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Intervenendo a Roma, questo venerdì, alla presentazione del rapporto Nomisma sull’utilizzo del mais Ogm (organismi geneticamente modificati), monsignor Gianpaolo Crepaldi ha illustrato il punto di vista della Santa Sede, sostenendo l’uso responsabile, giusto e solidale delle biotecnologie vegetali.
Nella sede nazionale della Confagricoltura, il Segretario del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace ha rilevato che “c’è un asimmetria nel dibattito culturale che protegge il mais e non protegge l’uomo”
Il presule ha fatto riferimento alle posizioni assunte da una parte del dibattito culturale che non mostra scrupoli quando si discute di aborto, fecondazioni assistita, intervento sugli embrioni, utilizzo di cellule staminali embrionali, mentre si oppone strenuamente a tutte le biotecnologie che riguardano il mondo vegetale.
“La Chiesa cattolica – ha spiegato monsignor Crepaldi – guarda al dibattito non perchè è interessata alle diverse ideologie, ma perché è attenta all’umanità”.
A questo proposito, il Segretario del Dicastero vaticano ha precisato che “la Santa Sede vuole bene all’uomo, che non è un prodotto ma è un progetto” e che “la società a tutti i livelli si salverà se sarà capace di respingere ogni tentativo di riduzione dell’umano”.
Monsignor Crepaldi ha spiegato che la Chiesa è impegnata nel discernimento di tipo etico che non è meno complesso di quello scientifico.
In questo contesto ha ricordato che la Santa Sede ha elaborato e prodotto almeno due dettagliati e approfonditi studi sugli Ogm: il primo elaborato dalla Pontificia Accademia per la Vita dal titolo “Biotecnologie animali e vegetali nuove frontiere e nuove responsabilità” (Libreria Editrice Vaticana 1999); e il secondo dal titolo “Studio-Documento della Pontificia Accademia delle Scienze sull’uso delle piante geneticamente modificate per combattere la fame nel mondo”, pubblicato in lingua italiana (Pontificia Accademia delle Scienze, extra series n.23, Città del Vaticano settembre 2004).
Inoltre, il Vescovo Crepaldi ha ricordato il Seminario internazionale organizzato e svolto dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace nel novembre del 2003 ed il capitoletto compreso nel Compendio della dottrina Sociale della Chiesa (nn. 472-480).
Monsignor Crepaldi ha quindi fatto riferimento alla Genesi ed ha sottolineato che quando Dio creò tutte le cose disse che era “cosa buona”, ma quando creò l’uomo e la donna disse che era “cosa molto buona”.
“Dio – ha precisato il presule – assegnò all’uomo il compito di coltivare e custodire”.
“La saggezza dell’umanità – ha continuato monsignor Crepaldi – è quella di esercitare il discernimento etico nell’utilizzo delle biotecnologie. La scienza deve andare avanti, l’uomo deve coltivare e custodire con prudenza e senso di responsabilità”.
“Coltivare significa intervenire, decidere, fare, non lasciare che le piante crescano a caso”, ha spiegato il Segretario di Giustizia e Pace. “Coltivare significa potenziare e selezionare le piante per dare frutti migliori, coltivare significa ordinare, eliminare le erbe che minacciano le coltivazioni”.
In questo contesto – ha sottolineato monsignor Crepaldi – “la legge cristiana dà un giudizio positivo sulla liceità degli interventi dell’uomo sulla natura, però accompagna questo intervento lecito ad un forte e chiaro senso di responsabilità, nell’attuazione di un giudizio etico”.
“Alla Santa Sede – ha concluso – interessano molto le implicazioni non solo dei paesi ricchi ma soprattutto quelle per i paesi poveri, perché dobbiamo tenere presente tutte le problematiche legate ai valori della giustizia e della solidarietà”.
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