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Fedez a Dubai con la famiglia fa venire in mente le massime della retorica borghese, aggiornate ai tempi: la parola è parola, io ho una sola parola. Per dire: faccio l'esatto contrario di quello che dico. Non si può sbagliare. Poi agli invidiosi, ai gretti basta il solito populismo lamentoso, tu vai a divertirti e noi moriamo di fame, ma è, appunto, il luogo comune dei mentecatti, la faccenda vera essendo la seguente: c'è qui un intrattenitore da avanspettacolo, passato chissà come in fama di artista, che annuncia: "Mai a Dubai, hanno i cadaveri sotto i piedi", hanno pochi scrupoli in tema di diritti umani; ed eccotelo selfato e contento con la consorte, la famiglia, a Dubai. Io ho una sola parola e voi potete stare certi che la mantengo, nel senso che faccio rigorosamente l'opposto di quanto promesso.
TUTTO COME DA COPIONE
E hanno ancora la forza di stupirsi? Non è lo stesso che sosteneva, a Sanremo ci vanno i falliti e poi è diventato un soprammobile dell'Ariston? Ma chi è più da compatire, l'affarista senza scrupoli o quelli che se ne stupiscono e se ne indignano? Da mai a Dubai a saluti da Dubai è il lampo di un contratto: basta un invito all inclusive, che è la formula del contrattualismo ipocrita per dire scrocconi legittimati, consumi di lusso contro visibilità. C'è un mercato specifico, a volte certi influencer straccioni cascano male e vengono sputtanati sui social da ristoratori e albergatori, ma ai livelli più alti va per la maggiore l'accordo sulla finta vacanza. Un po' come il ladrone messicano Mescal di Trinità al quale il maggiore aveva dato il permesso di razziare 30 cavalli.
È la linea seguita dalla metropoli degli Emirati Arabi dove prima o dopo riparano tutti: politici, infermiere eroiche, influencer tettone, e tutti avendo cura di mostrare alberghi e locali all'insegna del moralismo cubista. Tutti e tutte petulanti, intransigenti sui diritti umani, il femminismo, il genderismo, la bandierina arcobaleno "in bio" e poi morbidi e adattabili come il Pd mediterraneo che predica diritti e razzola male (vedi Qatargate). Difatti il nostro Fedez è sempre più contiguo al Pd, ora si fa i filmatini con lo Zan apostolo del cambio di sesso precoce. Il liberismo irresponsabile, che è cosa diversa e opposta dal liberalismo libertario, prevede massima disinvoltura sui temi etici e sulla coerenza, e una certa libertà di movimento: tutti a Dubai, come per una pausa stretta fra le parentesi del moralismo cialtrone.
PRETENDERE COERENZA DAGLI INCORERENTI?
E i follower si stupiscono, inveiscono, nello straziante tentativo di sollecitare a questi personaggi senza storia e senza coerenza una risposta, una giustificazione. Ma la giustificazione sta nell'affare, sta kantianamente in sé: a loro modo questi soggetti sono trasparenti; dicono o lasciano intendere: noi siamo finzione, prosperiamo sull'illusione, sul mercato dei miraggi e non lo nascondiamo. E voi che altro vi aspettate? In quest'ottica, il moralismo patetico e vagamente reazionario è ornamentale, tattico, un orpello che fa parte della messinscena ma che nessuno sano di mente dovrebbe prendere sul serio. Così andando le cose nel tempo del tutto e subito, qui ed ora. Ma il pubblico, che oggi si chiama follower, seguaci, adotta per l'appunto approcci sul fideistico magico.
Anche per la veggente di Trevignano, Gisella Cardia, che replicava le nozze di Cana con le pizzette e faceva piangere alla divina statua sangue di maiale, i devoti si sono svuotati le tasche, uno ha donato, non si è capito per cosa, 130mila euro e adesso dice: "La credevo una santa ma è il diavolo". Ma non è né angelo né demonio, pare sia una imbrogliona in fuga dalla Sicilia col marito, subito sparita in Romania con le donazioni dei fessi, una dell'infinita schiera delle mamma Ebe, maga Clara e Wanna Marchi. [...] Ed è infinita perché non non si placa il bisogno di assoluto e di certezze, di miraggi, di moralismo dell'homo seguace, homo follower.
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