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« Torna agli articoli di Rino Cammilleri
Al tempo in cui furoreggiava nelle classifiche librarie il romanzo Il Codice da Vinci, di fronte all’ampiezza incredibile del fenomeno (una settantina di milioni di copie vendute, seguite dall’ovvio film) mi è capitato più volte di discutere con amici e conoscenti cattolici sulle cause di tale spropositato evento.
Infatti, a leggerlo, quel thriller non aveva niente di particolarmente eccezionale. Certo, c’era un ritmo concitato ed era scritto in modo da indurre il lettore a seguire quella specie di caccia al tesoro in cui i protagonisti erano impegnati. Ma questo non lo rendeva granché diverso da altri thriller di successo.
Perciò, l’unica cosa che poteva spiegarne l’affermazione planetaria era il «tesoro» oggetto della «caccia», questo sì differente da ogni altro. Come ormai tutti sanno, alla fine del libro si scopriva che Gesù aveva avuto figli con la Maddalena e che la loro ultima discendente era la co-protagonista del romanzo. Si scopriva pure che avevano ragione i cosiddetti vangeli apocrifi e che tutto quello che credevamo di sapere su Cristo e il cristianesimo è pura invenzione della Chiesa. Così, tra Templari, Rennes-le-Château, Priorato di Sion e Santo Graal, venivano a galla duemila anni di mistificazioni vaticane, perché Cristo avrebbe voluto instaurare (meglio: restaurare) l’antica religione universale dell’«eterno femminino» e darne il sacerdozio alla Maddalena. Invece, i maschilisti Pietro e Paolo, dopo la dipartita di Gesù, avevano imbrogliato le carte, perseguitando la Maddalena e i suoi discendenti (i Merovingi) e dandocela a bere per due millenni.
Ma via, in fondo è solo un romanzo! –fu detto.
Epperò settanta milioni di copie costituiscono un fenomeno sociale la cui importanza non è forse da sottovalutare.
Non solo. La tesi di fondo, il «tesoro» da ritrovare, era ripresa pari pari da un libro che non era affatto un romanzo ma aveva pretese assolutamente serie. Cioè, Il Santo Graal di Baigent, Lincoln e Leigh, che diversi anni prima aveva venduto la non piccola cifra di un milione di copie.
La discussione tra cattolici, cui accennavo più sopra, vedeva divisi complottisti e non complottisti. I primi sostenevano che certi libri vengono «pompati» da forze ostili alla Chiesa, forze potenti come, tanto per dirne una, la massoneria o almeno un ramo di essa. E portavano ad esempio il grandissimo successo, a suo tempo, della saga di Ramses, serie di libri a puntate che diede vita a un vero e proprio filone. Fortuna editoriale di una buona idea? No, dicevano, perché l’antico Egitto non era propriamente un tema attesissimo, laddove è sempre stato particolarmente caro ai massoni specialmente francesi fin dal tempo della spedizione napoleonica alle piramidi. Ora, la massoneria francese, diversamente da quella anglosassone, si è sempre distinta per il suo anticlericalismo. E, guarda caso, l’autore di Ramses ne era un alto esponente. Fin qui la discussione.
Ora, personalmente, non ho mai creduto nei complotti. Non perchè non creda che non ci sia gente che ci provi ma perché non credo ci riesca. Infatti, credere nel complotto implica una fiducia nell’intelligenza del mio prossimo che io non ho.
Non so perché i libri e i film che parlano male della Chiesa e dei cattolici «tirino» molto. Può darsi che scatti quella molla psicologica che, ai tempi dell’Indice, faceva sì che certi librai si procurassero solo opere messe all’Indice sapendo che il gusto del proibito avrebbe permesso loro di venderle a caro prezzo. E’ anche vero che a parlar male della Chiesa e del cattolicesimo non si rischia niente, mentre altre realtà hanno la querela (o il coltello) facile. Ed è vero che certe opere hanno largo spazio sui media, anche –ahimé- su quelli cattolici.
Tuttavia, nessuno vieta di rispondere a romanzo complottista con un romanzo altrettanto complottista.
