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« Torna agli articoli di Riccardo Pedrizzi

Fin dalle sue origini, la Chiesa non si è limitata a condannare l'omosessualità o a prescrivere penitenze spirituali per chi la praticasse; essa ha anche usato tutta la sua influenza affinché le autorità civili adoperassero tutti i mezzi legali per evitare il diffondersi di tale peccato contro natura.
Solo pochi decenni fa, mentre si andava diffondendo una cultura della tolleranza dell'omosessualità, il Magistero della Chiesa, ne ha sempre rinnovato la condanna.
La Congregazione per la Dottrina della Fede ha, infatti, pubblicato due documenti - la Dichiarazione "Persona Humana" del 29 dicembre 1975 e la lettera pastorale del 1 ottobre 1986 - nei quali ha ribadito che è impossibile legittimare in qualsiasi modo una forma di relazione che è totalmente in contrasto col disegno divino e quindi anche con la dignità umana.
E, ancora, la condanna delle unioni omosessuali è stata ribadita nel Catechismo della Chiesa Cattolica, promulgato da S.S. Giovanni Paolo II, in data 15 agosto 1997: "Basandosi sulla sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati. Sono infatti contrari alla legge naturale, precludendo all'atto sessuale il dono della vita, e non sono frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale. Non possono essere approvati in nessun caso (n.2357)".
Successivamente nel 2000, il Pontificio consiglio per la famiglia nel documento "Famiglia, matrimonio e unioni di fatto" al n.16 affermava: "Per quanto riguarda le recenti proposte legislative di equiparare le unioni di fatto, incluso quelle omosessuali alla famiglia (occorre tener presente che il loro riconoscimento giuridico è il primo passo verso la loro equiparazione), è opportuno ricordare ai parlamentari che essi hanno una seria responsabilità di opporvisi". Ed al n.23 "Le unioni di fatto tra omosessuali costituiscono una deplorevole distorsione di ciò che dovrebbe essere una comunione di amore e di vita tra un uomo e una donna, in una donazione reciproca aperta alla vita" (Dal discorso del 16/06/1994 di San Giovanni Paolo II).
Infine la Congregazione per la Dottrina della Fede nel documento "Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali" (2003) firmato dal Card. Joseph Ratzingher ed approvato da San Giovanni Paolo II, affermava al n.4 "Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia. Il matrimonio è santo, mentre le relazioni omosessuali contrastano con la legge morale naturale". Ed al n.5 inoltre è scritto: "In presenza del riconoscimento legale delle unioni omosessuali, oppure dell'equiparazione legale delle medesime al matrimonio con accesso ai diritti che sono propri di quest'ultimo, è doveroso opporsi in forma chiara e incisiva. Ci si deve astenere da qualsiasi tipo di cooperazione formale alla promulgazione o all'applicazione di leggi cosi gravemente ingiuste nonché, per quanto è possibile, dalla cooperazione materiale sul piano applicativo. In questa materia ognuno può rivendicare il diritto all'obiezione di coscienza".
Dunque per la Chiesa "La legalizzazione delle unioni omosessuali sarebbe destinata perciò a causare l'oscuramento della percezione di alcuni valori morali fondamentali e la svalutazione dell'istituzione matrimoniale".
La Chiesa, però, oltre che Maestra di vita è anche Madre e, per questo, guarda con carità e comprensione anche chi intendendo vivere la propria sessualità in difformità agli insegnamenti del Magistero, lo fa in maniera discreta, senza creare scandalo nell'opinione pubblica e soprattutto nei giovani.
Ora se io scrivessi o pronunciassi queste verità inconfutabili non solo per il magistero di sempre della Chiesa, ma per quel diritto naturale che è scolpito nel cuore di ciascuno di noi, a Disegno di Legge Zan approvato (il nr. 569, "in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere") mi sarei assicurato le patrie galere... sicuramente.
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