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Dopo il veto alla legge sull’aborto e lo scontro con i compagni, il capo dello Stato abbandona il partito dopo 30 anni «Integrità e coerenza».
Addio al Partito socialista dopo 30 anni di militanza. La causa: posizioni opposte sull’aborto. E’ andato fino in fondo il presidente dell’Uruguay Tabaré Vázquez. Di fronte alla valanga di critiche dei suoi compagni di partito – infuriati per il veto presidenziale contro la riforma della legge di interruzione della gravidanza – ha deciso di rinunciare alla tessera del Ps. «Continuo a sentirmi socialista», ha scritto in una lettera inviata al segretario generale del partito, Eduardo Fernández. Ma il capo dello Stato è «addolorato»: non ha digerito i duri attacchi sferrati dai colleghi contro la sua decisione all’ultimo Congresso del Ps.
Il Partito socialista fa parte della coalizione di sinistra che detiene la maggioranza in Uruguay (Frente Amplio). È stata proprio questa formazione a presentare e approvare, qualche settimana fa, un polemico progetto di legge per liberalizzare completamente l’aborto entro le prime 12 settimane di gestazione. Il capo dello Stato aveva ribadito in numerose occasioni la sua ferrea opposizione all’interruzione della gravidanza per ragioni «biologiche, scientifiche e filosofiche». Ma i suoi compagni di partito sono andati avanti. Vázquez, medico oncologo, ha dunque fatto ricorso al veto: «La legislazione non può non riconoscere la realtà dell’esistenza della vita umana nella sua tappa di gestazione, come lo rivela in modo evidente la scienza», ha scritto. La sinistra ha cercato di sbloccare la situazione, ma non ha raggiunto la maggioranza qualificata necessaria per annullare il veto: la destra ha appoggiato la posizione del presidente. I socialisti sperano ancora di convincere Vázquez a fare dietrofront e restare nel Ps.
Dopo la tradizionale riunione di fine anno fra il presidente e il Consiglio permanente della Conferenza episcopale, il segretario generale – monsignor Luis Del Castillo – ha spiegato che i vescovi hanno riconosciuto al capo dello Stato la sua «integrità e coerenza nel porre il veto all’aborto».
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