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Nel frattempo, mentre l’estate dell’estate 2007 nell’emisfero Nord si è rivelata piuttosto fresca, in Sudafrica e in Argentina l’inverno si è mostrato come uno dei più gelidi degli ultimi anni.
Dopo la prima neve in oltre 20 anni in Sud Africa, è nevicato per la prima volta in quasi un secolo (89 anni precisamente) nel centro di Buenos Aires. La neve è arrivata anche in diverse altre città argentine dove non nevicava così da almeno trenta anni.
Nell’emisfero Nord, le prime nevicate sono arrivate già a ottobre, il freddo è stato intenso ed a Pasqua ancora nevica.
Anche il Corriere della Sera (8 febbraio) ha scritto che in Italia c’è stato il “Gennaio (2008) più freddo degli ultimi 20 anni”. Il Corriere, ha riconosciuto che ci sono state “Temperature polari dalla Cina all’Afghanistan, dal Medio Oriente al Canada”.
Nel comasco anche gli esperti di MeteoComo hanno detto che non si era “Mai vista prima la neve a Pasqua”.
Hanno detto che l’incremento dell’anidride carbonica (CO2) va di pari passo con l’aumento delle temperature. Ma la Cina che ha raggiunto e superato gli Stati Uniti in incremento di CO2, ha visto l’inverno più freddo degli ultimi 50 anni. Secondo una prima stima riportata il 10 febbraio il freddo polare che ha investito la Cina ha ucciso 107 persone e gravemente danneggiato 17,3 milioni di ettari di foreste. Una superficie forestale che è quasi doppia di quella italiana.
Avevano detto che con l’aumento delle temperature l’acqua del mare Adriatico avrebbe sommerso Venezia e sarebbe arrivata fino a Mantova, eppure mai come questo anno a Venezia l’acqua è stata così bassa.
Ha riportato anche La Stampa (19 febbraio 2008) che insieme al freddo a Venezia quest’anno si è toccato il record dell’acqua bassa. Il 17 e 18 febbraio l’acqua era così bassa che in gran parte della laguna le gondole e le barche non riuscivano a galleggiare. I vaporetti che svolgono il sevizio pubblico hanno dovuto dirottare alcune corse, perché non c’era abbastanza acqua per far avanzare i mezzi. In alcuni tratti il livello delle acque era di pochi centimetri. Quando l’acqua è arrivata alla minima di -61, Venezia ha mostrato le fondamenta dei palazzi, la melma, barche in secca in pieno centro, gondole arenate senza possibilità di movimento e quasi penzolanti dagli approdi. Così il 2007 è passato senza lasciarsi dietro nemmeno un’acqua alta. Ed il 19 febbraio alle 15.30 il livello dell'acqua a Venezia è scesa a meno 72 centimetri rispetto al medio mare, la bassa marea più pronunciata di tutta la settimana.
Ma nonostante sia quantomai evidente che le condizioni climatiche sono ben poco influenzate dalla produzione antropica della CO2, i sostenitori della teoria del riscaldamento globale continuano a urlare istericamente di ridurre la crescita demografica e i consumi, scegliendo forme di produzione meno efficienti e più costose, limitando lo sviluppo.
L’aspetto più paradossale dell’intera vicenda è che si chiede alle persone di sacrificare sull’altare di Gaia i propri figli e i propri consumi, pagando di più per produrre di meno.
Paradossalmente i governi che hanno promosso e ratificato il Protocollo di Kyoto hanno realizzato una operazione speculativa mondiale, indebitando tutti gli abitanti del pianeta Terra.
Nel momento in cui si accetta l’idea che la produzione antropica di CO2 è la causa del problema, ecco che ogni abitante del pianeta Terra, dovrà pagare perché emette CO2 quando respira e perchè consumando il necessario per vivere induce produzione di anidride carbonica.
Così accade che la ratifica al Protocollo di Kyoto sta costando all'Italia 63 euro al secondo, cioè 5.443.200 (5 milioni, 443 mila e 200 Euro) euro al giorno. Secondo i calcoli fatti da Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, e resi noti al convegno "Le Regioni e gli Enti locali verso Kyoto" tenutosi in Campidoglio a Roma (giovedì 7 febbraio 2008) entro il solo 2008 l’Italia accumulerà un debito di oltre 2 miliardi di euro.
Silvestrini ha calcolato che mentre nel periodo di riferimento 2008-2012 per l'adempimento al protocollo di Kyoto, si prevedeva una riduzione delle emissioni di CO2 del 6,5% rispetto al 1990, in Italia tali emissioni sono cresciute del 12% dallo stesso anno con uno sforamento di oltre 90 milioni di tonnellate.
Al danno si aggiunge la beffa, perché i tanti denari spesi dagli italiani e dalle imprese, incrementa l’austerità ed il costo dell’energia e dei trasporti, ma non cambia nulla nella realtà. Infatti invece di pagare le multe, l’Italia, come tutti i governi che sono fuori dalle quote di Kyoto, vanno al mercato delle emissioni per comprare i “certificati verdi” in quei paesi virtuosi o che hanno pochissima attività industriale, così che possono vendere i “carbon credits”.
Nella realtà nulla cambia, perché non c’è effettiva riduzione della CO2 complessiva. I paesi che sforano comprano dai paesi improduttivi. Così si è costruito un enorme sistema speculativo, con titoli sull’aria calda, tenuto in piedi dalle bugie sul clima.
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