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La città di Torino introduce l'Assessorato alle Famiglie e mostra emblematicamente gli effetti reali sulla nostra società della recente legge nazionale sulle unioni civili. Come riporta "La Repubblica" infatti tutti gli atti della città del neosindaco grillino Chiara Appendino, dall'ultimo modulo per l'iscrizione all'asilo nido alle delibere più importanti del consiglio comunale declineranno le "famiglie" al plurale. E per dare l'esempio il primo atto della nuova giunta comunale è stato quello di correggere la dicitura dell'Assessorato alla Famiglia, cambiandolo con il più inclusivo e tollerante "Famiglie". A capo del nuovo assessorato arcobaleno è stato messo Marco Alessandro Giusta, fino all'altro ieri niente di meno che presidente dell'Arcigay di Torino.
L'INTERVISTA
Riprendiamo di seguito l'intervista apparsa sull'edizione di Torino di Repubblica.it al neoassessore Marco Giusta:
Assessore, che significato ha questo cambio di declinazione?
"È un cambio di approccio, che segna il passaggio dal concetto di famiglia a quello plurale di famiglie. Non è solo una questione nominalistica, ma un atto politico che consiste nel dare un nome alle cose, a quelle realtà che già esistono e che non trovano un riconoscimento nemmeno nel linguaggio".
E lo declinerete in tutti gli atti dell'amministrazione?
"Sì, in tutti. Come questo, poi, si tradurrà nella pratica è da valutare, e lo valuteremo insieme, ma questo è l'indirizzo politico che vogliamo imprimere".
Questo vorrà dire che introdurrete, come già avviene in altre città, ad esempio a Bologna, le dicitura "genitore 1" e "genitore 2" sui moduli scolastici o sugli altri documenti che riguardano le famiglie con figli?
"È un'ipotesi che si potrebbe valutare, ma su cui non è stato deciso ancora nulla. Non c'è nessuna volontà di fare stravolgimenti. Semplicemente intendiamo assumere un approccio che porti progressivamente a dare un nome alle cose"
Nel programma di Appendino è prevista la modifica dello statuto della città, per introdurre il riconoscimento formale del concetto di "famiglia omogenitoriale". Non teme la levata di scudi del popolo del "Family day"?
"È previsto nel programma, e lo proporremo insieme. Del resto non c'è nulla di naturale nella famiglia, come ricorda nel suo ultimo libro la sociologa Chiara Saraceno. L'importante è compiere un mutamento di approccio, cominciando a considerare anche nel linguaggio pubblico migliaia di persone che finora non sono state rappresentate".
CONCLUSIONE
La nomina delle presidente dell'Arcigay di Torino a capo dell'Assessorato alle Famiglie da parte della neo sindaca di Torino Chiara Appendino svela, per chi avesse ancora dei dubbi, quella che è e sarà la linea grillina in tema di politiche LGBT. Un pragmatico indirizzo politico volto a "normalizzare" l'omosessualità e la fluidità sessuale secondo gli umori e lo spirito ideologico del tempo.
Nota di BastaBugie: Rodolfo de Mattei nell'articolo sottostante dal titolo "L'ex rugbista Andrea Lo Cicero vittima del gender diktat?" parla della clamorosa marcia indietro fatta dalla sindaca Raggi a Roma per accontentare anche lei la dittatura gay.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su L'Osservatorio Gender il 9 luglio 2016:
Niente "Assessorato ai Giovani e allo Sport" per il campione italiano di rugby Andrea Lo Cicero nella giunta capitolina della neo sindaca grillina Virginia Raggi. Il nome del ex pilone della nazionale nel team della Raggi era stato annunciato in campagna elettorale e dato per scontato, prima che, come riportato qui [sotto] dall'Osservatorio, il sempre attentissimo movimento LGBT andasse a ripescare alcune sue vecchie dichiarazioni "politicamente scorrette", marchiandolo come personaggio omofobo e dunque "non idoneo" a ricoprire tale ruolo.
Eppure fino all'ultimo Lo Cicero ci aveva sperato, tanto da dichiarare ai giornalisti asseppiati al Campidoglio di essere "emozionato come un bambino" in attesa di presentarsi al cospetto della neo sindaca di Roma.
Purtroppo invece è arrivata un'amara e inaspettata delusione. Con la convocazione in Campidoglio la Raggi ha infatti semplicemente voluto comunicargli di persona la sua "bocciatura" da Assessore allo Sport, attribuendo tale delega al vicesindaco Daniele Frongia. Nonostante tutto, l'ex rugbista della nazionale, conosciuto come il "Barone" per le sue discendenze nobiliari, è stato un campione di signorilità, preferendo non commentare nulla e facendo un gran in bocca al lupo alla nuova Giunta.
Noi ci limitiamo a sottolineare come il "gender diktat" continui imperturbabile a mietere le sue vittime, facendo piazza pulita di tutti coloro che si discostano, anche inconsapevolmente, dal pensiero unico dominante.
IL CAMPIONE DI RUGBY LO CICERO ACCUSATO DI OMOFOBIA (Osservatorio Gender, 19 giugno 2016)
In attesa dei risultati del ballottaggio Giachetti-Raggi per la poltrona di sindaco di Roma, l'annuncio del candidato sindaco cinque stelle Virginia Raggi di voler assegnare il ruolo di assessore allo sport e ai giovani adAndrea Lo Cicero, ex pilone della nazionale italiana di rugby, ha scatenato una veemente sollevazione dell'attivismo LGBT che ha immediatamente "bollato" Lo Cicero come "inadatto" a ricoprire tale carica in quanto "omofobo".
La comunità LGBT ha la memoria lunga ed è subito andata a scovare una dichiarazione rilasciata da Lo Cicero tempo addietro, nella quale il campione di rugby sottolineava in maniera goliardica la sua scelta di scendere in campo senza bisogno di alcuna protezione, oltre al paradenti, da vero "uomo duro": "Io uso solo il paradenti, non ho altre protezioni, le trovo stupide. Non sarebbe rugby. Devi essere te stesso, senza alcun aiuto. Ci sono molti giocatori, specie quelli più giovani di me, che usano le protezioni per le spalle. Roba da frocetti"
Affermazione che gli è valsa l'accusa di omofobia con tanto di scomunica pubblica.
Paola Concia (Pd) ha subito twittato la propria "indignazione" scrivendo: "'Roba da fro...' così scrive Lo Cicero candidato assessore con Raggi. 'Fro...' romani sveglia!!!". Subito seguita da Vladimiro Guadagno, in arte Luxuria, che lapidario ha commentato: "Raggi annuncia assessore omofobo".
Andrea Lo Cicero è dunque la nuova vittima del "gender diktat", reo di "omofobia" per una semplice battuta estemporanea, tra l'altro tipica del mondo ovale. La "tollerante" comunità LGBT ha emesso, per bocca dei suoi leader, un'inappellabile sentenza di condanna, e se la Raggi dovesse vincere, c'è da scommetterci che il "Barone", prima di assumere l'incarico, sarà costretto, secondo copione, ad un mea culpa pubblico. Ci auguriamo che l'ex pilone azzurro rimandi al mittente tali accuse, confermando il suo pensiero e dando così una bella lezione all'intollerante lobby LGBT.
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