A dar voce letteraria a quei cattolici che credono nel complotto ai danni della Chiesa ha pensato Joseph Thornborn col thriller L’ultima rivelazione (Piemme). Anche qui una caccia al tesoro, ma di segno inverso. Il lettore scopre che dietro un romanzo da settanta milioni di copie che afferma la discendenza di Gesù e il sacerdozio «femminino» della Maddalena sta un gruppo di potere (che ha la sua sede occulta e sotterranea proprio sotto la più grande Loggia massonica americana) che, attraverso la maggioranza azionaria di una piramide di società, controlla gran parte dei media mondiali. Questi ultimi non fanno che enfatizzare i casi di pedofilia a carico del clero cattolico e passare sotto silenzio o minimizzare quelli, pur non inferiori, di tutte le altre categorie. Ciò allo scopo di screditare i prelati “papabili” e far convergere i voti nel conclave su un preciso candidato, complice del complotto. Il papa regnante, grazie a un infiltrato debitamente ricattato, viene lentamente avvelenato in un Vaticano zeppo di microspie. Nel frattempo, in Giordania viene scoperto un papiro redatto dall’evangelista Luca, nel quale la Madonna stessa profetizza che un giorno suo Figlio sarà infangato e si dirà che ha avuto figli con la Maddalena. Ma gli scopritori vengono uccisi (tranne una, che riesce a fuggire). La setta che tende a distruggere la Chiesa «dall’interno» fa sparire il papiro e opera in modo che al suo posto vengano scoperti papiri coevi dei vangeli apocrifi. In tal modo, questi risultano molto più antichi di quelli canonici ed è fatta: un papa complice e la rivelazione al mondo che Gesù ha inteso imporre la religione del «femminino» spacceranno il cattolicesimo una volta per tutte. Naturalmente, il diavolo (c’è anche lui nel thriller) fa le pentole ma non i coperchi e all’ultimo soffio tutto finisce bene. Ma proprio nell’ultima pagina.
La cosa singolare nel romanzo di Thornborn è la precisissima aderenza all’attualità.
Solo i nomi sono cambiati (per esempio, il romanziere da settanta milioni di copie si chiama Murray e Gregorio XVII il papa) ma i riferimenti sono lampanti. Thornborn, ci avverte l’aletta di copertina, è un quarantenne specialista in storia delle religioni che ha insegnato alla Columbia University, collabora con il «New York Times» ed ha al suo attivo un bestseller internazionale, Il quarto segreto.
Il suo L’ultima profezia è, in ogni caso, una lettura che consiglio, si creda o meno nei complotti.
Se non altro, è un buon esempio di come si possa fare un thriller cattolico che non annoia e tiene col fiato sospeso pur senza ricorrere a descrizioni gratuite di amplessi o di violenza sanguinolenta.
RIASSUNTO DEL ROMANZO.
Pella, in Giordania, ai giorni nostri. Una spedizione archeologica ritrova un antico papiro, risalente al 70 d.C., anno della fuga della prima comunità cristiana durante le persecuzioni romane. Si tratta del testamento di Maria, raccolto dall'evangelista Luca negli ultimi giorni della sua vita. In esso si racconta la vera storia di Maria Maddalena, i suoi rapporti con Gesù e la questione del "sangue reale". Inoltre, questo testo contiene una profezia sul drammatico futuro che attende l'umanità nell'era dell'Anticristo. Una serie di incidenti e morti misteriose porterà però alla sparizione dell'antico documento. Intanto il giornalista John Costa svolge segretamente, per conto del Vaticano, una inchiesta sugli scandali legati alla pedofilia del clero negli Stati Uniti e scopre che dietro a tutto questo c'è una campagna mediatica diretta da una segreta setta satanica, diffusa a tutti i massimi livelli nei governi mondiali, determinata a distruggere la Chiesa cattolica. È coinvolto anche un arcivescovo del Vaticano, che viene misteriosamente rapito.
Thornborn Joseph, L'ULTIMA RIVELAZIONE, (Romanzo), PIEMME 2008, pp. 426, Euro 18,50;
Sconto su: http://www.theseuslibri.it/product.asp?Id=1656
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