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« Torna agli articoli di Mimmo Muolo

No della Congregazione per la dottrina della fede a formule battesimali che non esprimono adeguatamente la fede trinitaria.
ROMA. Non è valido per la Chiesa cattolica il Battesimo conferito «nel nome del Creatore, del Redentore e del Santificatore», oppure con la formula «io ti battezzo nel nome del Creatore, del Liberatore, e del Sostenitore». Lo afferma un intervento della Congregazione per la dottrina della fede, pubblicato ieri dalla Sala stampa vaticana, in risposta ai dubbi sollevati riguardo alla validità del primo dei sacramenti, quando vengano utilizzate queste due nuove formule. La prassi, invalsa soprattutto in alcuni Paesi di lingua inglese tra anglicani, luterani e presbiteriani, proviene dalla cosiddetta teologia femminista, che ricorre a tali nomi per evitare di dire Padre e Figlio, ritenute parole maschiliste. Ma così facendo, sottolinea la Congregazione per la dottrina delle fede, si sovverte la fede nella Trinità. Non si tratta, infatti, solo di una questione linguistica. Le due formule non sono valide perché non rispettano la volontà di Cristo, e non contengono l’invocazione della Santissima Trinità, con l’espressione distinta delle tre Persone con i rispettivi nomi. La Chiesa, infatti, non ha il diritto di cambiare ciò che Cristo stesso ha istituito. Dunque le parole che si usano nelle formule, come già dicevano san Tommaso d’Aquino e sant’Agostino, sono efficaci nei sacramenti non semplicemente perché sono pronunziate, ma perché esprimono ciò che è oggetto di fede. Perciò, come scrive Antonio Miralles in una nota pubblicata da 'L’Osservatore Romano', «la formula battesimale deve esprimere adeguatamente la fede trinitaria: non valgono formule approssimative». E la fede trinitaria non è espressa adeguatamente «quando si designano le Persone divine con nomi comuni alle tre», come avviene appunto nelle formule considerate dalla Risposta dell’ex Sant’Uffizio.
«Tutte e tre le persone divine, infatti, sono Creatore, Santificatore, Liberatore, Sostenitore». La conseguenza è, come ricorda il cardinale Urbano Navarrete nell’altra nota che accompagna il pronunciamento, «che le persone 'battezzate' con le formule in questione in realtà non lo sono». Il problema si pone soprattutto per quanti da quelle confessioni che usano tali formule volessero diventare cattolici. In questo caso dovranno ricevere «ex novo» il Battesimo.
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