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« Torna agli articoli di Lucia Bellaspiga

«I bambini subiscono da parte degli adulti violenze mai viste o sentite per secoli». La denuncia, che ben dipinge a tinte fosche quanto avviene nel mondo, apre il dossier Onu del 2006: si calcola che siano oltre 220 milioni le vittime nel mondo, anche se il fenomeno è talmente vasto e nascosto da sfuggire a ogni classificazione, dato che le piccole vittime, specie nei Paesi più miseri, non avranno mai voce. Inoltre l’abuso sui minori assume forme sempre nuove e difficilmente arginabili, soprattutto a causa delle nuove tecnologie: sempre secondo l’Onu ogni giorno migliaia di nuove immagini pedopornografiche entrano nel circuito internazionale (bambini ripresi nudi, scene di violenze, sevizie, attività sadiche), e per questo vengono sacrificati ogni anno 200mila piccoli anche in tenerissima età (il nuovo filone della infantofilia coinvolge bimbi da pochi giorni a 2 anni). «Nessun Paese è immune», ha ammonito nel 2007 Ann Veneman, direttrice generale Unicef, al terzo Congresso mondiale contro gli abusi sui minori di Rio de Janeiro, non solo nel senso che la pedofilia colpisce ovunque, ma anche che «non esistono spettatori innocenti di fronte a questa tragedia globale del nostro tempo».
Il mondo, dunque, è popolato da un numero spaventoso di criminali senza scrupoli che si nascondono nei computer dei ragazzini o rivestono i panni apparentemente innocui del parente/vicino di casa o ancora di un 'normale' turista amante di mete esotiche. E il pianeta Terra si divide in due 'emisferi': i Paesi (degradati) che forniscono le vittime, e quelli (industrializzati) che esportano gli aguzzini. Tra questi ultimi l’Italia occupa un poco onorevole quinto posto dopo Usa, Germania, Francia e Australia... In particolare sono i Paesi del G8 in teoria i più acculturati e civili a indossare la maglia nera della vergogna, foraggiando la compravendita di bambini e bambine gettati in pasto ad adulti sempre più esigenti e sempre più giovani (l’età del turista pedofilo negli ultimi anni è scesa ai 25/30 anni).
La maggioranza sono 'turisti sessuali occasionali' in cerca di nuove esperienze, gli altri sono i pedofili veri e propri, che manifestano una inclinazione sessuale esclusiva per i piccoli nella fase che precede la pubertà (il periodo di cambiamenti fisici attraverso i quali il corpo di un bambino diviene un corpo adulto). Partono con tour organizzati e pacchetti vacanza, ma anche in modo autonomo, tanto poi per arrivare ai bambini sono a disposizione vari intermediari, come taxisti o camerieri.
Alla base del problema ci sono leggi deboli o poco applicate e la grande disparitá economica fra i turisti e i locali.
Molti, e finora quasi tutti falliti, i tentativi di combattere la piaga, anche se iniziative recenti fanno ben sperare e ci devono coinvolgere tutti: tra queste il progetto 'Viaggi da non fare', condiviso da Ecpat, Ong cattoliche e non, forze di polizia, tour operator, categorie di lavoratori (taxisti e albergatori locali), che laddove fanno fronte unico riescono a far arrestare i colpevoli (www.viaggidanonfare.org). Intanto però il silenzioso olocausto continua a sacrificare 150 milioni di ragazzine e 73 milioni di ragazzini che subiscono abusi, e a tenere 2 milioni di bambini in stato di schiavitù sessuale, per un giro di affari che è secondo solo a droga e armi.
Mentre da più parti si chiedono ai governi norme più severe e l’introduzione del reato di 'pedofilia culturale' (l’apologia strisciante del fenomeno, quasi fosse una legittima 'questione di gusti sessuali'), accadono fatti gravissimi, come la risposta del Tribunale dell’Aja a chi ha fatto ricorso contro la nascita del Partito Pedofilo in Olanda: 'La libertà di organizzarsi in un partito politico è la base della democrazia. Spetta agli elettori giudicare il programma'. Anche se questo prevede 'legittimità di rapporti sessuali con 12enni, sesso con animali, film porno durante il giorno' e altri 'diritti'. Tale partito si è poi sciolto nel marzo 2010 solo perché non ha raggiunto il quorum, non per decreto giudiziario. Come si combatte, allora, un olocausto ritenuto lecito?
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