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Tempi.it è stato tra i primi - probabilmente "il" primo – a sollevare perplessità sul cosiddetto metodo Stamina. Lo ha fatto non solo per una naturale diffidenza nei confronti della tv del dolore - quella che mette in primo piano immagini di bambini e famiglie straziate da una reale sofferenza, con sottofondo di jingle piagnucolosi -, ma anche perché, sin dal principio, la storia dei trattamenti, presentati come sicuri ed efficaci, non ci pareva avere basi scientifiche. Se esse esistono – dicevamo con pochi altri – si sia seri e si dica come si vuole procedere. È già successo di finire nelle mani di santoni e guru, interessati più al businness che alla salute.
LE IENE, CELENTANO, FIORELLO
Noi non sappiamo se Vannoni sia un truffatore, come oggi tutti dicono. Rileviamo che, fino a qualche mese fa, tutte le maggiori testate nazionali andavano al traino delle Iene – la trasmissione tv che aveva cavalcato il caso -, pubblicando senza troppe remore gli appelli di Celentano e Fiorello e accusando di insensibilità e meschinità tutti gli altri (questo sito fu attaccato da Giulio Golia durante una puntata delle Iene con parole piuttosto pesanti). Che uno dei massimi esperti e premio Nobel per la medicina (Shinya Yamanaka) e riviste come Nature mettessero in dubbio il protocollo di Stamina, non pareva sfiorare molti.
INFERMIERE ATTRICI
Poi, man mano che emergevano i particolari e i racconti di coloro che erano stati "non curati" da Stamina, la musica è cambiata. I rappresentanti del Movimento Cinque Stelle hanno smesso di intervenire in aula per difendere Vannoni, le Iene hanno cominciato ad occuparsi d'altro, Celentano s'è messo a scrivere appelli su altre questioni.
Ieri, con la chiusura dell'inchiesta, si è arrivati al ribaltamento mediatico. Ora il Corriere pubblica in prima pagina un titolo su "Gli affari segreti di Stamina". Si prendono le carte della Procura di Torino e si spiattellano in pagina le ipotesi dell'accusa: «Un raggiro durato sette anni che ha riguardato centinaia di malati», i pazienti «usati come cavie», «attrici al posto delle infermiere».
MA I GIUDICI?
Ben arrivati, verrebbe da dire. Ma la presunzione di innocenza vale anche per Vannoni e gli altri 19 indagati. Un'idea sulle sue responsabilità noi ce l'abbiamo, ma aspettiamo il rinvio a giudizio e il processo.
Piuttosto ci verrebbe da chiedere: ma quei parlamentari che approvarono stanziamenti per milioni di euro a Stamina hanno nulla da dire? Il ministro della Salute del Governo Monti, Renato Balduzzi, ha qualcosa da dichiarare? E, soprattutto, di tutti quei magistrati che hanno imposto le cure, in barba a qualsiasi evidenza scientifica, ne vogliamo parlare? Anche oggi che i giornali – dimentichi della campagna stampa che fecero in senso opposto solo qualche mese fa – pigiano l'acceleratore sull'indignazione anti-Stamina, ancora nessun accenno alle responsabilità dei giudici. Eppure sono fra gli attori principali di tutta la vicenda. Lo nota, voce isolata, solo Filippo Facci su Libero. «Sono loro – scrive – che in questo anni hanno menato le danze, altro che società civile. (…) Basti ricordare che il Ministero della Salute nominò un comitato di esperti sul caso Stamina, appositamente, ma il 4 dicembre scorso il Tar ha provveduto a cancellarlo: e questo con la motivazione che in precedenza gli esperti prescelti avevano "già preso posizione" sul tema, cosa peraltro inevitabile perché altrimenti non sarebbero stati esperti». Dice Facci: «Laddove il ministero vietava, il giudice autorizzava».
Quindi, c'è o no una responsabilità dei giudici in tutta questa vicenda? Certo che c'è. Ma questa non sarà giudicata: né in un tribunale né sui pavidi quotidiani nostrani.
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