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« Torna agli articoli di Rino Cammilleri

Diceva sant'Agostino, grande creatore di aforismi e giochi di parole, che c'è chi cerca Dio fino a dimenticarsi di se stesso e chi cerca se stesso fino a dimenticarsi di Dio. Quest'ultimo è, di fatto, un ateo. E poco importa se si autodefinisce agnostico o adulto o non praticante, poco importa che vada la domenica a messa e magari faccia la comunione perché «non si sa mai» o per complemento di perbenismo borghese. La verità è che non ci crede.
La riprova? Se ci credesse, tutta la sua vita sarebbe improntata, e nel dettaglio, agli insegnamento evangelici. Tra i due, quello che ci crede e quello che non, l'incomunicabilità è massima. Per questo, in tempi di pericolo, il primo vuole le chiese aperte e l'altro le vuole chiuse. Per lui, proprio l'incremento di pericolo richiede un incremento di preghiera, di suffragi, di intercessioni, di messe. Per chi non crede, invece, in tempi di emergenza si può benissimo fare a meno della messa, della comunione e dell'adorazione, cose superflue, hobbies personali, pantomime innocue finché non insorgono pericoli per la salute.
Che cosa c'è di più importante della vita e della salute? Infatti, «salutarsi» è un modo antichissimo e universale di incontro, risale ai tempi pagani e a tutte le civiltà (pagane). Per il pagano la salute fisica era il bene più prezioso e, il «salve», «ti auguro salute», «spero tu stia bene» erano il modo consueto di cominciare le lettere e di trattarsi appena ci si vedeva. Per il credente nel Dio cristiano (meglio: cattolico), per il quale la vita terrena non era tutto, la sola salute da perseguire era quella eterna, anche a discapito di quella fisica. Da qui il dialogo tra sordi.
L'ateo sa che, se chiudono i tabaccai, i tabagisti dopo un po' daranno di fuori per crisi di astinenza, aumenteranno i femminicidi casalinghi, il contrabbando e la borsa nera, i problemi di ordine pubblico. Invece, se chiudono le chiese o non ci si può andare, che succede? Niente. Niente nell'ordine temporale, s'intende. Ma è questo l'unico che all'ateo interessa. A nulla serve, per esempio, dimostrargli, storia alla mano, che nelle piscine di Lourdes mai nessuno si è contagiato, neanche in epoche in cui il colera faceva molti più morti del coronavirus. E queste epoche, sono state più d'una. No, è un rischio che nemmeno l'ateo (o il laico: è uguale) più benevolente intende correre. E se poi Dio il miracolo non lo fa? In effetti è la tentazione più forte, anche per i credenti praticanti.
Gli Apostoli sulla barca in tempesta sapevano che con loro c'era Gesù, al quale avevano visto fare prodigi di ogni genere. Ma non si sa mai. E Gesù li rimprovera: non avete fede? Li rimprovera! Sì, perché, a ben vedere, in tutto il Vangelo non fa altro che chiedere fiducia oltre ogni speranza, la fiducia dell'ultimo istante e anche quella del troppo tardi. Lazzaro è morto e stramorto, ma Lui insiste nel chiedere fiducia.
I quattro giorni nei quali si trattiene dall'intervenire, pur sapendo che è morto, servivano proprio a far capire bene che era morto-morto: le regole rabbiniche prevedevano un'attesa di quattro giorni, onde evitare morti apparenti, per dichiarare ufficialmente la morte di qualcuno. E Gesù quasi rimbrotta Marta e Maria: non ve l'ho forse detto che Io sono la resurrezione e la vita? Bene, questo scandalo per i giudei e follia per i pagani (copyright san Paolo) è già difficile per il credente & praticante, figurarsi per l'ateo ricaduto nel paganesimo. Per questo l'unico linguaggio che capisce è quello della Costituzione, dell'articolo 7, del Concordato, e il timor degli avvocati più che quello di Dio.
I preti che, sfidando il contagio, sono andati a portare i sacramenti e il conforto della parola divina ai malati e ai moribondi, e sono morti anche loro, hanno dimostrato di crederci, nel Dio cattolico, e di crederci davvero. Per l'ateo-pagano-laico sono solo dei pazzi, e manda la forza pubblica a interrompere messe o a denunciare sindaci che, fascia al collo, fanno pubblico atto di affidamento alla Madonna per le loro comunità. Le nostre città sono piene di templi votivi eretti dalle pubbliche autorità nei tempi di epidemia: ne fecero i Savoia, i dogi della Serenissima, il governatore spagnolo di Milano (con buona pace di Manzoni). Per la differenza di statura, vi basta accendere la tivù.
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