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« Torna agli articoli di Rino Cammilleri

Qualche psicologo, ma esperto, qualificato, dovrà prima o poi indagare (e spiegarci) questa misteriosa attrazione fatale che il mondo Lgbt ha per i semafori. La notizia, ultima, è che, dopo Londra e Vienna, anche Torino avrà le sue traffic lights (feux rouges, se preferite il francese) gay friendly. In effetti, la tentazione di applicare mascherine che modificano la luce rosso-giallo-verde quando essa si accende è antica, ma finora era sempre stata una trovata spiritosa di qualche buontempone.
Per esempio, vicino a casa mia, qualcuno, con la gomma da masticare, aveva plasmato un minuscolo pene in erezione e lo aveva appiccicato tra le gambe dell'omino verde. L'effetto, a luce accesa, era certo suggestivo, ma ai pedoni costava solo un'indifferente alzata di spalle. Ora, Londra e Vienna avevano almeno un motivo, un'occasione: i rispettivi Gay Pride, le variopinte sfilate che, appunto, si snodano per le strade cittadine, luoghi in cui, com'è noto, i semafori, anche quelli intelligenti, spesseggiano.
Torino, città recentemente pentastellata, fa a meno delle ricorrenze e dà (cito) «un segnale tangibile di svolta verso il riconoscimento della libertà di tutti». Così, si comincia col salotto cittadino, via Roma, e presto altri quartieri - sperano gli ideatori - seguiranno. Certo, a vedere sui giornali le foto dei nuovi semafori modificati si resta un attimino interdetti. Le donnine (si suppone lesbiche) sono sulla luce rossa, gli omini (si suppone gay) su quella verde. E' vero, a montare una luce che, in ogni colore, mostrasse uno dei millanta «generi» in cui l'umanità da qualche tempo (non molto) si sarebbe suddivisa, la spesa per le casse comunali si sarebbe rivelata magari eccessiva.
Così, due mascherine e via. Ma il rosso con le donnine potrebbe ingenerare equivoci nei più sprovveduti. Che significa? Che due donne affiancate non possono attraversare mai? Sì, perché quando scatta il verde compaiono gli omini. I quali, però, non sono affiancati di prospetto e fermi. No, sono ripresi di profilo, con uno che precede e conduce per mano l'altro. Dato l'aspetto dimesso della silhouette di quest'ultimo, sembrano un vecchietto e il suo badante filippino. Insomma, dilemma per il turista straniero (o per l'immigrato di recente) che nulla sa delle alzate d'ingegno della modernità europea.
Potrebbe, infatti, essere una Giornata della Solidarietà, intesa in senso largo e lato. Sempre stando alle foto, il giallo è rimasto intonso. Eppure, data la sua natura di corpo intermedio, forse era il più adatto a rappresentare la società gen(d)ericamente liquida nella quale si sforzano, con gran dispendio di politica, di farci annaspare. Certo che, limitandosi a soli gay e lesbiche, 'sti semafori sono proprio discriminatori: e le altre cinquantasei opzioni? E i trans? E i queer? Boh. Il buonsenso suggerirebbe che, forse, era meglio lasciare i semafori come stavano, e ognuno era libero di indentificarvisi o meno a suo piacimento (sempre che ne sentisse la necessità). Ma il buonsenso, in tutta questa storia, ahimè, è stato il primo ad annegare nella liquidità.
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal gaio mondo gay (sempre meno gaio).
PRIMA PENSIONE DI REVERSIBILITÀ PER COPPIA GAY
Gianni Reinetti, 79 anni, e Franco Perrello, 83 (nella foto davanti al sindaco di Torino Appendino) si sono uniti civilmente lo scorso anno. Perrello è morto a gennaio e il compagno Reinetti ha potuto beneficiare della pensione di reversibilità così come previsto dalla legge Cirinnà. E' la prima volta che capita in Italia. «Avrò il 60 per cento della pensione di Franco, ma confesso che avrei preferito avere Franco», confessa Reinetti.
Quest'ultimo quindi è stata trattato al pari di qualsiasi coniuge superstite. Un'altra ferita all'istituto matrimoniale.
(Gender Watch News, 28/03/2017)
SPAGNA, BUS GRATIS AI TRANS: ABUSI E DISCRIMINAZIONI LGBT
E poi strillano all'esclusione sociale! Ormai, se discriminazione c'è, è sempre più ai danni degli eterosessuali, non certo degli Lgbtq...
L'ultima notizia, in merito, giunge dalla Spagna: Manuela Carmena, sindaco di Madrid, ha copiato il pessimo esempio della sua collega Cristina Cifuentes, presidente della Comunità autonoma di Madrid, ed ha sottoscritto un accordo con l'azienda municipale dei Trasporti, la Emt, e con l'Associazione spagnola Transexualia, per donare ai soggetti transessuali 20 pass annui di libero accesso all'intera rete di trasporto pubblico.La "prima cittadina" ha così cercato di spiegare a La Gaceta il proprio assurdo gesto: «Per promuovere la piena integrazione sociale delle donne e degli uomini transgender di Madrid. I pass vengono distribuiti tramite la loro associazione, tenendo conto delle rispettive situazioni di esclusione sociale o condizioni di necessità, nell'esercizio del diritto alla mobilità ed allo spostamento». E questa la chiama esclusione sociale? O non piuttosto vergognosa discriminazione? Perché non aiutare piuttosto le famiglie con figli, in difficoltà economica? Loro non hanno diritto alla mobilità ed allo spostamento?
Già lo scorso anno Cifuentes, un'agnostica "infiltratasi" nel Partito Popolare, fornì 38 pass annui ai membri dell'associazione Transexualia. Ed ora, con "compagna" Carmena, il bis di un'operazione, che si sperava venisse dimenticata, anziché rilanciata.
(Mauro Faverzani, Osservatorio Gender, 30 marzo 2017)
A BARI VIGILI A LEZIONE DI GENDER
Ieri al comando di polizia municipale è iniziato un corso "contro le discriminazioni su orientamento e identità di genere" in collaborazione con il tavolo LGBT-QI per i diritti di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali e l'Università di Bari. Il corso è costato alla cittadinanza 80mila euro.
Ventiquattro ore divise in quattro giornate che vedranno coinvolti 160 agenti a cui si aggiungeranno insegnanti di asili nido e scuole dell'infanzia, addetti dell'Ufficio pubbliche relazioni, assistenti sociali, insomma tutta la pubblica amministrazione di Bari.
Il professor Alessandro Taurino, ricercatore di Psicologia clinica all'Università di Bari, spiega così il programma: "avremo vari moduli: si parte con la decostruzione dei pregiudizi, si passa alle novità legislative legate alla legge Cirinnà e poi al linguaggio che ha un ruolo importante nei processi di costruzione della realtà e che deve essere inclusivo e pluralista. Ci saranno esperti di diritto per la parte giuridica ed esperti di educazione alle differenze con il coinvolgimento di associazioni". Da sottolineare: le parole creano una realtà inesistente.
Tra le associazioni coinvolte anche Polis aperta, l'associazione di gay, lesbiche, transessuali e bisessuali in uniforme. Il corso è stato organizzato a seguito di un questionario realizzato tra i dipendenti comunali in cui è emerso che un 30% prova fastidio nel vedere effusioni di affetto gay e un 15% avrebbe difficoltà ad invitare ad un festa un collega gay. Reazioni legittime, ma che vengono invece considerate problematiche e quindi da curare a suon di lezioni.
(Gender Watch News, 29/03/2017)
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