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« Torna agli articoli di Marco Mancini e Marco Piazza

Ancora Napolitano. L'inquilino del Quirinale, dopo aver propiziato in piena eteronomia nazionale la nascita del governo Monti, ha pensato finalmente a quando si ritirerà a vita privata (bontà sua...), non senza esprimere però un ultimo auspicio riguardo la successione (termine che non si usava forse durante il tenebroso feudalesimo?): sia la volta di una donna! Ne è sorto ovviamente un grande polverone mediatico, con improvvisati sondaggi on-line e la ricomparsa del nome di Emma Bonino, come già nel 1999, tra le favorite a salire sul Colle più alto, sostituendo l'ex-comunista Giorgio ma rimanendo in continuità con alcune sue preoccupanti posizioni in campo bioetico (leggasi vicenda Eluana Englaro). L'ineffabile Roberto Saviano non si è lasciato scappare l'opportunità di mettersi ancora una volta in pessima luce, rilanciando sul suo profilo FB la candidatura della storica leader radicale: anche lui, paladino dell'eutanasia con l'amico Fabio Fazio, non poteva non partecipare all'investitura della Nostra.
Il tutto ci lascia contrariati per due ordini di ragioni, di metodo e soprattutto di merito. In primo luogo, desta molte perplessità il fatto che il dibattito sulla figura che dovrebbe andare a ricoprire la prima carica dello Stato verta, almeno in queste prime battute, sul genere (e già parlare di genere è alquanto contrario a certa sana antropologia naturale, che individua due sessi, non n generi). Sul genere, dunque, e non sulla capacità dei candidati di essere realmente rappresentativi delle sensibilità più diffuse all'interno della società italiana, o di essere realmente garanti non solo degli equilibri costituzionali, ma anche dell'interesse nazionale. Ancora una volta non c'è progettualità politica, nessun confronto tra opzioni degne di essere considerate tali: c'è solo l'ideologia del politicamente corretto trasformata in luogo comune collettivo (il radicalismo di massa profetizzato dal compianto filosofo Del Noce), secondo il procedimento in cui eccellono i personaggi alla Luciana Littizzetto.
Questioni di metodo democratico (che valgono anche loro quel poco che valgono) a parte, la seconda obiezione è relativa al merito del personaggio considerato. Chi rappresenta Emma Bonino (voi vi chiederete anche chi rappresenta Giorgio Napolitano)? Non certo i cittadini italiani, a giudicare dalle pessime performance elettorali dei Radicali, per quanto i media si sforzino di pubblicizzare la sua immagine, garantendone una certa artefatta popolarità. Ma soprattutto, Emma Bonino è stata una delle più importanti sacerdotesse della "cultura (e religione) della morte" di cui aveva parlato per primo Giovanni Paolo II: divorzio, eutanasia, clonazione umana, omosessualismo, aborto. Non vogliamo dimenticare che fu Emma Bonino a fondare insieme alla famigerata Adele Faccio il CISA (Centro informazione sterilità aborto) e a praticare decine, centinaia, migliaia di aborti clandestini, con l'aiuto di una pompa da bicicletta. Che ora si voglia riproporre questa Liberatrice come l'(ennesimo) statista che la Provvidenza ci ha fatto incontrare per la salvezza mondana, è veramente troppo (comico). Non nobis Domine, non nobis! La Bonino al Quirinale non sarebbe altro che l'ennesimo vulnus inferto ad un Paese che a fatica si ostina a rappresentare l'"eccezione" nel mare del pensiero unico anti-umano vigente in buona parte dell'Occidente scristianizzato.
In ogni caso, se toto-Colle al femminile deve essere, partecipiamo anche noi. Costituzione permettendo, proponiamo il nome di una Donna Maiuscola, Madre feconda, Lavoratrice instancabile entro e oltre il focolare, Sposa felice e, dulcis in fundo, buona Cattolica: Costanza Miriano. Lei certamente rappresenterebbe molte donne (la maggioranza silenziosa), e personalmente rappresenta anche noi. La sua clonazione è l'unica posizione radicale che potremmo sostenere. Parta dunque la campagna elettorale: vogliamo Costanza Miriano al Quirinale!
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