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Smontato il caso, nonostante la cattiva informazione.
Nonostante la disinformazione operata da tanti organi di stampa, i medici dell'A.S.L. di Pisa, che avevano affisso sulla porta del loro ambulatorio il diniego alla prescrizione della pillola del giorno dopo, non sono stati condannati.
Anzi sono stati assolti dall’accusa di rifiuto di prescrizioni mediche, mentre dovranno pagare una multa per l’affissione del cartello.
Intervistato, l’avvocato Aldo Ciappi, Presidente dei Giuristi cattolici di Pisa e Presidente di Scienza & Vita di Pisa-Livorno, ha spiegato che “i medici della ‘continuità assistenziale’ dell'A.S.L. pisana, sono stati assolti dall'imputazione, scaturita dalla denuncia di alcuni militanti radicali, recepita dalla Direzione sanitaria, di aver ‘contravvenuto al dovere di assicurare prestazioni non differibili ai cittadini residenti nel territorio afferente alla sede di servizio’”.
Il fatto di cronaca, risalente alla fine di marzo scorso, riguardava l'esposizione di un cartello affisso nei locali della Guardia medica con sopra scritto: “Non si prescrive la pillola del giorno dopo”.
In merito alla vicenda sono comparsi diversi articoli che adombravano abusi da parte del personale medico, che – secondo Ciappi –, per questo è stato “esposto alla gogna senza che alcuno - né i Dirigenti del Servizio sanitario, che anzi si faceva parte attiva nel procedimento, né il Collegio Provinciale dei Medici - abbia sentito il dovere di spendere una parola in difesa dei professionisti caduti in una vera e propria trappola mediatica”.
Il Collegio Arbitrale di Medicina Generale istituito presso la Giunta Regionale Toscana, con la deliberazione n. 11 del 25.09.08, ha dichiarato “non doversi procedere nei confronti di alcuni medici in servizio presso la A.S.L. di Pisa per avere la stessa A.S.L. ritirato la contestazione”.
Ed ha aggiunto, il “non doversi procedere nei confronti di altri medici per non essere loro addebitabili i fatti contestati”, applicando infine una simbolica sanzione pecuniaria nei confronti di un solo medico, ritenuto responsabile di aver affisso tale cartello, perché “affissione non autorizzata dalla Direzione”.
“La rilevanza di tale decisione collegiale, - ha illustrato il Presidente dei Giuristi Cattolici di Pisa - oltre che per aver ristabilito la piena dignità professionale ai medici ingiustamente denigrati, consiste nell'avere, l'organo amministrativo regionale, implicitamente ribadito un importante principio, da sempre ritenuto del tutto pacifico che però, al giorno d'oggi, è oggetto di un attacco concentrico da parte della ben nota e potente lobby cultural-politica, propriamente definita della ‘medicina del desiderio’ secondo la quale il paziente dovrebbe poter ottenere dalle istituzioni e dal medico del servizio sanitario, ciò che egli insindacabilmente ritiene buono ed utile per la sua ‘salute’ fosse anche una richiesta di morte”.
“Nel caso di specie – ha aggiunto Ciappi – in ossequio al cosiddetto ‘diritto alla salute riproduttiva’ dietro cui si cela l'inquietante ideologia ostile a tutto ciò che attiene alla sfera della vita umana nascente”.
“A questo proposito – ha sottolineato – è interessante rilevare che non ha avuto alcun seguito, l'originaria contestazione prospettata dai legali della ragazze a cui venne rifiutata la prestazione della pillola del giorno dopo (Norlevo) e dalla stessa Direzione dell'A.S.L. di Pisa, di abuso d'ufficio e/o interruzione di servizio pubblico, con le conseguenti presunte violazione dei doveri propri del medico della continuità assistenziale, avendo gli stessi esponenti ritirato dalla loro denuncia tali capi di accusa, così circoscritta alla sola presenza, non autorizzata, del riferito cartello affisso nei locali”.
L’avvocato Ciappi ha poi sottolineato che “resta riaffermato il principio cardine dell'esercizio della professione medica: quello della piena ed incondizionata libertà per il medico, anche nell'ambito del servizio prestato nella continuità assistenziale, o guardia medica, di prescrizione del farmaco”.
“Libertà – ha concluso – collegata esclusivamente alla preventiva e necessaria anamnesi del paziente da parte del medico ed al conseguente suo giudizio diagnostico ‘secondo scienza e coscienza’, rispetto alla quale non può avere alcuna rilevanza la richiesta del paziente di farsi prescrivere di un certo farmaco”.
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