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Giunge a proposito la pubblicazione del volume dedicato a confutare le teorie cosiddette ecocatastrofiste - Che tempo farà. Falsi allarmismi e menzogne sul clima, Edizioni Piemme - scritto da Riccardo Cascioli e da Antonio Gaspari, già autori di Le bugie degli ambientalisti 1 e 2. Proprio nei giorni scorsi infatti sulla rivista Nature sono stati riportati i risultati di una ricerca svolta dai ricercatori dell'Istituto per le scienze marine di Amburgo che, grazie ad un nuovo e più preciso modello climatico, sono giunti alla conclusione che nei prossimi 15 anni la temperatura, almeno in Europa e in America settentrionale, resterà invariata e solo in seguito, non prima del 2020, incomincerà a salire. I ricercatori di Kiev condividono con l'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), l'organismo istituito dalle Nazioni Unite per monitorare i cambiamenti climatici, l'ipotesi della causa antropica del global warming. Tuttavia ritengono che, al contrario di quanto sostiene l'IPCC, nel periodo di tempo considerato la natura sarà in grado di neutralizzare il riscaldamento dovuto alle attività umane, con particolare efficacia nell'emisfero settentrionale, grazie soprattutto all'Atlantic Multidecadal Oscillation, AMO, il ciclo delle temperature oceaniche determinato dalle correnti che dai tropici raggiungono l'Europa.
Soltanto pochi mesi or sono, in occasione della Conferenza nazionale di climatologia svoltasi nel settembre del 2007 a Roma, l'allora ministro italiano dell'ambiente Pecoraro Scanio, ignaro dell'esistenza dell'AMO e convinto sostenitore dell'ideologia ecocatastrofista, dava invece per certo che la temperatura in Italia fosse in aumento e in misura doppia rispetto al resto del pianeta, annunciava l'ineluttabile riscaldamento delle acque dei mari Tirreno, Ionio e Adriatico, prossimi a diventare paludi salmastre, e chiedeva per il proprio ministero non meno di un miliardo di euro per poter contenere, con il coinvolgimento di tutti gli altri ministeri, i danni conseguenti. Si trattava tra l'altro di avviare al più presto la costruzione di 2.000 chilometri di dune artificiali per salvare dalle inondazioni e dai fenomeni di erosione le coste adriatiche ove possibile, vale a dire dove non lo impediva l'esistenza di insediamenti urbani.
Il libro di Cascioli e Gaspari "Che tempo farà" (edizioni Piemme) si propone di contribuire a fare chiarezza sui fenomeni climatici e meteorologici illustrando metodi, efficacia e limiti delle scienze del clima affinchè sia possibile distinguere tra ideologie e ricerche dotate di fondamento. La prima, ovvia avvertenza è quella di non attribuire alle proiezioni sul futuro della Terra un valore di previsione che non hanno e non possono avere: proprio in quanto tali e qualsiasi sia il fenomeno considerato, la loro funzione peraltro utilissima è dirci che cosa succederà in futuro in condizioni determinate ma non possono evidentemente prevedere quali condizioni si verificheranno e quali no.
L'unica certezza, in attesa di sapere se il fattore antropico è rilevante come sostiene una parte dei climatologici o se invece è ininfluente come afferma un numero crescente di studiosi, è che il clima varia di continuo, e non sempre con effetti negativi, a causa di innumerevoli fattori sui quali l'umanità non ha modo di intervenire: dall'andamento delle macchie solari alle attività vulcaniche alle traiettorie dei meteoriti. Se questo è vero, allora ciò che importa davvero è adattarsi al suo mutare, cosa che in effetti l'uomo ha sempre fatto fin dalle origini e con efficacia crescente man mano che sviluppava tecnologie sempre più evolute. Da soli i documenti in appendice valgono l'acquisto del libro. Vi si trovano tradotti in italiano il testo integrale della lettera inviata nel 2005 ai colleghi dal professor Chris Landsea, uno dei massimi esperti in uragani, per spiegare le ragioni delle sue dimissioni dall'IPCC in seguito alle gravi manipolazioni dei dati scientifici da lui elaborati e l'articolo di Hendrik Tennekes, docente di ingegneria aeronautica all'Università della Pennsylvania, pioniere nella progettazione di modelli scientifici, scritto per denunciare l'uso strumentale della scienza in particolare da parte dell'IPCC.
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