambiente. In breve, la morale naturale è stata scalzata dalla giustizia sociale. Se la visione antropologica dimentica l'anima razionale, le esigenze dell'uomo saranno solo materiali, perché l'uomo sarà solo il suo corpo. Ecco l'immanentismo.

LO STORICISMO COME METRO DI GIUDIZIO
Se poi il paradigma è la realtà empirica, questa muta nel tempo. Lo storicismo diventa così metro di giudizio anche etico e metro da usarsi anche con il Vangelo che deve essere contestualizzato, accomodato secondo le esigenze della contemporaneità e non calato dall'alto in modo astratto. Il transeunte diviene chiave interpretativa dei principi di fede e morale, che di loro sono atemporali. E così anche i principi morali possono e devono mutare e le azioni intrinsecamente malvagie una volta erano tali ma oggi possono non esserlo più. Avremo così una morale che si modella secondo il reale, non nel senso che occorre trovare le modalità più efficaci per declinare gli immutabili principi etici nel contingente, ma nel senso di rendere contingenti questi principi. Da qui il situazionismo, la priorità del particolare sull'universale che trova sua espressione peculiare nel famigerato discernimento, espediente per mettere all'angolo i mala in se e in cui la coscienza non è più luogo della declinazione della verità nella circostanza particolare, bensì luogo della creazione di verità personali, individuate per soddisfare piaceri e utilità ugualmente personali.
All'universalità della natura umana con le sue altrettante universali esigenze morali di base si sostituisce così la particolarità delle singole esistenze con le loro altrettante singole esigenze morali. Questa dinamica prende il nome di relativismo soggettivista. Ecco allora dichiarare guerra ai dogmi, alle leggi, ai principi, gabbie formali che soffocano la multiforme realtà. Non è più quest'ultima che si deve conformare al principio, ma viceversa. L'etica è investita da un moto non più trascendente, bensì discendente.
L'eredità che Francesco ha lasciato al suo successore è piena di debiti verso la verità e il bene. Quest'ultimo avrà di fronte a sé alla fine solo tre soluzioni, di cui l'ultima è l'unica corretta: conservare questo orientamento senza continuare nell'opera di distruzione; avanzare nella stessa direzione; invertire la rotta.

Nota di BastaBugie: l'articolo seguente dal titolo "Il Papa secondo padre Martin" parla di come Padre Martin, sostenitore della causa LGBT, ricorda Papa Francesco. Il ritratto di un rivoluzionario, però prudente e accorto.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 23 aprile 2025:

Padre James Martin, consultore del Segretariato per le Comunicazioni della Città del Vaticano e principale promotore delle istanze LGBT nella Chiesa cattolica, scrive sul sito LGBT Outrech un ricordo di Papa Francesco che è assai interessante. Padre Martin ricorda il loro primo incontro ufficiale: «L'appuntamento era segnato sul suo calendario ufficiale e c'era un fotografo del Vaticano a disposizione, il che significava che il Papa voleva che il nostro incontro fosse reso pubblico, un gesto che mi colpì profondamente, dato che all'epoca stavo subendo alcune proteste pubbliche dopo aver pubblicato un libro sui cattolici LGBTQ.
[…] Papa Francesco ha fatto di più per le persone LGBTQ di tutti i suoi predecessori messi insieme. […] Francesco ha rivoluzionato l'approccio della Chiesa alle persone LGBTQ. Ora, alcuni potrebbero deridere o dire, come spesso accade, "Non è abbastanza!". Ed è vero che alcune delle riforme auspicate da molte persone LGBTQ – la modifica del riferimento del Catechismo all'omosessualità come "disturbo" e persino l'approvazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso – non sono state attuate durante il pontificato di Francesco. Ma è importante considerare ciò che ha fatto, cosa che difficilmente si sarebbe potuta immaginare prima del suo insediamento.
Tanto per cominciare, Francesco è stato il primo papa in assoluto a usare pubblicamente la parola "gay". Le sue cinque parole più famose, "Chi sono io per giudicare?", si riferivano a una domanda che gli era stata posta sui preti gay. […] Nominò un uomo apertamente gay, il suo amico Juan Carlos Cruz, a una commissione pontificia. Disse ai genitori che avrebbero dovuto accogliere i loro figli gay. Incontrò regolarmente coloro che si occupano di persone LGBTQ, tra cui me, suor Jeannine Gramick e i suoi colleghi del New Ways Ministry. Scrisse lettere di benvenuto alle conferenze di Outreach per cattolici LGBTQ. Approvava la pubblicazione di "Fiducia Supplicans", un documento vaticano che permetteva ai sacerdoti di benedire i matrimoni tra persone dello stesso sesso in determinate circostanze, e resistette alle forti critiche di alcuni settori della Chiesa. E, forse la cosa più sorprendente e meno nota, era che incontrava regolarmente cattolici transgender e parlava loro con calore e accoglienza.
Tutti questi gesti, incontri e desideri di incontro erano di per sé una forma di "insegnamento". Come Gesù, Francesco ha insegnato non solo a parole, ma anche con i fatti. E i cattolici LGBTQ e le loro famiglie mi hanno ripetutamente ripetuto quanto questo cambiamento di approccio abbia significato. […] Nel corso degli anni, gli scambi di appunti (le sue risposte inviate come copie digitali di appunti scritti con la sua minuscola calligrafia, che a volte le sue segretarie trascrivevano) mi hanno aiutato enormemente nel mio ministero, perché mi incoraggiava in un ambito, ad esempio, ma mi consigliava un approccio più ponderato in un altro.
La sua enfasi è sempre stata sull'aspetto pastorale, non su quello ideologico o addirittura teologico, ed è sempre stato attento a garantire che il suo impegno per le persone LGBTQ non avrebbe rotto l'unità della Chiesa, un tema che ha ripetutamente sottolineato durante il sinodo. In una nota, mi ha detto di non voler optare per una sola strada, perché avrebbe provocato una "reazione a catena" in altri Paesi, rendendo l'opposizione alle persone LGBTQ in alcuni luoghi ancora più grave. "Preferisco procedere passo dopo passo", ha scritto in un'altra nota».
L’immagine fedele che ci restituisce padre Martin è quella di un Papa rivoluzionario, ma accorto, prudente nella sua azione che mira a sovvertire le norme morali in tema di omosessualità. Non si può ottenere tutto e subito, occorre procedere per piccoli passi. La vetta si conquista metro dopo metro.

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Titolo originale: Da Amoris Laetitia a Fiducia Supplicans, la morale ribaltata
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22 aprile 2025