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L’eutanasia è legale anche in Lussemburgo. È stata promulgata ieri mattina – a conclusione di un sofferto iter legislativo – la legge che ha fatto della piccola monarchia centroeuropea il terzo Stato nell’Ue, dopo Olanda e Belgio che la introdussero entrambi nel 2002, a consentire la morte assistita per i malati terminali. Il medico che risponda attivamente a una richiesta di eutanasia o di suicidio assistito «non può essere sanzionato penalmente» né l’intervento del sanitario «può dar luogo a una azione civile per risarcimento di danni», si legge nell’articolo 2 della norma pubblicata sulla Gazzetta ufficiale. Un testo approvato in seconda lettura lo scorso 18 dicembre con una esigua maggioranza: 31 voti a favore, 26 contrari e tre astensioni. Un sofferto dibattito per un progetto di legge introdotto nel lontano 2001 che, in uno Stato dalle forti tradizioni cattoliche, ha fortemente lacerato l’opinione pubblica. Lo scorso anno, quando sia pure di misura il disegno di legge è stato approvato, il Granducato ha vissuto un clamoroso scontro istituzionale.
Infatti, per aggirare le resistenze del Granduca Henri, contrario a firmare la legge, il Parlamento ha infatti approvato una riforma costituzionale che di fatto ha ridotto i poteri del sovrano: le leggi non devono più, come in passato, essere ratificate, ma semplicemente promulgate dal sovrano. La monarchia è così stata ridotta a un ruolo puramente protocollare.
Ripetutamente, nei mesi scorsi, il Papa ed altri alti esponenti del Vaticano, avevano chiesto al Granducato di non approvare una legge «malvagia dal punto di vista morale». Lo scorso 18 dicembre, in occasione del voto conclusivo in Parlamento, i vescovi nel condannare la decisione avevano sottolineato in un documento come «il compito fondamentale dello Stato e di ogni cittadino sia di impegnarsi per la vita e la sua tutela». Ancora, si sottolineava che «non tutto ciò che è ammesso per legge è consentito anche moralmente. Forza morale e chiarezza sono più che mai necessarie». Per questo l’episcopato, nell’attuazione della legge sul fine vita, chiedeva un’ «alta responsabilità morale» di pazienti, medici e infermieri, nonché i congiunti. «Ogni segno a favore della vita è un segno di speranza». Nell’Unione europea solo i Paesi Bassi e il Belgio, nel 2002, avevano legalizzato in determinate circostanze, l’eutanasia. In Svizzera un medico può fornire a un malato terminale che desidera porre fine alla sua vita un farmaco letale che dovrà essere assunto dal malato stesso.
Qualsiasi forma di eutanasia e morte assistita è invece del tutto proibita in Paesi come la Grecia, la Romania o la Polonia.
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